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IL «BUON GOVERNO»: BRUNETTO LATINO COME MAESTRO DI GUIDO CAVALCANTI, DANTE ALIGHIERI E FRANCESCO DA BARBERINO 1*1-2 (*immagini, PowerPoint DVD1) «Ait illis: Ideo omnis scriba doctus in regno cælorum, similis est homini patrifamilias, qui profert de thesauro suo nova et vetera», Matt. 13.52 I. BRUNETTO LATINO (1220-1294): *3 Li studiosi attuali pensano che Dante abbia letto *4 Li Livres dou Tresor (DVD3) di Brunetto Latino nella versione francese, l’enciclopedia che dedicò a Carlo d’Angiò. Abbiamo, tuttavia, un solo manoscritto di questa versione, il Laurenziano Ashburnham 125, mentre abbiamo molti manoscritti del suo Tesoro in italiano, venticinque in toto, a Firenze. Il più bello ed il più degno di essere stampato in facsimile è quello nella *5 Biblioteca Medicea Laurenziana, Pluteo 42.19, pieno di miniature di vari artisti e, fra loro, il «Maestro delle effigie dominicane», *6 lo stesso che illuminò il codice Trivulziano 1080 della Commedia di Dante, a Milano, la Rettorica di Brunetto Latino (BNCF II.IV.127), e forse il Libro del Biadaiolo sul mercato del grano di Orsanmichele (BML Tempi 3), gli ultimi due a Firenze. G Ho esaminato quasi tutti i manoscritti di Brunetto Latino in Europa, in francese, in italiano ed in spagnolo. I manoscritti del Tesoro a Firenze sono chiaramente attribuiti a «Brunetto Latino», come quelli de’ Li Livres dou tresor in francese sparsi in tutto l’Europa, lo sono a Brunet Latin. Solo un manoscritto tardo del Tesoro in italiano nel Veneto, attribuisce la traduzione a Bono Giamboni (BMarc.it.II.53). Bisogne inserire un caveat: le edizioni ottocentesche, *7 come anche i bibliotecari negli ultimi secoli, sono tutte incorse nel medesimo errore, in quanto hanno attribuito, erroneamente, il Tesoro in italiano a Bono Giamboni, come nel frontispizio del BNCF II.VIII.36 (DVD4), invece che a Brunetto Latino. Vediamo, che da secoli, prima che sorgessero le università, i padri nelle famiglie notarili, insegnavano la retoricasia parlata 1

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IL «BUON GOVERNO»: BRUNETTO LATINO COME MAESTRO DI GUIDO CAVALCANTI,

DANTE ALIGHIERI E FRANCESCO DA BARBERINO1*1-2 (*immagini, PowerPoint DVD1)

«Ait illis: Ideo omnis scriba doctus in regno cælorum, similis est homini patrifamilias, qui profert de thesauro suo nova et vetera», Matt. 13.52

I. BRUNETTO LATINO (1220-1294):*3

Li studiosi attuali pensano che Dante abbia letto*4 Li Livres dou Tresor (DVD3) di Brunetto Latino nella versione francese, l’enciclopedia che dedicò a Carlo d’Angiò. Abbiamo, tuttavia,

un solo manoscritto di questa versione, il Laurenziano Ashburnham 125, mentre abbiamo molti manoscritti del suo Tesoro in italiano, venticinque in toto, a Firenze. Il più bello ed il più degno di essere stampato in facsimile è quello nella*5 Biblioteca Medicea Laurenziana, Pluteo 42.19, pieno di miniature di vari artisti e, fra loro, il «Maestro delle effigie dominicane»,*6 lo stesso che illuminò il codice Trivulziano 1080 della Commedia di Dante, a Milano, la Rettorica di Brunetto Latino (BNCF II.IV.127), e forse il Libro del Biadaiolo sul mercato del grano di Orsanmichele (BML Tempi 3), gli ultimi due a Firenze.

G

Ho esaminato quasi tutti i manoscritti di Brunetto Latino in Europa, in francese, in italiano ed in spagnolo. I manoscritti del Tesoro a Firenze sono chiaramente attribuiti a «Brunetto Latino», come quelli de’ Li Livres dou tresor in francese sparsi in tutto l’Europa, lo sono a Brunet Latin. Solo un manoscritto tardo del Tesoro in italiano nel Veneto, attribuisce la traduzione a Bono Giamboni (BMarc.it.II.53). Bisogne inserire un caveat: le edizioni ottocentesche,*7 come anche i bibliotecari negli ultimi secoli, sono tutte incorse nel medesimo errore, in quanto hanno attribuito, erroneamente, il Tesoro in italiano a Bono Giamboni, come nel frontispizio del BNCF II.VIII.36 (DVD4), invece che a Brunetto Latino.

Vediamo, che da secoli, prima che sorgessero le università, i padri nelle famiglie notarili, insegnavano la retorica–sia parlata che scritta–ai loro figli e ad altri, ispirandosi alla letteratura classica. Il padre, Bonaccursus Latinus de Lastra, ed i fratelli, Michael e Bonaccursus Latini, erano i notai presso il vescovado di Fiesole,2 che aveva contatti con Costantinopoli.

ASF, Bonacursus latini Imperiali notarius, 9/12/1278, Firenze, Santissima Annunziata

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Brunetto, giovanissimo, però, divenne notaio e cancelliere del Primo Popolo, la Repubblica guelfa di Firenze, che nel 1250 espulse i ghibellini e usò le pietre delle loro «superbe» torri per edificare le mura a difesa della città,*8 consolidata grazie al fiorino d’oro, il primo «euro», nel 1252.*9 Tra undici documenti di pugno di Brunetto, si può leggere il trattato di pace fra Siena e Firenze, del 1254, e poi, ironicamente, varie pagine del Libro di Montaperti del 1260, scritto in latino molto ciceroniano.3 In questo ambiente toscano, Brunetto si era già occupato delle Orazioni di Cicerone, Catone e Cesare,*10 ed iniziò a tradurre il De inventione ciceroniana, fornendo altresì un commentario.*11-13 Fu proprio Brunetto a fare incidere le parole orgogliose di Lucano, sopra la lapide sul muro del Bargello, nel 1255, che Dante ripete, con amarezza, all’inizio dell’Inferno XXVI (DVD10.1).4

In seguito,*14 inviato come ambasciatore alla corte di Alfonso X el Sabio*15 presso l’Alcazar a Siviglia, acquisì testi, tradotti dall’arabo, sull’astronomia di Alfragano e l’Etica Nicomachea di Aristotele.5 Ebbe così modo di osservare la produzione dei manoscritti con miniature della cancelleria regale. Mentre stava tornando in patria,*16 al passo di Roncisvalle, ebbe notizia che in seguito alla battaglia di Montaperti del 4 settembre 1260, era stato bandito da Firenze. Si diresse quindi a Montpellier ed *17a Arras, lavorando con i banchieri fiorentini del Papa, il governo in esilio dei guelfi–come vediamo nel documento conservato nell’Archivio Segreto del Vaticano di settembre 1263 e nel documento a Westminster Abbey di 17 aprile 1264. In Francia, ebbe accesso non soltanto agli scritti dei poeti provenzali, ma al Roman de la Rose di Guillaume de Lorris e Jean de Meun, materiale per Il Fiore, e, ad Arras, a Adam de la Halle.

Credo che abbia abbandonato la Rettorica per scrivere il Tesoretto in italiano per Alfonso X el Sabio,*18 nel quale Brunetto, presso il Passo di Roncisvalle, viene a sapere di essere bandito da Firenze dopo la sconfitta di Montaperti,*19 poi sogna di aver smarrito la diritta via ed incontra la Natura ed altre figure allegoriche o storiche, come le Virtù,*20 Ovidio e*21 Tolomeo, chi gli insegnano come debba comportarsi–e anche noi–per il bene della città, della civiltà.

Il collegamento fra Brunetto Latino con Alfonso el Sabio risultò dallo scambio diplomatico nei manoscritti fra Firenze e Spagna:*22 Firenze ricevette una bellissima copia de’ Las Cantigas de Santa Maria, ora nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (BNCF Banco Raro 20); mentre la Spagna ricevette da Brunetto copie del Tesoretto (documentato nella collezione del marchese de Santillana, ma ora perso), del Tesoro, ora all’Escorial (L.II.3), e forse dell’Etica Nicomachea, ora alla Biblioteca Nacional a Madrid (10124).

E che, in seguito, compose Li Livres dou Tresor in francese per Carlo d’Angiò, lavorando al suo progetto aristotelico/ciceroniano condiviso dai banchieri guelfi del governo fiorentino in esilio, per insegnare a Carlo il «buon governo» repubblicano in Italia,*23 un progetto a cui aderì anche Arnolfo di Cambio a Roma, con la sua scultura di Carlo, Conte d’Angiò e di Provenza, come «Sanatore» (sic), ossia podestà di Roma. La statua è ancora in situ al Campidoglio, luogo del giuramento di Carlo, che avvenne il 21 giugno 1265.6

Li Livres dou Tresor, che diviene il Tesoro, è un enciclopedia–

Qui incomincia el te-soro di ser burnetto la=tino di firençe. Et par=la del nascimento e dela natura di tutte le cose.

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–nel quale egli intende insegnare al lettore regale–ed ai noi–la Bibbia, la storia, l’astronomia, la geografia, l’ecologia, la zoologia, l’etica, la politica, per ben reggere l’Europa–come fece Aristotele con Alessandro–ma alla maniera del «Primo Popolo»–in una repubblica ciceroniana democratica, con la Giustizia, per conseguire la Pace.

Gli italiani scoprirono fin troppo presto, però, che la loro scelta di Carlo d’Angiò come «Sanatore» di Roma e Re di Sicilia era stata disastrosa. Carlo, fratello di San Luigi, aveva sempre avuto la nomea di essere crudele, avido di denaro e egli mirava a saccheggiare Costantinopoli per i «subiti guadagni». L’imperatore bizantino, Michele Paleologo, i papi, i genovesi, gli aragonesi ed i toscani cospirarono segretamente per bloccare la progettata crociata di Carlo contro la città cristiana.*24

Gianni da Procida ed il suo compagno, «Accardo Latino», vestiti del saio francescano (o, secondo il manoscritto vaticano di Villani, dell’abito domenicano), visitarono i nemici di Carlo d’Angiò durante il periodo in cui Brunetto Latino non viene menzionato dalla documentazione fiorentina. Il racconto completo dei Vespri Siciliani è contenuto in una copia in toscano del Tesoro di Brunetto Latino (BNCF Magl. VIII.1375, DVD6), ed in tre manoscritti siciliani.7 Sette altri manoscritti del Tesoro (come il BRicc. 2221), danno resoconti più brevi.

Il Vescovo di Fiesole, il francescano Filippo da Perusgia (al cui servizio si trovavano il padre e fratelli, i notai, Bonaccorso Latino e Bonaccorso e Michele Latini), visitò anche l’Imperatore Michele Paleologo a Costantinopoli nel 1278, per promuovere il progetto che produsse la Pace del Cardinale Latino del 1280, auspicato anche nel matrimonio fra Guido e Beatrice, figli di Cavalcante de’ Cavalcanti e di Farinata degli Uberti (Inferno X). *25-26 Quando la progettata crociata di Carlo contro Costantinopoli naufragò, per il sopravvento del Vespri Siciliani, il 30 marzo 1282, Brunetto tornò a Firenze, prendendo parte attiva agli affari politici del Comune, fino alla sua morte. Fra 1282-1292 era attivo nel Comune e insegna «Dantem et alios iuvenes florentinos»8, come Guido Cavalcanti e Franciscus de Barberino.*27 Nel 1284, la Lega Toscana bloccò l’arrivo di tutte le scorte alimentari, impedendo alla città di Pisa di approvvigionarsi,9 secondo documenti che «firmaverunt Burnectus Latinus et Manetta Benincasa, sindici Comunis Florencie», causando una carestia*28 ed una ribellione contro il loro podestà corrotto, Ugolino della Gherardesca, che, con i suoi figli e nipoti, fu rinchiuso nella Torre della Fame, dove, nel 1289, non soltanto morirono di fame, ma il padre avrebbe mangiato i corpi dei suoi figli (Inferno XXXII.124-XXXIII.90). Un manoscritto del Tesoro, scritto prima, nel 1286 (BNCF II.VIII.36, DVD4)–che credo fosse di pugno di Guido Cavalcanti–include i moduli da indirizzare all’arcivescovo Ruggieri e ad altri coinvolti in questo episodio.10

*29 I fiorentini si sentirono colpevoli di questo crimine di guerra e decisero di utilizzare Orsanmichele come luogo in cui sarebbe stato conservato grano a sufficienza da garantire l’alimentazione non solo dei cittadini di Firenze, ma anche dei nemici, durante un anno di carestia, come riparazione al terribile esito pisano.*30 Guido Cavalcanti, in un sonetto, e Giovanni Villani, nella sua Cronaca, evocarono i miracoli del 1292 attribuiti alla Madonna e Bambino dipinta nella loggia di Orsanmichele (DVD8)11–*31 con componimenti ispirati a Las Cantigas de Santa Maria. Il «Maestro delle effigie domenicane» illuminò i due manoscritti, Il Libro del Biadaiolo su Orsanmichele, nel 1335, la Commedia trivulziano (1337), ed una parte del Tesoro laurenziano di Franciscus de Barberino. Franciscus de Barbarino servì quattro volte come Capitano della Compagnia di Orsanmichele.12 Biancia, la figlia di Brunetto Latino, lasciò un terzo del suo patrimonio alla Compagnia dei Laudesi di Orsanmichele nel 1348.13

In questo periodo, in Italia, si usava eleggere alla posizione di podestà–per un tempo determinato–uomini di altre città (come Cante de’ Gabrielli di Gubbio a Firenze nel 1302 e come Corso Donati di Firenze a Treviso, nel 1308), che giuravano di sostenere la costituzione e gli statuti, portando con loro giudici, notai ed altri per impartire giustizia senza corruzione, per il «Buon Governo» della

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città, come viene dettagliato nell’ultima parte del Tesoro, la «Politica». Giovanni Villani scrisse che Firenze diede una costituzione a Volterra.14 Sono stata a Volterra ed ho scoperto nel loro archivio che furono invece i furbi fiorentini del Primo Popolo, in particolare loro cancelliere, Brunetto Latino, a plagiare la costituzione volterrana antichissima, oltre ad adottare la pratica di governarsi con podestà esteri.

Il Tesoro è un enciclopedia, che include la Bibbia, la storia, l’astronomia (dall’arabo Alfragano), l’ecologia, la zoologia (come il «Bestiario»), l’Etica Nicomachea di Aristotele, la Rettorica di Cicerone e poi la «Politica» o il «Buon Governo». Inizialmente, fu scritto in francese da Brunetto Latino per insegnare a Carlo d’Angiò, conte di Provenza, come governare in Italia (non come monarca a vita ma come podestà eletto). In effetti, Brunetto tradusse l’Etica di Aristotele molto fedelmente, sebbene non abbia rispettato la preferenza di Aristotele per il governo monarchico, magnificando il governo repubblicano, da attuarsi in una città, in un comune, democraticamente; non come a Sparta o in Francia ma come ad Atene ed a Firenze, al tempo del Primo Popolo. Carlo, fratello del re santo Luigi di Francia, era in bancarotta, ed i suoi sudditi a Marsiglia, nel 1257, si erano sollevati contro le sue tasse esorbitanti. Era stato assunto dai banchieri del papa come difensore salariato (per un anno), come «Sanatore» di Roma, e pertanto obbligato a mantenere la costituzione repubblicana–e la giustizia del «Buon Governo»–praticando «l’amore di Dio e del prossimo», proteggendo le vedove, gli orfani, gli stranieri, facendo riparare i ponti e le strade, le porte e le mura.

|Spetialmen=te gl'orfani e le uedoue e l'altre gente che sa=rà impiato dinançi da uoi. e da li uostri. |E diguardare chiese spedali. e tutte altre magi=oni di religioni di camini. e di peregrini. eli mercatanti. [91va]

. E chetu facci tutto quello che scritto ne libro dele constitutioni de la città. E che tu man=tenghi l'opere egli edifici del comunee facci bene racconciare li ponti e le uiee le porte e le mura. e fossi e l'altre cose. [94vb]

*32 Brunetto poi utilizzò questi testi–la Rettorica, il Tesoretto, e il Tesoro–in quanto maestro dei suoi allievi, Guido Cavalcanti, Dante Alighieri e Franciscus de Barberino, in italiano, adottando la pratica araba del maestro conferenziere, con i suoi studenti. Nel manoscritto laurenziano del Tesoro (BML Plut. 42.19, c.72r), trascritto, credo, da Franciscus de Barberino, vediamo la miniatura di Brunetto Latino, Franciscus de Barberino, Dante Alighieri, mentre assistono ad una lezione. Le copie fatte dagli allievi dei suoi Atti si trovano presso l’Archivio di Stato di Firenze, nei Capitoli, Cap. Fir. Registri 29 e 33. Attraverso queste trascrizioni dei libri e dei documenti, gli allievi s’impossessavano dei suoi insegnamenti, contribuendo alla propria formazione, che doveva renderli capaci, come lui, di partecipare al governo repubblicano, di parlare e di scrivere, nelle vesti di priori, ambasciatori, giudici e notai, per il bene comune e per la salute della città.

Emerge chiaramente dalla documentazione medievale e rinascimentale, che Brunetto fosse maestro di Guido Cavalcanti, Dante Alighieri e Franciscus de Barberino. Soltanto nell’Ottocento, vennero sollevati dubbi, espressi da Vittorio Imbriani, a Napoli, che, per giunta, fornì date errate per i documenti che presentava a sostegno della sua tesi, secondo la quale Brunetto sarebbe stato troppo occupato dagli affari di stato per fare da maestro ai giovani.15

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II. FRANCISCUS DE BARBERINO (1264-1348):

Bbiamo, credo, sei auto-ritratti di Franciscus de Barberino, Francesco da Barberino, spesso vestito in rosa:*33 dal Tesoretto, dove egli è raffigurato come allievo di Brunetto;*34 dalla

Rettorica e dal Tesoro, dove egli si identifica con l’autore Brunetto;*35 la sua rappresentazione come donatore, dipinto da Giotto al Bargello;*36 il suo autoritratto nell’Officiolum;16*37 ed il ritratto di Nicholas Poussin nell’edizione del 1640, de I Documenti d’Amore, a cura di Federico Ubaldini, dove è raffigurato con i tre libri, i Documenti d’amore, Il Reggimento o Dei Costumi delle Donne, e Il Fiore di Novelle, il Liber floris novellarum. (Questo Liber floris potrebbe essere identificato come il Fiore.17)

A

Gli studiosi, da Federigo Ubaldini, nel 1640, in poi, credevano che Ser Franciscus Neri de Barberino fosse autore dei Documenti d’Amore (testo, commento e miniature),18 de Il Reggimento o Dei Costumi delle Donne, e di due opere considerate per lungo tempo perdute, dell’Officiolum, e del Liber floris novellarum. Ubaldini “pontificò”, dichiarando nella sua «Vita di Messere Francesco Barberino» che «Gli fu padre Neri di Rinuccio da Barberino di Valdelsa».19 Antoine Thomas, nel Francesco da Barberino et la littérature provençale en Italie au Moyen Age, ci fa intendere che Ubaldini abbia usato questa discendenza di ser Francesco da «Neri di Rinuccio da Barberino di Valdelsa» per compiacere i suoi padroni–Papa Urbano VIII (Maffeo Barberini), insieme ai cardinali nipoti della famiglia Barberini di Val d'Elsa. (Ma nel suo saggio sulle epistole scoperte a Vienna, scritte da Francisci de Barberino jurisconsuli florentini, nel 1313, rilevò la grande somiglianza con le epistole di Dante.20) Ho controllato i volumi Geschichte von Florenz/ Storie di Firenze di Robert Davidsohn (1896-1927, 1956-1968), il saggio di Catherine Guimbard (1982),21 ed il libro di Maria Cristina Panzera (2016),22 ed altri che danno credito alla genealogia falsa, frutto dell’errore di Federigo Ubaldini nel 1640.

E’ tuttavia chiaro che i documenti di Ser Franciscus Neri de Barberino (attivo da 1291 fino a 7 maggio 1302) nel Diplomatico dell’Archivio di Stato di Firenze, per esempio quello dell’Acquisto Menozzi, 18 febbraio 1299,23 sono di mano diversa rispetto ai manoscritti della Commedia firmati da Ser Franciscus ser Nardi de Barberino–e anche da quella dei manoscritti dei Documenti d’amore di Franciscus de Barberino.

ASF, 18/2/1229, Firenze, Palazzo vescovile, Menozzi (acquisto)

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Considero che il «Ser Franciscus, filius quondam Neri Renuccii, parocchie sancta Lucie de Barberino», fosse un notaio attivo dal 22 settembre 1294 a Bologna, al 7 maggio 1302, a Firenze, ma che non fosse il nostro scriba o il nostro autore; invece dopo di lui fu attivo «Ser Franciscus Ser Nardi de Barberino vallis. Pese ... , notaio, giudice, scriba, che sia stato «clericus coniugatus», sposato, con figli, e che, «vacando diutius studio litterarum, adeo in scientia Iuris vtriusque profeci … In Jure Canonico, & Ciuili», come vediamo nella Bolla di Clemente V data a Avignone, il 29 marzo 1313.24 Federigo Ubaldini, nella sua «Vita di Messer Francesco Barberino», spesso menziona che «Ser Francesco di Nero da Barberino» si sposò due volte ed ebbe numerosi figli a cui provvedere. Christopher de Hamel narrò una legenda dall’erudito cinquecentesco, Vincenzo Borghine, secondo cui «Ser Franciscus ser Nardi de barberino . vallis pese curie summe fontis scripsit hunc/ librum sub anno domini m° ccc° xxx° vij°» avrebbe copiato la Commedia cento volte, il gruppo «Danti del Cento», per poter offrire una dote alle sue figlie in occasione del loro matrimonio.25

Fu questo Franciscus de Barberino co-allievo con Dante Alighieri e Guido Cavalcanti presso la scuola di Brunetto Latino, dove veniva insegnato il «Buon Governo»,26 poi esiliato, come Dante, nella regione veneta,*38 fu notaio a Padova, tra il 1304 ed il 1308, mentre Giotto era impegnato a dipingere gli affreschi nella Cappella Scrovegni, ed anche Dante era presente nel 1306. Fu durante questo periodo che Franciscus compila il suo bellissimo Officiolum, e anche il manoscritto con magnifiche miniature del «Maestro degli Antiphoni padovanii», BRicc. 1538, che contiene Li Fatti dei Romani, orazioni di Cicerone e il Tesoro II con l’Etica Nicomachea di Aristotele. All’inizio del 1308 Franciscus fu a Treviso, come notaio del podestà Corso Donati,27 quando, sotto l’influenza di Giotto, fece affrescare un muro del palazzo vescovile con l’allegoria della*39 Giustizia fra la Misericordia e la Coscienza (ora perduta).28 Presentò forse il Tesoro in italiano a Corso Donati per ispirarlo ad essere un buon podestà, come il suo maestro Brunetto Latino aveva cercato di ammaestrare Carlo d’Angiò., perché l’editio princeps, stampato a Treviso nel 1474, è il gemello del manoscritto BML, Plut. 42.19. Fu, dal 1309 al 1313, ad Avignone, a Carpentras, a Parigi, in Picardia et in Navarra come ambasciatore per il Doge Giovanni Soranzo. E’ possibile che durante questo periodo egli ha copiato Li Livres dou Tresor, Brunetto Latino, ora Biblioteca Capitolare de Verona, DVIII, che è essattamente come il testo in italiano di BML Plut. 42.19, ma in francese. Allo stesso tempo (1309-1313) è considerato che egli ha scritto I Documenti d’Amore. Si possono leggere le sue terzine, influenzate dal Purgatorio di Dante Alighieri, sui gradini del trono della Maestà di Simone Martini a Siena nel 1315, dove la Madonna consiglia integrità a chi governa la città–il «Buon Governo». 29 Poi riuscì a tornare a Firenze nel 1317. *40 Sappiamo che dominus franciscus de Barberino de florentia commissionò da Tino da Camaino la tomba del vescovo Antonio d’Orso in Duomo, «de sua propria pecunia» nel 1322.30 La figura della Morte con due archi sulla tomba è lo stesso che vediamo nel manoscritto Plut. 42.19 del Tesoro e nei Documenti d’Amore. *41Per il Palazzo del Podestà o del Bargello (vicino alla casa natale di Dante, dov’era posto la lapide, fatta incidere da Brunetto Latino nel 1255, era anche conservato il Libro del Chiodo,*42-46 che, nel 1302, nominava Dante Alighieri, in quanto condannato dal podestà Cante de’ Gabrielli di Gubbio, tre volte all’esilio ed alla morte perché guelfo bianco*47), Franciscus de Barberino commissionò da Giotto, probabilmente nel 1322, poco dopo la morte di Dante Alighieri (il 14 settembre 1321), gli affreschi nella Cappella della Maddalena nel Bargello, dove i condannati a morte sostavano in preghiera prima della loro esecuzione.31 Giorgio Vasari spiegò che le figure erano i ritratti di Brunetto Latino, Corso Donati e Dante Alighieri,32 davanti al donatore, che credo sia Franciscus, inginocchiato ed ancora in vita, come di solito nei suoi vestiti in rosa. La seconda figura, alla sinistra di Dante, non la prima, concorda con altre immagini di Brunetto Latino; mentre accanto a Dante c’è Corso Donati. Il vescovo a sinistra, logicamente, dovrebbe essere Antonio D’Orso. Tutti padroni e/o colleghi di Franciscus de Barberino.

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L’Officolum e I Fatti dei Romani deriva dal suo periodo a Padova negli anni 1304-1308. Il codice in francese a Verona, Li Livres dou Tresor, logicamente deriva dal 1309 al 1313, gli stessi anni della composizione dei Documenti d’Amore, quando lui serva come ambasciatore per il Doge Giovanni Soranzo.33 *48-51 Nel 1313 Franciscus scriva lettere nel stilo di Pier delle Vigne all’Imperatore Enrico di Luxembourg e al Doge di Venezia Giovanni Soranzo, nel modo che Brunetto ha insegnato a Franciscus e a Dante.34 *52 Poi, Franciscus de Barberino, come giudice dell’Inquisizione, condannò il rivale poeta studioso antidantista dell’Acerba, Cecco d’Ascoli, al rogo per eresia, il 16 settembre 1327.35 Il codice Trivulziano 1080 della Commedia (fra i «Danti del Cento» dello stesso scriba o della sua officina), fu trascritto a Firenze da «Ser Franciscus ser Nardi de barberino . vallis pese curie summe fontis scripsit hunc librum sub anno domini M° ccc° xxx° vij°»,36 nel 1337, 16 anni dopo la morte di Dante,37 ed illuminato dal «Maestro delle Effige domenicane».*53 La Biblioteca Laurenziana Medicea ha il manoscritto Plut. 90 sup. 126, della Commedia firmato da lui in 1347, «Franciscus ser Nardi me scripsit in Florentia. Anno Domini mcccxlvii. Indictione Ia». Tutti e tre gli scrittori, Brunetto nel 1287, Dante nel 1300 (15 giugno-15 agosto), e Franciscus nel 1348, furono eletti come Priori. Poi Franciscus de Barberino morì di peste nel 1348, all’età di 84 anni, e fu sepolto a Santa Croce, con l’epitaffio da Giovanni Boccaccio. *54 Gli splendidi affreschi del «Buon e Mal Governo» di Ambrogio Lorenzetti a Siena (1338-1339), suggerisce Quentin Skinner, sono influenzati dal Tesoro di Brunetto Latino.38 Ambrogio Lorenzetti fu in effetti attivo a Firenze tra gli anni 1319 e 1332 (durante la presenza a Firenze di Franciscus de Barberino); si iscrisse, nel 1327, all’Arte dei Medici e degli Speziali–come Dante e Giotto. I manoscritti del Tesoro in francese o in italiano di Brunetto non usano figure allegoriche, eccezione fatta per il Tesoro laurenziano (BML Plut. 42.19), che credo fosse trascritto e redatto da Franciscus de Barberino,*55 e nel quale sono celebrati le virtù dell’Etica Nicomachea con figure di donne allegoriche splendide, in particolare quella della «Giustizia», esattamente come nei Documenti d’amore,*56 e nel «Buon Governo» di Ambrogio Lorenzetti di 1338-1339. I versi di Franciscus de Barberino con i riferimenti al Purgatorio di Dante erano già inclusi nell’affresco della Madonna in Maestà di Simone Martini a Siena, poi il cartiglio sorretto del bambino Gesù avendo l’incipit del Libro della Sapienza di Salomone, «Diligete Iustitiam qui iudicatis terram» (1315, 1321, e Paradiso XVIII). Vediamo che il sistema di eleggere i podestà che provenivano da altre città provoca la condivisione, fra i diversi comuni dell’Italia del nord, dei concetti dell’Etica Nicomachea nel governo giusto, particolarmente evidente negli affreschi e negli scritti sul «Buon Governo» del popolo.39 *57 Andrebbe letto in questo modo pure il quadro di Domenico di Michelino in Duomo, nel quale si vede Dante che insegna la Commedia–il «Buon Governo»–a Firenze.

Abbiamo visto che Franciscus de Barberino era stato notaio per il podestà, Corso Donati, a Treviso, nel 1308, e che Corso,*58-59 generalmente considerato da Dante Alighieri,40 da Dino Compagni41 e da Giovanni Villani,42 un nemico criminale o «novello Catilina», qualcuno contro il «Buon Governo» della città, è paradossalmente incluso, secondo Vasari, tra Brunetto e Dante, nell’affresco del Paradiso nella Cappella della Maddalena nel Palazzo del Podestà, del Bargello, nel 1322. Credo che, come Brunetto scrisse il Tesoro per Carlo, Franciscus lo abbia copiato per Corso. Credo pure che Franciscus, come Dante, si unì ai ghibellini, optando per l’Imperatore, abbandonando la causa guelfa, che favoriva il Papa. Forse per questo egli addotta iconograficamente le allegorie [allos + agorein, ἄλλος / ἀγορεύω → ἀλληγορία] femminili, come simboli delle virtù (dalla genealogia Giotto-Lorenzetti-Pacino di Bonaguida-Petrarca), invece della pratica diretta nei fori (agora) e tribunali di giustizia.

Il Tesoretto, BML Strozzi 146, è illustrato con delicati disegni in grisaille dal «Maestro del Tesoretto», che sono come Giotto fece con le figure classiche delle virtù e dei vizi in grisaille, nella Cappella Scrovegni a Padova, ma con movimenti espressivi come quelle del «Maestro delle Effigi domenicane».43*60 Il Tesoro fu illustrato da diversi miniaturisti, tra cui il «Maestro delle effigi dominicane», che ha anche illustrato la Commedia trivulziana di Dante Alighieri, trascritto dallo

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scriba, Ser Franciscus ser Nardi de barberino . vallis pese, e il Libro del Biadaiolo.44 *61 Si può vedere nel Tesoro laurenziano e nella Commedia trivulziana che il «Maestro delle effigie dominicane» dipinse montagne ed alberi in maniera analoga.

*62 Le figure allegoriche delle donne, come la Natura nel Tesoretto (c. 5v), e la «Provedentia» nel Tesoro (53r),*63 la Mansuetudine nel Tesoro (c.46r) e la Madonna nell’ Officiolum, eseguiti da diversi miniaturisti, sono iconograficamente le stesse che troviamo nel Documento d’Amore,*64 in particolare quella della «Giustizia» nel Tesoro (c. 44r), nei Documenti (c. 87v) e nel «Buon Governo» dell’affresco, ora perso, di Treviso–«ut tamen non crederes quod michi apropriem aliena, nota quod eam dudum primitus pingi feci modo simili in episcopali palatio trevisino ad discum ubi ius redditur. Sed a dextris eius est misericordia et a sinistris conscientia quas etiam ibi retrahi primo feci . et iustitia est in medio ad modum signorum inferius adductorum»–come pure quella copiata in seguito da Ambrogio Lorenzetti nella Sala della Pace.

*65 La figura dell’Amore è la stessa nel Tesoretto (c. 21r) e nei Documenti d’Amore (c. 99v).*66

Troviamo che Franciscus raffigura le età dell’uomo nell’Officiolum, nei Documenti (BAV Barb.lat. 4076, cc. 76v-77r) e nel Tesoro (BML Plut. 42.19, c. 96rb).

Nei due manoscritti di Franciscus de Barberino, il Tesoro (cc. 60v-61v) e il Fiore di Filosofi (cc. 104r-104v, DVD7), troviamo il dibatto verbale fra Sicurta e Paura sulla Morte, da’ Li Livre dou Tresor, II. Lxxxiii (DVD3).*67 Questa tema dello scherzo sulla Morte prevale sia negli episodi con la Sfinge nell’Officiolum,*68 sia con la figura della Morte, Mors, nei manoscritti del Tesoretto, c. 23r, e del Tesoro, c. 50v, con l’autore e scriba–e quindi anche noi–calpestati dalla chimera (l’allegoria per Firenze) o dal cavallo. Nel Tesoro, nell’Officiolum,*69 nei Documenti d’Amore, ed anche nel rilievo della tomba, scolpita da Tino da Camaino, c’è la Morte che scherza e gioca, sia scritta e dipinta su pergamena sia scolpita nel marmo, con i due archi.45

Nel aspetto paleografico, i documenti notarili scritti da Brunetto stesso sono in cancelleresca (bastarda italiana); quando i manoscritti di Brunetto sono di solito in littera textualis. Molti di Li Livres dou Tresor in francese usano gli stessi caratteri italiani, non la gotica francese. I manoscritti di Brunetto curato in questo libro, la Rettorica (BNCF, II.IV.127, che include il Fiore di filosofi), il Tesoretto (BML Strozzi 146), il Tesoro (BML Plut. 42.19), sono trascritti in bellissimi caratteri rotondi della littera textualis; dove si fa uso anche dei capitali gotici (come nella Commedia trivulziana), e nel Tesoretto e nel Tesoro, di piccole maiuscole su sfondi gialli, mentre le maiuscole grandi sono colorate a turno di rosso e d’azzurro. Tutti questi manoscritti sembrano di essere dallo scriba Ser Franciscus ser Nardi de barberino, o dalla sua officina come quelli dei «Danti del Cento».

*70Teresa De Robertis dimostra che lo scriba Franciscus de Barberino utilizzò sia i caratteri cancellereschi, sia quelli della libraria bolognese (o littera textualis).46

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Si vede che l'esempio della libraria qui presentato assomiglia innegabilmente ai caratteri nei manoscritti della Rettorica (BNCF II.IV.127), del Tesoretto (BML Strozz. 146), e del Tesoro (BML Plut. 42.19) di questo libro. *71 Lo scriba, Ser Franciscus ser Nardi de barberino, usava i caratteri cancelleresca,*72 che non sono quelle del notaio, Ser Franciscus Neri de Barberino. E si serviva, nei suoi manoscritti, anche dei caratteri della littera textualis*73 e dei capitali (o maiuscole o lettere iniziale) gotici, oltre ad altre maiuscole con una sottofondo giallo, in molti manoscritti.*74-75 Forse scelse di usare la cancelleresca per la maggioranza dei manoscritti dell’opera dantesca, i «Danti del Cento», perché Dante stesso sembra abbia usato i caratteri cancellereschi: «fu ancora scrittore perfetto, ed era la lettera sua magra e lunga e molto corretta, secondo io ho veduto in alcune epistole di sua mano propria scritte», osservò Leonardo Bruni.47 La cancelleresca si trovi anche nelle due copie firmate da Franciscus de Barberino di Boezio volgarizzato.48

Abbiamo almeno dei suoi manoscritti della Commedia: Milano, Trivulziano 1080 (1337, Ser Franciscus ser Nardi de barberino . vallis pese curie summe fontis scripsit hunc/ librum sub anno domini M° ccc° xxx° vij°), miniature, «Maestro delle effigi domenicane»; Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Palatino 313, miniature, Pacino di Bonaguida; New York, Pierpont Morgan, 289, miniature, Pacino di Bonaguida; Biblioteca Medicea Laurenziana, Gaddiano. 90 sup. 125, (1347, fn/franciscus Ser nardi me scripsit in florentia Anno domini mccc xlvij); Strozziano 152.49 A questi cinque manoscritti Teresa De Robertis ne aggiunge: Archivio di Stato Modena, Letterati b. 17b. Aggiungo, anche: Bruxelles, Bibliothèque Royale Albert Ier, 14614-14616, con la Commedia di Dante e il Tesoretto di Brunetto. Questo due manoscritto condivida gli stessi commentari di Jacopo Alighieri e Busone da Gubbio con il Trivulziano 1080 e il Palatino 313.50 Forse costituiscono sette dei «Danti del Cento» della Commedia che avrebbe trascritto questo scriba o la sua officina.

Così Ser Franciscus ser Nardi de barberino e la sua officina (che comprenda anche copisti /prigionieri pisani nelle Stinche, BNCF Magl. XXIII.127, BML Plut. 42.23), utilizzavano una varietà di caratteri, dalle bellissime maiuscole gotiche nel Tesoretto, nella Rettorica e nella Commedia Trivulziana, alla cancelleresca nella Commedia Trivulziana, dall'elegante libraria nell’Officiolum e nel Tesoretto, alla littera textualis nel Tesoro, nella Rettorica e nell'indice dei Documenti d'Amore, e al carattere piccolo, un po’ trascurato o affrettatamente rozzo nelle didascalie per le miniature in grisaille del Tesoretto, per indicare la rubricazione in varie manoscritti, e per le colonne a commento dei Documenti d'Amore del Vat. Barb. Lat. 4076.

Queste sono le prove, credo, che ser Franciscus ser Nardi de barberino fosse sia autore che scriba e capostipite di una officina responsabile per le opere del maestro Brunetto Latino e per il «Danti del

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Cento» del co-allievo Dante Alighieri, fino alla Pesta di 1348, come prima di lui erano Brunetto Latino e Alfonso el Sabio. Egli funzionava come loro esecutore letteraria di Brunetto e di Dante per la loro re-abilitazione a Firenze.

III. DANTE ALIGHIERI (1265-1321):*76

Uando Franciscus de Barberino aveva illustrato la terza parte del Tesoro, raffigurando Brunetto che insegna la Rettorica di Cicerone, egli dipinse il suo maestro in lucco rosso ed ermellino,

Dante vestito di blu con il libro in grembo e sé stesso, accanto, in abito grigio, in quanto tutti e due erano allievi di Brunetto.*77 Similmente, nei manoscritti della Commedia, che non sono dall’officina di Franciscus de Barberino, Virgilio è spesso vestito di rosso ed ermellino, Dante, nell’azzurro dell’apprendista, quasi fosse l’apprendista del negromante che era il Virgilio medievale di Domenico Comparetti,51 come un Pinocchio e un Geppetto per Carlo Collodi. (Nei manoscritti dall’officina di Franciscus, Dante invece è in rosa, come di solito è Franciscus.) Se leggiamo la Commedia in questo modo, troveremo che Dante commette i sette peccati mortali, ciascuno nel girone apposito–e noi con lui–e che poi siamo, con lui, tutti salvati. Dante scherza («più ridon le carte», Purgatorio XI.82). Non è il Dante, giudice severo, della statua in Piazza Santa Croce, ma il nostro monello co-allievo.

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Dante sta a Brunetto, come, nel Tesoro, Carlo stava a Brunetto; e coi due, Brunetto adotta il «tu», nel Tesoro, rivolgendosi a Carlo, e nella Commedia quando si rivolge a Dante–come faceva Aristotele con Alessandro.*78 Nell’Inferno XV, invece di rappresentare Brunetto in cattedra, togato, lo dipinge nudo, in fuga, sotto al suo allievo vestito, fermo;*79 un po’ come Alessandro avrebbe obbligato Aristotele, il suo maestro, a girare per il cortile a carponi, cavalcato da Fillide, osservato dal suo allievo, che lo deride. (Questa scena è già nel manoscritto del Trésor di Brunetto a Carpentras, Bibliothèque Municipale 269, come in un aquamanile nel Metropolitan Museum, New York.) Le fiamme, che cadono su Brunetto, sono anche loro prese dal Roman d’Alexandre. Nel «Bestiario» del Tesoro, Brunetto descrive i basilischi ed i serpenti visti da Alessandro nel Roman d’Alexandre, come Dante descriverà nell’Inferno XXIV.79-XXVI.12. Nell’Inferno XV, Dante ha messo in bocca non soltanto il nome giusto «Brunetto Latino» (32), all’inizio, ma anche, «Sìeti raccomandato il mio Tesoro» (119), dopo che i due hanno parlato «del monte e del macigno» (63) di Fiesole, la città d’origine, Fiesole/Lastra, di Brunetto. E’ un poema pedagogico, nel quale Dante, come Carlo, come Alessandro–e come noi–impariamo da Aristotele, da Alfragano, da Virgilio, da Brunetto, da Chirone, da Catone, da Beatrice. Quali cose insegnò Brunetto Latino a Carlo D’Angiò, Guido Cavalcanti, Dante Alighieri, Franciscus de Barberino ed a noi? Il «Buon Governo» composto dalla Retorica di Cicerone, l’astronomia di Alfragano, l’Etica Nicomachea di Aristotele, di cui Dante fece uso per la struttura della Commedia.*80 Materiale venuto dalla Spagna, che aveva appreso dal re Alfonso el Sabio, il nuovo Salomone, alla corte dell’Alcazar di Siviglia, dove godevano grande considerazione gli studiosi arabi ed ebrei. In Toscana, si conoscevano già Cicerone e Virgilio, ma non Alfragano o Aristotele.

La Commedia è, inoltre, profondamente interconnessa, dall’inizio alla fine, con il Tesoretto e con il Tesoro. Dante, che smarrisce la diritta via nell’Inferno I.1-3 e XV.49-51, richiama Brunetto, che si perde lungo la Francigena, al Passo di Roncisvalle, nel Tesoretto 186-190, avendo appreso la notizia del suo esilio da Firenze, dopo Montaperti (un luogo pure attraversato da Guido Cavalcante quando compie il suo pellegrinaggio a Compostela, secondo quanto scrive Dino Compagni, I 20; Dante, in quanto Priore, 15 giugno-15 agosto, 1300, bandì il suo nemico Corso Donati, guelfo nero, ed il suo amico Guido Cavalcanti, guelfo bianco, suo compagno nell’adozione del «dolce stil nuovo», causandone la morte il 29 agosto 1300, l’anno fornito da Dante come l’anno in cui situò il pellegrinaggio penitenziale della Commedia). Poi, le pagine raccolte e rilegate in un unico volume

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nel Paradiso XXXIII.85-87, si contrappongono alle paure di Brunetto, che teme che le pagine del suo Tesoretto, 105-112, siano strappate, gettate via e bruciate dai suoi scolari.

Il Tesoro presenta un’educazione universitaria ed enciclopedica, con il trivio e il quadrivio - riuniti entro le pagine di un unico libro–e ci insegna la grammatica, la logica, la retorica, l’aritmetica, la geometria, l’astronomia, la musica, la storia, la geografia, l’economia, l’ecologia, la zoologia, l’etica, la politica e la Regina delle Scienze–la Teologia. La Commedia fa altrettanto. Nelle pagine della Rettorica, del Tesoro e del Tesoretto, troviamo Babilonia collocata in Egitto;52 troviamo giganti, come Nembrot e Golia*81 (l’immagine di Golia è spaparanzata su una grande parte della pagina); troviamo i quattro fiumi del Paradiso, troviamo Boezio, lo Pseudo-Dionigio, Clitennestra, Oreste, Paride, Ovidio, Tolomeo, Davide, Salomone, Aristotele, Alessandro, Ulisse, Catilina, Cicerone, Cesare, Catone, Pompeo, Cornelia, Terenzio, Virgilio, Enea, il re Artù, Tristano, Isotta, Fiesole e Firenze, la geografia dell’Europa e del mondo, i libri della Bibbia, Carlo d’Angiò, Federico II, Manfredi, Corradino, tondi, cerchi, gironi, fiumi, sorgenti, pozzi, mari, l’Oceano, le maree, le colonne di Ercole; troviamo, nelle miniature del «Bestiario» di Franciscus, il Menticore («MEnticore e un'altra bestia in quel paese medesimo. con faccia d'uomo. |E colore di sangue. et occhi gialli e corpo di leone. e coda di scarpione....ma sopra tutte uiuande/ama la carne dell'uomo»*81 a c.39rb) che è il Gerione dell’Inferno XVI-XVII e la chimaera di Firenze nell’Officiolum;*82 troviamo i serpenti del Tesoro, che scivolano fra le righe, dell’Inferno XXV-XXVI;*83 troviamo gli stormi di uccelli, come cicogne, gru, oppure rondini (la rondine che non fa primavera dell’Etica Nicomachea 1.7 di Aristotele e nel Convivio); troviamo la Serena nel Tesoro e nel Purgatorio XIX; troviamo le sette stelle che sono i pianeti, e il gioco ai dadi. Troviamo tutta questa cornucopia, questa paideia, di nuovo nelle pagine della Commedia.

Geograficamente, i nostri soggetti erano prima a Firenze, poi Brunetto in esilio in Spagna, in Francia a Montpellier e Arras, e forse in Terra Santa, Dante Alighieri e Franciscus de Barberino nel Veneto, a Verona, Ravenna, Padova, Treviso, Franciscus anche ad Avignone, Carpentras, Parigi, Picardia e Navarra. Il Tesoro laurenziano mostra lo stesso testo che ha l’editio princeps, stampato a Treviso nel 1474, chiaramente copiato da un manoscritto gemello, lasciato lì da Franciscus de Barberino, notaio a Treviso per Corso Donati, podestà. Nel Tesoro, nel manoscritto laurenziano e*84

nell’editio princeps trevigiano, dopo l’inizio, le parole indirizzate a Carlo d’Angiò, lo definiscono prima «amico» e quindi «nemico». Similmente, i manoscritti BML Plut. 42.20 e BAV Chig.II.VI.210, forse trascritti dalla mano di Dante Alighieri, furano i prototipi per il Guarneriano 238 di San Daniele del Friuli, vicino a Treviso/Udine.53*85 Il figlio di Dante, il giudice Pietro Alighieri, fu sepolto nella chiesa di San Francesco, pure a Treviso, mentre suo padre riposa nella chiesa di San Francesco a Ravenna.54

CONCLUSIONE*86

«Sìeti raccomandato il mio Tesoro nel qual io vivo ancora» Dante, Inferno XV 119-120

Er questo presento l’edizione in facsimile dei manoscritti a Firenze di Brunetto Latino: la Rettorica, il Tesoretto e il Tesoro, preceduta da una biografia creata dei documenti che

Brunetto scrisse in latino, francese e italiano, accompagnato da un DVD, con più facsimili pensando che potrebbe essere utile a lettori comuni ed a studiosi. Credo che questi manoscritti: BNCF II.IV.127 della Rettorica, BML Strozz. 146 del Tesoretto, e BML Plut. 42.19 del Tesoro, siano trascritti da Franciscus de Barberino, Francesco da Barberino (o almeno nella sua officina), che fu co-allievo, con Guido Cavalcanti e Dante Alighieri, presso la scuola di Brunetto Latino.

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Un altro manoscritto del Tesoro, che includo, in facsimile digitalizzato è il BNCF II.VIII.36 (DVD4), scritto negli anni 1285-1286, quando Dante Alighieri aveva venti anni, Guido Cavalcanti, trenta- venti-sette anni. Poi il BNCF Magl. VIII.1375 del Tesoro (DVD6) che include la storia dei «Vespri Siciliani» nella forma più completa. Ultimamente c’è il facsimile e la trascrizione dell’editio princeps del Tesoro, Treviso, Flandrino, 1474 (DVD9).

Nessuno dei manoscritti del Tesoro, salvo uno di data tarda, è ascritto a Bono Giamboni. A Firenze, troviamo 25 manoscritti del Tesoro in italiano, e soltanto uno, il BML Ashburnhamiano 125, in francese. Mi sembra chiaro che Guido Cavalcanti, Dante Alighieri e Franciscus de Barberino abbiano studiato il Tesoro, dettato loro da Brunetto Latino in italiano, non Li Livres dou Tresor nella versione francese.

In conclusione, propongo che Ser Franciscus ser Nardi de barberino . vallis pese (Barberino essendo sullo spartiacque fra Val di Pesa a Val d’Elsa), fu allievo di «Ser» e «Maestro» Brunetto Latino con Dante Alighieri; fu notaio a Padova mentre Giotto di Bondone dipingeva la Cappella Scrovegni; fu notaio per Corso Donati podestà a Treviso e lì commissionò l’affresco sull’allegoria della «Giustizia» nel palazzo vescovile nel 1308; poi a Firenze, credo, commissionò i ritratti, nell’affresco nel Bargello, di Antonio D’Orso, Brunetto Latino, Corso Donati, Dante Alighieri, i morti, e di se stesso, inginocchiato, in vita, in rosa, dal pittore Giotto, nel 1322; e nello stesso anno commissionò la tomba del vescovo Antonio d’Orso da Tino da Camaino; e che egli trascrisse manoscritti importantissimi della Commedia di Dante Alighieri, e della Rettorica, del Tesoretto, del Tesoro del loro maestro, Brunetto Latino; oltre che delle proprie opere: I Documenti d'Amore, Reggimento o Costumi delle donne, Officiolum–e anche, forse, Il Fiore.

APPENDICE CHE SI TROVA NEL DVD

DVD1: PowerPoint, «Il Buon Governo», con le immagine per questo saggio; DVD2, Il Tesoretto; DVD4, «Cosmografia» nei Tesoro MSS; DVD5, «Rettorica» e Tesoro MSS; DVD6, «Vespri Siciliani», Tesoro, BNCF Magl. VIII.1375, Michele Amari, Altre Narrazione; DVD9, Tesoro, editio princeps, Treviso, 1474; DVD11, Documenti d’Amore, 1640, Reggimento delle Donne, 1815.

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NOTE

J.B. HOLLOWAY, Twice-Told Tales: Brunetto Latino and Dante Alighieri, Berna, Peter Lang, 1993, nel quale ho scelto di chiamarlo «Brunetto Latino», il nome che usava per sé stesso (in latino, Burnectus Latinus), la forma adoperata anche da Dante (Inferno XV.32—e non il moderno «Brunetto Latini». Faccio lo stesso con Franciscus de Barberino, invece di «Francesco da Barberino». [Le immagini, come *1-2, si trovano nel DVD1: BuonGoverno.ppt]Manoscritti consultati sono: Alfonso X el SABIO, Las Cantigas de Santa Maria, BNCF, Banco rari 20; Brunetto LATINO, Tesoretto, BML Strozz. 146; Tesoro, Plut. 42.19, consultabile a http://www.bmlonline.it/, poi Teca digitale, poi Plut.42.19; BNCF II.VIII.36 (Guido Cavalcanti); Magl. VIII.1375 e Ricc 2221 (Vespri Siciliani); Rettorica, II.IV.127; Documenti, Archivio di Stato di Firenze, ecc; Dante ALIGHIERI: Commedia, BTriv 1080; Commedia, BL Yates-Thompson 36, http://www.bl.uk/catalogues/illuminatedmanuscripts/record.asp?MSID=6468, ecc.; Francesco de BARBERINO: Documenti d’Amore, BAVat Barb. lat. 4076: http://digi.vatlib.it/view/MSS_Barb.lat.4076; Il Fiore. Montpellier, Ecole de Médecine H 438, consultabile a http://romandelarose.org/#read;MontpellierH438; Cecco d’ASCOLI, Acerba, BML Plut. 40.52, consultabile a http://www.bmlonline.it/, poi Teca digitale, poi Plut.40.52, testo a http://www.classicitaliani.it/index134.htm; Il Libro del Biadaiolo; BML, Tempi 3, «Maestro delle effigi dominicane». Prime edizioni consultate per questo saggio sono: B. LATINO, Il Tesoro, Treviso, Flandrino, 1474 (DVD9); B. LATINO, Il Tesoretto, a c. di F. UBALDINI, Roma, Grignani, 1642; Francesco da BARBERINO, I Documenti d’Amore, a c. di F. UBALDINI. Roma, Mascardi, 1640 (DVD11).2 Lastra, via Bolognese, Fiesole: http://www.archeogr.unisi.it/repetti/dbms/sk.php?id=2374.3 R. DAVIDSOHN, Storia di Firenze, trad. di G. B. Klein, Firenze, Sansoni, 1957; C. PAOLI, Il Libro di Montaperti, Firenze, FirenzeLibri, 2004; R. STOPANI, “L’Aguato” di Montaperti, Firenze: Editoriale gli Arcipressi, 2002; Twice-Told Tales, pp. 317-85.4 R. Mac CRACKEN, The Dedication Inscription of the Palazzo del Podestà in Florence, Firenze, Leo Olschki, 2001 (DVD10.1).5 J.B. HOLLOWAY, Alfonso el Sabio, Brunetto Latini y Dante Alighieri, in Encrucijada de culturas: Alfonso X y su tiempo: Homenaje a Francisco Márquez Villanueva, a c. di E. González Ferrín, pp. 441-470. Inizialmente, Brunetto usò il testo latino di Ermanno il Tedesco, che si procurato in Spagna e che aveva tradotto in francese per Li livres dou Tresor (J. FERREIRO ALEMPARTE, Hermann el Alemán, traductor del siglo XIII en Toledo, in «Hispania Sacra: Revista de Historia Ecclesiástica» 3XXXV, 1983, pp. 9-56); mentre in seguito usò quello di Taddeo Alderotti nella versione italiana dell’Etica—il Tesoro II. Taddeo Alderotti, a sua volta, dedicò Sulla conservazione della salute a Corso Donati nel 1293. http://www.bml.firenze.sbn.it/Diaita/schede/scheda19.htm, BML Conventi soppressi 148/2 Zibaldoni Andreini.6 A.M. ROMANINI, Arnolfo di Cambio e lo “stil novo” del gotico italiano, Milano, Ceschina, 1969; Arnolfo alle origini del Rinascimento fiorentino, a c. di E. Neri Lusanna, Firenze, Pagliai Polistampa, 2005, 1.10. 7 Twice-Told Tales, pp. 364-381; M. AMARI, Altre narrazioni del Vespro siciliano scritte nel buon secolo della lingua, Milano: Hoepli, 1887, pp. 80, 82 (DVD6).8 «Et non solum docebat Dantem, sed et alios iuvenes florentinos; unde multos fecit magnos eloquentes et morales», Benvenuti Rambaldis de Imola Comentum super Dantis Aldigherij Comoediam, a c. Lord Vernon, 1887, in La Divina Comedia nella figurazione artistica e nel secolare commento, Inferno, a c. Guido BIAGI, Torino, UTET, 1924, p. 111. 9 Twice-Told Tales, pp. 385-403.10 H. WIERUSZOWSKI, Brunetto Latini als Lehrer Dantis und der Florentiner (Mitteilungen aus Cod. II.VIII.36 der Florentiner National Bibliothek), in «Archivio Italiano per la Storia della Pietà», II, 1959, pp. 179-98. 11 G. CAVALCANTI:

Una figura della Donna mias’adora, Guido, a San Michele in Orto,che, di bella sembianza, onesta e pia,de’ peccatori è gran rifugio e porto.

E qual con devozion lei s’umilìa,chi più languisce, più n’ha di conforto:li ’nfermi sana e’ domon’ caccia viae gli occhi orbati fa vedere scorto.

Sana ’n publico loco gran langori;con reverenza la gente la ’nchina;d[i] luminara l’adornan di fòri.

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La voce va per lontane camina,ma dicon ch’è idolatra i Fra’ Minori,per invidia che non è lor vicina.

G. VILLANI, Cronica II VII CLV, Roma, Multigrafica Editrice, 1980, sui miracoli dal 3 luglio 1292.12 F. UBALDINI, Vita di Messer Francesco Barberino, in I Documenti d’amore, Roma: Vitale Mascardi, 1640 (DVD11). 13 Twice-Told Tales, pp. 169-169.14 G. VILLANI, Cronica II VI LVII; Twice-Told Tales, p. 31.15 V. IMBRIANI, Dimostrazione che Brunetto Latini non fu maestro di Dante, in «Giornale napoletano di filosofia e lettere», A VII, 1878, pp. 1-24, 169, 198, fornendo prove false, per dimostrare che Brunetto non era il maestro di Dante, asserendo che esisteva un documento del 1269: «Ego Brunectus de Latinis notarius necnon scriba consiliorum comunis Florentinae», che non è possibile in tale periodo, in quanto faceva riferimento ad un documento di data diversa e relativo ad un altro momento della carriera di Brunetto; si accorderebbe con 58, datato 23 ottobre 1273. Invece, Chiose anonime, Anonimo fiorentino, Jacopo della Lana, Benvenuto Rambaldi da Imola, Frate Guido da Pisa, Giovanni Boccaccio, Cristofero Landino, Leonardo Bruni, tutti s’accordano che Brunetto Latino era maestro di Dante Alighieri, in particolare nella astrologia; Benvenuto Rambaldi anche osserva: «Et non solum docebat Dantem, sed alios iuvenes florentinos»: La Divina Commedia nella figurazione artistica e nel secolare commento, a c. Guido BIAGI, Inferno, Torino, UTET, 1924, pp. 402-411. Il periodo nel quale Brunetto fu attivo a Firenze come maestro di Guido, Dante e Franciscus sia 1282-1292. I manoscritti incompleti della sua scuola con disegni sulla cosmografia si trovano in DVD4, quello di BNCF II.VIII.36, datato nel 1285-6. 16 M. CICCUTO, Francesco da Barberino: un pioniere del «Bildercodex» tra forme del gotico cortese e icone della civiltà comunale, in «Letterature & Arte», IX, 2011, pp. 83-95; D. BLUME Francesco da Barberino: The Experience of Exile and the Allegory of Love:http://www.kunstgeschichte.uni-jena.de/kskmedia/Blume_Daten/Francesco+da+Barberino_+Images+and+words+in+exile.pdfPer le miniature su Web: http://www.ziereisfacsimiles.com/officiolum-of-francesco-da-barberino 17 Nella sua recensione in GSLI, III, 1884, p. 95, sul libro Francesco da Barberino et la litterature provençale en Italie au Moyen Age di A. THOMAS, R. RENIER dice: «Quantunque in latino il titolo sia Flores novellarum, credo che in italiano si debba tradurre Fiore e non Fiori per seguire la consuetudine del tempo»; Il Fiore e il Detto d’Amore, a c. di G. CONTINI, Milano, Mondadori, 1984; a cura di P. ALLEGRETTI, Firenze, Le Lettere, 2011. E’ possibile che Francesco fosse l’autore ma non il copista del manoscritto de Il Fiore, dove i sonetti, scritti in caratteri cancellereschi (ma non come quelli di Francesco de Barberino nella Commedia trivulziano), accompagnano, in italiano, il testo francese del Roman de la Rose scritto in caratteri litterae textualis. Ho consultato il manoscritto, ora a Montpellier, custodito nella Facoltà di Medicina (H438), che prima, però, era a Padova, da lì acquistato da Etienne Bouhier nel 1611, poi portato a Dijon, poi a Troyes e, finalmente, a Montpellier. Ricordiamo che Francesco de Barberino fu presente a Padova allo stesso tempo in cui, tra il 1304 ed il 1305, Giotto dipingeva gli affreschi nella Cappella Scrovegni, e, nel 1306, Dante era presente. 18 http://digi.vatlib.it/view/MSS_Barb.lat.407619 F. VILLANI, «Francesco da Barberino», Cronica, Roma, Multigrafica Editrice, 1980, VI.36-39; Francesco da Barberino, I Documenti d’Amore (DVD11). 20 A. THOMAS, Francesco da Barberino et la littérature provençale en Italie au Moyen Age, Paris, Thorin, 1883, p. 2; Lettres latines inédites de Francesco da Barberino, «Romania», XVI, 1887, pp. 73-91. 21 C. GUIMBARD, Recherches sur la vie publique de Francesco da Barberino, «Revue des études italiennes», 28, 1982, p. 5-39. Trovo che i riferimenti ai documenti di Davidsohn siano sempre giusti ma quelli di Thomas e di Guimbard sono alquanto dubbi. 22 M.C. PANZERA, Francesco da Barberino tra Andrea Cappellano e Averroè : Poesie, immagini, profetismo, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2016, p. 16. 23 G. LAMI, Sanctae Ecclesiae Florentinae Monumenta, Firenze, Angelo Salutata, 1758, passim, nota grande attività di «Ser Franciscus Neri» soltanto da 1297-1302. Nell’Archivio di Stato, Firenze, troviamo:

http://www.archiviodistato.firenze.it/pergasfi/index.php?opadmin=0&op=fetch&type=pergamena&id=656445 :Autore/i: Niccolò IV; Papa Notaio/i: Lapo del fu Gianni Ricevuti di Firenze; Francesco di Nero da Barberino; Manno di Banco di Ormanno Actum: presso S. Maria Maggiore, Roma. Fa parte delle pergamene Normali; cod. id. 00023516 Segnatura antica (su cartellino) 1291 Marzo 21. SS. Annunziata di Firenze Regesto in tomo 56 carta 60 R

http://www.archiviodistato.firenze.it/pergasfi/index.php?opadmin=0&op=fetch&type=pergamena&id=656454 :Autore/i: Niccolò IV; Papa Notaio/i: Lapo del fu Gianni Ricevuti; Francesco di Neri da Barberino; Manno di Banco di Ormanno Actum: presso S. Maria Maggiore, Roma. Fa parte delle pergamene Normali; cod. id. 00023517 Segnatura antica (su cartellino) 1291 Marzo 21. SS. Annunziata di Firenze Regesto in tomo 56 carta 60 R

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http://www.archiviodistato.firenze.it/pergasfi/index.php?opadmin=0&op=fetch&type=pergamena&id=817548 :Notaio/i: Francesco di Barberino; Giunta di Bindo di Asciano Fa parte delle pergamene Normali; cod. id. 00025522 Segnatura antica (su cartellino) 1297 Aprile 30. Certosa Regesto in tomo 55 carta 351 R

http://www.archiviodistato.firenze.it/pergasfi/index.php?opadmin=0&op=fetch&type=pergamena&id=1350632 :Autore/i: Bonifacio VIII; Papa Notaio/i: Lapo del fu Gianni di Ricevuto da Firenze; Ormanno di Banco di Ormanno; Francesco di Neri da Barberino Actum: presso S. Pietro, Roma. Fa parte delle pergamene Lunghe; cod. id. 00074729 Segnatura antica (su cartellino) 1298 Aprile 5. Piombino Regesto in tomo 86 carta 38 R

http://www.archiviodistato.firenze.it/pergasfi/index.php?opadmin=0&op=fetch&type=pergamena&id=819975 :Notaio/i: Francesco di Nero di Barberino; Giovanni di Berto di Barberino; Lapo del fu Gianni di Ricevuto da Firenze; Armaleone del fu Iacchino di Pistoia; Galvano del fu ser Orlandino di Barelia; Giovanni del fu Donato Actum: Siena Fa parte delle pergamene Normali; cod. id. 00025896 Segnatura antica (su cartellino) 1298 Aprile 11. Spedali di Prato Regesto in tomo 4 carta 162 V

http://www.archiviodistato.firenze.it/pergasfi/index.php?opadmin=0&op=fetch&type=pergamena&id=1609943 :Notaio/i: Francesco di Nero da Barberino Actum: nel palazzo vescovile, Firenze Fa parte delle pergamene Normali; cod. id. 00026266 Segnatura antica (su cartellino) 1299 Febbraio 18. Regio acquisto Menozzi Regesto in tomo 77 carta 168 V

http://www.archiviodistato.firenze.it/pergasfi/index.php?opadmin=0&op=fetch&type=pergamena&id=823601 :Notaio/i: Francesco di Neri da Barberino; Giunta di Bindo di Asciano Actum: nel coro della pieve di S. Stefano, in Campoli. Fa parte delle pergamene Normali; cod. id. 00026449 Segnatura antica (su cartellino) 1299 Agosto 10. Certosa Regesto in tomo 55 carta 351 V

http://www.archiviodistato.firenze.it/pergasfi/index.php?opadmin=0&op=fetch&type=pergamena&id=823610 :Notaio/i: Francesco da Barberino; Giunta di Brindo di Asciano Actum: nel palazzo vescovile, Firenze. Fa parte delle pergamene Normali; cod. id. 00026461 Segnatura antica (su cartellino) 1299 Agosto 22. Certosa Regesto in tomo 55 carta 352 R

http://www.archiviodistato.firenze.it/pergasfi/index.php?opadmin=0&op=fetch&type=pergamena&id=823626 :Notaio/i: Francesco di Barberino; Giunta di Brindo da Asciano Actum: nel palazzo vescovile, Firenze. Fa parte delle pergamene Normali; cod. id. 00026465 Segnatura antica (su cartellino) 1299 Agosto 25. Certosa Regesto in tomo 55 carta 352 V

http://www.archiviodistato.firenze.it/pergasfi/index.php?opadmin=0&op=fetch&type=pergamena&id=823910 :Notaio/i: Francesco di Neri da Barberino; Lapo del fu Gianni di Ricevuto Actum: nel palazzo vescovile, Firenze. Fa parte delle pergamene Normali; cod. id. 00026505 Segnatura antica (su cartellino) 1299 Settembre 25. S. Maria Novella Regesto in tomo 64 carta 53 V

http://www.archiviodistato.firenze.it/pergasfi/index.php?opadmin=0&op=fetch&type=pergamena&id=824344 :Notaio/i: Francesco di Neri da Barberino; Lapo del fu Gianni di Ricevuto da Firenze Actum: nel palazzo vescovile, Firenze. Fa parte delle pergamene Normali; cod. id. 00026511 Segnatura antica (su cartellino) 1299 Ottobre 3. S. Ambrogio di Firenze Regesto in tomo 76 carta 183 R

Il padre (olim Neri) è morto fra ottobre 1299-febbraio 1300

http://www.archiviodistato.firenze.it/pergasfi/index.php?opadmin=0&op=fetch&type=pergamena&id=1612818 :Notaio/i: Francesco del fu Neri da Barberino; Lapo del fu Giovanni di Ricevuto Actum: nel palazzo vescovile, Firenze. Fa parte delle pergamene Normali; cod. id. 00026903 Segnatura antica (su cartellino) 1300 Febbraio 27. Cestello Regesto in tomo 38/I carta 187 V

http://www.archiviodistato.firenze.it/pergasfi/index.php?opadmin=0&op=fetch&type=pergamena&id=1526564 : Notaio/i: Francesco di Neri da Barberino; Benedetto di maestro Martino Actum: nel palazzo vescovile, Firenze. Fa parte delle pergamene Lunghe; cod. id. 00074765 Segnatura antica (su cartellino) 1300 Marzo 17. s. Trinita Regesto in tomo 55 carta 302 V

http://www.archiviodistato.firenze.it/pergasfi/index.php?opadmin=0&op=fetch&type=pergamena&id=1526545 :Autore/i: Bonifacio VIII; Papa Notaio/i: Francesco di Neri da Barberino; Lapo del fu Gianni Ricevuti da Firenze Actum: in Laterano; nel palazzo vescovile, Firenze. Fa parte delle pergamene Lunghe; cod. id. 00074767 Segnatura antica (su cartellino) 1300 Aprile 18. s. Maria Novella

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http://www.archiviodistato.firenze.it/pergasfi/index.php?opadmin=0&op=fetch&type=pergamena&id=740794 :Notaio/i: Francesco di Neri da Barberino Actum: nel palazzo vescovile, Firenze. Fa parte delle pergamene Normali; cod. id. 00027110 Segnatura antica (su cartellino) 1300 Agosto 16. Cestello Regesto in tomo 38/I carta 190 R

http://www.archiviodistato.firenze.it/pergasfi/index.php?opadmin=0&op=fetch&type=pergamena&id=1616605 :Notaio/i: Francesco di Neri da Barberino; Benedetto di maestro Martino Actum: nel palazzo vescovile, Firenze. Fa parte delle pergamene Normali; cod. id. 00028149 Segnatura antica (su cartellino) 1302 Maggio 7. Mercatanti Regesto in tomo 6 carta 16 V

24 Archivio Segreto Vaticano 60, 319; F. UBALDINI; A. THOMAS, p. 21-22, 28.25 C. DE HAMEL, A History of Illuminated Manuscripts, Oxford, Phaidon,1986, p. 143-44; V. BORGHINI, Lettera intorno a’ manoscritti antichi, in Opuscoli inediti o rari di classici o approvati scrittori, raccolti per cura della Società poligrafica italiana, Firenze, 1844, 123-24; U. MARCHESINI, I Dante del Cento, in BSDI, II-III, 1890, pp. 21-42; Ancora dei Danti del Cento, in BSDI, IV, 1890, 19-26: G. PETROCCHI, Dante Alighieri, La Commedia secondo l’antica vulgata, I. Introduzione (Milan: Mondadori, 1966), pp. 289-313.26 La Divina Commedia nella figurazione artistica e nel secolare commento , a c. di G. BIAGI, Torino, UTET, 1924, pp. 399-416: «Ch.V. L’A finge ch’egli trovasse certi ispiriti, fra’ quelli conobbe lo spirito di ser Brunetto Latini che fu fiorentino e valentissimo uomo in assai scienze, e fece quel libro che si chiama Il Tesoro ch’é delle più belle cose del mondo; e fu già tempo ch’elli fu maestro di D. », ecc.; A scuola con ser Brunetto. Indagini sulla ricezione di Brunetto Latini dal Medioevo al Rinascimento, a c. di Irene Maffia Scariati, Firenze, SISMEL, 2008.27 G. BISCARO, Francesco da Barberino al seguito di Corso Donati, «Nuovi studi medievali», I, 1923-24, pp. 255-262; Dizionario Biografico: «Chiamato come podestà a Treviso per il primo semestre del 1308, gli venne volentieri concesso il permesso, giacché la prospettiva di liberarsi della sua presenza per qualche tempo “placuit omnibus quasi”», (Consigli della Repubblica, p. 352)»; N. APPLAUSO osserva che «il legame tra Francesco da Barberino, Corso Donati (e indirettamente Brunetto Latino) con la città di Treviso potrebbe anche essere legato al Canzoniere di Niccolò de Rossi [BAVat Barb. lat. 3953] che indubbiamente nella sua struttura glossata e i vari riferimenti politici/poetici potrebbero in qualche modo collegarsi al Tesoro di Brunetto che Francesco da Barberino aveva donato all'allora podestà Corso Donati e una copia doveva essere rimasta a Treviso e potrebbe essere caduta tra le mani di Niccolò».28 F. UBALDINI, prefazio a Francesco da BARBERINO, in I Documenti d’Amore, Roma, Mascardi, 1640: «Ordino altresì in Treuigi, secondo il suo disegno la pittura della Giustizia, della Misericordia, e della Coscienza nella sala del Vescovado, perche quegli, che quiui giudicaua, hauesse alle dipinta cose particular riguardo» (DVD11). 29 E. FENZI, Ancora a proposito dell’argomento barberiniano (una possibile eco del «Purgatorio» nei «Documenti d’Amore» di Francesco da Barberino), «Tenzone», VI, 2005, pp. 97-119; F. BRUGNOLO, Le terzine della Maestà di Simone Martini e la prima diffusione della Commedia, «Medioevo romanzo», XII, 1987, pp. 135-154.

Li angelichi fiorecti, rose e gigli,Onde s'adorna lo celeste prato,Non mi dilettan più che i buon consigli. Ma talor veggio chi per proprio statoDisprezza me e la mie tera inganna:E quando parla peggio è più lodato: Guardi ciascun cui questo dir condana.Responsio Virginis ad dicta santorum:Diletti miei, ponete nelle menti Che li devoti vostri preghi onestiCome vorrete voi farò contenti,Ma se i potenti ai debili fien molesti Gravando loro o con vergogna o danni,Le vostre orazion non son per questiNé per chiunque la mia terra inganni

30 Archiv. vescov., Fiesole, 1322, cc. lxxvi-lxxxi: dominus Franciscus de Barberino. 31 D. GOLDIN, Testo e immagine nei “Documenti d'Amore” di Francesco da Barberino, «Quaderni d'italianistica», I, 1980, pp. 125-138; J. ELLIOTT, The Judgement of the Commune: The Frescoes of the Magdalen Chapel in Florence, «Zeitschrift für Kunstgeschichte», LXI, 1998, pp. 509-519.32 G. VASARI ha scritto: «Il quale fra gl’altri ritrasse, come ancor oggi si vede, nella capella del palagio del podestà di Firenze, Dante Alighieri coetaneo et amico suo grandissimo, e non meno famoso poeta, che si fusse ne’ medesimi tempi Giotto pittore .... Nella medesima capella è il ritratto, similmente di mano del medesimo, di ser Brunetto Latini maestro di Dante, e di messer Corso Donati gran cittadino di que’ tempi». La seconda figura alla sua sinistra, non la prima, concorda con altre immagini di Brunetto Latino, quello, accanto a Dante, è Corso Donati.

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33 Brunetto LATINI, Tresor, a cura di Pietro G. BELTRAMI, Paolo SQUILLACIOTTI, Plinio TORRI e Sergio VATTERONI, Torino: Einaudi, 2007.34 T. ANTOINE, Lettres latine inédites de Francesco de Barberino, R, XVI, 1887, pp. 73-91, 571-72.35 Cecco d’ASCOLI, Acerba, BML Plut. 40.52, consultabile a http://www.bmlonline.it/, poi Teca digitale, poi Plut.40.52, testo a http://www.classicitaliani.it/index134.htm; miniatore del manoscritto, Pacino di Bonaguida, che ha anche illustrato la Regia Carmina per Convenevole da Prato, maestro di Petrarca, il libro presentato, 1335-1340, da Prato al re Roberto d’Angiò, http://www.bl.uk/catalogues/illuminatedmanuscripts/record.asp?MSID=7789&CollID=16&NStart=60509, e, dalla sua bottega, la Commedia di Dante, New York, Pierpont Morgan, 289, scriba, Ser Franciscus ser Nardo; Sara Ferrilli, Primi scavi sul Cecco antidantista nella tradizione manoscritti dell’Acerba, RStD, XVII, 2017, pp. 66-97.36 R. STOPANI spiega che Barberino è situato sulla spartiacque fra Val di Pesa e Val d’Elsa sulla via Cassia.37 D. ALIGHIERI, La Commedia: Testo critico secondo i più antichi manoscritti fiorentini, a c. di A. LANZA, Anzio, De Rubeis, 1996, p. X: «Trivulziano 1080, esemplato nel 1337 da Francesco di ser Nardo, un copista professionista scrupolosa e vigile come nessun altro. Si tratta del più antico codice datato fiorentino, di quello incomparabilmente più accurato, portatore delle lezioni migliori e con un grado di fallibilità assai meno elevato degli altri».38 Q. SKINNER, Ambrogio Lorenzetti: the Artist as Political Philosopher, in «Proceedings of the British Academy», XIX, 19 febbraio 1986, pp. 1-56; Firenze e Siena parteciparono alle trattative segrete della Lega Toscana contro la tirannide di Carlo d’Angiò, il 25 luglio 1274 a cui Brunetto fu attivamente presente, vent’ anni dopo la stesura del trattato di pace fra Firenze e Siena, stilato di pugno di Brunetto nel 1254: Archivio di Stato di Siena, 25 luglio 1274, Cons. gener. 19, c. 9v; Twice-Told Tales, pp. 88-89, 361-2.39 C.J. CAMPBELL, The Commonwealth of Nature: Art and Poetic Community in the Age of Dante, University Park: Pennsylvania State Press, 2008. Corso Donati, per esempio, era podestà di Bologna, 1283 e 1288, Padova, 1288, Pistoia, 1289, Parma, 1294, e Treviso, 1308.40 La famiglia Donati: Purgatorio XXIV 82-87, Paradiso III 106-108; M.G. BEVERINI DEL SANTO, Piccarda Donati nella storia del Monastero di Monticelli, Firenze, Pagliai, 2007.41 D. COMPAGNI, Cronica II XVIII XX, XXIV III II, XIX-XXI, a c. di G. LUZZATTO, Torino, Einaudi, 1968: http://www.classicitaliani.it/index145.htm42Il Villani illustrato: Firenze e l’Italia medievale nelle 253 immagini del ms Chigiano I.VIII.296 della Biblioteca Vaticana, a c. di C. FRUGONI, Firenze, Le Lettere, 2005, pp. 11, 196, 198, 217.43 M.G. CIARDI DUPRÈ DAL POGGETTO non crede siano del «Maestro delle effigi domenicane», Nuove ipotesi di lavoro scaturite dal rapporto testo-immagine nel “Tesoretto” di Brunetto Latini, «Rivista di Storia della miniatura», I-II, 1996-1997, pp. 89-98. Vedo in questi disegni espressivi e i loro cavalli e altri animali, un rapporto forte fra Giotto, il «Maestro del Tesoretto», il «Maestro delle effigi domenicane» e Ambrogio Lorenzetti.44 Un antifonario nel Museo del Tesoro di Santa Maria dell’Impruneta, miniata dal «Maestro delle effigi domenicane», mostra i discepoli che trasportano il corpo della Vergine, accompagnati dal canto degli angeli, una scena descritta da Brunetto Latino nel Tesoro, c. 15v:

|Et sappiate che la nostra donna mo=riò al secolo corporalmente. e portarolla li apo=stoli a seppelire ne la valle di iosaphat. facien=do si grandi canti li angeli in cielo ke non si potre=be ne dire ne contare. |Et quel canto udirono li apostoli. e molti altri per l'uniuerso mondo. |Ma poi chella fu seppellita. al terço dì li apostolinon ui trouaro el corpo suo. |Onde douemo cre=dere che domenedio la resuscito. et è collui nela gloria di paradiso

45 S. J. MACLAREN, «Or guardu tu . . . desta donna la forma»  : Francesco da Barberino’s Poetic and Pictorial Invention, Ph.D. Dissertation, Emory University, 2007; G. BOCCACCIO sembra di alludere a questo nel suo epitaffio a ser Francesco de Barberino in Santa Croce, «PERFIDA MORS OCVLOS PAVCIS DILATA DIEBVS/ STRAGE SVB AEQVALI QVAE TOTVM TERRVIT ORBEM».46 T. DE ROBERTIS, Una mano tante scritture. Problemi di metodo nell’identificazione degli autografì, in Medieval Autograph Manuscripts, Proceedings of the XVIIth Colloque du CIPL held in Lubliana, 7-10 settembre 2010, a. c. di N. Golob, Turnhout, Brepols, pp. 18-38; EAD, Teresa, Digrafia nel Trecento: Andrea Lancia e Francesco di Ser Nardo da Barberino, «Medioevo e Rinascimento», XXVI, n.s. 23, 2012, pp. 221-237. R. DAVIDSOHN, vol. IV, p. 243, fa riferimento al documento dell’ASF, Riformagione, 30 agosto 1318, «coram vobis dominus Francisco de Barberino», però è nel pugno di «Ego Bartolus filius quondam nevaldini de Barberino»; lo stesso con il documento da Camaldoli di 28 dicembre 1318: http://www.archiviodistato.firenze.it/pergasfi/index.php?op=fetch&type=pergamena&id=969941 In Christi nomine, Amen, Nos Franciscus de barberino utriusque juris doctor, licet indignus arbiter et arbitrator , Actum nel popolo di S. Firenze, Firenze, Notaii Fiuta del fu Brindo da Asciano; Bartolo del fu Nevaldino de Barberino; C.

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GUIMBARD, Recherches sur la vie publique de Francesco de Barberino, «Revue des Etudes italiennes» N.S. XXVIII, 1982, pp. 5-39; T. DE ROBERTIS gentilmente ha indicato il documento 18 febbraio 1299, di «Ego Franciscus Neri de Barberino», che non è nella mano di «Ser Franciscus ser Nardi de barberino», neanche quella dei manoscritti dei Documenti d’amore. Si veda F. PASUT, Codici miniati della “Commedia” a Firenze attorno al 1339: questioni attribuitivi e di cronologia, «Rivista di Studi Danteschi» VI, 2 (2006), pp. 379-409; EAD., Pacino di Bonaguida e le miniature della «Divina Commedia»: un percorso tra codici poso noti, in Da Giotto a Botticelli: Pittura fiorentina tra Gotico e Rinascimento: Atti del convegno internazionale, Firenze, Università degli Studi e Museo di San Marco, 20-21 maggio, 2005; EAD., Codici miniati della «Commedia» a Firenze attorno al 1330: questioni attributive e di cronologia , «Riviste di studi danteschi», VI, 2008, pp. 379-409; R. OWEN, ‘Dante’s Reception by 14th and 15th century Illustrators of the “Commedia”, «Reading Medieval Studies», XXVII, pp. 163–225.47 L. BRUNI, Della vita, studi e costumi di Dante, p. 10: Anche egli spiega, 2: «Nella puerizia sua nutrito liberalmente e dato a’ precettori delle lettere, subito apparve in lui ingegno grandissimo, e attissimo a cose eccellenti. Il padre suo Aldighieri perde’ nella sua puerizia: niente di manco, confortato da’ propinqui e da Brunetto Latini, valentissimo uomo secondo quel tempo, non solamente a litteratura, ma agli altri studii liberali si diede, niente lasciando a dietro che appartenga a far l’uomo eccellente»: http://www.classicitaliani.it/Leonardo_Bruni/Bruni_vita_Dante.htm48 I manoscritti del «Danti di Cento», che possono essere da ser Franciscus ser Nardi de BARBERINO o dalla sua officina, ecc.S.B.=Sandro Bertelli; M.B.R.=Marisa Boschi Rotiroti; T.DeR.=Teresa De Robertis; S.M.=Sonia Minutello; R.O.=Rachel Owen; F.P.=Francesca Pasut; G.P.=Gabriella PomaroBrunetto Latino (13?):Verona, Bibl. Capitolare DVIII, Li Livres dou tresor, littera textualis, miniature, in francese, [1309-1313, FB con Doge Soranzo (1240-1328), libro posseduto da Francesco Dandalo, 1258-1339, Doge, 1328, associato con Avignon, Treviso, Verona]BNCF Magl. XXIII.127, Lucano, Catilinaria, Tesoro II B, cancelleresca, carta, scritto nelle Stinche, 1338 BNCF, II.IV.127, Rettorica, littera textualis, Maestro DaddescoBML Strozz. 146, Tesoretto, littera textualis grande, giallo, Maestro del Tesoretto, Franciscus de Barberino? BML, Gadd. 4, Tesoro, littera textualis, Maestro del Tesoretto, non completa, fino a ‘unicorno’.BML Plut. 42.19, Tesoro, cancelleresca, miniatore, Maestro Daddesco, Maestro delle effigi domenicane, ecc., senza disegni astronomici. ?BML Plut. 42.23, Tesoro, littera textualis, scriba, ‘Bondi pisano’ in carcereBML, Plut. 89 inf. 41, Eusebio, Istorie, Libri Sibille, Joachim, Seneca, Vegetus, Aristotele, Etica, c.134r-144r, Et est eium expleti et translatio ex arabico in latinum. Anno incarnationis uerbi M.cc.xl.iij.Oct.die Aprilis’, Cicero, Sallustio, Lucano, in latino, littera textualis, rosso/azzurro capitoli, giallo. Tavole Eusebii fino ad 1313 [1313, FB prima a Padova, poi con Doge Soranzo].BRicc 1538. Lucano, Catilinaria, Tesoro II, ecc., littera textualis, Maestro degli Antifonarii padovani, Maestro del Graziano di Napoli, 1313 [FB prima a Padova, 1309, poi con Doge Soranzo, 1313]?BRicc 2221, Tesoro, littera textualis, disegni astronomici, S.M.BAV, Barb.lat.3984, Libro de' vizî e di virtu, littera textualis, giallo, Maestro delle Effigi domenicane, S.B.?Milano, Ambrosiano G. 75. sup., Tesoro, littera textualis, disegni astronomiciBruxelles, BAlbertIer 14614-14616, Tesoretto, cancelleresca Dante Alighieri, Commedia (60?): Officina ‘Danti del Cento’, Franciscus de Barberino (1264-1348), Pacino Bonaguida, Maestro delle Effigi domenicane, Maestro del Tesoretto, ecc. [1318-1347]:BNCF II.I.30, cancelleresca, giallo, M.B.R., S.B.BNCF II.I.32, cancelleresca, giallo, Pacino di Bonaguida F.P., S.B.BNCF II.IV.245, cancelleresca su carta, appunti di Vincenzo Borghini, commento Busone da Gubbio BNCF II.IV.587, cancelleresca, S.B.BNCF Conv. Soppr. C.III.1262, Inferno, Purgatorio, cancelleresca, M.B.R., S.B.BNCF Conv. Soppr H.VIII.1012 Inferno XXVI-XXVIII, frammento, cancelleresca, cc. 127-128, 1330? T.DeR.,F.P. S.B.Po BNCF Palatino 313, littera textualis, maiuscole rosse azzurre come Strozzi Tesoretto, piccole maiuscole gothiche, ma non FB, Pacino di Bonaguida, e il Maestro del Tesoretto (Franciscus de Barberino?) Forse l’edizione di Forese Donati ‘collazionata e rimediata del poema di Dante . . . con il raffronto di parecchi codici’, miniature includano Brunetto e di Piccarda Donati, Dante in rosa. Gaetano Poggiali ha pensato quello di Forese Donati. S.B. 1330-1331? BNCF Palatino 319, littera textualis, giallo, Pacino Bonaguida, R.O.,S.B.BNCF Varia 110, cancellerescaBML Plut. 40.11, littera textualis, giallo, Dante in rosa, ‘Explicit liber comedie Dantis ala/gherij de florentia per eum editus/ sub anno dominice incarnationis/Millessimo trecentimo. de mense mar/tii. Sole in ariete. Luna nona in libra./ Qui decessit in ciuitate rauenne in an/no dominice incarnationis Millessimo/ trecentesimo uigesimo primo die sanc/crucis de mense septembris anima cu/ius in pace requiescat ammen’. M.B.R

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BML Plut. 40.12, cancelleresca, maiuscole rosso/azzuro, giallo, Maestro delle Effigi domenicane, Dante in rosa, R.O.,M.B.R.,F.P,S.B.BML Plut. 40.14, cancelleresca, giallo, Dante azzurro, Pacino di Bonaguida, R.O., F.P.,S.B. La BML Plut. 40.16, cancelleresca, giallo, Dante in rosa, R.O.,S.B. MicrofilmBML Plut. 40.35, cancelleresca, giallo, Dante in grigio, ‘Explicit … Qui decessit’, R.O. Ga BML Gadd. Plut. 90 sup. 125, cancelleresca, giallo, in disordine, firma, 1347, R.O., T.DeR., F.P.,S.B.BML Gadd. Plut 90 sup. 127, cancelleresca, S.B.BML Strozz. 149, cancelleresca, Pacino di Bonaguida, R.O.BML Strozz. 150, cancelleresca, giallo, Pacino di Bonaguida, F.P.,S.B.BML Strozz. 151, cancelleresca, Pacino di Bonaguida, giallo, ‘Jacopo figlio di Dante allegheri de firenze il quale parla sopra tutta la commedia del decto Dante’.BML Strozz. 152, cancelleresca, giallo, 1347, miniature, R.O., F.P.,S.B.BML Strozz. 153, cancelleresca, Pacino di Bonaguida, Zodiac, Virgo throned woman, c. 30v,S.B., F.P., c. 1339Ash BML Ashb 828, scriba pisano, littera textualis, giallo, ¶ rozzi, Jacopo Alaghieri, ‘antichissimo’, Pucci, , S.B. 1335BML Ashb, 829 ‘correttissimo‘, cancelleresca, giallo,BML Ashb. 831, cancelleresca, Pacino di Bonaguida, ‘Nobile’, Pucci, Ashb. App. BML Ashb. Appendice dantesca 8, littera textualis, R.O.Ricc BRicc 1010, cancelleresca, giallo, Pacino di Bonaguida, R.O., F.P. BRicc 1025, cancelleresca, stesso scriba che Parm., M.B.R, S.B.BRicc 1033 cancelleresca, interlinear Jacopo Alaghieri, Busone da GubbioBRicc 1048, cancelleresca, giallo, M.B.RModena. Archivio di Stato letterati a. F.6.9, M.B.RMo Modena, Archivio di Stato, letterati b. 17b., cancelleresca, più rozzo, S.B.,T.DeR.Tz Milano, Trivulziano 1077, cancelleresca, Pacino di Bonaguida F.P.Milano, Trivulziano 1078, cancellerescaTriv Milano, Trivulziano 1080, cancelleresca, giallo, firma, ‘Questi sono li nomi delli uficiali e/le dignitadi delli antichi Romani; littera textualis ‘Explicit liber Commedie Dantis/ Alagherij de Florentia per eum editus/ Sub Anno dominice Incarnationis Millo/ Trecento. de mense Martij. Sole in /Ariete. Luna. .viiij. in libra.// Ser Franciscus ser Nardi de barberino Vallis/ pese curie summe fontis scripsis hunc/ librum. Sub anno domini Mcccxxxvij’, 1337, Dante coronato d’alloro, Maestro delle Effigi domenicane, S.B.,T.DeR.,F.P., 1337. Milano, BBraidense AC XIII 41 (AN XV 17) R.O., Pacino di Bonaguida, F.P.BAV Barb. Lat. 4092, cancelleresca, copista di Lau, G.P.BAV Barb. lat. 4117, littera textualis, giallo, Pacino di Bonaguida, F.P.,S.B.BAV, Chig.L.VII.292, cancelleresca, M.B.RBAV Urb. lat. 378, cancelleresca, giallo, Busone da Gubbio, R.O. BAV Vat. lat. 4776, littera textualis, giallo, miniatures La Spezia, Archivio notarile, frammento, cancelleresca, M.B.RVenezia, BMarciana It. IX.34(=6201) R.O.Venezia, BMarciana It. IX.127, cancellerescaVenezia, BMarciana It. Z 50 (4776), cancelleresca, Pacino di Bonaguida, 1347, F.P.Venezia, BMarciana It Z 51 (=4777), cancelleresca, Pacino di Bonaguida F.P Ravenna, Centro francescano, Marchesi Venturi Ginori Lisci, Cod. 46, Paradiso,1338Lo Belluno, Lolliniano 35, cancelleresca, M.B.RChieti, Monastero di S. Maria dei Miracoli, frammento, cancellerescaTreviso, BComunale 337, littera textualis, M.B.RUdine, BArcivescovile, Cod. Bartoliniano, cancellerescaParm Parma, Biblioteca Palatina, Parma 3285, cancelleresca, Maestro delle Effigi Domenicane, F.P.Fi Napoli, BGirolamini, 4.20, miniatureBruxelles, BAlbertIer, 14614-14616, cancellerescaEg Londra, British Library, Egerton 943, littera textualis, maiuscole gotiche, Maestro degli Antifonari padovani, Dante in rosa, A.P,Londra, British Library, Egerton 2628, cancelleresca, Pacino di Bonaguida, R.O., F.P., A.P.Londra, Sotheby, 1998, Paradiso frammento, cancelleresca, S.B.Windsor, Eton College Library, 112, cancelleresca, Pacino di Bonaguida, F.P.Madrid, Biblioteca Nacional, Vetrina 23.2, R.O.Parigi, BNF, It. 513, copista di Parm, G.P.Pa Parigi, BNF, It. 538, M.B.RPr Parigi, BNF, It. 539, cancelleresca, Pacino di Bonaguida, F.P.Parigi, BNF, It. 543, cancelleresca, Maestro Daddesco, F.P. Berlino, Dante Rehdiger 277, littera textualis, Maestro delle Effigi Domenicane, F.P., S.B. Ham Berlino, Hamilton 202, cancelleresca, Pacino di Bonaguida, F.P. USA, Pierpont Morgan M 289, cancelleresca, Pacino di Bonaguida, Dante in rosa, stemma degli Alighieri, R.O.

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Officina del Vat. Inizia 1355, diversa copista che Franciscus de Barberino, ma spesso con gli stessi miniatori, Maestro delle Effigi domenicane, Pacino di Bonaguida, G.P., F.P. (8): BML Plut. 40.13, cancelleresca/littera textualis, giallo, Maestro delle Effigi domenicane, Pacino di Bonaguida, F.P., G.P.1340sBNCF Banco Rari 330, cancelleresca/littera textualis, G.P., M.B.R.BNCF Pal. 314, cancelleresca/littera textualis, G.P.BNCF Conv. Soppr. C.III.1262, Paradiso, cancelleresca/littera textualis, M.B.RBRicc 1012, cancelleresca/littera textualis, giallo, scuola di Pacino, M.B.R, G.P.,S.B.Vat BAV Vat.lat. 3199, Maestro del Dante di Petrarca, cancelleresca/littera textualis, c.1335-50. G.P.BAV Barb. Lat. 3644, cancelleresca/littera textualis, G.PVenezia BMarciana It Z 55, cancelleresca/littera textualis, G.P.Cha Chantilly, Musée Condé 597, cancelleresca/littera textualis, Dante in rosa. G.P.Altre opere copiate da Franciscus de Barberino (9, T.DeR,JBH):BML 90 sup. 125, Boezio, De cons. phil. volgarizzato, cancelleresca, firma, T.DeR.BRicc. 1523, Boezio, De cons. phil. volgarizzato, cancelleresca F.N. Maestro Daddesco, T.DeR.BRicc. 1523, Commento su Boezio, littera textualis grande, S.B.,T.DeR.BRicc, 2418, Fatti dei Romani, ecc., 28 aprile 1313, FB con Doge SoranzoBNCF, Pal. 449, Aristotle, Meteor, volgarizzato, littera textualis, Maestro Daddesco, T.DeR.BNCF, II.IV.127, Fra Guidotto da Bologna, Rettorica nuova, littera textualis, Maestro DaddescoBNCF, II.IV-127, Exordij di diuerse maniere, littera textualisBNCF, II.IV.127, Fiore di filosofi e di molti savi, littera textualis, Maestro DaddescoRoma, BNC Vitt. Em. 1189, Domenico Cavalca, Vite dei santi Padri, littera textualis, firma F.N., Maestro Daddesco/Maestro delle Effigi domenicane, S.B.,T.DeR,F.P.I propri testi di Franciscus de Barberino (5 o 7): [Flores novellarum, scritto a Firenze prima di 1304 come rime per Costanza. Il Fiore MS, in cancelleresca non nella mano di FB o DA, legato con il Roman de la Rose in littera textualis, era a Padova, poi Montpellier, Facultè de Medicine H438. Detto d’Amore, BML Ashburnham 1234.]Officiolum, littera textualis grande, FB a Padova, 1304-1308 (DA a Padova, 1306), FB a Treviso, 1308 FB, DA, Epistole ad Enrico VII di Lussemburgo, 1313BAV, Barb. lat. 4076 I documenti d’amore, littera textualis [F.B. ambasciatore per il Doge Soranzo, 1309-1317]BAV, Barb. lat. 4077 I documenti d’amore, littera textualis, i propri disegniBAV, Barb. lat. 4001 Del Reggimento delle donne, spazi per disegni, 1318-1320Da altri scolai?BNCF II.IV.124 Rettorica, cancelleresca, come descriva Leonardo Bruni della mano di Dante.BRicc.2908, Tesoretto, cancelleresca, come descriva Leonardo Bruni.BML Plut. 42.20, Tesoro, cancelleresca, disegni cosmografici, come descriva Leonardo Bruni. S.M.BAV Chig. L.VI.210, Tesoro, cancelleresca, disegni astronomici, come descriva Leonardo Bruni, simile a BML Plut. 42.20, completa fino al Bestiario. S.M.BNCF II.VIII.36, Tesoro di 1286, littera textualis, non F.B., non D.A., disegni astronomici, oroscopo, possibilmente da Guido Cavalcanti, S.M.49 C. DE HAMEL, A History of Illuminated Manuscripts, Oxford, Phaidon, 1986, pp. 143-4. 50 A. D’ANCONA, in RBLI, II, 1894, pp. 43-45; U. MARCHESINI, BSDI, N.S. I, 1894, p. 143, e BSDI, II-III, settembre 1890, p. 42.51 D. COMPARETTI, Virgilio nel Medio Evo, Firenze, La Nuova Italia, 1955, 2 voll. 52 J.B. HOLLOWAY, Not Babilon, nor great Alcairo, «Milton Quarterly», XV, 1981, pp. 92-94. 53 S. MINUTELLO, La Cosmografia figurate nei codici in volgare del “Tesoro” di Brunetto Latini, Tesi, Università di Udine, 2004 (DVD5 e 10.5); C. SCALON, Libri, scuole e cultura nel Friuli medioevale, in «Membra disiecta» dell’Archivio di Stato di Udine, Padova, Antenore, 1987, su un frammento del Tesoro nell’archivio; Dante e il Friuli 1321-1921, Udine, Doretti, 1922, contiene immagini dei due manoscritti della Commedia in cancelleresca e littera textualis: https://ia802708.us.archive.org/19/items/danteeilfrili100accauoft/danteeilfrili100accauoft.pdf54 In Spagna sono molti manoscritti di Brunetto, tradotti in castigliano e in catalano. Enrique de Villena tradusse in seguito la Commedia per il marchese de Santillana. Quando Cervantes scrisse il Don Chisciotte, rovesciò le immagine dantesche, che descrivono i giganti come torri ed un mulino come il Satana dell’ Inferno, descrivendo un mulino come un gigante; e dando a Sancio Panza il ruolo di podestà della giustizia brunettiana, nella sua isola. Quando gli Aragonesi, esaudendo le preghiere della regina Costanza, presero prigioniero Carlo, figlio del re Carlo d’Angiò, invece di ucciderlo, insegnarono a lui ed alla famiglia reale aragonese il Tesoro repubblicano di Brunetto Latino, come era già successo in Castiglia alla corte di Alfonso el Sabio in Siviglia. Lo splendido manoscritto della Commedia, Yates Thompson 36, ora al British Library, fu commissionato da Alfonso V d’Aragona e I di Napoli (1396-1458). Il re Ferrante d’Aragona (1424-1494) possedeva una magnifica copia dell’editio princeps del 1474 del Tesoro trevigiano, ora nella Biblioteca Mazarine a Parigi.

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