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2 A Introduzione all’economia A1 Cos’è l’economia? A2 Storia del pensiero economico impariamo a discutere «Stay hungry! Stay foolish!» di Steve Jobs contenuti multimediali economia Economics Schede CLIL economia Mettiti alla prova con 30 esercizi interattivi Tema

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AIntroduzioneall’economia

A1 Cos’è l’economia?

A2 Storia del pensiero economico

impariamo a discutere

«Stay hungry! Stay foolish!» di Steve Jobs

contenuti multimediali

economia

EconomicsSchedeCLILeconomia

Mettiti alla provacon 30 esercizi interattivi

Tema

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UNITà

A1 Cos’è l’economia?

Prerequisiti

Per affrontare l’unità A1 non è necessaria la conoscenza di particolari nozioni, ma devi essere in grado di leggere e comprendere agevolmente il testo.

1 La scienza economica

2 Il modello economico

3 Gli operatori economici

4 I beni economici

5 I problemi economici fondamentali

6 I sistemi economici

7 La new economy

SINTESI

VERIFICA DEGLI OBIETTIVI

Economics

Funny Economics

obiettivi

conoscenzeAlla fine dell’unità A1 devi conoscere:• gli operatori del sistema economico• la nozione di modello economico• i caratteri dei bisogni economici • la nozione di bene economico• la classificazione dei beni economici• la legge della scarsità• i problemi economici fondamentali• la differenza fra new economy e old economy• le principali imprese della new economy

abilitA'Alla fine dell’unità A1 devi:• riconoscere l’esistenza di numerose teorie

economiche• cogliere la differenza fra metodo deduttivo

e metodo induttivo• distinguere fra microeconomia

e macroeconomia•mettere in relazione i bisogni economici

coi beni economici• riconoscere i diversi sistemi economici• spiegare perché l’Italia è un Paese a economia

mista• valutare in modo critico l’avvento della new

economy

competenzeAlla fine dell’unità A1 devi essere in grado di:1 ascoltando un politico che parla

di economia, comprendere se svolge un’analisi microeconomica o macroeconomica

2 convincere un’amica che «la droga è un bene utile»» (in economia)

3 riconoscere nell’economia cinese almeno un aspetto dell’economia di mercato, grazie all’aiuto di una tua compagna cinese

4 analizzare nell’economia italiana un comparto dove convivono il sistema centralizzato e il liberismo economico

5 individuare alcuni beni della new economy fra quelli presenti nella tua camera

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A1 Cos’è l’economia?

La scienza economica

L’economia è… «Economia» è un termine di origine greca, che significa «occuparsi della gestione della casa». Un po’ poco? Con calma.

Il sistema economico. Ogni giorno viviamo, spesso senza farci caso, tantissimi rap-porti economici: le famiglie comprano i beni che sono prodotti dalle imprese, lo Stato ci obbliga a pagare i tributi, molti immigrati da tutto il mondo vengono a lavorare nel nostro Paese. Per sintetizzare, possiamo definire il sistema economico come l’insieme degli operatori economici e dei rapporti economici che si instaurano fra di loro.

Gli «occhiali» dell’economista. Ognuno di noi percepisce i fatti che vede, in base agli «occhiali teorici» che indossa in quel momento. Gli economisti non fanno ecce-zione, perché sono «vittime» dei loro preconcetti teorici. Come provarlo? Basta un disegno:

Cosa è riportato nella figura? Un uccello che guarda verso sinistra? Oppure un’antilo-pe che guarda verso destra? Entrambe le risposte potrebbero essere esatte. Guardiamo adesso la figura di prima assieme a un’altra.

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Stavolta non abbiamo dubbi: la figura 1 ritrae un uccello che guarda verso sinistra. Riproviamo unendo la figura iniziale a un’altra ancora:

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Anche stavolta non ci sono dubbi: la figura 1 ritrae un’antilope che guarda verso de-stra (1). Non esistono quindi una risposta giusta e una risposta sbagliata. Entrambe posso-no essere corrette, a seconda del contesto. Abbiamo, di fatto, ripreso il vecchio esem-pio del bicchiere riempito a metà: è «mezzo vuoto» oppure «mezzo pieno»? La stessa soggettività vale anche per l’economia. Due bravissimi economisti, in per-fetta buona fede, possono vedere lo stesso evento in due modi diversi. Questi esempi spiegano perché le persone (non solo gli economisti) che vivono sullo stesso pianeta hanno idee economiche completamente diverse: alcuni ritengo-no che, per far funzionare il sistema economico, il miglior modo sia quello di lasciare il mercato assolutamente libero, altri ribattono che è lo Stato che deve controllare il mercato.

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Il sistema economico è formato sia dagli operatori economici sia dai loro rapporti

Paul Samuelson, in alto, e Milton Friedman, in basso. Sono stati tra i protagonisti del pensiero economico del secolo scorso, sostenitori di tesi inconciliabili tra loro.

(1) Fonte: N.R Hanson., Patterns

of Discovery, Cambridge University Press, Londra, 1961, riportata da P.A.Samuelson, W.D. Nordhaus, Economia, Zanichelli, Bologna, 1993, p. 9.

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A Introduzione all’economia

Chi ha ragione? Se leggi questo libro… No. Non troverai una risposta, ma avrai qualche strumento in più per mettere a fuoco i tuoi «occhiali teorici»!

Di economia non ce n’è una sola! Nel secolo scorso, alcuni studiosi sostennero che l’economia non deve dare valutazioni morali sul comportamento degli operatori economici. In seguito questa tesi venne considerata illusoria, perché nessuna persona può separarsi, neppure per un attimo, dalla propria ideologia: l’economista, mentre ela-bora le sue teorie, è sempre influenzato dalla propria impostazione morale e religio-sa, dall’ambiente e dal sistema politico. Questo condiziona mento può essere anche inconscio (un economista potrebbe tralasciare determinati aspetti, senza rendersene conto) ma, comunque, esiste: l’economista è sempre condizionato dalla morale. Ne consegue che nessun economista ha la «verità in tasca». Non è quindi vero che «di economia ce n’è una sola»; si pensi che, durante gli ul-timi decenni del XX secolo, negli Stati Uniti si fronteggiarono la scuola monetarista, guidata da Milton Friedman (1912-2006) e la scuola neokeynesiana, guidata da Paul Samuelson (1915-2009), che proponevano soluzioni diametralmente opposte per l’e-conomia statunitense: i monetaristi pensavano che il problema principale fosse l’in-flazione, mentre i neokeynesiani mettevano in primo piano la lotta alla disoccupazio-ne. È interessante notare che sia Friedman sia Samuelson hanno ottenuto il Premio Nobel (rispettivamente nel 1976 e nel 1970): non esiste né un’«economia giusta» né un’«economia sbagliata», quando questa si basa su un’analisi rigorosa e approfondita. A ulteriore prova di quanto detto, basta pensare alle centinaia di economisti che, nei secoli scorsi, hanno scritto e riscritto la storia del pensiero economico (come ve-dremo nelle unità che seguono).

L’economia è una scienza? Il mondo scientifico distingue fra scienze naturali (chi-mica, fisica) e scienze sociali (filosofia, psicologia), a cui appartiene anche l’economia. Esistono notevoli differenze fra l’economia e le scienze naturali. Nell’ambito delle scienze naturali, è possibile ripetere più volte in laboratorio un determinato fenomeno (la legge di gravità può essere dimostrata all’infinito), mentre questo non è possibile per l’economia, che studia il comportamento umano in un sistema sociale in continuo mutamento; si pensi all’incremento demografico, al miglioramento delle tecnologie produttive, alla scoperta di nuovi metodi per l’utilizzo delle materie prime e così via. In conseguenza di ciò, la validità nel tempo di una teoria economica è inferiore a quella di una legge chimica o fisica. Secondo alcuni studiosi, l’economia non potrebbe essere considerata una scienza, perché non è in grado di scoprire «leggi» valide sempre e ovunque. La maggioranza degli economisti ribatte che ciò è dovuto alla natura della scienza economica, e non a una sua inferiorità rispetto alle altre scienze: l’economia è una scienza sociale. A questo proposito, va sottolineato che anche le leggi scientifiche non sono valide in eterno. Per esempio, nell’antichità si credeva alla teoria tolemaica, in base alla qua-le la Terra era al centro dell’universo e il Sole ruotava attorno a essa, ma fra il XVI e il XVII secolo gli studi di Nicola Copernico (1473-1543) e di Galileo Galilei (1564-1642) hanno rivoluzionato questa teoria, e nel XX secolo Albert Einstein (1879-1955) ha ela-borato una nuova interpretazione della teoria copernicana.

L’economia e le altre scienze sociali. L’economia affronta problemi di natura so-ciale e politica (disoccupazione, livello dei salari e dei profitti, sfruttamento dei Paesi poveri, globalizzazione), ed è quindi collegata alle altre scienze sociali. In particolare, l’economia è in relazione con la storia, con la statistica e con il diritto. È impossibile comprendere i fatti economici separandoli dal contesto storico; per esempio, trattando dell’inflazione bisogna affrontare l’iperinflazione che colpì la Ger-mania degli anni Venti (in pochi mesi, il prezzo di un giornale passò da 1 marco a 1000 miliardi di marchi!) e che, nel 1933, agevolò l’ascesa al potere di Adolf Hitler (1889-1945).

L’economia è un insieme di teorie economiche, che possono essere in contrasto fra di loro

La legge di gravità può essere dimostrata all’infinito. Ciò vale in generale per i fenomeni propri delle scienze naturali, ma non per quelli delle scienze sociali, come l’economia.

L’economia è una scienza sociale

L’economia è in relazione con la storia, con la statistica e con il diritto

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A1 Cos’è l’economia?

Un contributo essenziale all’analisi economica è fornito dalla statistica, che racco-glie e rielabora dati (sull’inflazione, sulla disoccupazione, sul debito pubblico), che sono di fondamentale importanza per la costruzione delle teorie economiche. L’attività economica deve svolgersi all’interno di un ordinamento giuridico, che varia a seconda del sistema economico: il diritto regola tutti gli aspetti della vita so-ciale, e influenza anche la struttura economica.

Il modello economico

Come nasce una teoria economica? Come ogni scienziato, l’economista deve effettuare la propria ricerca utilizzando un modello. Il modello economico guida in ogni momento il lavoro dello studioso, che deve fare molta attenzione, perché i fenomeni economici interagiscono fra di loro. Mentre costruisce il suo modello, l’economista deve considerare gli aspetti fondamentali, senza farsi condizionare dai dettagli. Chiariamo con un esempio: quante automobili hanno acquistato gli italiani nel 2014? La Domanda di automobili in Italia nel 2014 dipende dal prezzo delle automo-bili stesse, dal prezzo della benzina, dal reddito delle famiglie italiane, dal prezzo dei generi alimentari e così via. Se l’economista vuole studiare una variabile (per esem-pio, come varia la Domanda di automobili al variare del prezzo) deve mantenere co-stanti tutte le altre (nell’esempio, deve supporre che il prezzo della benzina resti fisso, che i redditi degli italiani non cambino e così via). Per questo, nel corso del nostro studio, utilizzeremo frequentemente espressioni come «a parità di altre condizioni», «per semplificare» o «supponiamo che resti invariato».

Il metodo deduttivo. Per costruire una teoria economica, lo studioso deve basarsi su un metodo di ricerca, che può essere deduttivo o induttivo. Va premesso che un «postulato» è un principio che si presume vero, senza bisogno di dimostrazione; per esempio, un postulato della geometria euclidea è che «due rette parallele non si incontrano mai». Se utilizza il metodo deduttivo, l’economista parte da alcuni principi cardine, chia-mati appunto postulati, e, attraverso un ragionamento logico, arriva all’elaborazione della teoria economica: col metodo deduttivo si fissano dei postulati sul comporta-mento dei soggetti economici e, su questi, si costruisce poi la teoria economica. E se i postulati fossero sbagliati? L’economista avrebbe costruito un castello su fon-damenta d’argilla! La difficoltà maggiore del metodo deduttivo sta proprio nel fissare i postulati iniziali con correttezza; se i postulati sono errati, il modello economico porta a conclusioni inattendibili. Il metodo deduttivo fu utilizzato dagli economisti fino all’inizio del Novecento (come vedremo nell’unità B1).

Il metodo induttivo. Quando usa il metodo induttivo, l’economista parte dall’os-servazione della realtà, e su questa costruisce poi la sua teoria economica. Secondo i sostenitori del metodo induttivo una teoria economica è valida solo se è accompa-gnata da dati statistici che dimostrano la sua fondatezza: l’economista deve partire dai fatti, e costruire su questi le proprie teorie. Il metodo induttivo sembrerebbe più efficace di quello deduttivo. Non è detto. Non sempre tutti vediamo allo stesso modo i fatti, come abbiamo appena dimostrato, e per questo anche il metodo induttivo potrebbe creare problemi. Che fare?

Il rifiuto del metodo unico. Poiché sia il metodo deduttivo sia quello induttivo hanno dei limiti, la maggioranza degli economisti afferma che non è possibile de-terminare a priori il metodo da seguire nella costruzione di un modello economico. Secondo questa impostazione è opportuno elaborare una teoria economica partendo sia da postulati iniziali sia dall’osservazione della realtà.

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Un modello economico prende in esame le condizioni fondamentali e tralascia i particolari

Per analizzare un fenomeno economico è necessario mantenere costanti tutte le altre variabili

Il metodo deduttivo elabora la teoria economica partendo dai postulati

Il metodo induttivo costruisce la teoria economica partendo dall’osservazione della realtà

Gli economisti utilizzano un metodo che unisce il procedimento deduttivo e quello induttivo

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A Introduzione all’economia

LÕeconomista pu˜ usare

Un metodo deduttivo Un metodo induttivo

Tende però a usare un metodosia deduttivo sia induttivo

Microeconomia e macroeconomia. Facendo riferimento al livello dell’analisi economica, bisogna distinguere fra microeconomia e macroeconomia. La microeconomia (dal termine greco micron = piccolo) studia il comportamento di un singolo soggetto (per esempio il consumatore Mario Rossi), e presume che tutti i soggetti (nell’esempio tutti i consumatori italiani) si comportino nello stesso modo. Se si utilizza un modello microeconomico, basta studiare il singolo per analizzare il comportamento di tutta la società; nell’esempio, si parte dal consumatore Rossi per determinare il consumo di tutta l’Italia. La macroeconomia (dal termine greco macros = grande) si occupa dell’intero siste-ma economico, e non dei singoli. L’analisi macroeconomica utilizza il procedimento di «aggregazione»; per esempio, il «consumo aggregato» è costituito dall’insieme di tutti i consumatori e di tutti i beni. La macroeconomia si occupa dell’inflazione, della disoccupazione, della politica monetaria, del commercio con l’estero e così via.

A livello di analisi economica si distingue fra

Microeconomia Macroeconomia

Parte dal singoloper studiare l’intero sistema

Analizza il sistema economiconel suo complesso

Attenzione. Non è vero che «la microeconomia analizza il singolo, mentre la ma-croeconomia analizza tutta la società»: anche la microeconomia analizza tutta la so-cietà, solo che, per farlo, parte dal singolo. Microeconomia e macroeconomia non sono quindi due rami separati e contrap-posti dell’economia, ma sono due diverse impostazioni che si integrano a vicenda, e concorrono insieme a elaborare conoscenze sempre più approfondite dei fenomeni economici.

Gli operatori economici

Gli operatori economici… Chi sono gli attori del sistema economico? Gli operatori presenti nel sistema economico sono:■ la famiglia;■ l’impresa;■ le attività non profit;■ lo Stato;■ il resto del mondo.

…la famiglia… I consumatori, presenti nel sistema economico, formano l’operatore

famiglia. Va chiarito che per «famiglia» si intende non solo la classica famiglia Rossi (il padre Mario Rossi, la madre Luisa Rossi, i figli Luca Rossi e Giulia Rossi), ma an-che Marco Bianchi che è single, ma che, dal punto di vista economico, è una famiglia come i Rossi.

La microeconomia parte dall’analisi del singolo soggetto, per studiare l’intero sistema economico

La macroeconomia analizza il funzionamento del sistema economico nel suo complesso

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L’operatore famiglia è formato da tutti i consumatori presenti nel sistema economico

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A1 Cos’è l’economia?

Partendo dai bisogni (di cui ci occupiamo nel prossimo paragrafo), la famiglia de-cide quali beni consumare e in quale misura; queste decisioni compongono poi la Domanda di beni e servizi che, a sua volta, orienta l’Offerta delle imprese: la famiglia determina il consumo, costituito dalla spesa per beni e servizi finali (abbigliamento, elettrodomestici, alimentari, servizi). Per acquistare i beni di consumo, la famiglia deve procurarsi un reddito. Per esem-pio, Mario Rossi lavora come operaio nell’impresa di Marco Bianchi, in cambio di 2000 euro al mese; va detto che la famiglia può ottenere un reddito anche con atti-vità autonome, o col godimento di beni propri; nell’esempio, Rossi può procurarsi quei 2000 euro mensili esercitando la professione di avvocato o dando un suo appar-tamento in locazione (nel linguaggio corrente «in affitto»). In Italia circa l’85% del reddito viene destinato al consumo (negli altri Pae si indu-strializzati il dato è più alto); ne consegue che il restante 15% viene risparmiato:

Consumo = Reddito – Risparmio

…l’impresa… L’operatore impresa produce i beni e i servizi, che saranno poi venduti sul mercato, e che formano l’Offerta. L’imprenditore Marco Bianchi vuole realizzare un profitto e, quindi, dovrà produrre in modo che i ricavi superino i costi:

Ricavi > Costi → Profitto

Le imprese, per produrre, effettuano degli investimenti (macchinari, impianti), e danno un reddito alle famiglie, in cambio dell’attività lavorativa che queste offrono; nell’esempio, Bianchi paga 2000 euro al mese a Rossi, in cambio del suo lavoro. In ogni sistema produttivo convivono piccole imprese e grandi imprese. Si tratta di una distinzione che si basa su criteri essenzialmente quantitativi: il fatturato, il vo-lume della produzione e delle vendite, l’entità del capitale investito, il numero dei dipendenti, l’estensione geografica e così via.

…lo Stato… L’operatore Stato fornisce alla collettività i servizi pubblici (sanità, giu-stizia, istruzione, ordine pubblico), attraverso la Pubblica Amministrazione. Per pagare la spesa pubblica, la Pubblica Amministrazione ricorre soprattutto al prelievo tributario, cioè deve far pagare i tributi (tasse e imposte) sia alle fami-glie sia alle imprese. La politica economica dello Stato non è mai neutrale, ma ha sempre precisi obiettivi politici; nell’esempio, se il sistema tributario è progressi-vo (cioè i tributi gravano maggiormente sui più ricchi) si ha un trasferimento di reddito dalle classi più abbienti a quelle più povere.

L’operatore impresa produce i beni e i servizi destinati alla vendita sul mercato, allo scopo di realizzare un profitto

L’operatore Stato fornisce alla collettività i servizi pubblici

È corretto parlare di «locazione» o di «affit-to»?Nel linguaggio corrente si usa raramente il termine «locazione» e si parla solitamente di «affitto»: «ho preso in affitto un bell’ap-partamento!»; «quanto paghi di affitto ogni mese?»; «ho deciso di non affittare il mio ap-partamento!» e così via.In realtà, quasi sempre, il termine giusto è locazione, perché l’affitto è una forma parti-colare di locazione che ha per oggetto il godi-mento di un bene produttivo.È quindi corretto dire:• Mario Rossi ha dato in locazione il suo ap-

partamento a Marco Bianchi (l’apparta-mento non è un bene produttivo);

• Mario Rossi ha dato in affitto il suo ma-gazzino a Marco Bianchi (il magazzino è un bene produttivo).

Locazione o affitto?

Facciamo chiarezza fra due termini spesso confusi: «locazione» e «affitto»

per saperne di piu'

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A Introduzione all’economia

L’intervento statale nell’economia può essere esteso o ridotto; è proprio la misura di questo intervento a caratterizzare i diversi sistemi economici.

…le attività non profit… Da alcuni anni si sta affermando un nuovo operatore eco-nomico: il non profit, o terzo settore, a cui appartengono quelle imprese che non hanno come fine il profitto, e che operano in difesa delle fasce più deboli. Quali sono le attività del terzo settore? Il mondo del non profit è decisamente am-pio: dall’assistenza sociale alla formazione, dal rispetto dell’ambiente alla tutela dei diritti civili. Come vedremo nell’unità C4, le imprese del non profit possono fare pro-fitti, non possono però distribuire gli utili, che devono essere reinvestiti.

…il resto del mondo e la globalizzazione. Fa parte dell’operatore resto del mondo qualsiasi soggetto straniero, singolo o impresa, che instaura rapporti economici col nostro Paese (scambi di beni e servizi, flussi di lavoratori e di capitali). Si pensi all’im-prenditore tessile cinese Chen che vende stoffa a una sartoria di Milano, all’inglese George Wilson che acquista un’automobile Fiat, all’artigiano Carlo Verdi che produ-ce scarpe per alcuni clienti russi e così via. Trattando del commercio internazionale, ci occuperemo di:■ importazioni, cioè i beni e i servizi che l’Italia acquista dall’estero;■ esportazioni, cioè i beni e i servizi che l’Italia vende all’estero.Negli ultimi anni, il commercio internazionale si è talmente intensificato, da porta-re al fenomeno della «globalizzazione». Cos’è la globalizzazione? Con questo termine, forse un po’ abusato, si fa riferimento al fatto che oggi che non esistono più i mercati nazionali, perché tutto confluisce in un unico mercato globale, dominato dai Paesi economicamente più sviluppati. Si pensi che, nel 2012, una famosa automobile da corsa era finanziata in Giappone, disegnata in Italia, montata in Messico, con compo-nenti elettronici provenienti dal New Jersey negli Stati Uniti. Ci occuperemo ampia-mente della globalizzazione nell’unità F1.

La famiglia che determinala Domanda

Gli operatori economici sono

Il resto del mondo che agiscenel mercato globale

LÕimpresa che determinalÕOfferta

Le attivitˆ non profit che hannofini di solidarietˆ

Lo Stato che fornisceservizi pubblici

I beni economici

Mario Rossi, ogni giorno, avverte tanti bisogni. Approfondiamone due:■ Mario Rossi si sente solo, e vorrebbe un amico per parlare;■ Mario Rossi ha sete, e vorrebbe dell’acqua.Il primo bisogno (la solitudine) è di natura affettiva, e non riguarda l’economia; inve-ce il secondo (la sete) è un bisogno economico, ed è di questo che ci occupiamo.

I bisogni economici: illimitati… Come sappiamo, le scelte delle famiglie sono de-terminate dai bisogni economici. Avvertire un bisogno economico significa «deside-rare qualcosa», che ci farebbe superare un disagio di natura economica; nell’esempio, il bisogno economico è la sete di Mario Rossi. I bisogni economici, d’ora in poi «bisogni», sono illimitati, saziabili e soggettivi.

Le imprese non profit devono svolgere un’attività basata sulla solidarietà sociale

L’operatore resto del mondo è rappresentato da tutti i soggetti stranieri che hanno relazioni economiche con l’Italia

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Il bisogno economico è il desiderio di «qualcosa» che fa superare un’insoddisfazione economica

I bisogni economici sono illimitati, saziabili e soggettivi

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A1 Cos’è l’economia?

Perché i bisogni sono illimitati? Non è possibile quantificare i bisogni umani, per-ché questi aumentano in continuazione, grazie ai mutamenti sociali (o, forse, a causa dei mutamenti sociali): cento anni fa, Mario Rossi non avrebbe certamente avvertito il bisogno di guardare la televisione. In questo campo, un ruolo fondamentale è svolto dalla pubblicità, che spesso «crea» bisogni che gli individui non avvertirebbero natu-ralmente.

…saziabili… Il bisogno, mentre viene soddisfatto, diminuisce d’intensità, fino ad ar-rivare a un punto in cui l’individuo non lo sente più, perché ha raggiunto uno stato di sazietà; si tratta, però, di una sazietà specifica, che riguarda solo quel bisogno, mentre altri restano insoddisfatti e altri se ne creano. Nell’esempio, il bisogno di bere di Mario Rossi è gradualmente soddisfatto dall’ac-qua, fino ad arrivare a un punto in cui Rossi non ha più voglia di bere; nel frattempo, però, Rossi inizia a sentire il bisogno di mangiare.

…soggettivi. Ognuno di noi avverte bisogni diversi, perché questi dipendono dal-l’età, dall’ambiente, dalle condizioni sociali. Anche in questo ambito, la pubblicità ha una notevole influenza, perché spesso le persone modificano i propri bisogni, in base alle mode. Come potrebbe il sedicenne Luca Rossi non avvertire il bisogno dello scooter, dal momento che tutti i suoi amici sono «motorizzati»?

Bisogni primari e bisogni secondari. A seconda della loro importanza, i bisogni si dividono in primari e secondari. I bisogni primari devono essere soddisfatti per garantire la sopravvivenza (mangia-re, bere, vestirsi), mentre i bisogni secondari migliorano la qualità della vita (leggere, andare al cinema, ascoltare musica, navigare su Internet). È evidente che le persone soddisfano dapprima i bisogni primari e poi i bisogni secondari. Anche la distinzione fra bisogni primari e secondari varia nel tempo (oggi il biso-gno di informazione è primario, mentre qualche secolo fa era secondario). Va anche sottolineato che i bisogni, essendo soggettivi, sono considerati primari o secondari a seconda dei gusti di ognuno; per esempio, Mario Rossi considera il bisogno di leggere più importante di quello di andare al cinema, mentre Marco Bianchi la pensa in modo contrario.

Bisogni individuali e bisogni collettivi. I bisogni possono essere individuali o col-lettivi, a seconda di chi li avverte. I bisogni individuali sono sentiti dalle varie persone, che cercano di soddisfarli sin-golarmente (mangiare, vestirsi, leggere). I bisogni collettivi sono percepiti dai singoli, ma in quanto membri di una società, e possono essere soddisfatti solo dallo Stato (istruzione, assistenza sanitaria, difesa, ordine pubblico, giustizia).

I beni economici… Da cosa sono soddisfatti i bisogni? I bisogni sono soddisfatti dai beni economici. Riprendendo il nostro esempio, è l’acqua quel bene economico che soddisfa la sete di Mario Rossi. I beni economici devono essere utili e scarsi.

…utili… Nel linguaggio corrente, un bene è utile quando procura benessere; invece in economia non conta l’utilità del bene in quanto tale, ma il fatto che questo sia desi-derato dai consumatori. Per esempio, la droga è dannosa per la salute (tutti pensiamo che «la droga fa male») ma, poiché esistono individui disposti a pagare un prezzo per averla, anche la droga possiede il requisito dell’utilità, ed è quindi un bene economi-co. L’esempio della droga mostra come l’utilità, in senso economico, sia lontana da qualsiasi considerazione morale.

…scarsi. Un bene è scarso quando è disponibile in quantità limitata, e l’individuo deve fare un sacrificio per procurarselo. Per esempio, se Mario Rossi ha 50 euro e de-

Il bisogno di tatuarsi era meno avvertito qualche anno faÉ

I bisogni primari devono essere soddisfatti per garantire la sopravvivenza, mentre i bisogni secondari migliorano la qualità della vita

I bisogni individuali sono sentiti dalle varie persone, mentre i bisogni collettivi sono percepiti dai singoli, in quanto membri di una società

Un bene economico è qualsiasi cosa in grado di soddisfare un bisogno

Un bene è utile quando ci sono individui che vogliono acquistarlo

Un bene è scarso quando non è immediatamente disponibile in natura

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A Introduzione all’economia

cide di spenderli al ristorante, ha fatto il sacrificio di rinunciare ad acquistare una camicia che gli piaceva. Lo stesso bene può essere economico, o meno, a seconda dei casi; per esempio, l’a-ria non è un bene economico in campagna (perché non è scarsa), ma lo diventa in una bombola d’ossigeno.

Servizi e beni materiali. I beni economici, d’ora in poi «beni», si dividono in servi-zi e beni materiali. I servizi sono prestazioni fornite dai singoli individui: l’arringa dell’avvocato Stefa-no Neri, la visita del dottor Marco Bianchi, la lezione del professor Carlo Verdi. I beni materiali sono tutti gli oggetti che si vedono e si toccano. Si dividono in beni di consumo e beni strumentali.

Beni di consumo e beni strumentali. I beni di consumo soddisfano direttamente un bisogno (il pane soddisfa immediatamente il bisogno di mangiare). I beni strumentali servono per produrre altri beni, e non vengono usati per un go-dimento diretto; a loro volta, i beni strumentali si dividono in capitale circolante e capitale fisso:■ si ha il capitale circolante quando i beni strumentali sono utilizzati una sola volta

nel processo produttivo (per esempio il combustibile di un impianto industriale);■ si ha il capitale fisso quando i beni strumentali sono utilizzati più volte nel processo

produttivo (per esempio un magazzino).

Beni complementari e beni succedanei. I beni economici si dividono anche in complementari e succedanei. Due beni sono complementari quando devono essere impiegati insieme, per soddi-sfare un bisogno: zucchero/caffè, automobile/benzina, compact disc/impianto stereo-fonico. Due beni sono succedanei quando soddisfano lo stesso bisogno, e possono quindi sostituirsi: tè/caffè, automobile/treno, compact disc/mp3. Attenzione. Sarebbe un er-rore dire che «viaggiare in automobile è uguale a viaggiare in treno», ma se Mario Rossi vuole spostarsi da Milano a Torino può farlo sia col treno sia con l’automobile; per questo automobile e treno sono succedanei (non «uguali»).

Beni intermedi e beni finali. I beni intermedi sono acquistati dalle imprese per ef-fettuare la produzione, mentre i beni finali vengono comprati e utilizzati direttamente dai consumatori; per esempio, la carta è un bene intermedio che serve per produrre il bene finale libro. Alcuni beni possono essere utilizzati sia come beni intermedi sia come beni finali; si pensi all’energia elettrica, che in alcuni casi è un bene intermedio (quando serve ad azionare gli impianti di un’azienda), e in altri casi è un bene finale (quando viene utilizzata per illuminare le nostre case).

Bisogni economici (illimitati, saziabili e soggettivi)

Sono soddisfatti daibeni economici (utili e scarsi),

che si distinguono in

Si distinguono in

Bisogni primarie secondari

Bisogni individualie collettivi

Servizi

Beni materiali

Beni di consumo

Beni strumentali

Capitalecircolante

Capitalefisso

Beni complementari e succedanei

Beni intermedi e finali

I beni economici si dividono in servizi e beni materiali

I beni di consumo soddisfano direttamente un bisogno, mentre i beni strumentali servono per produrre altri beni

I beni complementari soddisfano insieme un bisogno, mentre i beni succedanei rappresentano un’alternativa per uno stesso bisogno

I beni intermedi servono per la produzione, mentre i beni finali sono destinati ai consumatori

Venditore di hot-dog.

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A1 Cos’è l’economia?

Ricchezza, patrimonio e reddito. È necessario precisare il significato che, in eco-nomia, si attribuisce ai termini ricchezza, patrimonio e reddito. La ricchezza è l’insieme di beni posseduto da uno o più soggetti economici. Il patrimonio prende in esame la ricchezza detenuta in un preciso momento; per esempio, Mario Rossi il 5 marzo 2014 possiede un patrimonio di 20 milioni di euro. Per reddito si intende la ricchezza percepita in un determinato arco di tempo (un mese, un anno); nell’esempio, Mario Rossi nel 2013 ha percepito un reddito di 500 000 euro. La ricchezza può quindi essere analizzata sia sotto l’aspetto statico (patrimonio) sia come flusso (reddito).

I problemi economici fondamentali

La legge della scarsità. Se fosse possibile soddisfare tutti i bisogni dell’umanità, non esisterebbero problemi: ognuno potrebbe consumare tutti i beni che desidera; in questo caso, i beni non sarebbero più «beni economici» ma «beni liberi» (come la sabbia nel deserto), perché non sarebbero più scarsi. Questo obiettivo è purtroppo un’utopia, perché nessun sistema economico è riuscito a raggiungerlo: in ogni società si hanno beni limitati, per soddisfare bisogni infiniti. A causa della legge della scarsità, ogni sistema economico deve partire dalle risorse disponibili e, in base a queste, effettuare delle scelte. Partendo da queste considerazioni, Paul Samuelson afferma che ogni sistema eco-nomico deve rispondere a tre domande fondamentali:

1. Quali beni produrre e in quale quantità?

2. Come produrre questi beni?

3. Per chi produrre questi beni?

Cosa e quanto produrre? Una volta individuate le risorse disponibili, è ne cessario decidere quali beni produrre e, di conseguenza, quali beni non produrre. Samuelson si domanda «cosa si deve produrre e in che quantità? Cioè, quanti e quali beni e servizi il sistema economico deve produrre, tra quelli che può produrre? E quando dovrà produrli? Oggi dovremmo produrre pizze oppure camicie? Una piccola quantità di camicie di alta qualità oppure una grande quantità di camicie di basso prezzo? Dovremmo produrre molti beni di consumo (come pizze e concerti), oppure pochi beni di consumo e molti beni di investimento (come pizzerie e sale da concer-to), assicurando maggiori consumi domani?».

Come produrre? «Come si devono produrre i beni?» si chiede Samuelson, e pro-segue «chi deve produrli, quali risorse si devono usare, quali procedimenti tecnici si devono applicare? Chi deve coltivare la terra e chi deve insegnare? Per generare l’e-nergia elettrica, è meglio usare il petrolio o il carbon fossile? Inquinando l’aria molto o poco? I beni si devono produrre a mano o a macchina? In imprese capitalistiche di proprietà privata o in imprese socialiste di proprietà dello Stato?».

Per chi produrre? La ricchezza nazionale, una volta che è stata prodotta, come deve essere distribuita? In particolare Samuelson si domanda «per chi dovranno essere prodotti i beni? A chi devono andare i frutti degli sforzi del sistema economico?». E prosegue «come si deve distribuire il prodotto nazionale tra le famiglie? Dobbiamo avere una società in cui sol-tanto alcuni sono ricchi e molti sono poveri? Dovranno godere di alti redditi i dirigenti o gli operai o i proprietari terrieri? Dovranno essere gli egoisti a ereditare la terra? Si dovranno fornire lauti pasti ai pigri?». È interessante che anche Milton Friedman, in perenne contrasto con Samuelson, ne conferma in questo caso le tesi, e sintetizza la ferrea legge della scarsità con una frase: «Non ci sono pasti gratuiti!».

Il patrimonio è la ricchezza valutata in un determinato momento, mentre il reddito è la ricchezza percepita in un certo intervallo temporale

5

Nessuna società possiede risorse sufficienti per produrre tutti i beni che le persone vogliono consumare (legge della scarsità)

Le domande fondamentali alle quali, secondo Samuelson, deve rispondere ogni sistema economico

14

A Introduzione all’economia

La produzione. Riprendendo quanto sostenuto da Samuelson, possiamo affermare che i problemi economici fondamentali sono due: la produzione e la distribuzione. La produzione è ogni trasformazione che rende i beni più idonei a soddisfare i bi-sogni. Analizzare la produzione vuol dire studiare come vengono scelti i beni da produr-re, le tecnologie produttive, l’organizzazione del lavoro all’interno delle imprese e così via.

La distribuzione. La distribuzione analizza come avviene la divisione dei beni nella società. La ricchezza presente all’interno del Paese si chiama Reddito Nazionale e viene così distribuita:■ i lavoratori vengono remunerati coi salari;■ gli imprenditori realizzano i profitti;■ i proprietari (terrieri e urbani) percepiscono le rendite;■ i finanziatori guadagnano gli interessi.Come si è visto, anche lo Stato può influire sulla distribuzione della ricchezza; per esempio, un sistema tributario progressivo avvantaggia le classi più povere e pena-lizza quelle più ricche.

I problemi economici fondamentali sono

La produzione La distribuzione

I sistemi economici

Alle tre domande di Samuelson vengono date risposte diverse, a seconda di come è organizzato il sistema economico. I sistemi economici possono essere raggruppati in tre categorie: l’economia centra-lizzata, l’economia di mercato e l’economia mista.

LÕeconomia centralizzata. Nell’economia centralizzata, o sistema collettivista, è lo Stato a decidere sia sulla produzione che sulla distribuzione dei beni: è lo Stato che risponde alle tre domande di Samuelson. Lo Stato è l’unico proprietario dei mezzi di produzione (macchinari, impianti, sta-bilimenti), mentre i privati possiedono solo beni di consumo. È lo Stato a stabilire quali sono i beni da produrre, come deve essere organizzato il processo produttivo, e come deve essere distribuita la ricchezza prodotta (sono le autorità statali a fissare il livello dei salari e dei prezzi). Il sistema collettivista ha, quindi, bisogno di una struttura gerarchica, al cui vertice sta un’autorità politica, che deve elaborare un piano economico. L’economia centralizzata caratterizza gli Stati socialisti. Fino agli anni Ottanta, il simbolo del collettivismo era l’Unione Sovietica coi cosiddetti «Paesi satelliti» (Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria); in questi Paesi il controllo statale, pur essendo molto dif-fuso, non si estendeva però all’intero sistema economico, perché l’iniziativa privata si ritagliava dei piccoli spazi in alcuni settori (artigianato, commercio al dettaglio, piccola produzione agricola). Dopo la caduta del Muro di Berlino, nel 1989, la situazione è cambiata radicalmen-te, perché i Paesi socialisti hanno subìto profondi sconvolgimenti politici. Questi eventi hanno avuto effetti anche sull’economia: i Paesi dell’Europa orientale hanno abbandonato il collettivismo e si sono spostati verso un’economia di mercato, con risultati finora alterni.

La produzione e la distribuzione sono i problemi economici fondamentali

6

Nei Paesi a economia centralizzata l’iniziativa statale prevale su quella privata

15

A1 Cos’è l’economia?

L’economia centralizzata è ancora presente in alcuni Stati, fra cui il Vietnam, Cuba e, soprattutto, la Cina, che sta comunque avviando un processo di privatizzazione dell’economia.

bre 1949 si creò la Repubblica Democratica Tedesca (RDT), con capitale Pankow (una lo-calità situata nella parte orientale di Berlino).Il 5 maggio 1949 anche Berlino fu divisa in due settori (Berlino ovest e Berlino est): la di-visione di Berlino rappresentò il simbolo della divisione dell’intera Germania.Nel 1960, mentre la RDT versava in una gra-ve crisi economica, cominciò una massiccia emigrazione verso la RFT: quasi 2000 per-sone al giorno si trasferivano da Berlino est a Berlino ovest. Per bloccare questa emorra-gia, nella notte fra il 12 e il 13 agosto 1961, il governo tedesco-orientale divise con un reticolato la città e, nei giorni seguenti, co-

Berlino demolisce un pezzo di storia

Demolire ciò che resta del Muro di Berlino vuol dire cancellare la memoria?

Particolare del

Muro di Berlino

con il famoso

bacio tra Breznev

e Honecker.

un articolo online

Alla fine della seconda guerra mondiale la Germania fu divisa in quattro zone di occu-pazione militare, controllate da francesi, bri-tannici, statunitensi e sovietici. A causa della «Guerra fredda» fra Stati Uniti e Unione Sovietica, la situazione si aggravò e portò alla divisione politica della Germania; nacquero infatti la Repubblica Federale Te-desca (Germania ovest) e la Repubblica De-mocratica Tedesca (Germania est). Nelle tre zone occupate da Francia, Gran Bre-tagna e Stati Uniti, nell’aprile 1949, fu istitui-ta la Repubblica Federale Tedesca (RFT), con capitale Bonn. Nella zona d’occupazione sovietica, il 7 otto-

struì il «Muro di Berlino», che separò anche fisicamente la città, e rappresentò il simbolo della Guerra fredda. Il Muro di Berlino venne abbattuto il 9 no-vembre 1989 (dopo 28 anni!). Stava intanto finendo anche la separazione della Germa-nia: la riunificazione avvenne il 3 ottobre 1990, e il 2 dicembre 1990 si tennero le pri-me elezioni politiche della Germania unita. Nell’articolo riportato (famigliacristiana.it, 3 marzo 2013) si parla di un progetto per de-molire una parte di ciò che resta del Muro di Berlino.

FC FAMIGLIA CRISTIANA.it

«Berlino mette da parte la sua storia, o un pezzo di essa, in nome del profitto. Il progetto è già in corso (o almeno lo sarebbe se non fosse per i 300 manifestanti che hanno bloccato l’avvio dei lavori): una

parte di ciò che resta del Muro di Berlino sarà demolita per lasciare il posto alla costruzione di un condo-minio residenziale di lusso affacciato sul fiume Sprea. La porzione di muro interessata fa parte della East

side gallery, il tracciato di muro più lungo – complessivamente 1,3 chilometri – rimasto intatto nella sua posizione originale, così come era stato eretto nel 1961. Questo tratto di muro, restaurato di recente per un costo di più di 2 milioni di euro per l’amministrazione comunale, è diventato una delle principali attrazioni turistiche di Berlino. Dopo l’abbattimento della bar-riera tra Berlino est e ovest, nel 1989, questa sezione rimasta intatta è stata ridisegnata dall’estro di 120 ar-tisti che l’hanno ricoperta di graffiti e murales, trasformandola in una galleria a cielo aperto. Tra i murales più celebri, quello dell’artista russo Vrubel che ritrae il bacio fra il leader sovietico Breznev e il leader della Germania est Honecker (vedi foto). In pratica, il progetto dell’amministrazione è di staccare una parte del muro e ricollocarla in qualche altro sito per far passare al suo posto una strada di accesso al nuovo condominio. “La cultura non ha più alcun valore?”, recitavano i cartelli innalzati dai manifestanti che hanno cercato di fermare i lavori. Ciò che ri-mane intatto del Muro di Berlino è il simbolo forte, visibile, tangibile dell’assurda, dolorosa frattura fra due città, due Germanie, due visioni politiche, due mondi che ha segnato quarant’anni della nostra storia. Il Muro è un monumento. Tedesco certo, ma anche europeo e mondiale. Possibile che i berlinesi, e i tedeschi, accettino di rimuovere un pezzo della loro sofferta memoria per lasciare spazio a un grattacielo di lusso?».

16

A Introduzione all’economia

L’economia di mercato. Agli antipodi dell’economia centralizzata sta l’eco nomia di

mercato, o liberismo economico. Il liberismo economico, chiamato anche laissez faire, si basa sull’iniziativa privata, e lo Stato non interviene nel sistema economico. Ogni cittadino è proprietario dei mezzi di produzione, e decide liberamente i beni da produrre, le tecnologie produtti-ve, i prezzi dei beni e così via. I sostenitori del laissez faire pensano che lo Stato deve limitarsi a coprire i costi dei servizi istituzionali (difesa dall’esterno, giustizia, ordine pubblico) e delle infrastrut-ture (viabilità, trasporti). In base alle teorie liberiste, gli squilibri che si verificano nel sistema economico (sovrapproduzione, disoccupazione, cattivo utilizzo di risorse) sono temporanei, e il mercato può superarli da solo, senza bisogno di alcun interven-to statale. Nel XXI secolo l’economia di mercato caratterizza i Paesi occidentali, soprattutto gli Stati Uniti, che ne rappresentano il simbolo. In questi Paesi la libertà di iniziativa economica non può comunque oltrepassare certi limiti, posti dallo Stato per tutelare la collettività: garanzia di un livello minimo dei salari, difesa delle fasce sociali più de-boli, regolamentazione delle situazioni monopolistiche, lotta al degrado ambientale.

L’economia mista. L’economia mista si trova in una posizione intermedia fra il col-lettivismo e il liberismo. Nell’economia mista sono presenti sia imprese pubbliche, gestite direttamente dallo Stato, sia imprese private: nell’economia mista la risposta alle tre domande di Samuelson è fornita sia dallo Stato sia dai privati. L’Italia è un Paese a economia mista, perché l’articolo 41 della Costituzione della Repubblica italiana (d’ora in poi art. 41 Cost.), incoraggia e tutela l’iniziativa privata, ma prevede che lo Stato debba intervenire per rimuovere gli eventuali squilibri. Va anche sottolineato che, nel sistema produttivo italiano, il «pubblico» convive col «privato»; per esempio, nel settore televisivo, il gruppo privato Mediaset si affian-ca alla Rai (impresa pubblica).

I sistemi economici

Economia centralizzata,che è controllata dallo Stato

Economia mista, in cui coesistonoiniziativa privata e statale

Economia di mercato,che è basata sull’iniziativa privata

La new economy

Old economy e new economy. L’incessante innovazione tecnologica di questi ulti-mi anni non poteva non coinvolgere l’economia: è nata la new economy. Si tratta di un fenomeno legato alle nuove tecnologie (informatiche e non solo), che ha modificato profondamente (o meglio, sconvolto) i comportamenti e le abitudini dei consumatori di tutto il mondo. Alcuni economisti sono sicuri: siamo di fronte a una nuova rivoluzione indu-striale. Le imprese della new economy si sono costituite per rispondere in modo pre-ciso e veloce alla richiesta di prodotti tecnologici all’avanguardia; basta pensare agli hardware e ai software per i computer, alle nuove generazioni di telefoni cellulari e così via. La new economy deve anche essere in grado di offrire quei servizi indispensabili per impiegare questi prodotti: dalla telefonia mobile ai collegamenti a Internet. Queste imprese sono impegnate in una ricerca continua di nuovi strumenti tecnologici e di nuove metodologie applicative, per utilizzarli al meglio.

Nei Paesi a economia di mercato l’iniziativa privata prevale su quella statale

Nei Paesi a economia mista coesistono l’iniziativa statale e quella privata

7

La new economy è formata da un vasto insieme di imprese, che sono collegate alle nuove tecnologie

17

A1 Cos’è l’economia?

La new economy si contrappone alle imprese già esistenti, che svolgono attività tra-dizionali, e che, per contrapposizione, vengono ora collocate nella old economy.

Le imprese della new economy. Le imprese della new economy possono essere clas-sificate a seconda delle attività che svolgono. In particolare, distinguiamo fra:■ le imprese di base per la produzione di strumenti informatici e per le telecomuni-

cazioni, che forniscono sia le strutture materiali (le parti componenti i computer, i cavi di fibre ottiche, le antenne trasmittenti) sia quelle immateriali, come i softwa-re per utilizzare Internet;

■ le imprese che producono software applicativo, e che realizzano e gestiscono quei siti per operare in rete, senza i quali non sarebbe possibile la gestione di dati e con-tatti di chi si collega con la rete stessa;

■ le imprese che producono servizi di intermediazione tra i soggetti che operano in rete, per facilitare la comunicazione e lo scambio di informazioni. Questo fatto può avvenire, per esempio, con la creazione di portali (siti specializzati nell’offerta di collegamenti con un considerevole numero di altri siti, per recepire informazio-ni specifiche) o di banner (piccoli spazi pubblicitari inseriti nelle pagine dei siti commerciali);

■ le imprese dell’e-commerce, che si sono specializzate nel commercio elettronico e hanno rivoluzionato la catena distributiva a livello mondiale (come vedremo nell’unità B2).

Imprese di base

La new economy • formata da

Imprese dell’e-commerce

Imprese che produconosoftware applicativo

Imprese che produconoservizi di intermediazione

La riduzione dei costi. Le nuove tecnologie e il mercato in rete riducono i costi di produzione e, di conseguenza, i prezzi. Infatti:■ diminuiscono notevolmente i costi di intermediazione e di distribuzione, e tendo-

no a sparire gli agenti, gli intermediari e i grossisti;■ è possibile la produzione just in time (produzione snella), grazie alla quale gli ordini

ricevuti via Internet vengono inviati direttamente sul luogo di produzione, ridu-cendo al minimo le giacenze di magazzino;

■ viene completamente riorganizzato il processo produttivo, perché le nuove tec-nologie consentono un aumento dell’efficienza sia degli impianti che degli uffici, e questo porta a far sì che il lavoro svolto in precedenza da molti lavoratori possa essere adesso svolto da poche persone: in tutti settori si ha una contrazione dei costi del personale;

■ le tecnologie collegate a Internet permettono il «telelavoro», e aumenta il numero dei lavoratori che operano in un «ufficio virtuale», rappresentato da una stanza del loro appartamento.

Non solo luciÉ Qualche riflessione. La new economy crea nuovi posti di lavoro, ma ne rende inutili altri. Un’operazio-ne bancaria effettuata via Internet costa alla banca l’80% in meno della stessa opera-zione fatta allo sportello: molti impiegati di quella banca dovranno trovare un altro lavoro! Un altro «mito da sfatare» è quello della professionalità richiesta dal lavorare in rete. In molti casi la new economy richiede una manodopera che effettua un lavoro noioso e ripetitivo, anche se i «non addetti ai lavori» lo considerano sempre creativo ed entusiasmante.

La new economy permette una drastica riduzione dei costi di produzione

18

A Introduzione all’economia

SINTESI

CONOSCENZE

■ L’economia politica (§1) non è formata da leggi universalmente accettate, ma è un insieme di teorie economiche, che possono essere in contrasto fra di loro.

■ Gli operatori economici (§3) presenti nel sistema sono: la famiglia, l’impresa, lo Stato, il non profit e il resto del mondo.

■ I bisogni economici (§4), che sono illimitati, saziabili e soggettivi, si dividono in primari e secondari. I bisogni sono soddisfatti dai beni economici.

■ I beni economici (§4), che devono essere utili e scarsi, si dividono in servizi (prestazioni fornite dai singoli individui) e beni materiali (tutti gli oggetti che si vedono e si toccano).

■ I beni si dividono in beni di consumo e beni strumentali

(§4): i beni di consumo soddisfano direttamente un bisogno, mentre i beni strumentali servono per produrre altri beni (e non vengono usati per un godimento diretto).

■ Si distingue fra beni complementari e beni succedanei

(§4). Due beni sono complementari quando devono essere impiegati insieme per soddisfare un bisogno, mentre due beni sono succedanei quando soddisfano lo stesso bisogno, e possono quindi sostituirsi.

■ Esiste una differenza fra i beni intermedi e i beni finali

(§4). I beni intermedi sono acquistati dalle imprese per effettuare la produzione, mentre i beni finali vengono comprati e utilizzati direttamente dai consumatori.

■ In base alla legge della scarsità (§5), nessuna società possiede risorse sufficienti per produrre tutti i beni che le persone vogliono consumare: l’economia analizza come utilizzare le risorse disponibili, per produrre e distribuire i beni.

■ I problemi economici fondamentali (§5) sono due: la produzione e la distribuzione.

■ I sistemi economici (§6) possono essere raggruppati in tre categorie: l’economia centralizzata, l’economia di mercato e l’economia mista.

■ L’incessante innovazione tecnologica ha portato alla nascita della new economy (§7) che ha sconvolto i comportamenti dei produttori e dei consumatori di tutto il mondo. La new economy permette una drastica riduzione dei costi di produzione e, quindi, dei prezzi.

VERIFICA DEGLI OBIETTIVI

Risolvi le seguenti scelte multiple indicando la risposta esatta

fra le quattro scelte possibili.

1 Il metodo deduttivo si basa

a sui postulatib sull’osservazione della realtàc sia sui postulati sia sull’osservazione della realtàd sulle deduzioni degli economisti

2 Due beni si dicono complementari quando

a soddisfano lo stesso bisognob devono essere impiegati insieme per soddisfare

un bisognoc devono essere impiegati insieme nel processo

produttivod un bene è usato per produrre l’altro bene

3 Nei Paesi a economia di mercato

a l’iniziativa statale prevale su quella privatab l’iniziativa privata prevale su quella statalec l’iniziativa privata si svolge senza alcuna interferenza

stataled coesistono l’iniziativa statale e quella privata,

senza che nessuna prevalga

4 Per analizzare i problemi economici fondamentali

bisogna studiare

a la produzioneb la distribuzionec la produzione e la distribuzioned l’intervento statale nell’economia

5 La macroeconomia analizza

a il funzionamento del sistema economico partendo dal singolo operatore

b il funzionamento del sistema economico aggregatoc il comportamento del singolo operatore economicod il sistema economico degli Stati più ricchi

6 Le imprese non profit

a non possono realizzare profittib devono realizzare profittic possono realizzare profitti e distribuire gli utilid possono realizzare profitti ma non distribuire gli utili

19

A1 Cos’è l’economia?

ABILITa' competenze

Risolvi i seguenti quesiti vero o falso e motiva

la tua risposta.

1 La famiglia è un operatore economico

VERO □ FALSO □ PERCHÉ

2 Le teorie economiche sono sempre valide

VERO □ FALSO □ PERCHÉ

3 La new economy è legata all’innovazione tecnologica

VERO □ FALSO □ PERCHÉ

4 Un bene strumentale è in grado di soddisfare

direttamente un bisogno

VERO □ FALSO □ PERCHÉ

5 La macroeconomia parte dal comportamento

del singolo

VERO □ FALSO □ PERCHÉ

6 Le attività non profit hanno scopo di lucro

VERO □ FALSO □ PERCHÉ

Completa la tabella che segue.

Attività Operatore economico

Consumo (1)

Produzione a scopo di lucro (2)

Produzione senza scopo di lucro (3)

Importazioni (4)

Servizi pubblici (5)

1 Al telegiornale un politico spiega una manovra

economica: «Vogliamo diminuire le tasse per aumentare

i consumi degli italiani!».

▶ Il politico sta svolgendo un’analisi microeconomica

o macroeconomica?

2 Provoca una tua amica, dicendole che «la droga

è un bene utile». Dopo la sua reazione sdegnata,

spiegale il senso di questa affermazione in economia.

▶ La tua amica si è convinta?

3 Nella tua classe c’è una ragazza cinese. Grazie al suo

aiuto, cerca su Internet un settore dell’economia cinese

in cui è evidente il passaggio dall’economia centralizzata

all’economia di mercato.

▶ Quale settore dell’economia cinese hai analizzato?

4 Nell’industria televisiva italiana convivono l’iniziativa

pubblica e quella privata. Approfondisci:

• se il «pubblico» e il «privato» hanno la stessa

importanza;

• in quale anno nasce questa compresenza;

• quali sono le prospettive future per l’industria

televisiva italiana;

• la situazione negli altri Paesi dell’Unione europea.

▶ Per l’utenza questa convivenza è un vantaggio

o uno svantaggio?

5 Osserva i seguenti beni della tua camera: un letto,

una scrivania, un personal computer, un telefono

e una sveglia digitale.

▶ Quali di questi beni fanno parte della new economy?

20

A Introduzione all’economia

▶ How can you tell when an economist is lying?

His lips are moving.

▶ Why won’t sharks attack economists?

Professional courtesy.

▶ What’s the difference between Mathematics and Econom-

ics?

Mathematics is incomprehensible; Economics just doesn’t

make any sense.

And so here you are, at last face to face with Econom-ics. Well, you surely have already heard quite a lot about Eco-

nomics or something that sounds like it, haven’t you? They

always talk about it on Tv, on the Web, on newspapers and

magazines, and it looks like there’s always some kind of trou-

ble that goes with it. Then, leafing through this textbook, you

might have noticed that Economics involves some Mathemat-

ics, which doesn’t look very promising at first glance. And you

might have heard that Economics is the «dismal science», a de-

rogatory definition created by British historian Thomas Carlyle,

in 1849. Carlyle wrote that «the Social Science […] which finds

the secret of this Universe in supply and demand is a dreary,

desolate, and indeed quite abject and distressing one; what we

might call the dismal science».

As a matter of fact, Economics can also show a lighter side, as

the following jokes will prove. So, let’s have a laugh together.

Economics: the science of explaining tomorrow why the

prediction you made yesterday didn’t come true today.

▶ The First Law of Economists: For every economist, there exists

an equal and opposite economist.

▶ The Second Law of Economists: They’re both wrong.

▶ An economist is someone who doesn’t know what he’s talk-

ing about – and make you feel it’s your fault.

▶ Economists are people who are too smart for their own good

and not smart enough for anyone else’s.

keywords

Economics Many definitions have been given. A general

one can be summed up this way: the social science that

studies how the different actors in society (the so-called

agents: individuals, households, organizations…) behave

and use scarce resources in order to achieve their ends.

The term comes from an ancient Greek word, oikonomìa,

made up from two words, òikos (house) and nòmos (rule,

law), that is «the administration of an household».

Economist A specialist in Economics.

Mathematician A specialist in Mathematics.

Accountant A specialist in the practice of accounting or

somebody who is in charge of public or private accounts.

economics

Funny Economics

Listen, there is something more about Economics that you need to know. When Economics makes fun of itself, it can even make you laugh

21

A1 Cos’è l’economia?

ied the map for some time, turning it up and down, sighting

on distant landmarks, consulting his compass, and finally the

sun.

Finally he said, «Ok, see that big mountain over there?».

«Yes», answered the others eagerly.

«Well, according to the map, we’re standing on top of it».

Two men are flying in a captive balloon. The wind is ugly

and they come away from their course and they have no idea

where they are. So they go down to 20 meters above ground

and ask a passing wanderer «Could you tell us where we

are?».

«You are in a balloon», says the

wanderer.

So the one pilot to the other:

«The answer is perfectly right

and absolutely useless. The man

must be an economist».

«Then you must be business-

men», answers the man.

«That’s right! How did you

know?».

«You have such a good view from

where you are, and yet you don’t

know where you are!».

A boy was crossing a road one day when a frog called out to him and said, «If you kiss me, I’ll turn into a beautiful princess.»

He bent over, picked up the frog and put it in his pocket.

The frog spoke up again and said, «If you kiss me and turn me

back into a beautiful princess, I will stay with you for one week.»

The boy took the frog out of his pocket, smiled at it, and re-

turned it to his pocket. The frog then cried out, «If you kiss me

and turn me back into a princess, I’ll stay with you and do ANY-

THING you want.»

Again the boy took the frog out, smiled at it and put it back

into his pocket. Finally, the

frog asked, «What is the

matter? I’ve told you I’m a

beautiful princess, that I’ll

stay with you for a week

and do anything you want.

Why won’t you kiss me?»

The boy said, «Look, I’m

an economist. I don’t have

time for a girlfriend, but a

talking frog is cool.»

some questions

1 Which joke was the most entertaining?

2 What do you expect from this Economics course?

3 Try to give a definition of what an economist does.

4 Do you think that Economics is just theory or there’s

a practical side to it?

5 Why did Thomas Carlyle call Economics «the dismal

science»?

A mathematician, an accountant and an economist apply for the same job. The interviewer calls in the mathematician

and asks «What do two plus two equal?». The mathematician

replies «Four». The interviewer asks «Four, exactly?». The

mathematician looks at the interviewer incredulously and says

«Yes, four, exactly».

Then the interviewer calls in the accountant and asks the same

question, «What do two plus

two equal?». The accountant

says «On average, four – give or

take ten percent, but on average,

four».

Then the interviewer calls in the

economist and poses the same

question, «What do two plus two

equal?». The economist gets up,

locks the door, closes the shade,

sits down next to the interviewer

and says «What do you want it to

equal?».

Three economists and three mathematicians were going for a trip by train. Before the journey, the mathematicians

bought three tickets but economists only bought one. The

mathematicians were glad their stupid colleagues were going to

pay a fine. However, when the conductor was approaching their

compartment, all three economists went to the nearest toilet.

The conductor, noticing that somebody was in the toilet,

knocked on the door. In reply he saw a hand with one ticket. He

checked it and the economists

saved 2/3 of the ticket price.

The next day, the mathemati-

cians decided to use the same

strategy – they bought only one

ticket, but economists did not buy

tickets at all! When the math-

ematicians saw the conductor,

they hid in the toilet, and when

they heard knocking they handed

in the ticket. They did not get it

back.

Why? The economists took it and

went to the other toilet.

A party of economists was climbing in the Alps. After

several hours they became hopelessly lost. One of them stud-