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!ICC$LA BIBLI$T)I*I +

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IL T,M!$ DI DI$

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Nicos A. NissiotisGheorghios MantzaridisAlexander Schmemann

Il tempo di DioIl cielo sulla terra

Asterios ,ditoreTrieste

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!rima edizione: settembre GHHI

J Asterios ,ditore srlvia !igafetta, N - +PNPQ Trieste

tel: HPH QNNGQI - fax: HPH QNPRIQe-mail: asterios.editoreSasterios.it

TTT.asterios.it

I diritti di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento totale o parziale

con Vualsiasi mezzo sono riservati.

stampato in Italia

ISBN: WRQ-QQ-WXNPI-HN-H

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In#i%e

Nicos A. NissiotisINT,R!R,TAR, L’$RT$D$SSIA, NN

L’incomprensibile e conoscibile Dio: il mistero, N+L’approccio trinitario in theologia:

unione e comunione, NXIl luogo dell’umano nella cristologia:

“theosis” e “Panaghìa”, NRIl mondo nell’ecclesiologia:

chiesa e cosmos, G+Storia ed escatologia:

simbolismo e theologia liturgica, GIL’autorità della chiesa e la Bibbia, +N

Chiesa e stato: l’armonia, +IIl termine “ortodossia” e l’unità della chiesa, PH

Georghios MantzaridisIL T,M!$ LITURGIC$, PX

Feste fisse e feste mobili: due modi d’intendere il tempo, PR

Celebrazioni protratte nel tempo, XHDalla risurrezione di Cristo

alla santificazione di ogni uomo, XRLe feste fisse:

l’eternità resa presente nel tempo, INI cicli liturgici di breve durata, IX

L’eucaristia: concentrazione del tempoe apertura all’eterno, IQ

Tempo liturgico e tempo cosmico, R+

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Alexander SchmemannL’IM!,RATIV$ MISSI$NARI$, RR

Un chiarimento theologico, RWUn ostacolo che permane, QN

La chiesa come pienezza escatologica, QGLa crescita nella “aoinonba”, QP

Una pienezza donata, QXIl paradigma della liturgia, QR

Verso l’uomo e verso il cosmo, QW

Nicos A. NissiotisLA MISSI$N, D,LLA C)I,SA ,CUM,NICA, WN

Il tutto della verità, W+Conversione del cuore

e trasformazione del mondo, WXDio agisce attraverso il cuore dell’uomo, WR

L’infedeltà dei credenti in Cristo, WQRisalire dalla “seconda caduta”, NHN

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INT,R!R,TAR, L’$RT$D$SSIA

NIC$S A. NISSI$TIS

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'(in%omprensi.i/e e %onos%i.i/e 1io: i/ mistero

c Vuasi impossibile comunicare lo spirito dell’orto-dossia orientale e presentare il suo insegnamentosenza spiegare perchd la nostra teologia è restia aseguire la theologia scolastica dell’occidente nel defi-nire con chiarezza ogni cosa che riguarda la vita dellachiesa, mentre svillupa contemporaneamente unasintesi dogmatica rigorosa su temi Vuali la dottrinatrinitaria e le due nature di Cristo. La parola chiaveper comprendere Vuesta apparente contraddizione è“mistero”. !er “mistero” non si dovrebbe mai intende-re una terminologia oscura dietro alla Vuale si puòevadere la sfida che sta nel cercare di approdare a con-clusioni ben definite in materia di fede, nd bisognaintendere con esso l’espressione di una realtà nascostarivelata unicamente a coloro che sono iniziati attra-verso atti di culto che hanno preso il posto degli anti-chi misteri pagani. La parola è biblica e noi la utiliz-ziamo nel suo pieno contenuto theologico. “Mistero”denota il dogma fondamentale della fede cristianariguardante l’incomprensibilità di Dio, e attraverso diesso si costruisce una consistente riflessione theologi-ca che concerne la natura incomprensibile del Dio cherivela se stesso nel tempo. Il grande paradosso dellatheologia cristiana è che essa si muove fra l’incom-prensibilità della natura di Dio come Dio trinitario, ela sua conoscibilità attraverso il suo rivelarsi in accor-do con la sua medesima e sovrana volontà.

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Dio è incomprensibile. Dio è dunVue mistero, nonperchd l’uomo non sia in grado di conoscere Dio, maperchd Dio ha agito in un modo cosb assoluto esovrano. ,gli acconsente a essere conosciuto, aven-doci conosciuti. Di conseguenza, non bisognerebbemai teorizzare riguardo ai limiti del ragionareumano. La falsa modestia di Vuesto atteggiamentotheologico fa slittare l’oggetto centrale della theolo-gia da Dio all’uomo, di modo che invece di faretheologia si scrive intorno ai limiti della ragioneumana. Uno dovrebbe dire, piuttosto: Dio è incom-prensibile perchd ha comunicato se stesso all’uomo,e senza la conoscenza dell’uomo ha ottenuto per luil’obiettivo più elevato, cioè la conoscenza di Dio nel-l’uomo. Questa concezione fondamentale conducel’uomo, in Vuanto theologo, non all’agnosticismo,non alla contemplazione speculativa, e neppure auna theologia visionaria, bensb a un apprezzamentorealmente biblico e umile del mistero che è rischia-rato dalla rivelazione in Cristo Gesù. !erciò “miste-ro”, come categoria di riflessione theologica, nondovrebbe indurci nd al misticismo nd all’esistenzia-lismo. ,ssa mantiene l’infinita distanza fra naturadi Dio e ragione dell’uomo, e al tempo stesso affer-ma la comunione fra Dio e l’uomo, senza fusione.

Una theologia del mistero non è una theologia dellinguaggio o dell’esperienza o del sentimentalismodi un individuo isolato che non possiede alcunmezzo per comunicare le proprie idee riguardo alDio rivelato: è la risposta sobria, genuina ed edifi-cante che l’uomo dà all’atto divino nella storia chetrascende assolutamente ogni ragione umana. ,ssaconserva la libertà dello Spirito contro una rigida“sacramentologia” e mette a fuoco gli sviluppi del

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pensiero theologico in modo infinito e illimitatosenza i limiti posti dalle immanenti categorieumane. La theologia guidata dalla corretta com-prensione della rivelazione divina come misteroglorifica Dio senza ricorrere a prototipi secolari eprofani. In Vuesta theologia i termini filosofici chel’ortodosso è accusato di adoperare nello svilupparela dottrina cristiana vengono trascesi e trasformati,non come se esprimessero verità definite una voltaper tutte, ma come rimandi abbozzati al misterorivelato di Dio. Coloro che riescono a mantenereVuesta dialettica, e solo Vuesti, sono theologi, secon-do un’accezione realmente biblica di tale termine.

'(appro%%io trinitario in t5eo/ogia:

7nione e %om7nione

Nessuno può capire l’ortodossia senza aver primacompresso il perchd della sua esistenza come com-mento al Dio trinitario. Questa non è di per sd unadottrina, ma è la base che soggiace a ogni altro tematheologico cosb come alla vita ecclesiale e liturgica.Forse, a certi fondamentalisti, Vuesta dottrina nonsembrerà biblica, sebbene sia di fatto il punto cru-ciale della rivelazione biblica. Non vi è indubbia-mente alcuna definizione nella Scrittura dell’incom-prensibilità di Dio nd della dottrina della Trinità. Maè Vuesto mistero della Trinità che preserva l’incom-prensibilità di Dio, e che tuttavia al tempo stessorende Dio conoscibile, comunicabile. Il Dio triunita-rio della Scrittura emerge contro coloro che conte-stano il dogma triunitario come se si trattasse di unaspeculazione filosofica. Dio “triunitario” significa

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Dio che esce dalla propria natura irraggiungibile persalvare la ragione umana dalle sue avventure metafi-siche. “Dio è amore” significa “Trinità”, che crea ilcosmo e l’uomo ex nihilo, ma al tempo stesso dallapienezza del potere che essa ha di unire le tre perso-ne in Uno. L’amore crea la vita. !erciò le categorie dipersona e di ypóstasis non sono fine a se stesse enon dovrebbero essere colte come costitutive di unnuovo sistema filosofico, ma come espressioni prov-visorie dell’uomo per l’azione di Dio nella creazione,nella redenzione e nella rigenerazione a partire dallavita divina. “Santa Trinità” sta a significare e adaffermare l’unione - énosis - delle tre persone in Unoe l’esperienza di comunione - koinonia - della graziadi Dio che ha redento l’uomo. Dio la santa Trinitànon è semplicemente un Dio redentore che offre lagiustificazionei ma un Dio che rivela la globalità del-l’economia divina attraverso la sua unità mediante loSpirito santo in Cristo Gesù, e che non permette allaragione umana di cadere in una dialettica irrisolvibi-le fra creatore e creazione. ,gli riapre in continua-zione la possibilità di trasformare l’uomo peccatorein santo mediante l’azione purificatrice del suoSpirito e la possibilità di restaurare il mondo interocome nuova creazione.

La theologia triunitaria significa allora non unastratto filosofare, ma introdurre il principio dell’uni-tà fra persone particolari egualmente salvate, raccolteassieme in Uno, attorno al corpo dell’incarnazioneN.

IL T,M!$ DI DI$NI

! La sola icona della Trinità che conosciamo è Vuella dei tre angeli cheformano un cerchio completo attorno all’eucaristia, che diviene il cen-tro dell’intera creazione jRublevk.

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I/ /7ogo #e//(7mano ne//a %risto/ogia:8!"#$%&%9 e 8'()(*"+(9

Il mistero della Trinità è dunVue svelato non comerivelazione separata delle tre persone, ma fonda-mentalmente nell’incarnazione della seconda per-sona in Gesù Cristo. Seguendo Vuanto già abbiamodetto, l’incarnazione afferma e conferma la creazio-ne motivata dall’amore e l’unione fra le tre personedivine, e attraverso Gesù si muove verso il ristabili-mento della comunione con l’uomo. Nell’uomoGesù, il Cristo di Dio, il principio della persona uni-sce reciprocamente Dio e l’uomo. ,gli ristabiliscel’unione preesistente, fondata nella creazione eincrinata dal peccato dell’uomo, fra Dio triunitario ela sua creatura, senza commistione, fusione o con-fusione delle due nature, umana e divina.

L’ortodossia si sforza di reggersi sula base dellasignificatività dell’incarnazione. Dio in Cristo hapreso su di sd la natura umana di tutta l’umanità alfine di redimerla e riportarla al suo rapporto origi-nario con lui: egli ha altresb assunto la natura e laforma di Gesù di Nazaret in modo da richiamareogni individuo alla comunione col Dio personale,per formare con lui una famiglia indivisa.

!erciò, è evidente che ogni sforzo volto a vederenel peccato dell’uomo l’introduzione di una distan-za fra Dio e uomo nella comprensione dell’umanitàdi Gesù è la bugia originaria jto proton pseudos l laprima bugia lk della theologia cristiana, nella Vualele categorie razionali sono utilizzate in modo daspiegare e definire l’azione divina in Gesù senzaalcun rispetto per il mistero della sua incomprensi-

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bilità che si rende nota e comunicabile all’uomoredento. Non si dovrebbe mai consentire alla cristo-logia di introdurre una dialettica nell’antropologiabasandosi sul fatto che l’uomo ha peccato: Vuestatendenza è il risultato di una falsa modestia da partedell’uomo che accetta il peccato come un eventoassoluto destinato a limitare la pienezza dell’azionedivina nel Figlio. Sottolineando unicamente la gra-zia di Dio e il peccato dell’uomo nel mistero dell’in-carnazione, si corre il rischio di fare dell’elementoantropocentrico l’unica e decisiva categoria nel pen-siero theologico. Come ogni principio umanisticoegocentrico che “canta” la gloria dell’uomo prima diVuella del suo Creatore, Vuesto può diventare unulteriore elemento distruttivo nell’interpretazionedella rivelazione in Cristo. Cristo ha assunto lanatura umana come un tutt’uno, come essa uscbdalle mani del Creatore, e ha assunto la natura diGesù di Nazaret, il Vuale ha preso su di sd il peccatodel mondo senza commettere peccato.

La dialettica fra uomo e Dio a motivo del peccatoè abolita dal nostro essere redenti in Cristo Gesù. Sutale verità fondamentale, rivelata come evento chenon è comprensibile mediante la conoscenzaumana, siamo chiamati a comprendere come gliortodossi facciano uso di una terminologia che all’o-recchio degli occidentali è molto controversa e fasti-diosa: la théosis dell’uomo. $gni tentativo di inter-pretare Vuesto termine mediante parole Vuali “divi-nizzazione” e “deificazione” è destinato a fallire amotivo delle sfumature di significato che tali espres-sioni assumono nella theologia dell’occidente. Ilgrande errore in Vuasi tutte le critiche mosse allathéosis nasce dall’accettazione descritta poc’anzi di

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una certa differenziazione dialettica tra Dio e l’uo-mo in Cristo.Théosis non significa unione mistica di natura divi-

na e umana, la Vuale avrebbe come esito l’assorbi-mento della seconda nella prima. Non è Vuesta l’in-terpretazione che gli ortodossi danno del termine inVuestione. c molto difficile chiarire in modo assolu-to il suo significato, ma vorrei invitarvi a considera-re i punti che seguono, che possono essere di aiuto.

Théosis è un’espressione che indica: ak La comunione ristabilita fra Dio e l’uomo inCristo Gesù, attraverso l’unione in lui di Dio con l’u-manità nella sua globalità, e con l’umanità comepersona distinta, senza alcun genere di mescolanzafra le due nature.bk Il prender parte dell’uomo nella grazia al Diotriunitario, attraverso lo Spirito, che va inteso nonsolo come protagonista soggettivo nell’uomo che siappropria della rivelazione oggettiva di Dio, maanche come l’attivazione delle conseguenze di Vuel-l’unione realizzatasi in Cristo fra Dio e l’uomo.Mediante lo Spirito l’uomo diventa il ricettacolodell’azione del Dio triunitario in Cristo.ck Il potere di trasformare la natura umana non inun’altra natura, senza macchia o senza peccato, madi gloria in gloria, cioè, dalla creazione alla ricrea-zione di sd nella luce di Gesù. In Vuesto contestothéosis vuol dire riaffermazione dell’autentica uma-nità che trae il proprio elemento divino direttamen-te dalle mani del creatore. Théosis è un’espressionesolenne che indica il fine ultimo della rivelazione diDio in Cristo, ovvero la restaurazione dell’umanitànella sua condizione prima e originaria.

c in Vuesta linea che bisognerebbe comprendere

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l’elemento mistico nella tradizione ortodossa, laVuale non è altro che un commentario esistenzialeall’insieme della Scrittura. Il cosiddetto approcciomistico al problema della fede va compreso come ilristabilimento dell’unità dell’uomo con il suo Diomediante la grazia dello Spirito santo che dimoranell’uomo attraverso la chiesa. c il misticismo delloSpirito come forza rigeneratrice proveniente dall’a-zione generatrice di Gesù e che a essa conduce, e delchárisma che deriva da lui nella chiesa sotto formadei doni dello Spirito. c autentica e piena compren-sione della !arola incarnata, profetica e portata afrutto nell’esistenza dell’uomo e lungo l’arco dellasua vita, come risultato dell’opera di Dio, dell’ érgontou Theou, nell’uomo stesso.

Nella concezione ortodossa non vi è alcun tentati-vo di comprendere l’uomo in termini di un mistici-smo trascendentale o in Vualsiasi sorta di procedi-mento visionario, esoterico o misterioso, che operial di fuori della portata delle possibilità umane,volto a conseguire un’illuminazione soprannatura-le. Queste idee sono il risultato di un’errata com-prensione delle parole dei grandi mistici e dei padridella chiesa, i Vuali, a seguito dell’ascesi e dell’unio-ne con il corpo e il sangue di Gesù nel mistero euca-ristico, raggiunsero la beatitudine della vera vita inCristo, al Vuale, essendosi totalmente arresi, hannodedicato tutta la vita, nella sua ekklesia. Questo sidimostra col fatto che Vuegli stessi autori ci hannomostrato come lo splendore dell’uomo si trovi nel-l’abbassamento dell’intimo pentimento, che è l’uni-ca via per ricevere la grazia di Dio. La distinzioneche essi compiono fra “essenza” ed “energia” di Dioè estremamente utile per guidarci alla comprensio-

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ne dell’autentico misticismo, biblico, fondato sull’a-zione dello Spirito, secondo la tradizione orientale.Utilizzando Vuesti termini filosofici, che propongo-no a guisa di tentativo, essi cercano di descriverel’infinita distanza fra natura divina e umana, e altempo stesso l’immediatezza della loro coesistenzaattraverso “l’azione” dello Spirito in loro, che comemembri della chiesa ricevono tale azione mediante i“misteri” jsacramentik. Qui la gloria di Dio si riflet-te nel pentimento dinamico dell’uomo. Sulla base diuna simile “dialettica” lo Spirito santo costituiscel’unione più realistica e inscindibile che sia possibi-le stabilire, elevando la natura umana, con l’umani-tà di Cristo, fino in cielo.

Le opere di Dio jérga tou theouk nelle Vuali l’uo-mo è chiamato a camminare jcf ,f G,NHk veicolanol’unione fra le due nature di Cristo nell’uomo, ope-rata dallo Spirito mediante i “misteri” della chiesa.c solo a partire da Vui che è possibile comprendereil ruolo della Vergine, non tanto nella theologia,Vuanto nella vita e nella fede della chiesa. ,ssa rap-presenta Vuest’umanità innalzata, riflette e personi-fica il mistero di Dio, il Vuale crea santi a partiredalla natura umana peccatrice: Vuesta realtà è Vual-cosa di infinitamente più importante e misteriosorispetto a tutti i miracoli della storia biblica.

La gloria della Vergine, perciò, non va vista nellevirtù e nelle Vualità della sua persona che la separa-no dal resto dei fedeli, come un essere umanodistinto. La chiesa ortodossa non ha mai costruitotheologia nd dogmi sull’immacolata concezione esulla sua elevazione in cielo, sebbene inni liturgicisiano stati composti come espressione dell’entusia-smo di fronte all’unicità della sua posizione nell’e-

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conomia divina. Il suo essere al centro del cultodella chiesa nella tradizione ortodossa non va inte-so come una sua glorificazione in Vuanto “essereparticolare”: Vuesto la porterebbe a essere mediatri-ce ulteriore rispetto a Cristo. Nella Theotòkos l por-tatrice di Dio l, è il mistero dell’autoumiliazionedivina a essere glorificato. Gli inni alla Vergine sonoinni all’azione divina che si compie in lei. La sua glo-ria scaturisce dalla gloria della natura umana diCristo, ma dalle profondità del pentimento comegrido dell’umanità tagliata fuori dalla comunionecon Dio, in modo da essere reintegrata in Vuella glo-ria, nella comunione con lui.

!er ogni animo religioso cristiano Maria è la per-sonificazione realistica e oggettiva del più grandemistero, perchd essa ha riofferto al Figlio di Dio lasua umanità. Non fu però usata come strumento aifini dell’incarnazione, ma fu eletta come persona, ea causa di Vuesta elezione si è riflessa in lei l’elezio-ne dell’intera umanità e di ogni singola persona. Nelrendere onore alla Theotòkos un ortodosso fa espe-rienza dell’unità del genere umano che ha rispostoalla vocazione di Dio, e offre il ringraziamento piùrealistico per ciò che Vuesti ha operato in Cristo.

c dunVue falsare l’atteggiamento ortodosso il per-cepire Vuesto onore come culto e preghiera rivoltiunicamente alla Theotòkos, come se fosse dellamedesima natura del Dio triunitario. Come mostra-no le icone, Maria non è mai da sola, ma sempreassieme a Cristo. !erciò la preghiera rivolta a lei è lapreghiera della chiesa rivolta, con lei, al Figlio fatto-si carne. Si dovrebbe piuttosto vedere in Maria lasantissima, la Panahgìa , tutta-santa, la prima e lapiù santa fra i santi, colei che li trascina in una con-

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tinua intercessione al proprio Figlio. La chiesa inpreghiera non prega la Theotòkos, bensb Dio assie-me a lei. ,ssa è la forza che anima, la trascinatricedi Vuesta continua intercessione della comunionedei santi presso il Dio triunitario. Senza la sua pre-senza in mezzo alla chiesa in preghiera, la realtà del-l’incarnazione nel suo pieno aspetto umano è inpericolo, e si apre la porta a ogni sorta di docetismoe di razionalismo, con i Vuali ci si addentra alloranel campo delle “spiegazioni spirituali” e delle “defi-nizioni” riguardo al mistero della kénosis di Dio nel-l’uomo-Gesù.

I/ mon#o ne//(e%%/esio/ogia: %5iesa e ,$%-$%

$gni cosa detta fino ad ora può essere percepita eintesa unicamente in relazione con l’approccio orto-dosso al problema della natura della chiesa. Ilmistero della Trinità, la théosis dell’uomo, la misti-ca dello Spirito che opera attraverso i suoi carismi,sono elementi di una realtà che abbraccia il mondointero e che al tempo stesso ne trascende i confini.La chiesa non è anzitutto e unicamente la comunitàlocale alla Vuale appartengono, e ancor meno la par-ticolate chiesa confessionale, portatrice di unadenominazione che ci ricorda l’intervento pura-mente umano che sta dietro alla costituzione e allaspiegazione della sua vita. La chiesa è la realizzazio-ne nel tempo dell’economia divina decisa primadella fondazione del mondo, tramite l’elezione inCristo di tutti coloro che crederanno in lui. c unevento trans-storico nella creazione, che ne unisce

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l’origine, lo stato presente e il compimento. Nellachiesa i momenti storici rivelano l’eternità e rendo-no l’uomo storico partecipe del télos eterno, che ègià all’opera in Vuesta vita nell’attività presentedello Spirito. L’intero universo, la sua essenza e ilproposito che esso incarna, è nell’essere della chie-sa, che ne costituisce il nucleo, il microcosmo dellacreazione. La theologia ortodossa esita a compieredistinzioni fra chiesa visibile e chiesa invisibile, aoperare una separazione fra due situazioni Vualita-tivamente differenti. La chiesa come corpo è una, eil suo capo è Cristo.

$gni momento della vita ecclesiale porta il segnodella comunione divino-umana, che si realizza nellapredicazione e nella condivisione della parola di Dioincarnata come forza redentrice e rigeneratrice perVuesto mondo, nel riunirsi attorno all’eucaristia enel prendere parte a essa.

L’essenza della chiesa, dunVue, non può esseredescritta semplicemente nei termini di un processostorico, perchd facendo cosb l’origine e il fine diviniche ne animano la vita vanno perduti. D’altra parte,essa non può essere definita meramente come Vual-cosa di soprannaturale, invisibile, spirituale, escato-logico, che verrà raggiunto nella sua esistenzaautentica solo al consumarsi del tempo. !erciò lenostre comunità locali, con tutti i loro fallimenti e leloro carenze, e con il battesimo, la parola di Dio el’eucaristia, in modo mistico e misterioso sono partedell’economia divina, parte della pienezza dell’unicachiesa, che porta in sd la pienezza della verità.

!er un ortodosso, l’enfasi eccessiva posta sia sull’a-spetto invisibile ed escatologico, sia sull’aspetto sto-rico della natura della chiesa, enfasi in sd limitata,

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conduce allo smarrimento delle dimensioni essen-ziali dell’essere ecclesiale, che priva la chiesa dellacapacità di vedere il mondo come un Vualcosa di glo-bale, avvolto dall’abbraccio redentore dell’azione diDio, e di vedere che ogni uomo è potenzialmente sal-vato dalla parola di Dio incarnata e predicata.

Diviene Vuindi evidente che la chiesa è “catholica”,ma non solo in senso geografico: l’aspetto geografi-co consegue dalla catholicità dell’azione di Dio che èpienezza, il completamento del suo atto redentorenella creazione, nella redenzione e nel compimentofinale.

Il centro dell’esistenza ecclesiale nel tempo non èdi natura geografica, ma è un centro nel Vuale Dioha posto la totalità del mondo, ponendo Cristo acapo di ogni luogo e di ogni momento. La chiesa sirealizza e deriva la propria autorità, come locusall’infuori del Vuale non vi è salvezza, dall’incarna-zione e dai suoi risultati che permangonoi il che ècome dire: dalla comunione eucaristica e dalla paro-la dell’evangelo. I vescovi non sono autorità legaliposte al fine di stabilire una disciplina, ma sonoessenzialmente i custodi e i celebranti di Vuestacomunione eucaristica a nome del popolo, e sola-mente assieme al popolo.

In tale contesto la concezione basilare dell’eccle-siologia è Vuella che ottempera “chiesa e creazione”,non solo perchd Vuesto salvaguarda la continuitàdell’azione di Dio, che crea, salva e rigenera la suastessa creazione nella sua parola, ma perchd è attra-verso la chiesa come comunione ristabilita con Dioche l’evento e lo scopo della creazione come ktisisviene rivelato e comunicato agli uomini. “Chiesa ecreazione” significa far rientrare nella chiesa tutti gli

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elementi della creazione in modo da portare a com-pimento la loro forma restaurando il loro valore distrumenti per restituire a Dio, nel loro autentico rap-porto con lui, le cose che egli ha creato per noi.

L’opposizione fra legge e grazia è abolita in Cristoe nella chiesa. Nel discutere se si debba parlare intermini di “legge ed evangelo” oppure di “evangelo elegge”, secondo la tradizione ortodossa sarebbe pre-feribile dire “legge nell’evangelo”. Ciò significa unalegge che è stata riportata al suo significato positivodopo che essa è stata adempiuta da Cristo. Nellatheologia cristiana è impensabile il mantenere l’op-posizione fra natura e grazia che fa riferimento aVuella che è una pura situazione provvisoriamenteanomala in seno alla creazione di Dio, cioè lo statodi decadimento sotto la schiavitù della legge.

:toria e# es%ato/ogia: sim.o/ismo e t5eo/ogia /it7rgi%a

Sarebbe un grave errore concludere da Vuantoabbiamo detto finora che attraverso la sua ecclesio-logia la theologia ortodossa abolisce la distinzionefra regno di Dio e chiesa, fra Cristo e chiesa, fra larealtà presente della chiesa e la sua pienezza finale,fra realtà presente e speranza escatologica. Sidovrebbe evitare una tale ecclesiologia poichd nontiene seriamente conto della peccaminosità dell’uo-mo e della realtà storica nelle sue molteplici sfaccet-tature. Si è obiettato che un’ecclesiologia di tal fattacondurrebbe a un Vuadro illusorio delle realtàattuali e porterebbe Vuanti appartengono alla chie-sa a vivere al di fuori di Vuesto mondo, noncuranti

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degli sviluppi che Vuesto assume in campo sociale epolitico.

C’è anche un’ulteriore obiezione, la Vuale affermache l’escatologia intesa in Vuesto modo è già resa unapiena realtà storica nella vita della chiesa. L’idealemonastico dell’ortodossia sembra offrire una ragio-ne ulteriore per rafforzare Vuesto atteggiamentonegativo nei riguardi dell’ecclesiologia ortodossa.

Bisogna dire che, fondamentalmente, l’ortodossiavede la chiesa come Vualcosa che Dio ha riservatoper se stesso in Vuesto mondo, un Vualcosa di santoe santificato a causa della presenza reale del corpo edel sangue di Cristo e dell’azione dello Spirito santo.'a %5iesa non ; #e/ mon#o< ma ; ne/ mon#o=Questo significa che ha un’esistenza autonoma, main seno al mondo. Sarebbe errato dedurre da Vuestatesi che la chiesa non è per il mondo. La natura dellachiesa non è di Vuesto mondo ma la sua vita e la suaopera è precisamente per il mondo. c molto diffici-le conservare Vuesta fine distinzione.

Un ortodosso è acutamente consapevole e confes-sa nel pentimento che le chiese ortodosse locali perdiversi periodi della storia non sono state capaci direndere giustizia a Vuesto particolare aspetto del-l’ecclesiologia, sia in ragione di necessità politicheche di abusi temporali da parte di autorità politicheed ecclesiastiche. Ma resta vero che le chiese orto-dosse mai si sono identificate con alcun genere disituazione secolare profana, grazie alla loro forteaccentuazione eucaristica e alla loro vita liturgica.

$biezioni nei riguardi degli elementi escatologicie divini che sarebbero esageratamente presenti nel-l’ecclesiologia e nella vita ecclesiale degli ortodossiderivano spesso da un fraintendimento che facil-

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mente compiono i non ortodossi, che non prendonoparte, dall’interno, alla vita delle nostre comunità.ComunVue, nella tradizione orientale vi è unadistinzione assai ben marcata tra lo stato presentedella chiesa storica e il compimento ultimo di ciò acui essa tende.

Vi è indubbiamente la speranza che tutto ciò cheaccende l’anima di un credente nella prospettivadella sua realizzazione finale alla seconda venuta diCristo, sarà operato da Vuesti all’ultimo stadio dellaparousia. La distinzione non è tuttavia immediata-mente chiara, non in ragione di un’enfasi eccessivasull’escatologia nella vita ecclesiale, bensb a causadella saldezza delle fede ortodossa e della sua fiducianelle promesse di Gesù, di modo che la speranzaassume la forma di una realtà già donata all’uomo.In Vuesto senso la resurrezione anima l’intera vitadella chiesa, consentendo ai peccatori, membri dellachiesa, di trascendere la loro esistenza disgraziatamediante la vittoria di Cristo. La resurrezione è unevento storico come ogni altro evento occorso neltempo, e stando cosb le cose, la speranza del compi-mento finale rende il tempo della storia un processoche guarda in avanti, in moto verso un fine determi-nato. La speranza in Cristo significa comunione conil Signore risorto, che verrà di nuovo, come è veroche è già venuto. Attraverso la comunità indivisanella fede con la comunione dei santi, il passato sto-rico anima la realtà di un futuro ignoto e tuttaviacerto. c pure un errore trarre la conclusione che nonvi sarebbe distinzione poichd Vuesta speranza, Vue-sta certezza, Vuesta vittoria finale viene colta nellatradizione ortodossa solamente attraverso il penti-mento, solo attraverso la sollecitudine e il servizio al

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mondo e al suo dramma. c un continuo martirio acostituire l’essenza della martyria l testimonianzal ortodossa in Vuesto mondo. c Vui che si trova l’es-senza del monachesimo nella tradizione greco-orto-dossa: il monaco è il “martire”, il testimone dell’atte-sa del compimento ultimoi è il testimone vivente delSignore che deve venire ma che non è ancora appar-so nella pienezza della sua gloria. ,gli è posto nelmondo fra il Signore glorificato e risorto da unaparte, e la parousia dall’altra, vivendo storicamente,nell’oggi, l’esperienza della croce di Cristo.

Il prevalere dell’aspetto escatologico si manifestasoprattutto nel culto. La ragione è ovvia: nellacomunità riunita in preghiera gli uomini sono rac-colti attorno al corpo di Cristo e sono posti nell’atte-sa escatologica di ciò che è avvenuto, fra il cielo e laterra. Non è semplicemente un atto di preghiera,bensb una prefigurazione pratica delle cose ultime,Vuella che ha luogo attorno alla memoria di ciò cheGesù ha operato nel passato, opera compiuta unavolta per sempre nella storia. La liturgia è il luogo eil tempo preparati in Vuesto mondo per la dimoradell’eternità e per la presenza divina. c Vuindi unanticipo del futuro metastorico mediante elementistorici fondati sull’incarnazione, storica, di Gesù.Gli eventi in Cristo danno forma alla comunità riu-nita in preghiera nel tempo presente, nella suadimensione storico-escatologica. Dobbiamo, di con-seguenza, comprendere il simbolismo liturgico daVuesto punto di vista. Le icone, le azioni e i gestiliturgici sono un uso legittimo della natura, che inprospettiva escatologica è già stata restaurata, dimodo che la comunità cultuale possa ricevere lapresenza reale del Signore che viene nella gloria.

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Nessuno di Vuesti elementi simbolici è fine a sestesso. Nessuno è proposto come conditio sine quanon. Materiali, colori, movimenti e l’insieme diforme della vita ecclesiale costituiscono le facciatetrasparenti poste di fronte agli occhi del credente,attraverso le Vuali discernere le realtà spiritualinascoste del mondo celeste. La Vuestione non sipone Vuindi nei termini di un culto alle icone o diuna riverenza superstiziosa per gli oggetti sacri, mapiuttosto si tratta di rispettare ogni oggetto usatodalla comunità orante come materiale scelto dallacreazione divina al fine di rendere la gloria di Diopiù immediatamente presente attorno all’eucaristia,che è dunVue vista come il centro onnipotente ditutta la liturgia.

L’assenza di una simbologia nel culto cristianonon è solo assenza di una componente secondariadella vita di fedei essa denota piuttosto una perico-losa tendenza a disincarnare l’intero contenutodella fede cristiana, nonchd il rischio di approdare aun monismo spiritualistico. La comunità ortodossava colta proprio in Vuesto suo radicamento nel“materialismo” del culto, coinvolta e mescolata aVuesto mondo redento. Una comunità in preghieraprega e offre non solo i suoi stessi doni e le sue pre-ghiere, ma l’intera creazione e il mondo nella suaglobalità con i suoi problemi, sebbene in manieradossologica e innologica. Il culto della chiesa orto-dossa nella sua compaginazione realistica di storiaed escatologia diventa cosb il trampolino da cui isuoi partecipanti possono lanciarsi, rinnovati, nel-l’azione e nel servizio di Vuesto mondo. !erciò lastoria va vista solo nella sua prospettiva escatologi-ca. $gni evento storico sta in diretto rapporto con il

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suo compimento finale attraverso la sua santifica-zione operata dall’offerta eucaristica della chiesa. cinutile dire Vuale impatto abbia avuto e abbia Vue-sta comprensione della liturgia sulla theologia orto-dossa. $gni riflessione viene scritta non come ricer-ca ulteriore nei fattori dati, in uno sforzo per arriva-re a comprendere e a esaurire il mistero di Dio incategorie razionali proprie dell’uomo, bensb al finedi approdare a una theologia liturgica animata dal-l’offerta dell’intero genere umano come eventoeucaristico al suo creatore. La theologia, in Vuestosenso, è un atto paraeucaristico, la vetta più alta delpensiero umano, che lega insieme i fatti della storia,la loro realtà presente e il contatto diretto con il lorocompimento ultimo.

'(a7torit> #e//a %5iesa e /a ?i..ia

Questo genere di riflessione theologica potrebbeportare un non ortodosso a concludere che in unatale ecclesiologia vi sia una certa tendenza all’astra-zione e alla speculazione senza riferimenti all’orga-nizzazione della vita e all’opera concreta della chie-sa. Vengono sollevati al riguardo due problemi:primo, in una simile presentazione il problema del-l’autorità non verrebbe toccatoi secondo, il proble-ma della struttura e dell’istituzione non verrebbeevidenziato come Vuestione che la chiesa si trovacontinuamente a dover affrontare e superare. Chidecide cosa è ortodosso e cosa non lo èm Qual è il cri-terio per la vita ecclesiale e per la lettura e l’inter-pretazione della Bibbiam

Si tratta di domande legittime, specialmente se si

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tiene presente che le chiese ortodosse, sebbene divi-se in comunità autocefale, piuttosto indipendentil’una dall’altra, sono diramazioni della chiesa una eindivisibile che conserva la propria unità ancheVuando è sprovvista di un centro giuridico e Vuandochiese diverse non hanno occasione di uno strettocontatto reciproco. Ma ciò che non appare legittimoa un ortodosso è che egli debba precipitosamenteappelarsi a risposte facili come “l’autorità supremagiace nelle mani dei concili ecumenici” jnon vi sonopiù stati concili di tal genere dopo il In secoloki o “cisono i sinodi locali delle chiese autocefale”i o chel’autorità sta “nel vescovo locale attorno al Vuale siraccoglie il presbiterio”. Sono tutte risposte corret-te, ma limitatei anzitutto perchd non esprimonopienamente la comprensione dell’autorità propriadell’ortodossiai in secondo luogo, perchd minaccia-no di istituzionalizzare le chiese ortodosse sulmodello delle concezioni in vigore in altre chiese.

Quelli menzionati sono tutti strumenti dell’autori-tà, che operano solo in caso di necessità e di urgen-za e in situazioni straordinarie nelle Vuali la chiesapuò venire a trovarsi jper esempio, le condanne dieresie da parte dei concili ecumeniciki oppure cheriguardano la sistemazione di dettagli della vitaecclesiale Vuotidiana ji sinodi localik, o, in modo piùconcreto, che esercitano l’autorità e la sollecitudinepastorale e custodiscono la comunità eucaristica jilvescovo e i presbiteri riuniti attorno a luik.L’autorità della chiesa una e indivisibile opera, tut-tavia, in maniera indefinibile, al di là della sfera diazione di Vuesti strumenti. ,siste la realtà dell’e-vento di Cristo, una volta per tutte, e la sua conse-guenza pentecostale che la estende attraverso i

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secoli e la rende pienamente rappresentata fin dellapiù piccola comunità locale della Russia, delGiappone o dell’America. Qui non troverete un cen-tro giuridico comune rivestito di un primato al disopra degli altri, nd un corpo federativo che dispon-ga di una politica e di un bilancio comune.L’autorità di cui parliamo è la certezza che il “miste-ro” di Dio in Cristo opera solo nella chiesa e attra-verso la chiesa e a favore di tutti i membri dellachiesa in modo identico. !atriarchi, arcivescovi,vescovi, presbiteri, diaconi e laici, concili e sinodicompongono, e insieme esprimono, la realtà di Vue-sto genere di autorità. c una realtà che si incarna esi esercita come mutua sottomissione nell’amore,derivante dalla condivisione della vita “misteriosa”jsacramentalek, portatrice di salvezza, della chiesa.Questa è l’autorità che trascende e tiene unita ognirealtà, la dimensione della chiesa al di là di ognistruttura, istituzione e organizzazione. c Vuestal’autorità della grazia del Dio triunitario, e la suapresenza reale in mezzo al suo popolo, riunito attor-no all’altare. Sebbene sembri un’astrazione, Vuestogenere di autorità è immediato, diretto, dinamico erealistico nella vita delle chiese ortodosse. $gnialtra cosa che assume la forma di autorità è espres-sione necessaria di conformazioni esteriori assunteda Vuesta autorità interiore più profonda, che dalsuo interno relativizza, rende trasparente e deistitu-zionalizza le forme, le strutture e gli organi di gover-no ecclesiastici. Anche le decisioni dei concili ecu-menici non sono assolute e vincolanti se non vengo-no accolte e messe in pratica dalla pienezza dellacoscienza della chiesa nella sua vita. !erciò la vitadella chiesa nella sua globalità l misteri, theologia,

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evangelizzazione e missione, clero e laici insieme lè la grazia del Dio triunitario in atto, e la sua supre-ma autorità.

DunVue, secondo la tradizione ortodossa, non sidovrebbero mai usare espressioni come: “la Bibbiagiudica la chiesa” o “la Bibbia è la più alta autoritàdella chiesa”. c evidente che l’evento primario èVuello di Cristo perpetuato attraverso lo Spiritosanto nella vita “misteriosa” della chiesa.Quell’evento è espressione solo nella potenza delloSpirito dal pléroma, cioè dalla pienezza dell’operadi Dio in Cristo attraverso i secoli nell’interezzadella comunione della chiesa, composta dal clero edai laici. La Bibbia è scritta dentro a Vuesto evento.Non è Vuestione di tempo o di priorità Vualitativa.La Bibbia esprime automaticamente “per iscritto” lavita della chiesa. Non è una magna charta dellachiesa che la giudica, ma nel mistero di Dio è ilriflesso autentico di Vuesto evento umano-divino,l’ekklesia. Secondo Vuesta comprensione essa nonpossiede come funzione primaria Vuella di organiz-zare la chiesa nelle sue strutture e forme. Non è unlibro sul Vuale si basa l’istituzione. Un tale uso dellaScrittura la istituzionalizza e la trasforma in unCorano. La Bibbia non ha risposte di carattere gene-rale da applicarsi a tutte le situazioni della vitaecclesiale in Vuesto mondo. Non puoi discernere lavolontà di Dio una volta per tutte e applicarla, a par-tire da un versetto biblico, allo stesso modo in ognisituazione della chiesa al cospetto del mondo. LaBibbia manifesta la libertà dello Spirito nella chiesa,riflette il suo nucleo più intimo, e custodisce l’unitàdella chiesa attraverso il suo testo datore di vita,espressione dell’azione divina, solo se letto e inter-

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pretato come l’eco della parola di Dio in Cristo nellasua chiesa. Certo, Vualsiasi cosa si legga nella Bibbianon dovrebbe mai essere in contraddizione con ciòche si vive nella chiesa, ma la Bibbia non può descri-vere tutto Vuel che accade nella chiesa. La Bibbianella vita della chiesa è cristallizzata nella formalimitata della “lettera” che va continuamente vivifi-cata dalla comunione dei credenti, i Vuali ne inter-pretano e reinterpretano il testo come parola di Diodata a ogni chiesa locale in situazioni concrete. c illibro che, studiato, diventa fonte di spiritualità e divita “illimitata” in Cristo e nella chiesa. Non è unlibro da usare per supportare ricerche theologicheindividualistiche di carattere “scientifico” al fine diconservare un confessionalismo locale, usando atale scopo versetti isolati dal loro contesto. Non è unlibro mediante il Vuale si può definire la vita dellachiesa, proprio perchd è il frutto stesso della vitadella chiesa, nel Vuale si realizza la comunione del-l’uomo con Dio e la comunione delle persone di ognirazza, in ogni parte della terra. Grazie allo Spirito lasua “lettera” nella chiesa si fa trasparente, e Vuindiil necessario istituzionalismo ecclesiale perde conti-nuamente il suo carattere rigido, imponente eopprimente. La parola di Dio non è solo o principal-mente parola scritta, ma è la vita della comunioneecclesiale per la Vuale la !arola, nel senso del Lògos,si fa carne. La Bibbia come parola di Dio è il risulta-to di un evento che è sempre presente nella chiesanella pienezza della sua vita, nella condivisione deimisteri, nella predicazione, nel lavoro di evangeliz-zazione, nella liturgia, nella theologia.

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@5iesa e stato: /(armonia

L’autorità della chiesa non è costituita nd da unadisciplina sacra, nd da una particolare confessionelocale di fede basata su una nuova esegesi di alcuniversetti biblici, ma dalla vita ecclesiale nella sua glo-balità, che abbatte incessantemente l’autosufficienzadel suo aspetto istituzionale. L’incomprensibilemistero del Dio rivelato e i mezzi di trasmissionedella grazia divina fanno ben più chiaramente e sicu-ramente autorità per la chiesa che una “lettera”usata impropriamente, vale a dire il testo dellaBibbia utilizzato per definire in modo logico un’au-torità “ecclesiale” operante in modo solido e organiz-zata in maniera ben definita. Quest’ultimo atteggia-mento può essere spiegato solo come l’espressione diuna sete che l’uomo ha di sicurezze. Funziona sulmodello della politica. c del tutto naturale che insimili situazioni la separazione radicale fra chiesa estato non sia sempre aperta e logica. Vi è la tenden-za a un intervento della chiesa in campo politico.Dobbiamo partire dal fondamentale asserto eccle-siologico: la chiesa ha un fine salvifico e di santifica-zione in un mondo che è già petenzialmente salvatoiciò significa che ogni cosa appartiene alla sua parolae ai suoi sacramenti salvifici, e tutto è percepito daparte della chiesa, non come uno stato, un’istituzio-ne o un’organizzazione politica, ma come realtà diuomini di Dio chiamati a essere salvati.

Dietro all’istituzione dello stato c’è la realtà con-creta di un uomo che attende la redenzione. , ilcontatto di Vuesti con la parola di Dio e i misteridella grazia divina avviene grazie al loro essere

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donati a Vuesto essere umano, come cittadino, daparte della chiesa. Quindi, per conservare Vuestocontatto, l’ekklesìa nel suo insieme non deve cerca-re un sistema valido in ogni situazione, ma devemirare al massimo contatto possibile fra l’aspettoistituzionale della chiesa e l’istituzione dello stato.Non dovrebbe esserci la benchd minima paura dialcun genere di fusione fra i due “regni” perchd, al dilà di Vuesta formale relazione istituzionale esterio-re, la chiesa dispone della grazia divina che fa sem-pre agire a distanza la sua esistenza, libera da Vual-siasi genere di pressione da parte dello stato, al disopra e al di là di ogni indirizzo temporale e di ogniparte politica.

Su Vuesta base si può capire il principio ortodossodell’“armonia” o delle “relazioni amichevoli” frachiesa e stato. Questi termini non esprimono nulladi definitoi in verità sono incomprensibili per Vuan-ti non appartengono alla tradizione ortodossa: alloro orecchio creano l’impressione di un’astrazionee di un modo per evitare di fornire al problema unarisposta diretta. c proprio cosb: Vueste obiezioni consono del tutto prive di fondamento. Tuttavia, il fattoè che, per un ortodosso, la parola “armonia” si basanon su di una concezione politica, ma sulla forzanascosta della chiesa, corpo di Cristo, colta comeoikonòmos, dispensatrice dei misteri di Cristo.!oichd è attraverso Vuesti doni divini di salvezza edi santificazione, e non attraverso le sue istituzioni,la sua disciplina, la sua sapienza o le sue leggi, chela chiesa trascende e ha ragione delle autorità poli-tiche, senza porsi nei loro confronti su un piano diuguaglianza.

Mediante la sola !arola incarnata, la chiesa mette in

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piedi e dà forma a Vuesta “armonia” con, contro, osotto lo stato, perchd essa dispone della potenza diDio. Certo, se la chiesa è tentata di usare la grazia diDio come strumento più efficace di dominio o percreare un ordine sacro al fine di dominate su ognisfera, inclusa la vita politica, o se la chiesa non è piùanimata dalla sua vita liturgica, eucaristica, e miste-riosa, allora certamente Vuesta “armonia” e Vueste“relazioni amichevoli” vengono rimpiazzate o da unachiesa sacralizzata al di sopra dello stato o dal regimedei “due regni”, con tutti i pericoli che ne conseguonodi fissare poi sempre la posizione della chiesa a favoreo contro le autorità politiche che mutano in continua-zione. L’“armonia”, conservando l’elemento profeticodella parola di Dio e agendo con forza dall’interno diogni stato, va direttamente al cuore di Vuesto, cioè aglistessi cittadini. L’essenza della chiesa come canaledella grazia divina, e il suo fine, la santificazionemediante tale grazia di tutta la vita delle società e deglistati, non permetterebbe mai a Vuest’armonia di dive-nire fusione, al punto di risultare una sorta di cesaro-papismo o di teocrazia. I doni dello Spirito crescononella vita di ogni giorno solo attraverso uominiimmersi nell’acVua battesimale, nel sangue eucaristi-co, uomini che condividono la parola di Dio predicatacome dinamismo di per sd efficace di redenzione,senza fare di Vueste cose un criterio, e senza combat-tere contro gli ordini secolari. Questo genere di “armo-nia” non è uno “sfuggire”, non è indifferenza, non è unmetodo indiretto, ma è la via che la grazia sovrabbon-dante di Dio crea nella chiesa carismatica.

Infine, il termine “armonia”, che esprime l’atteg-giamento ortodosso riguardo al rapporto fra chiesae stato, non andrebbe identificato con il contenuto

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dell’espressione “era costantiniana”, che nella com-prensione theologica dell’occidente deriva da un’er-rata interpretazione del sistema bizantino, e chesignifica una mescolanza tra due “autorità”. Un talemiscuglio è impensabile per gli ortodossi, perchdl’ecclesiologia orientale esclude l’unione bastarda didue tipi di autorità completamente diversi: da unaparte l’aspetto divino, carismatico ed eucaristicoidall’altra l’elemento umano, giuridico e legalistico.“Armonia” indica piuttosto l’atteggiamento positivodella chiesa verso il mondo in tutte le sue differentientità, incluso lo stato, anche Vuando Vuest’ultimoha un atteggiamento negativo nei confronti dellachiesa, perfino in situazioni di inimicizia e di perse-cuzione. ,ssa si basa sia sul fondamentale principioecclesiologico secondo cui il mondo intero è inscin-dibile creazione di Dio e il mondo di Cristo è poten-zialmente salvato nel suo insieme, sia sulla chiaraesortazione biblica a pregare per tutti coloro chegovernano in Vuesto mondo.

“Armonia” significa mantenere contatti positivicon l’organizzazione statale attraverso la sola vitaecclesiale, per predicare l’evangelo e trasmettere lagrazia alla gente sotto Vualsivoglia sistema politico.

!erciò l’“armonia” non è un metodo, un sistema dirapporti, ma è fondata, nell’ecclesiologia ortodossa,sulla visione che il mondo appartiene potenzial-mente alla chiesai conseguentemente, deve avereun’implicazione evangelica e missionaria per tuttigli appartenenti alla chiesa. Viene stabilita, è auten-ticamente operativa e diviene un concetto dinamicodi rapporto solo per ciò che riguarda la chiesa.Allora, essa dipende da Vuesto fattore: fin dove sispinge la chiesa nell’utilizzare le opportunità rese

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disponibili mediante Vuesta modalità di rapportocon lo stato, al fine di predicare l’evangelo ed eser-citare la sua parola profetica nella vita sociale ditutti i giornim In Vuesto senso, per esempio, il tipo di“armonia” che la chiesa di Grecia ha stabilito e di cuigode, costituisce una terribile responsabilità evan-gelica per Vuesta chiesa nei confronti del popologreco. Non è una conVuista, ma un’enorme respon-sabilità.

I/ termine 8orto#ossia9 e /(7nit> #e//a %5iesa

Nella terminologia theologica occidentale “ortodos-sia” ha assunto col tempo sia il significato di rista-gno in una vita ecclesiale avvolta dal velo dogmati-co del confessionalismo, dell’inflessibilità e dell’in-disponibilità a riadattarsi ai tempi moderni, siaVuello di un srerile istituzionalismo e di un fonda-mentalismo biblico. Tutto Vuesto è esattamentel’opposto della comprensione che ha la chiesa orien-tale del medesimo termine. Orthodoxìa significa laglobalità delle persone che condividono la retta con-vinzione riguardo all’evento di Dio in Cristo e nellasua chiesa, e la retta espressione di Vuesta fede.L’amministrazione dei “misteri” richiede la parteci-pazione di membri della chiesa attivi e degni, e latestimonianza della loro fede in ogni aspetto dell’or-dinaria vita sociale. In Vuesto senso orthodoxìa è ilpreludio necessario, il presupposto imprescintibile,la piattaforma da cui accedere al concetto più ampiodi orthopraxìa come libertà di azione e di vita.L’orthodoxia conduce al massimo possibile di

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orthopraxia della vita carismatica nella libertà delloSpirito santo. Ciascuno è invitato dall’orthodoxia atrascendere le confessioni e le istituzioni inflessibilisenza negarne la necessità. In Vuesto modo, ognunoè potenzialmente chiamato a divenire ortodosso je,prima di tutti, specialmente coloro che sono statibattezzati nella tradizione ortodossaok.

Il termine orthodoxia non dev’essere identificato,da parte di noi ortodossi, con i nostri confini eccle-siali. Non dovremmo mai dimenticare che Vuestotermine è attribuito alla chiesa una e apostolica nelsuo insieme contro gli eretici che, per loro volontà,si sono separati dal corpo principale della chiesa. Iltermine è di uso esclusivo riguardo a tutti coloroche volontariamente si pongono al di fuori dell’al-veo storico vitale della chiesa una, ma è inclusivo ditutti coloro che professano la loro appartenenza spi-rituale a Vuel grande fiume dell’unico Spirito e del-l’unica chiamata a essere, a divenire realmente orto-dossi nella fede # nella vita. Qui Vuesta “e” non vaintesa come passaggio dall’aspetto theologico aVuello etico dell’ortodossia: è una “e” che acVuistapieno significato come congiunzione tra due sinoni-mi inseparabili che vanno mantenuti e interpretatireciprocamente. !erciò, un ortodosso sa meglio diVualsiasi fondamentalista entusiasta che egli porta“il tesoro di Dio in vasi d’argilla”, che nd lui perso-nalmente, nd le sue istituzioni, nd le sue affermazio-ni di fede delimitano i confini dell’orthodoxìa inte-sa nel suo senso ampio di vita della chiesa indivisalungo i secoli. Nel caso in cui la scomunica vengapronunciata contro l’insieme di una chiesa da unachiesa sorella locale, senza disaccordi su materiecruciali attinenti la fede, o nel caso dell’assolutizza-

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zione di una confessione locale come verità definitaper tutta la chiesa, o Vualora si definisca un sinodolocale di una chiesa separata come concilio ecume-nico della chiesa indivisa: Vuesti casi possono coin-volgere atteggiamenti fondamentalmente non ereti-ci, ma sono chiaramente non ortodossi Vuanto alcomportamento. Si è in presenza di una praxis nonortodossa. In Vuesto l’ortodossia orientale, per lagrazia di Dio che ha voluto conservare Vueste chie-se come martyrìa nel loro martirio, andrebbe com-presa come portatrice di un messaggio vivente nellasua umile e povera esistenza storica, e Vuesto essa lopuò sostenere solo nel pentimento per la sua palesemancanza di orthopraxìa.

In tale spirito si pone l’esclusività e l’inclusivitàdella confessione dell’ortodossia orientale: nel fattoche essa rappresenta, nella sua debolezza, la linea dicontinuità mai interotta della chiesa una, apostolicae catholica. Questa affermazione non implica ungiudizio sulle chiese non ortodosse. ,ssa va com-presa come il servizio più dinamico specialmenteper la causa dell’unità delle chiese: un’unità che nondipende da poteri istituzionali o dalla ricerca theo-logica accademica, bensb dalla comunione di Diocon l’uomo che va condivisa attraverso la vita dellachiesa, e che si mostra nelle dinamiche di un’azioneevangelica unitaria nella Vuale dobbiamo crescereinsieme fino a raggiungere la statura di Cristo.

Orthodoxìa indica tale unità carismatica, ancheVuando essa cade e fallisce. L’unità è creata, offertae mantenuta solo dal Dio triunitario. $gni volta che,agendo attraverso il principio di una chiesa localeseparata, si cerca di aumentare la separazione esi-gendo l’uniformità, nel tentativo di assicurare una

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solida istituzione o di definire l’unità mediante unaconfessione scismatica individualista, Vuel che siottiene è unicamente il contrario: si divide l’ekklesìain modo ancor peggiore. L’orthodoxìa commette-rebbe lo stesso delitto contro la propria natura piùintima se, datale l’opportunità di parlare attraversoun’unica voce in un’unica assise, cadesse nella ten-tazione di pronunciare facili critiche generalizzatenei confronti di altre chiese, e definisse l’indefinibi-le “mistero” dell’unità attraverso una nuova “con-fessione di fede”, secondo un modello di comporta-mento non ortodosso.

Nel dibattito ecumenico, l’orthodoxia deve con-servare la libertà della propria vita e indicare l’unitàeucaristica della vita dell’ekklesìa, come chiesa-perno, costante ricordo che l’unità della chiesa è laprima realtà incrollabile della storia umana. Questaunità esiste, può e deve crescere continuamente finoall’obiettivo finale della “piena unione e pienacomunione”, al di là del diritto canonico, usato scor-rettamente se inteso come fine in sd, al di là dell’e-mancipazione dell’individuo nell’attivismo di un“evangelo sociale” o di un vuoto cerimonialismo e diun esagerato pseudo-misticismo. Dobbiamo pren-dere atto, nell’ortodossia, che siamo assai profonda-mente radicati nella realtà della chiesa indivisa eche nessuna potenza e nessun nome ci può far vacil-lare da Vuesta realtà espressa nella predicazionedella !arola e nella comunione eucaristica.

Nei momenti bui che oggi ci troviamo a vivere,siamo chiamati a vedere più chiaramente di Vuantomai abbiamo fatto nel passato la natura di Vuell’u-nità dinamica, carismatica ed eucaristica. BasteràVuesto a condurci più lontano nel presentare la

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parola salvifica di Dio al mondo moderno: trarremouna nuova luce dall’aver ricevuto la nostra comuneradice nella vita della chiesa una, catholica ed apo-stolica.

Ai%os B= Aissiotis jNWGX-NWQIk, theologo e filosofo, è statouna delle grandi figure del movimento ecumenico contempora-neo. $sservatore al Vaticano II come delegato del Consiglioecumenico delle chiese, direttore per diversi anni dell’Istitutoecumenico di Bossep, ha partecipato alla stesura dell’importan-tissimo documento di Lima su “Battesimo, eucaristia e ministe-ro”. c morto prematuramente in un incidente stradale, il NQagosto NWQI.

“Interpretare l’ortodossia” è stato pubblicato per la primavolta in The ecumenical review nqN jNWINk, pp. P-GQ, con il tito-lo “Interpreting orthodoxp”. La presente traduzione è statapubblicata in italiano, nel NWWI, nella collana Testi di spiritua-lità ortodossa nq NP delle ,dizioni QiVaron del Monastero diBose a cui va tutto il nostro affetto e ringraziamento.

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La chiesa con le sue feste e le sue funzioni liturgicherende presente nel tempo l’opera dell’economia divi-na; al tempo stesso, santifica e trasfigura il tempodella vita quotidiana, unificandolo e orientandolo inprospettiva escatologica: verso il regno di Dio.

Le feste celebrate dalla chiesa, ad esempio le festedel Signore e le principali feste fisse, non costitui-scono semplici commemorazioni, ma occasioni,“tempi propizi” di comunione con Cristo e con lachiesa. Questa comunione, che si realizza “per l’in-tercessione dei santi e della madre di Dio”, custodi-sce e rafforza i fedeli nel corpo della chiesa, confe-rendo loro i doni disposti dall’economia divina.Con le feste annuali, il ciclo delle celebrazioni setti-manali e gli uffici quotidiani, il credente vive cosi inmodo totale le disposizioni divine e diventa parte-cipe del regno di Dio già nella vita presente.

Ceste Disse e Deste mo.i/i: #7e mo#i #(inten#ere i/ tempo

Le feste della chiesa si dividono in fisse e mobili.Quelle fisse vengono stabilite in date ben precise del-l’anno ecclesiastico, che inizia il primo di settembre.N

N Un tempo, in alcuni luoghi, il capodanno era fissato il GX marzo che èla festa fissa dell’annunciazione. Questo modo di fissare l’inizio dell’an-no viene chiamato stile dell’incarnazione e fu usato in Scozia, Svezia ealtri stati sino al NXXW, a Firenze sino al NRPW, a Cremona sino al NRQG edaltri. Lo stile cosidetto romano cioè, l’inizio dell’anno il primo di set-tembre, era d’uso generale e diffuso in tutti i luoghi della cristianitài è

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,sse rappresentano sia tappe reali del cammino diDio nella storia sia avvenimenti della vita della chie-sa: Annunciazione, Natale, ,pifania, Trasfigurazione,feste della Madre di Dio, degli angeli e dei santi. ConVueste feste il tempo viene santificato e trasformatograzie alla luce del regno di Dio.

Le feste mobili si basano su un sistema particola-re che è al di sopra del tempo storico, e che condu-ce l’uomo al di là di esso. Cosi, si configura un nuovolivello del tempo, che resta sospeso al di sopra dellatemporalità storica e che offre all’uomo, limitato daltempo, prospettive illimitate.

Al centro delle feste mobili si trova la !asVua,“festa delle feste”. ,ssa non indica solo il periodo dipreparazione che inizia con il Triòdion, nd il perio-do che segue, del Pentekostàrion G, ma influenza laglobalità dell’anno liturgico. Da essa, come da unasse centrale+, vengono calcolate e determinatetutte le domeniche dell’anno ecclesiastico. Mentrele feste fisse, come l’Annunciazione o il Natale,testimoniano l’ineluttabile eternità del tempo, Vuel-le mobili, come la !asVua e l’Assunzione, attestanoil passaggio dal tempo all’eternità.

In ultima analisi tutte le feste della chiesa, fisse o

conservato ancora oggi dalla Chiesa ortodossa. jN.d.R.kG Il Triòdion è il periodo di tempo che va dalla Domenica del fariseo edel pubblicano ai vespri del Sabato santo, mentre il Pentekostàrion vadalla Domenica di !asVua fino alla festa di Tutti i santi, che cade laprima domenica dopo !entecoste. Questi due periodi sono cosi chia-mati dal nome dei libri liturgici che ne accompagnano la celebrazione.+ Un cristiano ortodosso che vive in un paese dove la maggioranzasegue, almeno come da calendario, le feste della Chiesa di Roma, ha unachiara percezione della non centralità della festa di !asVua sia nella vitadella Chiesa che nella cultura e nelle abitudini della gente. La festadell’Anastasi jrisurrezionek è per un ortodosso la *priaab, cioè il giornodel Signore, la Domenica di tutte le domeniche. jN.d.R.k

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mobili, fanno capo a una festa mobile, la !asVua,che è la festa del cammino dei fedeli dal mondo alregno di Dio. La !asVuaP non ha una data costante nel corso degli anni. Col mistero pasVuale, che èsimultaneamente il mistero del Venerdb santo edella !entecoste, il fedele festeggia il rinnovamentoin Cristo e la sua ricerca dell’eternità. Come ricorda$rigene, il cristiano festeggia:

pregando sempre, senza mai smettere di offrire al Divino isacrifici incruenti nelle preghiere... Si obietta che noi cele-briamo jsolok le domeniche, il Venerdb santo, la !asVua e la!entecostem Bisogna rispondere: se si è un cristiano adulto,Vuando non si smette di dedicarsi alle parole, alle azioni, aipensieri del Logos di Dio che per natura è Signore, si vivesempre il giorno del Signore, e si celebra incessantementela domenica. Inoltre, Vuando ci si prepara costantementealla vera vita e ci si allontana dai piaceri della vita materia-le che ingannano molti, senza nutrire “il desiderio dellacarne”, ma anzi castigando il proprio corpo e soggiogando-lo, non si smette mai di celebrare il Venerdb santo. , anco-ra, Vuando abbiamo capito che “Cristo, nostra pasVua, èstato immolato” j NCor X,Rk e che si deve celebrare la festamangiando la carne del Logos, non vi è momento in cui nonsi faccia la !asVua, parola che significa “sacrificio per unlieto passaggio”, poichd fa passare incessantementemediante il pensiero, in ogni parola e azione dalle cose di

P Nel Nq Concilio ,cumenico di Nicea j+GXk è stato stabilito dai santi!adri di celebrare la !asVua dopo il plenilunio successivo all’eVuinoziodi primavera, il giorno dopo il sabato, cioè la domenica, non prima enon insieme alla pasVua ebraica.

Dal NXQG la Chiesa di Roma celebra la !asVua una e alle volte anche cin-Vue settimane prima della Santa !asVua, a seguito di una riforma impo-sta da Ugo Buoncompagni jpapa Gregorio nIIIk. La riforma gregorianaha imposto profondi cambiamenti nella vita della Chiesa e ha provocatoforti reazioni nella Chiesa ortodossa a causa dello spirito da cui scaturi-va il modo della sua realizzazione. Uno spirito di autoritarismo, di pote-re e di azioni unilaterali che rovesciavano tradizioni. Le reazioni eranocontro il dominio spirituale, contro la schiavitù spirituale, contro l’auto-ritarismo spirituale. Il senso della libertà della persona contro ogni tipodi autoritarismo è fondamentale alla civiltà ortodossa. jN.d.R.k

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Vuesta vita a Dio, accelerando i tempi del nostro passaggioalla città divina. Infine, se si può dire con verità: “Noi siamorisorti con Cristo” jCol G,NGi +,Nk e “ con lui ci ha risuscitatie ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù” j,f G,Ik, ci tro-viamo incessantemente nel giorno della !entecoste, sopra-tutto Vuando, saliti alla stanza superiore, come gli apostolidi Gesù, lasciamo che il nostro tempo si riempia di suppli-che e di preghiere per diventare degni “del soffio impetuo-so che scende dal cielo” ad annientare con la sua violenza lamalizia degli uomini e ciò che appartiene loro, e per meri-tare dunVue di prendere parte alle lingue di fuoco che ven-gono da Dio jAr N,N+-NPi G,G-+kX

La Chiesa vive il mistero dell’economia divina adiversi livelli: a lungo termine jnel corso di ogniannok, e a breve termine jnel corso di ciascuna set-timana e di ogni giornatak. Il tempo liturgico dellachiesa è elastico e suddiviso in modo molteplice. Siestende lungo l’intero arco del calendario annuale,ed è circoscritto in ogni singola settimana e in ognigiorno. Si distende lungo festività di grande duratache coprono ampi periodi di tempo, e si contrae infeste di breve durata che si limitano a Vualche gior-no e ora, per terminare con la divina liturgiaI.

@e/e.raEioni protratte ne/ tempo

La Quaresima, itinerario di conversione

Le feste di lunga durata sono celebrate principal-

X $rigene, Contra Celsum Q, GN-GG, in $rigene, Contre Celse IV, dd. parM. Bosset, SC NXH, !aris NWIW, pp. GGG-GGP.I Con Vuesto termine gli orientali si riferiscono sempre alla celebrazio-ne dell’eucaristia. D’ora in poi la chiameremo semplicemente “eucari-stia”, salvo nei casi in cui possa creare fraintedimenti tN.d.T.u.

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mente nel ciclo delle feste mobili, che hanno comeepicentro la !asVua. Dieci settimane prima di essaha inizio il periodo del Triòdion, le cui prime tre set-timane rappresentano l’introduzione alla Quaresimache segue, ma anche una preparazione al fine princi-pale della stessa: la conversione. “Aprimi le portedella conversione, o datore della vita”R. Questaintroduzione inizia con la Domenica del pubblicanoe del fariseo, continua con la Domenica del figlioprodigo e in Vuella di carnevale, e termina con laDomenica dei latticini. La vigilia della domenica dicarnevale, nel corso della Vuale si legge l’evangelodella seconda venuta di Cristo, è dedicata ai defun-ti. c il “sabato delle anime”Q. Infine la domenica deilatticini, considerata anche la Domenica del perdo-no, è dedicata al ricordo “dell’esilio dal paradiso delprimo uomo, Adamo”W.Il periodo seguente della Quaresima, che si protrae

per sette settimane, è simbolo della vita presente:attesa e ricerca dell’incontro con Cristo. Il credentemedita sulla sofferenza della caduta e si converte.Aspira ad affrancarsi dalla schiavitù del mondo incerca della libertà che gli è offerta da Dio. La

R Dal tropario dell’ufficio mattutino delle domeniche del Triòdion.Q I “sabati delle anime” sono due: il primo appunto viene celebrato ilsabato prima dell’inizio della Quaresima e il secondo la vigilia delladomenica delle !entecoste. La Chiesa prega per le anime dei suoi figliche si trovano al di là del tempo storico e lo fà in due momenti bendistinti e molto importanti.

La Chiesa di Roma, dopo il N+q secolo, commemora i defunti il due delmese di novembre di ogni anno jN.d.R.k. W Subito dopo il “sabato delle anime”, la memoria cioè e il ricordo di chiè in attesa della seconda venuta di Cristo, si prende atto, con laDomenica del perdono, della reale condizione umana, Vuella decadutanel tempo della morte e che prima del cammino di conversione che è laQuaresima, la si dona il perdono. Ma il perdono di Dio da solo nonbasta senza la libera scelta e la volontà di rinnovamento di ogni uomo.

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Quaresima è lo stadio in cui si svolge Vuesta lotta: laconversione che rende libero l’uomo dalla schiavitùterrena e dalla tirannia dell’amore di sd richiedemolta fatica: non un atteggiamento occasionale, maun modo di vivere.

Il digiuno non conduce in fondo a tale scopo, masolo a metà strada. Bisogna accostarvisi con umiltà,preghiera, carità e amore per gli uomini. L’uomonon segue la propria volontà, ma si sottomette aicanoni della chiesa. !er vincere la potenza del divi-sore, ci vogliono preghiera e digiuno jcf. Mt NR,GNk.Con il digiuno si ottiene infatti il dominio di sd:“Domina il ventre, prima che esso domini te”NH.

I padri della chiesa riferiscono che il primo coman-do dato da Dio all’uomo, già nell’,den, fu Vuello deldigiuno. “Tu potrai mangiare di tutti gli alberi delgiardino, ma dell’albero della conoscenza del bene edel male non mangerai, perchd, il giorno che ne man-gerai, di morte morirai” jGentile G,NI-NRk. L’uomoperò non osservò Vuel comando e fu esiliato dal giar-dino. Cristo, nuovo Adamo, cominciò la sua operadigiunando, e Vuando il divisore lo tentò rispose:“Non di solo pane vivrà l’uomo” jMt P,Pk. Il cristiano,imitando Cristo, si prepara a far ritorno al paradiso,al regno di Dio, con il digiuno: digiuno fisico e spiri-tualei digiuno dal cibo e dai peccati. Con il digiunol’uomo tiene viva la sua natura spirituale, la sua iden-tità di uomo. La nostra esperienza riguardo le conse-guenze dello sperpero alimentare ci aiuta oggi a capi-re anche le conseguenze pratiche del digiuno.

Infine la Quaresima, come osserva Doroteo diGaza, simboleggia pure una “decima” del temponella vita dei fedeli. Le sette settimane di Vuesto

NH Giovanni Climaco, Scala paradisii NP,P, !G QQ,QIXD.

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periodo, ad esclusione dei sabati e delle domeniche,formano un lasso di tempo dedicato al digiuno checorrisponde alla decima parte dei giorni dell’anno.Cosb, mentre i figli d’Israele offrivano a Dio la deci-ma parte dei loro prodotti per ottenere la benedi-zione di tutte le loro imprese, i cristiani offrono ladecima parte del loro tempo per ottenere la benedi-zione delle loro imprese e la misericordia di Dio pertutto l’annoNN.

Le domeniche Vuaresimali sono dedicate a perso-naggi e realtà che danno forza ai fedeli nella lorolotta spirituale. Nella chiesa ortodossa la primadomenicaNG è dedicata ad argomenti storici e simbo-licii la retta fede costituisce la base della vita spiri-tuale. Seguono le domeniche dei grandi asceti del-l’ortodossia: Gregorio !alamas, Giovanni Climaco einfine Maria ,giziacaN+. Al centro del tempo di digiu-

NN Cf. Doroteo di Gaza, Didascalia NX,N, !G QQ,NRQQBC.NG La prima domenica di Quaresima è dedicata alla venerazione delleicone. Il culto delle icone che ha cosi tanto diviso la Chiesa nel passato,non è una componente secondaria della fede ortodossa jN.d.R.k.N+ Gregorio !alamas nasce a Costantinopoli - Nuova Roma - nel NGWRda Costantino, il più illustre senatore romano del tempo. Dopo gli studiuniversitari, abbracia la vita monastica insieme a tutta la famiglia, e sirende a Monte Athos dove diventa discepolo del calabrese san Niceforo,dal Vuale apprende l’arte della !reghiera continua. La !reghiera conti-nua si realizza Vuando, con l’allenamento e per dono divino, l’intelettosi immerge nel cuore che invoca senza sosta il Signore. Le formule usateper giungere alla !reghiera continua sono le più varie: *prie elèisono, ilnome divino jGesùok, oppure Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbipietà di me peccatore e salvami. Nel N+PR, Gregorio !alamas viene elet-to arcivescovo di Tessalonica. Si addormenta nel Signore il NP novem-bre del N+XW, dopo aver subito varie traversie e anche persecuzioni amotivo della fede. Siamo già nel Vuattordicesimo secolo della storiadella Chiesa. Gregorio !alamas viene venerato subito come santo, e dalN+IQ si iniziò a farne memoria, oltre che alla data obituale, anche nellaseconda domenica di Quaresima.

Tra i più grandi pensatori di tutti i tempi e tra i più eccelsi teologi, sanGregorio !alamas salvò la Chiesa dal tremendo veleno del paganesimo

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no si trova la Domenica dell’adorazione della croce:

Come i viadanti che lungo una strada erta e difficile, tro-vando un albero ombroso, siedono un poco a riposarsi, erinfrancarti riprendono il cammino, cosb ora riprendiamo ilperiodo di digiuno nel difficile viaggio della nostra ricerca,mentre la croce che dona la vita viene piantata lungo ilcammino dai santi padri per donarci ristoro e sollievo, einfonderci coraggio in vista del tratto che ancora ci resta dapercorrere. j Dal Synaxaristés per la Domenica dell’adora-zione della crocek

La croce costituisce il simbolo della vita cristiana,una vita di dedizione a Dio e di libertà in Cristo. !erVuesto viene espressamente ricordata ai fedeli l’umil-tà, che rese gradita perfino la preghiera del pubblica-no, mentre viene stigmatizzata l’ipocrisia farisaica.

I padri della chiesa paragonano la Quaresima alcammino Vuarantennale di Israele nel deserto perconseguire la terra promessa. La strutturazioneliturgica della Quaresima suscita un senso di attesadella salvezza in Cristo. Le letture dall’AnticoTestamento accrescono Vuesta sensazione. Mal’Antico Testamento conduce a Cristo, che venne asalvare il mondo.

In passato la Quaresima era dedicata specialmen-

- meglio dell’ateismo -, insegnato da Barlaam di Seminara. La Chiesa,riconoscente, canta: “ Con la falce della tua parola e con sacri scritti haitroncato le spinose eresie e i bastardi germogli della zizzania, spargen-do i semi dell’ortodossia, o pontefice Gregorioo”.

La Vuarta domenica di Vuaresima è dedicata al ricordo di sanGiovanni, abate del Monastero di Santa Caterina al Monte Sinai jIqsecolok, detto il Climaco jv della scalak perchd autore del famoso trat-tato che porta il titolo “La scala del !aradiso”. In esso sono descritti gliscalini che il monaco deve salire per giungere alla perfezione: la rinun-zia a sd stessi e al mondo, la lotta contro le passioni e in particolare con-tro i pensieri, per poter giungere alla !reghiera continua e Vuindi all’u-nione con Dio jN.d.R.k.

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te alla preparazione dei catecumeni al battesimo eall’eucaristia. Anche i fedeli, tuttavia, rivivevanoassieme ai catecumeni il mistero dell’essere intro-dotti nella chiesa. “Grande è la tirannia dell’oblio”,scrive Nicola CabasilasNP. Il credente ha bisogno diricordarsi che vivrà e rivivrà ancora il mistero dellasalvezza e della propria rinascita, per non lasciarsiindurre a dimenticare. La chiesa ortodossa mantie-ne ancor oggi, che non vi sono catecumeni, struttu-re ed elementi del rituale per i catecumeni.

La Grande Settimana: verso l’incontro con loSposo

A coronamento della Quaresima viene la Settimanasanta. Il credente che ha sottostato alla fatica deldigiuno, esercitandosi all’umiltà, all’amore, nellapenitenza e nella preghiera, viene ora invitato avivere con Cristo la sua passione e risurrezione.Queste introducono al mistero delle nozze spiritua-li con lo Sposo, Cristo, e fanno accedere al suo regnoeterno.

Le celebrazioni liturgiche dei primi tre giorni sonoconsiderate spesso come liturgie nuziali. IlMercoledb santo, si celebra il mistero dell’unzionedegli infermi, in greco Efchèleon, preghiera dell’o-lio. ,sso viene conferito agli ammalati anche inVualsiasi altro giorno dell’anno, in chiesa come nellecase dei fedeli. L’uomo prende in considerazione unsolo aspetto dell’unità di anima e corpo, mentre lamalattia non è soltanto un fatto somatico, ma èanche un fenomeno che concerne l’anima. Tutti i

NP De divino altaris mysterio, GN,+, !G NXH, PN+C.

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fedeli hanno bisogno della benedizione del sacra-mento: la chiesa ortodossa presenta l’unzione degliinfermi come un elemento di accompagnamentoper la preparazione dei credenti all’eucaristia.Questo vale anche per la funzione del Mercoledbsanto, la vigilia della celebrazione della Cena.

La Cena mistica, cioè la consegna del mistero delladivina eucaristia, si festeggia il Giovedb santo. Siaccompagna, solitamente, alla sua celebrazione, lalavanda dei piedi dei presbiteri da parte dei vescovi:“I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su diesse e i grandi esercitano su di esse il potere. Tra voinon sarà cosii ma colui che vorrà essere il primo fravoi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere ilprimo fra voi, si farà vostro schiavo” jMt GH,GX-GRk.

Cristo non è morto sulla croce perchd i suoi seguacipossano vivere comodamente, ma perchd lo imitino esiano cosi liberati con fatica e dolore dal peccato. Cosbpotranno vivere una vita nuova da uomini risorti. ,non potranno risorgere se prima non moriranno.

La morte è più forte della vita umana. Chi muorecon Cristo, però, muore nell’ipostasi della vera vita,della vita più forte della morte e che ha vinto lamorte. Cristo, che è presente nei secoli, è lo spaziodell’eterna presenza degli uomini, la terra dei viven-ti. !er Vuesto la chiesa può promettere ai morti diricordarli in eterno. L’uomo non è delimitato dallasua ipostasi biologica. La sua vita non si identificacon la sua biografiai oltrepassando la propria indi-vidualità, egli si avvicina al suo prossimo e nel pros-simo vede il Cristo che ha vinto la morte.

Il Venerdb santo porta in grembo la risurrezione. Ibambini sono soliti passare sotto il sepolcro che sitrova addobbato di fiori in mezzo alla chiesa. In

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molte parrocchie dopo la processione al sepolcro,l’Epithafios, i sacerdoti lo tengono sollevato in alto,sopra la porta del naòsNX, in modo che i fedeli passi-no sotto e ritornino al naòs. Questo passaggiorichiama una nuova nascita. Dalla tomba di Cristonasce l’uomo nuovo. c una partecipazione simboli-ca alla morte del Cristo, morte che porta in seno larisurrezione. Rappresenta un richiamo alla memo-ria del proprio battesimo. Non solo una volta, maogni giorno, sempre, il fedele deve patire, morire, erisorgere con Cristo.

1a//a ris7rreEione #i @risto a//a santiDi%aEione #i ogni 7omo

Il culmine e l’architrave di tutto il periodo festivo èla !asVua: il passaggio dalla terra al cielo, dallamorte alla vita: “ Giorno di risurrezioneo Riluciamodi gioia, o popoli. !asVua del Signore, !asVuao!erchd è dalla morte alla vita, dalla terra al cielo cheCristo Dio ci ha fatti passare, noi che cantiamo Vue-st’inno trionfale”NI. La !asVua è la “festa delle feste,la solennità delle solennità”NR. “Festeggiamo lamessa a morte della morte, la distruzione dell’Ade,l’inizio di una nuova vita, Vuella eterna”NQ. Nellaliturgia pasVuale, con l’eucaristia, il cristiano pren-de parte al regno di Dio, e contemporaneamente

NX Letteralmente: “tempio”. c la parte centrale delle chiese orientali,accessibile a tutti, a differenza dello ieròn, che è separato da essamediante l’iconostasi tN.d.T.u. NI Canone pasVuale di san Giovanni Damascheno, Heirmòs della !rima$de.NR Canone pasVuale, Heirmòs dell’$ttava $de.NQ Canone pasVuale, Tropario della Settima $de.

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prega di comunicare “in modo più pieno al giornosenza tramonto del regno”NW.

La festa della risurrezione è anche festa dell’amore.Nei vespri pasVuali, detti anche vespri dell’agape,viene letta la pericope evangelica in diverse lingue:simbolo dell’amore e della riconciliazione delle genti.

Con la !asVua inizia un nuovo periodo per ciò cheriguarda le feste mobili: il periodo del Pentekostarion.,sso dura otto settimane, simbolo della vita futura.Tuttavia, mentre nell’Antico Testamento l’uscitadall’,gitto jla pesach ebraicak viene completata con laconsegna della Torà al Sinai, nel Nuovo Testamento lapasVua cristiana è portata a compimento con l’effusio-ne dello Spirito santo, nel giorno di !entecosteGH. Il cri-stiano accoglie nel proprio cuore lo spirito di Dio epregusta già oraGN, nella vita presente, le primizie diVuella futura. In mezzo a un mondo di rovina prendevita la gioia della risurrezione.

Quaranta giorni dopo !asVua si festeggial’Ascensione del Signore. Con l’Ascensione vienecompletata l’opera dell’economia divina in Cristo.La natura umana è innalzata alla gloria di Dio: “MaDio... mentre eravamo morti per i peccati, ci ha fattorivivere con Cristo ... e con lui ci ha risuscitati e ci hafatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù” j,f G, P-Ik.

Dieci giorni dopo l’Ascensione, la settima domeni-ca dopo !ascVua, si festeggia la !entecoste. La vigi-

NW Canone pasVuale,Tropario dela Nona $de.GH Cf. A. Schmemann, He Ekklesia proseuchoméne, Athdne NWWN, pp.NHN-NHG. GN “nonostante il ritardo della parousia il nuovo eone è già cominciato”scrive san !aolo, Saul di Tarso nella sua Lettera ai Romani. Il camminodella perfezione cristiana è difficile e pieno di ostacoli. Il cristiano viveVuesta esperienza di uomo nuovo liberato in modo radicale e agisce inmodo trasgressivo. Si trova continuamente in uno stato permanente dieccezione. , lo fa in piena libertà all’interno di un contesto libero jN.d.R.k.

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lia di Vuesta festa è dedicata ai defunti: il “sabatodelle anime”. c il secondo sabato delle anime nelcorso dell’anno liturgico, e si trova nuovamente nelVuadro delle feste mobili. I morti non sono neltempo del mondo, ma si trovano già, prima del giu-dizio finale, nel tempo eterno che verrà. La Chiesaprega incessantemente per i suoi figli e non solo percoloro che sono ancora in vita, ma anche per Vuan-ti sono morti. Il giorno di !entecoste si rivolge dinuovo un’ampia preghiera per i defunti.

La !entecoste offre agli uomini i frutti dell’operaliberatrice e innovatrice del Cristo. ,gli stesso disseai suoi discepoli: “c bene per voi che io me ne vada,perchd se non me ne vado, non verrà a voi il!araclitoi ma Vuando me ne sarò andato, ve lo man-derò” jGv NI,Rk. ,ssa è il giorno della discesa delloSpirito. c il giorno della costituzione della Chiesa, lacomunità dei figli di Dio. !er Vuesto anche all’ordi-nazione dei vescovi si canta l’inno della !entecoste:“Tutto procura lo Spirito santo, fa sgorgare le profe-zie, istituisce i sacerdoti, dà sapienza agli illetterati,fa teologi i pescatori. ,sso sostiene e compaginal’intera struttura della chiesa”GG.

Certo spesso la chiesa s’irrigidisce nel suo aspettoistituzionale e dal terreno della comunione con Diocade in ciò che separa l’uomo da Dio. Dove si verifi-ca una tale situazione, essa spegne Lo Spirito. Ma lachiesa nella sua essenza è il luogo ove si manifestalo Spirito. c dominio di autentica libertà, dellalibertà che trascende il mondo, la rovina e la morte:“Dove è lo Spirito del Signore, la è la libertà” jGCor+,NRk. c, come insegna la tradizione ortodossa, “lacomunione degli uomini che vivono la theosis”.

GG Sticheròn dei Grandi vespri della !entecoste.

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La !entecoste è l’ultima grande festa mobile. ,tuttavia il ciclo delle feste del Pentekostàrion, e conesso il ciclo completo delle feste mobili, non termi-na con Vuesta festa, ma con Vuella di Tutti i santiG+.L’opera di rinnovamento attuata da Cristo, e ingenerale tutto ciò che accadde con la sua morte, ris-surrezione e ascensione, è avventuto per la santifi-cazione degli uomini. !er Vuesta ragione alla finedelle festività mobili e come loro compimento èposta la festa di tutti i santi: fine della storia e del-l’economia divina, simbolo della Gerusalemme cele-ste, del regno di Dio.

La festa di tutti i santi abbraccia l’intera storiaumana, lega fra di loro presente, passato e futuro,unisce il cielo con la terra, il tempo con l’eternità.Nel giorno di tutti i santi, come scrive il Synaxàriondella chiesa ortodossa: “Festeggiamo tutto ciò che loSpirito santo ha santificato dandoci ogni bene ... ordini angelici, progenitori e patriarchi, profeti eapostoli, martiri e gerarchi, ieromartiri e osiomarti-ri, santi e giusti, tutti i cori delle sante donne, e tuttigli altri santi di cui non conosciamo il nome, con iVuali siano anche coloro che verranno”.

G+ La festa di Tutti i santi si celebrava anche dalla Chiesa di Roma ladomenica dopo !entecoste. In ambiente franco-germanico, nel In secolo,la festa cominciò a spostarsi al primo novembre, forse come surrogato diVualche ricorrenza pre-cristiana. A Clunp, in Borgogna, attorno al NHHP sicominciò a ricordare tutti i defunti il giorno successivo, il G novembre. In$ccidente, dopo il nIII secolo e con l’invenzione del !urgatorio, Vuest’ul-tima ricorrenza ebbe uno straordinario successo jN.d.R.k.

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'e Deste Disse: /(eternit> resa presente ne/ tempo

$ltre alle feste mobili che presentano, anzitutto, ilcarattere escatologico della chiesa e la sua uscita dalsecolo presente verso l’eternità, ci sono, come abbia-mo segnalato, le feste fisse, che annunciano la santi-ficazione del tempo e la venuta in esso dell’eterno.L’Annunciazione, il Natale, l’,pifania, le feste dedica-te alla madre di Dio e le feste degli angeli e dei santiaccentuano soprattutto il farsi presente nel tempodell’eternità. Cristo venne nel mondo come figliodella Vergine. Nella persona di Maria si completò lapreparazione dell’umanità, che si è realizzata emi-nentemente nell’Antico Testamento. Maria, con lasua completa umiltà e dedizione a Dio rese possibileil farsi uomo di Dio: “$ggi è il giorno principale dellanostra salvezza e la manifestazione del suo misterodall’eternità”GP. La festa dell’Annunciazione rinnovala manifestazione del mistero dell’incarnazione divi-na.

!arallelamente la Vergine, con la sua totale umil-tà e sottomissione a Dio, diviene archetipo e proto-tipo della vita cristiana: l’uomo non deve fare nien-t’altro che affidarsi a Dio, per ricevere la sua graziasalvifica e rigenerante. L’uomo, con i pensieri, leparole e le opere, con tutti i suoi sforzi etici, non puòfar altro che mettere da parte e superare gli ostaco-li e le debolezze della sua natura umana, per riceve-re forza nella grazia di Dio.

L’uomo si trova nella vita faccia a faccia con il pro-prio male e le proprie debolezze. )a bisogno di

GP Apolytikion della festa dell’Annunciazione.

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combattere in continuazione per riguadagnarsi lalibertà. Rimanendo fedele alla volontà di Dio, ottie-ne la libertà che lo riscatta da ogni potere, anche daVuello della morte. Questa è senz’altro la condottadi Cristo, che come uomo si sottomise pienamentealla volontà del !adre. c l’atteggiamento mostratodalla risposta di Maria all’angeloi il suo amore asso-luto e la sua dedizione a Dio sono la sua libertà e lasua autentica verginità: è ciò che ha reso possibilel’incarnazione di Dio.

Il Natale è la festa del Dio che si fa uomo: “$ggi ènato dalla Vergine colui che tiene in pugno tutto ilcreato”GX. Il Dio senza principio e senza tempo nasceuomo nel tempo, per salvare l’uomo. Il corpo dirovina che l’uomo si era acVuistato con la caduta,viene rinnovato dall’incarnazione di Dio. La festadell’incarnazione di Dio è al tempo stesso festa dellathéosis dell’uomo. Dio divenne uomo, per renderel’uomo divinoGI. La théosis è offerta come possibili-tà e Dine 7/timo dell’uomo dal momento dell’in-carnazione di Dio. , il nostro modo di computare ledate parte dalla nascita di Cristo: è la svolta decisi-va della storia. L’uomo che voleva diventare Dio e fuingannato, ora è divinizzato in Cristo.

!iù antica ma anche più radiosa della festa delNatale è Vuella della TheofaniaGR. Durante il battesi-mo di Cristo nel Giordano a opera di Giovanni, simanifesta la Trinità: “$ggi Cristo è venuto a farsi

GX Idiòmelon dell’ora nona del Natale.GI Cf. Athanasio di Alessandria, De incarnatione Verbi XP, +, !G GX,NWGB. GR “Ricorda con gioia la festa di un tempo, pieno di gloria il giorno pre-sente. In Vuella i magi adorarono il Salvatore. In Vuesto il servo elettobattezza il Signore. Là i pastori che erravano nei campi videro e rima-sero stupefatti, Vui la voce del !adre proclama il Figlio Unigenito”jDoxastikòn per i vespri della Veglia delle lucik.

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battezzare nel Giordano, oggi Giovanni tocca il capoal Signore”GQ. Cristo, che viene battezzato daGiovanni è chiamato Figlio di Dio dalla voce del!adre e dalla discesa dello Spirito santo sotto lesembianze di una colomba. Questa è la Theofania, lamanifestazione della santa Trinità. Chi crede inCristo è battezzato nel nome della Trinità. Con l’im-mersione nell’acVua muore l’innamorato di sd, e chiama se stesso è un peccatore, e con l’emergere dalleacVue nasce l’uomo nuovo nella libertà di Dio.Questa nuova vita è possibile solo mediante il donodello Spirito santo, e lo Spirito agisce nella comuni-tà dei fedeli che è chiamata chiesa. La piena incor-porazione nella comunità si realizza con l’unzionericevuta subito dopo il battesimo.

Qualsiasi cosa faccia l’uomo, la sua lotta contro l’a-more di sd, il combattimento contro il divisore econtro il male jcoltivando ad esempio la virtù e ilbenek si realizza con l’aiuto dello Spirito. Con talegrazia ognuno viene unito a Cristo e alla comunitàdei credenti. D’altronde ciascuno porta in sd la pie-nezza di Cristo. !er Vuesto va trattato come Cristo,e non bisogna guardarlo come una monàde anoni-ma in mezzo a una totalità impersonale, che sareb-be la chiesa. L’uomo come persona e parte dellachiesa di Cristo è raffigurato iconicamente nel Diotriunitario.

La festa della Trasfigurazione assume un postocentrale e un significato primario nella chiesa orto-dossaGW. Cristo diede ai suoi discepoli durante la sua

GQ Sticheròn idiomelon delle Teofanie di ,nnon.GW Nella chiesa antica le feste più importanti, dopo la !asVua, erano laTheofania jla festa delle lucik, il sei di gennaio - in pieno inverno - e laMetamorfosi jTrasfigurazionek il sei di Agosto - in piena estate -, che èla festa della luce eterna. La tradizione vuole che il giorno della

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trasfigurazione la possibilità di vedere, per Vuantosia possibile all’uomo, la gloria della sua divinità.Contemporaneamente, la trasfigurazione di Cristo èconferma della sua divinità e accenno al suo cam-mino volontario verso la morte. Nonostante sia Dioe possa sfuggire alla morte, egli si sottomette comeuomo alla passione e alla morte. , di nuovo la vocedel !adre conferma la divinità del Figlio, al Vuale gliuomini sono invitati a obbedire.

'a %5iesa orto#ossa ; /a %5iesa #e//a traFsDig7raEione< %5e preDig7ra e %onDerma i/rinnoGamento #e//(7niGerso: t7tto i/mon#o< /a stessa materia< si trasDig7ranoper graEia= 'a g/oria #i 1io< %5e i #is%epo/iGi#ero s7/ monte Ha.or< non D7 aDDatto 7nDenomeno transitorio: era /(eterna /7%e#e//a s7a #iGinit> a %7i /(7omo p7I parte%iFpare in @risto e %5e sempre si maniDesta%ome anti%ipo #e//a %ontemp/aEione #i 1ioDa%%ia a Da%%ia=

$ltre a Vueste feste cristologiche fisse, vi sono -come abbiamo detto - anche le feste della Vergine,che sono fisse, come pure lo sono Vuelle dei santi. Isanti sono+H le membra del corpo di Cristoi le loro

Metamorfosi siano benedette l’uva e non a caso. c la goccia della piog-gia che sulla terra con l’uva diventa vino ed è il vino che si trasforma insangue di Cristo durante l’eucaristia con la luce dello Spirito santo. ,dè Vuesto sangue, Vuesta luce che il cristiano riceve con la comunione.Nella chiesa ortodossa la comunione è integrale jN.d.R.k. +H “La chiesa fa sorgere santi che hanno la grazia di Dio in vasi di argil-la, che vivono dentro la luce della trasfigurazione e vengono condotti daDio al martirio e al sacrificio, non all’instaurazione violenta di un sedi-cente Stato di Dio. I santi della Chiesa non sono semplicemente opera-tori sociali o filantropi o taumaturghi. Mettono in comunione la perso-na umana con la persona di Cristo, conducono alla Divinità increatal’uomo creato, provocano in lui non un semplice miglioramento o per-

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feste, che colorano i giorni dell’anno ciascuna concarattere proprio, santificano il tempo e lo trasfigura-no nella luce di Cristo. Anche per Vuesto, ogni festa,termina con la celebrazione dell’eucaristia e con lacomunione dei fedeli. Cosb, il sacramento dell’eucari-stia, la !asVua cristiana, comprende e unisce tutte lefeste della chiesa, Vuelle mobili come Vuelle fisse.

I %i%/i /it7rgi%i #i .reGe #7rata

La celebrazione a breve termine dell’opera dell’eco-nomia divina si realizza con il ciclo settimanale econ gli uffici Vuotidiani della chiesa.

Nell’Antico Testamento la settimana rappresenta-va il tempo della creazione del mondo. Il suo setti-mo giorno, il sabato, è il giorno del riposo di Dio. Inesso, l’israelita prende parte al riposo divino e onoral’artefice della creazione. La Chiesa custodb il ciclosettimanale, ma vi diede un nuovo contenuto eorientamento.

Nella chiesa il ciclo settimanale mantiene sostan-zialmente il carattere del ciclo delle feste mobililungo l’anno. Gli eventi da festeggiare non sonolegati a date precise ma ai giorni della settimana.Molte feste mobili, poi, come pure Vuelle fisse cele-brate su lunghi periodi di tempo nel corso dell’annoliturgico, vengono ripetute anche nel ciclo settima-nale. Il lunedb è il giorno degli spiriti incorporei, ilmartedb Vuello del !recursore, il mercoledb diMaria, il giovedb degli Apostoli e di san Nicola. Inmodo particolare, poi, il mercoledb, il venerdb e il

fezionamento morale, ma un cambiamento ontologico della natura del-l’uomo” Bartolomeo I, patriarca ecumenico jN.d.R.k.

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sabato conservano a grandi linee il carattere cheassumono durante la celebrazione della Settimanasanta. I digiuni del mercoledb e del venerdb sonolegati immediatamente al tradimento di Giuda ealla crocifissione di Cristo. Il sabato mantenneanche nella chiesa il suo carattere festivo veterote-stamentario, acVuisendo però un contenuto ulterio-re. Alla cessazione dell’opera del Creatore si aggiun-se anche la cessazione dell’opera di rinnovamentodel mondo. Il sabato per la chiesa è il giorno “in cuil’Unigenito Figlio di Dio si astenne da tutte le sueopere”+N. Cosb, anche Vuesto giorno assume unintenso carattere liturgico ed è legato strettamentealla celebrazione dell’eucaristia. c tipico che anchedurante il periodo Vuaresimale, in cui non è con-sentita la celebrazione Vuotidiana dell’eucaristia, ilsabato faccia eccezione.

Il giorno festivo per eccellenza per la chiesa è peròla domenica. Su essa, sopratutto, si basa l’interociclo festivo settimanale. La domenica non è solo ilprimo giorno della settimana, giorno d’inizio dellacreazione, ma è anche l’ottavo giorno, giorno dellarisurrezione - Anastasi, gioia mia! Cristo è risolto!- di Cristo e del rinnovamento del mondo. La chiesanon festeggia la risurrezione solo una volta all’anno,ma lo fa di domenica in domenica. La domenicacome “ottavo giorno”, giorno della risurrezione, tra-scende il tempo e conduce all’eternità+G. !er Vuestomotivo essa è il giorno più adatto alla celebrazionedell’eucaristia.

Nell’ufficio del mattino, la domenica, dopo la let-tura dell’evangelo della risurrezione, si canta l’inno:

+N Doxastiaòn del mattutino del Sabato santo.+G Cf Gregorio di Nissa, In inscriptiones psalmorum G,X !G PP, XHPD.

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“Noi che abbiamo contemplato la risurrezione diCristo...”. Simeone Nuovo Teologo osserva:

Come mai lo Spirito santo ci spinge ora a dire - come se l’a-vessimo veduta, mentre di certo non l’abbiamo veduta -“Noi che abbiamo contemplato la risurrezione di Cristo”,mentre il Cristo è risolto una volta sola mille anni fa eanche allora nessuno lo vide risorgerem Forse che la divinaScrittura vuol farci mentirem Niente affatto: ci esorta, alcontrario, a dire la veritài ad affermare, cioè, che in ciascu-no di noi fedeli si compie la risurrezione di Cristo++.

Cosb il cristiano pregusta la risurrezione non solodopo la morte corporale, ma prima ancora che essasopraggiunga.

Il ciclo Vuotidiano, infine, lega i momenti princi-pali della giornata alle tappe fondamentali dell’ope-ra divina. Cosi è per il pomeriggio, la sera, la mezza-notte, l’alba, la prima, la terza, la sesta, e la nona oradel giorno. Con la preghiera pomeridiana, il vespro,comincia il ciclo Vuotidiano di preghiera. Il vespro èlegato in modo particolare alla creazione delmondo, mentre la preghiera del dopo cena al ricor-do della morte+P. La preghiera notturna si riferiscealla risurrezione e alla seconda venuta del Signore+X,mentre l’alba è legata alla venuta di Cristo e all’abo-lizione della tenebra, soprattutto grazie alla manife-stazione di Cristo, vera luce che illumina l’uomo.L’ora terza è l’ora della crocifissione di Cristo e l’oranona l’ora della sua morte.

Nelle celebrazioni Vuotidiane che hanno come

++ Catecheses 13, in Simone il Nuovo Teologo, Le catechesi, a cura diU. Neri, Roma NWWX, p. GQI.+P Cf. Simeone di Tessalonica, De sacra precatione GWW-+HH, !G NXX,XX+ AC.+X !er approfondimenti cf. A. *alpvopoulos, Chronos teléseos tistheias Leitourghias, Thessaloniai NWQG, p.QN.

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punto di partenza il tempo è evidente la presenza diDio e l’operare della sua economia nel mondo. Taliuffici hanno fondamentalmente il carattere dellefeste fisse che introducono l’eternità nella storia. Glieventi da celebrare sono collegati a determinate oredel giorno. Ma anche Vuesti uffici culminano e sonoricapitolati nella celebrazione dell’eucaristia, chenon è definita dal tempo, ma piuttosto è l’eucaristiache definisce il tempo.

'(e7%aristia: %on%entraEione #e/ tempoe apert7ra a//(eterno

c un dato caratteristico che l’eucaristia non abbiaalcun rapporto particolare con ore determinate dellagiornata, nd sia legata dal proprio contenuto in modoesclusivo a un certo periodo del giornoi essa invece èpriva di legami temporali e può essere celebrata aVualsiasi ora+I: al mattino, al pomeriggio o alla sera.Liberato dal tempo il cristiano vive nella vita di tutti igiorni il “regno benedetto di Dio”. ,gli festeggia lapasVua del Signore. Tutte le feste della chiesa culmi-nano nell’eucaristia, nella pasVua. In una pasVua chepuò essere festeggiata Vuotidianamente con la cele-brazione eucaristica, pasVua giornaliera.

$gni celebrazione eucaristica è una vera pasVuaripetuta nel tempo. Tutto ciò che avviene in essa,accade per ciascuno in modo irripetibile. Al tempostesso, l’eucaristia è una costante ripetizione: ripeti-zione dell’irripetibile cena mistica e dell’irripetibileunione del fedele con Cristo. Come la nascita dell’uo-

+I “Non è il tempo che impone l’ora per la celebrazione dell’eucaristia,bensi l’eucaristia a imporre ordine al tempo” . *alpvopoulos, op. cit. p. WH.

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mo, cosi anche la sua rinascita è una singolare e irri-petibile trascrizione: la prima a livello della natura,mentre la seconda a livello spirituale. La liturgia èopera di Dio, e come sua opera trascende il tempo eraggiunge l’eternità. Già la celebrazione della cenamistica prima della morte sulla croce stravolge iltempo della storia e sopprime il succedersi deltempo+R. Il Cristo che viene portato come nutrimentoe come bevanda ai discepoli non è ancora stato croci-fisso, e i discepoli che prendono parte al suo corpo eal suo sangue non possiedono ancora la prova dellasua morte. La cena mistica rende presente il sacrificioche ancora non ha un proprio valore storico. Il sacri-ficio della croce fonda il sacramento che già è statoconsacrato nella liturgia eucaristica.

!artecipando alla celebrazione del mistero e acco-standosi all’eucaristia, il fedele trova l’unico ed eter-no frutto della sua rigenerazione in Cristoi senza ces-sare di essere nel tempo, egli prende tuttavia parteall’eternità. Il solo accostarsi all’eucaristia basterà arinnovarlo, dato che, man mano che sopporta larovina e l’alterazione portate dal tempo, si avvicinasempre più al mistero. $gni passo verso l’eucaristiaè un passo in avanti verso il mistero dell’unità conCristo, è l’avvicinamento e il procedere verso l’indis-solubile e perennemente rinnovata comunione deidivinizzati: la chiesa. Talvolta, ciò che è vero neltempo, non appartiene al tempo, ma all’eternità, eciò che è vero e ripetuto nel tempo, non è più circo-scritto dal tempo, ma si estende verso l’eternoi anchese ogni eucaristia è una ripresa dell’unica e irripeti-bile eucaristia della cena mistica+Q.

+R Cf. Archimandrita Sofronio, Opsòmetha tòn Theòn kathòs esti,Maldon NWWG, p. +IH

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Il mistero dell’eucaristia, come il mistero checustodisce la vera vita del credente, è anche il miste-ro che custodisce la sua vera memoria: la memoriadi tutti i frutti dell’agire divino, cosb come i fruttidella storia umana, nella loro prospettiva escatolo-gica. Ae/ mistero #e//(e7%aristia a..iamo /apiJ gran#e %on%entraEione tempora/e: i/ preFsente ; 7nito a/ passato e a/ D7t7ro< mentre/(8a#esso9 si esten#e Gerso i/ 8per sempre9=

Questa concentrazione del tempo viene definitacon grande saggezza nelle liturgie ortodosse. Nelleintercessioni dell’anaforà di Basilio si dice:“Memori dunVue, Signore, anche noi della tua pas-sione apportatrice di salvezza, della croce che dà lavita, della sepoltura per tre giorni, della risurrezio-ne dai morti, della tua ascensione in cielo, della tuasessione alla destra del !adre, e della tua secondavenuta, gloriosa e terribile”. Allo stesso modo,secondo l’anaforà di Giovanni Crisostomo, si osser-va: “Memori del tuo comando salvifico e di tutto ciòche è avvenuto per noi: della croce, del sepolcro,della risurrezione dopo tre giorni, dell’ascensione aicieli, della sessione alla destra, della seconda e glo-riosa venuta”. Come risulta evidente, la liturgia nonsi riferisce solo al passato, ma anche al futuro. Nonsi presenta solo come ricordo delle cose apparte-nenti al tempo perduto, e guadagnato per la chiesa,

+Q “Con un’unica oblazione egli ha reso perfetti per sempre Vuelli chevengono santificati” j,b NH, NPk. D’altronde san Crisostomo scrive inproposito: “Questa mensa è la stessa di allora e non è affatto inferiore aVuella. Non è vero che in Vuella agiva Cristo e in Vuesta agisce un uomo.Questo è lo stesso cenacolo dove allora erano riuniti Gesù e gli aposto-lii di là essi uscirono per andare al monte degli Ulivi””. Hom in Matth.QG, X, in Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di san Matteo III,Roma NWIR, p. +HN.

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ma anche come familiarità con ciò che attendiamo.Con Vuesta concentrazione liturgica del tempo

non è proposta al credente una liberazione senti-mentale dai vincoli del sensibile, bensb il reale tra-scendimento in nome del rapporto con la presenzatrascendente di Cristo. , il tempo liturgico, con ilfarsi presente dell’economia divina e il ricordo deisanti e di Maria, estende nella storia l’edificazionedel corpo di Cristo, la chiesa. Tutta la vita dei fede-li, come ogni loro tentativo, giorno dopo giorno, dirispondere alla chiamata di Dio e di osservare i suoicomandi, ha bisogno dell’eucaristia. $gni peccato emenzogna nella vita di tutti i giorni e nel camminodella storia cercano rimedio e correzione nell’osser-vanza del “comando salvifico” di celebrare l’eucari-stia. , l’attenzione messa nel corrispondere aicomandi di Dio, e a Vuesto comando che riguarda inmodo più specifico la nostra salvezza, ci riscattadalla schiavitù del peccato e della morte, e ci condu-ce ad assaporare la vita eterna: “, io so che il suocomando è vita eterna” jGv NG, XHk.

Questa vita eterna non è astratta e priva di fonda-mento: è Dio stesso che si è fatto uomo e si è mani-festato al mondo in Cristo. La fede nell’uomo-DioCristo e il riconoscerlo come capo della chiesa rendepossibile la trasformazione del tempo e la parteci-pazione alla vita eterna.

L’uomo che fu creato “a immagine di Dio” mantie-ne intatto il carattere della sua natura e il significa-to della sua essenza come punto dal Vuale partireper fare memoria di Dio. !iù specificamente, però,per il cristiano la memoria di Dio si concretizzanella memoria di Cristo e della sua opera di rinno-vamento nel mondo. !er Vuesta ragione anche il

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contenuto della memoria di Cristo è la chiesa stessacome corpo di Cristo. @entro e# essenEa #e//a%5iesa %orpo #i @risto ; i/ mistero #e//(e7%aFristia=

Come osserva Nicola Cabasilas, l’intera economiadivina in Cristo è resa presente dalla celebrazioneeucaristica, che ha nel pane una sorta di rappresen-tazione simbolica. Cosb vediamo nel pane il Cristoche si manifesta come bambino, viene guidato allamorte, crocifisso e colpito con la lancia+W. !oi vedia-mo lo stesso pane trasformarsi nel corpo di Cristo,che si è sottomesso davvero a tutte Vueste cose, èrisorto, è salito al cielo e siede alla destra del !adre.Infine, come al compiersi dell’opera di Cristo, sceselo Spirito santo, cosb al termine della celebrazioneeucaristica è proclamata l’effusione dello stessoSpiritoPH.

La visione sinottica di tutti Vuesti avvenimentiinseriti in un presente liturgico indivisibile e che vaoltre il tempo non è una concezione romantica - ouna costruzione scenica anche se pur di enormesuggestione - dei teologi o degli innografi della chie-sa, ma è per cosb dire suggerita dalla natura e dalprocedere degli stessi avvenimenti. Cristo, che visee operò nello spazio nel tempo come persona stori-ca, è contemporaneamente anche il Signore dellagloria: “Io sono l’A e l’omega, dice Signore Iddio,colui che è, che era e che viene” jAp N, Qk. c ilSignore della storia, che non rimase al di là o al difuori del tempo, ma è colui che dà senso e continui-tà al tempo e ne riempie ogni istante. Le opere della

+W Gesti e riti che fanno parte della preparazione jprosaomidbk del paneeucaristico.PH Cf. Nicola Cabasilas, De divino altaris mystirio, !G NXHm PXG BC.

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vita di Cristo, Vuando vengono tutte legate a lui eriunite nel suo corpo, santificano e trasformano iltempo. In Vuesto modo, ogni tempo diviene temposacro. $gni giorno, ogni istante sono sacri, perchdvasi di eternità. Cosb anche ogni spazio diventasacro, perchd santificato mediante un culto spiri-tualePN.

Hempo /it7rgi%o e tempo %osmi%o

Cosb il mistero dell’economia divina in Cristo, cheha portato a compimento una volta per sempre lastoria, viene celebrato nella chiesa nelle feste dibreve e lunga duratai è concentrato in ogni giornatae si estende lungo la totalità del tempo: ora e sem-pre. , la vita di Vuesto mistero nel tempo liturgico sipresenta come estensione verso il futuro, che vienereso presente a più riprese. $gni giorno, ogni setti-mana, ogni anno vengono celebrate le stesse perso-ne, i medesimi eventi, ma in modo nuovo. La ripre-sa della medesima festa è al tempo stesso un nuovomistero. c la vita dello stesso mistero nei dati ognivolta nuovi e irripetibili della vita del credente. Iltempo liturgico viene riprodotto, come un movi-mento lineare attuato a diverse riprese.

Ciò che la chiesa è per il mondo, il tempo liturgicolo è per il tempo cosmico. Come nella chiesa vienesalvato e trasfigurato l’intero cosmo, cosb nel tempoliturgico viene salvato e trasfigurata la totalità deltempo. Il tempo del mondo diviene tempo dellachiesa e come tempo della chiesa dà inizio al miste-ro del rinnovamento di ogni cosa. Il tempo liturgico

PN “Viene l’ora in cui nd su Vuesto monte, nd in Gerusalemme adorere-te il !adre... Dio è Spirito” jGv P, GN-GPk.

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trasforma il tempo naturale e trasferisce dal “tipo”alla verità, dalla provvisorietà all’eternità, dal crea-to al Signore. “Dio, infatti, non desiderando che gliuomini onorassero i giorni, ordinò che venisseroonorati solo il sabato, i noviluni e le feste ... ma ordi-nò altresb che lui stesso fosse onorato simbolica-mente attraverso i giorni”PG.

Dietro ai simboli si trova ciò che viene simboleg-giatoi dietro alle feste, il Signore che viene celebra-to. Cristo è il sabato, il riposo degli uominii è la!asVua, liberazione di chi è prigioniero del peccatoiè la !entecoste, principio e fine degli esserii è lacausa e lo scopo di tutte le cose. Cosb il tempo operacome innalzamento della creatura verso il Creatoreincreato. , l’uomo, che vive nel tempo, riconosceDio e viene liberato dalla schiavitù della creazione.Non guarda al tempo come al signore della propriavita, ma come a un dono fattogli dal Signore.

Infine, il tempo liturgico è manifestato nell’icono-grafia della chiesa. Qui il tempo non è contemplatocon il suo scorrere naturale, ma è concentrato in uneterno presente. !ersone vissute in diversi periodidella storia oppure eventi cronologicamente lontanil’uno dall’altro, sono resi contemporanei e possonoessere colti con un unico sguardo in un eterno“ora”P+. In Vuesta prospettiva si può comprendereanche la presenza di rappresentazioni iconografichedei donatori o dei fondatori degli edifici santi accan-to a Vuelle del Signore o dei santi. Ma una manife-stazione più sinottica ed espressiva del tempo litur-gico la si ha nella stessa chiesa in cui si celebra l’eu-

PG Massimo Confessore, Quaestiones ad Thalassium, !G WH, RXRB eDiversa capita X, PI, !G WH, N+IQB.P+ Cf. *. *aloapris, I zographikì tis Orthodoxias, Thessaloniai NWRG,pp. GHR ss.

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caristia: profeti, apostoli, martiri, santi, la Vergine eil Signore pantokràtor, assieme a tutti i fedeli riuni-ti a celebrare, portano a pienezza una comunionedivino-umana, che trascende i limiti dello spazio edel tempo.

K5eorg5ios LantEari#is jSalonico NW+Xk, è professore dietica e di sociologia del cristianesimo alla Scuola theologicadell’Università di Salonico. Frofondo conoscitore degli scrittidei padri della chiesa è autore di diversi libri dedicati in parti-colare allo studio di San Gregorio !alamas.

“Il tempo liturgico” è stato pubblicato in Chrònos kaì ànthro-pos, Thessaloniai NWWG, pp. NGI-NXG. La traduzione dal greco èdi Gheorghios *aralis. La presente traduzione è stata pubblica-ta in italiano, nel NWWI, nella collana Testi di spiritualità orto-dossa nq NQ delle ,dizioni QiVaron del Monastero di Bose a cuiva tutto il nostro affetto e ringraziamento.

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AL,nAND,R SC)M,MANN

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Questo scritto di A. Schmemann è stato pubblicato per la primavolta, con il titolo “The Missionarp Imperative” nel lontanoNWIN, in The Theology of Christian Mission, ed bp G. ).Anderson, NeT wora NWIN, pp. GXH-GXR. La presente traduzio-ne è apparsa in italiano nel NWWI, nel fascicolo La missione, pie-nezza della chiesa, della collana Testi di spiritualità ortodossanq NG delle ,dizioni QiVaron del Monastero di Bose a cui vatutto il nostro affetto e ringraziamento.

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Fino a poco tempo fa, la chiesa ortodossa orientaleera ritenuta in occidente una chiesa non missiona-ria. ,ra opinione in Vualche modo diffusa che ilgrande movimento missionario, che aveva segnatoin modo cosb profondo l’occidente cristiano negliultimi secoli, fosse passato a fianco del cristianesi-mo “statico” dell’,st senza esercitare alcun influssosu di esso. Questa percezione sembra aver persoforza ai nostri giorni: nuove ricerche a carattere sto-rico hanno chiarito in modo piuttosto netto che irisultati ortodossi nel campo della missione, seppu-re diversi da Vuelli dell’occidente, sono nondimenoimportanti e notevoli. Lo scopo che ci poniamo inVuesto breve scritto non è tuttavia di compiere unapanoramica storica o statistica sull’espansione mis-sionaria degli ortodossi. Ci pare ben più importantecercare di comprendere e di analizzare, sia pure pertentativi e in maniera parziale, l’imperativo missio-nario nella tradizione ortodossa o, in altri termini, ilrapporto che corre nell’ortodossia fra missione efede, vita e “visione” spirituale d’insieme.

Mn %5iarimento t5eo/ogi%o

Una theologia della missione è sempre conseguenzadell’“essere” totale della chiesa, e non una mera spe-cializzazione riservata a chi ha ricevuto uno specifi-co mandato missionario. Ma nel caso della chiesaortodossa c’è bisogno di riflettere in modo specialesulle motivazioni fondamentali che la spingono alla

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missione, perchd il suo carattere apparentementenon missionario è stato spiegato e attribuito troppospesso all’essenza stessa, al “santo dei santi” dell’or-todossia: al suo ethos sacramentale, liturgico emistico. Anche oggi, sebbene lo studio delle missio-ni ortodosse abbia contribuito a correggere la tradi-zionale percezione della prospettiva missionariaortodossa, permane la tentazione di spiegare talimissioni come “epifenomeno” marginale nella sto-ria delle chiese orientali, Vualcosa che è avvenuto adispetto di tendenze e modelli generali d’altro gene-re. ,cco perchd si rende necessario un chiarimentotheologico.

c possibile per una chiesa che pone al centro dellapropria vita la liturgia e i sacramenti, dotata di unaspiritualità che è anzitutto ascetica e mistica, essereautenticamente missionariam , se la risposta èaffermativa, dove si pongono, nella sua visione difede, le motivazioni più profonde che alimentano lozelo missionariom Questa è la domanda che rivolgo-no esplicitamente o implicitamente, volendo ricor-rere a semplificazioni, alla chiesa ortodossa, tutticoloro per i Vuali l’aggettivo “ecumenico” vuol direnecessariamente e ineludibilmente “missionario”.

Non vi è alcun dubbio che è all’ecclesiologia orto-dossa, cioè alla dottrina e all’esperienza di chiesa,che dobbiamo rivolgersi per ottenere le necessariedelucidazioni. Non è tuttavia compito facile formu-lare una risposta alla domanda appena posta.Bisogna ricordare che la chiesa ortodossa non si èmai trovata ad affrontare una crisi dottrinale para-gonabile a Vuelle segnate dalla riforma o dalla con-troriforma. !er Vuesta ragione non si è sentitacostretta in passato a riflettere su se stessa, sulle

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strutture tradizionali della propria vita e della pro-pria dottrina. Non possedeva un’elaborazione theo-logica della dottrina sulla chiesa, poichd mai taledottrina era stata messa in discussione o contestata.Fu nell’incontro ecumenico con l’occidente, incon-tro le cui origini possono essere poste intorno aiprimi anni venti jStoccolma NWGX e Losanna NWGRk,che per la prima volta gli ortodossi si trovarono nonsolo a dover formulare le loro convinzioni ecclesio-logiche, ma anche a spiegarle, vale a dire a espri-merle con una terminologia theologica consistente.

Mn osta%o/o %5e permane

c a Vuesto punto che fece la sua apparizione una dif-ficoltà aggiuntiva che è rimasta l’ostacolo principalealla partecipazione ortodossa al movimento ecume-nico. Un dialogo presuppone necessariamente che cisi accordi sui termini che si intende utilizzare neicolloVui, su un linguaggio comune. Tuttavia, dalpunto di vista ortodosso, è stata proprio la rotturanella comprensione theologica, il progressivo allon-tanamento dell’occidente dall’oriente, ad approfon-dire in un primo tempo lo “scisma” in modo cosbnetto, per poi rendere disperatamente inadeguati itentativi jdal NHXP fino al concilio di Firenze nelNP+Q-NP+Wk di risanare la frattura. !erciò la chiesaortodossa si trovò, in campo ecumenico, a dialogarecon un cristianesimo provvisto di una tradizionesecolare di riflessione theologica e spirituale “auto-nome”, di una mentalità e una forma mentis radi-calmente differenti da Vuelle dell’oriente cristiano.Le domande rivolte all’ortodossia erano poste in ter-

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mini occidentali, portando molto spesso il segno del-l’esperienza e dello sviluppo propri dell’occidente. Lerisposte ortodosse vennero conseguentemente cata-logate secondo modelli occidentali, “ridotte” secon-do categorie familiari all’occidente ma a dir pocoinadeguate per l’ortodossia.

Questa situazione, a dispetto di anni di contatti econversazioni che indubbiamente hanno contribui-to a migliorare le cose, non è stata ancora completa-mente superata. Non siamo ancora riusciti a ritro-vare un “linguaggio catholico”. Tutto Vuesto, assie-me alle differenze dogmatiche, spiega l’“agonia”della partecipazione ortodossa nel movimento ecu-menico e costituisce un ostacolo estremamente con-creto non solo per poter raggiungere degli accordi,ma anche solo per una semplice comprensione.Bisogna aver presente nella memoria Vuesti ele-menti Vuando si cerca di cogliere l’approccio orto-dosso alla missione.

'a %5iesa %ome pieneEEa es%ato/ogi%a

“Il cielo sulla terra”: Vuest’espressione familiare aogni ortodosso esprime piuttosto bene la percezionefondamentale della chiesa che si ha nell’ortodossia.'a %5iesa ; anEit7tto e prima #i t7tto 7narea/t> %reata #a 1io e #onata #a 1io< /a preFsenEa #e//a Gita n7oGa #i @risto< /a maniDeFstaEione #e/ n7oGo 8#$)#9 #e//o :pirito=Quando contempla la chiesa un’ortodosso vede inessa un dono divino più che la risposta umana a taledono. Si può descrivere adeguatamente la chiesacome realtà escatologica, poichd la sua funzione

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essenziale è manifestare e rendere presente in Vue-sto mondo l’eschaton, le realtà ultime della salvezzae della redenzione. Nella chiesa e attraverso di essail regno di Dio si fa presente, già ora, e viene comu-nicato agli uomini. c Vuesta pienezza escatologica,dono di Dio fatto alla chiesa je non una teoria giuri-dica della mediazionek a costituire la radice dell’“assolutismo” ecclesiologico dell’ortodossia, assolu-tismo cosi spesso frainteso e mal compreso dai pro-testanti. La chiesa nel suo insieme è mezzo dellagrazia, sacramento del Regno. !er Vuesto la suastruttura l gerarchica, liturgica, sacramentale lnon ha altra funzione se non Vuella di rendere lachiesa capace di raggiungere il proprio compimentocome corpo di Cristo, tempio dello Spirito santo, direndere presente la vera natura della chiesa, che ègrazia. La pienezza della chiesa, dono di Dio, o piut-tosto la chiesa come pienezza l e Vuesto è un aspet-to essenziale dell’ecclesiologia ortodossa l non puòdarsi al di fuori di Vueste strutture ecclesiali.

Non esiste separazione nd divisione, fra chiesainvisibile jin statu patriaek e chiesa visibile jinstatu viaek, poichd la seconda è attualizzazione edespressione della prima, segno sacramentale dellasua realtà. Da cui scaturisce il valore unico, eccle-siologico, centrale dell’eucaristia, che è il sacramen-to onnicomprensivo della chiesa. Nell’eucaristia lachiesa 8#iGiene %iI %5e ;9< raggiunge il propriocompimento come corpo di Cristo, come .(/$0%+(jpresenza realek divina, presenza e comunicazionedi Cristo e del suo regno. L’ecclesiologia ortodossa èveramente un’ecclesiologia eucaristica, perchd nel-l’eucaristia la chiesa porta a compimento il passag-gio da Vuesto mondo a Vuello futuro, all’éschatoni

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partecipa all’ascensione del suo Signore ed èammessa al banchetto messianico, pregusta “lagioia e la pace” del Regno. “, non hai cessato di faretutto Vuanto era necessario per ricondurci al cielo, eci hai fatto dono del tuo regno futuro”N. !erciò tuttala vita della chiesa è radicata nell’eucaristia, è frui-zione di Vuesta pienezza eucaristica nel tempo diVuesto mondo la cui “figura passa ...” jcf I Cor R, +Nk.N7esta ; /a Gera -&%%&$)# #e//a %5iesa=

'a %res%ita ne//a 12$&)$)+(3

La chiesa è anche risposta umana al dono divino,accettazione e appropriazione da parte dell’uomo edell’umanità intera. Se l’ordine della chiesa si confi-gura ed è condizionato in ragione della pienezzaescatologica del dono, se ne è segno sacramentale,allora è l’accettazione del dono e la crescita fino allasua pienezza a costituire il fine della comunità cri-stiana. La chiesa è pienezza, ed è anche incrementoe crescita nella fede e nell’amore, nella conoscenza enella koinonia. La risposta degli uomini ha dueaspetti, inseparabili l’uno dell’altro, perchd si condi-zionano reciprocamente e assieme costituiscono ildinamismo della vita e dell’agire del cristiano. Ilprimo è centrato in Dio: è la santificazione, la cre-scita nella santità, sia del singolo cristiano che del-l’intera comunità, l’“acVuisizione dello Spiritosanto”, fine ultimo della vita cristiana cosb come lodefinisce uno degli ultimi grandi santi ortodossi,Serafino di Sarov jx NQ+Ik. c la lenta trasformazio-

N !reghiera eucaristica di Giovanni Crisostomo, in Liturgia eucaristicabizantina, a cura di M. B. Artioli, Torino NWQQ, p. WX.

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ne del vecchio Adamo che è in noi nell’uomo nuovo,la restaurazione della bellezza primordiale che èandata smarrita a causa del peccato, l’illuminazionegrazie alla luce increata del Tabor. c anche la lentavittoria sulle forze demoniache del Kósmos, la“gioia e la pace” che hic et nunc ci fanno partecipa-re al Regno e alla vita eterna.

La tradizione spirituale ortodossa ha sempre sot-tolineato la natura mistica della vita cristiana, unavita “nascosta con Cristo in Dio” jCol +, +kG. , ilgrande movimento monastico, che ebbe inizio nelVuarto secolo, una volta che la chiesa ebbe ricevutoriconoscimento ufficiale da parte dell’impero roma-no, che le aveva dato uno “status” in Vuesto mondo,non fu altro che una rinnovata espressione dell’e-scatologismo cristiano delle origini, cioè l’afferma-zione che i/ %ristianesimo appartiene onto/oFgi%amente a//a Gita #e/ 8mon#o %5e Gerr>9< ela negazione di Vualsiasi dimora permanente e diogni identificazione con Vualsivoglia realtà di Vue-sto mondo.

Mna pieneEEa #onata

Il secondo aspetto della chiesa come risposta èincentrato sull’uomo e sul mondo. c la comprensio-ne di una chiesa posta in Vuesto mondo, in Vuestotempo, in Vuesto spazio e in Vuesta storia, con un

G Se dunVue siete stati risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù doveCristo è, sedente alla destra di Dioi pensate le cose di lassù non Vuelledella terra. !oichè siete morti e la vita vostra, s’è nascosta con Cristo inDio. Quando Cristo si sarà manifestato, Cristo che è la vita vostra, anchevoi allora con lui sarete manifestati nella gloria. Col +, N-P.

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IL T,M!$ DI DI$QI

compito e una missione specifici: “Camminarecome lui jGesù Cristok ha camminato” jN Gv G, Ik+.La chiesa è pienezza e la sua dimora è nei cieli. Matale pienezza è donata al mondo, inviata nel mondoa significare salvezza e redenzione. La natura esca-tologica della chiesa non è negazione del mondo,ma, al contrario, affermazione e accettazione delcosmo come oggetto dell’amore divino. Ancora,usando altre parole, l’intero “essere di un altromondo” della chiesa non è altro che il segno e larealtà dell’amore di Dio per Vuesto mondo, la con-dizione stessa della missione della chiesa verso ilmondo. La chiesa non è dunVue una comunità“autoreferenziale”, ma in primo luogo è realtà mis-sionaria, il cui obiettivo è la salvezza del mondo, enon dal mondo. Nell’esperienza e nella fede orto-dosse è la chiesa-sacramento che rende possibile lachiesa-missione.

!ossiamo ora cercare di sviscerare con maggiorprecisione i vari aspetti dell’“imperativo missiona-rio”, come esso viene inteso nell’esperienza eccle-siale ortodossa. Un tale imperativo è l’espressioneessenziale della chiesa come dono e pienezza, la suaproiezione nel tempo e nello spazio di Vuestomondo. !erchd se da un lato nulla può essereaggiunto alla chiesa l la sua pienezza infatti è lapienezza di Cristo l la manifestazione e la comuni-cazione di Vuesta pienezza costituiscono, d’altraparte, la vera vita della chiesa nell’“eone” presente.Il giorno di pentecoste, Vuando la pienezza della

+ Chi dice di conoscerlo e non osserva i suoi comandamenti, è bugiar-do e la verità non abita in lui. Invece chi osserva la sua parola, la pie-nezza dell’amore di Dio in lui veramente si manifesta. , da Vuesto noisappiamo di stare in Cristo. Chi dice di stare in Cristo, deve cammina-re come Cristo ha camminato. I Gv G, P-I.

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chiesa fu attuata una volta per sempre, ebbe inizio iltempo della chiesa, l’ultimo e cruciale segmentodella storia di salvezza. Sul piano ontologico l’unicoelemento di novità, e dunVue l’unico contenutosoteriologico di Vuesto segmento è proprio la mis-sione: la proclamazione e la comunicazione dell’é-schathon, che è già l’essenza della chiesa, la sua solaconsistenza. c la chiesa come missione che conferi-sce al tempo presente la sua autentica pregnanza, eche dà senso alla storia. ,d è la missione che rendevalida la risposta umana nella chiesa, facendoci vericooperatoti nell’opera del Cristo.

I/ para#igma #e//a /it7rgia

Non c’è nulla che palesi in modo migliore dell’euca-ristia il rapporto che passa fra la chiesa come pie-nezza e la chiesa come missionei è l’atto centraledella leitourghia della chiesa, sacramento di Cristo.Nel rito eucaristico sono compresenti due movi-menti complementari: un moto ascensionale e unmovimento di ritorno.

L’eucaristia inizia come elevazione verso il tronodi Dio, in direzione del Regno. “Mettiamo daparte...”P dice l’inno offertoriale, e cosb ci preparia-mo ad ascendere in cielo con Cristo e in Cristo, e afare la nostra offerta in Lui, la sua eucaristia. Questoprimo movimento, che trova compimento nella con-sacrazione delle specie, segno che Dio accetta lanostra eucaristia, è già, ne siamo certi, un atto dimissione. L’eucaristia viene offerta “a nome di tutti

P Liturgia eucaristica bizantina, p. QX. “Mettiamo da parte ogni preoc-cupazione che riguarda il nostro vivere di ogni giorno jbiosk per poteraccogliere il Re di ogni cosa”.

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e per tutti”, è l’adempimento da parte della chiesadella funzione sacerdotale: la riconciliazione dell’in-tera creazione con Dio, il sacrificio del mondo inte-ro verso il Creatore, l’intercessione cosmica alcospetto di Dio. Tutto ciò in Cristo, il Dio-uomo, l’u-nico sacerdote della nuova creazione, “colui cheoffre ed è offerto”X.

Ma tutto si compie grazie a una totale separazionefra chiesa e mondo j“Le porte, le porteo”, proclamail diacono Vuando ha inizio la preghiera eucaristi-cak, a un elevarsi in cielo della chiesa, per accedereal nuovo “eone”. Allora, proprio nel momento in cuilo stato di pienezza viene raggiunto e consumato albanchetto del Signore nel suo regno, Vuando“abbiamo visto la vera luce e preso parte allo Spiritoceleste”, ha inizio il secondo movimento, Vuello delritorno nel mondo. “Andiamo in pace” dice il cele-brante Vuando lascia l’altare e conduce l’assembleaal di fuori del tempio. ,d è l’ultimo comando, Vuel-lo conclusivo. L’eucaristia è sempre fine, sacramen-to della parousía, e tuttavia è sempre inizio, puntodi partenza: ora comincia la missione. “Abbiamovisto la vera luce, abbiamo gustato la vita eterna”Iima Vuesta vita e Vuesta luce ci sono date perchdveniamo “trasformati” in testimoni di Cristo in Vue-sto mondo. Se non saliamo al Regno non abbiamonulla da testimoniare. $ra, divenuti ancora unavolta “suo popolo e sua eredità”, possiamo fare Vuelche Dio vuole da noi: “Voi siete testimoni di Vuestecose” jLc GP, PQk. L’eucaristia, trasformando “lachiesa in ciò che essa è”, la fa diventare missione.

X “Ta sa ek ton son si prosferomen kata panta kai dia panta” jIl tuodal tuo noi ti offriamo per sempre e per tuttik.I “ Idomen to fos to alithinon, elavomen pneuma epuranion” .

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L’IM!,RATIV$ MISSI$NARI$QW

Oerso /(7omo e Gerso i/ %osmo

Quali gli obiettivi e le finalità, dunVue, della missio-nem La chiesa ortodossa risponde senza esitazione:oggetto della missione sono l’uomo e il mondo; nonl’uomo solamente, isolato dal mondo in manieraartificialmente “religiosa”, nd il “mondo” come enti-tà nella Vuale l’uomo non sarebbe che una semplice“parte”. L’uomo non solo viene prima, ma è davve-ro l’oggetto essenziale della missione. Nonostanteciò, la percezione ortodossa dell’evangelo rimanelibera da sfumature individualistiche e spiritualisti-che. La chiesa, sacramento di Cristo, non è unasocietà “religiosa” formata da convertiti, non èun’organizzazione per soddisfare i bisogni “religio-si” dell’uomo. ,ssa è vita nuova, e per Vuesto redi-me tutta la vita umana, l’essere globale dell’uomo.Questa totalità dell’uomo è proprio il mondo nelVuale egli vive. Mediante l’uomo la chiesa salva eredime il mondo. Si potrebbe dire che “Vuestomondo” è salvato e riscattato ogni volta che unuomo risponde alla grazia, accetta il dono ricevuto evive di esso. Questo non trasforma il mondo nelRegno o la società nella chiesa. L’abisso ontologicofra vecchio e nuovo permane immutato e non puòessere colmato nell’“eone” presente. Il Regno deveancora venire, e la chiesa non è di Vuesto mondo.Ma Vuesto Regno che deve venire è già presente, e lachiesa è già pienezza in Vuesto mondo. Sono pre-senti non solo come “proclamazione”, ma comeautentiche realtà, e attraverso l’agape divino, chene è il fruttoi chiesa e Regno compiono ogni volta la

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IL T,M!$ DI DI$WH

medesima trasformazione sacramentale di ciò che èvecchio in realtà nuova, rendono posssibile l’azionevera, un “fare” autentico nel nostro mondo.

Tutte Vueste cose conferiscono alla missione dellachiesa una dimensione cosmica e storica che sonoessenziali nella tradizione e nell’esperienza ortodos-se. Stato, società, cultura, la stessa natura, sonooggetti reali della missione e non un sempliceambiente nel Vuale l’unico compito della chiesaresterebbe Vuello di conservare la propria libertàinteriore, una “vita religiosa”. Ci vorrebbe un librointero per raccontare la storia della chiesa ortodos-sa secondo Vuesta angolatura, la partecipazioneconcreta dell’ortodossia in società e culture delleVuali essa divenne espressione globale di tutta laloro esistenzai il suo identificarsi con popoli enazioni, pur senza tradire il suo “essere di un altromondo”, la comunione escatologica con laGerusalemme celeste. Sarebbe necessaria una lungadisamina theologica per esprimere adeguatamentela concezione ortodossa della santificazione dellamateria, o l’aspetto cosmico della sua visione sacra-mentale. In Vuesta sede non possiamo far altro cheaffermare che tutto Vuesto è oggetto della missionecristiana, perchd ogni cosa è assunta e offerta a Dionel sacramento. Nella logica dell’incarnazione,nulla rimane “neutrale”, niente può essere sottrattoal Figlio dell’uomo.

B/exan#er :%5memann jNWGN-NWQ+k, dopo gli studi pressol’Institut Saint Serge e l’Università di !arigi, si trafferisce negliStati Uniti, dove diviene una della voci più significative dell’or-todossia in terra americana. In italiano è stato pubblicato Ilmondo come sacramento jBrescia NWIWk e La grande quaresi-ma jCasale Monferato NWQIk.

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LA MISSI$N,

D,LLA C)I,SA ,CUM,NICA

NIC$S A. NISSI$TIS

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Questo scritto di Nicos Nisiotis è stato pubblicato per la primavolta, con il titolo “Les dglises d’,urope et le monde” nel lonta-no NWIN, in Contacts nq+P. La presente traduzione è apparsa initaliano nel NWWI, nel fascicolo La missione, pienezza della chie-sa, della collana Testi di spiritualità ortodossa nq NG delle,dizioni QiVaron del Monastero di Bose a cui va tutto il nostroaffetto e ringraziamento.

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Negli scritti dei padri, la chiesa si presenta come“una” in una prospettiva ecumenica che trascendela geografia. L’Asia Minore, la Grecia, le chiese e imonasteri, sono luoghi ben definiti, radicati in unambiente, legati a ciò che li circonda, in contattoimmediato con le autorità politiche del luogoi altempo stesso, però, attraverso la predicazione, lapreghiera e la theologia, Vuesti luoghi assumono uncarattere cosmico, ecumenicoi in altri termini,divengono un continuo sacrificio di azione di grazie.$gni offerta eucaristica nella chiesa antica era offer-ta di tutti e per tuttii essa rappresentava una conti-nua pentecoste, localizzata, capace di inglobare sin-cronicamente l’intero universo.

I/ t7tto #e//a Gerit>

Questo universalismo non è Vuello di un umanesi-mo pseudocristiano. Non si fonda su un’eguaglian-za teorica fra tutti gli uominii non è espressione disentimenti filantropicii non è manifestazione di unacoesistenza superficiale destinata a salvaguardare lapace nel mondo, di fronte alla paura della guerra.L’universalismo dei padri greci si basa sull’agiredivino nella sua pienezza. Guarda il tutto del mondoattraverso il tutto della salvezza, compiuta in Cristoe raggiunta, resa viva, manifestata nel mondo, apartire da Vuel momento, dallo Spirito santo. c iltutto della verità di Dio, la pienezza universale dellavita divina rivelata, pienezza della grazia donata

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all’essere umano in modo concreto là dove Vuesti ènella propria condizione di uomo. Questa globalità,Vuando decidiamo di accoglierla, apre a dimensioniveramente universali. La chiesa si fa luogo localiz-zato e al tempo stesso trascendente. La chiesa loca-le diviene la lente attraverso cui guardare il mondointero.

Questa visione universalista non è l’emozione diun momentoi essa è l’opera della potenza divina cheopera la salvezza nell’uomo, trasfigurandolo nellagloria divina, manifestata dalla risurrezione diCristo. La grazia di Dio non conosce limiti nell’uo-mo Vuando essa lo riassume nella comunione con laTrinità. L’uomo rinasce interamente a un’esistenzanuova. Come azione divina, la salvezza è sempre piùdi Vuel che abbiamo bisogno. c un di più, unasovrabbondanza. Il tutto di Dio oltrepassa infinita-mente il tutto di una persona, di una comunità loca-le, e può essere identificato solamente con il tuttodella chiesa universale che partorisce nel propriogrembo il mondo nella sua interezza, con la suamolteplicità di razze, con il suo splendore e la suamiseria, le sue civiltà e le sue tradizioni. Attraversola chiesa locale, Dio abbraccia tutto il mondo persantificarlo e ripristinare la comunione con ilcosmo. c Vui che il tutto di Dio ritrova il tutto del-l’uomoi Vuesta irruzione dell’eternità e dell’infinitonel tempo determinano la Vualità catholica dellachiesa, che deriva dal greco kathòlon, che vuol direil tutto. Questa catholicità fondamentale e primariaofferta al mondo intero è alla base della visionecosmica, propria dei padri grecii ed è in un secondomomento che essa acVuisirà il significato di esten-sione geografica. Noi non possiamo giungere alla

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vera ecumenicità, alla visione universale della chie-sa una, se non accettiamo di rinascere, di venire tra-sfigurati, illuminati dalla luce della salvezza piena etotalei ma Vuesto si può realizzare solo a partiredalla nostra chiesa locale, che diviene allora una cel-lula, un microcosmo della chiesa universale.

La chiesa antica, prima delle divisioni, concepivail mondo in Vuesta prospettiva. Il mondo è per essapotenzialmente già salvato nella sua universalità, aprescindere dalle situazioni, le civiltà o le cultureparticolari che si possono assumere come condizio-ni di partenza per accingersi a ricevere l’evangelo.Senza essere del mondo, la chiesa su Vuesta terra sisente sempre fra i suoi. La cristianizzazione delmondo è allora l’integrazione degli uomini nellachiesa per mezzo dei sacramenti. La parola di Dio èpredicata solo a Vuesto fine. L’integrazione è per ipadri il cuore della missione.

@onGersione #e/ %7ore e trasDormaEione #e/ mon#o

In tale prospettiva, la missione non si preoccupadunVue in primo luogo di trasformare la vita socia-le o di trasmettere una civiltà cristiana a un paesenon cristiano. La missione cristiana primitiva nonporta i frutti dello spirito greco a popoli ritenuti bar-barii essa porta anzitutto la parola salvifica di Dio ei sacramenti, in vista dell’integrazione dei popoli nelcorpo di Cristo che esiste già da prima. I padri noncivilizzano per cristianizzare, ma cristianizzano per-chd i nuovi fedeli riadattino le proprie culture eciviltà, non a una nuova ideologia, ma a una nuova

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vita, nella potenza dello Spirito santo. La parola diDio non raggiunge gli uomini attraverso le Vuestio-ni sociali, politiche, economiche, culturali: essaarriva all’uomo nella sua globalità, che non è datasolo dall’intelletto, ma anche dal cuore, centro del-l’esistenzai spetta poi a ogni singolo uomo o alpopolo intero di trarre le conseguenze della proprianuova condizione, a vantaggio dell’ambiente in cuisi trova a vivere.

,cco perchd la missione della chiesa ancora indi-visa non cerca di dare risposte immediate a proble-mi particolari che le pone il mondo, ma affrontaogni cosa a partire dal battesimo e dalla eucaristia.La missione non mira a creare civiltà cristiane, pro-grammi sociali cristiani, stati cristiani: essa vuoleanzitutto rendere cristiano l’uomo e stabilire in Vue-sto modo le fondamenta di una vita sociale e nazio-nale rinnovata, diversa, dalla Vuale la chiesa nonpuò mai dipendere. Quando i padri della chiesadelle origini battezzano e cristianizzano l’,uropa, laciviltà dominante non viene modificata dall’oggi aldomani. Continua a dischiudersi nel proprio splen-dore e nella propria miseria umana. La chiesa non ècoinvolta nell’astratta trasformazione del male col-lettivo. Si occupa dell’anima e del cuore dei cristia-ni attraverso cui raggiunge i problemi in grandeprofondità e vi apporta il tutto della verità divinache sta alla base della vita di ogni popolo.

c vero che nel momento presente l’,uropa èinconcepibile senza fede cristianai ma ciò non vuoldire che la sua cultura o le sue nazioni siano cristia-ne. Il massimalismo della fede cristiana cerca dipenetrare ovunVue e di santificare ogni cosa perchdpredica il tutto della presenza divina nel mondo

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intero. Ma Vuesto non significa che la chiesa tenda asopprimere gli stati, i governi e i partiti politici. Lachiesa domina e trascende ogni immagine fugacedel mondo, ogni ideologia e sistema politico.L’uomo e la sua salvezza costituiscono il punto incui culmina la sua missionei è l’uomo che incarna iltutto del mondo di fronte al tutto della salvezza cheil suo Dio gli offre. I padri hanno evangelizzatol’,uropa: da Vuel momento non esiste più un veroeuropeo che non sia cristiano, un credente. La civil-tà europea, se si salva, è grazie all’europeo converti-to al cristianesimo e non a motivo di un’ideologiacristiana o di risposte cristiane date a problemi con-tingenti di natura politica o sociale.

1io agis%e attraGerso i/ %7ore #e//(7omo

La civiltà greca, o romana, o europea, non è supe-riore a Vuelle di altri continenti. L’evangelo nonopera distinzioni fra i segni esteriori del vivere col-lettivo. Immerge tutti nell’acVua del battesimo,nutre con il corpo e il sangue di Cristo gli uomininelle loro situazioni concrete. La luce increata diDio non brilla sulla superficie delle culture, ma nelcuore trasfigurato degli uomini, vale a dire nell’uo-mo redento che domina e governa ogni cosa graziealla forza dello Spirito. Una civiltà cristiana è unamanifestazione esteriore spuria, illegittima, dellafede in Cristoi ma se essa e alimentata dal sanguedel suo cuore, che è l’uomo, l’uomo santo e il marti-re, allora la civiltà porta i frutti dell’essere autenticoa livello locale e nazionale. Tutti gli sforzi che mira-no a esteriorizzare la fede in forma di civiltà condu-

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cono a un imperialismo sacralizzato, a una missioneche si unisce al mondo per insegnare a chi è ritenu-to incivile. Una simile missione sfocia in una speciedi esibizione, nella Vuale il sacro perde la propriaforza di conversione.

!roprio all’opposto, la missione, come la pratica-vano i padri nel loro insegnamento, emana dallaluce divina che risplende attraverso l’uomo concre-tamente trasfigurato, per raggiungere l’uomo chenon crede. In ultima analisi si tratta sempre dellaluce di Cristo, unica luce destinata al mondo interoiè essa che converte gli uomini, i popoli per mezzo diuna persona concreta. La luce di Cristo non divienemai luce di una situazione, di un’ideologia, di unaconfessione separata. La nozione biblica di luce èsempre legata a persone concrete, che esistono uni-camente perchd testimoni, con la propria esistenza,della luce in Vuesto mondo.

'(inDe#e/t> #ei %re#enti in @risto

,saminiamo ora come ci poniamo noi oggi, in rap-porto ai padri della chiesa. I cristiani non hannosaputo custodire nd l’unità della chiesa, nd la visio-ne propriamente patristica sulla globalità delmondo. ,d eccone i risultati:

Nk Noi cristiani abbiamo accettato stati di civiltàdifferenti e forme di chiesa contrapposte,mascherando sotto l’apparenza delle istituzio-ni l gerarchiche o d’altro genere l il caratteremistico del rapporto fra grazia di Dio, personaumana e mondo salvato. Nelle mani degliuomoni, le comunità cristiane hanno ceduto

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alla sete di potere, invece di rimanere sotto-messe allo Spirito che le univa. La divisionedella chiesa in ,uropa ha l’aspetto di unaseconda caduta, Vuesta volta in seno alla chie-sa. Al posto della luce dello Spirito santo,abbiamo oggi il riflesso di glorie superficiali le mediatiche, direbbe oggi Nissiotis l, di pro-pagande parziali, di opposizioni reciproche,che danno vita a sistemi theologici nei Vualidomina la polemica e l’apologetica. In ,uropa,la luce della chiesa, è Vuella di specchi andatiin frantumi, spezzettati e dunVue limitati.

Gk !erdendo la loro unità, i cristiani hanno per-duto con essa la visione globale del mondo.$gni gruppo di credenti parte alla conVuistadella terra in nome di Cristo, e vuole sotto-metterla alla propria autorità, ritenuta sacra.Cosb si perde la vera catholicità del messaggiocristiano al mondo. La chiesa, che univa lamolteplicità dei doni, Vuesta chiesa che pos-siamo definire carismatica, si mostra ora informe diverse. c divenuta un’istituzione fra lealtre. Si batte per il potere con le autoritàpolitiche localii si oppone alla scienza e allesue scoperte jun tempo a Galileo, poi aDarTink,l oggi, direbbe Nissiotis, alle cellulestaminali li combatte su un piano di egua-glianza con ideologie come il marxismo o l’e-sistenzialismo ateo. Facendo cosi, i membridella chiesa, una volta separati, perdono laloro funzione rigeneratrice nei riguardi delmondoi diventano spettatori ansiosi dellastoriai attendono ogni giorno l’esito, la finedella crisi attualei si attaccano periodica-

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mente a tutto Vuell che non è cristiano e fini-scono per far ritorno, impotenti, nel propriopiccolo, felici di aver pronunciato Vualchebella parola l in megaraduni puntualmenteripresi dai mass-media, direbbe oggi Nissiotisl. La fede cristiana si fa cosb ycristianesimoz,in mezzo a tanti y-ismi z.

+k Sul piano della missione, le chiese divise nonpresentano un volto unitario. Il peggio è chefra esse accade che fazioni di chiesa cerchinodi convertirsi l’una con l’altra, sradicando ibattezzati da una chiesa per condurli a un’al-tra. Cosi, abbiamo impiantato lo scandalo inseno alla stessa chiesa, davanti al mondo checi guarda.

Pk Dal momento in cui è avvenuta la divisione, lavita nuova non è più il mistero in Cristo.Smarrendo la percezione dei padri, la chiesaistituzionalizzata ha aperto la porta alla mon-danità. La vita nuova non è più, allora, ilmistero di Cristo: è un sistema razionale cheappaga intellettualmente e forse risulta utilenella lotta contro le ideologie e i programmisociali odierni. La theologia rischia cosb di per-dere la propria forza di conversione dinamicae universalei diventa un partner in discussio-ni accademiche che sono effimere. La lucedivina è costretta a passare attraverso lemaschere della civiltà europea per raggiunge-re un contesto extraeuropeo. ,ssa si mostraassai raramente nel proprio autentico splen-dore, sul volto di persone trasfigurate.Arriviamo al punto di predicare l’uniformitàesteriore di un vangelo sociale, segnato dai

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nostri costumi, piuttosto che mostrare la ric-chezza del cuore di ogni razza, di tutte le civil-tà santificate dal Creatore. Alla libertà delloSpirito santo, abbiamo sostituito i limiti dellanostra ragione, delle nostre origini razziali,della nostra sapienza, delle abitudini, deinostri doni materiali. Di fronte alla diversitàdel mondo e dei suoi problemi, siamo cosbsperduti, cosb pieni d’ansia, da dimenticareche l’unico Signore, il Vuale governa il tuttodel mondo, il Pantocrator, con la sua risurre-zione e la sua vittoria, trascende ogni confinee ogni miseria creata dall’uomo.

Qisa/ire #a//a 8se%on#a %a#7ta9

La chiesa una, ecumenica, che prolunga la sua esi-stenza lungo i secoli attraverso i cristiani, mediantei santi che riflettono la luce divina, Vuesta chiesa ladobbiamo costruire tutti assieme, fortificati dallarinnovata possibilità di rivolgere assieme il comuneringraziamento a Dio{

Noi non siamo altro che i membri della chiesa ecu-menica, che si rivela in noi a causa della grazia divi-na, come una pausa luminosa nelle tenebre dellaseparazione fra cristiani. Solo Vuesta luce accesa neinostri cuori dallo Spirito ci permette in Vuantomembri delle chiese d’,uropa, di guardare almondo come a un tutto senza distinzioni fra uomi-ni, razze e nazioni, distinzioni che operiamo solosulla base di apparenze esteriori. c su Vuesto fonda-mento veramente catholico ed evangelico che Dio ciha posti per annunciare la pienezza della gioia salvi-

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fica, destinata al mondo intero. In tale luce siamochiamati a risalire dalla seconda caduta, Vuella delladivisione della chiesa, ricevendo un battesimo ecu-menico di natura spirituale, che illumini il nostropensiero e ci renda capaci di guardare il mondonella continua attesa dell’Unico, l’Uno di cui esso habisogno. Allora il nostro ringraziamento diverrà unavera eucaristia spirituale, che esprimendo la ricono-scenza nei riguardi del nostro Salvatore, ritroveràVui e ora la forza dell’epiclesi, ovvero la forza d’in-vocare la presenza dello Spirito santo, mediante ilVuale ogni barriera che ci separa verrà abolita.Allora vivremo i nostri giorni terreni nell’eco dellapentecoste, che riecheggia senza fine nella chiesaecumenica.

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!ICC$LA BIBLI$T)I*I Titoli usciti:

N. Giovanni S. RomanidisUn Virus mortale, il peccato originale

secondo San !aolosaggio

ISBN: WRQ-QQ-QIWIW-WW-P

G. Nicolas GrimaldiSocrate, lo stregone

saggioISBN: WRQ-QQ-QIWIW-WI-+

+. Nicos A. Nissiotis, Gheorghios Mantzaridis,Alexander Schmemann

Il tempo di DioIl cielo sulla terra

saggioISBN: WRQ-QQ-WXNPI-HN-H

P. Alexis CurversIl monastero dei Due San Giovanni

romanzoISBN: WRQ-QQ-WXNPI-HG-R

X. Immanuel |allersteinComprendere il mondo

Introduzione all’analisi dei sistemi-mondoISBN: WRQ-QQ-WXNPI-H+-P

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FINIT$ DI STAM!AR,

N,L M,S, DI S,TT,MBR, GHHIDALLA TI!$GRAFIA T,RG,ST,

TRI,ST,

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