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La coltivazione del NOCCIUOLO nella provincia di Avellino (Corylus avellana, L.) De Stefano E*, Costigliola L*., Bellizia L*., Pasquarella C**. * Tesisti del Dipartimento di Arboricoltura, Botanica e Patologia Vegetale – Università degli Studi di Napoli – Facoltà di Agraria – Portici. ** Dipartimento di Arboricoltura, Botanica e Patologia Vegetale – Università degli Studi di Napoli – Facoltà di Agraria – Portici. Il Nocciuolo (Corylus avellana, L.) Sin. Avellano (da Avellino o da Avella), comunemente noto anche come: Avolana, Avellana, Nocciuola, Nocchia, Noce pontica, Nucella, Inzola, Nocciolaro, Nosello, Nocciolo. Noisetiers in Francia; Avellanos in Spagna e nei paesi di lingua spagnola; Hazelnuts-trees in Inghilterra e nei paesi di lingua inglese; Haselnusse in Germania. Origini e Storia Il Nocciuolo è una pianta di antiche origini ed è difficile stabilirne la sua provenienza; rinvenimenti fossili testimoniano l’esistenza di Corylus già in era terziaria che quaternaria in Italia. Plinio e Columella, ritennero che il Nocciuolo traesse la sua origine da una provincia dell’Asia e che solo successivamente fu introdotto nella Grecia con il nome di Noce di Ponto; secondo altri, sarebbe stato importato in Italia dalla Persia durante l’impero di Tiberio. I primi ad osservare queste specie furono i Greci, i quali chiamarono il Nocciuolo col nome di Nux Pontica, in omaggio al merito intrinseco dei suoi frutti provenienti da Ponto; successivamente fu chiamato anche Nux Heracleotica, rammentando una delle sue sedi più favorite: Heraclea. Gli scrittori romani, a loro volta, chiamarono il nocciuolo con il nome di NUX PRAENESTINAE, e successivamente NUX AVELLANA O

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La coltivazione del NOCCIUOLO nella provincia di Avellino 

 (Corylus avellana, L.) De Stefano E*, Costigliola L*., Bellizia L*., Pasquarella C**.  

 

*  Tesisti del Dipartimento di Arboricoltura, Botanica e Patologia Vegetale – Università degli Studi di Napoli – Facoltà di Agraria – Portici.

** Dipartimento di Arboricoltura, Botanica e Patologia Vegetale – Università degli Studi di Napoli – Facoltà di Agraria – Portici.

 Il Nocciuolo (Corylus avellana, L.)

 Sin. Avellano (da Avellino o da Avella), comunemente noto anche come: Avolana, Avellana, Nocciuola, Nocchia, Noce pontica, Nucella, Inzola, Nocciolaro, Nosello, Nocciolo. Noisetiers in Francia; Avellanos in Spagna e nei paesi di lingua spagnola;  Hazelnuts-trees in Inghilterra e nei paesi di lingua inglese; Haselnusse in Germania. Origini e Storia Il Nocciuolo è una pianta di antiche origini ed è difficile stabilirne la sua provenienza; rinvenimenti fossili testimoniano l’esistenza di Corylus già in era terziaria che quaternaria in Italia.Plinio e Columella, ritennero che il Nocciuolo traesse la sua origine da una provincia dell’Asia e che solo successivamente fu introdotto nella Grecia con il nome di Noce di Ponto; secondo altri, sarebbe stato importato in Italia dalla Persia durante l’impero di Tiberio.             I primi ad osservare queste specie furono i Greci, i quali chiamarono il Nocciuolo col nome di Nux Pontica, in omaggio al merito intrinseco dei suoi frutti provenienti da Ponto; successivamente fu chiamato anche Nux Heracleotica, rammentando una delle sue sedi più favorite: Heraclea.Gli scrittori romani, a loro volta, chiamarono il nocciuolo con il nome di NUX PRAENESTINAE, e successivamente NUX AVELLANA O ABELLANA, nome che secondo alcuni deriverebbe da Abellina, città dell’Asia Minore mentre secondo altri da Avellino od Avella, località della Campania, in cui questa pianta era estesamente coltivata fin da tempi remoti.Nell’epoca romana, il nocciuolo aveva una utilizzazione popolare più grande di quella attuale, e doveva apparire sulle mense più di quanto non avvenga oggi.Le nocciuole, sono sempre state considerate il simbolo della “leccornia e della ghiottoneria”. Gli  antichi romani definivano, infatti, con il termine di “Cupedia” una pasta costituita da nocciuole torrefatte con miele che veniva poi venduta a Napoli, nel “Cupedinarium forum”.Il torrone dei romani è possibile trovarlo ancora oggi, nelle feste paesane, sulle bancarelle, con il nome di “Cupeta”.Si narra che il nocciuolo, oltre che per uso alimentare, fosse utilizzato anche nella stregoneria e che avesse un particolare significato simbolico, infatti secondo alcune leggende classiche e popolari, si apprende che:

-   i Penestrini, assediati da Annibale avrebbero scampato la vita cibandosi unicamente con le nucule;

-   Eva dopo il peccato si nascose dietro le foglie di una pianta di nocciuolo;-   gli sposi, il giorno delle nozze, accendevano torce di legno di nocciuolo per buon  auspicio;

 Inoltre dal legno di questa pianta si ottenne:-      il “bastone” che accompagnò S.Giuseppe in tutto il suo viaggio;-      la verga con la quale Mosè, battendo la roccia, fece scaturire l’acqua;

Il Nocciuolo è presente nell’arte sin dall’antichità, utilizzato spesso nella decorazione di sarcofagi, altari, balaustre e portali, un esempio è dato dall’ affresco parietale, nella casa dei Cervi, in Ercolano.

DIPARTIMENTO DI ARBORICOLTURA, BOTANICA E PATOLOGIA VEGETALE UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI NAPOLI "FEDERICO Il"

 Mechanical harvest: productive and qualitative aspects on Coda di Volpe and Greco

grapevines in two areas of THE CAMPANIA region (Southern Italy). 

G. SCAGLIONE*,C. PASQUARELLA*, F. ZACCARIA *, E. MARONE**, M. NADAL*** 

*Dipartimento d’Arboricoltura, Botanica e Patologia Vegetale, Università degli Studi di Napoli, ”Federico II”

**Dipartimento di Produzione Vegetale – Università della Basilicata – 85100 Potenza - Italia

**Departament de Bioquímica i Biotecnologia Facultat d'Enologia de Tarragona, Universitat Rovira i Virgili;

 ABSTRACT

IN TWO DIFFERENT AREAS OF THE CAMPANIA ON THE CULTIVARS “GRECO” AND “CODA DI VOLPE”, AUTOCHTHONS OF THE REGION, THE EFFECT OF THE MECHANICAL HARVEST ON THEIR PRODUCTIVE AND QUALITATIVE BEHAVIOUR   AND ON THE QUALITY OF THE WINES, WAS EVALUATED AND COMPARED WITH THE PRODUCT MANUALLY HARVESTED. THE TRIAL, CONDUCTED DURING A THREE YEAR PERIOD, CONFIRMED THAT NO LIMITING TECHNICAL FACTORS EXISTS TO THE APPLY OF THE MECHANICAL HARVEST ON BOTH VARIETIES: THE MAIN PARAMETERS RELIEVED ON THE TESTED CULTIVARS, (IN PARTICULAR THE PERCENTAGE OF CRACKED BERRIES AND THE THE DAMAGES TO THE PLANTS) IN FACT, WERE JUDICATED IN THE AVERAGE OF THE MAIN CAMPANIA REGION CULTIVARS (SCAGLIONE ET AL., 2001 A, B, C)  AND IN GENERAL NORMAL COMPARED WITH THE RESULTS OBTAINED ON OTHER CULTIVARS AND ENVIRONMENTSAS REGARDS TO THE SENSORY ANALYSIS OF THE OBTAINED WINES, WE TESTED THEM TWICE: FIRST AFTER BOTTLING AND SECONDLY SIX MONTHS LATER. THE FIRST TASTING DIDN'T SHOW DIFFERENCES BETWEEN MECHANICAL AND MANUAL HARVEST EXCEPT THAN IN THE COLOUR, DEEPER IN WINES FROM MECHANICAL

HARVEST. AFTER SIX MONTHS, THE SENSORY ANALYSIS REVEALED A VERY FAST EVOLUTION AND OXIDATION IN GRECO VARIETY THAN IN CODA DI VOLPE. IN BOTH VARIETIES, THE COLOUR HAD NOTABLY INCREASED IN WINES FROM MECHANICAL HARVEST. KEY WORDS: MECHANICAL HARVEST, WINE, MUST RÉSUMÉ:  

DANS DEUX DIFFÉRENTS TERROIRS DE LA CAMPANIE, LES EFFETS DE LA RÉCOLTE MÉCANIQUE  SUR LE COMPORTEMENT PRODUCTIF ET QUALITATIF DES VIGNES “GRECO” ET “CODA DI VOLPE  AUTOCHTONE DE LA RÉGION, ET  SUR LA QUALITÉ DES MOÛTS ET DES VINS  ONT ÉTÉ TESTES ET COMPARES AUX VIGNES RÉCOLTÉES A LA MAIN.    LE TRAVAIL, CONDUITE PENDANT UNE PÉRIODE DE TROIS ANS, A CONFIRMÉ QUE N'EXISTE PAS FACTEUR TECHNIQUE LIMITEUR L'APPLICATION DE LA RÉCOLTE MÉCANIQUE    SUR DES VIGNES DE GRECO ET DE CODA DI VOLPE: LES PRINCIPAUX PARAMÈTRES MESURÉS  SUR LES CULTIVARS EXAMINÉS, (EN PARTICULIER LE POURCENTAGE DES BAIES CRIQUEES ET LES DES DOMMAGES AUX PLANTS) EN FAIT, ÉTAIENT CONSIDÉRÉS LA MOYENNE DES CULTIVARS PRINCIPAUX DE LA  RÉGION DE LA CAMPANIE (SCAGLIONE ET AL. , 2001 A, B, C) ET EN GÉNÉRAL   NORMAL COMPARÉES AUX RÉSULTATS OBTENUS SUR AUTRES CULTIVARS ET ENVIRONNEMENTS. EN CE QUI CONCERNE L'ANALYSE SENSORIELLE DES VINS OBTENUS, NOUS LES AVONS EXAMINES DEUX FOIS: D'ABORD APRÈS AVOIR MIS ET DEUXIÈMEMENT SIX MOIS PLUS TARD. LE PREMIER ÉCHANTILLON N'A PAS MONTRÉ DES DIFFÉRENCES ENTRE LA RÉCOLTE MÉCANIQUE ET LA MANUELLE EXCEPTE QUE DANS LA COULEUR, PLUS PROFONDE EN VINS DE LA RÉCOLTE MÉCANIQUE. APRES SIX MOIS, L'ANALYSE SENSORIELLE A INDIQUE UNE ÉVOLUTION ET OXYDATION TRÈS RAPIDE DANS LE  GRECO QUE DANS CODA DI VOLPE. DANS LES DEUX VARIÉTÉS, LA COULEUR DES VINS OBTENUS DA LA VENDANGE MÉCANIQUE  AVAIT NOTAMMENT AUGMENTÉ  COMPARES AUX   VINS MOISSONNÉS À LA MAIN.  MOTS CLÉS: VENDANGE MÉCANIQUE, VIN, MOÛTS

 1.INTRODUCTION

MANY COUNTRIES IN THE WORD LARGELY USE THE MECHANICALLY HARVESTING OF THE GRAPEVINE ON THE MOST PART OF THEIR VINEYARDS; CHILE, SOUTH AFRICA, CALIFORNIA, AUSTRALIA, REPRESENT SIGNIFICANT EXAMPLES OF THE USE OF THE MECHANICAL HARVESTING ON WIDE PARTS OF THEIR GRAPEVINE CULTIVATIONS. ACTUALLY SOME VITICULTURE COUNTRIES LIKE ITALY  AND FRANCE EVIDENCE STRONG DIFFERENCES ON THE USE OF THE MECHANICAL HARVESTING ON THEIR VINEYARDS: ACCORDING TO RECENT ESTIMATES, CURRENTLY IN FRANCE 13.000 GRAPE-HARVESTERS ARE OPERATIVE WHILE IN ITALY THERE ARE LESS THAN 1000. CURRENTLY IN THE CAMPANIA REGION (SOUTHERN ITALY) LESS THAN 10 GRAPE-HARVESTERS ARE OPERATIVE.  IN THE DELINEATED CONTEXT, IN ORDER TO TEST THE APTITUDE TO HARVEST MECHANICALLY TWO INTERESTING VARIETIES (GRECO DI TUFO AND CODA DI VOLPE) AUTOCHTHONS OF THE REGION, IN THEIR TYPICAL CULTIVATION AREAS IT HAS BEEN SET UP THE PRESENT TRIAL, THAT IN THE CONTEXT OF A FINALIZED PLAN CALLED: “POM A01, MECCANIZZAZIONE DELLA VENDEMMIA IN AREE MERIDIONALI ED INSULARI ITALIANE”, IMPLEMENTS THE INFORMATION AT OUR

DISPOSAL ON THE APTITUDE TO BE MECHANICALLY HARVESTED OF THE MOST CULTIVATED CAMPANIA REGION GRAPEVINES.  

2.MATERIAL AND METHODOBSERVATIONS WERE CARRIED OUT IN THE THREE YEAR-PERIOD 1999-2001, ON 100 PLANTS OF THE “GRECO DI TUFO” AND 100 OF THE “CODA DI VOLPE” GRAPEVINES (ALSO INDICATED  IN THIS WORK RESPECTIVELY AS GDT AND CDV) RESPECTIVELY GROWN IN TWO DIFFERENT SITES OF THE CAMPANIA REGION (SOUTHERN ITALY), RESPECTIVELY AT A “VADIAPERTI” VINEYARD, SITUATED AT “MONTEFREDANE, PROVINCE OF AVELLINO, AT 250 M A.S.L. AND AT A “FALLUTO” VINEYARD SITUATED AT TORRECUSO, PROVINCE OF BENEVENTO, (FIGURE 1).  THE MAIN VINEYARDS CHARACTERISTICS ARE REPORTED IN TABLE 1. FIGURE 1 – MAP OF THE TERRITORIES: AV, BN, INDICATE RESPECTIVELY THE PROVINCES OF AVELLINO AND OF BENEVENTO.FIGURE 1 - CARTE DES TERROIRS :  AV  ET  BN RESPECTIVEMENT  INDIQUENT LES PROVINCES D'AVELLINO ET DE BENEVENTO. 

    TABLE 1: VINEYARDS CHARACTERISTICS.

SITE OF THE VINEYARD

M. ASL

GRAPEVINE ROOTSTOCK AGE OF THE

PLANTS

PLAN TRAINING SYSTEM

PRUNING SYSTEM

BUD LOAD

TORRECUSO(BN)

250 CODA DI VOLPE

420 A 7 2.5 X 1.5

TRELLIS GUYOT DOUBLE

20.8

MONTEFREDANE(AV)

330 GRECO DI TUFO

420 A 40 2.5 X 1.7

TRELLIS SPUR CORDON

 

22.7

  

    TABLEAU 1: CARACTÉRISTIQUE DES VIGNOBLES. THE TEST OF MECHANICAL HARVEST WAS CARRIED OUT HARVESTING A ROW PER GRAPEVINE; ANOTHER ROW OF THE SAME VINEYARD WAS DESTINED TO THE MANUAL HARVEST. IN EACH VINEYARD AND FOR EACH GRAPEVINE THE CONSIDERED GRAPEVINES WERE DIVIDED INTO TWO GROUPS (TREATMENTS) OF 50 VINES EACH, CHARACTERIZED BY DIFFERENT HARVESTS: A) MANUAL HARVESTING; B) MECHANICAL HARVESTING. THE MECHANICAL HARVESTING TRIAL WAS CONDUCTED WITH AN “ERO LS ITALIA TRAINATA ALTA” HAULED-TYPE-HARVESTER. IN DECEMBER OF EACH YEAR, BOTH IN THE TWO VINEYARDS, THE SAME BUD LOAD WAS LEFT ON THE PLANTS OF THE TWO TREATMENTS (TABLE 1). AT HARVEST, FOR EACH PLANT OF EACH TREATMENT, THE NUMBER AND WEIGHT OF CLUSTERS WAS RECORDED, AND THE FOLLOWING WERE MEASURED: GRAPE YIELD PER PLANT; (FOR THE MUST) THE REFRACTOMETRIC SUGAR CONTENT (°BRIX), PH AND TITRATABLE ACIDITY (ML/L OF TARTARIC ACID).THE RIPENING DATE, ACCORDING TO THE EXIGENCIES OF THE WINE MAKERS, WAS ESTABLISHED ON THE BASIS OF MUST CHARACTERISTICS, WHEN THE REFRACTOMETRIC DEGREE RANGED FROM 22.5 TO 23.5 °BRIX, PH BETWEEN 3.30 AND 3.40, AND TITRATABLE ACIDITY FROM 6.0 TO 8.0 GRAMS/LITER.FOR THE MECHANICAL HARVEST, THE PERCENTAGES OF WHOLE BERRIES, THE MUST, AND FOREIGN BODIES WERE RECORDED. THE PRODUCTION FROM 150 HANDPICKED PLANTS AND FROM 150 MACHINE-HARVESTED WAS ALL USED FOR WINEMAKING.   DURING FERMENTATION THE MUST-WINE WAS DAILY MONITORED FOR SUGARS, TITRATABLE ACIDITY AND FERMENTATION TEMPERATURE (DATA NOT REPORTED). AT THE END OF THE FERMENTATION, FOR THE OBTAINED WINES THE FOLLOWING PARAMETERS WERE MEASURED: ALCOHOLIC CONTENT, TOTAL ACIDITY, ABSORBENCY AT 420 NM, FREE SO2 AND REDUCED SUGARS. THE VINES WERE ELABORATED IN THE ITAS (F. DE SANCTIS) EXPERIMENTAL WINERY SITUATED IN AVELLINO. THE WINES ALSO UNDERWENT SENSORY EVALUATION BY A PANEL OF TASTERS FROM THE UNIVERSITY OF TARRAGONA. THE TEST RESULTS WERE SUBJECTED TO ANALYSIS OF VARIANCE AND DIFFERENCES HIGHLIGHTED USING THE FISHER TEST. 

3.RESULTS 3.1GRAPEVINES THE HARVEST HAPPENED WHEN THE REFRACTOMETRIC DEGREE OF THE MUSTS RANGED BETWEEN 22.5 TO 23.5 °BRIX, THE PH BETWEEN 3.3 TO 3.4, THE TITRATABLE ACIDITY BETWEEN 6 TO 8 GRAMS/LITER. THE WEIGHT OF THE CLUSTERS, SIGNIFICANTLY DIFFERENT BETWEEN THE CULTIVARS BECAUSE OF THE VARIETY CHARACTERISTICS AND THE DIFFERENCE OF AGE BETWEEN THE PLANTS OF THE TWO VINEYARDS, WAS OF 321 GRAMS FOR CDV, 175 FOR GDT, LIKE ALSO THE NUMBER OF THE CLUSTERS THAT WAS 28 FOR CDV, 19 FOR GDT. SIMILARLY TO WHAT FOUND FOR SAID PARAMETERS, THE PRODUCTION, WAS APPRECIABLY DIFFERENT BETWEEN THE CULTIVARS: WE REGISTERED   5,26 AND 3,34 KG RESPECTIVELY FOR CDV AND GDT. THE BUD LOAD PER GRAPEVINE SIMILAR BETWEEN THE TWO CULTIVARS WAS 20.8 (CDV) AND 22.7 (GDT). THE

NUMBER OF LEAVES PER PLANT RANGED BETWEEN 518 (CDV) TO 683 (GDT); THE FOLIAR SURFACE, SIMILAR BETWEEN THE GRAPEVINES WAS 7.09 AND 8.04 SQUARE METERS RESPECTIVELY FOR CDV AND GDT. SOME DIFFERENCES WERE REGISTERED IN THE VALUES OF BUD FERTILITY OF 0,83 (CDV) AND 1.34(GDT).  THE PERCENTAGE OF MUST IN THE PRODUCT MECHANICALLY HARVESTED (TABLE 3) WAS VERY REDUCED AND SIGNIFICANTLY    HOMOGENEOUS AMONG THE CULTIVARS, SIMILARLY TO WHAT RECORDED FOR FIANO (SCAGLIONE ET AL., 2001 A, OPUS CITED), LOWER THAN THAT REGISTERED FOR THE AGLIANICO (SCAGLIONE ET  AL., 2001 C, OPUS CITED.). THE PERCENTAGE OF BERRIES IN THE MUST WAS RESPECTIVELY OF THE 73 (CDV) AND 75%  (GDT) TURNING OUT SIMILAR TO THAT ONE RECORDED FOR OTHERS CULTIVARS (SCAGLIONE ET AL. 2001, A,B,C, OO. CC.). THE PERCENTAGE OF SHOOTS, LEAVES, PETIOLES, RASPS, EXTRANEOUS BODIES RESULTED SIGNIFICANTLY DIFFERENT BETWEEN THE TWO CULTIVARS. THE TOTAL OF THESE VOICES, WAS OF THE 7% (CDV) AND OF THE 4,5% (GRC); (TABLE 3).THE LOSSES (TABLE 4) DUE TO THE USE OF THE GRAPE HARVESTER WERE ON THE WHOLE SIMILAR BETWEEN THE TWO CULTIVARS REACHING VALUES OF THE 8,5% FOR CDV OF THE 8,9% GRC (TABLE 4). The subdivision of the losses in the three classic categories of the losses to soil, on the plant, and unknown losses, was for some voices rather different between the grapevines, catching up the value of the 3,5% (CDV) and of the 2,4% (GDT). Probably because of a different typology of the cluster (sparkly that one of the CDV compact that one of the GRC) and the different tendency to separate the berries from the rasp the percentage of the losses on the plant was different between the cultivars, reaching respectively values of 3,4 % (CDV) and of the 4,9 (GRC). The percentage of the losses to soil was on the whole little because of a good calibration of the force exercised from the beaters and also because the quality of the used harvester, reaching respective values of 1,9%  (CDV) and of 1.6 % (GDT). 3.2 WINES: CHEMICAL ANALYSISWE ANALYSED CODA DI VOLPE AND GRECO WINES PRODUCED IN THE YEAR 2001 (TABLE 5). SIGNIFICANT DIFFERENCES IN ALL THE PARAMETERS BETWEEN THE WINES FROM MANUAL HARVEST AND THOSE MECHANICALLY HARVESTED WERE OBSERVED FOR GDC. FOR BOTH VARIETIES THERE WERE DIFFERENCES IN ALCOHOLIC CONTENT, ABSORBENCY AT 420 NM AND REDUCING SUGARS. TABLE 2 - PRODUCTION AND QUALITY PARAMETERS RECORDED AT HARVEST (1999-2001 THREE-YEAR AVERAGE).TABLEAU 2 - PARAMÈTRES DE PRODUCTION ET DE QUALITÉ ENREGISTRES  LA VENDANGE (1999-2001 DE MOYENNE TROIS ANNÉES). 

PARAMETERSGRAPEVINE

 CODA DI VOLPE GRECO DI TUFO

    

SUGARS (°BRIX)22.49 23.48

PH 3.40 3.32TITRATABLE ACIDITY (ML/L OF TARTARIC 6.18 8.18

ACID)CLUSTERS/WEIGHT (G) 321 175CLUSTERS/VINE ( 28 19YIELD/VINE (KG) 5.26 3.34BUDS/VINE (NO.) 20.8 22.7LEAVES/VINE (N°) 518 683LEAF AREA/VINE (M2) 7.09 8.04BUD FERTILITY 1.34 0.83

   TABLE 3 - PERCENTAGE SPLIT OF A MECHANICALLY HARVESTED SAMPLE (1999-2001 THREE-YEAR AVERAGE).TABLEAU 3 -  POURCENTAGE DE DIVISION  D'UN ECHANTILLON RÉCOLTE MÉCANIQUEMENT (1999-2001 MOYENNE DE TROIS ANNÉES).

  CODA DI VOLPE GRECO DI TUFO

 (KG) % (KG) %

MUST48 20.0 29 20.5

BERRIES 175.2 73.0 106.5 75.0SHOOTS 1.2 0.5 0.6 0.4LEAVES 4.8 2.0 2.0 1.4PETIOLES 3.7 1.5 0.5 0.4RASPS 6.1 2.5 2.9 2.0FOREIGN BODIES

0.97 0.4 0.4 0.3

TOTAL PRODUCTION

240 100 142 100

  TABLE 4 - LOST DUE TO THE USE OF THE GRAPE HARVESTER. (1999-2001 THREE-YEAR AVERAGE).TABLEAU 4 - PERTE DE PRODUIT DÛ À LA VENDANGE MÉCANIQUE (1999-2001 MOYENNE DE TROIS ANNÉES).  CODA DI VOLPE GRECO DI TUFO  KG % KG %LOST TO SOIL 4.7 1,9 1.8 1.6LOST ON THE PLANT 7.4 3.1 5.5 4.9LOST DUE TO UNKNOWN CAUSES

8.3 3.5 3.4 2.4

TOTAL LOST 20.4 8.5 10.7 8.9   THE ALCOHOLIC CONTENT OF WINES FROM MECHANICAL HARVEST WAS SLIGHTLY HIGHER THAN FOR WINES OBTAINED BY MECHANICAL HARVEST.  THE YELLOW COLOUR OF THE WINES FROM MECHANICAL HARVEST WAS NOTABLY MORE INTENSE THAN THOSE BY MANUAL HARVEST (MEASURED AT AN ABSORBENCY OF 420 NM): ABSORBENCY INCREASED FROM 0.155 TO 0.278 IN THE CDV WINES AND FROM 0.154 TO 0.260 IN GDT.

 TABLE 5:  CHEMICAL ANALYSIS. HARVEST OF 2001.TABLEAU 5: ANALYSE CHIMIQUE. VENDANGE 2001.  VARIETY               DEGREE            TA                   A420               SO2 FREE    REDUCING SMECHANICAL CODA                   13.17± 0.04     7.33± 0.08          0.278± 0.005   8.3± 1.5        4.5± 0.3MANUAL CODA 12.52± 0.05        7.46± 0.12       0.155± 0.001      8.3± 0.9           3.6± 0.1L OF SIGNIFICANCE                       < 0.001            NS                      < 0.001            NS 0.05MECHANICAL GRECO                 13.19± 0.02     8.75± 0.09          0.260± 0.005   42.0± 1.0      3.1± 0.2MANUAL GRECO                          12.50± 0.02     7.27± 0.07          0.154± 0.005   20.0± 1.1      1.4± 0L OF SIGNIFICANCE                    < 0.001               < 0.001            < 0.001            < 0.001           0.001DEGREE= ALCOHOLIC CONTENT (%VOL); TA= TOTAL ACIDITY OF TARTARIC ACID IN G/L; A420= ABSORBENCY AT 420NM; REDUCING S= REDUCING SUGARS; L OF SIGNIFICANCE= LEVEL OF SIGNIFICANCE; NS=NOT SIGNIFICANT. THESE RESULTS ARE AVERAGES AND STANDARD DEVIATIONS. STATISTICAL ANALYSIS OF VARIANCE AND FISHER TEST. THERE WERE DIFFERENCES IN THE REDUCING SUGARS OF THE WINES DUE TO THE DYNAMICS OF ALCOHOLIC FERMENTATION IN THE MICRO-VINIFICATIONS. THESE DIFFERENCES WERE NOT RELATED TO THE EFFECTS OF MECHANICAL HARVEST ON THE QUALITY OF THE MUST OR WINE. IN THE SENSORY EVALUATION OF THE WINES, ON THE OTHER HAND, RESIDUAL SUGARS OF ABOVE 4 G/L CONFIRMED THE PRESENCE OF SWEETNESS OR THE LOWER ACIDITY THAT IS SOMETIMES PERCEIVED ON TASTING.THE GDT WINES FROM MECHANICAL HARVEST HAD HIGHER LEVELS OF TOTAL ACIDITY THAN WINES BY MANUAL HARVEST (8.75 AND 7.27 G/L OF TARTARIC ACIDITY, RESPECTIVELY); THIS DIFFERENCE WAS STATISTICALLY SIGNIFICANT. THE ACIDITY OF THESE WINES WAS HIGHER BECAUSE THIS VARIETY IS MORE SENSITIVE AND BECAUSE MORE GRAINS ARE CRUSHED OR BROKEN DURING MECHANICAL HARVEST. THIS FREES MORE MUST AND STARTS THE FERMENTATION PROCESS BEFORE IT REACHES THE CELLAR. THE MICROORGANISMS THAT DEVELOP IN SUCH CIRCUMSTANCES (APICULATE YEASTS AND ACETIC BACTERIA) CAN LEAD TO MORE ACIDIC SUBSTANCES IN THE MUST.CHEMICAL ANALYSIS SHOWED THAT THE COLOUR OF THE BOTH VARIETIES OBTAINED BY MECHANICAL HARVEST WAS MORE INTENSE. JUDGING BY ITS NOTICEABLY GREATER TOTAL ACIDITY, THE GRECO VARIETY APPEARS TO BE MORE SENSITIVE TO MECHANICAL HARVEST THAN TO MANUAL HARVEST.

 3.3 SENSORY EVALUATIONSENSORY EVALUATION WAS CARRIED OUT USING A CHECK-SHEET DRAWN UP AT THE FACULTY OF OENOLOGY IN TARRAGONA (TABLE 6). THE WINES, WHICH WERE OBTAINED BY ASSAYS AND PRODUCED IN SMALL VOLUMES IN MICRO-VINIFICATIONS, WERE DESCRIBED AND SCORED SIMPLY ON THIS CHECKSHEET AND THE RESULTS COULD BE ANALYSED EASILY.THE VISUAL, OLFACTORY AND GUSTATORY ASPECTS OF THE WINES WERE CONSIDERED AND A FINAL OVERALL SCORE WAS AWARDED. COLOUR WAS EVALUATED AS THE INTENSITY OF RED OR THE INTENSITY OF YELLOW. INTENSE RED WAS EVALUATED POSITIVELY IN REDS AND INTENSE YELLOW WAS EVALUATED NEGATIVELY IN WHITES.WITH “CRIANZAS” WE INCLUDED BROWN AS A COLOUR IN ORDER TO INTERPRET THE DEGREE OF OXIDATION, AND IN YOUNG WINES WE INCLUDED BLUE OR INDIGO TO INDICATE YOUTH. FOR THE OLFACTORY ASPECT WE RECORDED INTENSITY AND, IN THE OBSERVATIONS SECTION, WE RECORDED THE PREDOMINANT TYPES OF AROMAS. FOR THE GUSTATORY ASPECT WE CONSIDERED SEVERAL QUANTITATIVE CHARACTERISTICS. THESE WERE: INTENSITY IN THE MOUTH, ACIDITY, TANNINS AND HARMONY, WHICH WAS CONSIDERED THE COMBINATION OF ACIDITY, ALCOHOL, STICKINESS AND, IN THE CASE OF RED WINES, TANNINS. IN THE OBSERVATIONS SECTION, WE RECORDED INFORMATION ABOUT EQUILIBRIUM AND THE TYPE OF AROMATIC NOTES PERCEIVED IN THE MOUTH. AFTER TASTING, THE WINES WERE MARKED OUT OF TEN FOR OVERALL APPRECIATION.            SENSORY EVALUATION WAS CARRIED OUT BY A PANEL OF EIGHT WINE-TASTING EXPERTS FROM THE FACULTY OF OENOLOGY IN TARRAGONA. CODA DI VOLPE VARIETY SHOWED THAT ONLY FOR COLOUR THERE WERE STATISTICALLY SIGNIFICANT DIFFERENCES BETWEEN WINES OBTAINED BY MANUAL HARVEST AND THOSE MECHANICALLY HARVESTED (TABLE 7). TABLE 6 - WINE-TASTING CHECKSHEET OF THE FACULTY OF OENOLOGY IN TARRAGONA.TABLEAU  6 - CARTE  PUR L'ÉVALUATION SENSORIELLE DE LA FACULTÉ DE OENOLOGIE DE TARRAGONA.TYPE OF WINE 1 2 3 4 5 6VISUAL            RED            YELLOW            BLUE OR BROWN

           

OLFACTORY            INTENSITY            OBSERVATIONS                                      GUSTATORY            INTENSITY            ACIDITY            TANNINS            HARMONY            OBSERVATIONS                                      OVERALL /10              THE SHORT MACERATION AND OXIDATION TO WHICH THE MUST IS SUBJECTED DURING TRANSPORTATION FROM THE FIELD TO THE CELLAR MAY NEGATIVELY AFFECT THE COLOUR, LEADING TO A MORE INTENSE COLOUR OF YELLOW AND A TENDENCY TO ACQUIRE BROWN COLOURS. NO SIGNIFICANT DIFFERENCES WERE FOUND DURING OLFACTORY ANALYSIS BUT THERE WAS A GREATER AROMATIC COMPLEXITY AND MORE INTENSE NOTES OF MEDICINAL HERBS, ANISEED AND CARAMEL IN WINES OBTAINED BY MECHANICAL HARVEST. BOTH TYPES OF WINE HAD SLIGHT VEGETABLE NOTES. THE CARAMEL AROMAS IN THE CDV WINES MECHANICALLY HARVESTED PROBABLY HAVE BEEN DUE TO THE 4 G/L RESIDUAL SUGARS AFTER FERMENTATION, NOT TO THE VARIABLE IN OUR STUDY I.E. MECHANICAL HARVEST. IN TERMS OF THE GUSTATORY ASPECTS THERE WERE NO SIGNIFICANT DIFFERENCES BETWEEN THE WINES. THE SCORES WERE SIMILAR FOR ACIDITY, INTENSITY AND HARMONY, AND FOR THE OVERALL SCORE. THE WINE FROM MECHANICAL HARVEST OBTAINED A SCORE OF 5.7; THAT MANUALLY HARVESTED OF 5.3. THE GDT WINES HAD SIGNIFICANT DIFFERENCES IN TERMS OF COLOUR, AROMA, ACIDITY AND GUSTATORY INTENSITY BUT NOT IN TERMS OF HARMONY OR OVERALL SCORE. WINES FROM MECHANICAL HARVEST HAD A MORE INTENSE YELLOW COLOUR. FOR OLFACTORY INTENSITY AND GUSTATORY INTENSITY, THE SCORES FOR THE WINES FROM MANUAL HARVEST (5.9 AND 4.9) WERE SIGNIFICANTLY HIGHER THAN THOSE MECHANICALLY HARVESTED  (4 AND 3.9). VEGETABLE NOTES WERE REPORTED IN BOTH TYPES OF WINE, BUT WINES FROM MANUAL HARVEST WERE DIFFERENT BECAUSE THEY HAD ALSO FRUITY AROMAS. ACIDITY WAS HIGHER IN WINES FROM MECHANICAL HARVEST (5.9) THAN IN THOSE MANUALLY HARVESTED (4.2), WHICH REPRESENTED A CERTAIN GUSTATORY IMBALANCE IN THIS TYPE OF WINE. IN FACT, SUBSEQUENT ANALYSIS OF TOTAL ACIDITY SHOWED THAT THE WINES FROM MECHANICAL HARVEST HAD A HIGHER ACIDS CONCENTRATION.

 TABLE 7 - SENSORY EVALUATION. HARVEST  2001TABLEAU 7 - EVALUATION SENSORIELLE. VENDANGE 2001.

   VARIETY               VISUAL       INTENSITY    INTENSITY    ACIDITY     HARMONY          OVERALL                                                      OLFACTORY GUSTATORY      

MECHANICAL CODA                4.6± 0.5           5.6± 0.5           4.6± 0.4        5.2± 0.6     4.6± 0.6          5.7± 0.3

MANUAL CODA    6.4± 0.3        4.9± 0.7           4.5± 0.2           4.5± 0.6        4.0± 0.4     5.3± 0.2

L OF SIGNIFICANCE                    0.01                 NS                   NS                NS             NS    NS

MECHANICAL GRECO              4.4± 0.4           4.0± 0.7           3.9± 0.4        5.9± 0.6     3.7± 0.8          5.1± 0.3

MANUAL GRECO  6.4± 0.5        5.9± 0.6           4.9± 0.6           4,2± 0.5        4.6± 0.6     5.6± 0.5

L OF SIGNIFICANCE                    0.01                 0.05                 0.05              0.05           NS    NSTHESE RESULTS ARE AVERAGES AND STANDARD DEVIATIONS. STATISTICAL ANALYSIS OF VARIANCE AND FISHER TEST.

 

SUCH HIGHER ACIDITY COULD EXPLAIN WHY THESE WINES TENDED TO BE LESS HARMONIOUS (3.7) THAN THOSE FROM MANUAL HARVEST (4.7). FINALLY, DESPITE THESE DIFFERENCES IN THE VISUAL, OLFACTORY AND GUSTATORY ASPECTS, THERE WERE NO DIFFERENCES IN THE OVERALL SCORE (5.1 FOR THE  “MECHANICAL” WINES, 5.6 FOR THOSE MANUALLY HARVESTED).THE WINES OF THE TWO VARIETIES SCORED LOW MARKS FOR HARMONY BECAUSE OF A CLEARLY STRONG SENSATION OF ACIDITY. THIS WAS PERHAPS EXACERBATED BECAUSE OF THEIR ALCOHOLIC CONTENT, WHICH WAS ALSO EXCESSIVELY HIGH. AS ACIDITY WAS A PREDOMINANT FEATURE OF ALL THE WINES, THESE LEVELS OF ACIDITY COULD BE DUE TO THE YEAR IN WHICH THE MICRO-VINIFICATIONS WERE CARRIED OUT.CHEMICAL AND SENSORY ANALYSES SHOWED THAT THE TYPE OF HARVEST DOES NOT AFFECTED THE QUALITY OF THE CDV WINE. THE GRECO VARIETY, ON THE OTHER HAND, APPEARS TO BE MORE SENSITIVE TO THE EFFECTS OF MECHANICAL HARVEST. ALTHOUGH THE FINAL SCORES FOR BOTH TYPES OF WINE WAS SIMILAR, MECHANICAL HARVEST INCREASED THE ACIDITY OF THE WINE AND REDUCED THE FRUITY AROMAS IN FAVOUR OF HERBACEOUS AROMAS. WE RECOMMEND A SHORT TIME OF TRANSPORT BETWEEN VINEYARDS AND WINERIES. THIS IS BECAUSE THE MUST COULD BE OXIDISED DUE TO TRANSPORTATION AND THE LONGER MACERATION OF THE GRAPE IN THE HOPPERS.

  

4. ConclusionsOUR RESULTS ENABLED US TO MAKE THE FOLLOWING CONSIDERATIONS:  - BOTH THE CODA DI VOLPE AND THE GRECO CHARACTERISTICS MAKED MECHANICAL HARVEST POSSIBLE WITHOUT CAUSING ANY IMPORTANT PROBLEM;

- THE QUALITY OF THE HARVESTED INDEPENDENTLY FROM THE TYPE OF HARVEST AND THE GRAPEVINE, WAS SATISFACTORY;- THE LOSSES OF PRODUCT, INDEPENDENTLY FROM CULTIVARS, AGE OF THE PLANTS, TRAINING SYSTEM, WERE REDUCED;- BOTH IN GRECO DI TUFO AND IN CODA DI VOLPE VARIETIES THE DIFFERENCES IN THE SENSORY EVALUATIONS BETWEEN THE “MECHANICAL” AND THE “MANUAL” WINES WEREN’T EVIDENT FOR ALL PARAMETERS.-  IN GENERAL THE QUALITY OF THE MECHANICAL WINES WAS ACCEPTABLE.  REFERENCESBaldini E., intrieri c., 1984 – MECCANIZZAZIONE DELLA VENDEMMIA E DELLA POTATURA. EDITRICE CLUEB BOLOGNA, PAGES149.Carbonneau A. 1996 - CRITIQUE DE LA VENDANGE MÉCANIQUE. INTÉRÊTS DU SECOUAGE VERTICAL. PROGRÈS AGRICOLE ET VITICOLE. 1996, 113: 23, 512-516.Fregoni M., 1998 – VITICOLTURA DI QUALITÀ. EDIZIONI L’INFORMATORE AGRARIO, PAGES 707.Morris JR; Henick-Kling T; Wolf TE; Harkness EM, 1997 - A TOTAL VINEYARD MECHANIZATION SYSTEM AND ITS IMPACT ON QUALITY AND YIELD. PROCEEDINGS OF THE FOURTH INTERNATIONAL SYMPOSIUM ON COOL CLIMATE VITICULTURE AND ENOLOGY, 16-20 JULY 1996.Pocock KF; Hayasaka Y; Peng Z; Williams PJ; Waters EJ, 1998 - THE EFFECT OF MECHANICAL HARVESTING AND LONG-DISTANCE TRANSPORT ON THE CONCENTRATION OF HAZE-FORMING PROTEINS IN GRAPE JUICE.AUSTRALIAN JOURNAL OF GRAPE AND WINE RESEARCH 4: 1, 23-29.Tinlot R. 1995 – SITUATION DE LA VITICULTURE DANS LE MONDE EN 1994. BULL. OIV, NOV. – DEC.Scaglione G., Pasquarella C., Santitoro A., Nadal M., 2001 A - INFLUENCE OF MECHANICAL HARVESTING ON THE PRODUCTION AND QUALITY OF THE FIANO GRAPEVINE IN THE CAMPANIA REGION (SOUTHERN ITALY).ATTI XII GESCO MEETING, MONTPELLIER, 3-7 JUILLET; VOL. 2, 623-628.Scaglione G. Pasquarella C., Nadal M. 2001 B - ASPETTI PRODUTTIVI E QUALITATIVI DELLA VENDEMMIA MECCANICA IN TRE SITI DEL SUD ITALIA ATTI V CONVEGNO MECCANIZZAZIONE VITE. POTENZA 28-11, IN PRINT.Scaglione G. Pasquarella C., FORLANI M., Nadal M. 2001 C- ASPETTI QUALITATIVI DELLA VENDEMMIA MECCANICA IN CAMPANIA: RISULTATI RELATIVI AL VITIGNO AGLIANICO IN UN’AREA DEL BENEVENTANO.ATTI IV CONVEGNO MECCANIZZAZIONE VITE. TELESE, OTTOBRE 2001. IN PRINT.

Esigenze Pedoclimatiche  Clima 

Nelle nostre zone di coltivazione, il nocciuolo trova le condizioni favorevoli ad altitudini che vanno dai 250 ai 650 s.l.m., raramente, ad altitudini superiori, si ottengono buoni risultati.Il Nocciuolo, anche se resiste bene al freddo e nonostante il momento più delicato della fioritura avviene durante il periodo invernale, richiede clima mite, ma non umido, mentre richiede molta acqua nel periodo estivo; teme le gelate tardive, le nebbie primaverili ed i

venti di scirocco.    Le gemme a legno del nocciuolo iniziano a deperire a –14°C. con casi sporadici che sopportano temperature fino a –22°C., otre questo limite, i rametti sono completamente devitalizzati; le gemme a fiore subiscono alterazioni con temperature tra –8°C. –14°C., mentre la necrosi avviene a –16°C.Le temperature massime non devono superare i 35°C per evitare l’essiccamento dei lembi fogliari a causa dell’eccessiva traspirazione.   

Terreno Il Nocciuolo, predilige terreno di origine vulcanica, ma anche di altra natura

(alluvionali a carattere sabbioso, terreni calcarei carsici ecc.) purchè sia di medio impasto, profondo e fresco, con adeguata sostanza organica e pH neutro e se lievemente acido o basico, non influisce negativamente.       Il calcare attivo deve essere inferiore all’ 8%.  L’apparato radicale esplora il terreno a varie profondità fino a raggiungere gli 80 cm, mentre tutta la massa si sviluppa dai 10 ai 45 cm, e rende possibile la valorizzazione delle pendici minacciate da degradamento idrogeologico, perché il suo fitto ed esteso apparato radicale riesce ad imbrigliare il terreno impedendo erosioni e movimenti franosi. Propagazione 

I metodi di propagazione si dividono in propagazione gamica e agamica.La propagazione gamica, da cui si ottengono piante che non riproducono integralmente le caratteristiche della pianta madre (portasemi), è utilizzata esclusivamente per il miglioramento genetico; per il nocciuolo si utilizzano prevalentemente i metodi di propagazione agamica. Principali metodi di propagazione agamica: 

-      Talea, è un metodo di propagazione basato sulla possibilità di ottenere una nuova pianta utilizzando organi o porzioni di essi (tronco, branche, rami, foglie, germogli e radici) della pianta madre, i quali una volta staccati e messi in condizioni idonee sono capaci di rigenerare gli organi mancanti e dare origini ad una pianta autonoma. Studi condotti in ambiente controllato hanno dato risultati poco incoraggianti per il nocciuolo.

 -      Innesto: a spacco laterale, a doppio spacco inglese, a corona; è una pratica 

sconsigliata in quanto la saldatura avviene lentamente alla temperatura di circa 21°C. 

-      Propaggine semplice, si ottiene curvando un ramo verso il terreno e tenendo l’apice scoperto.    Il punto di curvatura viene ricoperto di terreno per favorire l’emissione di radichette.

 -      Polloni radicati, tecnica di propagazione più diffusa per il nocciuolo.

I polloni vengono rincalzati in primavera mentre nell’autunno, dopo la caduta delle foglie, vengono recisi con tutte le radici. Dopo aver ridotto la loro chioma possono essere messi direttamente a dimora.Problemi per questo sistema possono essere tempi relativamente lunghi d’immaturità e accentuata tendenza ad emettere polloni.

 -      Margotta a ceppaia, la pianta madre viene recisa al colletto per favorire l’emissione

dei getti e successivamente si copre con un cumulo di terra la base dei getti favorendone la radicazione.L’operazione si effettua durante l’inverno.

 -      Micropropagazione, è una tecnica di moltiplicazione che va diffondendosi, negli

ultimi anni, presso alcuni vivai italiani e che abbinata all’utilizzazione di portainnesti selezionati potrebbe aiutare la corilicoltura a superare avversità ambientali o problemi agronomici.Per esempio, la selezione di portainnesti non polloniferi potrebbe eliminare una delle operazioni colturali più onerosa in campo, la spollonatura.

  Preparazione del terreno, epoca e modalità della messa a dimora 

Nei terreni pianeggianti si preferisce lo scasso totale non inferiore ai 70 cm di profondità.Nei terreni collinari deve essere preferito lo scasso a buche o a trincea.Il periodo più indicato per la messa a dimora è quello che va dalla completa caduta delle foglie a quello prima del risveglio vegetativo.È buona regola che la piantina venga messa a dimora alla stessa profondità in cui si trovava nel piantonaio e che non raggiunga profondità eccessive altrimenti la pianta non riesce a sviluppare un adeguato apparato radicale secondario e può morire per asfissia.   Disposizione, distanze d’impianto e numero di piante

 

Le piante debbono esseredistribuite nell’appezzamentosecondo forme geometriche                                                      Quadrato    Rettangolo

regolari per facilitare al

massimo la meccanizzazionedi tutte le pratiche colturali.La disposizione può essere aquadrato, a rettangolo, a                                                               Quinquonce      Settoncequinquonce ed a settonce.                   Le prime due si prestano bene per la coltivazione meccanizzata.La scelta della distanza tra le piante sulla fila dipende dal vigore della cultivar, dalla forma di allevamento, dalla fertilità del terreno e dalla giacitura, mentre la distanza tra le file, che alle nostre latitudini non può essere inferiore all’altezza della pianta per evitare fenomeni di ombreggiamento, va scelta in funzione delle dimensioni dei mezzi meccanici; distanza minima tra le fila 4,5-5m.                                                                 In Irpinia è diffusa la ceppaia avellinese con 4-5 piante (cauli) dove si raggiungono densità d’impianto di 300-400 ceppaie/ettaro. Nei terreni poco fertili ed acclivi è consigliabile adottare forme di allevamento a cespuglio o ceppaia (policaule) con due, tre piante per buca oppure allevando da un'unica pianta due o tre polloni periodicamente rinnovabili.Nei terreni pianeggianti, fertili e dove è prevista la meccanizzazione è da preferire l’impianto monocaule.       Da alcuni anni, in Piemonte, è stata introdotta una nuova tecnica d’impianto detta a “siepi” distanziate tra loro 5-6m. Ogni siepe è costituita da due ceppaie di file(bine) distanti tra loro    2 m.Le singole piante sulla bina distano 40 cm e sono inclinate di 35°.Il numero di piante per ettaro (densità) può variare da 1400 a 2000.Scopo del sistema è quello di favorire una rapida entrata in produzione, di consentire l’uso di macchine per la potatura  e di utilizzare le reti per la raccolta.  Potatura d’allevamento e di produzione 

L’Alberello: la pianta dopo essere stata messa a dimora nel periodo autunnale è recisa a 30-40 cm per facilitare l’emissione di germogli.Durante l’estate si scelgono 3-4 rami meglio disposti per costituire le branche primarie, gli altri rami si recidono o si curvano per arrestare l’accrescimento.In inverno i rametti piegati si recidono, mentre quelli prescelti sono tagliati al di sopra di gemme rivolte verso l’esterno.Nell’inverno successivo per ogni branca primaria si lasceranno 1 o 2 rametti che costituiranno le branche secondarie.Negli anni successivi si agirà alla stessa maniera cercando di allevare annualmente branche secondarie che siano disposte sulle branche primarie a spina di pesce ed asportando eventuali rami malati o mal disposti.

Il Cespuglio: si cerca, con questa potatura, di ottenere un cespuglio policaule con tre o quattro “pertiche” idoneo soprattutto nelle zone caratterizzate da abbondanti nevicate.Durante l’autunno si mette a dimora l’astone e si accorcia a50-60 cm per favorire lo sviluppo dell’apparato radicale; nell’autunno successivo si taglierà l’astone a pochi cm dal suolo per favorire l’emissione di nuovi rami, da cui si sceglieranno i tre o quattro meglio disposti che costituiranno l’impalcatura della pianta.Il Vaso cespugliato: rappresenta una via di mezzo tra il cespuglio e l’alberello.Con questa potatura d’allevamento si cerca di ottenere tre o quattro branche all’altezza di 30-40 cm da terra per favorire le operazioni colturali sulla fila e il controllo dei polloni.L’asta viene messa a dimora e si accorcia a 60 cm; l’autunno successivo si procede a tagliare l’astone a 30-40 cm da terra e si allevano tre o quattro branche vigorose mentre le altre andranno eliminate.    Nella potatura d’allevamento si suggeriscono interventi a turni di 2-3 anni e consistono nell’eliminare i rami che hanno già fruttificato e sostituirli con rami fruttiferi.Le operazioni di potatura includono anche la “spollonatura” e la “scacchiatura”.La prima consiste nell’eliminare i polloni pedali che nascono al colletto della pianta, mentre con la seconda si asportano i succhioni, emessi dal tronco o dalle branche, per evitare la sottrazione di acqua e sostanze nutritive a danno dei rami fruttiferi.La spollonatura è bene eseguirla durante l’estate, la scacchiatura durante tutto il periodo vegetativo man mano che nascono i succhioni.   Concimazione 

Il nocciuolo esige materia organica in qualsiasi stazione del suo ciclo vitale, per cui i concimi organici devono essere considerati di base mentre quelli minerali come complemento della concimazione organica.Va ricordato che in terreni poveri di sostanza organica, specialmente in zone a clima caldo-arido, le ripetute concimazioni sono spesso causa di sensibili danni, né deve essere ignorato che la sostanza organica agevola lo sviluppo della microflora ed esalta lo sviluppo delle micorrizze le quali sostituendosi ai peli radicali esplorano un maggior volume di terreno ed assorbono più acqua e sali nutritivi.Fonti di sostanza organica sono il letame maturo, le spazzature decomposte, i terricciati ed il sovescio di favino e lupino o di altre specie erbacee, possibilmente leguminose.Gli elementi indispensabili per la vita delle piante, spesso in difetto nel terreno, sono l’azoto, il fosforo, il potassio ed il calcio.L’azoto è l’elemento limite della produzione.Esso, dato in giuste dosi e in tempi opportuni, agevola lo sviluppo degli organi vegetativi, imprime robustezza alla pianta, agevola la fruttificazione, la fioritura, l’accrescimento dei frutti, ecc..

L’eccesso di azoto, comporta un notevole sviluppo vegetativo, elevata produzione di polloni e succhioni, scarsa lignificazione dei rami, anomalie fiorali, cascola dei frutti e ritarda la maturazione degli stessi.La carenza di azoto comporta un accrescimento stentato di tutti gli organi della pianta, oltre alla cascola dei frutti.Il fosforo esercita rilevante influenza sulle attività vitali della pianta, ma i suoi effetti non sono evidenti come quelli dell’azoto.L’eccesso di fosforo, accelera la maturazione dei frutti che risultano poco sapidi.La carenza di fosforo determina un ritardo nel germogliare e le foglie restano  piccole e pallide.Il potassio influisce beneficamente sul vigore, sulla robustezza, sulla sanità e sulla produttività della pianta e sulla qualità dei frutti. L’eccesso  di potassio, comporta l’alternanza di produzione oltre alla ridotta vigoria della pianta.La carenza di potassio induce l’anticipo di germogliamento, le foglie si presentano accartocciate e piccole ed i frutti sono di ridotto accrescimento.Il calcio agevola la lignificazione, neutralizza le azioni nocive degli acidi organici liberi, agevola la maturazione del frutto.L’eccesso di calcio comporta clorosi; la carenza di calcio impedisce la migrazione degli zuccheri e la utilizzazione degli stessi.  Asportazioni del nocciuolo: tipo di prodotto o anno di coltivazione

 espressa in

      N

  P2O5

  K2O

   MgO

   CaO

1° anno Kg/pianta       0.18

       -        -        -        -

dopo1°anno Kg/pianta       0.35

       -        -        -        -

1°anno Kg/pianta       0.15

       -        -        -        -

2°anno Kg/pianta       0.20

       -        -        -        -

3°anno Kg/pianta       0.35

       -        -        -        -

4°anno Kg/pianta       0.45

       -        -        -        -

5°anno Kg/pianta       0.60

       -        -        -        -

frutti secchi Kg/q       0.90

       0.92

     0.96

      0.15

      0.28

 Tab1:Regione Campania 2000-Guida alla concimazione. Le quantità di elementi nutritivi, asportate dal nocciuolo, andrebbero aumentate di quella quota che: insolubilizzazione, dilavamento e perdite varie rendono indisponibile per la nutrizione della pianta.Tutto ciò non è affatto facile come potrebbe far sembrare una semplice addizione di quantità di elementi asportati o resi indisponibili, ma comunque, attraverso una base scientifica si consentirebbe di sbagliare il meno possibile.  Concimazione d’allevamento: viene somministrato nitrato ammonico ogni anno alla ripresa vegetativa e 40-50 giorni dopo.Concimazione di produzione: l’azoto deve essere fornito per il 50% a metà febbraio ed il restante 50% a metà maggio con apporti annuali che non dovrebbero superare 120-150 unità per ettaro.Fosforo e potassio, ed eventualmente calcio, vanno somministrati prima delle piogge autunnali.  Irrigazione 

In passato si è data scarsa importanza all’irrigazione del nocciuolo, perché considerato da sempre una pianta rustica e resistente alle avversità climatiche.L’irrigazione costituisce una pratica necessaria nei primi anni di vita dell’impianto, per avere piante sviluppate e vigorose per la fase di produzione.Negli ambienti del Meridione, caratterizzati da prolungati periodi di siccità nel periodo estivo, la mancanza d’acqua in momenti cruciali nella crescita dei frutti causa semi raggrinziti, rese minori ad ettaro e  alternanza di produzione.In collina problemi d’ordine pratico ne limitano l’attuazione, tuttavia in pianura, presso medie e grandi aziende e quando i costi d’esercizio lo consentono, vengono fatte una o due irrigazioni di soccorso.I tipi d’impianto più diffusi sono il tradizionale per scorrimento e ultimamente quello a goccia.  Raccolta ed essiccazione 

L’introduzione di macchine raccoglitrici o che agevolano la raccolta, riducono sensibilmente i costi di produzione e contribuiscono a rilanciare la coltura del nocciuolo.

Il grado di meccanizzazione in fase di raccolta è in funzione dell’orografia del territorio, è modesto in coltivazione di collina, soddisfacente in pianura.Nelle coltivazioni in collina, situate anche in zone impervie e a forte pendenza (Avellino), attraverso scope metalliche vengono formati dei cumuli di nocciuole che successivamente vengono raccolte con i tubi delle macchine aspiratrici trainate.       Queste macchine sono le più usate in piccole aziende dando vita spesso al conto-terzismo.Nella zona di Giffoni (SA) si usano anche le reti per le olive. In pianura, dove sono più frequenti le grosse aziende, si è diffuso l’uso di macchine semoventi (andanatrici-aspiratrici). Le nocciuole sono essiccate dalla maggior parte delle aziende ancora sull’aia, con tutti i problemi legati alla qualità.Poche grosse aziende usano gli essiccatori, indispensabili in condizioni di piovosità e umidità eccessiva.Presso le poche cooperative esistenti sono disponibili centri attrezzati d’essiccazione a servizio dei soci; anche per l’essiccazione si va diffondendo l’attività per conto-terzi.   Prodotto e sua utilizzazione 

L’Italia è il secondo produttore al Mondo di nocciuole con una produzione nel 2002 di oltre 124.500

t(istat2002). Andamento delle produzioni e delle superfici a nocciolo in Italia dal 1950 al 2003 - (Fonte ISTAT).

   La Campania con il 40% della produzione nazionale di nocciuole è la regione maggiormente produttrice, seguono Lazio (34%), Piemonte (13%), e Sicilia (11%). 

Produzione nazionale di Nocciole nelle principali regioni

- ( ISTAT, 2003) Le cultivar più diffuse in campania sono la mortarella con il 38%, la san giovanni con il 37%, la tonda di giffoni con il 12% e le tonde di Avellino con il 6%.

CULTIVAR %Mortarella 38

San Giovanni 37Tonda di Giffoni 12Tonde di Avellino 6

Camponica 3Riccia di Talanico 2

Altre 2 Cultivar di nocciuolo diffuse in Campania e percentuali di produzione

 La parte della pianta utilizzata è il seme, una mandorla con oltre il 60% di grassi.Dal punto di vista igienico-sanitario, la nocciuola essendo ricca di grassi polinsaturi, di sitosterolo e non colesterolo, vitamina F, vitamina E (tocoferolo), vitamina B-6, riveste una grande importanza per la salute umana, prevenendo in modo significativo il rischio d’infarto coronario, alcuni tipi di cancro e diverse malattie.

CAMPANIA 40%

 LAZIO                                                                34%

PIEMONTE 13%SICILIA 11%ALTRE 2%

È sufficiente mangiare 25 grammi di nocciuole al giorno per assicurarsi la dose giornaliera raccomandata (RDA) di vitamina E ed il 25% della   vitamina B-6.La maggiore richiesta di nocciole, viene dall’industria dolciaria nazionale ed estera; in alcuni paesi sono chiamate “Cacao italiano”.   Circa le caratteristiche morfologiche, la nocciuola è legata alla sfericità e alla pelabilità del frutto.L’industria dolciaria dà in genere la preferenza, a parità di bontà a nocciuole subsferoidali per la produzione di pralineria ed a nocciuole ovoidali-irregolari per cremerie e sgranellatura.Il 10% della produzione di nocciuole è utilizzata per il consumo diretto, come frutta secca in guscio e come nocciuole tostate e salate da aperitivo; il 90% è utilizzato dalla industria dolciaria per la fabbricazione di torroni, tavolette di cioccolato, creme per gelati e creme da spalmare.Il nocciolo inoltre, rappresenta l’elemento chiave per lo sviluppo della tartuficoltura; la sintesi micorrizzica tra il nocciuolo ed i tartufi, suggeriscono nuove soluzioni.  Principali avversità 

Si riportano brevemente le principali avversità animali e vegetali a cui è soggetto il nocciuolo.Per quanto riguarda la lotta chimica si rimanda allo schema successivo.

-      Oidio (Phillactinia guttata Lev.);-      Gleosporiosi (Gleosporium corali Desm.);-      Mal dello stacco (Cytospora corylicola Sacc.);-      Cimici (vari Pentatomidi e Coreidi);-      Eriofidi (Phytocoptella avellane) acari che riducono in galle una grande quantità di

gemme compromettendo di conseguenza la produzione.Importante è la difesa nei primi anni di vegetazione per non compromettere la riuscita di impianti omogenei;

-      Balanino (Curculio nucum L.) a fine Marzo-Aprile gli adulti si portano inizialmente su piante da frutta (kaki, ciliegie, pesche, pere, ecc.).A fine Maggio-primi di Giugno passano sul nocciuolo e praticano fori di alimentazione su frutticini.I danni maggiori si verificano nei nocciuoleti piantati in terreni freschi visto che le larve passano da uno a tre anni in celle scavate a poca profondità.La presenza del Balanino si accerta scuotendo il 5-10% di piante del nocciuoleto di buon mattino e facendo cadere gli eventuali adulti su un telone.La soglia minima di intervento è di un individuo a pianta.Si interviene alternando il Carbaryl con altri insetticidi (Endosulfan, Triclorfan).

-      Agrilo (Agrilus viridis) ; 

Epca o fase

fenologicaAvversità Principio   attivo Dose          g/hl

Carenza        in

gg.Note

Fine InvernoEriofide e

Cocciniglia

Polisolfuro di

Bario

Liquido

20000   

Polvere  5000  

30

Il trattamento di

fine inverno con

polisolfuro può

essere, in caso di

limitata

infestazione,

sostitutivo degli

interventi

effettuati al

germogliamento

Germogliamento

tre foglie     

aperte

Eriofide

Endosulfan

o Zolfo in polvere

o Zolfo bagnabile

100

35000/ha

varie

25                       

5                         

5

Effettuando

campionamenti

sarà possibile

stabilire il

momento più

opportuno per

intervenire

migliorando così

l'efficacia del

prodotto

Metà-fine

MaggioBalanino

Carbaryl o

Endosulfan150            100 7                 25

È necessario

verificare la

presenza degli

insetti tramite

campionamento.

La soglia di

intervento è di un

individuo  per

pianta

(campionamento

eseguito su

almeno 5 piante)

Metà-fine

MaggioOidio Zolfo bagnabile varie 5  

Fine      Giugno-

metà LuglioAgrilo Prodotti rameici 3500 20

Il momento più

adatto per

intervenire si ha

quando lo

sfarfallamento

degli adulti è già

avvenuto e le

larve si aggingono

ad iniziare

l'escavazione della

galleria

Caduta foglie Gleosporiosi tiofanatometie 150 15

Buoni risultati si

ottengono

trattando le piante

in Luglio-Agosto

Caduta foglie

ultimataCancri Rameali Prodotti rameici 3500 20  

  Altre avversità: 

-      Coleotteri Cerambicidi-      Lepidotteri tortricidi-      Cicaline-      Rodilegno-      Cocciniglie-      Minatori fogliari-      Afidi-      Falene-      Marciume radicale-      Marciume bruno-      Virus-      Avversità ambientali e Squilibri nutrizionali

CULTIVARMortarella

Sin. “Martorella”, “Bajanese”.

Origine: Campania

Albero:  di media vigoria, pollonifera,

Epoca di fioritura maschile: precoce

Epoca di Fioritura femminile:  precoceCarattere della fioritura: proterandra-omogama

Impollinatori: Riccia di Talanico, San Giovanni, Tonda di Giffoni

Epoca di germogliamento:  medio-tardiva

Epoca di maturazione: media-precoce(dalla II alla III decade di  agosto)

Frutto: di forma allungata; indice di rotondità 0,79, medio-piccolo (g 2,1 + 0,10), subcilindrico (mm 21,4 x

16,8 x 14,8); compresso lateralmente; nucule in numero di 2-5 per gruppo: involucro più lungo rispetto alla

nucula; guscio sottile, marrone chiaro, con lievi striature di colore più marcato.

Seme: piccolo (g 1,0) turgido e riempie tutto l’achenio; il perisperma si stacca alla torrefazione; resa in

sgusciato (42-48%).

Giudizio: è la cultivar più diffusa in Campania, si coltiva principalmente nelle provincie di Avellino e di

Napoli; è molto produttività, rustica, resistente al freddo e all’Eriofide.

Predilige terreni fertili, ben esposti e non oltre i 650 m di altitudine.Le mandorle sono di un delicato sapore e

sono preferite allo stato fresco, poco allo stato secco perché le nucule non sono appetibili.

Tonda Bianca Origine: Campania

Albero:  vigoroso, di buona produttività, pollonifero

Epoca di fioritura maschile: tardiva

Epoca di Fioritura femminile:  tardivaCarattere della fioritura: proterandra-omogama a volte proterogina-omogama

Impollinatori: Mortarella, Riccia di Talanico, San Giovanni, Tonda Rossa

Epoca di germogliamento: media

Epoca di maturazione: tardiva (dopo la II decade di settembre)

Frutto: tipo sferoidale, indice di rotondità: 0,98, peso medio (g 3,55 + 0,15), subsferico (mm 20,4 x 19.8 x

19,3); compresso lateralmente; nucule in numero di 2,6 per gruppo; involucro più corto, rispetto alla nucula;

guscio consistente, marrone chiaro, con lievi striature di colore più marcato. Seme: medio-piccolo (g 1,2);

turgido e riempie quasi tutto l’achenio; buona  staccabilità del perisperma alla torrefazione; resa in sgusciato

41,0%; polpa bianca, consistente;  molto gustoso.

Giudizio: trattasi di una cultivar non molto diffusa in Campania, si coltiva maggiormente nella provincia di

Avellino; discreta produttività, rusticità e buona resistenza al freddo e all’eriofide.

Predilige terreni fertili, ben esposti e che non superino i 300 metri di altitudine.Richiesta dal mercato per la

grandezza della nucula e per il suo sapore.

Viene utilizzata dall’industria per la preparazione di creme varie (gelateria, pasticcerie, ecc.).

San GiovanniSin. ”Sangiovannara”, “Lunga di Sarno”, “Nocella lunga”, “Nocella primitiva”, “Nocella tempestiva”.

 

Origine: Campania

Albero: di elevata vigoria, a portamento intermedio, di buona produttività

Epoca di fioritura maschile: precoce

Epoca di Fioritura femminile:  precoceCarattere della fioritura: proterandra-omogama

Impollinatori: Camponica, Mortarella, Tonda bianca, Tonda di Giffoni

Epoca di germogliamento: precoce

Epoca di maturazione: precoce (I decade di agosto)

Frutto: tipo allungato, indice di rotondità: 0,76, medio        (g 2,5 + 0,06), subcilindrico breve, (mm 22,3 x

18,4 x 15,4); lievemente compresso lateralmente, nucule in numero di 3,2 per gruppo; involucro più lungo,

rispetto alla nucula; guscio medio-sottile, marrone chiaro, striato, pubescente all’apice. Seme: medio–piccolo

(g 1,2); presenza di fibre: tracce; staccabilità del perisperma alla torrefazione: media-buona; resa in sgusciato

46,2%.

Giudizio: Le mandorle sono di un delicato sapore e vengono preferite per il consumo fresco.E’ la più ricca in proteine, varietà apprezzata e produttiva da diffondere in particolare nelle località miti e poco elevate (m 400 s.m.), coincidendo la maturazione degli organi sessuali e la fioritura.

Tonda di GiffoniSin: Giffonese 

Origine: CampaniaAlbero: di elevata vigoria, a portamento intermedio, di buona produttivitàEpoca di fioritura maschile: precoceEpoca di Fioritura femminile: precoceCarattere della fioritura: proterandra omogamaImpollinatori: Camponica, Mortarella, Riccia di Talanico, San Giovanni, Tonda biancaEpoca di germogliamento: precoceEpoca di maturazione: media-precoce (dalla II alla III decade di agosto)Frutto: tipo sferoidale, indice di rotondità: 1,00, medio       (g 2,4 + 0,13), subsferico (mm 19,0 x 20,7 x 18,2); nucule in numero di 2,8 per gruppo; involucro più lungo, rispetto alla nucula; guscio sottile, con due solcature longitudinali, e striature di colore marrone più scuro.Seme: medio–piccolo (g 1,3); presenza di fibre: media; staccabilità del perisperma alla torrefazione: ottima; resa in sgusciato 46,0%; polpa bianca, consistente;  molto gustoso.Giudizio: ottima cultivar per la  buona e costante produttività e per le ottime caratteristiche organolettiche dei frutti; molto apprezzata dall’industria dolciaria; sensibile alle gelate tardive ed all’Eriofide.Cultivar in estensione nel meridione, preferita nei nuovi impianti.La coltivazione si estende dalla bassa alla media collina.

Conclusioni 

La nocciuolicoltura nostrana pur presentando carenze strutturali in fase di produzione e commercializzazione, ha caratteristiche sufficienti per migliorare qualità e rendite aziendali; ma questo si può attuare solo con l’impiego di importanti sinergie tra ricerca scientifica, produttori e politica.La scienza può dare il suo apporto con la ricerca di varietà che si adattino bene alla eterogeneità di ambienti in cui si attua la corilicoltura, basti pensare che il nocciuolo è coltivato quasi a partire dal livello del mare fino a               m. 650 s.l.m.Altri aspetti importanti di cui la ricerca potrebbe occuparsi sono le certificazioni, con conseguente diffusione del vivaismo per la certezza varietale e sanitaria.Il produttore dal canto suo dovrebbe fare il grosso del lavoro cercando di attuare:

-      una riconversione varietale: ridurre le attuali varietà coltivate;-      non disinteressarsi delle richieste del mercato soprattutto del comparto

industriale che rappresenta la grande fetta, quindi puntando su varietà maggiormente richieste perché dotate di maggiore attitudine alla trasformazione industriale ( per es. omogeneità delle dimensioni dei semi, ecc.);

-      allevamento monocaule: per agevolare operazioni colturali e di raccolta meccanica;

-      densità d’impianto razionale: allevare al massimo 500 piante/ha;-      tecniche colturali adeguate: non trascurare pratiche come potatura e irrigazione;-      raccolta ed essiccazione tempestiva, per avere un prodotto di qualità;

 Tutti i punti sopra elencati, che potrebbero sembrare adempimenti onerosi per il singolo produttore, visti in un’ottica di cooperazione da parte dei corilicoltori potrebbero essere di più facile attuazione anche e soprattutto avvalendosi dell’aiuto di tecnici competenti.Naturalmente mettendo in moto un meccanismo del genere si riuscirebbe, prima di tutto ad elevare quantità e qualità ma soprattutto a ridurre i costi e spuntare prezzi migliori sul mercato tagliando vari passaggi nella catena di distribuzione.

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