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SCENOGRAFIA E SCENOTECNICA BAROCCA

TRA FERRARA E PAPJMA (1625J631)

Ii presente volume è stato realizzato con ii contributo di

,BORMOU ROCCO E FGLO

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GIUSEPPE ADAMI

SCENOGRAFIA E SCENOTECNICA BAROCCA

TRA FERRARA E PARMA (1625-1631)

<<L'ERMA>> di BRETSCHNEIDER

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GIUSEPPE ADAMI

SCENOGRAFIA E SCENOTECNICA BAROCCA

TRA FERRARA E PARMA (1625-1631)

© Copyright 2003 L'ERMA' di BRETSCHNEIDER via Cassiodoro, 19 - 00193 Roma

Fotografie dei codici a e a cura di Serena Eller Vainicher

ISBN 88-8265-258-0

Tutti i diritti di riproduzione anche parziale clelle irnrnagini presenti nel volume tratte da documenti provenienti dall'Archivio Privato Compagnoni Floriani di Macerata

sono riservati allAssociazione Compagrioni Floriani di Villamagna ©

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cii miei genitori

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Adami, Giuseppe Scenografia e scenotecnica barocca tra Ferrara e Parma (1625-1631) / Giuseppe Adami. - Roma: L'ER-MA di BRETSCHNEIDER, 2003. - 232 p., 64 c. da tav.: iii.; 29 cm

ISBN 88-8265-258-0

CDD 21. 792.025094544

1. Scenografia - Ferrara - 1625-1631

Scenotecnica - Ferrara - 1625-1631 3. Scenografia - Parma - 1625-1631

Scenotecnica - Parma - 1625-1631

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INDICE

PREFAZIONE . 9

CAPITOLO I I protagonisti: Pietro Paolo Floriani e Francesco Guitti ..........................11

CAPITOLO II Ii teatro e la guerra. Scenografia, scenotecnica e ingegneria militare tra Cinque e Seicento . . . 25

CAPITOLO III Gli esordi. Ii 'Teatro cli Ferrara' in San Lorenzo e le feste ferraresi del 1625 ...........39

CAPITOLO IV Le feste farnesiane del 1628 ............................................87

CAPITOLO V Ii torrieo intitolato La Contesa: Ferrara 1631 .................................117

CATALOGO ......................................................... 125

LISTA DELLE ABBREVIAZIONI ....................................... 211

BIBLIOGRAFIA....................................................... 213

INDICE DELLE TAVOLE ........................................... 225

INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI ....................................... 227

TAVOLE........................................................... 231

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PREFAZIONE

Questo saggio prende spunto da alcuni disegni teatrali contenuti in due codici inediti rinvenuti da chi scrive nell'archivio familiare deII'ingegnere militare Pietro Paolo Floriani (Macerata 1585-Ferrara 1638), ai piü noto come fortificatore di Malta1.

Dei due taccuini, qui convenzionalmente definiti codice a e codice , sono state esaminate tutte queue carte che fanno capo agli apparati scenici ideati o comunque realizzati dallo scenografo Francesco Guitti (Ferrara 1600?-1640) in vista della rappreseritazione di cinque spettacoli tenuti tra Ferrara e Parma, in un arco di tempo compreso tra ii 1625 e ii 1631.

Altri disegni, iriclusi nel codice f3 sono poi serviti a ricostruire l'aspetto del prirno teatro dell'Accademia ferrarese degli Intrepidi, situato nei pressi della chiesa di San Lorenzo, in base al restauro operato dal medesimo Guitti nd 1625.

Questi lavorO alle dipendenze del Floriani a partire dal 1629, allorquarido il maceratese, in qua-litâ di Ingegnere Supremo dello Stato Pontificio e Governatore delle Arrni dell'Umbria, fu incaricato di portare a termine la fabbrica della fortezza di Ferrara.

Proprio la consuetudine e l'intesa stabilite tra i due personaggi, motivarono la redazione di que-sti due quaderni di appunti teatrali, scampati all'incuria del tempo e soprattutto sopravvissuti al gelo-so riserbo con cui i tecnici teatrali hanno da sempre custodito le loro realizzazioni, al fine di proteg-gere col segreto Ia meraviglia indotta dai macchinismi da loro stessi ideati.

Entrambi i codici sono attribuibili alla mano del Floriani, fatta eccezione per due carte quasi sicu-ramente ascrivibili al Guitti. Ii termine ante quem non per la redazione del codice a è quello del 1628, per ii codice esso risale invece al 1631.

Particolare rilievo, determinato dalla loro stessa farna, assumono gli allestimenti di tre spettacoli illustrati in entrambi i codici. I prirni due sono legati alle fastose celebrazioni tenute a Parma nd dicembre del 1628 per le nozze tra ii duca Odoardo Farnese e Margherita dc Medici, giudicati una-nirnemente dalla critica come uno degli eventi piü rilevanti nella storia del teatro seicentesco. Ii terzo invece concerne un torneo a piedi con introduzione cantata e recitata intitolato La Contesa, messo in scena a Ferrara nd carnevale del 1631, per onorare ii matrimonio tra Giovan Francesco Sacchetti, fra-tello del legato pontificio Giulio, e Beatrice Estense Tassoni.

Altrettanto significativi sono i disegni riferiti ad altri due apparati ferraresi concernenti rappre-sentazioni meno note, una tragedia ispirata alla vicenda della "fuga d'Enea dalla Regina Elisa" accom-pagnata da cinque Intramezzi che avrebbero dovuto essere recitati nd menzionato teatro ferrarese di San Lorenzo nd 1625 e un torneo a piedi del 1628 intitolato Sdegno di Marie, probabilmente rappre-sentato in quella medesima sala per la venuta del Granduca di Toscana.

E' forse superfluo sottolineare l'importanza di tali documenti. E' noto come a questa altezza cr0-nologica assai scarse siano le testimonianze iconografiche relative alle tecniche di messinscena impie-gate nei teatri di corte o in quelli accademici. Una circostanza ancora pid singolare ê costituita dal fatto che tali disegni consentono di poter ricostruire con una certa precisione pressoché tutte le mac-chine e i dispositivi impiegati negli allestimenti di almeno tre rappresentazioni, quelle ferraresi del 1625 e del 1631 e 11 torneo Mercurio e Marie con cui venne definitivamente inaugurato il magnifico Salone della Pilotta di Parma ii 21 dicembre 1628 proprio in onore delle nozze tra Odoardo Farnese e Margherita de' Medici.

I Ho analizzato parzialmente tale materiale in altra sede, cf. Adarni 1999. Oltre ad ampliare il nurnero dci clocumenti pubblicati, que-sto contributo intende approfondire alcune linee di ricerca presenti in nuce nebo studio precedente

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In altre parole non ci troviamo di fronte a delle "stampe sempre realizzate a posteriori per illu-strare le relazioni scritte o i libretti dei singoli spettacoli, con tutti i riscbi di inquinamento di ogni genere che una simile funzione con poia" 2 , come giustarnente è stato rilevato, ma a dci disegni deli-neati di prima mano, da una personalità assai vicina a uno dei maggiori scenografi ferraresi dell'epo-ca.

I prirni due capitoli dell'opera intendono fornire al lettore un quadro d'insieme che consenta di riconoscere negli interessi teatrali di personalita cosi diverse, come quella del Floriani e del Guitti, alcuni tratti condivisi, generati dalla loro comune pratica delI'architettura militare: un aspetto questo sinora non sufficientemente indagato. Ii terzo capitolo b dedicato a queue carte dei due codici che rinviano all'aspetto del teatro ferrarese di San Lorenzo intorno al 1625. Gli ultimi due capitoli infine sono incentrati attorno agli allestimenti delle feste di Parma del 1628 e del torneo ferrarese intitolato La Contesa rappresentato nel 1631. Segue infine ii catalogo analitico dei disegni contenuti in entram-bi i codici. Qualsiasi ricostruzione grafica degli ordigni scenici in essi illustrati, vista Ia relativa sem-plicitâ del loro funzionamento, e parsa inadatta alle finalitâ di questo lavoro; si b preferito dunque operare grazie ad una descrizione delle macchine, facilitata anche dal confronto con dispositivi ana-loghi impiegati in altri contesti.

Sono sinceramente grato alla contessa Carla Compagnoni Floriani e alla sua famiglia, a cui mi lega una lunga consuetudine, per avermi consentito di studiare questi materiali.

Desidero esprimere inoltre tutto il mio riconoscimento a Franco Boni e a Luigi Menozzi per l'in-teresse e la sensibilità manifestati, fin dall'inizio, verso la mia ricerca, da loro tenacemente sostenuta.

In questa sede intendo infine ricordare e ringraziare sentitamente Paul Anderson, Luciano Arcangeli, Fabio Barry, Patrizia Barucco, Adriano Cavicchi, Francesco Ceccarelli, Lucia Fornari Schianchi, Daniela Lamberini, Irving Lavin, Franco Mancini, Elena Povoledo, Bianca e Piero Stefani, Bruno Torresi, Serena Eller Vainicher, Donato A. Ventrella, Giulio Villani, Tristan Weddigen.

Questo libro non avrebbe rnai visto la luce senza la costanza e l'attenzione di Chiara.

2 Petrioli Tofani, 1992, p. 54

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CAPITOLO I

I PROTAGONISTI: PIETRO PAOLO FLORIANI E FRANCESCO GUITTI

L'ingegnere-venturiero: Pietro Paolo Floriani (1585-1638)

La personalitâ di Pietro Paolo Floriani (Macerata 1585-Ferrara 1638) si iscrive nel solco di quella riutrita schiera di tecnici militari italiani che ebbero la Ventura di servire con la spada e con la penna diversi principi europei, in un quadro complesso e frastagliato, che vedeva la monarchia spagnola, l'impero e ii papato impegnati su pin fronti per contrastare la minaccia turca e quella luterana. [fig. 11

Nel suo percorso la milizia attiva si univa allo studio assiduo dei principI della scienza

delle fortificazioni, della artiglieria e della tatti- ci ,

ca. L'ingegnere militare marchigiano ebbe infat- - - ti la ventura di seire ii re di Spagna, l'impe-

ratore ed ii papa. La sua carriera fu determina- .'

ta sin dagli esordi dalle amicizie influenti del . . padre, ii colonnello Pompeo, egli stesso insigne

tecnico militare, ideatore della Cittã Felice di - - '\i Loreto. Dopo aver ricevuto i primi rudimenti

dell'arte della guerra dal marchese Alessandro :.\ ' / -

Pallavicino, da Orazio Del Monte e da don Gio- - - 4 —

vanni de' Medici, Pietro Paolo militô per la coro- F

na spagnola, per conto della quale portO a ter-

mine, nd 1614, una rischiosa sortita ad Algeri. I .

In seguito alla breve parentesi della guer-

ra del Monferrato, fu al seiizio degli Asburgo, I ' - in Ungheria e a Vienna dove costrul un nuovo

baluardo per le fortificazioni di quella cittâ. In ,i . L

quanto ingegnere del corpo di artiglieria delle ' ', I . . truppe imperiali, partecipô alla battaglia di Weis-

senberg 18 novembre 1620, ricevendo due anni - .

dopo in virtfi dei suoi meriti, il titolo di conte . . \_ "' -

palatino. In Boemia contribul tra l'altro al restau- -

ro delle difese di Praga e di Altembourg, assie- /

me al matematico fiorentino Giovanni Pieroni . . r

ed a Baccio del Bianco 1 . Tra ii 1625 e il 1626 -

combatté ancora con le truppe imperiali, a fian- - - - -

co della Spagna nd feudo valtellinese, nell'am- - - - - bito del conflitto che vedeva Ia monarchia spa-

nola affrontare le forze della lega capecx aiata . . Fio . 1. Ritratto del colonnello Pietro Paolo Floriani, incisio

dalla Francia, postasi a difesa dci Grigioni. Nd n collocata nell'antiporta del suo trattato di architetua

dicembre del 1627, su suggerirnento prima di militare intitolato Dfesa e ofj6sa delle piazze, 2 ed.,

Federico e quindi di Paolo Savelli, che ne pero- Venezia, 1654.

1 Zangheri, 1992, p. 506.

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rô la causa presso ii papa e con i buoni uffici del Pallotta, allora nunzio apostolico a Vienna, fu nominato vice-castellano di Castel Sant'Angelo da Taddeo Barberini, sebbene Urbano VIII lo sol-levasse dall'incarico poco dopo, per aver fatto arrestare on notaio criminale incaricato della causa di un suo soldato2.

Oltre ai Savelli, intercessero allora in suo favore anche i Sacchetti e ciô accrebbe la sua rico-noscenza nei loro riguardi, giustificanclo l'aperto senso di'" divozione e obligazione" che l'aveva reso "ardentissimo" nell'impresa del torneo de La C'ontesa3 . Nel frattempo, comunque, preferI pro-seguire la redazione del suo trattato sulla Dfesa et offesa delle piazze, stampato a Macerata dal Carboni solo nel 1630; una seconda edizione di quest'opera venne quindi pubblicata postuma a Venezia nd 1654, per i tipi di Francesco Baba. II trattato, dedicato alla scienza delle fortificazio-ni, ebbe presto una notevole diffusione in tutta Europa, al punto di influenzare piC tardi Vauban nel perfezionamento della forma tanagliata4.

Dopo essere stato nominato da Carlo Barberini ingegnere supremo dello Stato Pontificio e gover-natore delle armi dell'Urnbria, agli inizi del 1629, pur intendendo ritornare al servizio degli Asburgo, egli fu costretto, obtorio collo in seguito all'esperienza romana, a recarsi a Ferrara 5 . Collaborando mi-zialmente con Giulio Buratti, Floriani era stato incaricato di completare la costruzione della nuova cit-tadella pentagonale, iniziata nel 1608 per volont6. di Paolo V Borghese. La sua permanenza nella cittit pontificia si protrasse sino al 1634, nonostante gli intrighi familiari, legati ai debiti della seconda moglie, e la salute cagionevole lo avessero costretto a rientrare p63 volte a Macerata. L'inizio del suo inter-vento nella fortezza di Ferrara risale al luglio del 16296, poco dopo egli dette il via alla costruzione della prima "mezzo luna o veramente revelino stachato" fra i baluardi della cittadella, alla quale fece seguire altre quattro opere simili, poste tutt'attorno al perimetro della fortezza [fig. 2].

Il Floriani intraprese nello stesso tempo il restauro e il completarnento di gran parte della cinta muraria cittadina, proseguendo l'opera iniziata nd decennio precedente dall'Aleotti 7 , ed intervenen-do anche in quella porzione del circuito delle mura che andava "do quella [portal di S. Giovanni Battista [.1 sino all'altra di S. Benedetto"8, ritenuta quest'ultima una delle aree p63 esposte del pen-metro difensivo, come gli indicava in una lettera il Barbenini nel 1630 9 . Tuttavia non mancarono cni-tiche, anche aspre, nei suoi niguardi alirnentate dal suo temperamento umbratile, che gli impedino-

2 La letters patente del 3 clicembre 1627 con cui Si investiva ii Floriani del suo nuovo incarico, trascritta dal notaio rota-le ii 19 gennaio 1628, 0 riportata cia Ricci, 1834, P. 207, n. 42. Nd documento Taddeo Barberini compare in quanto Uastella-no della Fortezza cli Uastel Sant Angelo di Roina". Taddeo era divenuto castellano cli Castel Sant'Angelo e Governatore di Borgo, nd 1623 subito dope che suo zio Maffeo era salito al soglio pontificio col nome di Urbane 1 7111; Ia sea giurisclizione fu accre-sciuta nd 1627. Quindi egli rivesti anche la funzione di capitano generale clelle armi pontificie a Bologna, Ferrara e in Roma-gna, capitano generale di ambedue Ic armi del corpo e luogotenente dcl padre Carlo, alla ccli morte subentrO col titolo di gover-natore generale, cf. Pagliuccbi, vol. 2, 1906-28, p. 65-s. Nd Natale del 1627, Il pontefice aveva inviato en suo breve all'impera-tore per giustificare la presenza di Pietro Paolo a Roma, affermando di voler nominare Pietro Paolo "c'icem I... I Prefecti nobilis yin Thadei Barberini'. BcMc, ms 1096)0(111 e A5v, Epistolae ad Princzpes. vol. 42. cf. 92 v. -93. L'episodio del notaio, non menzionato dalle fonti, e riportato in alcune lettere dell'archivio di famiglia del Floriani. Ii rapporto del maceratese con i fratelli Paolo, principe di Albano e Federico Savelli, generale alla corte clell'imperatore d'Austria, prosegui anche negli anni successivi. La consuetudine con i Savelli ccl I Sacchetti in realtl. risale al padre di Pietro Paolo, Pompeo Floriani che, nd nono clecennio del cinqtiecento, ricopri incarichi cli rilievo alla corte pontificia.

3 La Uontesa, 1632. p. 6. L'affermazione 8 clello Zastrow. Fara include Floriani tra coloro cbe hanno create Ia prima architettura fortificata italia-

ns alla moderns e sottolinea anche come nel sistema fortificato del maceratese, venne per ía prima volta impiegato ii cloppio cammino coperto, Fara, 1989, pp. 117-s., 184.

5 La presenza cli Pietro Paolo a Ferrara seguiva quella del padre Pompeo. Questi tra ii 1598 e ii 1600 aveva intrapreso la costruzione cli un opera provvisoria in terra al cli 18 del P0 di Ferrara, rimasta interrotta con Ia sea morte. La fabbrica della nuova fortezza. icleata cia Pompeo Targone e parzialmente realizzata da Mario Farnese coll'assistenza dell'Aleotti (1608-1618), fu portata avanti dall'ingegnere pontificio Giulio Buratti e quindi clallo stesso Pietro Paolo Floriani Se incarico cli Urbano 17111.

6 BAV, Barb. Lat. 9296, 22. MalagO, 1960, pp. 27-28. AcF, c. SF. 237 lettera cli Taddeo Barberini al Floriani datata 22 giugno 1630. cf. unaltra lettera dal contenuto analogo.

spedita ii 10 luglio 1630 clal medesimo Tadcleo AcF, c. SF, 239. 9 Secondo Marconi, 1978, p. 165, ii Floriani aveva qui elaborate clelle soluzioni assal raffinate nd perfezionamento del

baluardi. Per sostenere le pause del fuoco cli fiancheggiamento dci "pezzi traditon!' celati negli orecchioni, egli aveva fatto sovrap-

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Fig. 2. La fortezza di Ferrara in un'incisione settecentesca.

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no di portare interarnente a compimento ii progetto intrapreso. A distanza di anni, egli ancora ricor-dava la "grand'invidia" suscitata dalla carica di colonnello delle porte di Ferrara assegnatagli da Tad-deo Barberini nel dicembre del 1634, ufficio ricevuto dopo che l'Irnperatore, ii 15 settembre 1634, lo aveva a sua volta insignito del grado di colonnello di S. M. Cesarea. Le voci malevole lo aye-vano spinto a chiedere polemicarnente al Barberini le proprie dimissioni, qualora fosse stato anco-ra concesso di lavorare "di suo cap riccio in fare e disfare" ad uno dci suoi piü acerrimi nemici, ii frate cappuccino Giunipero, incaricato di estendere la "spianata" della cittadella'°. Nel maggio del 1635, egli fu chiamato a rafforzare le difese dell'isola di Malta. Ii suo travagliato soggiorno nell'iso-la, si tradusse nella realizzazione dell'irnponente fronte bastionato, vanto della cittL di La Valletta, posto al di là delle mura erette nd 1566 da Francesco Laparelli". Al di qua del nuovo fronte fti piü tardi ricavato un quartiere di ampi caseggiati e giardini che prese per l'appunto il nome di Flo-riane12 . Rientrato in patria, egli terminava i suoi giorni a Ferrara tra ii 27 e ii 29 maggio 1638.

Ideologia dell'onore e pratica del torneo nel Floriani Esemplare esponente e successore di una casta di uomini d'arme, Pietro Paolo Floriani presenta i tipici tratti distintivi del soldato gentiluomo nato dalla rivoluzione militare cinquecentesca: ogni aSpetto delle sue imprese e permeato da quella sorta di sincretismo tra le istanze della cultura cavalleresca e nuove tecniche della guerra che è caratteristico degli ingegneri militari della sua generazione e di quella che l'aveva immediatamente preceduto'3.

In questo ambito si sviluppa in lui un'attenzione precipua per l'arte del duello non piü consi-derata tecnica a sé stante, ma strumento Sottomesso a precisi vincoli morali, oramai finalizzato alla formazione del nuovo "uomo di rnondo", secondo I precetti educativi imposti dalla pedagogia della Controriforma' 4 . In piü circostanze egli si dedicO allo studio del combattirnento individuale, come quando nd 1633, sfidando ii rigore della censura pontificia, chiese ed ottenne dall'autorità ecclesia-stica di trascrivere di proprio pugno Ii duello di Girolamo Muzio, un trattato che aveva giL goduto una straordinaria fortuna nd corso del Cinquecento' S . D'altra parte, è stato rilevato che la prepon-deranza della fanteria, nei conflitti che avevano percorso l'Europa nd XVII secolo mentre segnava ii definitivo declino della figura del cavaliere medievale a vantaggio di quella dell'bidalgo, compor-tava parallelamente il progressivo imporsi dell'arte della scherma presso tutte le corti europeel6.

L'ideologia del cavaliere, implicita nd duello pubblico "in steccato' e la sua componente for-temente spettacolare, unita alla necessitL di riaffermare con orgoglio i titoli nobiliari del cortigia-no guadagnati sul campo, oltre gli obblighi nei confronti dci suoi influenti protettori, lo spinge-ranno inoltre ad abbracciare con grande entusiasmo la pratica del torneo a piedi (barriercd, eser-citato con successo specie durante il suo prirno soggiorno ferrarese dal 1629 ai primi mesi del

porre alle battene "in barbetta", dde piazze alte a cielo libero destinate at fuoco leggero di supporto, al fine di spazzare meglio ii fossato; anche la cortina doveva, net suoi progetti, essere modificata in funzione delle intricate traiettorie di tiro delle armi leggere, poste a clifesa delle cannoniere ritirate.

10 In realtI, i dissidi erano iniziati sin dal novembre del 1629, coinvolgendo per ragioni analoghe, un altro commissario ponrificio. La stessa attivitS teorica del Floriani suscitô lapprensione di Taddeo Barberini che aveva cercato in ogni macb di dis suaderlo dal pubblicare, o quanto meno gli aveva imposto di mutare la scala della tavola 14a nd primo libro del suo trattato suila Dif4sa et ojjesa deile piazze. Prevedibilmente infatti, ii Barberini riteneva che i'illustrazione raffigurante senza fame men-zione, come nota Malagu, 1960. p. 25-s. n. 6, due baluardi della fortezza di Ferrara, in corrisponclenza dell'antica Porn del Son corso. avrebbe potuto apportare 'pregiudizio cilia forteza" se fosse giunta nelle mani dei nemici del papa.

11 cf. Borg, 1967. pp. 32-35 e Hoppen, 1979, pp. 45-55 e passiln: piB recentemente Hughes. 1994, p. 44-s. 12 Maggiorotti, 1931, p. 398. 13 Fantoni, 1997. pp. 209-244. 14 cf. Dall'Acqua, 1995, p. 127-s. 15 AcF, Ferrara 2 novembre 1633: "die 2 Nouenzbris 1633 Ecc.ini et Rev.mi Dot carci/oaies I .1 concessrunlnt iiceotia;n

Petro Pauio Fioi-ano [abel triiauno inihtrun venendi et iegendi iibi'u;n nrtncrlpatrls 'Ii Mutio del drteiio' ad lrienniunz pioximus [. . .1' Ii trattato del Muzio, pubblicato nd 1550, fu ristampato per ben dodici volte.

1 Sulla fortuna di quei trattati sul duello si vecla Erspanser, 1982, p. 14-as.

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Fig. 3. Anonirno ferrarese (P) Giostra di barriera apiedi, sec. XVII, Bologna Conservatorio del Baraccano. su conces-sione del Ministero per i Beni e le Attivitd Culturali - Bologna, Archivio Fotografico Soprintendenza PSAD.

1634 [fig. 3]. A ciÔ si univa una spiccata propensione per gli studi urnanistici, come si evince dal-l'inventario della sua biblioteca oggi purtroppo perduta.

Pochi ma significativi sono i clocumenti di cui disponiamo relativi ai suoi interessi teatrali con-divisi con ii fratello Felice (1590-1630), ancb'egli ingegnere militare al servizio del duca di Walle-stein. Ii primo di essi riguarda proprio la partecipazione di Felice all'allestimento della celebre pasto-rale Full di Sciro di Guidubaldo Bonarelli, messa in scena a Macerata nd 1619 con prologo di Ippolito Aurispa intitolato La Fintione, ['.0] con le Rime de' quattro Intermedi apparenti cantati per l'occasione17 . Va sottolineato che si trattava in assoluto di una delle prime rappresentazioni di una pastorale particolarmente cara all'Europa del Seicento 18 . Una seconda testimonianza risale all'ago-sto del 1626. Pietro Paolo Scrive dalla Valtellina dove sta combattendo nelle file dell'esercito papa-

17Secondo Gambarin, che nel 1941 curo l'edizione clelie opere del Bonarelli. la commedia fu pubblicata a Macerata nd 1619 in due edizioni: una per i dpi di Basnano Martellini e Gregorio Arnazzini, un'altra Declicata al inolto illustre Sig. Cavalier Cinthio Silvestri, per i tipi di Pietro Salvioni.

IS L'opera, allestita per ben due volte nd 1607 e nd 1612 nd Teatro ferrarese di San Lorenzo, probabilmente non fu mdi rappresentata.

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le, segnalandosi per ii suo valore e l'ardimento. In una lettera inviata a suo nipote, rirnasto a Mace-rata, comunica che sta per giungere in cittã una "compagnia de' comedianti di Milano", suoi" arni-cissirni" che recitava "cose esquisitissime'59 . Altri documenti, come si vedrâ piü avanti, sono cones-Si alla sua partecipazione alle spese di allestirnento di Un famoso torneo ferrarese con introduzio-ne cantata e recitata, intitolato La Contesa, combattuto nd carnevale del 1631 in onore delle nozze tra Giovan Francesco Sacchetti, rampollo di famiglia nobile a cui Pietro Paolo era particolarmente legato da vincoli di amicizia e di servizio, con Beatrice Estense Tassoni. In quell'occasione ii Flo-riani impersonô anche ii ruolo di venturiero nella comparsa della seconda squadriglia di cavalieri.

Ii suo impegno in questo campo prosegul agli inizi di ottobre dello stesso anno allorquando contribul all'allestimento delle feste per la venuta della Granduchessa di Toscana a Ferrara. Allora egli prese parte ad una barriera a piedi e ad una giostra all'incontro, seguita da un balletto nell'arnbito delle celebrazioni ideate per quell'evento nella villa del Marchese Tassoni chiarnata Casalecchio:

"Ii Sig. cardinal Palotta [.. .1 giorni avanti della venuta della gran duchessa prego qua una mano de cavalieri che si volesse far una barriera et an campo aperto doe al in contro [sic], dove che ii sig. 6'ardinale mi affjido ancora a me a entrarvi [...] in una villa del Sig. Marchese Tasone chiamata 6'asalecchio, sei cavalieri doe il Sig. Conte Francesco, ii sig. conic Ferantq ii sig. conte Vincenzo Tasoni fratelli, ii sig. Conte Aifredo Tasoni F...] et il signor Borsio Bonacossi et io facemo arinati un belissimo paseggio con belissimi cimieri ci poi combatesimo a' di a' di [sic] 3 coipi di piche et 5 di stoccho, ci poi in 4 facesimo an belisimo baletto travaglioso, che certo io ne stavo con gran timore di falire ma dio voile favorire la nostra bona volontà di servire ai sig. r Cardinale et a queila princzpessa et prin-cipi che andO il tutto tanto bene che sua altezza et tutu ne restatono sadisfatisimi: ia ma ii-na Sabato ii sig.r C'ornelio Bentivoglio FCornelio II Bentivoglio, figlio di Enzol il sig.r Fran-cesco Otavio Picolomini ii nepoti del sig. cardinal Beviiac qua et ii marchese Tasoni et an Sig. conic Nosieui comparvero in an teatro fatto di belisimi arbori ci in jhccia con un palco dove era madama et di lei jiglioli et una mano di dame; comparvero questi 6 cavalieri a tre a 3 tutu armati con beiisimi cimieri et bardature arecamate di uso et sortirono an colpo di lancia [...] et scaramucciarono di stoccho che fece belisima vista et sua aitezza sadisfauissima subito montd in carozza et se ne andO al suo viagio [•]"20

Ancora nd giugno del 1633 Scipione Dionigi da Ancona gli chiedeva informazioni su una barriera che stava preparando per il carnevale successivo21.

Indubbiamente la consuetudine con Francesco Guitti suo aiutante per i lavori di comple-tamento della fortezza ferrarese, ma soprattutto abile ingegnere teatrale e scenografo, creato di Enzo Bentivoglio, deve aver rappresentato un ulteriore motivo di sollecitazione ed interesse nei confronti di questo genere di spettacoli. Essendo un tecnico di alto rango, capace di applicarsi alla risoluzione di problemi di meccanica e di idraulica, cosi come di logistica e tattica militare, non deve essergli stato poi cosI difficile poter ricevere dal suo brillante assistente notizie, rag-guagli e disegni delle macchine da lui ideate in precedenza.

Dall'incontro fortuito tra personalita cosI differenti nacque dunque la redazione dci due qua-derni di appunti scenotecnici studiati in questa sede, redatti quasi esclusivamente dal Floriani duran-te o dopo il 1629 e il 163122. Dobbiamo proprio ai diversi profili professionali clei due personag-gi e al ruolo subordinato rivestito dal Guitti nei confronti del suo piü anziano superiore nei lavo-ri della fortezza, Ia sopravvivenza di questi rare testimonianze iconografiche, per certi versi uniche

19 lettera da Pietro Paolo Floriani a Pompeo compagnoni, datata 2 agosto 1626. 20 ACF, lettera cli Pietro Paolo Floriani a Fompeo compagnoni, clatata 4 ottobre 1631. 21 ACF, lettera cli Scipione Dionigi da Ancona a Pietro Paolo Floriani. datata 13 giugno 1633. 22 Infatti ii coclice a contiene disegni degli allestirnenti della feste farnesiane e cli on tornco ferrarese del 1628. La carte

esaminate del codice si riferiscono invece ad allestimenti guittiani del 1625 e del 1631.

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Fig. 4. Festa teatrale corisistente nell'attacco a un forte "turchesco" nd Giardino di Boboli, acquaforte tratta da G. Parigi, Relazione d'uno spettacolo militarefatto in unprato di Palazzo Pitti, Firenze, 1606.

nelia loro compietezza ed organicitã. Quasi mai infatti, gil scenografi e gli ingegneri teatrali delie origini solevano diffondere i segreti del loro mestiere e in questo ii Guitti non fu un'eccezione.

Lo sforzo compiuto dal Floriani per racchiudere in poche decine di carte la notevole vane-tà di quei meccanismi scenici, tuttavia, non puô limitarsi unicarnente ad una sua pur connatura-ta curiositO intellettuale e professionale che lo portava ad avvicinarsi con attenzione ad ogni tipo di dispositivo meccanico.

In reaitâ, dai dati a nostra disposizione, emerge in iui anche on atteggiamento chiaramente onientato a fare del propri interessi teatrah soprattutto uno strumento di promozione sociale neces-sario a consolidare Ia propria posizione nei riguardi dci suoi potenti protettori, appartenenti ai piü alti ranghi della nobiltà pontificia di matrice barbeniniana (i Sacchetti, ii cardinal Pallotta ecc.).

Al contempo, seppure in modo p64 lirnitato in fatto di impegno e di esiti raggiunti, la sua figura puO pure essere accostata a quella del bastardo del granduca di Toscana don Giovanni de Medici23 , die fu tra coloro che lo educarono nella prima giovinezza ai mestiere delle armi. Anche lui, oltre a ad essere on condottiero miiitare al servizio della Serenissima e un ingegnere di guer-ra di qualche valore, si cimentô con ii mondo dello spettacolo nel ruolo di impresario teatrale di successo, creatore della Compagnia dci comici Confidenti. Senza contare ii fatto che lo stesso don

23 f• Ferrone. 1993.

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Giovanni si era anche improvvisato corago con risultati, a quarito pare, deludenti, come dimostra ii suo coinvolgimento accanto al Buontalenti, Alessando Pieroni e Giulio Parigi nell'allestirnento de Ii rapimento di cefalo, commedia in musica di Gabriello Chiabrera, recitata con intermezzi com-posti dallo stesso don Giovanni, ii 9 ottobre del 1600 nel Teatro degli Uffizi, per i festeggiamen-ti in onore del matrimonio di Maria de' Medici con Enrico IV di Francia24.

Ii Floriani è infine coinvolto anche in quel fenomento del semiprofessionismo teatrale che tra la fine del Cinquecento e i primi decenni del Seicento aveva portato un congruo numero di tec-nici provenienti da vane discipline a esercitarsi calcando le scene in qualità di attori o, nd caso del Floriani, anche di venturieri. Oltre al caso, almeno in parte noto del Bernini capocomico, va menzionata anche l'attività esercitata in questo senso da Jacopo Cicognini e dallo scenografo Cosi-mo Lotti, sodali di un'impresa teatrale che lavorO per qualche tempo anche nd teatro fiorentino di via del Parione, gestito dal medesimo don Giovanni de' Medici25.

Erspamer ha precisato che i protagonisti e i fruitori del torrieo secentesco appartenevano tanto alla nobiltà curializzata quanto ai rentiers che proseguivano la tradizione della milizia attiva26. Va aggiunto che talvolta i medesirni tecnici teatrali furono essi stessi coinvolti negli abbattimenti, in una sorta di autorappresentazione che comportava un inevitabile gioco di rispecchiamento, con-sono alla temperie barocca.

Nel 1606 Giulio Parigi dispose, per volontii del granduca Ferdinando, la simulazione dell'attacco ad una fortezza turca, eretta con quattro baluardi di terra nd giardino di Boboli. Tra fuochi d'artificio simili a cannonate, scontri con finte armi e torriei a cavallo, egli apparve in compagnia dei suoi nobi-li allievi, nei panni di Ingegnere generale27 [fig 4], cosi che, osserva la Lamberini, lo stesso cantiere dci guastatori intenti ad erigere una trincea nd campo nernico, diventô parte integrante della festa.

In modo arialogo, sebbene in tutt'altro contesto, nell'ambito cioè della contesa tra Ferrara e i veneziani per il controllo del delta del Po da Ariano sino al mare in corrispondenza del Porto di Goro, ii Guitti poteva vantarsi con il cardinal Pallotta e con il Floriani di aver ideato ed eret-to in sole sette ore 'un ridotto [in terra] capace di cinquanta huomini con tanto di fosse e para-petti"28 . Con quest'esibizione di orgoglio tecnologico tradotto sul terreno di un conflitto non piC simulato ma reale, il giovane ingegnere-scenografo ferrarese si accingeva ad affrontare ii suo pre-stigioso soggiorno romano, verso la fine dell'anno 1632, auspice il Floriani medesimo, come rife-riva il legato in una lettera a lui indirizzata datata 14 gennaio 1633: "F...] [ho] verficato ii pro-gnostico fatto [da] VS. [Floriani], [il Guitti] puö restare a Roma, perché ii S. Menigi Prefetto l'ha rite-nuto per valer in questo carnevale all'operatione di alcune machine [.....

L'ingegnere-scenografo: Francesco Guitti (1600?- 1640) Sono indubbiamente scarsi i documenti in nostro possesso relativi alla figura e all'opera di France-

sco Guitti, a partire dalla sua data di nascita oscillante, a seconda degli studi, tra il 1600 e il 1605°. A ragione Janet Southorn ha constatato come proprio la straordinaria versatilitã di questo

24 Le musiche furono composte da Giulio caccini. Lintervento di don Giovanni dc Medici secondo quanto riporta Mamo-ne suscitb dissapori con ii medesimo Buontalenti e con Ernilio de' cavalieri, ivlamone, 1987, p. 82-ss.

25 Cf Mamone, 1996, p. 213-ss 26 Erspamer, 1990, p. 155-s. 27 G. Parigi, Relazione d'uno spettacolo militare fatto in on prato di Palazzo Pitti, Firenze, 1606; l'episodio e commenta-

to da Lamberini (h) 1991, p. 471. 28 Segreteria di Stato, Legaz. Feri-ara, 10, cc. 329-330, copia di una lettera di Francesco Guitti al cardinal Pallotta,

inviata da Ariano ii 19 febbraio 1632. 29 ACF, lettera del cardinal legato Pallotta a Pietro Paolo Floriani, datata 14 gennaio 1633. 30 riferimento biografico pH ricorrente nei suoi riguardi e quello di FelTante Borsetti, Historia almi jerrariae gj'lflnaSZz

[.1, Ferrariae, B. Pomatelli, 1735, 1. Iv, p. 365 e Ibid., 1. v. p. 425; cf. quindi Thieme-Becker, ad voceln; Cavicchi, 1986; Lavin. 1963; Povoledo ad vocein "Guitti", in EdS; e plO recentemente Hammond, 1985; Mamczarz, 1988; 5outhorn, 1988; Toschi Cava-here, 2002.

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artefice31 , rivelatosi abile architetto teatrale, scenografo, ingegnere scenotecnico, ingegnere miii-tare ed idraulico, diplomatico, poeta e spia, abbia impedito agli studiosi di comprendere a fondo i tratti della sua personalit., die rimane tuttora in buona parte oscura32.

Ben poco conosciarno delle origini della sua farniglia. Nel Blasonario ferrarese di Girolamo Baruffaldi seniore si accenna ai" Guiti" (sic) come "famiglia inoderna divisa in pid rami di linea mercantile"33.

La sua partecipazione alla vita culturale cittadina comprendeva per certo la frequentazione di alcuni degli innumerevoli sodalizi sorti a Ferrara prima e dopo Ia Devoluzione, in cui trovarono ospitalitã un gran numero di lettori deilo Studio 34 . Fu accadernico intrepido35 . Nello stesso tempo egli risulta essere stato affiliato ad altre due accadernie cittadine, quelia degli Ingegnosi dove era detto Ii Sincero, e quelia dci Tenebrosi con ii nome di Ispido.

Come ho cercato di dimostrare in un'altra circostanza 6, non si è dato sufficiente rilievo al fatto che egli risulta "giovine studente d'età d'anni ventf' 37 nello Studio ferrarese, ailorquando nd carnevale del 1625, neil'ambito delle feste teatrali tradizionalmente concesse in quell'occasione agli scolari dell'ateneo 38 , aveva risarcito ii Teatro degli Intrepidi a San Lorenzo, aliestendovi al con-tempo "molte macchine" 39 per i'apparato di una tragedia e di cinque intermezzi in onore della venuta di don Taddeo Barberini40 . Operô a lungo a contatto col dotto marchese Ascanio Pio di Savoia che fu tra i riformatori dello Studio ferrarese 41 . E passato sotto silenzio ii fatto die nd 1630, Lodovico Loliio avesse scelto proprio lui, pin tardi ritenuto dal Baruffaldi "poetam non mino-ris notae" 42 , per celebrare con un sonetto ii Giudice dci Savi, NicolO Estense Tassoni, promotore della traduzione in volgare del famoso Tractatus de Peste di Anton Maria Parolini, protomedico di

31 E' indubbiamente difficile render conto della stupefacente versatilitS di questo artefice. Agli inizi dell'Ottocento, ad esem-pio, Ughi, facendo eco al medesimo Borsetti, bc. cit., lo descrive quale poeta "di on naturate ibpizi piacevole" che "soleva emu-tare net genere di poesia burlesca Ignazio Trotti suo contenlporaneo", Ughi, 1804, vol. II, p. 35. Nulla si sa della sua forrnazio-ne presumibilmente legata alla personalitb dell'Aleotti. Oltre a svolgere l'attivitb di architetto camerale, Guitti fu per certo pre-cettore di carlo Pasetti, a Gui insegnb i principi clell'architettura civile e dellidrostatica, cf. A. Libanori, Ferrara d'oro imbrunito [.1, Ferrara, 1674, parte III P. 71 e A. Frizzi, Memorie per to storia di Ferraro, t. V Ferrara 1809, P. 132.

32 Southorn, 1988, p. 144. 33 Girolamo Baruffaldi seniore, Blasonario jdrrarese Net quote ci espriniono be Arme Gentilizie dette jhmigtie ferraresi coal

Nobitt come cittadinesche, Plebee, e Popobane tanto antiche, come moderne [. . j [1715], BAF, Coil. Antonelli 317, blasone n. 1226. Nella metS inferiore del blasone ce un uomo a piedi che tiene per Ia briglia un cavallo; nella parte superiore cC un fiore molto stilizzato. L'incertezza tra le due grafie Guiti e Guitti si ritrova talvolta anche nelle incisioni realizzate dallo scenografo per i libretti delle opere da lul allestite. NicolO Baruffalcli, nd suo coinpendio de' personaggi, per quatche titoto ittustri o per Jbinigtia cospicui, Ii quati sono sepotti nette chiese dette nobitissinsa cittd di Ferraro lsec XVIII], f. 125, menziona un Guili Girobamo morto ii 22 luglio 1660 e sepolto in S. Gregorio; e un Guiti Gornetio morto il 16 maggio 1623 e sepolto in S. Paulo. La stessa chiesa in Gui nel 1640 fu sepolto il medesimo architetto.

34 Si veda Benzoni, 1995, p. 265. 35 IGiuseppe Faustini], cototogo degti Accademict Intrepidi di Ferraro BAF, Mss Cl. I, 311, c. n.n. Sulle accademie ferrare-

si cf. G. Baruffaldi, Notizie isloriche dette Accademie Letterarieferraresi [.1 , Ferrara, Eredi G. Rinaldi, 1787, p. 32. 36 Adami, 1999, p. 164-s. 37 Intramezzi, 1626. p. 16. Gli intermezzi erano stati composti in funzione di una tragedia "sopro to fuga d'Jlnea dotbo

Regina Etisa", di cui Si sono perdute le tracce. 35 Cf. ASCF, Universith, Lettori, Dottori Professori, cartella 31, carla n.n., datata 21 gennaio 1566, indirizzata ad Antonio Ron-

dinelli Giudice dei Savi, in cui si menziona Il pagamento cli una quota stabilita al "thesor.[-ier-]e delta Universith delti scobari iuri-sti per to boro festa del carnevate presente secondo to tassa che motti anni fri fatta per ti Magistrati Ri/brinolon del Studio in tuoco delta quote .festa essi scotari vogtiono fare uno Gomedia'. Lu ricorda anche G.B. Giraldi Cinzio a proposito della rappresentazio-ne di una sua satira l'Egte, messa in scena nd 1545 a servizio dell'universitS degli scolari delle arti. cf. Cavicchi, 1971, p. 56.

39 Intramezzi, 1626, p. 16. 40 Il restauro del Teatro degli Intrepidi di San Lorenzo e l'apparato degli Intramezzi e della tragedia, allestiti ma non rap-

presentati in occasione dei festeggiamenti per Ia venuta in cittI di Taddeo Barberini, risalgono al 1625 e non al 1626 come generalmente Si C scritto. Infatti Il Barherini, che compare quale Generate detb'Armi di N. Sig. negli Stati e Provincie di Ferra-ra, Bologna e Romagna" nella lettera dedicatoria del 1 febbraio 1626 premessa al libretto degli stessi Intramezzi dallo stampa-tore veneziano Catarino Doino, era giunto a Ferrara in compagnia cli Federico Savelli non nd 1626 ma agli inizi del 1625, per arruolare volontari da inviare nella guerra di Valtellina. cf. Pagliucchi, 1906-28, vol. 2, 1906-28, P. 68.

41 Sull'attivitS teatrale cli Ascanio i'io di Savoia si vecla Ziosi, 1999, pp. 135-165. 42 G. Baruffalcli, Dissertatio de Poetis Ferroriensihus [.1 , Ferrara, B. Pomatelli 1698, P. 35.

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Alfonso jj43• Quando ii medesimo Lollio "Philosophus, ac Medicus insignis'" 4, fu impegnato per l'appunto "ad lecturarn Mathematicae" nello Studio ferrarese proprio tra ii 1624 e ii 1627.

Di mi conosciamo tra l'altro un sonetto di dedica incluso nella pastorale intitolata Ii tacitur-no Arnore (1625) ideata dal capitano Marco Petrocini da Cotignola, suo sodale nell'Accademia degli Ingegnosi46 . Per ii matrimonio di Ascanio Pio di Savoia con Beatrice Bentivoglio, figlia di Enzo, ii Guitti compose anche on sonetto che accompagnava l'epitalarnio L'Amore 6onsolato di France-sco Berni47 . Ii Guitti fu inoltre l'autore dei versi che accompagnavano ii canto della Farna duran-te la celebre giostra romana del Saracino, da lui stesso allestita nel 1634 (irfra.

Ii suo impegno letterario implicô anche la redazione dei libretti delle barriere in cui operô come scenografo e ingegnere teatrale. E' molto probabile che egli avesse avuto anche on ruolo diretto nella composizione delle "invenzioni" per le comparse del venturieri e del mantenitore incluse nell' "introduzione" cantata e recitata di questi tornei. Ma è certo che almeno in tre cir-costanze, vale a dire negli Intramezzi per ii Teatro di San Lorenzo (1625), nd torneo intitolato La Contesa (1631) e in quello intitolato la Discordia Superata (1635), gli fu affidato anche ii corn-pito di trascrivere i testi dell'introduzione fornendo anche dci resoconti per la stampa di tali feste "a grand spectacle". Curiosarnente questo aspetto, centrale per comprendere a fondo il valore della sua opera, non è stato considerato dalla critica.

Al 1624 risale on suo primo intervento in qualiG di architetto per ii restauro operato nella chiesa di Santa Maria della Rosa appartenente all'ordine degli Eremitani ferraresi 48 . La sua carrie-ra di ingegnere teatrale e scenografo invece inizia nd 1625 allorquando, per celebrare la venuta di Taddeo Barberini nella città pontificia, risarci ii Teatro degli Intrepidi di San Lorenzo, allesten-do al tempo stesso le macchine e le scene di cinque Intramezzi, ideati da Giovan Battista Esten-se Tassoni, arciprete della cattedrale ferrarese, oltre all'apparato di una tragedia di autori van. In quell'occasione, come si e accennato, egli curô anche la descrizione di questi spettacoli che, "per van rispetti" non meglio specificati, non furono rnai rappresentati.

Nd 1625, in seguito alla morte due anni prima di Pier Francesco Battistelli, egli venne messo a capo del cantiere teatrale farnesiano di Parma. Qui operO in vista dci solenni festeggiamenti tenuti nd dicembre del 1628 per le nozze di Odoardo Farnese con Margherita di Toscana. ConcepI allora nd Teatro della Pilotta, l'apparato per il "torneo regale" Mercurio e Mante composto da Claudio Achil-lini e messo in musica da Claudio Monteverdi. Al contempo, oltre ad allestire altre tie macchine per una quintana in onore degli sposi, fece erigere on altro teatro provvisorio nd limitrofo cortile della Chiesa di San Pietro Martire dove, con scene e macchine di sua invenzione e musiche dello stesso Monteverdi, venne rappresentata la "gran pastorale" del Tasso intitolata Aminta, preceduta dal pro-logo Teti e Flora dell' Achillini, e accompagnata dagli Intentnedii di Ascanio Pio di Savoia49.

n A.M.Parolini, Trattalo delta peste [.1, Ferrara. F. Suzzi. 1630. II sonerto del Guitti incentrato proprio sul tlageflo della peste, segue Ia lettera dedicatoria dello stesso Lollio, indirizzata a Niccolb Estense Tassoni. Quci versi furono ripubblicati dal Baruffaldi nelle Rime scelte de'poet//brraresi antic/li e mnoderni ...l, Ferrara, B. Pomatelli, 1723, p. 301.

"Lrtdovicus So/i/o [.1 Philosophus, ac Medicos insignis, Sector in Universitate nostra Medicinae Primnarius Mathemnathica-quoque ftmcultatrun pet tissmnus fiuit, quas pub/ice docuit I...., F. Borsetti, I-Ps/or/a a/mi ferrau-iae gymnnasii 1...], 1. III, Ferra-

riae, B. Pomatelli, 1735, p. 234. 45 Fiocca-Pepe, 1985, p. 162. Nd corso di ventisette anni ii Lollio compare nei P0/u/i delIUniversitiI anche come lettore

di metafisica, logica, filosofia naturale, opera di Ippocrate, pratica di medicina, teorica di meclicina e sector di anatomia, Fiocca-Pepe, 1985, p. 132. Lu studio della matematica nell'ateneo ferrarese si articolava in tre anni comprendenrlo nd I anno Ia SJbra del Sacrobosco, nd II anno gli Elemenli di Eric/ide e nd III anno la Teorica dci Pianelt, Ibid., p. 128. Gli Elemnemsti di Euclide di Alessandria (306-283 ac.), comprenclevano Ia geometria della riga e del compasso, questioni di teoria dci numeri, lalgebra geometrica, Ibid., p. 141.

46 F. Guitti, sonetto in onore dell'autore in Marco Petrocini, It Tacitrurno Amore Favola Pastorale I.. .1, Ferrara, F. Suzzi. 1625. 47 Pubblicata a Ferrara per i tipi rh F. Suzzi nd 1627. 45 "Gruitti nostro ingenio, ecciesiamn 5. Mariae a Rosa ab antiqrua in nuperioremn etegantissimnamn ./ormnamn redactam. .fuisse

tradit Borsetti I.. .1 ' Ferrante Borsetti, Historic a/mi fervor/ac gymnasii in duos partes ri/visa, Ferrara, 1735, 1. V, p. 425. 49 Tra ghi scenografi eEc l'assistettero nd cantiere di Parma troviamo Andrea Seghizzi, cf. cc. Malvasia, Feisina Pit/rice

[.1, Bologna, 1678, II, p. 116, Francesco Rivarola cletto il Chenda, che perb intervenne ahlora come pit/ore, assieme al suo mae-

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