001 MAR 30-01-96
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La Giornata* * * * * *
In Italia Nel mondoSan Pietro b u rgo. Junk bond comunali
“ P i e t ro b u rgo è come la Chicago negli an-ni Venti: un luogo divertente e selvaggio do-ve tutto è in vendita”. Cosi commenta uno p e r a t o re straniero. Potrebbe ascriversi aquesto clima l’emissione di junk bond chel’amministrazione della città ha deciso pera u m e n t a re le risorse comunali con finan-ziamenti esteri. Sarebbe un giudizio super-ficiale. In realtà, come rileva il sindaco Sob-chack, Pietro b u rgo è il luogo più favore v o l eper gli investimenti esteri e l’amministra-zione ha una solvibilità maggiore di quelladello Stato russo. I bond sono garantiti dal-le entrate e dai beni comunali, oltre che daic rediti verso il governo centrale. Gli alti in-t e ressi di questi zero coupon, pari al 20%c i rca trimestrale, in un momento di re l a t i v astabilità del rublo, possono essere accolti-con favore dagli operatori.
Londra. Capitale multietnicaLondra torna a essere capitale del mon-
do o almeno cosi potrebbe essere conside-rata sul piano della composizione multiet-nica della popolazione. Los Angeles e NewYork hanno minoranze razziali più consi-stenti per numero, ma a Londra sono ben 34i gruppi etnici con presenze superiori a10.000 abitanti, come risulta da un rapport odel London Researche Centro. Indiani, pa-chistani, originari del Bangla Desh, nigeria-ni, cinesi, caraibici sono i gruppi più fort i .Secondo Marian Storkey, che ha elaboratoil rapporto, a Londra la promiscuità razzia-le è stata un successo per il carattere piùa p e rto della società, se confrontata conquella di altre città europee e emericane.Disuguaglianze restano comunque: se la co-munità indiana è ben rappresentata nellecategorie professionali, quella del BanglaDesh, ad esempio, si colloca ai gradini piùbassi della società.
Madras. Tombola per la vaccinazioneOspedali e scuole dell’India sono dal 20
gennaio requisiti per la seconda fase dellamaggior campagna antipolio mai re a l i z z a t anel mondo. Anche templi e chiese sono di-ventati centri per vaccinare 88 milioni di bo-vini sotto i tre anni, con lo scopo di sradica-re la malattia che colpisce ogni anno 10 mi-la bambini indiani, circa il 60% dei casi nelmondo. L’operazione mobiliterà duemilafunzionari e 10 mila volontari. Il costo del-l’operazione è approssimativamente di 56m i l i a rdi di lire non solo per l’acquisto delvaccino (200 milioni di dosi), ma anche peruna massiccia campagna di persuasione. AMadras si è organizzata una tombola con 25p remi in oro del valore di 110 dollari, allaquale si partecipa con il certificato di vacci-nazione. Alla stazione centrale i volontariaspettano sin dalle prime ore del giorno it reni perché nessun bambino sfugga allavaccinazione e sui treni in partenza contro l-lano le madri che, se sprovviste del salva-condotto costituito dal certificato di vacci-nazione dei figli, sono obbligate a scenderee a presentarsi ai posti di vaccinazione.
Kobe. Meglio la tenda delle nuove case Un anno dopo il disastroso terremoto che
ha causato oltre 6.500 morti, distrutto 100 mi-la case e danneggiate altrettante, pro v o c a t odanni per circa trentamila miliardi, la cittàgiapponese colpita dal terremoto torna a unaspetto “provvisoriamente normale”. Il me-trò ha ripreso a funzionare già il mese suc-cessivo al disastro e pro g ressivamente sonostate riattivate le principali vie di comuni-cazione. Si aspetta entro l’anno la riapert u-ra dell’ultima linea ferroviaria ancora da ri-p a r a re e della Hanshin expre s s w a y, i cui pi-loni non re s s e ro al sisma. La capacità pro-duttiva è ripresa all’85% e sono poche le im-p rese industriali che si sono trasferite altro-ve. Ma gli effetti del sisma hanno comport a-to comunque per Kobe la perdita di una se-rie di attività che dopo il terremoto si sonodelocalizzate in regioni di minor costo. Il ter-remoto ha ovviamente causato uno sviluppodella costruzione di case, cresciuta del 25%nella regione, contrastando il calo che si èverificato nel territorio nazionale. L’ o ff e rt adi nuove case, per la loro collocazione, nonha però trovato una risposta favorevole dap a rte del mercato, che ha visto un forte calodelle vendite nella zona di Kobe, pari al 30%rispetto ai dati precedenti il sisma, a fro n t edi un leggero incremento su scala nazionale.Infatti 45 mila persone continuano a pre f e-r i re gli alloggi provvisori nella periferia del-la città e alcuni addirittura le tendopoli,piuttosto che trasferirsi nelle nuove abita-zioni a un’ora di tre n o .
Città del Messico. Aumentano i pegniCollocato nella piazza centrale di Città
del Messico, il Monte di Pietà è il baro m e t rodell’economia della città. E il baro m e t ro in-dica che nel 1995, per la svalutazione del pe-so e il collasso economico, gli “affari” delBanco sono aumentati del 64% rispetto al’94. L’ e rosione del potere d’acquisto, pari al30% circa, ha favorito l’ingresso delle classimedie tra i sottoscrittori dei pegni, accantoai tradizionali clienti delle classi più pove-re. Anche se le prospettive a livello ma-c roeconomico sono migliorate e si spera inuna ripresa di flussi di capitali dall’estero ,sarà difficile che nel ’96 molte famiglie pos-sano evitare d’impegnare i propri averi alBanco per acquistare alimenti o pagare lerette scolastiche dei propri figli.
Milano. I metalmeccanici di Ivrea la ri-cetta per risolvere i problemi dell’Olivettice l’hanno: obbligare la Stet a ro m p e re l’in-tesa pre l i m i n a re con l’Ibm e mettere su inf retta e furia un bel matrimonio tra la fi-nanziaria pubblica e l’Olivetti. Magari co-minciando dall’informatica (vedi Finsiel) epoi passando anche alle mille opport u n i t ào ff e rte dall’industria delle telecomunica-zioni. In questo modo, una sorta di irizza-zione, i sindacati pensano di salvare la di-visione personal computer ed evitare cheCarlo De Benedetti la venda in parte o ad-dirittura in toto.
Il presidente dell’Olivetti da una parte lilascia fare, ma dall’altra manda avanti latrattativa con i francesi della Bull per cre a-re una joint-venture a cui conferire le duea ree (personal e sistemi) che continuanononostante tutto a generare forti perdite. Eche De Benedetti abbia una voglia matta dim o l l a re la patata bollente filtra addirittu-ra dalle colonne dell’Espresso (allineato alp a d rone molto più di Repubblica), che neln u m e ro di ieri ammiccava (“E se De Bene-
detti cedesse i perso-nal?”) ad analisti einvestitori, invitan-doli ad aspettarecon fiducia l’inevita-bile terapia d’urto. Nelle mille interv i-ste rilasciate negliultimi giorni il finan-z i e re piemontese si èg u a rdato bene dalp a r l a re di pre s s i o n isulla Stet e di possi-bili joint-venture conla Bull, ha pre f e r i t on a rr a re le vicende diun’Olivetti diventata
la prima public company d’Italia, una so-cietà che non deve rispondere, come le al-t re, al salotto buono o alle banche ma cheha come unico padrone il mercato e gli in-vestitori istituzionali. Un fondo di verità in-dubbiamente c’è: lo scioglimento del pattodi sindacato che legava la Cir con Medio-banca, Imi e San Paolo nel governo Olivet-ti è un passaggio delicato nella storia delg ruppo. Anche perché, se si vogliono se-g u i re fino in fondo i canoni del capitalismoanglo-sassone, è ben strano che tutto il po-t e re decisionale di Ivrea sia concentratonelle mani della famiglia De Benedettiche, depurato l’effetto scatole cinesi, pos-siede direttamente meno del 3% dell’Oli-vetti. Infatti la famiglia possiede il 40% del-la Cofide che ha il 43,7% della Cir che, asua volta, ha in portafoglio il 15% di Ivrea.
Ovviamente, se le cose dal punto di vistadei bilanci e dei dividendi andassero agonfie vele, quest’anomalia avrebbe buonepossibilità di essere sopportata, ma datoche il sentiero che dovrebbe port a re al ri-sanamento dell’Olivetti è ancora avvoltodalle nebbie cominciano a uscir fuori dub-bi e perplessità. E non è certamente un ca-so che sabato 27 gennaio il dire t t o re degliinvestimenti dei fondi Finanza & Futuro(che il gruppo Deutsche Bank ha acquista-to di recente proprio dalla Cir) interpella-to dal Sole 24 Ore abbia dichiarato che “ilmanagement dell’Olivetti è sott’esame e ilm e rcato non è più disposto a concederg l imolto tempo”. Molto meno di quello ne-cessario perché il gruppo di Ivrea possa la-s c i a re le brulle terre dell’informatica e ap-p ro d a re pienamente nella terra pro m e s s adelle telecomunicazioni.
De Benedetti ne è pienamente coscien-te. Sa che il successo degli investimentitelefonici non può essere affidato nel bre-ve solo al mercato e alla concorrenza. Habisogno di un surplus che può venire solodalla capacità di condizionare le decisioniministeriali o di sviluppare alleanze e af-fari con quel che resta dell’industria pub-blica (Rai e mondo Stet). Da qui la liasond a n g e reuse creata con Letizia Moratti pero t t e n e re da una parte commesse Rai per idecoder e dall’altra la possibilità di usarei siti della tv di Stato per raff o rz a re Omni-tel. Da qui i segnali inviati al Pds e ai sin-dacati per boicottare l’intesa Stet-Ibm ea p r i re la strada a ipotesi alternative. E in-fine, proprio dal convincimento della ne-cessità di raff o rz a re il potenziale di lobby,De Benedetti ha tratto nuovo vigore per re-s p i n g e re i tentativi di Eugenio Scalfari dir i m p a s t a re l’azionariato di Repubblica eo s p i t a re nuovi soci più vicini al dire t t o reche al padro n e .
Ma non è tutto. Il presidente dell’Olivet-ti aveva deciso di scommettere anche suAntonio Di Pietro e l’eventualità che l’expubblico ministero di Mani Pulite riuscis-se a fondare un proprio movimento. A que-sto scopo De Benedetti aveva accare z z a t ol’idea di “pre s t a re” a Di Pietro addiritturaC o rrado Passera, l’attuale amministratoredelegato di Ivrea che grazie alla sua matri-ce cattolica e centrista gli era parso adat-to alla bisogna. Poi sono saltate fuori le fa-mose intercettazioni telefoniche e ognip rogetto su e con Passera è stato rimanda-to a tempi migliori.
PROCESSO PER BERLUSCONI c h i e-sto dalla procura di Milano per finan-ziamento illecito ai partiti. La vicendar i g u a rda i conti esteri del Psi. Insiemeal leader di Forza Italia sono indagatea l t re venti persone, fra cui BettinoCraxi, Giorgio Tradati, Mauro Giallom-b a rdo e Giorgio Va n o n i .
* * *L’appello per Pacciani è cominciato
ieri mattina in Corte d’Assise a Fire n-ze. Il contadino di Mercatale, per lepessime condizioni di salute, ha decisodi non presentarsi in aula.
La prima udienza è stata condizio -nata dalla polemica fra Rosario Be -vacqua e Nino Marazzita, difensori diPacciani, al termine della quale Be -vacqua ha rinunciato al mandato. Idue hanno litigato sulla linea difensi -va, che Marazzita vuole più aggre s s i v arispetto a quella scelta da Bevacquanel passato.
* * *Pannella indagato dalla procura di
Milano per offesa all’onore e al pre s t i-gio del Presidente della Repubblica.L’indagine parte dall’accusa di aver tra-dito la Costituzione che il leader radi-cale ha lanciato a Scalfaro giovedì du-rante un comizio in piazza del Duomo.
* * *A n d reotti testimone ieri al pro c e s s o
c o n t ro il giudice Diego Curtò, celebratoa Brescia per il reato di corru z i o n e .L’ex presidente del Consiglio ha riper-corso la vicenda Enimont dal punto divista del Governo dell’epoca. Nell’u-dienza di oggi è prevista la testimo-nianza del ministro delle Poste Agosti-no Gambino.
Avvicinato dai cronisti, Andreotti, ap roposito della situazione politica ita -liana, ha dichiarato di sentirsi ormai inpanchina, ma non in attesa di torn a rein campo.
* * *Le aliquote Irpef saranno presto ab-
bassate. Lo ha sostenuto il ministro del-le Finanze Fantozzi, rispondendo au n ’ i n t e rrogazione parlamentare .
* * *I servizi segreti d i e t ro i misteri della
Uno bianca. E’ questa la rivelazione fat-ta ieri in Corte d’Assise da un’ex ispet-t o re di polizia in carc e re per omicidio.
* * *La pressione fiscale in Europa è infe-
r i o re di 3 punti rispetto a quella italia-na. L’ultimo rapporto Ocse aff e rma cheil prelievo erariale nel nostro paese èpari al 43,8% del Pil, contro una mediae u ropea del 41%. Secondo il rapport o ,i n o l t re, i contributi sociali a carico del-le imprese sono superiori di circa il50% rispetto alla media dei paesi Ue.
I M I N I S T R ID E G L IE S T E R I e u ro p e isi sono riuniti ieri a Bruxelles, sotto lap residenza di turno dell’Italia, rappre-sentata dal ministro Susanna Agnelli.La Agnelli ha illustrato il pro g r a m m adel semestre, ponendo part i c o l a re en-fasi sul tema dell’occupazione e del ri-sanamento delle finanze pubbliche “invista del passaggio alla moneta unica”.
Il premier britannico John Majorspera in un rinvio oltre il 2000 dell’u -nificazione monetaria europea pre v i s t aper il primo gennaio 1999. Lo sostieneil quotidiano inglese Times. A Bru x e l -les, intanto, il capo della diplomazia diLondra, Malcolm Rifkind, si è dichia -rato scettico sul rispetto della scadenzac o n c o rdata e ha raccomandato “unpiù ampio dibattito sull’arg o m e n t o ” .
* * *E’ in calo la produzione industriale
nei paesi dell’Unione europea. Nel tri-m e s t re agosto-ottobre ’95 il relativo in-dice ha registrato una flessione dello0,2 per cento rispetto al trimestre pre-cedente. I risultati italiani sono tuttaviapositivi, con un più 0,9 per cento. Il ca-lo più rilevante si è avuto in Germ a n i a ,con un decremento dell’uno per cento.
* * *Strage di disoccupati in Sudafrica. L a
notte scorsa, sette uomini armati hannoa p e rto il fuoco contro una fila di due-mila persone in coda dinanzi a una fab-brica, nella periferia di Johannesburg ,che offriva alcuni posti di lavoro. Quat-t o rdici i morti e molte decine i feriti. Ilcommando si è dileguato e le autorità,per ora, non sono in grado di dare unaspiegazione dell’accaduto.
Almeno cinquanta persone sono sta -te uccise durante il fine settimana inKwaZulu Natal, ampia regione del Su -dafrica centro-orientale, in seguito aiviolenti e ripetuti scontri che oppongo -no da tempo i clan dell’African Natio -nal Congress (il partito di Nelson Man -dela) e quelli degli Zulu.
* * *Il parlamento russo non ratificherà
rapidamente il trattato Start-2 sulla ri-duzione degli armamenti nucleari stra-tegici, come ha fatto invece venerd ìscorso il Senato americano. Lo ha di-chiarato il leader comunista GennadijZ j u g a n o v, il cui partito detiene la mag-gioranza dei seggi nella Duma. Controla ratifica si è anche pronunciato il na-zionalista Vladimir Zhirinovskij.
* * *I sei test nucleari francesi sono per-
fettamente riusciti. Lo ha dichiarato ilm i n i s t ro della Difesa Charles Millon,che ha incontrato all’Eliseo il pre s i d e n-te Jacques Chirac. A Parigi si dà perc e rto che sia imminente l’annuncio del-la fine degli esperimenti nel Pacifico.
* * *Belgrado riconoscerà la Macedonia. I l
g o v e rno della Jugoslavia (Serbia eM o n t e n e g ro) ha deciso di norm a l i z z a rele relazioni con Skopje. La Macedoniasarà così la prima, tra le re p u b b l c i h edella ex Jugoslavia a stabilire rapport idiplomatici con i serbi.
* * *L’ e s t rema destra sarà pre s e n t e a l l e
elezioni politiche spagnole del pro s s i-mo 3 marzo. Ricardo Saenz de Yne-strillas, leader dell’Alleanza per l’U-nità nazionale, è infatti riuscito a unifi-c a re le formazioni che si richiamano alfalangismo. L’ e s t rema destra è assentedalle elezioni spagnole dal 1982.
* * *Il calcio entra al liceo. Dal pro s s i m o
s e t t e m b re gli studenti inglesi potrannop o rt a re il football come materia di esa-me. Lo ha deciso ieri il ministero dellaPubblica istru z i o n e .
* * *E’ morto Burne Hogart h , c re a t o re del
fumetto di Ta rzan. Il disegnatore ame-ricano, che nel 1937 iniziò a illustrarele avventure del piccolo lord inglese al-levato dalle scimmie, si è spento a Pa-rigi, all’età di ottantaquattro anni.
CARLO DE BENEDETTI
La situazioneLa crisi torna nella mani del Capo dello
Stato, che può ripagarsi del malumore per lacaduta del governo tecnico. Ieri si è perm e s-so anche qualche ironia: “Abbiamo avutop rove di grande creatività, con persone cheil giorno prima sostenevano una tesi e ilg i o rno dopo, con maggior vigore, ne soste-nevano una che non era più la stessa”. Lefonti del Quirinale autorizzano il riferimen-to della battuta a Silvio Berlusconi.
Sembra comunque che Berlusconi ora in-sista e lavori per l’accordo. Sull’atteggia-mento di Massimo D’Alema, invece, sonoa p e rte le scommesse: la propensione al votoe quella all’accordo sono date alla pari. D’A-lema nella trattativa ha acquisito un vantag-gio, inchiodandola alla “bozza Fisischella”,e intende sfruttarlo.
Il segretario del Pds si è detto contrario a“un accordo dimezzato”, senza la part e c i p a-zione di Alleanza nazionale. Questo vuol di-re: è inutile che Scalfaro dia un incaricoesplorativo, come gli suggeriscono i part i t iminori di centrodestra, sarebbe solo unap e rdita di tempo. Poi però D’Alema aggiun-ge, con una punta di malizia, che la base diun accordo c’è ed è il verbalino dei pro f e s-sori. Berlusconi deve convincere Fini ad ac-c e t t a re il “lavoro mirabile” del professor Fi-sichella, la designazione del premier da par-te di una maggioranza.
I L FO G LIOANNO I NUMERO 1 DIRETTORE GIULIANO FERRARA MARTEDÌ 30 GENNAIO 1996 - L.1 0 0 0
REDAZIONE, AMMINISTRAZIONE E PUBBLICITÀ: VIA VICTOR HUGO, 1 - 20123 - MILANO q u o t i d i a n o TEL. 02/8639181 - FAX 02/878596 - SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE / 50% - MILANO
Le Città
San Pietroburgo lancia i bond comunali.
Londra multietnica
Bonn. I tedeschi non amano drammatiz-z a re, perciò nell’annuale rapporto sullo sta-to dell’economia, che il governo di Bonnp resenta ufficialmente oggi, si legge che “irischi di uno sviluppo più sfavorevole nonsono da sottovalutare”. Dietro la compo-stezza delle parole vi sono però cifre gravi,relative ai principali indicatori economici.
Già nel dicembre scorso tanto gli analistidel governo che la Bundesbank avevano an-nunciato che la Germania non avrebbe ri-spettato, per il ’96, i criteri virtuosi pre v i s t ida Maastricht in vista dell’unificazione mo-netaria. Ora il rapporto conferma che il de-ficit di bilancio sarà pari al 3,5 per cento delp rodotto interno lordo, mezzo punto supe-r i o re ai limiti stabiliti. Inoltre si prevede uni n c remento del Pil solo dell’1,5 per cento as-sai vicino alle fosche previsioni dell’Istitutodi studi economici di Berlino, che aveva an-nunciato un misero incremento dell’uno percento. E la disoccupazione in dicembre sfio-rava già i quattro milioni di unità.
Crisi del modello re n a n oSono cifre che inducono a pensare che la
G e rmania sia afflitta da qualcosa di più se-rio di un semplice rallentamento congiun-turale. La crisi riguarda il “modello re n a n o ”nel suo complesso – stabilità monetaria, al-ti salari, concertazione sociale, We l f a re – etempestivamente la Germania sta cerc a n d ouna via d’uscita: l’Alleanza per il lavoro, unpatto siglato il 26 gennaio fra governo, im-p renditori e sindacati è un chiaro segnale.
Le avvisaglie del rallentamento non era-no mancate: da quando nel ’92 si era comin-ciato a conteggiare i dati comprendendo ilaender orientali della annessa Rdt, la cre-scita del Pil si era fermata allo 0,6 per cen-to. “Non va dimenticato lo sforzo della riu-nificazione” dice infatti il politologo e stori-co della Germania Gian Enrico Rusconi.“ P a r l a re di crisi per il modello economicotedesco mi sembra eccessivo. E il fatto chetutte le componenti si siano immediata-mente riunite per riform u l a re i termini del-lo sviluppo lo dimostra”. Però, man manoche ci si allontana dalla data storica dellacaduta del muro di Berlino, appare semprepiù chiaro che sull’economia tedesca non hagravato soltanto l’immane sforzo della rico-s t ruzione, ma che anzi quell’evento ha na-scosto problemi di competitività del model-lo tedesco insiti nella sua intima stru t t u r a .P roblemi che secondo l’economista CarloPelanda “sono evidenti da oltre un decen-nio: l’economia della stabilità e degli alti co-sti sociali, cioè il modello tedesco, deprimei fattori di crescita. I risultati sono una com-petitività frenata, la deindustrializzazione ela lentezza nell’evoluzione”.
Difesa o rilancioAncora nell’esposizione delle “idee inno-
vative per il lavoro” presentate al G7 di De-t roit, la Germania non appariva pre o c c u p a-ta della competitività globale dello StandortDeutschland, dell’azienda Germania. Ma orail costo del lavoro è divenuto un freno. L’ u f-ficio studi di Business international ha cal-colato in 42.100 lire il costo del lavoro orarioin Germania, contro le 28.100 degli Stati Uni-ti e le 33.200 del Giappone. “Che la Germ a n i asubisca l’aumentata velocità di sviluppo del-la competizione internazionale è risaputo”commenta Franco Tatò, amministratore de-legato di Mondadori ed estimatore dichiara-to del modello tedesco, “ma l’alleanza per ill a v o ro mi sembra dimostrare la vitalità delsistema: l’economia chiama e subito la poli-tica si mette in moto per risolvere i pro b l e-mi”. E quello posto dall’attuale crisi è part i-c o l a rmente complesso: salvare un sistemache ha garantito ricchezza e pace sociale e alcontempo rilanciare competitività e occupa-zione. Se Rusconi vede nel patto sul lavorola saggezza di un aggiustamento complessi-vo, che non modificherà gli assetti della con-c e rtazione sociale, Tatò si inoltra in un’ana-lisi più dettagliata: “E’ evidente che non sitratta di ‘salvare il modello renano’. L’ o b i e t-tivo è rilanciare la competitività attraversoadeguati investimenti, l’innovazione tecno-logica e l’attenzione ai business futuri; e allostesso tempo il patto per il lavoro cerca serierisposte per l’occupazione. La vera domandaè: sarà sufficiente? Io penso che in Euro p af u n z i o n e r à ” .
Il beneficio dei costiMa se la competitività non avrà un’im-
pennata i sacrifici impliciti nell’alleanzaper il lavoro serviranno solo a rallentarel’aumento della disoccupazione, invece chea ricuperare due milioni di posti di lavoro .Wo l f s b u rg, cuore della Volkswagen, non è inG e rmania Orientale: ed è lì che si è verifi-cata l’eccedenza di 30 mila dipendenti sucentomila, ed è probabilmente da lì che par-te la strada che porta ad una revisione del
Nei palazzi in cui la politica non conta, inquelli veramente importanti, insomma,l’hanno già battezzato l’inciucino. E’ il pianotutto democristiano - infatti tutti ex dc sonoi suoi autori (Cdu, Ccd...) - per risolvere lacrisi di governo senza passare per le forc h ecaudine di una grande riforma che al pari diun’anguilla potrebbe sgusciar via di mano alp residente Scalfaro (e questo non sia mai).
Il progetto ha trovato orecchie attente alQuirinale e quindi, senza tema di passareper azzeccagarbugli (figura, del resto, assaipiù radicata alle italiche tradizioni di quel-l’infido straniero dell’uninominale maggio-ritario), i nostri eroi ex (?) dc stanno andan-
do avanti per la loro strada. L’idea sare b b eg rosso modo questa: il capo dello stato aff i-da già dopodomani l’incarico per form a re ilnuovo governo, l’uomo da lui prescelto sip resenta in parlamento proponendo ler i f o rme possibili (i sette punti di Dini conqualche punto in meno), mentre l’onere did e f i n i re quelle impossibili viene assegnatoa una commissione bicamerale. In questomodo Polo e Ulivo non sare b b e ro costretti ar a t i f i c a re in tempi re c o rd un accordo neid e t t a g l i . Qualcuno dice che Berlusconi nondisdegni il piano, D’Alema chissà… R i u s c i-ranno Casini e Mastella nel loro intento?
Ha un nome - strategia del tulipano - e uncognome, quello del suo inventore, Pisanu.E’ stato infatti proprio lui, il vicecapogru p-po di Forza Italia alla Camera, Beppe Pisa-nu, a ricord a re ai colleghi deputati che unacrisi lunga non è poi un gran male. E a so-stegno della sua tesi ha citato il caso olan-dese: da quelle parti è accaduto che una cri-si di governo durasse addirittura nove mesi,senza nocumento per nessuno. Un suggeri-mento al Colle? Consiglio da ex dc a ex dc?
Dicono che i parlamentari siano molto af-fezionati ai loro privilegi e che per questomotivo bisogna sciogliere le Camere senzainterpellarli, altrimenti non ci si riesce. Maforse qualche rappresentante del popoloc a m b i e rebbe idea se sapesse a quale tratta-mento è stato sottoposto non più tardi di unasettimana fa un deputato che conversavatranquillamente insieme ad alcuni colleghinel transatlantico di Montecitorio. D u n q u e ,il poveretto discettava della crisi quando uncommesso la ha brutalmente zittito. “Shh!”,ha sibilato portandosi l’indice sulle labbras e rrate perché il parlamentare capisse me-g l i o . Ma cosa era successo? Un fatto scanda-loso: il deputato aveva osato parlare di poli-tica nel palazzo della politica proprio men-t re il commesso stava illustrando a una sco-l a resca in visita le magnificenze di Monteci-t o r i o . Che oltraggio!
Ai parlamentari duri di ore c c h i e, a quelliche ancora non hanno capito che contanopoco più di niente andrebbe ricordato unsimpatico episodio che coinvolge alcuni lo-ro colleghi. Un gruppo di ingenui deputatiaveva indetto una conferenza stampa pers p i e g a re ai giornalisti che il pre s i d e n z i a l i-smo non è il peggiore dei mali. Uno ad unoavevano preso la parola per un interv e n t oi n t ro d u t t i v o . Si era giunti al terzo oratore ,un ex ministro del governo Berlusconi,quando un cronista spazientito ha invitatogli onorevoli a tacere e a rispondere solo sei n t e rrogati dai giorn a l i s t i .
modello renano. Soltanto grazie alla ridu-zione del 20 per cento dell’orario e del 15per cento del salario (in pratica l’abolizionedelle due mensilità aggiuntive) si è potutos a l v a g u a rd a re l’occupazione alla VW.
Se è ammirevole la prontezza con la qua-le sindacati e imprenditori hanno aff ro n t a t oi problemi, non è affatto certo che altre t t a n-ta tempestività caratterizzi il comport a m e n-to dell’autorità monetaria. L’analisi di Pe-landa è chiara: “I costi del sistema sociale ri-m a rranno un freno alla competitività. Io te-mo che per bilanciare il ritardo la Germ a n i adovrà insistere soprattutto su una politica dis f ruttamento ‘imperialista’ dei mercati del-l’Est europeo”. Alternative? “Eleggere laThatcher al posto di Kohl”, è la sua scherz o-sa conclusione.
Kohl alle prese con la crisidel “modello renano”Oggi il rapporto sull’economia 1996:
deficit alto e troppi disoccupati
G e rmania in diff i c o l t à
Un inciucino piccolo piccoloper evitare le riformeIncarico subito, governo dai compiti
limitati, il resto alla Bicamerale
Piano degli ex dc
I piani di De BenedettiL’Olivetti si aggrappaal business dei telefonie punta sulla politicaLa società di Ivrea, sempre più in crisi,
sogna la Stet e si tiene stretto il gruppo Espresso-Repubblica
Soccorso rosso dei sindacati
PASSEGGIATE ROMANERUBRICA
OGGI NEL FOGLIO QUOTIDIANO
L AL I N E A DEI POTERI FORTINELLO SCONTRO POLITICO • ERNESTO PASCALE, il capo della
Stet, è libero dai vecchi padrinati.Ora il conflitto è sul monopolio e laprivatizzazione (pagina 3)
• LUCIO COLETTI, filosofo, dice chel’Italia ha già perduto il treno del-l ’ E u ropa, e che il liberalismo è unachimera (intervista, pagina 2)
• BERLUSCONI, CRAXI: una richie-sta di rinvio a giudizio che fa chias-so, un Paese appeso alle decisionidei tribunali (editoriale pagina 3)
ANNO I NUMERO 1 - PAG 2 I L FOGLIO QUOTIDIANO MARTEDÌ 30 GENNAIO 1996
Lo scalfarismo (quello di Oscar Luigi,non quello di Eugenio, che è autore f e re n-ziale all’Io) è un prodotto del Sacro costi-tuzionale, avvallato dall’esegeta principe,Paolo Barile. R i c o rdo l’unzione con cui ilBarile sostenne lo Scalfaro nella operazio-ne Mancuso. E la Corte costituzionale si in-chinò puntualmente. Perciò il principalecompito liberale in Italia è la dissacrazio-ne. Infine la nostra è la Costituzione, nelcui regno è avvenuta la partitocrazia, lostato è divenuto invadente e impotente, so-no nate le varie tangentopoli e affini diquesto mondo.
La realtà ha rivelato il carattere ideolo-gico (nel senso di Marx, di mistificazionedel reale) del nostro testo sacro. Ed è acca-duto che Scalfaro potesse form a re un go-v e rno senza maggioranza, fatto di non par-lamentari, con il silenzio del gran libro co-stituzionale. Fidel Castro, a un parlamen-t a re democristiano in visita a Cuba, ha det-to: “Voi in Italia avete eletto mille parla-mentari e non ce n’è uno nel governo”. Be-nedetto Fidel, è bello ricevere da Cuba le-zioni di democrazia.
Ma questa contraddizione con la re g o l amorale e politica della democrazia non èstata notata dai costituzionalisti. Non è esi-stito alcun vero dibattito di politica costitu-zionale, nonostante la prassi delle istitu-zioni andasse ben oltre il senso della Costi-tuzione. Solo Giuseppe Maranini tentò dia p r i re un serio dibattito sul rapporto tra iltesto della Costituzione e il funzionamentodelle istituzioni: e solo Gianfranco Miglio eil Club di Milano aff ro n t a rono il pro b l e m adella critica del testo costituzionale. La cri-tica poneva in luce l’insufficienza del testoa garantire un reale funzionamento parla-m e n t a re delle nostre istituzioni. Furono ipolitici, da don Sturzo a Pacciardi a Craxi,a porre il problema del nesso tra i valoripolitici della Costituzione, il suo testo e laprassi reale delle istituzioni.
* * *Ma la gravità del testo del ‘48, sancita da
cattolici e da comunisti è divenuta la form adi pensiero dei costituzionalisti. Da essiviene il concetto che la Costituzione scrittaè integrata da quella materiale cioè dalfunzionamento reale del sistema politico:la part i t o c r a z i a . La sacralità della Costitu-zione ha bloccato la critica politica dellaCostituzione, scritta e attuata.
L’ “Eppur si muove” venne fuori dai re-f e rendum: i marginali della Costituzione fu-rono dei Galileo di fronte al Bellarmino co-stituzionalista. Se è stato possibile lo scal-farismo, lo è stato grazie al “barilismo”,cioè al culto del testo senza riferimento al-la realtà politica delle istituzione e dellas o c i e t à .
Gianni Baget Bozzo
La democrazia italiana è prigioniera del-la Costituzione del 1948. Che è una co-
stituzione ideologica. Prima di parlare delsuo proprio oggetto, l’organizzazione deipoteri dello Stato, essa descrive una visio-ne della società, si insinua in tutti gli aspet-ti della vita, è insomma un profilo di Utopiaposto come prologo in cielo alla parte ter-rena e materiale. Solo nell’utopia di Moro( Tommaso), si sarebbe potuto leggere un ar-ticolo come l’articolo 3 che intende “ri-m u o v e re gli ostacoli di ordine economico esociale che, limitando di fatto la libertà el’eguaglianza dei cittadini, impediscono ilpieno sviluppo della persona umana e l’ef-fettiva partecipazione di tutti i lavoratoria l l ’ o rganizzazione politica, economica e so-ciale del Paese”. Insomma, la giustizia so-ciale dei cattolici e la società socialista deicomunisti fuse in una sola frase.
* * *La Costituzione assegna alla Repubblica
la funzione di braccio secolare di una com-posita ideologia. Si dice che i primi 54 art i-coli della Costituzione siano intoccabili. Lavera novazione culturale sarebbe invecequella di scorporarli dalla Costituzione e dilasciarli come valori di riferimento, un po’quello che aveva fatto la Cassazione primache fosse istituita la Corte Costituzionale.Se ci sarà una novazione liberale essa do-vrà aff ro n t a re il carattere ideologico dellaCostituzione, in cui talvolta il compro m e s-so tra cattolici e comunisti raggiunge l'i-nintelligibilità, come l’ineffabile definizio-ne della repubblica italiana “fondata sull a v o ro”. Fu una pensata di Fanfani, per ri-s p o n d e re alla richiesta di Togliatti di pro-c l a m a re la “repubblica dei lavoratori”.
È tempo di secolarizzare la Costituzioneliberandola dalla sacralità fondatrice deiprimi 54 articoli. Ma di essi i giuristi si so-no curati poco.
Ho dinnanzi un libro di Paolo Barile, del1979, su “I nodi della Costituzione”, in cuinon si parla nemmeno di essi. Ciò non to-glie che essi hanno una funzione: quella dic re a re la sacralità della Costituzione. Del-la Costituzione si parla solo con re v e re n z a ,come se fosse la Torah di Mosé o il Va n g e l odi Cristo. Mi dicono che la comunità di donDossetti l’abbia deposta sull’altare e fattala veglia del testo…
* * *Siamo prigionieri del sacro ideologico
della Costituzione, che ha come ponteficeo fficiante la Corte costituzionale e i suoidiaconi nei costituzionalisti. È nato così ilculto del testo, la sua lettura indipendentedalla realtà: una perfetta esegesi talmudi-c a . La realtà terrena è molto diversa, maalla realtà gli esegeti della Costituzionenon guard a n o .
Roma. “Gli articoli che da qualche annovado scrivendo sul Corr i e re della Sera a so-stegno del liberalismo, in realtà, nell’animomio, hanno gli accenti dell’epicedio, del la-mento funebre, giacché questa benedettal i b e rtà liberale arriva in Italia troppo tar-di, e ha i giorni contati”.
Siamo andati a interv i s t a re Lucio Collet-ti per parlare con lui della “libertà”, ossiadi quello che, nelle società democratiche,al termine di un secolo intensamente anti-liberale, sembra essere finalmente diven-tato uno dei valori fondamentali che orien-tano comportamenti individuali e colletti-vi. Troviamo invece il nostro illustre inter-l o c u t o re assai inquieto per gli scenari chesi dischiudono di fronte a noi. “Ma siate ab-bastanza intelligenti da non accusarmi dipessimismo”, avverte subito, “giacché ilpessimista è semplicemente un ottimistameglio inform a t o ” .
Alle prese con un pensiero così risoluta-mente disincanatato, più che un’interv i s t a ,è proprio un’orazione quella che abbiamor a c c o l t o .
Liberalismo, l’Italia arriva dopo 15 anni“La ripresa del liberalismo e del liberi-
smo, che in Occidente è avvenuta quindicianni fa, con la Thatcher e con Reagan, danoi arriva solo adesso quando ormai la cri-si dello stato sociale non può essere piùguidata dalla politica, ma esplode senza ar-gini e senza strumenti per govern a r l a .
“Questa crisi, per di più, sopraggiungenel momento in cui la mondializzazionedell’economia accentua in tutto l’Occiden-te la distanza tra ricchi e poveri. Le grandimultinazionali trasportano infatti segmen-ti della loro produzione nei paesi dell’Eu-ropa orientale e dell’Estremo Oriente, do-ve il costo della mano d’opera è molto bas-so e, grazie a ciò, anche fasi di ripresa eco-nomica non si accompagnano più necessa-riamente a uno sviluppo dell’occupazione.
Il panico dei ceti medi“Il capitalismo americano, inoltre, per
re g g e re alla concorrenza internazionale, èc o s t retto a continue ristrutturazioni, le qua-li comportano il licenziamento dei collettibianchi, cioè la disoccupazione dei cetip rofessionalmente medio-alti: costoro, ma-gari a 50 anni, quando maturavano orm a iaspettative di coronamento della carr i e r a ,si trovano espulsi improvvisamente dallal o ro grande azienda e gettati sul mercato, epossono rientrare nell’occupazione solo acondizione di accettare stipendi notevol-mente più bassi, con una evidente crisi distatus.
Tutto ciò genera ovviamente una re a z i o-ne di panico tra questi ceti medi, la quale asua volta, può alimentare anche nei paesipiù democratici, spinte verso forme di ce-sarismo, se non proprio di autoritarismo,i n c rementate, per altro, dalla spettacola-rizzazione della politica attraverso la tele-v i s i o n e .
Paghiamo il fallimento del tentativo di Craxi“Ora, mentre queste tendenze inquie-
tanti toccano ormai anche l’Italia, qui danoi il ridimensionamento dello Stato socia-le - cioè un processo che in America, in In-g h i l t e rra, in Germania ha avuto la sua sta-gione quindici anni fa, realizzandosi, tuttosommato, con un controllo politico, e quin-di senza tensioni sociali part i c o l a rm e n t eacute - qui da noi, dicevo, questo pro c e s s ocomincia appena timidamente a esprimer-si, nella forma di una speranza, quando in-vece nel mondo stanno maturando già lecondizioni per una fase ulteriore, quelladel giro di vite.
Lamento per un’impossibile Italia liberale“ SC R I VO SE M P R ED I LI B E R A L I S M OM A, I N FO N D O, M I IN G A N N O” . IN T E RV I S TA C O N LU C I O CO L L E T T I
fascismo. Perché, in fondo, cosa distingue-va il fascismo dal comunismo? Il comuni-smo intervenne sulle stru t t u re private del-l’economia, mentre il fascismo le lasciò invita e sovrappose soltanto una cupola auto-ritaria. Ed ecco che in Cina prende corpop roprio la possibilità di una società di mer-cato fortemente autoritaria. E lo stesso, infondo, sta accadendo in Russia, dove assi-stiamo a spinte nazionaliste e vetero c o m u-niste che potranno dare vita a forme di au-toritarismo, senza che necessariamente sidebba cancellare del tutto quel tanto dieconomia privatizzata che è stata intro d o t-ta in questi anni.
L’ E u ropa per noi è inaff e rr a b i l e“Per ripre n d e re il filo del discorso e trar-
ne una conclusione, considerate allora chel’Italia si trova di fronte alla promessa diuna stagione di riforme liberali nel mo-mento in cui nel mondo questa stagionesembra essersi esaurita per cedere il passoa un’altra, molto inquietante, caratterizzata,nelle stesse società democratiche occiden-tali, da spinte di tipo cesarista. E conside-rate inoltre il fatto che intanto continuano as u s s i s t e re in Italia tutte le vecchie stru t t u re ,sia economiche che politiche, giacché ilpaese è sempre sul punto di compiere unat r a s f o rmazione senza compierla mai.
“Come se non bastasse, il nostro paese hagià perduto irrimediabilmente il treno del-l ’ E u ropa. Qui è inutile che ci si faccia illu-sioni: per agganciare l’Europa dovre m m of a re una manovra da 90 mila miliardi primadel 1997, e una simile manovra non può es-s e re fatta né dalla sinistra né dalla destrada sole. E anche il governo delle larghe in-tese di cui si parla, anziché essere pro s p e t-tato come un gabinetto di guerra, in cui la-buristi e conservatori si mettono insiemeper tentare disperatamente di aff e rr a rel ’ E u ropa, e cioè di risanare la finanza pub-blica, tale governo viene invece evocato inriferimento a riforme costituzionali, che ri-c h i e d e re b b e ro piuttosto un’assemblea elet-ta ad hoc.
Un paese cha da tempo non ha più l’anima“Insomma, il pasticcio italiano si tro v a
p reso nella morsa dei grandi e minacciosieventi che si profilano sul pianeta. Il paese,c e rto, avendo da tempo perduto l’anima,non può vivere nulla di grandioso, nemme-no dunque grandiosi disastri. Ma mentremolti si illudono (e io quando scrivo sul Cor-r i e re, fingo di essere tra quelli) che l’Italiasia finalmente alla vigilia di una stagione li-berale, la quale ci faccia entrare a pieno ti-tolo tra i protagonisti del mondo occidenta-le, in realtà questa giovinetta che è la li-b e rtà liberale mi appare, nella luce ingan-nevole di un’estate di San Martino, come laSilvia cantata da Giacomo Leopard i ” .
Il nostro paese si trova di fronte alla promessa di una stagione diriforme liberali nel momento in cui nel mondo questa stagione sembraessersi esaurita e cede il passo a tentazioni di cesarismo. Siamo sempresul punto di compiere una trasformazione senza compierla mai
“Questo ritardo non è casuale. Per dirlain due parole, l’Italia paga drammatica-mente il fatto che il Pci abbia retto fino al1989, e paga il fallimento del tentativo diCraxi, giacché le riforme di cui si discuteoggi, dalla privatizzazione delle part e c i p a-zioni statali fino alle modifiche costituzio-nali, in realtà si sare b b e ro dovute fare al-l’inizio degli anni ‘80, quando del resto fu-rono proposte, salvo poi ingorgarsi sia nel-le menti di chi le aveva proposte sia nellementi chiuse di chi avrebbe dovuto racco-g l i e re quelle proposte... e quando parlo di
menti chiuse penso soprattutto a Ciriaco DeMita, a Enrico Berlinguer, a AlessandroN a t t a .
“Ma consentitemi di aprire un’altra pa-rentesi internazionale, perché bisogna purg u a rd a re in faccia quel che sta accadendoi n t o rno a noi, altrimenti ogni discorso sullal i b e rtà rimane campato per aria. Osserv a-te, ad esempio, la Cina, dove ampie zonedella società vengono aperte all’impetuososviluppo del mercato capitalista, ferma re-stando, però, la dittatura del partito unico.Ne risulta la prospettiva di un nuovo tipo di
● O G G I - Sulle regioni settentrionali cie-lo prevalentemente nuvoloso con possi-bilità di residue pre c i p i t a z i o n i . Sul re-sto del paese da molto nuvoloso a co-p e rto con precipitazioni diffuse anche ac a re t t e re temporalesco. Nevicate possi-bili sull’Appennino centro meridionale.● D O M A N I - Generali condizioni di tem-po perturbato sia sulle regioni setten-trionali che su quelle meridionali.
I N T E RV I S T A
ciale francese Tf1, il grande costru t t o reM a rtin Bouygues (giro d’affari: 72,4 mld difranchi), è oggi travolto da accuse di “cor-ruzione” e schiacciato da numerosi dos-s i e r. All’inizio, scrive Daniel Carton, il me-todo della tv commerciale francese, in po-litica, era quello di “accontentare tutti”,una formula “semplice, efficace”. Ma “ilmetodo ‘generalista’ incontra rapidamentedei limiti. I pensatori di casa Bouygues re a-lizzano presto che Tf1 è uno stru m e n t ot roppo prezioso per farne un self-service. Eche la tv fa impazzire la gente, ma che que-sta follia può diventare una vera e pro p r i aminiera d’oro... Il giro dei Bouygues non èc e rto di sinistra, e la vera identità, quandosi tratta di grandi poste in gioco, viene fuo-ri senza indugi. All’indomani dell’elezionep residenziale dell’88, quando FrançoisM i t t e rrand conquista un secondo setten-nato, Tf1 innalza ben visibile il vessillo coni colori della destra. Chirac è consideratofinito”. Così, molti anni dopo, nessuno si ès o r p reso per il fatto che “Tf1 fosse intentaa pavimentare la via reale che si apriva da-vanti al Primo Ministro della seconda coa-bitazione. Edouard Balladur, come si dice-va nel suo entourage, a Tf1 si sentiva a ca-sa sua”. Bouygues, è la conclusione, “avevascommesso sul cavallo sbagliato”.
Quando dietro l’industria c’è la Borsa, lecose vanno meglio. Il controllo bancariodelle imprese copre spesso aree di ineff i-cienza produttiva. Lo sostiene un edito-riale dell’Economist (numero 7950, ‘96) ap roposito delle vicende del gruppo Gra-nada (media e catering) che ha scalato inBorsa, combattendo ferocemente contro ilmanagement, l’impresa alberghiera For-te, e di quelle della conglomerata tedescaD a i m l e r-Benz, che ha chiuso il ru b i n e t t ofinanziario della sua consociata olandese,la Fokker (produttrice di aere i ) .
Il fatto che il grande gruppo tedesco ab-bia subito la più massiccia perdita intempi di pace avvenuta in Germania (4 mi-l i a rdi di marchi, 6.600 miliardi di lire) esia stato costretto ad abbandonare al suodestino un’impresa tecnologicamentemolto avanzata, è dovuto ad una dissen-nata strategia di diversificazione degli in-vestimenti, tipica di grandi gruppi indu-striali che, secondo il modello renano, so-no controllati da grandi banche e non sen-tono il morso degli azionisti sulle aree diinvestimento improduttivo. Il gruppo For-te, a sua volta, ha mostrato nei suoi bilan-ci aree improduttive, ma il suo manage-ment ha subito la dura legge di una Bor-sa che non abbandona nessuna occasionedi affari, e non risparmia chi non sa sfru t-tarle a pieno.
L’ a m o re di Papandreou e Dimitra (Mimi)è giudicato come una metafora della li-b e rtà greca da Vassilis Vassilikos, intellet-tuale di sinistra che vive a Smirne, su DieZeit (n°5, ‘96). “Papandreou ha dato ai gre-ci la libertà della propria coscienza. Noiabbiamo, per la prima volta dall’antichità,l’agio di riflettere su noi stessi. Libertà èanche la libertà di esprimere le debolezzedella natura umana. Nei paesi puritani deln o rd - E u ropa, uno scandalo come l’aff a i reMimi avrebbe significato la fine di unac a rriera politica. La Grecia era, già nel-l’antichità, una società dionisiaca, e questatradizione è sopravvissuta fino ad oggi. Pa-p a n d reou si è innamorato di Mimi e lamaggior parte della gente ha accettato que-sto fatto. In una dittatura, dove può esiste-re solo l’elemento eroico, questi aspettidell’umanità vengono re p ressi. Papan-d reou entrerà nella storia come l’uomo cheha sconfitto questa re p ressione, un fre n oche ostacolava da generazioni lo sviluppodella società greca”.
I disastri nell’era tecnologica sono sotto-posti a un rituale. Quando esplode un ae-reo o un impianto industriale si apre lacaccia ai “resti” della disgrazia, che si tra-s f o rmano in feticci. E’ un rituale concepitoper consacrare l’efficacia della tecnologiam o d e rna: si devono scoprire le cause del-l’incidente per pre v e n i re i successivi. Mal-com Gladwell spiega, in un articolo sulNew Yorker (n° 45, ‘96), citando il saggiodella sociologa Diane Vaughan sul disa-s t ro del Challenger, (“The ChallengerLaunch Decision”), come questi rituali ras-sicurativi non tengano conto della com-plessità del mondo moderno: esiste sem-p re la possibilità che qualche combinazio-ne di minimi incidenti, nessuno dei qualidi per sé catastrofico, si realizzi, pro v o c a n-do i tipici disastri della tecnologia moder-na. Corre re dietro a un’illusoria sicure z z aassoluta serve soltanto a pre p a r a re nuovec a t a s t ro f i .
A Monaco si è fatto un esperimento suuna compagnia di taxi. Metà delle autodella compagnia sono state fornite di fre-ni efficacissimi di nuovo tipo, e le altrehanno continuato a usare la vecchia tec-nologia. Dopo un certo periodo si è con-statato che il maggior numero di incidentiavveniva alle macchine degli autisti conf reni nuovi. La maggiore sicurezza li spin-geva ad imprudenze che prima non si era-no mai perm e s s i .
Il rapporto tra i magnati della Tv e la po-l i t i c a è sempre complicato, come docu-menta Le Nouvel Observateur (n°1629). Ilp roprietario della onnipotente tv commer-
L’ a m o re di Papandreou e Mimi(una metafora della libert à )
E S P A T R I O
Il mito di una Costituzione sacraposta sull’altare come una re l i q u i a
S I G N O R D I R E T T O R E
Lucio Colletti 71 anni, è pro f e s s o reo rdinario di Filosofia teoretica all’Uni-versità “La Sapienza” di Roma. Allievodi Galvano Della Volpe, Colletti è stato,fino alla metà degli anni Settanta, unodei più autorevoli rappresentanti dellacultura marxista in Italia. Risalgono aquella stagione libri come “Il marx i-smo e Hegel” (1960), “Ideologia e so-cietà” (1969), “Il marxismo e il ‘cro l l o ’del capitalismo” (1970), tradotti in tuttele principali lingue del mondo.
La sua “Intervista politico-filosofi-ca” (1974) segna il distacco di Collettidal marxismo e l’inizio di un impegnointellettuale centrato sul sostegno deivalori liberali e sull’appro f o n d i m e n t odei loro fondamenti filosofici. A questafase, appartengono “Tra marxismo eno” (1979), “Il tramonto dell’ideologia”(1980), “Pagine di filosofia e politica”(1989). Ha inoltre recentemente pubbli-cato un suo studio giovanile “La logicadi Benedetto Croce” (1992).
Un filosofo tra marxismo e no
I L FO GLIO q u o t i d i a n o
DI R E T T O R E RE S P O N S A B I L E: GI U L I A N O FE R R A R ASO C I E T À ED I T R I C E: IL FO G L I O QU O T I D I A N O S .R.L
VI A VI C T O R HU G O, 1 - 20123 MI L A N O
TE L. 02/8639181 - FA X 0 2 / 8 7 8 5 9 6AM M I N I S T R AT O R E UN I C O: SE R G I O SC A L P E L L I
CO O R D I N A M E N T O: BR U N O CA L C H E R A
RE D A Z I O N E: BE P P E BE N V E N U T O, MI C H E L E BU R A C C H I O,UB A L D O CA S O T T O, MA U R I Z I O CR I P PA, MAT T I A FE LT R I,
LO D O V I C O FE S TA, GI A N C A R L O LO Q U E N Z I,MA R I L E N A MA R C H I O N N E
RE G I S T R A Z I O N E TR I B U N A L ED I MI L A N O
N. 611 D E L 7 / 1 2 / 1 9 9 5TI P O G R A F I E: ON LI N E SY S T E M - VI AD E L L A MA G L I A N A
400 - 00148 RO M A; TE L E S TA M PA NO R D
VI AD E L L A RE P U B B L I C A, 93 - 20033 MU G G I Ò ( MI)CO N C E S S I O N A R I AP E RL A PU B B L I C I T À: SP E - SO C I E T À
PU B B L I C I T À ED I T O R I A L E - V.L E MI L A N O FI O R I, ST R. 3,PA L. B/10 - 20094 AS S A G O ( MI L A N O) - TE L. 02/57577-1 DI S T R I B U Z I O N E ES C L U S I VA P E R L’ ITA L I A: A&G MA R C O
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TE L. 02/45703070, FA X 0 2 / 4 5 7 0 1 5 1 5UN A CO P I A L .1 . 0 0 0
AR R E T R AT I L .2 . 0 0 0 + CO S T ID I SP E D I Z I O N E PO S TA L E
LA LO T TA D E L L A FR A N C I A CO N T R O L’ US O PO L I T I C O (E SP I O N I S T I C O) D E L L E CA M PA G N ED I MOR A L I Z Z A Z I O N E
Ri c o rdate il libello Le mie prigioni deln o s t ro avo patriota Silvio Pellico, epi-
ca denuncia del sistema carcerario au-s t ro a s b u rgico? Ben pochi però sanno chele prigioni di Vienna erano, in paragone aquelle inglesi, degli hotel a quattro stelle.
E’ quanto emerge da un monumentalestudio sulle origini dell’Australia re a l i z z a-to, dopo oltre dieci anni di ricerche, dal fu-s t i g a t o re del politically correct (La culturadel piagnisteo, Adelphi, 1995) Robert Hu-ghes, australiano trapiantato a New York e,dal 1970, critico di Time. L’opera di Hu-ghes, La Riva Fatale, è stata pubblicataper la prima volta nel 1986, è approdata ins o rdina in Italia nel 1990 ed è stata re c e n-temente riedita (ottobre 1995).
La sinistra epopea della colonizzazioneinglese dell’Australia dura quasi un seco-lo e abbraccia un periodo re l a t i v a m e n t erecente della storia contemporanea (finedel XVIII-metà del IXX secolo); inizia il 6gennaio 1787 con 736 galeotti, uomini edonne insieme, imbarcati sulla prima flot-ta di deportati, e si conclude con un ultimocarico di irlandesi nel 1868. E’ la storia di160mila persone - uomini, donne e bambi-ni - avi dell’attuale razza australiana, il cuidestino fu segnato da crudeltà inimmagi-nabili. Passando in rassegna il primo cari-co di galeotti, Hughes rileva che si tratta dicondannati “tutti per reati contro la pro-prietà”, i due terzi dei quali per piccoli fur-ti. Ecco qualche caso documentato: Eliza-beth Beckford, di settant’anni, condannataa sette anni di deportazione per aver ru b a-
to dodici libbre di formaggio; ThomasHawell, bracciante, sette anni per aver ru-bato “una gallina viva del valore di duepence e una gallina morta del valore didue pence; la ventiduenne disoccupata Eli-zabeth Powley, condannata a morte e poigraziata con la deportazione a vita per averrubato da una cucina del Norfolk venti-q u a t t ro once di burro, pancetta, farina e zi-bibbo; un indiano dei Caraibi che spintodalla fame era entrato in un orto dove svel-se, guastò e distrusse contro la forma dellalegge dodici piante di cetriolo”. Questa erala casistica del criminale medio deport a t o ,la “massa escrementizia”, di cui dissert a v ail riform a t o re di Jeremy Bentham. “Quin-tessenza del sistema punitivo”, raccontaHughes, fu Norfolk Island, “grumo di terr aa ffiorante nell’infinita distesa del Pacifico,mille miglia a est di Sidney e quattro c e n t omiglia a nord della Nuova Zelanda”. Nelleo t t o c e n t o t renta pagine scorrono le testi-monianze di un’epopea in cui l’Australiaa p p a re come il regno incontrastato della
f rusta, della tortura, della violenza perpe-trata in nome della Legge. Un sistema tan-to scientifico che le autorità si pro c u r a v a-no di re g i s t r a re ogni frustata, pena che ave-va “lo scopo di pre v e n i re la criminalità inpatria” e che era comminata indipenden-temente dalla condotta dei prigionieri. Nel1830 i deportati sono 18.571 e i registri del-le autorità britanniche riportano la cifra di124.333 frustate alla media di 41 fru s t a t eper fustigazione. Nel 1835 i deportati sono32.102, il numero delle frustate risulta qua-si triplicato, la media è di 44 frustate perfustigazione. Il re g i s t ro delle punizioni ri-p o rtava a volte totali da primato. E’ il casodi William Riley che, nei due anni passatiin catene pesanti dopo l’ammutinamento,scontò tre mesi di prigione, undici mesi diisolamento e ricevette novecento fru s t a t e .Ed ecco le motivazioni delle pene: “Peraver detto: ‘O mio Dio’, mentre era in cate-ne per ammutinamento: 100 frustate; peraver sorriso mentre era in catene: 100 fru-state; per essersi procurato del fuoco perf u m a re: 50 frustate; per aver cantato unacanzone: 100 frustate; per aver chiesto unacicca di tabacco: 50 frustate...”.
Un’ultima notazione. Nella sua versioneitaliana, purt roppo anche il libro di Hu-ghes subisce un’ingiusta fustigazione. In-fatti la lodevole iniziativa di Adelphi ha unsolo neo: nel quarto di copertina si leggeche La riva fatale sarebbe “la storia scon-volgente di come l’Europa concepì l’idea dit r a s f o rm a re un continente in un immanecampo di concentramento”. L’ E u ropa?
LIBRI
R o m a . Come navigano i poteri economicinella Seconda repubblica? Quali sono i rap-p o rti con la politica? Il governo tecnico ha
lasciato loro senza dubbio molto spazio: mai processi di assestamento in atto hanno unos p e s s o re più ampio di quello determ i n a t odalla congiuntura politica. Iniziamo un’in-chiesta su questo tema con la Stet.
Per la Stet un nome che conta molto èquello di Paracelso: con questo aulico nome
che evoca strane co-smogonie, cabala, mi-steri, si firma un pit-t o re che ha all’attivom o s t re di successo inItalia e all’estero. Finqui niente di stranosolo che al grandepubblico e alla stam-pa economica questomisterico Paracelso ènoto con altro nome ea l t re attività: Ern e s t oPascale, amministra-t o re delegato dellaS t e t .
Uomo di grande esperienza manageriale,tra i pochi ad avere solide basi e buone en-t r a t u re sulla piazza di New York, Pascale fap a rte di una generazione di grand commisdelle Partecipazioni statali che ha vissuto incontemporanea due grandi mutazioni.
Grazie alla riforma manageriale intro d o t-ta dal governo Amato nel ‘92 nelle Part e c i-pazioni statali, si è trovata svincolata dals o ffocante controllo e “scambio” quotidianocol potere politico. Subito dopo è passata in-denne attraverso la distruzione dello stessop o t e re politico, senza peraltro pagare, nel-l’insieme, prezzi significativi alla rivoluzio-ne dei giudici (Mani Pulite, se si escludonoi casi del povero Cagliari e di Nobili, ha tro-vato poco lavoro nell’intero universo del-l’industria di Stato).
La protezione di Antonio GavaDi quella generazione Pascale è uomo di
punta e ha saputo pro f i t t a re come pochi del-l’indebolimento della pressione del mondopolitico, che è stata, peraltro, la sua grandec a rta in passato. Sessantadue anni, ha sali-
GOSSIP
EDITORIALI
La legge di “Buba”
Destra, sinistra e presidenzialismo
Soldi, politica e cavilli
Le recenti dichiarazioni del gover-n a t o re della Banca d’Italia sem-
brano aver attraversato il cielo dellapolitica italiana come una stella ca-dente. Eppure ci sarebbe più di un mo-tivo per essere allarmati. Antonio Fa-zio esclude nell’immediato una qual-siasi diminuzione dei tassi di intere s s ee conferma così, caso mai ce ne sia an-cora bisogno, che l’Europa è integral-mente dipendente dal marco e chenessun paese dell’Unione europea puòp e rmettersi una politica monetaria au-t o n o m a .
La Banca centrale europea pre v i s t adal Trattato di Maastricht e legata allamoneta unica esiste già: è la Bunde-sbank, “Buba” secondo il gergo deglioperatori di mercato. Nel suo consigliodi amministrazione siedono, con moltavoce in capitolo, i finanzieri di Statodella Germania profonda, quelli chevengono dai Laender e che port a n oiscritto nel loro patrimonio genetico ilgrande incubo della Repubblica diWe i m a r, la tragedia dell’inflazione. Lamassima concessione possibile, per lo-ro, è un decremento minimo, simbolico,dei tassi di interesse.
F o rte della sua totale autonomia dal-l’esecutivo, “Buba” difficilmente si la-scerà convincere a lasciare un po’ dibriglia sul collo del marco, malgrado ipericoli ormai incombenti della sta-
gnazione economica e della disoccupa-zione.
Le altre Banche centrali, tra cuiBankitalia, non possono fare altro cheadeguarsi, con tutte le conseguenze delcaso per i paesi che vantano tristi pri-mati in materia di finanza pubblica.Una riduzione dei tassi di interesse sa-rebbe decisiva per consentire alla no-stra economia di muoversi sulle due li-nee maestre di uno sviluppo equilibra-to: la riduzione del peso finanziario deldebito pubblico e la ripresa degli inve-stimenti per la creazione di nuova oc-cupazione.
Quando Fazio sollecita per l’Italiauna nuova manovra finanziaria primadell’estate, è evidente la critica al go-v e rno Dini. Dini si è preoccupato dim e t t e re in pratica l’adagio della finan-za pubblica italiana: “non fare mai og-gi i sacrifici che si possono rinviare adomani”, piuttosto che ancorare la po-litica economica nazionale all’eff e t t i v oandamento dei mercati europei.
La legge finanziaria per il 1996 re-sterà infatti negli annali come un esem-pio perfetto di occasione perduta, mal-grado l’opinione contraria di queglieconomisti maitre s - à - p e n s e r, come ilp remio Nobel Franco Modigliani, ched i ffondono un pericoloso ottimismop redicando improbabili rimedi indolo-ri per ridurre il debito pubblico.
La discussione sulle istituzioni dellaseconda repubblica procede in un
clima assurdo. La destra rifiuta l’unicov e ro modello di presidenzialismo euro-peo, quello francese, e la sinistra lo ac-cetta. Ma la destra si dice pre s i d e n z i a l i-sta e la sinistra no. Forse bisognere b b echiarirsi un po’ le idee, obnubilate dat roppe lezioni di troppi pro f e s s o r i .
Quando a sinistra si dice “no al pre-sidenzialismo plebiscitario” e “sì al se-m i p residenzialismo francese” forsenon si sa bene di che cosa si parla. LaCostituzione della Quinta repubblica èdi ferro, è la quintessenza del pre s i-denzialismo plebiscitario. Il pre s i d e n-te è eletto dal popolo, capeggia l’esecu-tivo, presiede il consiglio dei ministri,gode di poteri fortissimi. E’ un monar-ca repubblicano. François Mitterr a n d ,quando faceva l’opposizione a CharlesDe Gaulle, il cre a t o re di questa Costi-tuzione, ne definì i principi “un colpodi stato permanente”.
Tutti i poteri sono strutturati intorn oal rapporto centrale e diretto tra popo-lo e presidente. Il Parlamento ha unalegittimità inferiore a quella pre s i d e n-ziale, può essere sciolto dal pre s i d e n t ema non lo può sfiduciare. Quest’ultimonomina il primo ministro, che è desti-
nato a essere il fusibile che salta ogni-qualvolta declini la popolarità pre s i-denziale. Il capo del governo è un capo-gabinetto che si limita a coord i n a re lapolitica interna. Esteri e difesa sono ri-s e rvati all’Eliseo.
Quanto ai rapporti con il Parlamen-to, il governo fissa l’ordine del giorn odell’Assemblea Nazionale e la data diconvocazione. Può dare per appro v a t aqualsiasi legge, ai sensi dell’articolo 49ter della Costituzione, senza che ci siastato neanche un voto. L’ A s s e m b l e apuò rivalersi solo presentando una mo-zione di sfiducia contro il governo nelg i ro di quarantott’ore. Il Senato, elettodagli enti locali, è un pleonastico cimi-t e ro degli elefanti. Per De Gaulle era“inutile come la pro s t a t a ” .
Insomma, il semipre s i d e n z i a l i s m ofrancese possiede una coerenza giaco-bina e decisionista che non può essereedulcorata a chiacchiere. Per De Gaul-le questo sistema faceva tutt’uno conl’idea di una Francia autonoma sul pia-no nucleare. La dissuasione del “debo-le verso il forte” si basa sulla sicure z z ae sulla rapidità della risposta.
La sinistra e la destra, prima di pro-p o rre o re s p i n g e re questo modello, do-v re b b e ro forse cerc a re di conoscerlo.
Farà chiasso la richiesta di rinvio agiudizio di Berlusconi e della Fi-
ninvest per finanziamento illecito delPsi. La procura è convinta che 15 mi-l i a rdi siano stati destinati a BettinoCraxi, con accreditamento mascheratosu un conto estero. La Finivest sostieneche si tratta di una normale transazio-ne commerciale, e che il destinatario fi-nale di quel denaro non è affar suo. De-cideranno i tribunali.
Un giornale, che è una cosa diversada una procura o da un tribunale, dever i f l e t t e re in spirito di verità sulle coseche succedono, per cerc a re di carpirn eil significato politico. Ora, l’eventualitàche la Fininvest abbia finanziato i so-cialisti, nel panorama italiano degli an-ni Ottanta e dei primi anni Novanta, èuna notizia paragonabile al fatto che uncane ha morsicato un uomo oppure cheil sole sorge all’alba e tramonta versosera.
La Fiat, la Montedison, la Olivetti, leCooperative rosse, le imprese pubbli-che di tutti i settori industriali, le im-p rese di costruzione, le grandi centralifinanziarie e bancarie: tutti hanno pa-
gato tutti i partiti per molti anni. Il fi-nanziamento illegale della politica èstato la regola, i conti esteri sono stati ilveicolo notorio di questo finanziamen-to.
L’azione penale deve andare avantie, finché non si trovi una soluzione po-litico-giudiziaria del problema, conti-nuerà la battaglia delle pro c u re e deitribunali, con ciascuna delle parti im-pegnata a far valere le sue ragioni inpunta di diritto. Ma è ridicolo che uni n t e ro, grande Paese, debba re s t a re ap-peso ancora per anni ai cavilli e ai con-t rocavilli delle aule di giustizia. E’ as-s u rdo che si debba mettere in mora atempo indeterminato quel che resta (enon è molto) di una classe dirigente.
Il risentimento popolare verso i par-titi della prima repubblica e le prati-che illegali è ancora molto vasto. Unacampagna giustizialista lo alimenta perevidenti scopi politici. Ma un cre s c e n t en u m e ro di italiani, una minoranza vir-tuosa che non affida alle forche il futu-ro del Paese, sente che è venuto il mo-mento di re s t i t u i re, nel rispetto dellagiustizia, la parola alla politica.
In gioco migliaia di miliardi. I vecchi amministratori diventanoautonomi dai partiti-padrini e si mettono in proprio. Computer, telefonoe tv: il grande business su cui si avventano Stato e privati
Parigi. Questa è la breve storia di come ifrancesi hanno cacciato (in malo modo) unavvocato americano ficcanaso che volevaf a rgli la lezione sul commercio d’armi, la fi-nanza e le tangenti. La corruzione e i suoirisvolti politici sono, in Francia, un campodi battaglia nello Stato e tra gli Stati (in par-t i c o l a re con gli Stati Uniti). Europei e ame-ricani non hanno tempo da perd e re con lec h i a c c h i e re moralistiche, i qualunquismida treno e i giudici-simbolo. Anzi, i vert i c idel parquet, cioè della pubblica accusa, so-no tornati a pre d i c a re all’inizio del mese“grande prudenza” nelle inchieste e un co-dice deontologico che fissi “l’etica del giu-dice”.
L’avvocato ficcanaso si chiama Wi l l i a mLee, ha 57 anni, ha lavorato per sei anni alD i p a rtimento di Stato Usa. Poi, per oltrevent’anni, fino alla sua cacciata, è vissuto aParigi e ha lavorato in un grande studiod ’ a ffari, lo Shearman & Sterling, fino al1992, per poi passare, sempre con base a Pa-rigi, al newyorkese Kroll Associates, un’im-p resa legale che impiega personale investi-gativo reclutato tra ex agenti della Cia e delFbi. Secondo lo IHT (Int. Herald Tribune, 10gennaio ‘96), alla fine di gennaio dell’anno
fatto causa (1993) alla grande compagniafrancese produttrice di armi, la Matra, perc o n t e s t a re i termini della sua fusione con lagrande editrice e finanziaria Hachette (lasocietà avrebbe omesso di iscrivere a bi-lancio un contratto di 1,5 mld di dollari perla vendita di missili a Taiwan). Mi muovo atutela degli azionisti, sosteneva l’avvocato;no, agisce nell’interesse dello spionaggioeconomico americano, pensava il contro-spionaggio francese.
Ma poi, nel settembre del ‘94, il conflittod ’ a ffari Lee lo aveva portato sul delicato ter-reno della lotta politica. Un suo delegato
Il governo francese, con alle spalle più omeno tutta la classe dirigente, compre s auna informazione su queste cose molto sor-vegliata, organizzò subito un fuoco di sbar-ramento alzo zero. Tre mesi dopo la lettera,Charles Pasqua, ministro dell’Interno, con-voca Pamela Harriman, la gran signora am-basciatrice americana a Parigi, e le chiededi espellere cinque elementi dell’amba-sciata, accusandoli di spionaggio economi-co per conto della Cia. E aggiunge alla listail nome dell’avvocato Lee.
Nell’aprile successivo le espulsioni sonoun fatto compiuto. In effetti Lee viene de-
pennato dalla lista degli indesiderabili, mal’avvocato rientra lo stesso nel suo paese, at-t e rrito per le minacce di morte e per il cli-ma rovente che lo circ o n d a .
L’IHT cita una sua frase molto amara: “Ilsistema era uguale a quello dell’Italia, delGiappone o della Corea del Sud, dove i bu-rocrati di stato (compresi gli uomini dei ser-vizi segreti) e le grandi compagnie lavoranomano nella mano. E le compagnie comin-ciano a sentirsi immuni da qualunque ob-bligo legale”. Lee ormai chiama spre z z a n-temente la Francia con il nomignolo com-m e rciale “France Inc.”.
La Francia, quello strano paese che hadeciso di difendersi e di fare a meno di lui,m e n t re altri paesi latini hanno lavorato ma-no nella mano con gli avvocati Lee che glisono toccati in sorte, demolendo stato eclassi dirigenti politiche e impre n d i t o r i a l i .Quello strano paese in cui, dopo gli arre s t ia catena di ministri, deputati, impre n d i t o r i ,il pro c u r a t o re capo di Parigi, Jean-FrançoisB u rgelin, ha detto che i giudici devono sta-re attenti “alle conseguenze destabilizzatri-ci” delle inchieste, perché “va bene il fuocop u r i f i c a t o re, ma non bisogna scherz a re colf u o c o ” .
scorso, Lee ha ricevuto le prime minacce dim o rte, la Cia ha investigato e Lee ha lascia-to la Francia. Ora vive a Long Island (NewYork) e di lui nella capitale francese re s t asolo il ricordo legale.
Che cosa aveva fatto, Lee? Intanto aveva
to la scala del potere sotto l’ombra pro t e t-trice di Antonio Gava, ma soprattutto è cre-sciuto fianco a fianco di Michele Te d e s c h i ,attuale presidente dell’Iri, col quale ha for-mato una accoppiata vincente che si instau-ra ai massimi vertici con l’uscita di scena diRomano Prodi dall’Iri dopo l’arrivo al go-v e rno di Silvio Berlusconi. Padrino della
pranno fondere informatica, telecomunica-zioni e software e che forniranno un’altra,indispensabile forma di energia: l’inform a-z i o n e .
Pascale ha la vista lunga, ma conosce lemiserie della vita e si è organizzato un “con-testo” politico - operativo che gli perm e t t edi aff ro n t a re tempeste grandi e piccole.
la lista congressuale della “componente” diCasini all’ultimo congresso del Ccd. Com-pleta il quadro la posizione strategica di unuomo Ccd, Sante Pert i c a ro alla pre s i d e n z adella Commissione trasporti, Poste e teleco-municazioni della Camera.
Questo rapporto pre f e renziale col Ccd èlimpido, non nasconde particolari trame, èsolo funzionale ad una piena scorre v o l e z z adei rapporti tra una grande società quale èla Stet e il Palazzo.
Per il resto Pascale ha, ovviamente, unagrande duttilità politica.
Incontra Romano Prodi, in casa di Vi t t o-rio Merloni, ex presidente della Confindu-stria, in Sardegna, presente Luigi Abete, l’e-state scorsa, per mettere a disposizione diTommaso Tommasi di Vignano (amico diP rodi, quando era all’Iritel) la poltrona diA m m i n i s t r a t o re delegato della Telecom alposto del proprio ex fedelissimo Chirichi-gno, oggi finito in una profonda zona d’om-bra. La proposta cade quando Pascale si ac-c o rge che le elezioni in autunno e le chan-ces di vittoria di Prodi slittano all’infinito.
Nel dicembre del ’95 incontra MassimoD’Alema. Oggetto dell’incontro, minuziosa-mente preparato da Claudio Ligas, è la so-cietà più amata da certi politici: Mmp la con-cessionaria di pubblicità del gruppo che hap reso il posto della Sipra nell’assicurare en-trate pubblicitarie a giornali di tutti i tipi(120 miliardi circa di raccolta pubblicitaria;testate: Unità, Il Giornale, Tempo, Av v e n i re ,Famiglia Cristiana, Corr i e re dello Sport ,Manifesto, Indipendente ecc.). E con D’Ale-ma si è rivisto prima di part i re per Cort i n a :oggetto della conversazione le pressioni dels e g retario del Pds perché l’impresa di Pa-scale dia una mano all’Olivetti.
Collante dei rapporti tra Stet e mondo po-litico e giornalistico è inoltre il consistentebudget che le società del gruppo spendonoper attività di comunicazione (non solo pub-blicità, quindi). Solo 20 miliardi la Stet, mala bellezza di 200 miliardi la Telecom di Chi-richigno e 100 miliardi la Tim di Vito Gam-berale (area socialista, un tempo, ora dico-no, area di Forza Italia). E’ una massa di de-n a ro consistente che spiega come il gru p p osia tra i più rispettati e riveriti nell’intern opanorama giornalistico italiano, da tutte lecomponenti, nessuna esclusa.
Nel grande gioco del potere, la Stet nonha ancora calato la carta vincente: una lineapersuasiva sui due grandi temi del monopo-lio e della privatizzazione. Lo si è visto di re-cente, quando sull’aumento delle tariffe te-lefoniche Telecom è stata attaccata con unac e rta asprezza da tutti, dalla Confindustriaal Pds. “Chiedono al pubblico nuove risorse- hanno scritto all’unisono 24ore e l’Unità -ma non danno risposte sulla gestione mono-polista dei grandi investimenti per il ca-blaggio ‘a marce forzate’ dell’Italia (13.000mld) e sul processo di privatizzazione”.
ANNO I NUMERO 1 - PAG 3 I L FOGLIO QUOTIDIANO MARTEDÌ 30 GENNAIO 1996
Pascale, i colossi della comunicazione e la politica romana LA LI N E AD E I GR A N D I GR U P P I EC O N O M I C II N QU E S TA ST R A N A SE C O N D AR E P U B B L I C A. UN A PA R A B O L AA L L A MAT T E I
doppia investitura di Tedeschi dalla Stet al-l’Iri e di Pascale (già alla Telecom) alla Stet,è stato Pellegrino Capaldo allora Pre s i d e n t edella Banca di Roma; avversario del nostrop a re invece essere Lamberto Dini, secondoalcuni per un’antica ruggine con la moglie diquest’ultimo, Donatella Pasquali Dini.
Pascale non è un manager da sottobosco,si muove con una visione planetaria e hauna strategia di ampio re s p i ro per l’interoassetto delle telecomunicazioni italiane eper il comparto industriale e commerc i a l ec o n t rollato dalla Stet.
Il suo problema ricorda quello che avevaalla fine degli anni Quaranta Enrico Mattei,a fronte di un mondo politico italiano tal-mente cieco da consegnare all’ex part i g i a n ol’Agip, ma solo col compito di liquidarla.Nessuno, tranne Mattei, aveva capito chec’era lo spazio per tentare la partita dell’ap-p rovvigionamento autonomo di petro l i o ;nessuno osava pensare addirittura, chequell’azienda potesse diventare un attoreche si sarebbe incuneato con successo inuna scena internazionale dominata dalleSette Sore l l e .
Anche Pascale si muove in un mondo po-litico in cui sono pochi ad avere la più pal-lida idea di cosa significhi lo sviluppo delletelecomunicazioni nei prossimi decenni. Ipolitici italiani (soprattutto quelli del Cen-t ro sinistra) pensano sempre che il pro b l e-ma centrale delle telecomunicazioni ru o t ia t t o rno agli appalti e alla nomina di dire t-tori e vicedirettori di Tg e reti e si occupanoe preoccupano di re g o l a m e n t a re, interd i re ,i rr i g i m e n t a re etere e canali con l’occhio in-collato, più che altro, al risultato delle pro s-sime amministrative .
Pascale sa bene, invece, che il ruolo gio-cato dalle Sette Sorelle e dagli sceicchi delp e t rolio sulla scena mondiale negli ultimisettant’anni, nel vicino Duemila verrà gio-cato da altre Sette Sorelle (anche se le nuo-ve quelle telematiche, saranno temprate dalfuoco di una crescente concorrenza), che sistanno formando in questi giorni, in questimesi. L’economia planetaria avrà al suo cen-t ro, sarà condizionata da un ganglio pre c i s oe ineludibile: un pugno di società che sa-
Si scrive e si dice che sia molto legato adAn: erro re. Il rapporto stretto che lo lega aFini è molto personale, fa parte di quel pro-cesso di “costruzione” della propria staturadi leader a cui Fini è pienamente dedicato( si dice che Pascale abbia interposto i pro-pri uffici perché lo stesso ex ambasciatoreUsa a Roma, Maxwell Rabb, organizzasse ilviaggio americano all’amico). In realtà l’am-m i n i s t r a t o re delegato della Stet non tro v abuona stampa nei dirigenti di An come Giu-seppe Ta t a rella (gelidi i rapporti quandoquesti era Ministro delle poste), MaurizioG a s p a rri, Adolfo Urso e altri. Qualche, tie-pida corrispondenza possiamo trovarla solonei dirigenti di An di provenienza democri-stiana come Publio Fiori.
La verità è che Pascale, l’ex gavianeo, haun proprio “partito” di riferimento che gli èutile per aff ro n t a re e risolvere le mille in-combenze minute del rapporto con il Palaz-zo. E’ probabile che molti stupiscano maquesto partito è il Ccd.
La traccia che permette di ricostru i requesto percorso è lineare: dal primo dicem-b re scorso assistente culturale dell’Ammi-n i s t r a t o re delegato della Stet è Marco Folli-ni. Facendo un balzo indietro troviamo lostesso Follini, a fianco di un giovanissimoPier Ferdinando Casini, assistenti entrambidi Toni Bisaglia. Ritornando ai giorni nostrit roviamo sempre lo stesso Follini ad aprire
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ERNESTO PASCALE
Trasversalismo ro m a n o . L’ a m b a s c i a t o reUsa parla con ammirazione della FirstL a d y, sostiene che le difficoltà passerannoe che il presidente democratico Bill Clin -t o n sarà rieletto il prossimo novembre. Ildiplomatico di carriera, Reginald Bart h o l o -m e w, è stato sottosegretario di Stato con ilrepubblicano James Baker.
Trasversalismo ro m a n o . La sera di gio-vedì 26, dopo il vertice del Polo nella sededi Forza Italia, Gianni Letta ha fatto duepassi in Piazza Navona con Silvio Berlusco -n i, poi lo ha lasciato per colloqui ravvici-nati in un salotto che ospitava G i o rgio Na -p o l i t a n o e Antonio Maccanico. Un ospite haparlato, con tollerante simpatia, di una si-tuazione “inciuciosa”. Il leitmotiv delle se-rate “inciuciose” è il governone. Più lagente conta, più status ha da difendere ,più è favorevole. Banchieri e grand com-mis di Stato, come sempre, in prima fila. Ilg o v e rnone godrà di un solido sostegno deiv e rtici, si dice scherzosamente, anche sedovesse mancargli quello della base.
Trasversalismo ro m a n o . Il dire t t o re ge-nerale della Rai, R a ffaele Minicucci, ha ri-sposto con il superlavoro alla supersfidu-cia decretata contro di lui dal Consiglio diamministrazione. Sette giorni su sette, damane a sera, Minicucci, un tempo noto perl’inclinazione al rinvio (“Mo’ vediamo” erail suo motto preferito), si reca a Viale Maz-zini e vi si accampa. Giovedì prossimo l’ul-timo atto della guerra tra lui e donna L e t i -zia Moratti. Schieramenti eccezionalmentetrasversali. Con lei An, i minori di centrodel Polo (Ccd, Cdu), la Lega. Con lui i ber-lusconiani e le sinistre che vogliono fars a l t a re il Cda. Alla vigilia della grandebattaglia, si ipotizza un nuovo rinvio, untrasversale “Mo’ vediamo”.
Una vicenda di armi, fondi neri e giochi sporchi. L’invadenza degliUsa e la secca autotutela dello Stato francese. Il procuratore capo diParigi ammonisce i magistrati: “Non scherzate col fuoco purificatore”
Storia di un ficcanaso americano cacciato da Parigi aveva scritto una lettera esplosiva al pre s i-dente di Taiwan e, per conoscenza, al pre-mier Edouard Balladur e ad altri alti fun-zionari francesi. Oggetto: corruzione di po-litici taiwanesi e transalpini, giganteschifondi neri, falso in bilancio.
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