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sostenibilità n Abbiamo un piano: la proposta Fillea Legambiente n A tutto green Edoardo Zanchini urbanistica n Dal Portogallo Joao Nunez n Per rinnovati paradigmi Carlo Magnani ambiente&territorio n Social e Green Gaetano Sateriale n Oltre la crisi Vicente Sanchez Jimenez n Aree interne Redazione rigenerazione urbana n Occasione irripetibile FIlippo Delle Piane n Zero is More Ludovica Marinaro e Alessandro Paglia lo scaffale n Quinto rapporto sulle città Urban@it Riccardo Agostini NUMERO 4 | 2020 SiNDACATOnuovo fabbrica per fabbrica cantiere per cantiere # C’è chi vuole tornare a “come eravamo prima”, per cui la drammatica lezione del Covid è stata solo una breve parentesi. Chi addirittura vorrebbe usare il ciclo economico espansivo connesso alle ingenti risorse liberate dalla crisi (tra nuovo debito e contributi internazionali vari) per accentuare tratti liberisti e, di fatto, reazionari. Chi, infine - a partire dal sindacato, dal mondo ambientalista e dell’impegno sociale, laico e religioso (si veda l’articolo di Edoardo Zanchini di Legambiente) - è in campo, invece, rivendicando “riforme di struttura” per rimuovere le ingiustizie ambientali e sociali che stanno portando il Pianeta giù nel baratro, con tutte quelle fragilità (in termini di protezioni sociali, di capacità produttive, ecc.) che il Covid stesso ha smascherato. La Fillea Cgil rivendica con orgoglio di essere parte di questo “terzo giocatore” che, come ben spiega Carlo Magnani nel suo articolo, contrasta “la retorica del ritorno alla normalità”, poiché “la normalità pre-Covid era il problema, con l’aumento delle disuguaglianze, le alte percentuali di disoccupazione, la generale precarizzazione del lavoro, gli alti tassi d’inquinamento, la continua emergenza”. Mai come oggi siamo convinti che, proprio perché consapevoli dell’occasione rappresentata da una disponibilità finanziaria inedita e dal maturare di nuove convinzioni sul ruolo del pubblico in economia, si debba porre con forza il tema di un Green New Deal che sia anche un Social New Deal (per usare l’efficace formula presente nell’articolo di Sateriale). Un New Deal che faccia i conti con le tre grandi rivoluzioni in cui siamo immersi: quella tecnologica (il digitale e l’enorme potenza di calcolo che ci propone il binomio SUPPLEMENTO AL N.3/2020 DI MATERIALI DI RASSEGNA SINDACALE in questo numero in un mondo ancora alle prese con la pandemia, si confrontano fondamentalmente tre visioni politiche ed eco- nomiche, a livello internazionale e, in forme anche esasperate, in Italia. È editoriale sempre più evidente che oggi, © SHUTTERSTOCK.COM

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sostenibilitànAbbiamo un piano:la proposta Fillea Legambiente

nA tutto greenEdoardo Zanchini

urbanisticanDal Portogallo Joao Nunez

nPer rinnovati paradigmi Carlo Magnani

ambiente&territorionSocial e Green Gaetano Sateriale

nOltre la crisi Vicente Sanchez Jimenez

nAree interne Redazione

rigenerazione urbananOccasione irripetibile FIlippo Delle Piane

nZero is MoreLudovica Marinaroe Alessandro Paglia

lo scaffalenQuinto rapportosulle città Urban@it Riccardo Agostini

NUMERO 4 |20

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SiNDACATOnuovofabbrica per fabbrica cantiere per cantiere

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C’è chi vuole tornare a “come eravamoprima”, per cui la drammatica lezione delCovid è stata solo una breve parentesi.Chi addirittura vorrebbe usare il cicloeconomico espansivo connesso alle ingentirisorse liberate dalla crisi (tra nuovo debito econtributi internazionali vari) peraccentuare tratti liberisti e, di fatto,reazionari.Chi, infine - a partire dal sindacato, dalmondo ambientalista e dell’impegnosociale, laico e religioso (si veda l’articolo diEdoardo Zanchini di Legambiente) - è incampo, invece, rivendicando “riforme distruttura” per rimuovere le ingiustizieambientali e sociali che stanno portando ilPianeta giù nel baratro, con tutte quellefragilità (in termini di protezioni sociali, dicapacità produttive, ecc.) che il Covid stessoha smascherato.La Fillea Cgil rivendica con orgoglio diessere parte di questo “terzo giocatore” che,come ben spiega Carlo Magnani nel suoarticolo, contrasta “la retorica del ritorno allanormalità”, poiché “la normalità pre-Covidera il problema, con l’aumento delledisuguaglianze, le alte percentuali didisoccupazione, la generale precarizzazionedel lavoro, gli alti tassi d’inquinamento, lacontinua emergenza”. Mai come oggi siamo convinti che, proprioperché consapevoli dell’occasionerappresentata da una disponibilitàfinanziaria inedita e dal maturare di nuoveconvinzioni sul ruolo del pubblico ineconomia, si debba porre con forza il temadi un Green New Deal che sia anche unSocial New Deal (per usare l’efficace formulapresente nell’articolo di Sateriale). Un New Deal che faccia i conti con le tre grandirivoluzioni in cui siamo immersi: quellatecnologica (il digitale e l’enorme potenza dicalcolo che ci propone il binomio

SUPPLEMENTO AL N.3/2020 DI MATERIALI DI RASSEGNA SINDACALE

in questo numero

in un mondo ancora alle prese

con la pandemia, si confrontano fondamentalmente tre visioni politiche ed eco-

nomiche, a livello internazionale e, in forme anche esasperate, in Italia. È edit

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NUMERO QUATTRO | 20202 SiNDACATOnuovo#

democratico per eccellenza:sapere per tutti vs. sapere perpochi); quella ambientale(ripensare fino in fondo cosa eperché si produce e si consuma, inun sistema di risorse finito); quellademografica (cosa vuol dire oggicittadinanza, benessere,democrazia, in una società in cui glianziani saranno presto la metàdella popolazione?).In questo “scontro”, i temi al centrodell’agenda politica della Fillea - apartire proprio dalla rigenerazioneurbana, da un nuovo modello delrecuperare e riscoprire il territorio -sono strategici, in un’ottica non solodi maggior sviluppo, ma anche esoprattutto di maggiorebenessere (la traduzioneitaliana del termine inglese“welfare”) e, in sostanza, intermini di lotta alledisuguaglianze. Non a caso, tra tutti i principaliobiettivi internazionali, da Parigiin poi, per un mondo più giusto esostenibile, vi sono al primoposto la riqualificazioneurbana e ilripensamentoprofondo della “città dipietra” che si devericonnettere “alla cittàdi carne” (perrichiamare l’articolo diRiccardo Agostini), inuna visione diversa delrapporto tra uomo –territorio – consumo.Oggi il futuro passa dall’assunzionestrategica non più dellaqualificazione dell’offerta, quindi,ma da quella della domanda, cioèdai bisogni delle persone, dellecomunità, delle nazioni. Bisognisociali e bisogni relazionali.Lo stesso ruolo del pubblico chedeve tornare protagonista ineconomia (come pubblicoproduttore, come pubblico checoordina e facilita la cooperazionecon l’impresa privata, comepubblico che regola) si dovràsempre più declinare intorno alledue sfide principali che, come FilleaCgil, abbiamo definito con i termini“nuovo welfare della persona”(nuovo benessere e nuova curadelle persone, delle diverse età, dellediverse condizioni) e “nuovo welfaredel territorio” (benessere delcostruito, cioè cura dei quartieri,delle colline, dei fiumi, dei boschi,delle aree verdi, e delle relazioni

sociali che vi gravitano). Per fare ciò torna allora centrale ilterritorio, come luogo di analisi ecostruzione dei bisogni, come luogodi alleanze sociali e politiche, comeluogo di vertenzialità diffuse, diprotagonismo delle comunità, delleorganizzazioni sindacali e non solo(consapevoli che “esiste un Paesevivo che si rimbocca le maniche persuperare le proprie difficoltà”, comeraccontano Lucatelli e Monaco nellibro “La voce dei sindaci delle areeinterne”, presentato inquesto numero di SN). Da qui anchel’importanza

dellastessa AssociazioneNuove Ri-Generazioni

e del suo voler esserestrumento al servizio di

vertenze “dal basso”, con laconvinzione che dalle specificitàterritoriali possano giungereingredienti preziosi per una ricettapiù generale per il Paese.Se tutto ciò è vero, si comprendonomeglio i contorni dello scontro inatto, nel nostro Paese, che vede laCGIL e l’intero movimento sindacaleoggi in campo, pur con limiti econtraddizioni.Scontro con una destra cheripropone ricette liberiste eaggressive (dal “date i soldi alleimprese” - queste impresesottocapitalizzate e che per annihanno scelto la via bassa allosviluppo - che “poi ci penserannoloro”, “Bonomi pensiero”, allariproposizione della Flat tax o delsuperamento delle norme antimafia, “Programma Salvini”). Scontro contro un “gorgo governativo”che pensa di affrontare la nuova fasesolo inseguendo l’emergenza e gliinterventi a spot (si veda il Piano Colao),

finendo in parte risucchiato, per nonscrivere “egemonizzato”, dai primi (siveda la discussione sul Decreto Rilanciodove, a fronte di incentivi per lariqualificazione del 110%, non solo ilGoverno non introduce il Durc diCongruità, ma addirittura manomette ilDurc On line).Scontro contro chi pensa si possatornare a ricette vecchie o chepeggiorino addirittura il quadro diquelle regole che sono, invece,precondizione per una

qualificazione delle imprese,dei lavoratori e quindi delprodotto del lorooperare (siano essegrandi opere perspostare le merci dagomma a ferro ointerventi contro ildissestoidrogeologico): leggasideroghe al Codice degli

Appalti, procedurenegoziate diffuse (basemateriale per una nuovaTangentopoli), Commissarimodello Genova a “gogo”,liberalizzazione del subappalto.Il tutto quando da piùparti (si veda l’articolo del

Vice Presidente dell’Ance oquello di Marinaro e Paglia) siinvoca giustamente una riformadelle norme urbanistiche del 1942 edel 1969, figlie dell’espansionedemografica e fisica delle città, peruna nuova legge organica cheassuma invece la dimensione dellarigenerazione come processocomplesso, fisico, ma anche socialeed economico.Uno scontro che – in sostanza – nonè solo economico e sindacale mapolitico (cosa vuol dire oggi essereprogressisti se non si rimette alcentro il lavoro, la qualità,l’innovazione, la sostenibilità, lalotta al lavoro nero, allosfruttamento, alla mafia?) eculturale.Per dare una prospettiva e financheun “senso” a quella “storiacollettiva” che è tensionepermanente tra passato e futuro,tra diritto a esistere e diritto aessere felici. Felici perché liberi dacondizionamenti materiali eculturali, come ci ricorda nel suoarticolo, il grande intellettualeportoghese Nunes.

ALESSANDRO GENOVESISegretario generale Fillea Cgil

editoriale

LeEco-Mask

in dotazione a tuttoil gruppo dirigente,

l’apparato ed i funzionariFillea, consentiranno

il risparmio di 500milamascherine usa egetta all’anno

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NUMERO QUATTRO | 2020 3SiNDACATOnuovo#

I PUNTI DELLA PROPOSTA FILLEA - LEGAMBIENTE

ABBIAMO UN PIANOEcobonus condomini, Sisma Bonus, Bonus facciate: rivedere la normativa per rilanciare i cantieri dell'efficienza energetica

© C

REAT

IVEA

RT-F

REEP

ICK

sostenibilità&innovazione

Un piano in sei punti con l’obiet-tivo di riconvertire 30.000 con-domini all’anno dal punto di vi-

sta energetico: 430mila posti di lavorodiretti, 37 miliardi di investimenti direttie indiretti, 900 milioni di entrate per lecasse previdenziali, un risparmio perle famiglie in bollette di circa 620 eurol'anno ad alloggio, un aumento dei va-lori immobiliari stimato tra un +5% e un+15%, una riduzione delle emissioni diCO2 di 840.000 tonnellate annue e untaglio dei consumi di gas di 418,5 mi-lioni di metri cubi l’anno. Per lo Statonessuna spesa, ma solo interventi perriorganizzare e potenziare gli strumentifiscali dei bonus ambientali e antisi-smici già in vigore.

Questi i numeri in sintesi del Piano pre-sentato il 2 aprile scorso da Fillea e Le-gambiente, Il testo completo del Pianoè sul sito filleacgil.net. Ma vediamo neldettaglio i sei punti della proposta:

1 Prolungare fino al 31 Dicembre2025 gli incentivi Ecobonus per i

condomini e gli alloggi e Sismabonusper i condomini, prevedendo una ridu-zione minima del fabbisogno energeticodi almeno il 50% o il raggiungimentodella classe energetica B per aiutare lefamiglie a risparmiare. A fronte di ulte-riori riduzioni dei consumi si potrebberoaumentare gli incentivi in maniera pro-gressiva (da più parti si propone di in-nalzare l’attuale incentivo massimo fis-sato al 75%) sul modello seguito da altripaesi europei. Una scelta di questo tipoè coerente con le Direttive europeesull’efficienza energetica (la 2002/2018e la 844/2018, che devono essere rece-pite entro il 2020 in Italia) che spingonoun approccio prestazionale per l’ac-cesso agli incentivi, per garantire ridu-zioni dei consumi verificabili. Perchél’obiettivo è di legare i contributi econo-mici a risultati quantificabili a vantaggiodelle famiglie e dell’ambiente.

2 Introdurre la possibilità di solu-zioni integrate di detrazione fiscaleo cessione del credito che coinvolganoanche gli interventi di riqualificazioneenergetica (Ecobonus) nei singoli al-loggi, in modo da ottenere una ridu-zione ulteriore dei fabbisogni energetici.In questo modo si potrebbero spingeresoluzioni integrate – cappotto termicocondominiale e sostituzione di infissi eimpianti dei singoli alloggi – con detra-zione o cessione del credito unica daparte delle famiglie al 75% che com-prenda tutti gli interventi che concor-rono a raggiungere il risultato di ridu-zione dei consumi energetici.

3 Spingere riqualificazioni energe-tiche nei quartieri con obiettivi so-

ciali attraverso i Comuni. Introdurre lapossibilità negli ambiti di rigenerazioneurbana e sociale individuati dai Comuniche la cessione del credito per gli inter-venti che usufruiscono

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NUMERO QUATTRO | 20204 SiNDACATOnuovo#

dell’Ecobonus e del Sismabonuspossa avvenire nei confronti degli istitutibancari per tutti i condomini, non sologli incapienti, in modo da spingere gli in-terventi nelle aree dove è più importanteda un punto di vista sociale e ambientale.Per permettere la cumulabilità e la cedi-bilità bancaria dei crediti, almeno per gliincapienti, si chiede la modifica della clas-sificazione contabile delle minori entratefiscali già previste in legge di bilancio maritenute in sede comunitaria come “de-bito”, inserendole tra le deroghe al pattodi stabilità per gli “investimenti verdi”.

4 Aiutare l’accesso al credito. Oc-corre istituire un fondo per l'ac-

cesso al credito a tassi bassi specificoper le imprese, le famiglie e i condominiper la realizzazione degli interventi diriqualificazione energetica e anti si-smica. Il fondo dovrebbe prevedere ilcoinvolgimento del sistema bancario, diCassa Depositi e Prestiti e Banca Euro-pea per gli Investimenti per dare cer-tezza agli investimenti di riqualificazioneenergetica. In questo modo si potrebbepermettere alle famiglie di realizzare unintervento senza cessione del credito,con prestito spalmato su 10 anni, oppuredi accedere al credito per la parte dispesa non coperta dalla cessione. Il pre-stito dovrebbe arrivare a coprire fino al100% delle spese di riqualificazione odella parte di spesa non coperta dallacessione, con rate spalmate su 10 anni.Il vantaggio per le famiglie sarebbe im-mediato, potendo beneficiare da subitodella riduzione dei consumi in bolletta.

5 Subordinare tutti gli incentivi fi-scali alla dimostrazione di utilizzo

di lavoro regolare e del corretto Con-tratto Collettivo Nazionale di Lavoro (erelativi versamenti ad Inps, Inail e CasseEdili), contro ogni forma anche di dum-ping contrattuale. Per fare ciò occorredare attuazione all’art. 105 c. 16 del Co-dice degli Appalti con la definizione delletabelle di congruità (cioè del numero mi-nimo di ore/lavoro denunciate per le di-

verse tipologie di lavori) e l’istituzionedel Durc di Contruità come avvenuto perla ricostruzione de L’Aquila e poi del Cen-tro Italia, subordinando il riconoscimentodella cessione del credito o dell’incentivofiscale per bonus ristrutturazione, eco-bonus, bonus antisismico e bonus fac-ciate non solo al “bonifico parlante” ealla corretta documentazione da inviareall’ENEA, ma anche al possesso da partedelle aziende del Durc di congruità. Inquesto modo si contrasterebbe oltre al-l’evasione fiscale anche il lavoro nero ogrigio nel mercato privato, per una stimadi evasione contributiva e assicu-rativa (dati 2018) nel solo set-tore delle ristrutturazioniedili di circa 3 miliardi dieuro l’anno.

6 Semplificare gli in-terventi di retrofit

energetico dei condo-mini. Gli interventi di re-trofit energetico (Ecobo-nus) e di consolidamentoantisismico (Sismabonus) diedifici esistenti devono es-sere equiparati alla manu-tenzione straordinaria dicui all’articolo 3, comma1, lett. b) del Decreto delPresidente della Repub-blica 6 giugno 2001, n.380 ed essere soggettialla sola Comunicazione diinizio lavori asseverata (CILA).Tali interventi devono essere eso-nerati dal contributo di costruzione e itributi o canoni di qualsiasi tipo dovutiper l'occupazione di suolo pubblicosono ridotti in misura non inferiore alcinquanta per cento. Per gli interventidi riqualificazione energetica dovrebbeessere consentita, anche in deroga alleprevisioni degli strumenti urbanistici edelle distanze di cui al Dm 1444/1968, larealizzazione di terrazzi adiacenti alleunità residenziali e l’installazione dischermature o serre solari e di impiantisolari, anche su supporti strutturali au-

tonomi, nel rispetto delle norme del co-dice civile e della normativa antincendi.Vanno ovviamente escluse le aree e gliimmobili di cui agli artt. 10 e 142 del Dlgs42 del 2004 salvo espressa autorizza-zione della competente Sovrintendenza.

IMPATTI ECONOMICI ED AMBIENTALIIl bacino di riferimento di questi inter-venti sono i circa 1,2 milioni i condominiin Italia, in cui vivono circa 14 milioni difamiglie, di cui almeno 740 mila neces-

sitano di una profonda riqualifica-zione perchè costruiti nel dopo-

guerra con materiali e tecnicheche non avevano nessuna at-tenzione all'efficienza ener-getica. Effettuando una simula-zione sui possibili effettidelle proposte, prendendoa riferimento i dati pubblicati

da Camera dei Deputati e Cre-sme per l’anno 2019 (gli investi-menti veicolati dalle misure at-tuali di incentivazione hannoavuto impatti per un saldooccupazionale di circa 288mila lavoratori diretti solonel 2019 ed un saldo posi-tivo per il sistema paese,comprensivo degli effetti fi-scali, previdenziali, ecc. valu-

tabile in 26,7 miliardi di euronel periodo 1998-2018, con l’atti-

vazione di poco meno di 29 miliardidi investimenti nel 2019), e considerando: a) L’accesso del 50% delle popolazionifiscalmente incapienti proprietarie di im-mobili al sistema degli incentivi attra-verso la cessione del credito;b) L’aumento del 10% delle proprietà in-teressate da interventi connessi alnuovo sistema di ecobonus (compren-dendo sia la taglia media condominialeche le singole abitazioni);c) L’applicazione del Durc di Congruitàcome condizione per accesso alla de-trazione/cessione;

Occupati Effetti moltiplicativi su investimenti Effetti di emersione contributiva

0

9,5

19

28,5

38

0

110

220

330

440

0

9,5

19

Occupati diretti 2020post riforma

Occupati diretti 2019

Investimenti attivati nel 2020 post riforma

Investimenti attivatinel 2019

0

575

1.150

1.725

2.300

Contributi previdenziali e assistenziali stimati nel 2020con Durc di Congruità

Contributi previdenziali e assistenziali versati nel 2019

sostenibilità&innovazione

Milioni di euroMiliardi di euroN. lavoratori

Crescitavalore

immobile

+ 5/+ 15 %

Risparmiobollette

a famiglia

600 eurol’anno

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5SiNDACATOnuovo#NUMERO QUATTRO | 2020

L’edilizia puòdiventare il centro del

rilancio del Paese,dopo la drammatica crisieconomica e sociale delCovid-19, coninvestimenti diffusi daRagusa ad Aosta. Non sitratta di slogan, davveroci sono tutte le condizioniper scegliere questadirezione dicambiamento ma non èneanche scontato cheaccada, perché in troppipensano che bastinoannunci o incentivi apioggia per qualchemese. Al contrario, oggiserve un progetto chemetta la riqualificazionedel patrimonio edilizioitaliano al centro di quelgreen deal che sarà ilperno delle politicheeuropee dei prossimidieci anni. In questilunghi anni di crisi delsettore delle costruzioni –iniziata nel 2008 - tante

cose sono cambiate, apartire dallospostamento degliinvestimenti verso lamanutenzione e lariqualificazione. Ma se siguarda con attenzione aicantieri aperti e ai numeridegli interventi ci si rendeconto dei limiti dellepolitiche di questi anni.Sono infatti ancoratroppo pochi gliinterventi cheinteressano i 44milaedifici scolastici cheesistono nel nostroPaese, quelli sulpatrimonio ediliziopubblico ma anchecondomini dove vivonocirca 20 milioni di italiani.Inoltre le detrazioni fiscaliper l’efficienzaenergetica hanno siportato a realizzare 4milioni di interventi peroltre 41 miliardi di Euro,ma in larga parte hannoriguardato serramenti esostituzione di impianti,

mentre meno dell’1% haportato a riqualificazionicomplessive di immobilicon significativeriduzioni dei consumi.Quello che ora serve èuna strategia peraccelerare gli interventiche più sono capaci dimigliorare l’efficienzaenergetica degli edifici –mettendo assieme gliobiettivi climatici europeie quelli sociali italiani,visto che 3 milioni difamiglie vivono insituazioni di povertàenergetica – ma anche lasicurezza anti sismica.Con un attenta regia diincentivi e controlli, maanche con il supporto agliEnti Locali e alla crescitadelle competenze nelsettore.Questi obiettivi sono alcentro del pianoproposto da Fillea-Cgil eLegambiente perrilanciare il settore dellecostruzioni puntando

d) Una riduzione minima del fab-bisogno energetico di almeno il 50%.Si avrebbe un aumento:• Degli occupati diretti stimabile in al-meno 146 mila unità solo nel primoanno. Occupati che si aggiungerebbealle stime di 288 mila occupati a re-gime di incentivi vigenti, per un totaledi oltre 430 mila occupati impattati;• Degli investimenti diretti attivati diquasi 9 miliardi di euro solo nel primoanno, raggiungendo un potenziale ditiraggio di oltre 37 miliardi solo nel2020;• Dei contributi previdenziali e assi-stenziali versati all’INPS, INAIL e CasseEdili per circa 900 milioni di euro;• Del risparmio in bolletta di circa 620euro l'anno ad alloggio;• Dei valori immobiliari stimati tra un+5% e un +15%.Si avrebbe una diminuzione:• Delle emissioni di CO2 pari ad840.000 tonnellate annue;• Dei consumi di gas pari a 418,5 mi-lioni di metri cubi l’anno.Attraverso una politica di questo tipodiventa possibile realizzare riduzionirilevanti dei consumi energetici in edi-lizia come quelli previsti dagli obiettivieuropei al 2030. Al 2025 si dovrebbe puntare a un obiet-tivo di riconvertire 30.000 condominiall’anno con risultati im-portanti da piu'punti di vista. A livello economico si tra-duce in 394,5 milioni di euro annui dirisparmi in bolletta per le famiglie ita-liane, per una media di circa 620 eurol'anno ad alloggio. Dal punto di vistaeconomico si deve considerare ancheun incremento dei valori immobiliaristimati da vari studi in un incrementocompreso tra il 5 ed il 15%. A livello ambientale si eviterebberoemissioni per 840.000 tonnellate diCO2 all'anno ed il consumo di circa420 milioni di metri cubi di gas l’anno. Continuando in questa direzione, al-l'interno di una strategia di lungo ter-mine inquadrata all'interno del Pianoenergia e clima, si potrebbero ricon-vertire tutti gli edifici condominiali ein parallelo continuare nella riqualifi-cazione di alloggi ed altri edifici. Con-tinuando nella direzione descritta po-tremmo arrivare a terminare lariqualificazione di tutti i condominipoco efficienti entro il 2045. I vantaggi di questa prospettiva sonodavvero importanti già solo guar-dando i numeri riferiti ai 740.000 con-domini con più rilevanti problemi. Ba-sti dire che avremmo una riduzione di9,7 miliardi di euro di risparmi globaliin bolletta, di 20,7 milioni di tonnellatedi CO2 e di 10,3 miliardi di metri cubidi gas non consumati. n

LA PROPOSTA FILLEA - LEGAMBIENTE

A TUTTOGREENn di EDOARDO ZANCHINI | VICEPRESIDENTE NAZIONALE LEGAMBIENTE

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La riqualificazione del patrimonio edilizio e la rigenerazione urbana

possono davvero diventare la leva su cui costruire il rilancio del

Paese, ma niente scorciatoie

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NUMERO QUATTRO | 20206 SiNDACATOnuovo#

sulla riqualificazioneenergetica di 30.000condomini all’anno. Troppoambiziosi? Al contrario, ilnostro Paese ha giàaspettato troppo tempo pertornare a realizzare gliinvestimenti di cui habisogno e che possonoandare a beneficiodell’ambiente e dell’aria cherespiriamo nelle città. Leproposte sono molto chiare,concrete e guardano alladiscussione che si sta

aprendo sul Recovery Fundeuropeo per uscire dalla crisieconomica. Questa visione èentrata solo in piccola partenel “super ecobonus” al 110%proposto dal Governo, cheaveva una logica moltodiversa, ossia garantirerisorse pubbliche a tutti, peralmeno un anno, pur di farpartire i cantieri. Nella nostraidea c’è invece la volontà didare certezze a questaprospettiva, quindiattraverso incentivi chelavorino su un arco di tempolungo, ossia almeno fino al2025, e sempre tenendoassieme obiettivi energeticiambiziosi e di miglioramentostatico. In un momento cosìdifficile per il Paese, con undebito pubblico chesupererà il 155% del Pil, saràfondamentale garantire lapiù efficace allocazione delle

risorse pubbliche,premiando gli interventi chegarantiscono una riduzioneminima del fabbisognoenergetico di almeno il 50%,in modo da aiutare lefamiglie a risparmiare. Unasfida che non può esserelasciata da parte è inoltrequella di allargarel’approccio dallariqualificazione edilizia aquella di quartiere conobiettivi sociali, attraversoun ruolo attivo dei Comuni

nell’indirizzare questiincentivi con vantaggi fiscaliproprio nei quartieri dove èpiù importante da un puntodi vista sociale e ambientale.Per rendere possibile questaprospettiva dobbiamosicuramente aiutarel’accesso al credito da partedelle famiglie per i diversi tipidi intervento, anche neisingoli alloggi e per quelliesclusi dall’ecobonus. Comein Germania, occorre istituireun fondo per l'accesso alcredito a tassi bassi,specifico per le famiglie e icondomini per larealizzazione di questiinterventi. In modo che lariduzione delle bollette,grazie al risparmioenergetico, permetta dasubito di non far sentire ilpeso della rata del prestitoda restituire in dieci anni.

Infine, la proposta piùimportante per garantire chele risorse pubbliche vadanoad investimenti dove sonorispettati i diritti deilavoratori. Per riuscircioccorre subordinare tutti gliincentivi fiscali alladimostrazione di utilizzo dilavoro regolare e delcorretto Contratto CollettivoNazionale di Lavoro, con irelativi versamenti ad Inps,Inail e Casse Edili. In questomodo si elimina ogni forma

di dumping contrattuale,attraverso un Durc dicongruità come avvenutoper la ricostruzione deL’Aquila e poi del CentroItalia. In questo modo sicontrasterebbe oltreall’evasione fiscale anche illavoro nero o grigio nelmercato privato, per unastima di evasionecontributiva e assicurativanel solo settore delleristrutturazioni edili di circa 3miliardi di euro l’anno. La riqualificazione delpatrimonio edilizio e larigenerazione urbanapossono davvero diventarela leva su cui costruire ilrilancio del Paese. Ma,dobbiamo saperlo, nonesistono scorciatoie e senzauna chiara strategia il rischioè che manchino le risorseproprio per gli interventi più

urgenti e importanti, cheriguardano l’ediliziapopolare e le scuole, gliospedali e i condomini doveabitano le persone che piùfaticano a pagare le rate delriscaldamento e dell’affitto.Piuttosto serve definire unastrategia e condividere lepriorità e le barriere dasuperare per sbloccare gliinterventi, in modo dainserire queste politichedentro la cornice europea eaccelerare gli interventiattraverso le risorse previstedal Green deal e dalRecovery fund. Per riuscircidobbiamo sapere che ilnostro Paese non dispone nédi una analisi dello stato didegrado del patrimonioedilizio, né tantomeno deglistrumenti per indirizzare lerisorse della prossimaprogrammazione europeaper l’efficienza energetica inedilizia. Dobbiamo partire daqui se vogliamo imporre uncambiamento che duri neltempo, ma nel 2020esistono tutte le condizioniper rilanciare gliinvestimenti e creare lavoronel settore edilizio creandoanche benefici ambientali avantaggio di tutti. Laproposta di Fillea eLegambiente ci riuscirebbesenza appesantire dinemmeno un euro in più ildebito pubblico italiano,visto che si tratta soltanto dimigliorare, riorganizzare,rifinanziare e potenziare unaserie di strumenti fiscali - ibonus ambientali eantisismici - già in vigore e dilavorare sull’efficacia dellepolitiche di supporto. Abeneficiarne sarebbero lenostre città e le case in cuiviviamo, il lavoro el’economia - con 430milaposti di lavoro diretti, 37miliardi di investimentidiretti e indiretti, 900 milionidi entrate per le casseprevidenziali, un risparmioper le famiglie in bollette dicirca 620 euro l'anno adalloggio. Ora sta alla politicadimostrare di averecompreso l’entità della sfida,ma a tutti noi di spingere permettere in atto questocambiamento. n

2012

2015

sostenibilità&innovazione

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NUMERO QUATTRO | 2020 7SiNDACATOnuovo#

Sì, la città di Lisbona ècambiata, ma così avviene pertutte le città, che sono sempre in

un processo storico di cambiamento.Una delle cose che noi dobbiamocapire, quando parliamo dirigenerazione e di rigenerare, è chesiamo davanti a una trasformazionecostante di tutte le cose intorno a noi.L’immobilità del mondo è una visioneche non è possibile difendere. Il mondocambia sempre.Dunque avere una visione nostalgica diuna Lisbona che una volta era megliodi quello che è oggi, è un limite che nonci si deve porre. Anzi tutti gli sforzisono stati fatti nel senso di farne unacittà ogni volta migliore, ogni volta piùbella, ogni volta più giusta, ogni voltapiù equilibrata, è quello che hafunzionato e tuttora funziona meglio.All’improvviso siamo nel terzomillennio, e non possiamo leggerne lastoria con gli strumenti del novecento,anzi le cose sono cambiate in unadirezione molto interessante. Inpassato si raccontava la storia intornoad un personaggio, l’individuo o l’eroe,che diventava oggetto di una narrativamolto limitata nel tempo, nello spazio enella sua capacità di descrivere uncontesto.Ora bisogna sempre più provare a

guardare alla storia come ad uninsieme di storie e contesti: la nostrastoria, la mia storia, la tua storia è lastoria dei dinosauri, è la storia dellaterra, è la storia del sistema solare. Nonci sono tante storie: c’è una grandestoria. Quando estendiamo quest’ideaagli altri animali, alle altre comunità ecominciamo a capire che noi siamoeffettivamente parte di una storia chenon si può separare tra umani e nonumani, non si può separare tra uominie animali, non si può separare traanimali e piante, che tutta la storia èuna storia sola, allora cominciamoveramente a capire un po’ meglio lecose. Questa idea è in contrasto conl’idea di modernità che ci ha portato,

con una ossessione tassonomica, acercare di frammentare, a porrefrontiere, divisioni, categorie, barriere,quando invece la realtà è tutta una,tutta un’enorme fluida cosa sola.Questo mi sembra che è quello che si ècapito. Lo strumento di questacomprensione, che è uno strumentoche riesce a sintetizzare una visionescientifica in una visione propositiva, sichiama paesaggio. Il paesaggio è lachiave che riesce a darci dati sufficientiper proporre una lettura di quello chenoi possiamo fare, che rigetta la copiadi modelli che possiamo giudicare piùo meno virtuosi, e che invece ci portaad avere, soprattutto dal punto di vistaetico, la comprensione della realtàcome di una cosa sola.Lisbona è stata disegnata un po’ così. Ilsuo disegnatore, il disegnatore delPiano verde di Lisbona, figuraimportante e ministro dell’ambientenegli anni Novanta è un architettopaesaggistico, il decano degli architettipaesaggisti del mondo, forse hacontaminato con le sue idee unagovernance che ancora adesso partedal principio che la città non si governacome un insieme di frammenti,costruita con incollaggi forzati tra cosediverse, ma bensì è in una continuaricerca di cos’è dal punto di vista dellasua identità, cos’è dal punto di vista delsuo metabolismo, come funziona, cos’èdal punto di vista della sua struttura,cos’è dal punto di vistadell’immaginario che riesce a costruireintorno a se stessa, cos’è dal punto divista della qualità delle vite dellepersone.Dunque io direi che le cose nonpossono essere assolutamenteconsiderate come un insieme di cosediverse, come una somma di cosediverse e per questo bisogna cercare dicambiare la cultura, anche dal punto divista dell’urbanistica, per imparare aguardare alla trasformazione di unacittà come ad un processo unico,continuo e che non può essereframmentato.n

urbanistica

Lisbona. Il paesaggio, chiave per guardare alla trasformazione di

una città come ad un processo unico, continuo e che non può es-

sere frammentato

DAL PORTOGALLO

Ogni voltaMIGLIOREn di JOÃO NUNES | ARCHITETTO

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8 SiNDACATOnuovo# NUMERO QUATTRO | 2020

Ifenomeni che siamo in grado didescrivere chiedono riforma, dallasanità all’istruzione interrogando non

solo parametri quantitativi in termini dirisorse dedicate, ma soprattutto parame-tri qualitativi in termini di dislocazioneterritoriale e di spazialità come premessepropedeutiche di rinnovate forme di so-cialità e resilienza. La retorica del ritorno alla normalità con-fonde il piano della emergenza conquello degli investimenti. La normalitàpre-Covid era il problema con l’aumentodelle diseguaglianze, le alte percentualidi disoccupazione, la generale precariz-zazione del lavoro, gli alti tassi di inqui-namento, la continua emergenza dovutiai vari fattori di rischio non controllatodalla sicurezza sul lavoro a quelli idro-geologici, al ricatto della finanziarizza-zione dell’economia.Certo non ci sono confini di fronte aigrandi fenomeni che siano le pandemie,l’inquinamento o i mutamenti climatici,cioè tutto ciò che riguarda la salute delPianeta, ma a una scala più ridotta ciòche conta è la distanza tra le cose e lepersone, cioè una misura dello spazio.Ciò riguarda le forme insediative e la lorocapacità di essere accoglienti e resilienti,in particolar modo di offrire alle comunitàun adeguato livello di infrastrutturazione.Non solo infrastrutture, ma infrastruttu-razione intendendo con ciò un processo-progetto temporalmente disposto chetenga insieme i tasselli di differenti azioniriconducendole a principi e interessi co-muni in una visione ecosistemica. Si esce

così da razionalità astratte ed emergonole differenze e le caratteristiche territorialidelle diverse parti del paese. Armatureurbane e geografiche che non hannoun’adeguata rappresentanza sociale. Sipossono richiamare l’idea della manu-tenzione che è un termine di derivazionedall’ingegneria industriale che comportauna visione sistemica delle funzionalitàoppure l’idea del “prendersi cura” comedimensione strategica di una ricostru-zione di paradigmi legati alla progetta-zione integrale. Gli investimenti in termini di opere pub-bliche non sono solo procedure di spesaa prescindere dagli obiettivi e gli obiettivinon possono essere sempre i medesimiin tutte le parti del paese, non bisognaconfondere lo strumento con il fine. Laproduzione di valore che sia economico,ma anche sociale in termini di produ-zione di lavoro e ricostruzione di sensatemorfologie territoriali, richiede attenzioniin relazione ai contesti specifici che fannola differenza. Per esempio, le esperienzedegli ultimi mesi hanno messo in evi-denza come gli spazi stradali sono unenorme patrimonio di spazio pubblicoche ci siamo abituati a pensare come spe-cialisticamente riservato alle automobili,ma che può essere usato in altri modi eoffrirsi a forme di prossimità sociale bendifferenti. Le città dunque possono es-sere pedonalizzate almeno per parti didimensioni tali da consentire l’accesso aiservizi di base. Ma l’Italia che non avràmai megalopoli, almeno nel senso co-mune della parola, è caratterizzata da

un’armatura urbana di città medio pic-cole che a volte formano distretti produt-tivi con vocazioni particolari di cui spessoi caratteri storico-geografici sono parteintegrante. La geografia intesa come su-perficie della storia ha caratteri di per-manenza e sovente rappresenta un pa-trimonio completamente trascurato dacui ripartire per ritrovare il ciclo dell’ac-qua, per esempio, tra prelievi e smalti-menti oppure rileggere il sistema dei par-chi nazionali o regionali che essi siano,come una grande armatura territoriale,anche sì, produttiva per l’indotto che puògenerare e in parallelo alla rete delle cittàd’arte.Sembra di essere afasici di fronte a ipo-tesi del genere, ma la riforma che chie-dono i fenomeni territoriali che siamo ingrado di descrivere significa fare lievitarele domande a partire dalla specificitàdelle situazioni e avere il coraggio diesplorare nuovi paradigmi anche neicomportamenti. Riforma dei saperi e deipoteri: la stratificazione di competenzeprive di obiettivi comuni si configuracome un ostacolo anche per gestire leprocedure di spesa, come si è visto. Unarinnovata progettualità ha bisogno dipatti territoriali che possano affrontarein termini dinamici il problema del par-tenariato pubblico privato non solo comeerogazione di sussidi, ma come un veroe proprio progetto che disponga in par-tita i molti attori necessari per ritrovareunità d’intenti e forse servono agenziead hoc di supporto agli uffici tecnici dellesingole amministrazioni. n

UNA NUOVA NORMALITÀ

Per rinnovati PARADIGMIn di CARLO MAGNANI | UNIVERSITÀ IUAV DI VENEZIA

urbanistica

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NUMERO QUATTRO | 2020 9

Quando la Fillea Cgil hacostituito l’AssociazioneNuove Rigenerazioni,un

anno fa, lo ha fatto sulla base di alcuneferme convinzioni. Intanto, che eradifficile una ripresa economica stabilesenza riattivare il volano dell’industriadelle costruzioni. E poi, soprattutto, chel’edilizia in Italia non poteva replicare ilmodello produttivo dei decenni scorsi:occupazione progressiva di suolo,centri commerciali inutilizzati, periferieche si estendono indipendentementedalla domanda di abitazione nonsoddisfatta. Per non dire dei borghi edei paesi lasciati senza restauro e in viadi spopolamento. E l’aumento dei rischi

dovuti al dissesto idrogeologico chenessuno cura, alle norme antisismicheche nessuno applica, allamanutenzione che nessuno fa. Siamopartiti, insomma, dalla necessità diriconvertire un settore industriale nonpartendo dal prodotto abituale madalle necessità di innovazione(progettuale, tecnologica, deimateriali) in un quadro di sostenibilitàambientale e sociale. Il percorso che Nuove Rigenerazioniaveva definito, assieme alla Fillea e agliesperti che collaborano conl’Associazione, per avviare questanuova politica di settore, era quello disperimentare alcune vertenze pilota. Incui, fatta salva un’impostazionecondivisa, si andassero ad articolarenel territorio i problemi da risolvere e lepriorità. In un confronto serrato con glienti di governo territoriali, secondo unalogica di sussidiarietà.La crisi sanitaria, economica e socialeprodotta dalla pandemia haconfermato, accentuandola ancor dipiù, l’urgenza di riconversione delsettore in un senso più sociale e piùgreen. Le contraddizioni emerse nelsistema di governo dei territori, nellecarenze di alcuni modelli sanitariaccentrati sugli ospedali, nell’assenza

di servizi delle aree e delle comunitàperiferiche (spesso abitate da anziani),hanno reso più urgente una politica dirigenerazione delle città e dei centriurbani in un’ottica di maggiorebenessere sociale. Il rilancio dell’ediliziadeve essere orientato ai bisogni dellepersone e del territorio (e non alleesigenze a breve dell’offerta). Quipoggerà il baricentro dellarigenerazione che può interessaresingoli progetti o aree più vaste dellecittà e del territorio. E che ha bisogno digoverni territoriali orientati a questasvolta, di imprese qualificate,innovative sul piano tecnologico e dellaqualità del lavoro, che riconoscano lanuova domanda sociale e le nuovecompetenze progettuali e realizzativenecessarie, di legalità. L’esperienza tragica e devastante dellapandemia che produrrà una crisi senzaprecedenti sia dell’economia che dellavoro, ha fatto comprendere che non èrealistico immaginare di ricostruire ilmodello produttivo e sociale di prima. Eche una riconversione (come quellaimmaginata per l’edilizia) èindispensabile avviarla in tutti i settoriproduttivi e di servizio. Senza fermarsiai facili slogan delle correzioni a breve(più liquidità, meno burocrazia, più

produttività, ecc) ma immaginando diaggiornare la domanda di merci eservizi sulla base dei bisogni dellasocietà (non solo delle imprese) e darvita a nuovi mercati: nuovi consumi enuovi investimenti (pubblici e privati).Due indirizzi di massima per due nuoviWelfare: il Welfare delle persone e ilWelfare del territorio. Abbiamo bisognodi un Social New Deal e un Green NewDeal per corrispondere a una nuovadomanda con nuova progettazione,nuove professionalità, nuovetecnologie e nuovi materiali, utilizzodelle materie prime seconde, impresequalificate. Non è un’utopia è l’idea diun nuovo modello di sviluppo e di unnuovo modo di vivere bene e insieme lasocialità nelle città e nei territori.Scuola, formazione, assistenza, sanitàpiù diffuse e omogenee sono le viedell’innovazione sociale per il futuro dibambini, giovani, donne, anziani efamiglie in una prospettiva di minoridiseguaglianze e pari opportunità. Infrastrutture, riqualificazione dellearee abitate, nuove tecnologieinformatiche e della comunicazione,agricoltura bio, verde pubblico,manutenzione di fiumi, boschi emontagne sono le vie di valorizzazionedel territorio e del suo patrimoniostorico culturale.Anche questa “piattaforma”fortemente innovativa, oltre a essereenunciata va articolata in progetti per iterritori e concordata con i Comuni e leRegioni, costruendo un fortecoordinamento tra diverse categoriedel sindacato confederale. n

SiNDACATOnuovo#

NEW DEAL

SOCIAL eGREENNuove Rigenerazioni, per un modello di sviluppo ed un modo di vivere bene e insieme la socialità nelle città e nei territori

n di GAETANO SATERIALE | PRESIDENTE NUOVE RIGENERAZIONI

ambiente&territorio

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NUMERO QUATTRO | 202010 SiNDACATOnuovo#

I l settore delle costruzioni edelle infrastrutture ha un im-patto enorme sullo sviluppo econo-

mico e sociale della Spagna, dal mo-mento che genera la maggiore attivitàeconomica indotta, con 1,92 euro perogni euro investito. In termini di pro-dotto interno lordo (PIL), il settore rap-presenta direttamente il 10% dell'eco-nomia totale spagnola.La Spagna, a differenza di altri paesi eu-

ropei, ha radicalmente limitato le linee dibilancio per le infrastrutture, anche negliultimi anni in cui il prodotto interno lordoè cresciuto al di sopra dei suoi partnereuropei. È lontano dal 2% del PIL degliinvestimenti in opere pubbliche, che è iltasso medio di altri paesi sviluppati.Il numero di investimenti necessari perriprendere la media europea è di 157.468milioni di euro da eseguire nel periodo2021-2030, generando 144.870 milionidi attività economica indotta, 2.362.020nuovi posti di lavoro, con un volume diimportazioni necessarie di soli 9 % delladomanda finale e un ritorno fiscale di77.159 milioni.

Alloggi e rigenerazione in SpagnaÈ tempo di attivare le costruzioni colle-gate all'Agenda 2030 e al "Patto verdeeuropeo", nonché il rilancio della do-manda nel settore residenziale, ad esem-pio attraverso un piano pubblico perl'edilizia popolare per l’affitto di lungotermine, e promuovere il recupero di edi-fici con criteri di efficienza energetica.In Spagna, gli obiettivi fissati per la ri-strutturazione degli edifici dallo Studiodi impatto ambientale del Piano nazio-nale integrato per l'energia e il clima(PNIEC) 2021-2030 e il Ministero per latransizione energetica e la sfida demo-grafica stabiliscono la necessità di inter-venire sull’isolamento termico di 1,2 mi-

lioni di case fino al 2030. Ciò implica untasso di riabilitazione annuale medio di30.000 case nel 2021, che dovrebbe es-sere aumentato fino a 300.000 case al-l'anno nel 2030. Per attuare le misure dicostruzione, il PNIEC Prevede che neiprossimi anni saranno necessari oltre45.000 milioni di euro.In questo senso, il Ministero dei tra-sporti, della mobilità e dell'agenda ur-bana ha annunciato la pubblicazione di

un piano biennale di risanamento e ri-pristino delle abitazioni che prevede lamobilitazione di un investimento di circa2.000 milioni di euro, generando quasi220.000 posti di lavoro secondo le suestime, al fine di riabilitare 120.000 caseall'anno rispetto alle attuali 30.000.L'obiettivo del progetto ha due aspetti:da un lato, migliorare la situazione delpatrimonio immobiliare, promuovere latransizione verde grazie allo sviluppodell'efficienza energetica e, dall'altrolato, promuovere la creazione di postidi lavoro in un settore importante comequello delle costruzioni.

Vitoria:un esempio di città verdeCuriosamente, una crisi, quella deglianni ottanta, e i fondi che la Spagna haricevuto dall'UE per promuovere l'eco-

nomia e creare posti di lavoro sono statiil germe che ha gettato le basi per ren-dere Vitoria, capitale di Álava (Paesi Ba-schi), una città verde premiata dall'UE.Dopo la creazione del Centro Studi Am-bientali (CEA), è stato creato un mega-progetto chiamato Green Belt, un in-sieme di cinque parchi perifericirecuperati che abbracciano la città. Latecnica utilizzata era quella di "connet-tere ecologicamente" due ecosistemi: imonti Vitoria e il fiume Zadorra, da cuila sua ricchezza naturale e la grande di-versità di ambienti, foreste, fiumi, zoneumide e campi coltivati. Al momento è uno spazio di 47 chilo-metri di itinerari e percorsi urbani a cuiè possibile accedere facilmente dal cen-tro città a piedi o in bicicletta, con una

vasta rete di attrezzature per il tempolibero e l’educazione ai valori ecologici.La capitale di Alava è considerata unpunto di riferimento nel riciclaggio enel trattamento dei rifiuti urbani. Parti-colarmente apprezzabile è la gestionedel vetro, il rifiuto maggiormente rici-clato, circa il 90%, l'equivalente di 23,3chili per abitante all'anno rispetto allamedia nazionale di 15,6. Nel modo tipico della raccolta diretta dicontainer verdi, viene offerto un servi-zio porta a porta per l'industria del ca-tering e hotel, un problema particolar-mente grave nei vecchi quartieri dellecapitali.Niente di tutto ciò sarebbe stato possi-bile senza il sostegno dei cittadini, gra-zie allo sviluppo della consapevolezzasociale e ambientale, il grande pilastroche rende i rendimenti elevati. n

L’edilizia spagnola soffre, occorre

accelerare sul “Patto verde per

l’Europa”. Dalle crisi se ne può

uscire bene, come dimostra la sto-

ria di Vitoria

ambiente&territorio

DALLA SPAGNA

Oltre la CRISIn di VICENTE SÁNCHEZ JIMÉNEZ

SEGRETARIO GENERALE CCOO DE CONSTRUCCIÓN Y SERVICIO

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NUMERO QUATTRO | 2020 11SiNDACATOnuovo#

La crisi (sanitaria, eco- nomica e sociale)chestiamo attraversando ci

obbligherà a verificare le scel-te di politica definite negli ulti-mi decenni. Difficile immagi-nare che tutto debba funzio-nare come prima e che sia suf-ficiente “ricostruire” il Paesecom’era prima della pande-mia per aver risolto i proble-mi. È un errore che abbiamogià visto commettere ai tempidel terremoto del 2016/17. “Ri-costruiremo tutto com’era edov’era” disse un capo del Go-verno più veloce nelle paroleche nei ragionamenti. Ci ac-corgemmo poi che quelterremoto aveva colpitoterritori già fragili e abban-donati a loro stessi sia dallapolitica che dalle dinamichedemografiche e sociali.A leggere il bel libro “La vocedei sindaci delle aree inter-ne”, si ha la sensazione che lastrategia delle Aree interne(Snai) sia oggi ancor più giu-sta e necessaria di prima, tan-to da poter essere estesa e raf-forzata fino a farne diventareuno degli indirizzi di program-mazione dell’intero Paese.Non solo per la dimensionedemografica e territoriale chehanno le 72 aree interne sele-zionate. Ma per la metodolo-gia usata nella loro individua-zione e nella condivisione deiprogrammi di intervento da fi-nanziare con risorse specifi-che e vincolate.Il libro è davvero un’opera col-lettiva, un “corale” si direbbein musica. Dove sia le note dichi l’ha curato (Sabrina Luca-telli e Franco Monaco), sia gliinterventi di chi ha inventato eavviato la Snai (a partire da Fa-brizio Barca) lasciano davverovoce ai sindaci di quei territo-ri: alla molteplicità delle situa-zioni e delle scelte. Nell’unicitàdella metodologia perseguita.Anche in questo il libro è origi-nale e innovatore. Nel portare,finalmente, sotto i riflettoriuna parte importante del tes-suto amministrativo e istitu-zionale del Paese. In contro-tendenza rispetto alla solitapasserella delle Città Metro-politane e delle Regioni. Unapasserella che si è dimostratapiuttosto fragile e scricchio-lante nella crisi che stiamo at-

traversando. Anchein questo la Snai può esserepresa a modello. Invece che li-mitarsi a un rapporto tra Go-verno nazionale e Regioni (oaffidarsi all’ennesimo “com-missario straordinario”) la ge-stione della Snai ha significatostabilire relazioni continue edirette con i sindaci degli oltre1000 Comuni interessati. Inquesto il gruppo di lavoro cheha gestito la Snai fino al 2019(a partire da Sabrina Lucatellie dai suoi collaboratori) ha ilprincipale merito: non bypas-sare alcun livello istituzionalema promuoverne ed esigerneun’azione programmatoriacoordinata, a partire dalla col-laborazione (che sappiamotutt’altro che spontanea) tracomuni limitrofi. Affidando aisindaci, come è giusto, il com-pito di interloquire con i pro-pri cittadini e le numerose ediffuse associazioni per “rap-presentare” davvero la comu-nità. E supportarli dal lato tec-nico quando necessario. Inmodo da allargare i confronti

sociali e praticare nel la-voro quotidiano quella“coesione territoriale” dicui parla Barca.Tra le tante sensibilità e iconcreti temi toccati dalle

voci dei sindaci, sottolinea-mo solo alcuni che vanno ol-tre l’ambito dei servizi essen-ziali (che restano in ogni ca-so imprescindibili) perché ri-teniamo di portata generalee di grandissima attualità inquanto obbligano a ripen-sare il sistema di welfare fin

qui conosciuto. E ci induconoa ragionare, al contrario diquanto si possa immaginare,in senso induttivo: dalla speci-ficità territoriale una ricettagenerale per il Paese. Non vi èdubbio che le aree internespingono per una assistenzasanitaria più territoriale e me-no concentrata nei prontosoccorso degli ospedali. Ave-re assistenza e prevenzionediffusi nei territori significaagire per evitare l’emergenza.Questa ricetta è utile non soloalle aree interne ma anche al-le città, come abbiamo vistodurante la crisi sanitaria delCovid19. Per quanto riguardagli anziani non autosufficientil’assistenza domiciliare è ciòche evita le sciagure delle ca-se di riposo. E l’assistenza ènecessario garantirla ancheagli anziani autosufficientiche vivono spesso in solitudi-ne nei borghi e nelle frazionidelle aree interne (o nelle pe-riferie delle città). Servizi piùdiffusi necessitano di più oc-cupazione nel sistema sanita-rio e assistenziale e un ruolo

più strutturato e riconosciutodel terzo settore. Il secondo punto di qualità ingrado di contrastare lo spo-polamento è il sistema scola-stico. In questo caso la fragili-tà delle aree interne è eviden-te. Spesso i campanilismi im-pediscono investimenti inplessi scolastici di qualità chesono essenziali per la crescitadelle competenze e il mante-nimento della popolazione in-sediata con figli.Infine le infrastrutture (sia pe-santi che leggere). Occorronostrade sicure e trasporti pub-blici su ferro e su gomma ingrado di garantire la mobilitànecessaria per rendere com-patibili lavoro e residenza. Sututti questi temi l’investimen-to in nuove tecnologie puòessere un’opportunità in piùper le aree interne. Su tuttiquesti temi sarebbe necessa-rio agire anche nelle periferiedelle città.Le voci dei sindaci parlano dimolte altre questioni essen-ziali. Le attività economicheda attrarre ma soprattutto dacreare sul posto, in base allespecifiche potenzialità locali.Il turismo come volano di va-lorizzazione e sviluppo: ma unturismo di qualità, attratto dalpatrimonio storico, culturale epaesaggistico. Insomma, unadelle lezioni importanti cheviene dalla lettura di questobel libro è che il “territorio”con le sue specificità è il verobene comune da mantenere evalorizzare. E anche questa èuna indicazione da adottare alivello generale di Paese. Leggendo “La voce dei sinda-ci” si ha la certezza confortan-te che, tra mille difficoltà, esi-ste un Paese vivo che si rim-bocca le maniche per supera-re le proprie difficoltà el’abbandono in cui spesso è re-legato. E, dall’altra parte, chequando lo Stato, come è acca-duto con la Snai, appare “fattodi persone” e non di regola-menti e procedure, la combi-nazione locale-generale è dav-vero praticabile e proficua. C’è da augurarsi che la Snaicontinui a lavorare con le me-todologie fin qui sperimenta-te e a portare avanti i progettiapprovati con la stessa effica-cia degli anni scorsi. n

LA VOCE DEI SINDACI

STRATEGIA DELLEAREE INTERNE

Riflettori accesi su 72 zone interne del Paese e sul loro tessuto

amministrativo ed istituzionale

n a cura della REDAZIONE

Un libro curato da Sabrina Lucatelli

e Francesco Monaco, Rubbettino Editore, 2018.

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Dquanti anni parliamo di rige-nerazione urbana? Quali sonoi risultati tangibili che possiamo

osservare sul territorio nazionale rispettoalle intenzioni tanto sbandierate e soprat-tutto tanto condivise? Credo che non si possa avviare alcun di-battito serio che riguardi il futuro dell’ur-banistica italiana senza rispondere a que-ste due domande. Il contesto in cui operiamo è profonda-mente mutato negli ultimi vent’anni : il pa-trimonio costruito è diventato sempre piùvetusto, energivoro e talvolta addiritturainsicuro. Nello stesso tempo la distribu-zione interna delle nostra case ha comin-ciato ad essere datata rispetto alle esi-genze di chi le deve abitare. Oltre a tutto

le nuove generazioni confermano un ap-proccio alla gestione dei beni, compresala casa, sempre più propenso a pagareper poterne usufruire e sempre meno perpossederli. La permanenza forzata nelleproprie abitazioni dei mesi del lockdownnon hanno fatto che acuire tutti i fenomenisopra menzionati. Gli esempi fatti riguardano prettamente ilmondo privato ma non possiamo dire cheil patrimonio pubblico stia meglio. Le no-stre scuole, i nostri ospedali, i nostri tribu-nali non sono certo un esempio che possarenderci orgogliosi del Paese in cui vi-viamo o che possa consolidare il senso ci-vico dei nostri ragazzi, per non parlaredello stato di conservazione delle nostreinfrastrutture materiali e della carenza diquelle immateriali. Il paradosso è quindi che viviamo unPaese che ha un bisogno estremo di in-vestire nella manutenzione ordinaria estraordinaria del proprio patrimonio co-struito in un momento di profonda crisieconomica resa ancor più pericolosa dalfatto di palesarsi quando non avevamoancora realmente superato quella finan-

ziaria del 2008. Il settore che ha semprerappresentato le caratteristiche più anticicliche rispetto alle crisi economichequindi è proprio quello di cui si ha mag-giore bisogno : l’edilizia. Aggiungiamo chemai come ora il fatto di condividere le dif-ficoltà congiunturali con tutto il mondopermetterà l’accesso a strumenti straor-dinari di liquidità impensabili fino a pochimesi fa. Il poter usufruire di enormi quan-tità di denaro di provenienza finalmenteeuropea, oltre a sancire la forza del-l’Unione, offre grandi opportunità ma an-che grandi responsabilità : i contribuentidei vari stati valuteranno con estrema at-tenzione come verranno spesi i proventidi parte delle proprie tasse. Così come sa-ranno apprezzati gli sforzi destinati ad in-

vestimenti volti alla crescita economicanon verranno tollerati sprechi che vadanoa finanziare spesa corrente improduttiva. Quale migliore occasione per progettareuna vera rivoluzione urbanistica che per-metta all’Italia di programmare un pro-fondo rinnovamento del proprio patri-monio costruito rappresentando alleistituzioni europee un percorso virtuosodi crescita economica, di rinnovamentodel valore delle proprie abitazioni e diuna svolta sia eco compatibile che nelladirezione della sicurezza dell’abitare? Dobbiamo infatti avere l’onestà intellet-tuale di dirci che la rigenerazione urbanada noi non è mai realmente partita. Quali sono le ragioni di questa lentezzanel far decollare una riforma rispetto allaquale tutti, compresi noi costruttori, ci di-ciamo da tempo favorevoli? Le ragioni sono diverse : prima tra tutteun quadro normativo che si perde nellanotte dei tempi (la legge urbanistica è del1942 mentre il decreto degli standard èdel 1968) ed è strutturato per un’urbani-stica quantitativa anziché qualitativa. Ci sichiede quindi di lavorare per un paese da

trasformare con un quadro delle regolepensato per gestire invece un paese inpiena espansione. Non funziona! La commistione tra stato e regioni nellagestione dell’urbanistica, a valle della mo-difica del titolo quinto della Costituzione,non aiuta a semplificare le cose con con-tinui conflitti tra centro e periferie e conuna proliferazione di leggi regionali cheriguardano l’utilizzo del suolo e la rigene-razione tra loro slegate in assenza di unaregia generale. I tentativi finora portati avanti per modifi-care il decreto degli standard o il testounico dell’edilizia vanno avanti da annisenza portare risultati apprezzabili. Forse possiamo pensare di avere sbagliato

l’approccio al problema : forse modificareintegralmente la normazione urbanisticaprima di avviare i primi veri processi di ri-generazione non è la strada giusta perchéeffettivamente molto complessa e dilunga gestione. Forse l’approccio giustopotrebbe essere un altro, un semplice de-creto legge che affermi un principio al-trettanto semplice: la rigenerazione ur-bana rappresenta pubblico interesse.L’affermazione di questo semplice con-cetto consentirebbe di avviare un periododi possibile rodaggio in cui si potrebbe li-mitare il corto circuito delle competenzetra stato e regioni, in cui si potrebbe an-dare in deroga alle norme ancora da mo-dificare con l’interessante risultato di ca-pire sul campo quali sono le più urgentida abrogare e come. Insomma si potrebbecominciare a fare rigenerazione! L’occasione che ci si presenta davanti è ir-ripetibile e arriva in un momento storicoparticolare per l’Italia. Non ci sarà una se-conda occasione per accedere a così tantifondi per far finalmente svoltare il Paesenella direzione della modernità e dellacompetitività : sfruttiamola! n

NUMERO QUATTRO | 202012 SiNDACATOnuovo#

rigenerazione urbana

IL PUNTO DI VISTA

OCCASIONE irripetibileRigenerazione urbana, da anni se ne parla ma se ne fa pocandi FILIPPO DELLE PIANE | VICE PRESIDENTE ANCE NAZIONALE

Ora, con in grandi investimenti

post Covid-19 abbiamo una oc-

casione straordinaria per far fi-

nalmente svoltare il Paese nella

direzione della modernità e del-

la competitività

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NUMERO QUATTRO | 2020 13SiNDACATOnuovo#

Quando si parla dirigenerazioneurbana ci

troviamo di fronte ad untema rispetto al quale unadefinizione condivisa,purtroppo, ancora oggi nonesiste, il quadro normativosi presenta frammentato edisorganico, prevale ancoral’attenzione agli aspettimeramente edilizidimenticando ladimensione sistemica sucui oggi invece ènecessario concentrarsi perdare risposte efficaci.L’articolo 5 del D.L. 18 aprile2019, n. 32, meglio notocome decreto Sbloccacantieri, ha modificato ilCodice degli appalti (D.Lgs.n. 50 del 2016) e recaalcune modifiche al DPR n.380/2001 (Testo unico inmateria edilizia) perfavorire la rigenerazione

urbana, la riqualificazionedel patrimonio edilizio edelle aree urbanedegradate, la riduzione delconsumo di suolo, losviluppo dell'efficienzaenergetica e delle fontirinnovabili e ilmiglioramento el'adeguamento sismico delpatrimonio edilizioesistente, anche coninterventi di demolizione ericostruzione. Tutto ciòperò senza una rinnovataidea di città e deglistrumenti necessari arilanciarla in chiavesostenibile, come daimpegni presi con l’accordodi Parigi. Vi è infatti lanecessità di rilanciare erinnovare l’urbanistica, nelrealizzare un progetto perpromuovere piani epolitiche che rispondanoalle domande di casa e

spazi pubblici,permettendo ilmiglioramento dello statoecologico delle città, l’usodelle risorse e dell’energia,dell’accessibilità ai serviziurbani, della sostenibilitàdei sistemi per la mobilitàdi persone, merci e dati, allaconservazione dei valoripaesaggistici e storicoculturali e non ultima, allabellezza dei luoghi di vita.La rigenerazione urbanadeve al più prestoassumere il carattere diprocesso integrato econdiviso per contrastare ilconsumo di suolo (rispettoal quale l’obiettivo diazzeramento al 2050) erilanciare al contempol’economia dei territori,cambiando una volta pertutte l’equazionecrescita=espansione dellacittà, che vede identificato

il maggior introito con larendita fondiaria.Su questo quadronazionale obsoleto siinnesta oggi il Green Deal, ilgrande piano diriconversione verdedell’Unione Europea, che siprefigge di mobilitare 1.000miliardi di Euro in 10 anni,per portare il continenteeuropeo ad emissioni nettezero entro il 2050. Ilprogramma,accompagnato da diversistrumenti attuativi, tra cui il“Just transition mechanism”deve farsi ulteriore inputper ripensare il modo diabitare i territori,affrontando i temi inmaniera sinergica.L’approccio allarigenerazione può dunqueassumere una dimensionetranscalare, tenendo comeriferimento i principi

RICONVERSIONE VERDE

ZERO ISMOREn di LUDOVICA MARINARO e ALESSANDRO PAGLIA | ASSOCIAZIONE TES

La rigenerazione urbana

rappresenta una tappa

fondamentale nel proces-

so di ridisegno del nostro

modello di sviluppo

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NUMERO QUATTRO | 202014 SiNDACATOnuovo#

Direttore responsabileGabriele Polo

EditoreEdit. Coop.società cooperativa di giornalisti,Via delle Quattro Fontane,109 - 00184 RomaIscritta al reg. naz. Stampa n.76/2015

Inserto d’informazione della Fillea CgilVia G. B. Morgagni, 27 - 00161 Roma e-mail: [email protected] - www.filleacgil.it

Redazione Barbara Cannata,Graziano Gorla, Marco Benati

Comitato scientifico

Matteo Goldstein Bolocan, Silvia Borelli,Antonio Di Muro, Michele Fina, Alessio Gramolati, Andrea Merlo, StefaniaPellegrini, Cristian Perniciano, FabioPerocco, Serena Rugiero, Diego Sarno, Antonio Valori, Edoardo Zanchini

Chiuso in tipografia il 20 luglio 2020

SiNDACATOnuovo#Proprietà della testataEdiesse srl

Ufficio abbonamenti [email protected] 06/44888201

Grafica e impaginazioneIlaria Longo

StampaSpadamediaViale del Lavoro, 3100043 Ciampino (Roma)

e la programmazioneeuropea, beneficiando delleinnovazioni tanto sul pianoconcettuale quanto suinuovi strumenti economici,operando una traduzioneattenta sui territori. Ladimensione degli interventie delle misure dunque,dovrebbe allargarsi daquella del condominio aquella del quartiere, apartire dal considerare ilsistema di relazioni che siinnestano tra abitazione-spazio pubblico-naturaurbana-urbanizzazioni perraggiungere gli auspicatistandard di qualità e dibenessere. A tal fine urgefissare una norma chiara alivello nazionale, utile aguidare l’innesco deiprocessi, così comeproposto con il disegno dilegge nazionale su“consumo di suolo erigenerazione urbana” (attoparlamentare n°984) che èstata promossa e sostenutada TES sia alla sua nascitache attraverso un progettocontinuo diimplementazione con il

progetto ZEROISMORE(http://www.associazionetes.org/attivita/). Una legge diprincipi, snella, che forniscala necessaria cornice disenso delle operazioni e,che scongiuri lasovrapposizione eaccumulazione di pianisettoriali che noncomunicano tra loro, con ilrischio di produrre unulteriore rallentamento nelprocesso di transizioneecologica dell’economia,con conseguenze gravi perla qualità e l’equilibrio deinostri paesaggi. Ricercarel’adeguata coerenza diintenti e sinergia distrumenti previsti dai pianisettoriali, quali ad esempioil piano nazionale energia eclima, il costituendo PianoNazionale perl’Adattamento Climatico(come ulteriore sviluppo dacompiersi rispetto alla SEN2017), per citare solo dueimportanti esempi, èessenziale al fine dellariuscita di una programmanazionale per larigenerazione urbana che

abbia come suoprotagonista un paesaggiodi qualità. In questoprocesso assume un valoreprimario anche il ruolo delprogettista comemediatore di scala in gradodi coniugare visionegenerale e particolare efornire soluzioni ad hoc,capaci di contemplare edaccogliere la dinamicità deisistemi in gioco. Anche allaluce dell’emergenzasanitaria, appare semprepiù evidente il nesso uomo-ambiente. Un approcciorispettoso della natura èsempre anche un approcciorispettoso dell’uomo, ingrado di tutelare i luoghiche abita, quindi anche lasua salute e la qualità della vita.Nell’anno del ventennaledella Convenzione Europeadel Paesaggio (firmata nel2000 e legge nazionale dal2006) diventaimportantissimoriaggiornare eapprofondire la riflessionesulla città che vogliamo.Riscoprire il valore

immenso del paesaggio, omeglio della varietàstraordinaria dei paesaggieuropei e, il ruolo chequesti hanno avuto nelplasmare la cultura deiterritori, può rappresentareun fattore primario percorroborare e saldare ilsenso di comunità Europea,un valore a tratti smarritoma quanto maifondamentale in questomomento storico.Si pone a livello europeoun’ulteriore sfida. Neiprossimi anni assisteremoad una disponibilità di fondiestremamente rilevante.Just Transition Fund, GreenDeal, Recovery Fund, MES,oltre alla normaleprogrammazione dei fondistrutturali 2021-2027 e ivari fondi nazionali. Unodelle principalipreoccupazioni neldibattito continentaleriguarda la capacità dispesa di questa enormemole di risorse, ovvero sucome evitare sprechi, afavore di investimentistrutturali e lungimiranti. Iltema è aperto e ciaccompagnerà nei prossimianni, la rigenerazioneurbana rappresenta unatappa fondamentale nelprocesso di ridisegno delnostro modello di sviluppo.Occorre investire sulrafforzamentoamministrativo, sullacapacità di intercettare egestire i fondi nel modomigliore e più efficacepossibile, oltre allanecessità di far emergereproposte qualitativamenteelevate dai territori, cherappresenterannoimportanti centri di spesae, dovranno configurarsicome degli attoriprotagonisti del processodi transizione. n

rigenerazione urbana

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Dal 2015 il Centronazionale di studiper le politiche

urbane, elabora con i suoiricercatori un rapportoannuale dedicato alle città,con il proposito diaggiornare e sviluppare ladiscussione sulle politicheurbane. Il “Quinto rapportoUrban@it sulle PoliticheUrbane per le Periferie”,curato da Giovanni Laino epubblicato nel gennaio2020 dalla casa editrice "ilMulino", analizza il temadelle periferie intese nonpiù esclusivamente comeluoghi geografici ma cometerritori marginali cherichiedono una visionemolteplice di tutti i fattorisociali ed economici che lecompongono.Il punto centrale delRapporto indica, sullabase di studi e diesperienze virtuose, cheun approccio integrato aiproblemi sia l'unica prassiin grado di realizzarepolitiche di rigenerazioneurbana efficaci.L'approccio integratodiventa quindi prospettivastrategica e il Rapporto siconcentra sulle pratiche daadottare per dareattuazione ai nuoviobiettivi di rigenerazioneurbana delle periferie tra«città di pietra e città dicarne».Le politiche di recuperourbane – e i provvedimentilegislativi lo confermano –hanno troppo spessoprivilegiato un approccio“fisicista” e si sonofocalizzate principalmentesu programmi direalizzazione di operepubbliche; ma urbanistica,edilizia e architettura nonhanno centrato l’obiettivodi riorganizzare un welfare

territoriale adeguato ainuovi bisogni: la “città dipietra” non è riuscita amettersi al servizio della“città di carne”.Le città sono un cantiere indivenire di storie e disoggetti che si confrontanocon la necessità dirinnovare la partecipazionedemocratica. Diventanecessario rigenerare iltessuto sociale – la “città dicarne” – legando ilrecupero dello spazio fisicoa progetti di

riqualificazione che,attraverso nuove politicheabitative e della mobilità, disostegno alla povertà, diservizi scolastici e culturalidi qualità, di aiuto alleattività economiche, dianocentralità alle comunitàlocali.Il “Quinto rapporto sullePolitiche Urbane per lePeriferie”, analizzando oltreduecento quartieri dellecittà italiane dove più forteè il disagio, offre spuntiinteressanti di riflessione e

suggerisce programmi dirigenerazione coninterventi a lungo termine.Innovativo l'approccio aldiritto all'abitare. Le città sitrovano oggi di fronte a unanuova domanda di casa: lostock di patrimoniopubblico e privato sarebbepiù che sufficiente asoddisfarla, ma quello chemanca, alla luce dei nuovibisogni, è una seria politicadegli affitti. Vengono quiindicati incentivi eagevolazioni, anche acarattere fiscale, non soloper le nuove edificazionima anche per il riuso delpatrimonio vuoto esistente,fino a proporre che levolumetrie di ediliziapopolare e l'housing socialevengano conteggiati comestandard urbanistici.Interessante inoltre laproposta di istituireAgenzie Sociali di quartiereche abbiano il compito divalorizzare le risorseumane ed economiche,formare giovani – da

selezionare tra coloro chegià operano nei territori –con il compito di aggregaree far cooperare tutti isoggetti presenti nelterritorio interessato: centriper l'impiego, servizi sociali,realtà economiche, scuole,associazioni e terzo settore.Entro il 2050 i due terzidella popolazione mondialeabiterà nelle città e siconcentrerà soprattuttonelle periferie: adottare finda oggi politiche di azioneintegrata è fondamentaleper migliorare le condizionidi vita dei futuri cittadinicon il fine di ridurre edeliminare le diseguaglianzeurbane. n

loscaffale

NUMERO QUATTRO | 2020 15SiNDACATOnuovo#

Quinto Rapporto sulle città

Politiche urbane

per le periferie

Urban@it -Centro nazionale

di studi per le politiche urbane,

il Mulino, 2020,

POLITICHE URBANE PER LE PERIFERIE

QUINTO RAPPORTOSULLE CITTÀ URBAN@ITn diRICCARDO AGOSTINI | ASSOCIAZIONE NUOVE RIGENERAZIONI

Le periferie intese non più esclusiva-mente come luoghi geografici ma co-me territori marginali che richiedonouna visione molteplice di tutti i fattorisociali ed economici che le compon-gono: il quinto rapporto Urban@it

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