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Open Water Diver - CMAS-PTA P1

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Manuale per immersioni conautorespiratore ad aria

Manuale per immersioni con

Open Water DiverCMAS-PTA - P1✶

" Dopo l'istante magico in cui i miei occhi si sono aperti nel mare, non mi è stato più

possibile vedere, pensare, vivere come prima— Jacques-Yves-Cousteau —

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Open Water Diver - CMAS-PTA P1✶

Autori: Giorgio Amadei, Roberto Menzaghi

Testi: Giorgio Amadei, Roberto Menzaghi Progetto grafi co: Barbara Albrigo - Grafi camente

Progetto editoriale: Pure-Tech-Agency

Si ringrazia per la consulenza l'Azienda Gravity Zero, il Dott. Fabrizio Pirrello, Dott.ssa Laura Vernotico, Per le fotografi e: TF PTA Argentario Scuba Point, TF Mare Nostrum, Enrico Pati, Paolo Alemanni

A cura del PUBLISHING OFFICE PTA

www.pure-tech-agency.net/IT/PTA/Publishing_Offi ce/index.html

Prima Edizione

Copyright © 2011 Pure Tech AgencyVia Torino, 28 - 21013 Gallarate (VA) - www.pure-tech-agency.net

Nessuna parte del presente manuale può essere copiata, riprodotta, elaborata e neppure trasmessa in alcuna forma tramite mezzo elettronico o meccanico senza previo consenso scritto dell’editore, tranne nel caso di brevi citazioni contenute in articoli di critica o recensioni. La presente pubblicazione contiene le opinioni dell’autore e ha lo scopo di fornire informazioni precise e accurate. L’elaborazione dei testi, anche se curata con scrupolosa attenzione, non può comportare specifi che responsabilità in capo all’autore e/o all’editore per eventuali errori o inesattezze. Nomi e marchi citati nel testo sono depositati o registrati dalle rispettive aziende. Pure Tech Agency detiene i diritti per tutte le fotografi e, i testi e le illustrazioni che compongono questo libro.

Finito di stampare nel mese di maggio 2011

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INTRODUZIONE

Questo è il manuale che devi usare durante il tuo corso per apprendere le conoscenze e le tecniche necessarie ad effettuare immersioni divertenti e sicure.Esso deve focalizzare la tua attenzione sugli aspetti teorici, ma soprattutto sulle applicazioni pratiche. Il manuale è da supporto al corso, ne è parte integrante, ma non è suffi ciente per fornirti tutte le informazioni e conoscenze per immergerti: ulteriori informazioni e conoscenze le apprenderai dal tuo Istruttore PTA, un professionista altamente qualifi cato che ti seguirà durante il tuo addestramento teorico e le successive applicazioni pratiche. Il manuale è strutturato in 6 moduli, ogni modulo prevede degli obiettivi d’apprendimento che dovrai raggiungere durante le lezioni di teoria e che saranno in seguito verifi cati dal tuo Istruttore durante gli esami fi nali.Il testo è volutamente semplice ed è stato strutturato in modo da facilitare lo studio. Se hai dei dubbi, prendi appunti e chiedi delucidazioni al tuo Istruttore.

LEGENDA Leggendo il manuale noterai delle caselle contrassegnate da simboli, esse ti forniranno preziosi consigli ed informazioni per meglio comprendere la materia di studio.

ATTENZIONE identifi ca un’informazione basilare per la tua sicurezza

sottolinea e rimarca un concetto chiave

focalizza la tua attenzione su un concetto

esprime un consiglio dettato dall’esperienza

contraddistingue un esercizio, un esempio pratico

fornisce un’informazione generale o di approfondimento

RICORDA

IDEA

ESEMPIO

NOTA

FERMATIE RIFLETTI

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AVVERTENZETu e il tuo Istruttore avete delle responsabilità precise durante questo corso.Durante tutte le fasi del corso l’Istruttore valuterà le tue conoscenze e la progressione del livello d’addestramento sempre e comunque in funzione della sicurezza.

L’Istruttore dovrà:

• Organizzare le lezioni di teoria • Sovrintendere alla pianifi cazione dell’immersione• Svolgere il briefi ng pre-immersione • Assicurarsi del tuo equipaggiamento • Supervisionare direttamente tutte le attività in acqua • Svolgere il de-briefi ng post immersione • Compilare i moduli richiesti per il corso

L’Allievo dovrà: • Presentare e compilare la documentazione richiesta per la

partecipazione allo specifi co Corso PTA ed attenersi a quanto viene dichiarato

• Studiare e comprendere i sussudi didattici PTA e le lezioni integrative svolte dall'Istruttore

• Pianifi care l'immersione con i sistemi proposti dal corso• Attenersi a ciò che viene pianifi cato, salvo diverse, esplicite ed

inconfutabili decisioni dell'Istruttore• Essere responsabile delle proprie azioni e della personale sicurezza • Mantenere un adeguato stato di salute fi sica e mentale• Informare l’Istruttore tempestivamente di eventuali cambi di condizioni

personali o sofferenze psicofi siche • Immergersi secondo il principio del Sistema di Coppia, non separarsi

mai dall’Istruttore ne dall’eventuale gruppo d’immersione

Benvenuto in PURE TECH AGENCY

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ManualeOpen Water Diver

CMAS-PTA P1✶

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MODULI

1 Equipaggiamento 2 Fisiologia del corpo umano e leggi fi siche 3 Adattamento all'ambiente e riconoscimento dei problemi 4 Tabelle di immersione e Computer subacquei 5 Pianifi cazione dell'Immersione 6 Ambiente subacqueo

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INDICEMODULO 1 ...................................................................................191.1 Equipaggiamento di base ....................................................21 Maschera ............................................................................. 21 Pinne ................................................................................... 22 Aeratore .............................................................................. 23 Muta .................................................................................. 24 Guanti, Calzari, Cappuccio ...................................................... 27 Zavorra ................................................................................ 281.2 Equipaggiamento A.R.A. ......................................................29 Bombola .............................................................................. 29 Acciaio o Alluminio? ............................................................... 31 Erogatore, Il primo stadio ....................................................... 32 La frusta .............................................................................. 34 Il secondo stadio ................................................................... 35 L'erogatore completo ............................................................. 36 Fonte d'Aria Alternativa (FAA) ................................................. 37 Consigli per l'acquisto ............................................................ 38 Sintesi delle raccomandazioni Primo Stadio .............................. 39 Secondo Stadio, Manometro ................................................... 40 GAV - Giubbetto ad Assetto Variabile ....................................... 41 Come assemblare un gruppo A.R.A. ......................................... 431.3 Strumentazione ed accessori ..............................................44 Orologio subacqueo, Profondimetro, Boa segna-sub ................... 44 Legislazione, bandiera Alfa, Boa Gonfi abile ............................... 45 Mulinello, Torcia Subacquea .................................................... 46 Coltello, Bussola.................................................................... 49 Fischietto, Lavagnetta, Borsa o Contenitore rigido ...................... 511.4 Preparazione e vestizione dell'attrezzatura ........................52 La vestizione ........................................................................ 52 Confi gurazione dell’attrezzatura .............................................. 531.5 Conclusioni .........................................................................54 Verifi ca dell'apprendimento ..................................................... 55

MODULO 2 ...................................................................................572.1 Cenni sull'immersione in apnea ...........................................592.2 La Respirazione ...................................................................602.3 l'Apparato respiratorio e circolatorio ..................................612.4 Corretta eliminazione dell'anidride carbonica .....................642.5 Approfondimento sulle vie aeree superiori ..........................662.6 Le leggi fi siche ...................................................................67 La pressione ......................................................................... 67 La pressione esercitata dai fl uidi .............................................. 68 Torricelli ............................................................................... 69 Pascal .................................................................................. 70 La legge di Archimede o spinta idrostatica ................................ 71 La legge di Boyle e Mariotte .................................................... 73 La densità dei fl uidi e la respirazione ........................................ 76

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La legge di Dalton ................................................................. 772.7 Effetti dell'aumento di pressione: la compensazione ...........78 Sintesi delle raccomandazioni ................................................. 802.8 Effetti della diminuzione di pressione .................................812.9 La vista ...............................................................................822.10 L'udito.................................................................................83 Verifi ca dell'apprendimento ..................................................... 84

MODULO 3 ..................................................................................873.1 La Legge di Henry ...............................................................883.2 Assorbimento e cessione dell'Azoto ....................................893.3 La Decompressione .............................................................913.4 La Patologia da Decompressione .........................................923.5 La Narcosi di Azoto .............................................................943.6 Riconoscimento dei problemi e incidenti subacquei ............943.7 Gestione delle emergenze ..................................................98 La sovradistensione Polmonare................................................ 99 Embolia Gassosa Arteriosa.....................................................1003.8 Lo stress ...........................................................................103 Gestione dello Stress ............................................................106 Verifi ca dell'apprendimento ....................................................107

MODULO 4 .................................................................................1094.1 Pianifi cazione dell'Immersione: Tabelle ............................110 Procedura ...........................................................................1194.2 Pianifi cazione dell'Immersione: Computer subacqueo ......121 Scopo, Storia, Funzionamento ...............................................121 Precauzioni .........................................................................122 Funzionalità .........................................................................124 Verifi ca dell'apprendimento ....................................................125

MODULO 5 .................................................................................1275.1 Sistema di coppia ..............................................................1295.2 Comunicazione Subacquea ................................................1315.3 Preparazione all'immersione .............................................1345.4 Pianifi cazione dell'Immersione .........................................135 Il Briefi ng ............................................................................1365.5 Il consumo d'Aria ..............................................................1365.6 Controlli pre-immersioni ...................................................1385.7 Aspetti generali e abilità di base .......................................139 Verifi ca dell'apprendimento ....................................................141

MODULO 6 .................................................................................1436.1 Caratteristiche fi siche e adattamento all’ambiente acquatico...... 1446.2 La vita acquatica ...............................................................1476.3 La catena alimentare ........................................................1486.4 L’atteggiamento verso la vita marina e l’ambiente ...........148 Verifi ca dell'apprendimento ....................................................151

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Acque Confi nate ........................................................................153Acque Libere .............................................................................167

Appendice .................................................................................177La fotografi a subacquea ................................................................178Consigli e suggerimenti .................................................................181Alimentazione e attività subacquea .................................................182Attività subacquea e Fitness ...........................................................187La donna e l'immersione ................................................................191

Tabelle ........................................................................................194Personal Dive Log .........................................................................196Modulo Addestramento Diver .........................................................199

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L' Immersione Subacquea Ricreativa

Se il tuo desiderio è divertirti, imparare cose nuove, scoprire nuovi ambienti, stare a contatto con la natura, viaggiare, conseguire una buona forma fi sica ed incontrare nuovi amici, allora le immersioni subacquee sono lo sport che fa per te!Qualsiasi luogo nel quale effettuare un'immersione subacquea, sia esso il tepore di un mare tropicale, oppure le acque ricche di fascino e storia del mediterraneo fi nanche le fredde e misterioso acque dei mari del nord o di un lago alpino, ti potrà offrire qualcosa di nuovo ed intrigante per permettere alla tua fantasia ed immaginazione di provare sensazioni meravigliose.

La subacquea è una disciplina sportiva i cui strumenti di conoscenza ci permettono di esplorare il mondo sommerso. La subacquea ricreativa ne è il compendio delle conoscenze di base.Possiamo differenziare il modo in cui esploriamo gli ambienti sommersi in due tipologie:

• L'immersione in apnea: quando l'esplorazione avviene per brevi e ripetuti lassi di tempo grazie unicamente alla nostra capacità di "trattenere il fi ato";

• L'immersione con autorespiratore: quando l'esplorazione avviene per mezzo dell'equipaggiamento che indossiamo - l'autorespiratore - il quale ci permette di "respirare" sott'acqua per periodi prolungati.

Potremmo defi nire l'immersione con autorespiratore proprio come Immersione in Eupnea. Eupnea è un termine il cui signifi cato è il contrario di Apnea, ovvero "respirazione regolare e tranquilla di un individuo

Questo manuale si prefi gge di mettere a disposizione ed organizzare le nozioni di ingresso al mondo dell'immersione con autorespiratore collocandosi ad un livello di apprendimento adatto alla subacquea ricreativa di primo livello, ovvero il corso sommozzatore CMAS-PTA P1.

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Open Water Diver - CMAS-PTA P1

Open Water Diver - CMAS-PTA P1✶

Il corso CMAS-PTA P1✶ sarà l’inizio di un’avventura senza fi ne, il biglietto d’ingresso in mondo nuovo e meraviglioso, un pianeta sconosciuto di cui sino ad ora ne avrai sentito solo parlare o potuto ammirare in foto o nei documentari.

Con il superamento del Corso Open Water Diver otterrai la certifi cazione internazionale CMAS-PTA P1✶.

Potrai quindi condividere le tue avventure subacquee con gli amici o con i tuoi familiari, potrai conoscere nuovi luoghi e fare nuove amicizie.Hai iniziato a praticare un’attività che non ha eguali al mondo e che ti proietterà in una nuova dimensione.Consultati con il tuo Istruttore CMAS-PTA, il quale ti fornirà le indicazioni utili per ottenere le informazioni necessaria o ti indicherà presso quale Centro CMAS-PTA convenzionato e di fi ducia potrai rivolgerti per le tue prossime immersioni o per le tue vacanze subacquee.

Il brevetto che riceverai riporta il tuo nome e cognome, il nome il cognome e il numero dell’Istruttore CMAS-PTA che ha rilasciato il brevetto, la data di rilascio, il numero di matricola del brevetto e il riepilogo di tutte le abilitazioni all'immersione conseguite con tutti i Brevetti PTA.Pure Tech Agency è stata la prima didattica al mondo a riportare su ogni brevetto subacqueo le abilitazione del titolare.

Con il tuo brevetto potrai:- Immergerti entro una profondità massima di 18 metri

(internazionalmente stabilita) insieme a un altro subacqueo brevettato di almeno pari livello

- Eseguire immersioni sotto la supervisione di una guida subacquea presso i Centri Immersione.

- Ottenere la ricarica della bombola presso i centri ricarica.- Ottenere il noleggio di attrezzature subacquee - Accedere al Corso Avanzato CMAS-PTA P2✶✶ (Advanced Scuba Diver) - Accedere ai Corsi di Specializzazione

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CMAS Confédération Mondiale Des Activités Subaquatiques

www.cmas.org

Jacques-Yves Cousteau, il noto esploratore di mari, propone di costituire la CMAS, in francese Confédération Mondiale des Activités Subaquatiques. Il 28 settembre 1958 i delegati delle federazioni sportive membri della CIPS si incontrarono a Bruxelles in occasione del Congresso per l'indipendenza della Confederazione Internazionale di tutte le discipline subacquee.Con questo intento viene convocata dal 9 all’11 gennaio 1959 nel Principato di Monaco, dove Cousteau è direttore del Museo Oceanografi co, l’assemblea costituente della Confederazione Mondiale delle Attività Subacquee, in breve CMAS. La Confederazione successe, nelle specifi che competenze e funzioni, al "Comitato degli Sport Subacquei" della CIPS. Cousteau viene acclamato Presidente e chiama alla Vicepresidenza Luigi Ferraro.

CIO - Comitato Olimpico Internazionale

UICN - Unione Internazionale per laConservazione della Natura

C'è tanto da fare: innanzi tutto creare ex novo una didattica grazie alla quale sia possibile insegnare in tutto il mondo come ci si immerge in modo sicuro utilizzando l'aria come gas respiratorio. Inoltre bisogna regolamentare la pesca subacquea, specialmente quella praticata con le bombole in quanto i sub (ormai hanno un nome comune, sommozzatori e pescatori subacquei) sono migliaia, e potrebbero infl iggere seri danni all'ambiente, erpetrando autentiche mattanze; occorre assicurare ai vari paesi i mezzi per difendere e tutelare il proprio patrimonio archeologico sommerso, ormai facilmente raggiungibili da qualsiasi sub dilettante; Avviare una stretta collaborazione con la scienza medica affi nchè si risolvano i troppi misteri che ancora ammantano la fi siologia del corpo umano in immersione.

AGFIS AssociazioneGenerale delle Fedrazioni

Sportive InternazionaliIWGA - Associazione Internazionale Campionati Mondiali

La CMAS oggi raggruppa numerose federazioni e associazioni che operano nel campo della subacquea e ne organizza le attività didattiche e sportive. Ha attraversato momenti di diffi coltà economica e organizzativa da cui l’italiano Achille Ferrero, assumendone la presidenza, l’ha saputa risollevare e riorganizzare in maniera effi ciente e moderna. Ne fanno parte 116 membri tra federazioni nazionali e organismi affi liati in rappresentanza di più 3 milioni di praticanti. É riconosciuta dall’UNESCO, dal CIO, dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUNC) ed membro di altre importanti organizzazioni internazionali come AGFS e IWGA.

United Nations Educational,Scientifi c and Cultural Organization

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PTA - Pure Tech Agency

Oltre la subacquea ricreativa inizia un altro "mare" di conoscenze e possibilità che vanno sotto l'insieme defi nito come subacquea tecnica. Questa, rispetto alla subacquea ricreativa, consente il raggiungimento di profondità ben maggiori anche utilizzando miscele respiratorie diverse dall'aria.

PTA affonda le sue radici nell’agenzia di didattica tecnica P.S.A. (Professional Scuba Association), un’associazione statunitense fondata nel 1967 in Orlando (Florida) da uno dei vecchi miti della subacquea americana, Hal Watts.Nel 1993 la società HdueO Diving Activities diventa franchiser di PSA per diffonderla in Italia e in Europa, Inghilterra esclusa.

La subacquea tecnica comincia il cammino per affermarsi nel Vecchio Continente fi nchè, nel 2000, HdueO Diving Activities si rende conto che sono necessari cambi radicali sia nella struttura sia nel metodo d’insegnamento: nasce così PTA (Pure Tech Agency), un’agenzia di didattica tecnica che si impone sul panorama subacqueo internazionale come punto di riferimento per tutti quei subacquei che vogliono fare un salto di qualità abbandonando l’approccio della "subacquea ricreativa" per approfondire tutti quegli aspetti e quelle tecniche necessarie per diventare dei subacquei tecnici veri, puri.

Il marchio PTA viene gemellato al marchio PSA su tutti i Brevetti e nel 2006 arriva il riconoscimento di qualità della CMAS che promuove PTA come prima didattica tecnica appartenente alla confederazione che raggruppa le organizzazioni di addestramento alla subacquea a livello mondiale.Nel 2010, PTA introduce nei propri programmi didattici anche una linea ricreativa, applicando gli Standard Ricreativi CMAS e sviluppando un percorso dinamico, moderno, e orientato al tecnico con cammini didattici integrati, che sviluppano Crediti Formativi.

PTA dispone pertanto di due aree ben distinte ma non distanti. Molto diverse ma compenetrate. La Subacquea Tecnica PTA è un mondo intero, un ambiente completo e composito, diverso dal ricreativo L’approccio PTA dei primi Corsi è atto a costruire le basi fondamentali mantenendo basse le profondità e le richieste operative. Solo successivamente, quando si sono stabilite le basi, i Corsi diventano più performanti ed esigenti.In conclusione l’approccio PTA muove verso una nuova piattaforma didattica, evolutiva e comportamentale.

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Struttura del Corso

La struttura del corso è fl essibile per facilitare le tue esigenze, la logistica e le necessità dell’Istruttore. Le informazioni sono di carattere generale, approfondirai i particolari assieme al tuo Istruttore che risponderà a tutte le tue domande e risolverà i tuoi dubbi.

IL corso è suddiviso in 3 parti distinte:T = Teoria: acquisizione delle informazioni, dei principi e delle regole

d’immersione;AC = Acque Confi nate: apprendimento delle tecniche per le Immersioni

subacqueeAL = Acque Libere: applicazione in Acque Libere, delle tecniche imparate

durante l'addestramento in AC

Ogni parte può essere scomposta o unita ad altre parti, eseguita in una o più volte secondo le esigenze logistico od organizzative.La parte di teoria si deve ritenere superata solamente quando l’allievo-studente ha superato positivamente la prova scritta (test).La parte pratica in acque confi nate si deve ritenere superata quando l’allievo-studente, a discrezione dell’Istruttore, ha mostrato di avere eseguito, suffi cientemente, tutti gli esercizi previsti dagli standard del corso praticato.Le prove in acque confi nate sono propedeutiche a quelle in acque libere, pertanto si deve dare importanza alla qualità dell’esecuzione e non solo ad una mera ripetizione.La parte pratica in acque libere si deve ritenere superata quando l’allievo-studente ha superato tutte le esercitazioni richieste in modo adeguato. L’allievo ha l’obbligo di effettuare tutte le esercitazioni richieste.

Sessioni di Teoria:Imparerai molte cose importanti, non solo durante le lezioni in aula, bensì anche durante le attività pratiche in acqua, durante i briefi ng e i debriefi ng che il tuo Istruttore svolgerà così come prevede il programma di addestramento CMAS-PTA.

Al termine di ogni lezione di teoria vi è un ripasso delle conoscenze rappresentato da alcune domande sui punti principali della lezione appena appresa. Il ripasso delle conoscenze non è valutativo.

Esami di Teoria:Gli esami di teoria del corso CMAS-PTA P1✶ (OWD) si svolgono con il sistema "multirisposta".Ti sarà consegnato un questionario contenente le domande di esame, per ogni domanda sono riportate diverse risposte delle quali soltanto una è quella esatta; devi contrassegnare la risposta esatta. La massima percentuale di errori consentita per superare l’esame è il 20%. Le domande errate saranno in seguito discusse con l’Istruttore in modo tale che tu abbia la possibilità di comprendere l’errore e di conoscere la risposta corretta.

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Sessioni in Acque Confi nate:In concomitanza o dopo ogni lezione di teoria, a secondo la logistica del Corso; si svolgeranno le sessioni in Acque Confi nate.Prima di accedere alle prove in acqua, dovrai aver consegnato il tuo certifi cato medico sportivo attestante l’idoneità alle attività subacquee.Durante la fase delle Acque Confi nate, prima di eseguire gli esercizi in acqua, dovrai assistere alla loro dimostrazione pratica da parte dell’Istruttore e/o dell’Ass. Istruttore CMAS-PTA.

Sessioni in Acque Libere:Le Sessioni in Acque Libere si svolgeranno dopo che avrai dato prova della corretta esecuzione degli esercizi standard del programma CMAS-PTA P1✶

Durante le Sessioni in Al, ripeterai gli esercizi principali appresi durante le Sessioni in Acque Confi nate.Le Sessioni si articolano su 5 immersioni in Acque Libere, le quali sono precedute da un briefi ng e seguite di un debriefi ng durante i quali l’Istruttore CMAS-PTA avrà modo di fornire consigli e suggerimenti per migliorare l’esecuzione degli esercizi e migliorare il proprio comfort, divertimento e sicurezza.Al termine di ogni sessione, l’Istruttore CMAS-PTA provvederà alla registrazione sul Modulo di Addestramento Diver CMAS-PTA e alla convalida sul Personal Log Book (libretto d’immersioni) dell’addestramento effettuato.

Già dalla tue prime esercitazioni dovrai interagire ed utilizzare l’attrezzatura subacquea. La conoscenza di base dell’equipaggiamento, ti permetterà una migliore consapevolezza ed una maggiore operatività. Consultati con il tuo Istruttore CMAS-PTA, il quale ti fornirà le indicazioni utili per ottenere l’attrezzatura necessaria o ti indicherà presso quale negozio CMAS-PTA convenzionato e di fi ducia, potrai rivolgerti per i tuoi acquisti.

T. F. PTA - Argentario Scuba Point

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MODULO 1Equipaggiamento

Panoramica

• Equipaggiamento di base• Equipaggiamento A.R.A. • Strumentazione ed accessori• Preparazione e vestizione dell'attrezzatura • Conclusioni

Obiettivi

Al termine di questo modulo saremo in grado di:

• Conoscere l'equipaggiamento di base necessario per l'attività subacquea;

• Comprendere gli usi specifi ci di ogni attrezzatura

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Considerazioni generali

Il corpo umano è perfettamente adattato alla vita terrestre ed agli habitat aerei. Per poter perlustrare gli ambienti sommersi è necessario indossare apposite attrezzature, appendici ed indumenti al fi ne di riappropriarsi di parte di quelle abilità proprie del corpo umano che diminuiscono o vengono a mancare allorquando si è in immersione. Sott'acqua infatti i nostri occhi non sono più in grado di vedere nitidamente, l'epidermide è incapace di trattenere effi cacemente il calore corporeo, le gambe ed i piedi sono inadatti a garantire un'effi ciente moto e, più di ogni altra cosa, i nostri polmoni sono assolutamente incapaci di permettere la respirazione.

L'equipaggiamento subacqueo è un bagaglio, un tutt'uno integrato composto da più parti grazie alle quali ci viene quindi restituita una buona parte della perduta effi cienza e con essa la possibilità di esplorare, in modo prolungato, gli habitat sommersi. In ragione di ciò possiamo considerare le varie parti di un'attrezzatura come delle vere e proprie protesi ed in quanto tali si comprende benissimo quanto sia importante capirle, usarle e conservarle in modo adeguato.

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1.1 Equipaggiamento di base

Maschera

I nostri occhi riescono a mettere a fuoco gli oggetti soltanto in ambiente aereo, pertanto la funzione principale della maschera è quella di interporre uno strato d'aria tra l’acqua e gli occhi.Questo consente ai nostri occhi di mettere a fuoco gli oggetti in immersione evitando l'alterazione visiva che si avrebbe per la differente rifrazione dell’acqua rispetto all'aria. La maschera quindi ci restituisce la vista; è lo strumento grazie al quale è possibile avere una visione nitida quando si è in immersione.

Le parti principali che compongono una maschera sono:

• le lenti: che devono essere in vetro infrangibile ed antigraffi o• il corpo: di silicone, trasparente o nero, o in gomma, deve avere una

forma anatomica che si adatti alla conformazione del viso evitando il passaggio di acqua all’interno. Deve inoltre avere un comodo alloggiamento sagomato per il naso che permetta di stringere il naso tra indice e pollice in modo tale da poter compiere le manovre di compensazione

• la montatura: fi ssa le lenti al corpo e a volte supporta il sistema di regolazione del cinghiolo

• il cinghiolo: consente di regolare la pressione e quindi la tenuta della maschera sul viso mantenendola in posizione corretta

Per scegliere la maschera che meglio si adatta al nostro viso occorre indossarla nella giusta posizione (senza il cinghiolo) ed inspirare leggermente con il naso: la depressione che si crea deve mantenersi stabile e far aderire bene al viso la maschera fi no a quando non si espira. Sono da preferire maschere che permettono un ampio campo visivo e che siano al contempo non troppo ingombranti. La scelta del materiale, silicone o gomma, non infl uisce sulle prestazioni della maschera quanto sulla durata: la gomma subisce più rapidamente l'invecchiamento provocato dal sole e dalla salsedine.

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I materiali usati dalle aziende costruttrici in fase di lavorazione e stampaggio dei componenti delle maschere stesse talvolta tendono a nebulizzarsi in piccole quantità e questo crea un residuo oleoso sulle lenti che le fa appannare facilmente durante l'uso. É buona norma pulire i vetri di una maschera appena acquistata che manifesta questo fastidioso fenomeno con del semplice dentifricio o sapone liquido piuttosto che usare prodotti chimici anti-appannanti.L'effetto leggermente abrasivo che si produce strofi nando le lenti tende a risolvere il problema.Buona parte delle maschere in commercio possono essere equipaggiate con lenti correttive temperate.La maschera dopo l’uso va sciacquata in acqua dolce, va tenuta lontano da fonti di calore, al riparo dai raggi diretti del sole (per evitare il deterioramento precoce delle parti in gomma), e riposta in modo tale da evitare che la parte morbida si deformi.

Pinne Le pinne ci restituiscono parte della mobilità consentendoci di spostarci con una certa rapidità senza l'ausilio delle braccia e mani. Sono delle appendici che si applicano ai piedi del subacqueo per aumentare la velocità di spostamento e l'effi cacia di movimento in acqua, sia in superfi cie sia in immersione.Ne esistono in commercio di vario tipo, forma e dimensione, in gomma o altro materiale, galleggianti oppure no e sono composte sostanzialmente da due parti principali che assieme formano un corpo unico:

• La calzata o scarpetta, ovvero l'alloggiamento del piede: la scarpetta può essere chiusa sul tallone oppure aperta e munita di cinghiolo. La scarpetta chiusa la si indossa direttamente a piede nudo oppure con una calza in neoprene o altro materiale coibente. Per indossare la scarpetta aperta si rende necessario l'uso di apposite calzature munite di suola semi-rigida

• La pala: è la parte della pinna che imprime la spinta sull'acqua e che determina di conseguenza il moto. La rigidità è variabile e combinata alla reattività specifi ca del materiale con cui sono realizzate le rendono più o meno performanti

La scelta di un modello piuttosto che di un altro va fatta in base al tipo di attività che si vuole praticare:

• Apnea: si usano pinne a scarpetta chiusa ed a pala lunga capaci di imprimere una spinta molto elevata. Alcuni sub che praticano l'immersione con autorespiratore preferiscono comunque usare le pinne da apnea proprio per la loro elevata capacità di spinta. In anni recenti è comparsa sul mercato la monopinna (un particolare tipo di pinna che ricalca la forma delle pinne caudali dei mammiferi marini) che obbliga il sub che la indossa a muoversi in modo sinuoso con i piedi saldati tra loro.

Questo particolare tipo di pinna è molto effi ciente, ma richiede delle buone doti atletiche e non è adatta per l'immersione con l'ARA.

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• A.R.A.: si usano generalmente pinne di lunghezza media o addirittura piuttosto corta aventi la pala proporzionalmente più larga

La ricerca tecnologica degli ultimi anni ha portato a realizzare forme e materiali innovativi al fi ne di ridurre lo sforzo senza diminuire eccessivamente le prestazioni e quindi la potenza di spinta. Questa "innovazione" talvolta ha il solo scopo di rendere più commercialmente e stilisticamente attrattivo il prodotto. Prima dell'acquisto sarebbe opportuno provare più modelli in acqua: è l'unico modo per stabile se una tal pinna fa al caso nostro.

Oltre a questo occorre considerare la comodità della calzata: le pinne non devono essere troppo strette, per evitare rallentamenti della circolazione, con conseguente eccessiva sensibilità al freddo e rischio di crampi; e non devono neppure essere troppo larghe, per evitarne la perdita durante l’uso.

Aeratore L'aeratore, chiamato anche Snorkel, ci permette di respirare in superfi cie con la faccia immersa in modo da avere una visione continua del fondale. In immersione non serve a nulla e potrebbe essere di intralcio, mentre in superfi cie ci permette ad esempio di individuare il punto esatto di inizio della discesa senza sprecare l'aria contenuta nella bombola.

L’ aeratore è formato da due parti: boccaglio e tubo. Il boccaglio deve essere morbido ed avere una forma che consenta di adattarsi comodamente alle arcate dentarie. Il boccaglio viene trattenuto dalle labbra senza fatica e senza passaggio d’acqua. Il tubo può essere rigido o semirigido, dritto o leggermente curvo per meglio adattarsi alla forma della testa.

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La parte interna del tubo deve essere liscia e con curvature non accentuate per non trattenere acqua e per evitare turbolenze nel fl usso d’aria.

Per consentire l’individuazione del subacqueo è consigliabile che nella parte terminale del tubo che emerge dall’acqua sia presente una fascia di colore ben visibile.Per chi lo desidera esso è dotabile di un attacco ad anello elastico per poter essere fi ssato al cinghiolo della maschera.Occorre però prestare attenzione al posizionamento (che deve consentire sia un comodo utilizzo sia una eventuale rapida rimozione), all'ergonomia ed alla semplicità costruttiva.

Muta La muta ci permette di limitare la perdita di calore del corpo umano immerso in acqua in ragione dell'elevata conducibilità termica di quest'ultima (circa 25 volte maggiore rispetto all’aria).

Essa si comporta come una seconda pelle e ci protegge non solo dal freddo ma anche dalle abrasioni in caso di contatto con il fondale marino, e, di rado, anche dagli animali urticanti. Senza una muta anche con l'acqua a 20 gradi dopo un tempo piuttosto breve inizieremmo a sentire freddo.

Esistono 3 tipologie di mute:

• Umide: Queste sono realizzate in neoprene, un tipo particolare di gomma piuttosto morbida e isolante con la quale è possibile confezionare dei veri e propri indumenti. La pellicola di acqua che si forma tra la fodera interna applicata sul neoprene ed il corpo del subacqueo si riscalda fi no a raggiungere la temperatura della pelle; questo contribuisce a mantenere una condizione termica abbastanza stabile e duratura che evita una dispersione di calore troppo accentuata

Per questa ragione le mute umide devono essere di misura adeguata, aderenti ma non strette, con parti a tenuta sui polsi, alle caviglie, sul collo o sul cappuccio al fi ne sia di contenere quanto più possibile il ricambio d'acqua della pellicola, sia impedire la formazione di sacche d'acqua che annullerebbero l'isolamento termico. Gli spessori del neoprene con il quale si confezionano le mute possono variare da un minimo di un paio di millimetri fi no a 7 millimetri.

Ovviamente maggiore è lo spessore e migliore sarà la protezione al freddo.

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Sono disponibili sul mercato numerosi modelli di mute in un unico pezzo oppure in più pezzi (giacca e salopette), con o senza cappuccio, a manica o gamba corta, con o senza cerniere, con spessori di neoprene differenziati, di taglie fi sse o su misura e la scelta di un modello piuttosto che un altro è dettata dal tipo di condizioni ambientali prevalenti nelle quali dovrà operare. Se ci immergiamo solamente in mari caldi tropicali, probabilmente un mutino di poco spessore a maniche e gamba corta fa al caso nostro

• Semistagne: Sono mute umide in monopezzo che hanno la caratteristica di garantire un ridottissimo ricambio d'acqua cosi da aumentare l'isolamento termico del subacqueo.

Le opinioni a proposito delle mute semistagne sono discordanti: taluni le ritengono particolarmente adatte alle temperature riscontrabili durante tutte le stagioni nel mar mediterraneo; altri le descrivono come un capo scomodo da indossare, troppo caldo d'estate e meno versatile di una umida classica magari in due pezzi ed in ogni caso di fatto destinato a cedere presto il posto alle mute stagne (appena l'esperienza del subacqueo, maturando, lo consente). Il prezzo, talvolta un po' elevato, tende a condizionare la scelta in sfavore di questa tipologia di mute.

• Stagne: Queste sono realizzate con particolari tessuti o neoprene ed

hanno la caratteristica che il corpo del subacqueo in immersione non si bagna. Pertanto è possibile indossare sotto di esse indumenti di vario genere al fi ne di aumentare notevolmente il comfort termico anche in acque molto fredde con temperature inferiori o vicine ai 10/12 gradi centigradi. Sono le mute più costose.

Muta umida Muta semistagna Muta stagna

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Distinguiamo 3 tipologie di neoprene:

Classico, ad Alta Densità e Precompresso.

Il neoprene Classico è una gomma porosa sintetica in forma di fogli la cui massa è costituita da cellule gassose uniformemente distribuite che gli conferiscono sia elasticità sia capacità isolanti.

Esso è lavorabile come fosse un tessuto e come tale può essere tagliato, cucito ed ovviamente incollato per confezionare le mute subacquee. Viene generalmente impiegato per il confezionamento di mute umide.

Il neoprene ad alta densità è di un tipo di neoprene caratterizzato da una minor quantità di cellule gassose rispetto al neoprene classico. É più resistente del neoprene classico e mantiene buone doti di fl essibilità, leggerezza e vestibilità e lo si utilizza per il confezionamento di tutti i tipi di mute con prevalenza di semistagne e stagne.

Il neoprene precompresso viene ottenuto partendo da un foglio di neoprene ad alta densità che viene "compresso" con un particolare trattamento in autoclave per un periodo di tempo di circa 48 ore. Si ottiene così un materiale molto robusto, di buona coibenza termica, discretamente elastico e maggiormente pesante rispetto agli altri tipi di neoprene. Pur con una certa approssimazione possiamo dire che una muta realizzata con uno spessore di 2,5 mm di precompresso pesa quanto una muta da 5,5 mm in neoprene tradizionale, mentre la coibenza termica si avvicina a quella di un neoprene da 3,5 mm.Questo tipo di materiale è indicato per il confezionamento di mute stagne destinate ad immersioni particolarmente impegnative ed in acque fredde.

A tutti i tipi di neoprene viene di solito applicata internamente una fodera (generalmente in nylon) che oltre ad avere una funzione antibatterica aumenta la vestibilità e protegge la pelle dal contatto diretto con le parti cucite ed incollate.

Insieme alla muta è consigliabile utilizzare anche guanti e calzari, in quanto le estremità degli arti sono molto sensibili al freddo. I guanti in neoprene offrono un’ ottima protezione ed in commercio se ne trovano molti tipi e di differente livello protettivo. I calzari vanno scelti in base al tipo di pinna utilizzata: dai calzari semplici in neoprene da 2-5 mm, per le pinne con scarpette chiusa, a quelli integrati in un vero e proprio scarponcino con suola rigida, per le pinne con scarpetta aperta e cinghiolo.

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GuantiI Guanti devono proteggere le mani sia dal freddo sia da accidentali abrasioni od escoriazioni. I più comuni sono in neoprene da 3 o 5 mm, ma per acque più calde si trovano anche misti neoprene e nylon.É da tenere presente che guanti di spessore oltre i 3 mm offrono si una maggiore protezione ma allo stesso tempo ne riducono la manualità.

Guanti nylon Guanti neoprene Guanti moffola

CalzariI Calzari, proteggono i piedi dal freddo in acqua e dalle asperità in superfi cie. Come i guanti sono prodotti in vari spessori e formati, a forma di calze (per un uso con pinne a scarpetta chiusa) o con suole rigide (per un uso con pinne a scarpetta aperta) e con cerniera. Questo agevola la vestizione ma consente una maggiore penetrazione dell’acqua con una ovvia riduzione di protezione termica. Sia primi sia i secondi possono essere usati contemporaneamente per unire i vantaggi di entrambi.

CappuccioDurante una immersione il 75% del calore umano viene disperso dalla testa, la quale è insieme alle mani e ai piedi una delle zone a più alta dispersione di calore del corpo umano. Per tale motivo una muta subacquea deve essere sempre abbinata ad un cappuccio, che riveste una funzione fondamentale come protettore termico.

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La sua taglia deve essere attentamente provataperché deve adattarsi perfettamente al viso senza creare strozzature al collo ed impedire una normale respirazione.Il cappuccio è necessario laddove l’immersione viene svolta con temperatura dell’acqua inferiore ai 24°C, o dove la permanenza in acqua è prolungata.Il cappuccio viene realizzato in neoprene di vari spessori e può essere incorporato o separato dalla muta. Questo ha una cornice di neoprene liscio che aderisce al viso per minimizzare le infi ltrazioni di acqua.

All'inizio di ogni immersione si deve allargare leggermente i bordi del cappuccio in maniera tale da allagare il condotto uditivo delle orecchie. Questo favorisce la compensazione (vedremo in seguito cosa signifi ca) e non solo.Se vi è presenza di aria nel condotto uditivo questa, in uscita verso l'esterno in conseguenza di movimenti della testa, potrebbe tendere ad imprimere un effetto risucchio a danno del timpano con senseguente lesione dello stesso.

ZavorraIl neoprene utilizzato per confezionare le mute è un materiale che galleggia; in conseguenza di ciò tende a far rimanere il subacqueo che lo indossa perfettamente a galla. Per permettere quindi al subacqueo di scendere in profondità, oppure per rimanere sospesi a mezz'acqua senza modifi care la profondità, è necessario indossare una zavorra. Essa è formata da una cintura dove vengono posizionati pesi mobili, solitamente in piombo, in forma di lingotti dotati di fori passanti.

Questi lingotti devono essere fi ssati in modo tale che non si sfi lino accidentalmente per mezzo di apposite fi bbiette in plastica o altro meccanismo ritentore. La cintura viene fi ssata al corpo del subacqueo attorno alla vita per mezzo di una fi bbia a sgancio rapido. In commercio si trovano cinture e giberne (simili a grosse bretelle) dotate di tasche dove alloggiare le zavorre cosi da rendere meno problematica l'aggiunta o la rimozione dei pesi per una corretta regolazione del peso complessivo della zavorra.

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Cintura a tasche Zavorre a pacchetto

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L'esatto peso della zavorra è determinato da alcuni fattori: tipologia di muta in uso, comportamento proprio del corpo del subacqueo in acqua (alcune persone tendono a manifestare una maggiore o minore tendenza all'affondamento rispetto ad altre), dall'acqua (dolce o di mare) e dal tipo di equipaggiamento indossato.

1.2 Equipaggiamento A.R.A.

Maschera, pinne, muta e zavorra formano il complesso di equipaggiamenti defi nito come "attrezzatura leggera o di base", laddove l'A.R.A. è l'insieme delle attrezzature che specifi catamente ci permettono di respirare sott'acqua. La complessità e numero di attrezzature che defi niscono tale insieme variano in funzione della tipologia di immersione che si intende affrontare.

L'A.R.A. è la parte di attrezzatura più pesante: il complesso bombola - GAV - erogatore può arrivare a pesare anche una ventina di chili. Si comprende benissimo come questo renda i movimenti fuori dall'acqua un po' impacciati ed insicuri soprattutto le prime volte che lo si indossa, mentre una volta in acqua tutto il peso sparisce. Nelle immersioni novizie, ovvero quelle contraddistinte da bassa profondità e basso grado di diffi coltà, il "bagaglio", ovvero la somma degli apparati che dobbiamo portarci appresso durante un'immersione, si compone delle seguenti attrezzature:

Bombola

La bombola è il serbatoio che permette al subacqueo di portare sott’acqua una scorta d’aria respirabile. La bombola è formato da una bottiglia in acciaio oppure alluminio sormontata da una rubinetteria che consente o non consente il fl usso d’aria. Le bombole sono in grado di contenere gas ad elevatissima pressione fi no a 200 atmosfere ed anche oltre (i pneumatici delle automobili vengono riempiti ad un massimo di 4 atmosfere di pressione e questo rende l'idea della formidabile pressione che viene contenuta all'interno delle bombole).

Le bombole si caricano per mezzo di un apparato chiamato compressore ad alta pressione. Queste macchine sono in grado di pompare l'aria catturata dall'atmosfera nelle bombole ad elevata pressione: fi no a 200 atmosfere di pressione ed oltre. Questo processo avviene per mezzo di appositi cilindri che comprimono l'aria per stadi successivi. Per questa ragione è importante che il compressore sia in buono stato manutentivo e che che la presa d'aria del compressore sia messa in posizione protetta da fonti di inquinamento quali strade traffi cate, esalazioni di motori termici in genere, polveri e altre fonti di inquinamento.

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Le dimensioni delle bombole più comuni sono quelle da 10, 12, 15 e 18 litri.Quando l'esplorazione subacquea richiede tempi di permanenza prolungati, e di conseguenza la disponibilità di un'elevata scorta d'aria, si usa unire due bombole in maniera tale da formare un sistema denominato bibombola.

Moltiplicando la capienza della bombola per la pressione di ricarica si ottiene la capacità complessiva. 200 atm x 15 lt = 3000 lt

Sulla parte alta della bottiglia (denominata ogiva) subito sotto il collo, vengono stampigliati tutti i dati che servono per il riconoscimento e l’ idoneità della bombola tra i quali: volume, peso della bottiglia vuota, numero di matricola, pressione massima di esercizio, data di fabbricazione e ditta costruttrice.

In ragione delle elevate pressioni a cui sono sottoposte le bombole vanno collaudate presso centri autorizzati con scadenze variabili a seconda delle regole imposte nella nazione in cui vengono utilizzate. Il collaudo consiste nel controllo della corrosione interna ed esterna ed in una prova di resistenza.

In Italia il primo collaudo si fa dopo quattro anni dalla data di costruzione, i successivi ogni due anni. La data del collaudo viene solitamente stampigliata sotto quella di costruzione.

Le bottiglie di acciaio sono corredate con un fondello di plastica forato sul fondo, che le permette di rimanere in piedi. Quelle di alluminio hanno già il fondo piatto. La tenuta della rubinetteria, che è avvitata al collo della bottiglia tramite una parte fi lettata, è assicurata da una guarnizione detta O-ring. Il complesso rubinetteria può avere 1 o 2 rubinetti con altrettante uscite di aria.Per il montaggio dell’erogatore esistono due tipi di attacco:

• l’attacco internazionale (INT), altrimenti detto a staffa, si compone di una sede circolare in cui alloggia un O-ring

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• l’attacco DIN (Deutsches Industrie fur Normung) si contraddistingue da una fi lettatura visibile nella parte interna del breve condotto di uscita dell'aria

É possibile passare da un tipo di attacco all’altro per mezzo di apposite riduzioni.Dopo l’uso in acqua di mare, cosi come per tutta l'attrezzatura, anche la bombola va sciacquata con acqua dolce e riposta in un luogo asciutto.

Attacco DIN Biattacco Attacco INT

Acciaio o Alluminio?

Una bombola da 10 litri in acciaio pesa mediamente poco meno di 11 Kg. mentre una di alluminio, di capacità corrispondente, ne pesa quasi tredici!. Questa notevole differenza deriva dal fatto che l’alluminio possiede una minore resistenza meccanica rispetto all’acciaio, è più ‘’tenero’’, e quindi la bombola deve avere pareti e fondo più spessi (circa 12 e 18 mm. rispettivamente, contro i circa 5 mm. di quelle in acciaio) per poter sopportare le stesse sollecitazioni di pressione.Ciò potrebbe indurre a pensare che indossando una bombola in alluminio, essendo più pesante, sia suffi ciente indossare meno zavorra, invece avviene l’esatto contrario. L’alluminio, infatti, ha un peso specifi co di gran lunga inferiore a quello dell’acciaio ed in acqua, quindi, ha una maggior galleggiabilità; pertanto a parità di capacità, la bombola d’alluminio necessita di 1-2 Kg di zavorra in più.Di contro, però, l’acciaio rispetto all’alluminio va incontro a maggior usura a causa dei fenomeni di corrosione. Sembra incredibile per un oggetto destinato all‘uso in acqua, ma il pericolo numero 1 è proprio l’umidità, in quanto essa agisce come catalizzatore nel processo di ossidazione ed il sale, in quanto igroscopico (attrae l’umidità), peggiora la situazione.

Nelle bombole d’acciaio, la ruggine (ossido di ferro) è un vero problema: quella che si forma all’esterno è facilmente rimovibile anche perché ben in vista mentre quella al suo interno è particolarmente dannosa, perciò è bene sempre non scaricare del tutto la pressione nella bombola perché così aumenterebbe al suo interno l’umidità, il principale responsabile del fenomeno.

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Anche l’alluminio è soggetto ad ossidazione ma in questo caso, a differenza della ruggine che scava in profondità, il sottile strato di ossido che si forma in superfi cie inibisce l’ulteriore corrosione

Le bombole devono essere manipolate con attenzione e trattate delicatamente. Durante il trasporto devono essere fi ssate saldamente al fi ne di evitare cadute, rotolamenti e sfregamenti.

ErogatoreL' erogatore è l'apparato che ci permette di respirare sott’acqua l'aria contenuta nelle bombole

Questo dispositivo riduce la pressione dell’aria contenuta nella bombola, la quale, come si è visto, essendo elevatissima è irrespirabile, ad un valore uguale a quello ambiente permettendone l’utilizzo. Il salto di pressione necessario per ridurre la pressione del gas all'interno della bombola a dei valori respirabili avviene in due fasi successive.I moderni erogatori sono composti da 3 parti principali:

• Primo stadio• Frusta • Secondo stadio

Descriviamoli nel dettaglio.

Il primo stadio

Il primo stadio è il componente che si fi ssa al rubinetto della bombola per mezzo di un attacco INT (formato da staffa munita di brida di fi ssaggio entrambi chiaramente visibili) oppure DIN (un innesto fi lettato fi ssato ad una ghiera girevole). La tenuta dell'aria che transita dalla bombola al primo stadio è garantita, per entrambe le tipologie di attacco, da delle piccole guarnizioni chiamate O-R (dall'inglese O-Ring). Questa è posizionata sul terminale della ghiera fi lettata nell'attacco DIN, mentre l'attacco INT è privo di O-R trovandosi questo direttamente attorno al foro di uscita dell'aria sul rubinetto della bombola. Per queste ragioni anche le rubinetterie DIN e INT delle bombole sono immediatamente riconoscibili: la prima è contraddistinta da un innesto femmina fi lettato privo di O-R, la seconda da una battuta circolare nella quale è collocato in modo visibile l'O-R.

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Le rubinetterie moderne, come già accennato nel paragrafo precedente, hanno il foro di uscita dell'aria già predisposto con attacco DIN e con inserito un nottolino fi lettato rimovibile per mezzo di una chiave a brugola. Questo deve essere munito di O-R su entrambe le estremità ed è gergalmente chiamato "la caramella". Quando è avvitato nell'alloggiamento di tipo DIN del rubinetto permette la connessione di primi stadi tipo INT

Il primo stadio svolge la funzione di ridurre la pressione presente all'interno della bombola (qualunque essa sia) ad una pressione di taratura (costante e determinata) più la pressione ambiente. Solitamente la pressione di taratura si aggira attorno alle 8/10 atmosfere. I primi stadi si dividono in due tipologie: a "pistone" ed a "membrana". Entrambi hanno un pistoncino al loro interno quale responsabile principale della riduzione di pressione, soltanto che nel primo tipo il pistoncino si trova a contatto con l'acqua, mentre nel secondo tipo una membrana lo separa completamente dall'acqua cosi da mantenerlo asciutto.Sono le stesse variazioni di pressione dell'acqua ad agire sul sistema di regolazione della pressione del primo stadio.

Pistone o membrana?Il dubbio su quale tipo preferire non può essere basato su motivazioni defi nitive, in quanto non esiste un sistema migliore in assoluto.In linea di massima possiamo affermare che un primo stadio a pistone è caratterizzato da un'architettura più semplice e per certi aspetti più robusta rispetto al membrana. In ragione di questo le operazioni di manutenzione risultano più semplici.Di contro i primi stadi a membrana, in virtù della funzione "isolante" della membrana, garantiscono maggior protezione al pistone da condizioni usuranti quali la salsedine, la sabbia ed altri agenti dannosi.I progressi più recenti in campo meccanico tendono comunque sempre più ad annullare le differenze "comportamentali" tra le due tipologie.La scelta tra un tipo e l'altro è soprattutto una questione di sintonia personale verso uno dei due sistemi.

Benché l'attacco INT sia più diffuso nei centri di immersione di tutto il mondo, l'attacco DIN permette una connessione tra primo stadio e rubinetto molto più salda e sicura proprio in virtù dell'attacco fi lettato che oltre a fi ssare il primo stadio mantiene l' O-R in posizione più protetta. Inoltre gli attacchi DIN muniti di fi lettatura lunga sono in grado di collegarsi a bombole la cui pressione di esercizio arriva fi no a 300 atmosfere (purché la fi lettatura sui rubinetti delle bombole sia altrettanto lunga). L'attacco INT invece è in grado di lavorare con pressioni massime non superiori alle 230 atmosfere ed è più vulnerabile ai colpi eventualmente ricevuti sulla rubinetteria.

In buona sostanza gli attacchi tra primo stadio e rubinetteria possono essere sinteticamente descritti nella tabella seguente:

Tipo Caratteristicadella connessione

Collocazione O-R

Pressione di esercizio max

Compatibilità conrubinetto bombola

INT Composta da staffa e brida di fi ssaggio

Rubinetto bombola

230 atmosfere INT

DIN 230 Ghiera fi lettata corta Primo Stadio 230 atmosfere DIN 230DIN 300 Ghiera fi lettata lunga Primo Stadio 300 atmosfere DIN 230 e DIN 300

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Ingresso alta pressione (HP)

Uscita bassa pressione (BP)

PRIMO STADIO BILANCIATO PRIMO STADIO NON BILANCIATO

Uscita alta pressione (HP)

Filtro

Membrana

Pistone

Bisogna sempre prestare attenzione affi nché non si ecceda la pressione di esercizio di una connessione, e comunque i centri di ricarica non caricano quasi mai le bombole oltre le 220 atmosfere di pressione. Questa regola vale soprattutto per le connessioni di tipo INT: in esse in fatti l'O-R è fi ssato solo a pressione ed è quindi più soggetto a fuoriuscite con conseguente perdita violenta di aria. Inoltre le bombole munite di attacco DIN a 300 bar, ovvero con fi lettatura lunga, sono piuttosto rare.

Bilanciato e non bilanciato?Primi stai bilanciati o non bilanciati.I primi stadi non bilanciati, diventati una minoranza, sono dei primi stadi a pistone che hanno a loro favore l'assoluta semplicità e convenienza economica, di contro offrono prestazioni inferiori rispetti ai bilanciati. Il meccanismo di regolazione della pressione di erogazione dei primi stadi non bilanciati è meno sofi sticato rispetto agli altri, pertanto in alcune condizioni offrono un erogazione meno generosa di aria. I più recenti disponibili sul mercato sono comunque talmente evoluti che, a profondità poco impegnative, non si discostano quasi per nulla dalle prestazioni dei bilanciati, sono molto affi dabili, facili e veloci nella manutenzione. Molti centri di immersione offrono ai propri clienti erogatori con primi stadi non bilanciati perché a basse profondità sono comunque validi e sono più economici e semplici da gestire nelle operazioni di manutenzione.

La frustaLa frusta è il tubo fl essibile che mette in comunicazione il primo stadio con il secondo stadio consentendo il trasporto dell'aria.Queste vanno posizionate in modo tale da non creare grovigli, e che in immersione non sporgano eccessivamente dalla sagoma del subacqueo.

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Il secondo stadioIl secondo stadio è il componente al quale il subacqueo si connette (addentandolo sul boccaglio) e dal quale si respira. Ha in carico la seconda e fi nale fase di riduzione della pressione alla sola pressione ambiente.É composto dalle seguenti parti principali:

Pulsante di spurgo

Boccaglio

Tasto Dive - Pre-Dive

Convogliatore di scarico

Pomolo regolazione sforzo inspiratorio

• Una cassa che contiene una membrana che a sua volta, a seconda se stiamo inspirando o espirando, aziona i leveraggi ed una valvola che permettono o interrompono l'erogazione

• Un innesto (generalmente fi lettato) per la frusta • Vie di fuga per l'aria espirata (queste possono trovarsi nella parte

inferiore o laterale rispetto al boccaglio)

Per poter prendere contatto con un secondo stadio quando si ha già la testa immersa è necessario, dopo averlo addentato, eseguire prima una espirazione e solo successivamente l'inspirazione.Questo per svuotare la cassa dall'acqua ed evitare quindi di ingoiarla.Il secondo stadio è contraddistinto da una vistoso pulsante, (chiamato "push" dall'inglese) generalmente posto nella parte frontale della cassa, con il quale è possibile comandare l'emissione dell'aria da respirare. Il push viene impiegato soprattutto in due situazioni:

• Durante l'apertura del rubinetto della bombola per evitare che arrivi al secondo stadio una botta di pressione che potrebbe alla lunga accelerare l'usura delle sue parti interne;

• In immersione quando si deve prendere contatto con un erogatore e non si è in grado di eseguire una espirazione prima di incominciare a respirare normalmente per espellere l'acqua penetrata nella cassa del secondo stadio.

Le regolazioni del secondo stadioL'estrema sensibilità del push può portare ad uscite d'aria involontarie, ad esempio quando si nuota in senso contrario alla corrente. Se è presente un regolatore di sensibilità, si può ridurre quest'ultima con l'apposito comando che agisce sulla molla di contrasto. Al contrario, in situazioni diffi cili (grande profondità, un momento di affanno) basta portarlo sulla posizione di massima apertura per facilitare l'erogazione. A sua volta, il regolatore dell'effetto Venturi, ad azione progressiva o con le due posizioni estreme max-min (dive/pre-dive), permette di variare lo sforzo d'inspirazione successivamente al momento d'innesco dell'erogazione (stacco respiratorio o primo stacco) e si apprezza particolarmente alle profondità maggiori.

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L'erogatore completoOgni primo stadio è dotato di almeno due uscite di alta pressione (HP = high pressure) alla quali si connette il manometro (che è l'indicatore dell'aria disponibile), e di 4 uscite di bassa pressione (LP = low pressure) alle quali si connettono le fruste con i relativi secondi stadi. Le connessioni frusta-primo stadio avvengono tramite giunzioni maschio femmina fi lettate. La fi lettatura delle uscite di bassa pressione e alta pressione sono differenti tra loro per evitare errori nella connessione delle fruste.

É bene sapere che non è sempre possibile connettere primi stadi di una determinata marca o modello di erogatore, con i secondi stadi di un altro modello o marca. Le pressioni di taratura dei primi potrebbero essere diverse dai secondi e questo può determinare incontrollate uscite di aria.

Esistono numerosi modelli di erogatore: alcuni offrono varie forme di regolazione del fl usso e/o della portata dell'aria sul secondo stadio, altri ne sono privi ma questo non signifi ca che siano meno performanti, tutt'altro.Generalmente sono quasi tutti affi dabili ed ampiamente collaudati, almeno per le immersioni novizie, quindi decidere quale modello sia migliore di un altro è abbastanza soggettivo. L'esperienza farà preferire un modello piuttosto che un altro.

L'erogatore è per ovvie ragioni la parte più importante della nostra attrezzatura. Prima di ogni immersione è opportuno eseguire alcuni atti respiratori, sia in superfi cie, sia con il volto immerso nell'acqua, per verifi carne la perfetta effi cienza. Al minimo dubbio di malfunzionamento non si prosegue con l'immersione.

PULIZIA: Dopo l’uso asciugare, anche con l’aria rimasta nella bombola, il tappo di protezione, per evitare infi ltrazioni d’acqua nel primo stadio. Proteggere il fi ltro sinterizzato coprendolo con il tappo di protezione e sciacquare l’erogatore con acqua dolce.

AVVERTENZA: durante l’operazione di risciacquo non premere il pulsante di erogazione manuale del secondo stadio per evitare infi ltrazioni d’acqua nella valvola di richiamo. Lasciare asciugare l’erogatore in un luogo asciutto non esposto direttamente ai raggi solari. Riporlo in un luogo protetto da temperature elevate ed assicurarsi che il tubo di bassa pressione, che collega il primo stadio al secondo stadio, abbia un raggio di curvatura non inferiore ai 150 mm.

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Il fenomeno dell'autoerogazionePer autoerogazione (in inglese free-fl ow) si intende un uscita incontrollata di aria dal secondo stadio. Questa può essere determinata da vari fattori quali: scarsa o incorretta manutenzione dell'erogatore (pressioni di taratura male impostate), scarsa qualità costruttiva dell'erogatore in relazione alle condizioni d'uso, acqua molto fredda oppure eccessivo uso del push. Solitamente quando questo avviene è necessario intervenire per interrompere il fl usso di aria chiudendo il rubinetto al quale l'erogatore è collegato. Si passa quindi alla FAA soprattutto nel caso in cui l'auoterogazione sia cosi intensa da impedire la normale respirazione. In molti casi l'erogatore incorso in autoerogazione tornerà a funzionare normalmente durante l'immersione dopo che si è riaperto il rubinetto. É consigliabile continuare a respirare con la FAA, rimanere molto vicino al compagno, ridurre la profondità ed eventualmente decidere di terminare l'immersione soprattutto nel caso in cui la perdita di aria sia stata importante.

Fonte d'Aria Alternativa (FAA)

Insieme all’erogatore principale è necessario avere una seconda fonte di aria per avere un margine di sicurezza maggiore durante l’immersione. Disporre di un fonte d'aria alternativa ci permette sia di sostituire l'erogatore principale in caso di malfunzionamento, sia "donare" aria al compagno di immersione nel caso in cui questo si trovi completamente privo di aria oppure impossibilitato a respirare dalla propria attrrezzatura.Questo scenario appena descritto ci fa capire una cosa molto importante, ovvero quali sono le fonti di approvvigionamento dell'aria in immersione in ordine di accessibilità:

1. L'erogatore principale

2. L'erogatore secondario o di emergenza

3. Il compagno di immersione

Le fonti di aria alternative per essere tali devono essere costituite da:

• Un secondo stadio addizionale: questo viene montato su una delle uscite di bassa pressione (LP) del primo stadio tramite una frusta solitamente più lunga del normale. L'utilizzo del colore giallo per frusta e secondo stadio oltre a renderli maggiormente visibili li qualifi ca quale fonte d'aria alternativa

• Secondo erogatore completo: ogni qual volta le bombole sono munite di doppia rubinetteria è possibile e opportuno montare un secondo erogatore completo (primo e secondo stadio)

• Essere ed avere un compagno di immersione attento alle proprie ed altrui necessità.

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Collarino ritentoreper secondi stadi

Non date retta a chi vi consiglia di acquistare un secondo erogatore di basse prestazioni perché tanto lo si usa solo in emergenza, oppure di acquistare un secondo erogatore di prestazioni ancora migliori del primo. Entrambe le affermazioni sono errate. Vediamo perché:

• Un secondo erogatore, essendo impiegato in un ipotetico caso di emergenza, deve essere adeguato proprio alle situazioni più gravose tipiche di un emergenza e quindi deve essere di qualità

• Un secondo erogatore migliore del primo fi nirebbe per essere utilizzato come erogatore primario, perché non avrebbe senso alcuno respirare sempre da un erogatore di basse prestazioni

La soluzione corretta è adottare, da subito, due erogatori separati di ottimo livello in modo da alternarne l’uso in immersione (cosi si è sempre sicuri del corretto funzionamento di entrambi), inoltre, sfruttandoli appieno entrambi in modo sincronico, coincideranno i periodi di manutenzione.

Consigli per l'acquisto

Quando si acquista un erogatore non si devo soltanto guardare la sua portata di aria (spesso sono talmente elevate da soddisfare le esigenze respiratorie di un paio di elefanti in corsa), piuttosto sono da verifi care le modalità con cui l’erogatore fornisce aria respirabile, ovvero la qualità dell’erogazione. Se possibile chiedete al negoziante di farvi provare l'unità prima dell'acquisto infatti è importante controllare quanto l’erogatore ci consente di respirare in immersione in maniera naturale. Sia lo sforzo inspiratorio sia lo sforzo espiratorio devono essere molto bassi, l’erogazione deve essere lineare, "nutritiva", senza inutili quanto fastidiose "sparate" d’aria. Se consideriamo quindi l’erogatore sotto questi molteplici aspetti, l’offerta del mercato diventa decisamente più ristretta anche in ragione del fatto che a fronte di un’offerta apparentemente molto diversifi cata, poche sono le novità di rilievo nella produzione. Molte aziende offrono, nei propri cataloghi, numerosi modelli di erogatore che si distinguono dai modelli vecchi soltanto nella forma esteriore, restando spesso nella sostanza le medesime macchine. Alcuni modelli rimangono nei cataloghi delle aziende per diversi anni segno che sono modelli ben collaudati e affi dabili a riprova della validità dei progetti iniziali.

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Sul versante dei materiali è diffi cile valutare le loro qualità specifi che per un non addetto al settore. Alcuni materiali, come ad esempio le leghe leggere o il titanio, non aggiungono nulla in termini di prestazioni ma offrono delle differenze dai materiali tradizionali (generalmente ottone satinato o cromato) soprattutto in termini di peso e di durata.Nella scelta dell’erogatore va tralasciato il più possibile il discorso estetico.La scelta cadrà sulla robustezza, l’affi dabilità e la qualità. Verifi chiamo l’ergonomia dello strumento. Il numero di attacchi di alta e bassa pressione devono essere suffi cienti e ben distribuiti sul corpo del I° stadio per tutte le necessità.Le torrette girevoli di molti primi stadi sono inutili se le prese LP e HP sono ben orientate.Sul secondo stadio verifi chiamo invece la presenza o meno di pomelli vari di regolazione e poi chiediamoci se effettivamente ci servono o costituirebbero solo un’ulteriore complicazione in fase di manutenzione. La presenza di un boccaglio (morso) anatomico e ben conformato aggiunge parecchio comfort all’erogatore nell’uso prolungato.Da considerare anche con attenzione l’uso che faremo del nostro erogatore: se prevediamo di immergerci in acque fredde, talvolta torbide, o comunque aventi temperature inferiori ai 12 gradi (come al lago o al mare d'inverno) è bene orientarsi verso erogatori le cui doti in acque fredde sono provate. Non ultimo dovrebbe essere considerata la facilità di reperimento dei pezzi di ricambio e la relativa assistenza: alcuni erogatori, pur essendo molto validi, sono poco serviti dalle reti commerciali italiane.

La marina militare americana, la US NAVY, sottopone a dei test abbastanza rigorosi alcuni erogatori presenti sul mercato. Le valutazioni che emergono da questi test forniscono delle indicazioni molto valide anche per i subacquei sportivi.

Sintesi delle raccomandazioni

Primo Stadio

• Meglio se con attacco DIN.• Torretta girevole: spesso, se le uscite di alta e bassa pressione sono

ben disposte (e vi consentono di assemblare tutte le fruste di servizio senza creare un groviglio), la torretta girevole è inutile. Inoltre alcuni costruttori hanno accertato che l’uscita fi ssa garantisce un 10% di portata d’aria supplementare.

• Il Filtro sinterizzato che si trova all'ingresso del condotto dell'aria può essere conico o piatto: in teoria è meglio quello che garantisce la maggior superfi cie fi ltrante.

• I materiali: il titanio non aggiunge nulla alle prestazioni dell’erogatore (eccetto longevità e peso) ma infl uisce sul costo in modo sensibile.

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Secondo Stadio

• Con scarico aria espirata frontale o laterale? Valutare con il proprio Istruttore a cosa serve la possibilità di rendere destro o sinistro l’erogatore. Gli erogatori con scarico laterale per essere svuotati in immersione dall'acqua obbligano il subacqueo ad assumere una posizione inclinata della testa durante la prima espirazione.

• Valvola di scarico: maggiore la luce di scarico, minore lo sforzo espiratorio. Ottimi gli erogatori con doppia membrana di scarico o con valvola di scarico integrata in quella di carico.

• Metallo o tecnopolimero? Il metallo è più adatto all'impiego in acque fredde è nell’uso normale conferisce un migliore comfort alla respirazione in quanto l’effetto radiatore della cassa metallica crea una piccola condensa in grado di umidifi care l’aria. L'aria caricata dai compressori nelle bombole è piuttosto secca in ragione della presenza di fi ltri lungo il percorso di carica. L’erogatore con cassa in metallo tende a renderla nuovamente umida.

Il tecnopolimero garantisce leggerezza e inossidabilità. Alcuni produttori più attenti hanno realizzato le casse degli erogatori in carbonio: leggerezza, robustezza e stesso comportamento del metallo.

Rivolgiti al tuo Istruttore o Training Facility CMAS-PTA per avere consigli e orientarti nel panorama delle attrezzature subacquee disponibili sul mercato

Manometro

Il manometro è l'indicatore del livello di pressione all'interno della bombola, ovvero della quantità d'aria disponibile. Grazie al manometro è possibile monitorare i consumi di aria durante tutta l'immersione al fi ne di prevenire il rischio di rimanere senz'aria. Esso si collega tramite una frusta ad una delle uscite di alta pressione (HP) del primo stadio.Il manometro, per quanto da molti sia considerato un accessorio e parte integrante dell’erogatore, fa parte della strumentazione.

É uno strumento la cui lettura deve essere precisa, veloce e comoda. Nella scelta si consiglia un modello poco ingombrante e che abbia un quadrante con una impostazione grafi ca semplice per avere una lettura immediata. Il manometro deve essere posizionato in modo tale da permettere una rapida presa e la massima comodità di lettura. Chiedi consiglio al tuo Istruttore quali possono essere le soluzioni migliori.

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GAV - Giubbetto ad Assetto Variabile

Il G.A.V. è un apparato che si comporta proprio come la vescica natatoria dei pesci. Esso migliora il galleggiamento del subacqueo, sia in immersione sia in superfi cie, riducendo gli sforzi necessari per mantenersi ad una determinata profondità oppure in superfi cie. In buona sostanza ci permette di mantenere una posizione corretta e rilassata a qualunque profondità.I GAV moderni hanno una forma simile ad un giubbotto di salvataggio (jacket) e si compongo di:

• Un "sacco", ovvero la vescica, che avvolge la schiena ed i reni del subacqueo (oppure solamente la schiena) e che si presta per essere riempito o svuotato di aria

• Pulsantiera di comando per il riempimento e svuotamento del sacco (V.I.S. Valvola Immissione Scarico)

• Spallacci sulla parte anteriore per essere indossati dal subacqueo• Fasce sul lato posteriore per essere fi ssate alla bombola

Per adempiere alla sua funzione si devono introdurre o evacuare opportune quantità d’aria al fi ne di compensare le variazioni di volume provocate dall’aumento o dalla diminuzione della pressione ambiente.Scendendo in profondità infatti la muta si schiaccia per l'aumento di pressione, e diminuendo di volume tende a perdere la propria galleggiabilità, mentre la zavorra continuerà a trascinarci verso il basso. Per fermare la discesa si deve immettere nel GAV un quantitativo d'aria tale da farci rimanere immobili a mezz'acqua (le pinne servono principalmente per spostamenti orizzontali).

Tasca

Valvola scarico rapidoComando scarico rapido

Regola cinghie

Sacca

Fascia ventrale Fissaggio bombola

Anello fi ssaggio accessori

Valvola Immissione Scarico

Fasce di chiusura

Corrugato

Per comandare l'immissione o evacuazione dell'aria il GAV è munito di una pulsantiera posizionata sulla parte terminale di un tubo corrugato. Il corrugato è il passaggio principale di entrata ed uscita dell'aria dal sacco, mentre la pulsantiera è collegata per mezzo di una frusta ad una delle uscite di bassa pressione del primo stadio.

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Una valvola di sicurezza di svuotamento, in grado di azionarsi anche autonomamente, evacua l'aria in caso di eccessivo riempimento.Detto ciò il tutto può sembrare un poco complicato, in realtà appena si avrà acquisito familiarità con questo strumento il suo utilizzo sarà molto spontaneo e naturale, proprio come i pesci fanno con la propria vescica natatoria.

Scarico rapido

IL CORRUGATO

Corrugato

Frusta bassa pressione

Pulsante di scarico

Innesto

Pulsante di carico

Attacco BP

Apertura gonfi aggio bocca

Sacco a volume posterioreLa conformazione del sacco infl uenza la postura del subacqueo in immersione. I GAV dotati di sacchi che avvolgono anche i reni del subacqueo facilitano il mantenimento della posizione verticale del subacqueo soprattutto in superfi cie.Esistono dei GAV che hanno il sacco posizionato solamente sulla schiena del subacqueo; questi GAV soo detti a volume posteriore.

Questa tipologia di GAV favorisce la posizione orizzontale del subacqueo che li indossa, inoltre in condizioni di massimo gonfi aggio non opprimono i fi anche del subacqueo.La scelta di un modello piuttosto che un'altro è soggettiva. Il tuo Istruttore potrà guidarti tra i pregi e le caratteristiche dei vari modelli.

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Come assemblare un gruppo A.R.A.

1 Esamina la condizione globale della bombola e della rubinetteria. Controlla le marcature della bombola (data collaudo). Apri la rubinetteria per pulire l’orifi zio e annusa l’aria: deve essere pulita, secca e inodore. Controlla l’O-ring.

2 Monta il GAV sulla bombola in modo che il meccanismo di bloccaggio della bombola sia rivolto verso di te. Sollevando il gruppo ARA tenendo il GAV, la bombola non deve scivolare. Possibilmente bagna le cinghie di nylon prima di stringerle perché il nylon si allunga quando è bagnato.

3 Togli dall’erogatore il tappo di protezione contro la polvere, controlla il fi ltro del primo stadio e connetti il primo stadio al rubinetto della bombola. La maggior parte degli erogatori devono essere montati in modo tale che le fruste ed i relativi secondi stadi passino sopra la spalla destra del subacqueo e comunque dal lato destro del GAV.

4 Prima di aprire il rubinetto dell’aria tenta di espirare attraverso il secondo stadio. A differenza dell’inspirazione, dovresti essere in grado di espirare facilmente. Se non si riuscisse, sciacqua l’erogatore in acqua e poi riprova.

5 Prima dell'apertura del rubinetto tenta di inspirare da ogni secondo stadio. Se avverti un qualche passaggio di aria potrebbe signifi care che c'è una perdita di qualche genere nella membrana del secondo stadio.

6 Controlla il manometro che deve indicare zero.

7 Soltanto a questo punto si procede con l'apertura dei rubinetti della bombola. Ruota il manometro verso il basso, allontanandolo da te e dagli altri e lentamente apri il rubinetto della bombola tenendo schiacciato il push. Se non ci sono perdite rilascia il push e apri completamente il rubinetto. Prova a inspirare e espirare controllando il manometro: se l’ago indicatore oscilla, signifi ca che c’è un ostruzione o che il rubinetto non è ben aperto.

8 Una volta che il gruppo ARA è assemblato, se non lo indossi subito sdraialo a terra e raccogli le parti penzolanti in modo ordinato.

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1.3 Strumentazione ed accessori

Oltre all'ARA è necessario indossare un ulteriore bagaglio di strumenti grazie al quale è possibile monitorare i parametri di un'immersione (profondità e tempo) e non solo.

Vediamo nel dettaglio gli strumenti più importanti:

• Orologio subacqueo: Serve per monitorare i minuti di immersione,

ovvero il tempo di immersione. Quelli a lancette sono muniti di ghiera girevole unidirezionale grazie alla quale si "azzera" la lancetta dei minuti.

• Profondimetro: Il profondimetro è lo strumento con il quale si

misura la profondità. Più precisamente è un manometro che converte la pressione ambiente in profondità equivalente della colonna d'acqua.I profondimetri moderni sono di tipo elettronico (digitale) e sono muniti di display a cristalli liquidi sui quali vengono visualizzate sia la profondità sia il tempo di immersione in minuti. Tutti i profondimetri indicano sia la profondità attuale sia la profondità raggiunta durante il corso dell'immersione.

• Boa segna-sub L'utilizzo della boa segna-sub, è indispensabile ed obbligatorio per

legge in quanto avverte i natanti della presenza di subacquei sia in immersione sia in superfi cie.

Questa funzione la rende un componente essenziale dell’equipaggiamento, espressamente dedicato alla sicurezza personale in acqua.

La presenza della boa con la bandiera segna-sub può evitare pericolose collisioni tra imbarcazioni in transito e subacquei in superfi cie, oltre a fornire l' individuazione del luogo in cui i subacquei sono immersi.

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L'obbligo di segnalare la propria presenza sotto la superfi cie dell'acqua non è dettato solo dal buonsenso, ma in Italia, ed in molti altri stati, è anche prescritto dalla legge. Il DPR n° 1639 del 2 ottobre 1968 "Regolamento per l'esecuzione della Legge 14 luglio 1965, n. 963, concernente la disciplina della pesca marittima", all'articolo 130 prevede che "Il subacqueo in immersione ha l'obbligo di segnalarsi con un galleggiante recante una bandiera rossa con striscia diagonale bianca, visibile ad una distanza non inferiore a 300 metri; se il subacqueo è accompagnato da mezzo nautico di appoggio, la bandiera deve essere messa issata sul mezzo nautico. Il subacqueo deve operare entro un raggio di 50 metri dalla verticale del mezzo nautico di appoggio o del galleggiante portante la bandiera di segnalazione". Va aggiunto che solo dal 2003, con la circolare 82/033465 del 26 maggio 2003 emessa dal Comando Generale delle Capitanerie di Porto, all'imposizione fatta ai subacquei si contrappone l'imposizione ai natanti di mantenere una distanza di sicurezza dal galleggiante, è infatti solo da quell'anno che il transito di una imbarcazione, ad una distanza inferiore a 100 metri da una boa segna-sub, costituisce un illecito penale.

Legislazione all'estero Anche in altri paesi, come ad esempio Stati Uniti e Canada, la bandiera bianca e rossa è obbligatoria per legge. Vi sono però molti altri paesi che invece riconoscono unicamente la Bandiera di segnalazione ALFA. Per questo motivo quando ci si trova all'estero, per evitare possibili sanzioni, è sempre meglio utilizzare entrambe le bandiere di segnalazione.

Bandiera di segnalazione ALFA Anche se in alcuni paesi, come ad esempio l'Italia, la sola bandiera di segnalazione internazionale ALFA non è suffi ciente, anch'essa può essere utilizza per segnalare la presenza di un sub in immersione, tuttavia il suo uso e il suo signifi cato sono leggermente diversi. Secondo la normativa internazionale essa indica infatti un vascello impegnato in operazioni sottomarine e quindi con ristretta capacità di manovra.

Di conseguenza, mentre la bandiera di segnalazione rossa e bianca ha lo scopo di aumentare la sicurezza del subacqueo, la bandiera di segnalazione ALFA ha lo scopo di prevenire collisioni tra navi.

• Boa gonfi abile/Pedagno Il pedagno è un pallone, generalmente di forma

allungata, che può essere riempito di aria in immersione in modo tale da poterlo "lanciare" da sott’acqua verso la superfi cie. In questo modo un subacqueo può segnalare la propria posizione in modo preciso.

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Il pedagno non sostituisce la bandiera segna-sub, tuttavia è uno strumento addirittura obbligatorio in alcune località.

Ha dimensione piuttosto contenute e può trovare posto in una tasca del GAV o in una eventuale tasca presente sulla muta.

Può essere usato agganciato alla cima che ha in dotazione o meglio ancora se viene utilizzato in abbinamento con un mulinello. Il suo uso diventa necessario nel caso in cui si è costretti a riemergere distanti dalla bandiera segna-sub.

• Mulinello Il mulinello, chiamato anche reel, trova varie

applicazioni alcune importanti. É fatto generalmente in alluminio oppure in

acciaio inox, dotato di un rocchetto attorno al quale può essere avvolta una sagola più o meno lunga in considerazione delle sue dimensioni e dello spessore della cima utilizzata.

In ambito ricreativo trova il suo naturale uso in abbinamento alla boa segna-sub o con il pallone sparabile (pedagno). Può essere usato anche come fi lo di arianna purchè ci si addestri in modo adeguato per questo utilizzo.

• Torcia subacquea

La torcia è uno strumento indispensabile non solo per illuminare gli ambienti scarsamente illuminati o bui, ma anche per comunicare tra subacquei. Con essa è infatti possibile scambiarsi numerosi segnali luminosi percepibili anche da grande distanza.

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Le tipologie di torce disponibili sul mercato sono sintetizzate nella tabella seguente:

Tipologia Sorgente luminosa Tonalità della luce emessa

Effi cienza

Alogena Lampada dotata di fi lamento al tungsteno

Luce dal colore caldo tendente al giallo

25 Lumen/W

HID oscarica di gas

Lampada priva di fi lamento costituita da una ampollina di quarzo riempita, a bassa pressione, di gas xeno o miscele di gas affi ni, all’interno della quale si causa una scarica elettrica allo scopo di creare un plasma di gas che emette luce

Luce dal colore freddo tendente all'azzurro intenso

70-80 Lumen/W

Led Diodo ad emissione luminosa

Luce tendente al bianco e azzurro

40-60 Lumen/W

Dalla tabela si evince che i sistemi di illuminazione che utilizzano lampade alogene sono i più energivori, pertanto, a parità di effi cienza luminosa, richiedono batterie molto più performanti e quindi voluminose.

TIPI DI SORGENTI LUMINOSE

Lampada alogenaEffi cienza luminosa

= 25 Lumen/W

Lampada HIDEffi cienza luminosa= 70-80 Lumen/W

LedEffi cienza luminosa= 40-60 Lumen/W

Il lumen (simbolo: lm) è l’unità di misura del fl usso luminoso. Detto ciò quanto più un fascio di luce è concentrato maggiore sarà sia la sensazione di potenza percepita dal subacqueo, sia la capacità oggettiva di penetrazione nel buio della luce stessa.

Le torce a lampada alogena hanno potenze che variano generalmente tra i 10 ed i 100 watt; anche per le HID la potenza è espressa in Watt, mentre per quelle a LED è più corretto esprimere l'intensità luminosa in lumen.

Facciamo alcune considerazioni:Una alogena di 50 watt emette 25 x 50 = 1250 Lumen. Una HID puo’ arrivare anche a 70-80 lumen per ogni watt, quindi una 15w emette all’incirca 80 x 15 = 1200lm. Se ne deduce che con soli 15w ho la

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stessa luminosità di una 50w alogena, oppure con un 50w HID avrei ben 4000lumen, l’equivalente di una alogena da ben 160w. Questi numeri esprimono un rapporto, tra torce alogene e HID, di circa 1 a 3. Questo puo’ essere usato a tutto vantaggio dell’autonomia, a parità di pacco batteria, oppure a vantaggio della luminosità con pari durata del caso alogeno.Altrimenti si privilegiano dimensioni e pesi ridotti del pacco batterie mantenendo resa luminosa e autonomia di una alogena 50 watt.Il maggior difetto delle lampade HID è, oltre al costo, la loro relativa fragilità: un colpo ricevuto anche non troppo forte è in grado di danneggiare l’ampolla tale da rendere necessaria la sostituzione.Tutto ciò detto vale anche per i led, i quali però si differenziano dalle lampade HID in quanto hanno a loro vantaggio il basso costo, la lunghissima durata (intesa come vita operativa dei led, misurabile in migliaia di ore) e la robustezza. Inoltre i led sono da un punto di vista tecnologico in continua evoluzione: tra non molto saranno disponibili led con effi cienze paragonabili alle lampade HID o addirittura superiori.

Le lampade alogene, per quanto siano le più energivore, sono ancora richieste in virtù della tonalità “calda” della propria luce in grado di far risaltare i colori in modo molto naturale.Per quanto riguarda le batterie ci sono attualmente in commercio svariate tipologie di batterie: nichel-cadmio, nichel–idrati metallici, al piombo, alcaline.I primi due tipi hanno maggiore potenza in proporzione al peso e alle dimensioni, per contro hanno lo svantaggio di una rapida caduta di potenza quando giungono alla fi ne della loro durata. Le batterie al piombo ed alcaline perdono meno rapidamente la loro potenza.

Volt e Ampere.Le batterie si distinguono in base a queste due unità di misura: la prima esprime la tensione, ovvero la forza che spinge la corrente nel circuito, la seconda l’intensità. E’ un po’ come dire “ho un bacino di acqua ad una certa altezza collegato con un tubo di scarico”: la grandezza del dislivello sono i volt mentre l’ampiezza o portata del tubo di scarico sono gli ampere.

Oltre alle considerazioni espresse precedentemente, una buona torcia subacquea deve ovviamente essere robusta ed impermeabile. In commercio si trovano numerose torce differenti tra loro per dimensione, effi cienza e ovviamente autonomia. E’ meglio preferire le torce con almeno 50 minuti reali o più di autonomia.

Vi sono altri due elementi distintivi principali delle torce:• Torce defi nite a blocco unico: sono formate in un unico pezzo che

contiene sia la sorgente luminosa sia le batterie;

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• Torce con batterie separate: si contraddistinguono dal fatto che la parte contenente la sorgente luminosa è collegata alla parte contenente la batteria per mezzo di un cavo stagno.

Il primo tipo ha il vantaggio di non avere cavi che potrebbero impigliarsi, di contro ha lo svantaggio di pesare sul brandeggio.Il secondo tipo permette invece di distribuire meglio il peso della torcia sull’attrezzatura così da avere in mano solo la “testa” più leggera e comoda da brandeggiare.

Come utilizzare correttamente le lampade subacquee:• non dirigere la lampada negli occhi di altri subacquei• muovi lentamente la lampada per non creare confusione• non dirigere la lampada direttamente sugli strumenti, sfruttando la fosforescenza dei quadranti per non restare abbagliati dalla luce rifl essa• sfrutta la luce rifl essa della lampada per indicare i segnali• codifi care l’uso della lampada per segnali particolari• movimenti circolari equivalgono ad un OK• movimenti orizzontali servono per richiamare l’attenzione• indirizza la luce della lampada davanti al subacqueo se vuoi attirare la sua attenzione

• Coltello subacqueo Il coltello subacqueo è necessario al fi ne della propria sicurezza. Il suo

scopo primario è quello di tagliare eventuali reti, lenze da pesca o cime con le quali un sub, inavvertitamente, può essere entrato in contatto e aggrovigliatosi.

Il coltello deve avere una lama affi lata, a doppio fi lo (liscio da una parte, seghettato dall’altra), non deve essere usato impropriamente ad esempio come attrezzo da leva, in quanto ne causerebbe un suo deterioramento e perdita della capacità di taglio.

Il coltello deve essere in acciaio inox, con lama passante nel manico; trova la sua migliore collocazione posizionato all'altezza del tronco del subacqueo generalmente sul GAV, e in ragione del fatto che deve essere garantita la facilità di estrazione e brandeggio così come un sistema di ritenzione antismarrimento.

• Bussola La bussola è uno strumento molto semplice che

permette di individuare il nord magnetico. La bussola è costituita da un ago magnetico,

libero di ruotare su un piano orizzontale, montato su un perno posto al centro di un quadrante circolare chiamato rosa (nome derivato dalla rosa dei venti), suddiviso in 360 gradi.

bacqueo generalmente sul GAV,

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La terra è attraversata da un potente campo magnetico che ha il suo polo "positivo" leggermente spostato dal Nord geografi co (quello della terra) ed è chiamato appunto nord magnetico. Su ogni carta nautica, ad uso locale, viene riportato un angolo (detto di deviazione o declinazione magnetica) che esprime la differenza tra nord magnetico e geografi co. É grazie a questa declinazione che i naviganti sono in grado di calcolare la giusta direzione.Nell'uso subacqueo la declinazione magnetica non impone nessuna correzione.

L'ago della bussola si orienta esattamente verso il nord magnetico soltanto se nelle vicinanze dello strumento non vi sono masse di acciaio che interferisconoo con l'ago magnetico.

La bussola ci permette di seguire una determinata direzione anche in assenza di riferimenti.

Annotando la lettura direzionale indicata dalla bussola, si è in grado di ripercorrere un percorso reciproco o di effettuare cambi di direzione programmati. Per far si che la bussola dia informazioni corrette si deve:

• tenere lo strumento non vicino a masse metalliche o a campi magnetici

che infl uenzerebbero il posizionamento dell'ago magnetico verso il Nord

• tenere la bussola in piano, parallela alla superfi cie dell'acqua, per dare modo all'ago di ruotare liberamente e di non bloccarsi toccando l'interno della cassa

• allineare la linea di fede e l'asse del proprio corpo con la direzione da seguire, spostando tutto l’insieme qualora si dovessero effettuare delle correzioni ed evitare di correggere la rotta con spostamenti della sola bussola o di una parte del nostro corpo

• effettuare la lettura guardando la bussola al di sopra del quadrante o sulla fi nestrella laterale della cassa utilizzando sempre i riferimenti dell'ambiente.

L'uso di questo strumento richiede una preparazione ed un addestramento specifi ci.

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• Fischietto É un accessorio importante perché in caso di bisogno permette di

segnalare la posizione ad una notevole distanza

• Lavagnetta La lavagnetta subacquea permette di comunicare direttamente con il

compagno d’immersione qualora si vogliano trasmettere informazioni precise e dettagliate. É composta da una tavoletta in materiale plastico sulla quale si scrive con un normalissimo lapis e si una una normalissima gomma per cancellare.

I compagni devono essere molto vicini in modo da riuscire a leggere anche in condizioni di visibilità limitata.

• Borsa o contenitore rigido Per il trasporto dell'attrezzatura ed altro. Inoltre è bene premunirsi

di scorta di ricambi minimi contenente: guarnizioni (o-ring), cinghioli per la maschera e le pinne, chiavi inglesi e brugole per il serraggio e la rimozione delle fruste sul primo stadio, sagola e/o cima, colla per mute.

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1.4 Preparazione e vestizione dell'attrezzatura

La preparazione ed il riordino dell'attrezzatura non sono momenti separati dall'immersione, tutt'altro. Dalla preparazione dipende buona parte del buon esito dell'immersione, e durante il riordino, oltre a predisporre l'attrezzatura per l'immersione successiva, si metabolizza e si fa tesoro della gioia e dell'esperienza appena provata. Tutto questo, per quanto possa sembrare banale, di fatto allunga di molto il piacere connesso all'attività subacquea soprattutto in considerazione del fatto che il lasso di tempo in cui siamo effettivamente sott'acqua di rado supera l'ora.

La vestizione

Muta, calzari e guanti si indossano come qualsiasi altro indumento. Ovviamente le caratteristiche proprie del neoprene, per quanto morbido e foderato, rendono la vestizione talvolta un poco faticosa. Può risultare utile cospargere di talco i punti più diffi cili quali polsi, caviglie, piedi e collo. Oggi le mute sono abbastanza comode da indossare, ma un tempo taluni usavano eseguire la "saponata" che consisteva in immergere i capi da indossare in un catino di acqua dolce con abbondante sapone.Con l'esperienza si impara ad indossare le mute umide direttamente in acqua persino in galleggiamento. Nelle calde giornate estive è una pratica utile e divertente.La cintura di zavorra è' per ovvie ragioni abbastanza pesante. Nell'indossarla bisogna fare attenzione soprattutto a non farla cadere sui propri piedi. É molto importante controllare che la fi bbia sia ben chiusa e propriamente posizionata in modo tale da evitare sganci accidentali: si partirebbe verso la superfi cie come palloni!

Le pinne vanno sempre indossate prima di entrare in acqua e bisogna assicurarsi che questo sia fatto in modo da non perdere l'equilibrio e cadere.

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Il cinghiolo della maschera non deve essere troppo stretto ed in caso si indossi anche un cappuccio bisogna fare in modo che il bordo in gomma aderisca sul viso e non sul neoprene.

L'aeratore viene fi ssato alla maschera semplicemente facendolo passare sotto il cinghiolo oppure tramite appositi anelli di ritenzione. Senza questi anelli il rischio di perderlo in immersione è elevato di contro è possibile sfi larlo velocemente e lanciarlo con tanti saluti sulla barca d'appoggio oppure infi larlo in una delle tasche del GAV.

Per indossare l’ARA da in piedi è meglio poter contare sul compagno il quale solleverà la bombola abbastanza in alto in modo tale da permetterci di infi lare le braccia negli spallacci del G.A.V.. Solamente quando gli spallacci saranno indossati e gli agganci rapidi serrati il compagno potrà lasciare la presa. Naturalmente si dovrà rendere il favore! Se il compagno non c'è meglio indossarla da seduti, che è la condizione più comoda ma purtroppo non sempre attuabile sia a terra sia in barca.Un altro sistema abbastanza comodo è quello di indossare l’attrezzatura in acqua, purché non vi sia un eccessivo moto ondoso oppure correnti. Richiede una certa agilità e rapidità altrimenti meglio vestirsi all'asciutto.

Confi gurazione dell’attrezzatura

Per Confi gurazione si intende il modo di disporre l’equipaggiamento che userai per una determinata immersione.In particolare Confi gurare signifi ca applicare determinate regole, fi nalizzate a disporre e a gestire al meglio la tua attrezzatura dal punto di vista della:

• sicurezza (mezzi per gestire un’emergenza)• operatività (facilità nei movimenti - buona idrodinamicità - possibilità

di compiere un lavoro)• comfort (facile accesso ai singoli elementi che compongono il nostro

equipaggiamento - corretta distribuzione delle masse)

Sarà cura del tuo Istruttore CMAS-PTA verifi care la tua confi gurazione e fornirti indicazioni e consigli per eventuali modifi che o correzioni

Le regole che determinano una confi gurazione, pur dovendo rispondere tutte a requisiti di Sicurezza, Operativita’ e Comfort, si diversifi cano tra loro nella fase applicativa dando origine a confi gurazioni differenti.A ciò, si aggiunge il fatto che le aree occupate rispettivamente da Sicurezza, Operativita’ e Comfort, spesso si sovrappongono generando così la necessità di dover avvantaggiare l’una rispetto all’altra.

Riferendoci all’elenco di tutta l’attrezzatura utilizzabile, dovrai attuare un processo logico che porterà a defi nire una confi gurazione personale (tagliata su misura per te e le tue esigenze) ricordandoti che essa dovrà sempre rispondere a requisiti di Sicurezza, Operativita’, Comfort (Obiettivi Primari) e alle generali esigenze logistiche, personali e/o di team (Obiettivi Logistici).

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1.5 Conclusioni

Come si è visto l'attrezzatura è composta da numerose parti. Questo non deve indurre a pensare che il loro uso fi nirà per limitare il piacere dell'immersione, tutt'altro. Abbiamo detto all'inizio di questo modulo che l'attrezzatura è un po' come una protesi grazie alle quale ci vengono date delle abilità senza le quali sarebbe impossibile esplorare il mondo sommerso. L'attrezzatura quindi diverrà parte di noi stessi, impareremo non soltanto ad utilizzarla in modo adeguato, bensì a sentirla proprio come un estensione di noi stessi.A questo punto dell'apprendimento è necessario soffermarsi sull'attrezzatura più importante di tutte: il nostro corpo.

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Verifi ca dell'apprendimento

inserisci le parole mancanti

Le pinne ci restituiscono parte della ............................ consentendoci di spostarci con una certa rapidità senza l’ausilio delle braccia e mani

La muta ci permette di limitare la ............................ del corpo umano immerso in acqua in ragione dell’elevata conducibilità termica di quest’ultima (circa .......... volte maggiore rispetto all’aria).

L’esatto peso della zavorra è determinato da alcuni fattori: ................................. in uso, comportamento proprio del corpo del subacqueo in acqua

Maschera, pinne, muta e zavorra formano il complesso di equipaggiamenti defi nito come “............................ o di base”, laddove l’................. è l’insieme delle attrezzature che specifi catamente ci permettono di respirare sott’acqua

Nella parte alta della bottiglia, subito sotto il ....................., vengono stampigliati tutti i dati che servono per il riconoscimento e l’ idoneità della bombola trai quali: ...................., .................... della bottiglia vuota, .................... di matricola, .................... massima di esercizio, .................... di fabbricazione e .................... costruttrice

I moderni erogatori sono composti da 3 parti principali:

Il primo stadio svolge la funzione di .................... la .................... presente all’interno della bombola (qualunque essa sia) ad una pressione di taratura (costante e determinata) ........ la pressione ambiente

Ogni primo stadio è dotato di almeno due uscite di alta pressione (.........= ....................) alla quali si connette il manometro (che è l’indicatore dell’aria disponibile), e di 4 uscite di bassa pressione (........ = ....................) alle quali si connettono le fruste con i relativi secondi stadi

Disporre di un fonte d’aria alternativa ci permette sia di .................... l’erogatore principale in caso di malfunzionamento, sia “....................” aria al compagno di immersione nel caso in cui questo si trovi completamente privo di aria oppure impossibilitato a respirare dalla propria attrrezzatura

Il G.A.V. è un apparato che si comporta proprio come la ............................ dei pesci. Esso migliora il galleggiamento del subacqueo, sia in immersione sia in superfi cie, riducendo gli ............................. per mantenersi ad una determinata profondità oppure in superfi cie

La boa segna-sub, è stata considerata, erroneamente, per molto tempo un ...................., ora il suo utilizzo è .................... ed .................... per legge in quanto rende visibile la presenza di persone in immersione

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Dalla preparazione dipende buona parte del buon .............................., e durante il riordino, oltre a predisporre l’attrezzatura per l’immersione successiva, si metabolizza e si fa tesoro della gioia e dell’esperienza appena provata

Le regole che determinano una confi gurazione, pur dovendo rispondere tutte a requisiti di ...................., .................... e ...................., si diversifi cano tra loro nella fase applicativa dando origine a confi gurazioni differenti

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MODULO 2Fisiologia del corpo umano e

leggi fi siche

Panoramica

• Cenni sull'immersione in apnea• La respirazione • L'Apparato respiratorio e circolatorio• Corretta eliminazione dell'anidride carbonica • Le leggi fi siche • Effetti dell'aumento di pressione: la compensazione• Effetti della diminuzione di pressione• La vista• L'udito

Obiettivi

Al termine di questo modulo avremo appreso:

• Cenni sull'immersioni in apnea• Alcune conoscenze di base relative al corpo umano;• Le informazioni di base di alcune leggi fi siche inerenti alcuni

fenomeni relativi all'attività subacquea;• Gli effetti che questi fenomeni hanno sul corpo e sull'attrezzatura;• I comportamenti da adottare sott'acqua per armonizzare le nostre

azioni con le limitazioni imposte dalle leggi fi siche.

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Considerazioni generali

Il corpo umano è un meccanismo meraviglioso grazie al quale possiamo fare moltissime cose e tra queste l'andare sott'acqua è una delle più emozionanti.Per fare questo con cognizione di causa è necessario imparare cosa avviene al nostro corpo quando scendiamo in profondità. Inoltre questa conoscenza deve essere completata dallo studio di alcune leggi fi siche in ragione del fatto che queste leggi spiegano i fenomeni che avvengono sott'acqua, e soprattutto ci consentono di fare delle previsioni su cosa accadrà o potrà accadere allorquando siamo in immersione. I paragrafi che seguono sono una descrizione molto semplifi cata di questi fenomeni, e benché questi siano spesso già patrimonio conoscitivo di base della maggior parte delle persone, essi ci forniscono le informazioni necessarie per andare sott'acqua in modo consapevole.

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2.1 Cenni sull'immersione in apnea

L'immersione in apnea è il più antico, semplice e puro metodo di immersione subacquea. Purtroppo consente permanenze sotto la superfi cie dell'acqua piuttosto brevi, misurabili in decine di secondi, dato che l'unica scorta d'aria disponibile è quella contenuta nei nostri polmoni. Eppoi se sott'acqua è richiesto un certo lavoro fi sico questo tempo si riduce ulteriormente.I fenomeni che avvengo allorquando un subacqueo, trattenendo il fi ato, si immerge, sono stati studiati sotto molteplici aspetti: fi siologico, chimico, fi sico e mentale. Oggi, immergersi in apnea, almeno oltre certi livelli di abilità, è una vera e propria "arte" che coinvolge diversi aspetti della preparazione psicofi sica di un atleta. La capacità di conoscere e percepire il proprio corpo in modo approfondito, l'abilità di muoversi sott'acqua in modo armonioso senza sprecare energie in movimenti ineffi caci, sono solo alcuni degli aspetti che contraddistinguono questa disciplina.Indipendentemente dal proprio livello ii preparazione per immergersi in apnea vi sono 2 regole di base che devono essere sempre rispettate:

Regola n. 1: Verifi care le proprie condizioni psicofi siche. Un vita sana, allenamento, giusto riposo e serenità sono le basi per immergersi in modo gioioso ed in sicurezza;

Regola n. 2: Mai da soli in acqua. Il compagno ci osserverà costantemente dalla superfi cie equipaggiato con pinne, maschera e aeratore durante tutta la nostra sommozzata e una volta raggiunta la superfi cie fi no a quando non comunichiamo un chiaro segnale di "tutto a posto". Egli è il nostro angelo custode, noi faremo altrettanto quando sarà il suo turno di immersione.

Gli apneisti sono degli ottimi subacquei perché sviluppano elevate doti di acquaticità e di controllo della respirazione. Per queste ragione l'allenamento di base per le immersioni in apnea è anche un eccellente preparazione per le immersioni con ARA.Uno dei fenomeni più particolari che avviene nel corpo umano nelle discese profonde in apnea, è lo spostamento del sangue dalle zone periferiche del nostro corpo (mani, braccia, piedi, gambe), verso il torace. Questa vera e propria migrazione di sangue viene chiamata emocompensazione (in inglese "blood shift"), essa determina all'interno dei nostri polmoni una massa liquida incomprimibile che ne impedisce l'implosione.Questa particolare capacità di adattamento accomuna l'uomo a tutti i mammiferi marini.

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2.2 La Respirazione

La respirazione è la funzione biologica attraverso la quale scambiamo l'aria fra il nostro corpo e l'ambiente esterno. Dall'aria libera nell'ambiente esterno ci rifocilliamo di Ossigeno (inspirazione) ed in cambio gli cediamo un po' di Anidride Carbonica (espirazione).

"Deep Breath" di Melanie Weidner"Deep Breath" di Melanie Weidner

L'aria è il gas che avvolge il nostro pianeta e che forma l'atmosfera. Pur con una certa approssimazione possiamo dire che essa è composta principalmente da due gas distinti: Azoto ed Ossigeno.La percentuale di Azoto è pari al 78% del totale, quella dell'Ossigeno è pari al 21%. Il restante 1% è composto da altri gas.

Scopo della respirazione è proprio quello di introdurre l'Ossigeno indispensabile alla vita ed espellere l'Anidride Carbonica prodotta dal nostro corpo. Grazie all'Ossigeno il nostro corpo è in grado di utilizzare i cibi di cui ci nutriamo come carburante per le nostre attività: le sostanze nutritive, in forma di carboidrati, proteine ed altro, vengono "bruciati" dai nostri muscoli i quali producono come scarto l'Anidride Carbonica, la quale deve essere per l'appunto espulsa. Un po' come fanno i motori degli autoveicoli con il

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tubo di scappamento: bruciano benzina ed espellono gas di scarico.Nella tabella che segue vengono confrontati i dati di composizione tra aria inspirata, ovvero dell'ambiente, ed aria espirata.

Composizione dell'aria

Simbolochimico

Aria inspirata

Aria Espirata

Ossigeno O2 21,00% 16,40%Azoto N2 78,00% 79,00%

Anidride Carbonica CO2 0,03% 4,00%

Osservando la tabella possiamo dire:

• Il quantitativo di Ossigeno dall'aria espirata è minore rispetto a quello dell'aria inspirata;

• Il quantitativo di Azoto rimane invariato;• Il quantitativo di Anidride Carbonica dell'aria inspirata è praticamente

zero, mentre aumenta in modo visibile nell'aria espirata.

Le variazioni dell'Ossigeno e dell'Anidride Carbonica sono dunque dovute al fatto che questi gas prendono parte alle reazioni metaboliche che avvengono all'interno del nostro corpo, mentre l'Azoto ne rimane del tutto estraneo. Questo non signifi ca che l'Azoto sia un gas che dobbiamo ignorare, tutt'altro, ma le modalità con cui questo gas interagisce con il nostro corpo le vedremo successivamente.

2.3 l'Apparato respiratorio e circolatorio

L’apparato respiratorio è responsabile della funzione respiratoria. Esso cattura l'ossigeno dall'atmosfera e lo distribuisce a tutti i muscoli e tessuti del corpo per mezzo dell'apparato circolatorio. Apparato circolatorio e respiratorio assolvono anche alla funzione di espellere l'anidride carbonica dal corpo verso l'atmosfera.Possiamo immaginare i polmoni come una grossa spugna contenuta in un mantice. I movimenti ritmici di contrazione ed espansione del mantice comprimono e rilassano la spugna cosicché l'aria che riempie i polmoni viene continuamente sostituita con aria nuova

L'apparato respiratorio è composto dalle seguenti parti:

• Le vie aeree superiori: hanno il compito principale di convogliare l'aria verso i polmoni e sono composte dalla bocca, naso, seni paranasali e frontali, faringe e laringe. Tutte queste sono delle vere e proprie, cavità tutte collegate tra loro, all'interno delle quali l'aria è sempre in moto, da e verso i polmoni, tranne ovviamente quando tratteniamo il respiro. Quasi tutte possiedono un certo grado di elasticità tranne i seni in quanto sono cavità completamente rigide essendo posizionati nella parte frontale della scatola cranica.

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• Le vie aeree inferiori: sono la parte più profonda dell'apparato respiratorio e sono composte da trachea, bronchi, bronchioli e alveoli; ovverosia i polmoni.

In buona sostanza i compiti dell'apparato respiratorio e circolatorio sono quelli di catturare l'ossigeno dall'atmosfera, distribuirlo in tutto il corpo ed espellere l'anidride carbonica.Lo scambio dell'ossigeno tra l'apparato respiratorio e circolatorio avviene negli alveoli. Possiamo immaginare gli alveoli come piccole sacche riunite in grappoli all'interno dei polmoni. Gli alveoli sono la "soglia" che mette in comunicazione l'apparato circolatorio con quello respiratorio permettendo quindi l'assorbimento dell'ossigeno e l'espulsione dell'anidride carbonica.

Raffi gurazione schematica di un alveolo

Una persona in stato di riposo ventila circa 0,5 litri al minuto, se sottoposta ad un leggero sforzo passa a 20-25 litri al minuto

L'apparato circolatorio a sua volta è composto dal cuore, dalle vene, dalle arterie ed ovviamente dal sangue che è preposto al trasporto dell'ossigeno e della CO2 . Esso è suddiviso in due parti:

• Piccolo circolo: mette in comunicazione, o per meglio dire "mette a sistema" il cuore con i polmoni;

• Grande circolo: dal cuore si diffonde in tutto il corpo con una via di andata (le arterie nelle quali scorre il sangue ricco di ossigeno) e ritorno (le vene nelle quali scorre il sangue carico di anidride carbonica).

Si comprende come il cuore sia centrale nello schema dell'apparato circolatorio: esso risucchia il sangue ossigenato dai polmoni verso se stesso per pomparlo successivamente nelle arterie. Simultaneamente risucchia il sangue ricco di anidride carbonica dalle vene di nuovo verso se stesso, per poi pomparlo verso i polmoni cosicché questo si possa ossigenare e cosi via.

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I compiti del sistema circolatorio sono:

• Trasporto dell’Ossigeno dai polmoni ai tessuti• Trasporto dell’Anidride Carbonica dai tessuti ai polmoni• Trasporto di alimenti, vitamine ecc• Distribuzione del calore nell’organismo

Schema dell'apparato cardio-respiratorio

L'apparato respiratorio viene più o meno sollecitato in funzione del livello di moto del nostro corpo. Un intenso lavoro muscolare comporta un elevato consumo di energia e quindi un elevata produzione di anidride carbonica. Lo stimolo ad una serie più o meno prolungata di potenti atti respiratori ci viene dato proprio dall'aumento di anidride carbonica nel sangue. Maggiore sarà la produzione di questo gas e maggiore sarà la risposta del nostro corpo per espellerlo. Difatti lo stimolo ad una respirazione sostenuta incomincia poco dopo aver intrapreso uno sforzo e termina dopo aver concluso lo stesso sforzo.

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Le varie condizioni che identifi cano le quantità di ossigeno ed anidride carbonica all'interno del nostro corpo sono sintetizzate nella tabella seguente.

Condizione Descrizione Effetto sull'individuo

IpercapniaElevata o eccessiva concentrazione di CO2 nel sangue

Aumento dello stimolo della respirazione, sensazione di fame d'aria.

IpocapniaBassa concentrazione di CO2 nel sangue

Diminuzione dello stimolo della respirazione. Sensazione di lieve vertigine.

IpossiaBassa concentrazione di O2 nel sangue

Riduzione delle capacità percettive, stato confusionale, svenimento (sincope)

Iperossia Eccessiva concentrazione di O2 nel sangue

Riscontrabile solamente in condizioni estreme, impossibili nelle immersioni subacquee ricreative

Lo stimolo ad un'intensa respirazione non è provocato dalla scarsità di ossigeno nell'organismo, ma da un abbondanza di anidride carbonica nel sangue

É molto importante che gli atti respiratori in immersione siano "calmi" e prolungati al fine sia di eliminare efficacemente l'anidride carbonica, sia di nutrirsi adeguatamente di ossigeno. Atti respiratori corti e frequenti sono inefficaci e portano ad un innalzamento repentino dell'anidride carbonica nel corpo. Questa condizione è definita come affanno ed appena si presenta (a seguito magari di uno sforzo prolungato oppure per un innalzamento dello stress), è bene fermarsi, concentrarsi sul respiro e fare in modo che gli atti respiratori ritornino ad essere lunghi e profondi soprattutto in espirazione. Approfondiamo questo aspetto della respirazione nel paragrafo seguente.

2.4 Corretta eliminazione dell'anidride carbonica

L’apporto di aria fresca all’interno dei polmoni non ricambia totalmente l’aria "vecchia" ricca di anidride carbonica, bensì soltanto una parte. Affi nché vi sia un ricambio quanto più ottimale di aria nei polmoni occorre "lavare" i polmoni dall’anidride carbonica. L’unico metodo effi cace per fare ciò è respirare in modo calmo e profondo, in modo che l’aria fresca, ricca di ossigeno, possa giungere anche negli angoli interni più lontani dei polmoni dove altrimenti può trattenersi aria ricca di anidride carbonica. Respirare in modo frettoloso, corto e superfi ciale non ricambia l’aria viziata dai polmoni: all'opposto non fa altro che amplifi care la sensazione di bisogno di aria, altrimenti detta fame d'aria, in modo pressante. Il soggetto in crescente affanno respira in modo rapido, corto, le bolle in uscita dall'erogatore sono pressoché continue, e questo lo porta in breve tempo in uno stato di malessere

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respiratorio (come se l'aria respirata non fosse in grado di apportare ossigeno) e di elevato stress. Le più comuni cause scatenanti l'affanno sono:

1°) Eccessivo impegno muscolare dovuto ad esempio da: nuoto controcorrente, lavoro fi sico, prestare soccorso a un altro sub.

2°) Respirazione scorretta, ovvero rapida e superfi ciale.3°) Stress. Una o più intense emozioni posso determinare la perdita

del controllo della respirazione e passare repentinamente da un respirazione rilassata a una respirazione affannata.

4°) Erogatore malfunzionante o poco performante.5°) Zavorratura eccessiva sia in immersione sia in superfi cie, oppure

postura poco idrodinamica tali da aumentare lo sforzo fi sico.

Proviamo ad immaginare un professore di ginnastica che impone degli esercizi dal notevole impegno fi sico. Dopo un certo tempo il professore interviene fermando gli studenti ed incitandoli ad inspirare ed espirare profondamente facendo ridurre nel contempo quasi tutte le attività. Il risultato di tale comportamento potrebbe essere defi nito come una tecnica di rilassamento respiratorio estremamente effi cace, un vero e proprio antidoto contro l’affanno. Difatti, dopo pochissimo tempo la respirazione torna regolare senza più alcuna traccia dell’affanno.In immersione se ci troviamo in una condizione di affanno dobbiamo interrompere ogni sforzo fi sico, cercare di rilassarci magari adagiandoci o aggrappandoci ad un punto accessibile del fondale marino (se non riusciamo a mantener un assetto neutro) e riprendere un regolare e profondo ritmo respiratorio. Risalire lentamente verso la superfi cie, anche solo di qualche metro, può risultare utile.

L’anidride carbonica non deve tuttavia essere considerata come un nemico della respirazione, tutt’altro. Essa regola il nostro ritmo respiratorio ed agisce come spia di allarme di eventuali anomalie della respirazione. Senza di essa rischieremmo di fi nire la benzina proprio come l'autista di un automobile priva della spia della riserva

In questo modulo abbiamo appreso come sia la quantità di anidride carbonica a stimolare la sensazione di fame d'aria (durante la fase iniziale di aumento della concentrazione di questo gas nell'organismo) ed il ritmo respiratorio (se la concentrazione continua ad aumentare). La carenza di ossigeno invece, non produce gli stessi effetti. Per queste ragioni è molto pericoloso eseguire una sommozzata in apnea se questa è preceduta da numerosi e profondi atti respiratori, ovvero se si esegue la manovra di iperventilazione. Tale manovra spesso produce una leggera sensazione di vertigine, ma non necessariamente, e se questa viene avvertita non si deve procedere con la sommozzata.L'iperventilazione serve solamente ad abbassare il livello di anidride carbonica nell'organismo, ma al contempo non aumenta il livello di ossigeno. Questo signifi ca che un apnea prolungata preceduta da iperventilazione può condurre ad una ipossia profonda prima che si manifesti ipercapnia. Se questa condizione ha luogo si verifi ca uno svenimento subacqueo, ovvero la sincope da apnea prolungata.Se non si interviene immediatamente, riportando il malcapitato in superfi cie, il subacqueo colto da sincope è destinato ad annegare in quanto si troverà sott'acqua al momento del risveglio.

MAI EFFETTUARE APNEE PRECEDUTE DA IPERVENTILAZIONE

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2.5 Approfondimento sulle vie aeree superiori

Come abbiamo detto le vie aeree superiori sono composte da numerose cavità in un modo o nell'altro collegate tra loro. Tra tutte due gruppi ricoprono un ruolo distintivo durante i cambiamenti di profondità a cui un subacqueo è soggetto durante un'immersione. Questi sono i seni frontali e l'orecchio. Descriviamoli più approfonditamente.

I seniI seni paranasali sono cavità scavate all’interno delle ossa del cranio e del massiccio facciale ed in quanto tali alleggeriscono il cranio. Svolgono un ruolo importante nella respirazione in quanto agiscono come sistema di fi ltraggio dell'aria inspirata dal naso. Queste cavità infatti sono irrorate di muco il quale trattiene le polveri ed i batteri che vengono inspirati; inoltre riscaldano e umidifi cano l’aria inspirata. I seni paranasali sono 5 per lato e si distinguono in base alla posizione in cui si trovano nel cranio cosi come illustrato in fi gura.

L'orecchioPiù complesso il caso dell'orecchio. Esso è l'organo dell'udito ed è composto dalle seguenti parti:• Orecchio esterno: è la parte visibile composta dal padiglione

auricolare ed il condotto uditivo che termina con il timpano. E' il condotto da cui entrano i suoni;

• Orecchio medio: oltre il timpano vi è una cavità aerea in cui sono contenuti dei piccoli ossicini che trasmettono le vibrazioni del suono catturate dal timpano a dei terminali nervosi. E' il tramite tra l'esterno e l'interno;

• Orecchio interno: sede di terminazioni nervose che hanno l'incarico di trasformare le vibrazioni sonore catturate dal timpano e trasmesse dagli ossicini, in impulsi elettrici. Questi vengono quindi trasmessi al cervello sotto forma di “informazione suono”. Qui sono contenuti anche organi deputati al controllo dell'equilibrio dell'individuo.

seni sfenoidali/etmoidali

Orecchio esterno

Orecchio medio

Orecchio interno

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In buona sostanza possiamo dire che al termine del condotto uditivo il timpano, che è una sottile membrana sensibile alle onde sonore che vengono a infrangersi su di essa, trasmette le vibrazioni sonore agli ossicini che con il loro movimento “eccitano” le terminazioni nervose poste nell'orecchio interno. Gli ossicini sono contenuti in una cavità, l'orecchio medio, che comunica con la faringe (la parte terminale della gola) per mezzo di un condotto chiamato Tromba di Eustacchio.

2.6 Le leggi fi siche

La pressione

Il termine "pressione", ed il signifi cato ad esso associato, è onnipresente nel mondo della subacquea. Esso è espressione di un fenomeno al quale sia il subacqueo sia l'attrezzatura sono soggetti.

Defi nizione di Pressione: è la forza che esercitano i fl uidi (liquidi e gas) sui corpi con cui vengono a contatto. Più precisamente parleremo di PRESSIONE IDROSTATICA quando la forza in questione è quella esercitata da un liquido (acqua dolce o salata) su di un corpo in essa immerso, mentre più in generale parleremo di PRESSIONE AMBIENTE quando ci riferiamo alla pressione del luogo nel quale ci troviamo, sia aereo sia acquatico.

Confronto tra le pressioni esercitate su un piano didue corpi identici ma differentemente disposti

Confronto tra le pressioni esercitate su un piano di

É noto a tutti che la Pressione Ambiente a livello del mare è leggermente superiore della pressione che avremo in alta montagna, laddove invece aumenta man mano che si scende in profondità. Questo fenomeno è chiaramente avvertito come dolore o fastidio ai timpani delle orecchie sia nuotando in apnea verso il fondo, sia percorrendo in auto una strada di montagna.Esistono diversi sistemi di misurazione per esprimere la pressione. Alcune tra quelle più comunemente usate sono le atmosfere (atm) oppure i chilogrammi su centimetro quadrato (kg/cm²).La pressione esprime un

valore che è direttamente collegato con il peso e la forma del corpo che la esercita. Ciononostante due corpi identici di forma e peso possono esercitare pressioni diverse cosi come illustrato nella fi gura.

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La pressione esprime un valore che è direttamente collegato con il peso e la forma del corpo che la esercita. Ciononostante due corpi identici di forma e peso possono esercitare pressioni diverse cosi come illustrato nella fi gura seguente.

La pressione è la forza che imprime un corpo per unità di superfi cie. In altre parole è il peso che esercita il corpo sulla superfi cie di appoggio.Esistono diversi sistemi di misurazione per esprimere la pressione dei gas. Quelli che più comunemente vengono utilizzati sono:

• atmosfere (atm)• chilogrammi su centimetro quadrato (kg/cm²)• bar (bar)• libbre su pollice quadrato (psi)

Le conversioni tra le varie unità di misura sono sintetizzate nella seguente tabella.

La pressione esercitata dai fl uidi

Per comprendere ulteriormente il fenomeno della pressione è necessario indagare quando questa viene manifestata dai fl uidi. Con il termine "fl uido" si intende uno stato della materia che comprende sia i gas (come l'aria) sia i liquidi (come l'acqua di mare o di un lago). La tabella seguente illustra le caratteristiche principali dei fl uidi.

Fluido Volume Forma Proprietà

Liquido Defi nito Prende la forma del contenitore che lo contiene

Incomprimibile

Gas Tende ad occupare lo spazio a sua disposizione

Indefi nita Comprimibile

Si deve all'opera di due noti scienziati del 600', Evangelista Torricelli e Blaise Pascal, la comprensione del fenomeno della pressione nei gas e nei liquidi.

Sintetizziamone, non senza approssimazioni, il pensiero:

1 atm = 1 kg/cm²1 kg/cm² = 1,013 bar

1 bar = 14,5083 psi

1 atm = 760 mm di hg

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Torricelli

La terra è circondata da uno strato d'aria chiamato atmosfera. Dato che tutti i gas hanno un peso proprio, anche se minimo, questo strato d’aria esercita sulla superfi cie terrestre una pressione detta pressione barometrica o atmosferica, la cui unità di misura è il "bar" o il "mm hg" (millimetri di mercurio). L’aria, essendo comprimibile, presenta la sua massima densità nei suoi strati inferiori (ovvero da quota zero fi no a circa 10mila metri di quota), dove è compressa dallo spessore totale dell’atmosfera (che si estende fi no a 20mila metri sopra la superfi cie terrestre). Le variazioni di pressione nell’atmosfera non sono costanti in quanto al variare dell’altezza varia anche la densità dell’aria, e quindi il suo peso. In altre parole la pressione barometrica varia al variare dello spessore dello strato gassoso ed è massima al livello del mare, dove lo spessore della colonna d'aria sovrastante è massimo, e dove potremo rilevare 1 Bar di pressione ambiente.Dal momento che l’acqua possiede densità costante, e quindi un "peso costante", quando si scende in profondità, l’incremento della pressione, altrimenti detta pressione idrostatica, è costante ed è pari ad 1 atmosfera ogni 10 metri.

Per determinare con precisione la pressione a cui è soggetto un corpo che nuota sotto il pelo dell'acqua è necessario quindi sommare la pressione barometrica con la pressione idrostatica e più precisamente:

La terminologia corretta per identifi care a quale pressioni ci si riferisce è la seguente:

PRESSIONEASSOLUTA

PRESSIONE ATMOSFERICA

PRESSIONE IDROSTATICA

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• ATA: pressione assoluta

ovvero determinata dalla somma di colonna d'acqua + colonna d'aria

• ATR: pressione idrostatica o

relativa, ovvero quella determinata dalla sola colonna d'acqua

• ATM: pressione atmosferica

o barometrica, ovvero quella determinata dalla sola colonna d'aria

La fi gura qui a lato sintetizza quanto fi n qui esposto.

Pascal

Abbiamo visto poc'anzi l'intensità con la quale si manifesta la pressione, ora descriviamo le modalità:

"La pressione esercitata su un punto qualsiasi di un fl uido si trasmette in tutte le direzioni con uguale intensità".

In buona sostanza questo sta a signifi care che un corpo immerso in un fl uido, quale può essere un subacqueo in immersione, viene uniformemente avvolto dalla pressione che lo circonda.

Sempre rapportando il principio all'attività subacquea, si ha lo stesso fenomeno nel corpo umano quando la pressione dell’aria respirata da una bombola si trasmette sempre con la stessa intensità in tutte le direzioni e in tutte le cavità delle vie aeree.

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Un corpo immerso in un fl uido non viene quindi schiacciato dalla colonna di fl uido che lo sovrasta, bensì la pressione tende ad avvolgerlo esercitando un’uguale forza su tutta la sua superfi cie. Questo consente di sopportare pressioni altrimenti impensabili. Basti pensare che nella normale vita di tutti i giorni siamo sottoposti ad una pressione barometrica complessiva di circa 15.000 kg confortevolmente distribuiti sul metro quadrato e mezzo di pelle del nostro corpo.

Per visualizzare il Principio di Pascal si è soliti citare un esperimento che prevede di riempire d'acqua una bottiglia di plastica alla quale vengono praticati una corona di fori lungo una sua circonferenza. I fori generano degli zampilli in tutte le direzioni e tutti i getti arrivano alla stessa distanza dalla bottiglia. Da questo si deduce che a parità di "quota", ovvero di profondità, la pressione all'interno del fl uido è uguale in tutte le direzioni.

La legge di Archimede o spinta idrostatica

Archimede, il noto scienziato storico, enunciò la seguente legge:"Un corpo immerso nell'acqua riceve una spinta dal basso verso l'alto pari al peso dell'acqua che sposta, ovvero pari al peso del volume d'acqua occupato dal corpo stesso".

In parole semplice un corpo a contatto con l'acqua può comportarsi nei seguenti modi:

• Galleggia: l'acqua spostata ha un peso superiore rispetto al corpo, il quale tende ad andare verso la superfi cie, se non vi è già, ed una volta raggiunta rimane in galleggiamento.

Condizione di ASSETTO POSITIVO.

• Affonda: l'acqua spostata ha un peso inferiore rispetto al corpo, il quale si muovere verso il fondo.

Condizione di ASSETTO NEGATIVO.

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• In equilibrio: l'acqua spostata ha un peso identico a quello del corpo, il quale non subirà alcun spostamento in verticale. Condizione di ASSETTO NEUTRO.

NegativoNeutro

Positivo

Una delle abilità che deve acquisire il subacqueo è la valutazione del proprio equilibrio idrostatico in funzione dell'equipaggiamento indossato. La chiara comprensione di questo fenomeno è la base per avere un assetto in immersione il più possibile neutro e, di conseguenza, una maggiore sicurezza ed un miglior comfort.

Per conseguire tutto ciò occorre considerare che:

• L'attrezzatura è formata da parti che hanno assetto sia positivo sia negativo;

• L'acqua può essere dolce o salata, quindi produrrà una minore o maggiore spinta idrostatica (l'acqua salata peso di più rispetto all'acqua dolce);

• Il corpo umano tende ad assumere un assetto positivo o negativo a seconda che i polmoni siano pieni d'aria (inspirazione) oppure collassati (espirazione).

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Nella tabella seguente troviamo un elenco di attrezzature, del loro assetto ed il relativo comportamento in immersione.

Attrezzatura Assetto Comportamento

Muta Positivo

Man Mano che si scende in profondità l'aumento della pressione ambiente schiaccia la muta. Diminuendo di volume tenderà a perder parte del proprio assetto positivo.

Zavorra Negativo Sempre negativo.

GAV Positivo e neutro

É la parte di attrezzatura preposta al mantenimento di un assetto neutro. Avendo la capacità di gonfi arsi e sgonfi arsi, e quindi di variare il proprio volume, è in grado di aumentare di molto la propria capacità di spinta idrostatica, oppure di ridurla a zero.

BombolaNegativo, neutro e positivo.

Le bombole hanno assetto negativo all'inizio dell'immersione, quando sono piene di aria che ha un peso. Man mano che l'aria si esaurisce tenderanno ad acquisire inizialmente un assetto neutro fi nanche lievemente positivo (soprattutto le bombole in alluminio).

Strumentazione Negativo Sempre negativo.

Osservando la tabella precedente si comprende benissimo come la zavorra deve essere calibrata per annullare tutte le "spinte positive" ed il GAV debba essere abbastanza capace al fi ne di contrastare tutte le spinte negative. Per calibrare correttamente il peso della zavorra è necessario eseguire una prova in acqua: il nuotatore, con indosso l'attrezzatura leggera, in posizione verticale, espirando non dovrebbe affondare oltre la linea degli occhi.

La legge di Boyle e Mariotte

La legge di Boyle e Mariotte descrive il comportamento dei gas soggetti a pressione. Essa afferma che "a temperatura costante il prodotto della pressione di un gas per il volume che esso occupa è costante, ovvero che in condizioni di temperatura costante la pressione di un gas è inversamente proporzionale al suo volume".

Questa legge spiega perché un palloncino gonfi o d'aria se venisse portato ad una profondità di 10 metri (2 ATA di pressione ambiente) lo vedremmo rimpicciolire della metà del suo volume di partenza, a 20 metri (3 ATA) di un terzo, a 30 metri (4 ATA) di quarto e cosi via.Al contrario se fossimo in grado di riempire un palloncino a 10 metri di profondità, lo vedremmo raddoppiare di volume appena giunto in superfi cie.

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profondità

DISCESA

0 m

10m

20 m

30 m

1 bar

2 bar

3 bar

4 bar

1

1/2

1/3

1/4

pressione volume volume non compensato

volume compensato

profondità

RISALITA

0 m

10m

20 m

30 m

x 4

x 2

x 1+1/3

x 1

1 bar

2 bar

3 bar

4 bar

pressione volume polmoniaperti

volume chiuso aumentodi volume

x 1

In termini matematici la legge di Boyle e Mariotte si esprime come segue:

P1 x V1 = P2 x V2 = K (costante)

Riprendiamo l'esempio del palloncino ed immaginiamo che questi avesse un volume di 10 litri in superfi cie, avremo:

1 x 10 = 2 x 5 = 3 x 3,3 = ...

ATA insuperfi cie

Volume insuperfi cie

ATA a10 metri

Volume a10 metri e cosi via

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Esempi applicativi: la carica delle bombole

Esempio 1. Si vuole calcolare il volume di gas a pressione atmosferica contenuto in una bombola da 18 litri caricata a 200 atm.

P1 = 200 atm V1 = 18 litri P2 = 1 atm V2 = ?

V2 = (P1 x V1)/P2 = (200 x 18)/1 = 3.600 litri.

Esempio2. Si vuole calcolare il massimo volume di gas trasferibile, per mezzo di una frusta di travaso, da una bombola di 40 litri (V1) caricata a 200 bar (P1 iniziale) ad una bombola di 12 litri vuota (V2).La risoluzione di questo esercizio richiede qualche passaggio in più.

P1 iniziale = 200 atm V1 = 40 litri P2 iniziale = 0 atm V2 = 12 litri P1 fi nale = P2 fi nale = ?

Le bombole messe a sistema per mezzo di una frusta di connessione hanno un volume complessivo di 52 litri, pertanto gli 8.000 (200 x 40) litri contenuti in P1 si diffonderanno in questo maggior volume disponibile e la pressione del sistema si ridurrà a circa 154 atm (8.000/52).Il volume di gas contenuto in V2 sarà di circa 1.846 litri (154 x 12).Le operazioni eseguite vengono schematizzate nella tabella seguente.

P1 x V1 = P fi nale x V sistema

200 x 40 = (154 x 12 ) + (154 x 40) = 154 x 52

Questi esercizi descrivono matematicamente l'atteggiamento mentale più comune in questo genere di operazioni: riportare il volume di un gas contenuto in una bombola a pressione ambiente.

La pressione è infl uenzata dalla temperatura.Se una bombola carica viene lasciata al sole, la pressione al suo interno aumenta, per ritornare poi ai valori di partenza appena la si raffredda; ad esempio mettendola in acqua. É per questo che i controllo sulla pressione di carica devono essere eseguiti considerando questo aspetto.

Non lasciare mai le bombole cariche al sole, ne tanto meno all'interno di un veicolo se esposto al sole e con i fi nestrini chiusi. L'aumento di pressione, al seguito dell'aumento di temperatura, potrebbe eccedere le capacità di contenimento del gas della bombola con conseguente espulsione violenta della valvola.

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La densità dei fl uidi e la respirazione

L'acqua è più densa dell'aria. Cosa vuol dire?Scientifi camente la densità esprime il rapporto tra la massa di un corpo ed il suo volume. L'acqua è molto pesante quindi a parità di volume avrà una densità ben maggiore rispetto all'aria. Nei fl uidi (ovvero i liquidi ed i gas) i corpi con densità minore galleggiano nei corpi con densità maggiore e questo è la base della legge di Archimede.L'acqua di mare, essendovi disciolto il sale, è più densa dell'acqua dolce perché a parità di volume pesa di più, conseguentemente è in grado di produrre una maggiore spinta di galleggiamento. Ecco perchè, nel caso in cui avessimo calibrato la nostra zavorra in acqua dolce, dovremo aggiungere almeno un paio di chili se ci immergessimo nel mare.Un fl uido più è denso e maggiore sarà l'attrito che questo manifesta sui corpi che lo attraversano o che lo incanalano. Un aereo può sfrecciare veloce nell'aria perchè questa sviluppo poco attrito, laddove una barca non può essere altrettanto veloce di un aereo in quanto l'acqua sviluppa un attrito ben maggiore (avete mai provato a trainare una barca con una corda dalla riva? Scoprirete quanto sia faticoso farle acquistare una certa velocità e mantenerla).Benchè esistano delle similitudini tra densità e peso specifi co essi non vanno confusi in quanto esprimono due concetti un poco differenti: la densità non è infl uenzata dalla gravità mentre il peso specifi co si. Senza addentrarci ulteriormente in questioni scientifi che possiamo dire che la densità dell'acqua ha principalmente a che fare con il galleggiamento, mentre la densità dell'aria con la facilità di respirazione. La galleggiabilità non viene infl uenzata dalla profondità mentre la respirazione si, vediamo come.Abbiano già parlato dell'affanno, ebbene questo fenomeno è favorito anche dalla densità dell'aria che respiriamo. Se siamo a 10 metri di profondità l'aria che respiriamo avrà una densità doppia di quella che si respira normalmente in superfi cie perchè doppia è la sua massa (legge di Boyle e Mariotte). In ragione di ciò l'attrito prodotto dall'aria respirata in profondità sulle pareti interne delle nostre vie aeree superiori aumenta in maniera direttamente proporzionale alla profondità stessa.Tutto questo non signifi ca affatto che in profondità "si fa fatica a respirare", semplicemente ci conferma quanto sia importante adottare una respirazione corretta in immersione.

er Diveer CMAS PTA P1

oe ioana

o àe a a

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La legge di Dalton

La legge di Dalton afferma che "la pressione totale esercitata da una miscela di gas è uguale alla somma delle pressioni parziali che sarebbero esercitate dai gas che la compongono se occupassero da soli tutto il volume a disposizione".

In termini matematici si esprime come segue:

Ptot = Pp1 + Pp2 + Pp3 + ... + Ppn

Pensiamo all'aria: essa è composta da Azoto per il 79% e da Ossigeno per il 21%. Questo signifi ca che se ho un volume V di aria ad 1 bar di pressione esso sarà cosi composto:

0,79 bar di N2 e 0,21 bar di O2

Se lo stesso volume di aria lo porto ad una profondità di 10 metri avremo che il volume è diventato V/2 e la pressione è diventata 2 bar, da cui avremo:

(0,79 x 2) bar di N2 e (0,21 x 2) bar di O2 ovvero

1,58 bar di N2 e 0,42 bar di O2ovvero 2 bar di aria

1, 58 e 0,42 sono le pressioni parziali di Azoto ed Ossigeno dell'aria a 10 metri di profondità. La somma delle pressioni parziali deve essere ovviamente identica alla pressione ambiente.

Calcoliamo le pressioni parziali dell'aria contenuta in una bombola caricata a 150 bar:avremo(0,79 x 150) = 118,5 bar di N2(0,21 x 150) = 31,5 bar di O2 come verifi ca sommiamo118,5 + 31,5 = 150 bar di aria

Questa legge ci offre la possibilità di prevedere gli effetti che l'Azoto e l'Ossigeno, presi singolarmente, hanno sul nostro organismo quando scendiamo in profondità.

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2.7 Effetti dell'aumento di pressione: la compensazione

Abbiamo appreso come sottoponendo un contenitore elastico pieno di gas ad un aumento della pressione ambiente questo tende a collassare su se stesso. Per mantenerne inalterato il volume del contenitore occorrerà aumentare la pressione interna fi no ad equilibrarla con quella esterna: abbiamo effettuato una manovra di compensazione seguendo quanto stabilito da Boyle e Mariotte.Come si è detto il nostro corpo contiene delle cavità piene di aria. Queste, per la maggior parte, e se si è in condizioni generali di buona salute, quando vengono sottoposte ad un aumento di pressione si compensano spontaneamente per il semplice fatto di essere a contatto con l'aria fornita dall'erogatore. Altre, come lo stomaco e l'intestino, pur contendendo aria, si compensano grazie alla loro elasticità e solitamente la compensazione non impone di eseguire manovre di un qualche tipo da parte del subacqueo.Diverso è il caso dell’orecchio medio. Esso è, come già descritto precedentemente, una cavità piena di aria compresa tra il timpano e la tromba di Eustachio. Questa è un condotto che mette in comunicazione l'orecchio medio con la gola. A causa della costrizione della tromba di Eustachio, la cavità dell'orecchio medio si trova isolata dalle vie aeree "irrorate" dalla aria a pressione ambiente respirata dall'erogatore; questa condizione la rende quindi incapace di compensarsi in modo autonomo. Questo comporta una fl essione del timpano verso l’interno provocata dall'aumento di pressione esterna dell'acqua man mano che si scende in profondità.

Per evitare questo occorre introdurre aria per riportare il volume dell’orecchio medio alle dimensioni originali ed il timpano in posizione naturale, mediante una manovra di compensazione.

Le manovre più usate ed effi caci per ottenere la compensazione sono: • Valsalva (espirazione forzata con naso e bocca chiusi, sviluppa una

notevole pressione intrapolmonare).• Marcante-Odaglia (compressione dell’aria contenuta nel retro-

faringe).• Deglutizione (È la manovra più semplice, purtroppo poco effi cace ai fi ni dell'immersione subacquea)

La manovra di Valsalva, più facile da apprendere, ha come inconveniente quello di richiedere l’uso dei muscoli preposti all'espirazione con conseguente contrazione del torace.La Marcante-Odaglia si esegue chiudendo il naso e portando la base della lingua in alto e indietro verso il palato molle; è una manovra effi cace perchè provoca il movimento delle pareti faringee cosi da facilitare l’apertura delle trombe di Eustachio. Ciò si ottiene con l’uso di pochi muscoli potenti, con minimo sforzo e senza interferire con la circolazione.

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Qualunque sia la tecnica scelta, la compensazione deve essere effettuata prima che compaia dolore all’orecchio, in quanto, se si attende troppo, si può verifi care una diminuzione del volume dell’aria all’interno dell’orecchio medio tale da rendere diffi coltosa la manovra. Inoltre anche una leggera introfl essione del timpano può comunque causare danni all’orecchio (otite barotraumatica).

A certi individui particolarmente fortunati basta la semplice deglutizione, magari effettuata tenendosi il naso tappato, per produrre una effi cace compensazione.

I seni sono collegati con il naso e si compensano spontaneamente nel momento stesso in cui si respira aria la cui pressione aumenta man mano.Nel caso in cui vi è in corso un raffreddore, oppure una sinusite magari con eccessiva produzione di muco, è altamente possibile che i percorsi che mettono in comunicazione i seni vengano ostruiti rendendo impossibile e fastidiosa la loro compensazione. Alcune persone particolarmente sensibili sperimentano dolore nella zona frontale della testa sia in discesa che in risalita anche nel caso in cui l'orecchio medio sia stato agevolmente compensato. Non è infrequente avere delle piccole perdite di sangue dal naso dovute alla rottura di capillari sanguigni all'interno dei seni. Se questo fenomeno dovesse persistere è meglio consultare un medico al riguardo.

É bene porre l'attenzione su due aspetti impo rtanti della compensazione: il primo è che una leggera introfl essione del timpano può comunque causare un'otite barotraumatica, il secondo è che la manovra deve svolgersi in modo sostanzialmente agevole, ovvero che se per compensare si rende necessario uno sforzo "sproporzionato" questo dovrebbe indurci a rifl ettere sull'opportunità di rinunciare all'immersione.

Se non si riesce a compensare si deve rinunciare all’immersione

Compensazione della maschera

Durante l’immersione, mentre si scende in profondità, avviene una riduzione del volume tra maschera e viso in ragione dell'aumento della pressione ambiente. Questa riduzione, ovvero una parziale compensazione, può avvenire fi no ad un certo punto grazie al contorno elastico che aderisce al viso. Oltre una certa pressione la riduzione di volume si arresta (il telaio rigido viene a contatto con il viso) e si avrebbe cosi una differenza di pressione tra ambiente esterno ed interno della maschera tale da determina un vero e proprio "effetto ventosa" sui tessuti molli del viso e soprattutto sui

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capillari del bulbo oculare. Per evitare ciò, basta ricordarsi di soffi are un poco di aria nella maschera attraverso il naso, per mantenerne costante il volume interno equalizzando cosi la pressione interna con l'esterna. Benché sia un incidente fastidioso e che provoca arrossamento degli occhi, di norma l'assorbimento dell'ematoma avviene spontaneamente dopo qualche giorno.

Sintesi delle raccomandazioni

Una tra le più probabili patologie che possono coinvolgere tutti coloro che praticano attività subacquea, indipendentemente dalle profondità raggiunte, è la lesione timpanica anche di tipo perforativo. Questo trauma è causato da variazioni di pressione sulla membrana timpanica non controbilanciate da una corretta manovra di compensazione.Esistono varie tecniche di compensazione ma tutte con il fi ne di introdurre aria, attraverso la tuba di Eustachio fi no alla membrana del timpano.

Qualunque manovra si decida di eseguire, è comunque opportuno compensare prima di avvertire qualunque fastidio all’orecchio (e tantomeno dolore). Inoltre è sempre buona norma non insistere troppo e in maniera ostinata nel tentativo di compensare l’orecchio se questo non riesce con semplicità.Se proseguendo nella discesa, si continuano ad avvertire dolori alle orecchie, bisogna assolutamente non forzare la compensazione, bensì si deve risalire di qualche metro e ritentare la compensazione. Infi ne non deve essere dimenticato quanto è stato già appreso a proposito del cappuccio, ovvero bisogna allagare il condotto uditivo all'inizio di ogni immersione.

Se nonostante tutto le diffi coltà di compensazione permangono, è tassativo interrompere immediatamente l’immersione, per evitare di incorrere in incidenti che possono avere conseguenze anche molto serie. Infatti, quando viene impedito il riequilibrio della pressione nelle cavità dell’orecchio medio, si ha una progressiva introfl essione verso l’interno della membrana timpanica, che provoca già nei primi metri della discesa forti dolori, fi no alla sua lacerazione. In questo caso, oltre al forte dolore, si deve considerare il violento passaggio di acqua, in genere piuttosto fredda, nelle cavità dell’orecchio medio, causando una alterazione del normale funzionamento del senso dell’equilibrio, con conseguente perdita di orientamento, oltre a vertigini e nausea. Chiaramente, con la rottura della membrana timpanica dovranno essere assolutamente evitate le immersioni fi nché non vi sarà una cicatrizzazione completa della membrana stessa.

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2.8 Effetti della diminuzione di pressione

Come si è detto le variazioni di volume sono inversamente proporzionali all’aumento della pressione. Durante la risalita, ed in particolar modo negli ultimi 10 metri di profondità, occorrerà prestare molta attenzione in quanto l’aumento di volume dei gas all’interno del nostro corpo sarà sempre elevato. Per questa ragione il subacqueo durante la risalita deve continuare a respirare regolarmente dall'erogatore, senza mai trattenere il respiro. Nel caso non si abbia l'erogatore in bocca, è necessario continuare ad espirare, ovvero emettere delle bolle, mantenendo aperte le vie aeree per evitare che i nostri polmoni si dilatino come un palloncino in risalita. I nostri polmoni difatti non sono elastici come lo è un palloncino e fi nirebbero per lacerarsi se in risalita non ci si attiene a questa fondamentale regola di sicurezza. L'incidente che avviene trattenendo il respiro in risalita è chiamato sovradistensione polmonare, e benché sia l'incidente più grave che possa capitare ad un subacqueo esso è il più facile e semplice da prevenire: basta continuare a respirare normalmente.Essere sempre presenti e concentrati su quest'aspetto dell'immersione è da considerarsi come la prima regola generale di sicurezza delle immersioni con ARA: mai trattenere il respiro.

REGOLA GENERALE DI SICUREZZA delle immersioni con ARA: mai trattenere il respiro, bensì continuare a respirare regolarmente dall'erogatore. Emetti sempre le bollicine quando l'erogatore non è in bocca

Un altro fenomeno che può avvenire durante la risalita è la vertigine alternobarica: essa è è una vera e propria vertigine dovuta ad un disequilibrio tra le pressioni dei due orecchi medi. É un fenomeno che può avere una notevole intensità ma di solito dura pochi istanti e non comporta nessuna conseguenza. In caso di vertigine alternobarica è utile interrompere la risalita e dare il tempo alle orecchie di equiparare la pressione. Può essere utile, nel caso in cui la vertigine sia molto forte, aggrapparsi a se stessi (o ad un qualunque appiglio fi sso) oppure guardare verso un punto fi sso (ammesso che ve ne sia uno a disposizione).

In ultimo è importante descrivere la sovradistensione intestinale, chiamata anche colica del palombaro ed il parotrauma dei denti.La colica è dovuta alla formazione di gas da digestione nell'intestino che espandendosi in risalita possono procurare qualche fastidio. Se questo avviene, e se è possibile farlo, una sana pernacchia dovrebbe risolvere la situazione. Come prevenzione sarebbe meglio evitare quelle pietanze che sappiamo ci procurano una certa fl atulenza.Il barotrauma dei denti, benché non sia di per se pericoloso, può risultare talvolta doloroso. I denti che in conseguenza di carie hanno subito un intervento nel quale è stata applicata un'otturazione possono avere al loro interno delle micro-cavità di aria. In risalita questa può espandersi e provocare dolore interferendo con le terminazioni nervose e può persino far saltare l'otturazione. L'età dell'otturazione o la cattiva qualità dell'intervento odontoiatrico possono infl uire sull'insorgenza di questo evento.

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2.9 La vista

Quando l’occhio è a diretto contatto con l’acqua la visione è sfuocata e tutto appare confuso ed indistinto in quanto i raggi luminosi che provengono dall’oggetto osservato subiscono una rifrazione diversa rispetto alla visione in aria, e l’immagine non si forma più sulla retina. Per poter vedere chiaramente sott’acqua e quindi far sì che l’immagine sia nitida, occorre che il globo oculare sia a contatto con aria, così come avviene indossando la maschera. Solo in questo caso, infatti, le immagini saranno a fuoco sulla retina.La visione così ottenuta è dunque chiara ma soffre di leggere alterazioni che sono prodotte dalla diversa densità dei materiali che i raggi luminosi debbono attraversare per arrivare all’occhio: acqua, cristallo della maschera ed aria. Gli oggetti osservati sott'acqua per mezzo di una maschera appaiono quindi più vicini e più grandi di circa un terzo.L’acqua inoltre assorbe la luce, non permettendogli di penetrare oltre una certa profondità, fi no ad arrivare al buio assoluto degli abissi. Questo fenomeno ha importanti conseguenze sulla visione dei colori. Per esempio il colore rosso già a 5 metri perde di brillantezza ed a 15 metri si presenta scurissimo, quasi nero.

Il secondo colore che viene assorbito è l’arancione, poi il giallo, il verde e il blu, fi no ad avere una colorazione per lo più grigia o nera. Per questa ragione per poter vedere i colori reali di ciò che si sta osservando si deve usare una torcia subacquea. Puntando gli oggetti con la luce della nostra torcia questi riprendono il colore proprio originale.

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ma soffre di leggere alterazioni

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2.10 L'udito

La velocità di propagazione e la distanza percorribili dai suoni in acqua sono molto più elevati rispetto a quanto avviene in superfi cie in ragione della maggiore densità dell'acqua rispetto all'aria. Il suono prodotto per richiamare l’attenzione del compagno battendo con il coltello sulla bombola, può essere udito anche da grande distanza. Di contro sott'acqua è molto diffi cile capire la provenienza di un suono, ovvero i suoni udibili avvolgo il subacqueo quasi in modo uniforme.In superfi cie siamo in grado di capire la direzione di un suono perché esso

raggiunge prima un orecchio e poi l'altro. Questa differenza di tempo, benché piccolissima, è percepita ed elaborata dai nostri sensi i quali ci forniscono una direzione di provenienza. Sott'acqua, essendo la velocità di propagazione dei suoni molto elevata, la differenza di "ricezione" tra un orecchio e l'altro si assottiglia troppo oltre la nostra capacità di elaborazione ed

intuizione della provenienza del suono. Si comprende benissimo perché si debba prestare sempre molta attenzione durante la risalita al rumore prodotto delle imbarcazioni a prescindere dalle nostre sensazioni di vicinanza o lontananza: non si può mai essere sicuri dell'esatta posizione della fonte di emissione di un suono.

La velocità del suono varia a seconda del mezzo (ad esempio, il suono si propaga più velocemente nell'acqua che non nell'aria), e varia anche al variare delle proprietà del mezzo, specialmente con la sua temperatura.Nella tabella seguente vengono riportati i valori della velocità del suono in aria e in acqua.

mezzo Velocità(metri al secondo)

Aria 331

Acqua 1450

rl'befopvm"sc

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Verifi ca dell'apprendimento

inserisci le parole mancanti

Uno dei fenomeni più particolari che avviene nel corpo umano nelle discese profonde in apnea, è lo spostamento del sangue dalle .............................. del nostro corpo (mani, braccia, piedi, gambe), verso il .......................

Dall’aria libera nell’ambiente esterno ci rifocilliamo di ....................... (inspirazione) ed in cambio gli cediamo un po’ di ................................. (espirazione)

L’apparato respiratorio è responsabile della ................................... Esso cattura l’................ dall’atmosfera e lo distribuisce a tutti i muscoli e tessuti del corpo per mezzo dell’apparato circolatorio

Lo scambio dell’ossigeno tra l’apparato respiratorio e circolatorio avviene negli .......................

L’apparato circolatorio a sua volta è composto dal .................., dalle ................, dalle ................. ed ovviamente dal sangue che è preposto al trasporto dell’ossigeno e della ............

Più precisamente parleremo di ............................. quando la forza in questione è quella esercitata da un liquido (acqua dolce o salata) su di un corpo in essa immerso, mentre più in generale parleremo di ............................ quando ci riferiamo alla pressione del luogo nel quale ci troviamo, sia aereo sia acquatico

L’aria, essendo comprimibile, presenta la sua massima densità nei suoi strati inferiori (ovvero da quota zero fi no a circa ................. metri di quota), dove è compressa dallo spessore totale dell’atmosfera (che si estende fi no a .................. metri sopra la superfi cie terrestre)

“La pressione esercitata su un punto qualsiasi di un fl uido si trasmette in tutte le .................. con uguale intensità”.

Archimede, il noto scienziato storico, enunciò la seguente legge:“Un corpo immerso nell’acqua riceve una spinta dal ....................... verso l’....................... pari al peso dell’acqua che sposta, ovvero pari al ....................... del ....................... d’acqua occupato dal corpo stesso”.

Al contrario se fossimo in grado di riempire un palloncino a 10 metri di profondità, lo vedremmo ....................... di volume appena giunto in superfi cie

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L’acqua di mare, essendovi disciolto il sale, è ....................... dell’acqua dolce perché a parità di volume pesa di più, conseguentemente è in grado di produrre una ....................... spinta di galleggiamento

L’orecchio, è composto da tre parti 1. ....................... 2. ....................... 3. .......................

Il naso e seni paranasali costituiscono il primo tratto delle ......................., e comunicano per mezzo delle narici con l’ambiente esterno

Per questa ragione il subacqueo durante la risalita deve continuare a ....................... regolarmente dall’erogatore, senza mai trattenere il respiro

Gli oggetti appaiono più vicini e più grandi di circa un .......................

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MODULO 3Adattamento all'Ambiente e Riconoscimento dei Problemi

Panoramica

• La legge di Henry• Assorbimento e cessione dell'Azoto • La patologia da decompressione• La narcosi di Azoto • Riconoscimento dei problemi e incidenti subacquei • Gestione delle emergenze• Lo stress

Obiettivi

Al termine di questo modulo avremo appreso:

• I fenomeni che avvengono nel nostro corpo al seguito dell'aumento di pressione ambiente;

• I comportamenti da adottare durante le diverse fase di un'immersione;

• Gli incidenti subacquei e come prevenirli.

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Considerazioni generali

Come si è ormai chiaramente capito durante una esplorazione subacquea si è soggetti a dei repentini cambiamenti delle condizioni ambientali. Questi cambiamenti si manifestano in quanto si hanno variazioni di:

• Temperatura: in quanto l'acqua disperde calore maggiormente dell'aria e spesso la temperatura tende a diminuire con l'aumento della profondità;

• Intensità luminosa: in quanto l'acqua assorbe la luce;• Pressione: in ragione dell'aumento o diminuzione della profondità.

Temperatura e luce si controllano grazie all'utilizzo di adeguate attrezzature (una idonea muta ed una buona torcia), laddove le variazioni di pressione si gestiscono grazie a specifi ci comportamenti ed azioni.

É necessario ora comprendere ulteriori aspetti relativi agli effetti che i singoli gas componenti la miscela aria, ovvero azoto ed ossigeno, hanno sul nostro corpo quando questi vengono respirati ad alta pressione.Apprenderemo come una parte di questi effetti si prevengono grazie ad una attenta programmazione dell'immersione, mentre gli altri si controllano attraverso un attento e corretto comportamento da adottare quando si è in immersione.

3.1 La Legge di Henry

Pur con una certa approssimazione possiamo dire che l'aria è composta dal 21% di ossigeno e dal 78% di azoto. Per la Legge di Dalton la pressione totale esercitata da una miscela di gas è uguale alla somma delle singole pressioni parziali dei gas componenti la miscela stessa. A livello del mare, quindi alla pressione di 1 Bar, la pressione parziale dell’Ossigeno sarà di 0,21 Bar, mentre quella dell’Azoto sarà di 0,78 Bar.Quando un subacqueo è in immersione e respira dalla bombola, la pressione dell’aria che respira è maggiore della tensione dell'azoto presente nel corpo (vedi paragrafo 3.2 - concetto e differenze tra pressione e tensione). La pressione dell'azoto nell'aria respirata "vince" sulla tensione dell'azoto presente nel corpo cosicché una certa quantità di azoto si introduce, ovvero si scioglie nel corpo umano. Più il subacqueo si spinge in profondità e più tempo vi rimane, più azoto si discioglie nell’organismo.Mentre l’Ossigeno viene in larga parte metabolizzato dal corpo umano e trasformato in Anidride Carbonica, l’Azoto non viene utilizzato, per cui rimane nel sangue ad una pressione parziale di 0,78 Bar. Il subacqueo in immersione respira aria a pressione ambiente. Alla profondità di 10 metri la pressione all’interno dei polmoni è equivalente alla pressione ambiente, ovvero 2 bar. In queste condizioni i nostri polmoni conterranno una quantità di gas doppia rispetto a quella respirata normalmente in superfi cie a parità di volume. Anche le pressioni parziali di ossigeno ed azoto saranno ovviamente doppie, ovvero:

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Pressione parziale ossigeno 0,21 x 2 = 0,42 bar

Pressione parziale di azoto 0,78 x 2 = 1,56 bar

totale 1,98 bar

Abbiamo già accennato al fatto che l'ossigeno viene utilizzato dal nostro organismo mentre l'azoto, in quanto gas inerte, non viene metabolizzato dal nostro organismo. Esso si trova nella condizione di venir assorbito dal nostro corpo per il semplice fatto di venirsi a trovare a contatto con il sangue all'interno degli alveoli. Difatti è scientifi camente provato che un gas viene assorbito da un liquido, proprio come potrebbe fare una spugna con l'acqua, quando la pressione del gas che viene a contatto con il liquido è superiore alla pressione del liquido stesso.La legge di Henry descrive in modo scientifi co proprio questo fenomeno: "un gas che esercita una pressione sulla superfi cie di un liquido, vi entra in soluzione fi nché avrà raggiunto in quel liquido la stessa pressione che esercita sopra di esso".

In buona sostanza tutto ciò signifi ca che aumentando la profondità aumentano di conseguenza le quantità di ossigeno e di azoto nel sangue. Mentre l’aumento di ossigeno, nelle immersioni alle quali abilità questo corso, non comporta alcuna ripercussione durante e dopo l’immersione (possono manifestarsi dei problemi molto seri solamente oltre profondità molto elevate, per la precisione oltre i 66 metri di profondità), l'aumento di azoto nel sangue determina un conseguente assorbimento di questo gas da parte dei tessuti con i quali il sangue viene a contatto. Le modalità con cui questo gas viene assorbito e rilasciato dal nostro corpo sono trattate nel prossimo paragrafo.

3.2 Assorbimento e cessione dell'Azoto

Gli studi scientifi ci che indagano le modalità di assorbimento dell'azoto nei tessuti del corpo a seguito di aumento di pressione sono notevoli, ma mai quanto gli studi che sono stati condotti per capire come, fi nita la fase di assorbimento, l'azoto venga rilasciato.Un subacqueo inizia ad assorbire azoto nell'istante in cui incomincia la discesa verso il fondo. Pur con una certa approsimazione possiamo dire che questa fase di assorbimento termina allorquando si incomincia la risalita verso la superfi cie. La fase di assorbimento-discesa non implica alcun particolare accorgimento da parte del subacqueo, mentre la fase di rilascio-risalita deve essere gestita dal subacqueo in modo adeguato.

Per capire come l'azoto si libera nel nostro corpo proviamo ad immaginare una bottiglia di acqua gasata sigillata. Aprendola noteremo la formazione di numerose bolle (sono composte da anidride carbonica che viene addizionata proprio per ottenere la "gasatura") le quali, dopo un certo tempo, tenderanno a diminuire cosi come illustrato nel disegno seguente.

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Descriviamo dettagliatamente ilfenomeno delle bollicine nella bottiglia:

A. Fase disciolta ovvero di saturazione: il gas si trova disciolto nel liquido. La pressione all'interno del collo della bottiglia, grazie al tappo, è identica alla tensione del gas all'interno del liquido. Tensione e pressione nel collo della bottiglia sono superiori alla pressione ambiente all'esterno della bottiglia.

B. Fase libera il gas disciolto nel liquido, a seguito della rimozione repentina del tappo, migra in modo repentino verso l'atmosfera formando numerose bollicine.

C. La tensione tende, nel tempo, a diminuire fi no ad eguagliare la pressione ambiente. Dopo un certo numero di ore l'acqua non sarà più gassata.

La differenza tra pressione e tensione può essere sintetizzata in questo modo: - Pressione: la esercita il gas sui liquidi oppure i corpi con cui è a contatto;- Tensione: la esercita il gas nel liquido in cui è disciolto.

Si comprende benissimo come sia importante evitare che all'interno del nostro corpo si formino dellebollicine analoghe a quelle nella bottiglia.

DOMANDA: come possiamo impedire la formazione di bolle nella bottiglia, ovvero nel nostro corpo?

RISPOSTA: dobbiamo aprire il tappo molto, ma molto, lentamente, ovvero dobbiamo eseguire la risalita con lentezza.

SECONDA REGOLA GENERALE DI SICUREZZA delle immersioni con ARA. La velocità di risalita non deve superare i 9/10 metri al minuto e questo signifi ca che se ci troviamo a 20 metri di profondità impiegheremo due minuti a raggiungere la superfi cie.Provate a coprire a piedi la distanza di 10 metri in un minuto: ci si renderà conto di quanto lenta debba essere la risalita.

In immersione quindi la tensione di azoto nel nostro corpo tenderà ad eguagliare la pressione di azoto che stiamo respirando istante per istante dall'erogatore. In risalita invece l'azoto accumulato tenderà a dirigersi verso la parte del sistema circolatorio che convoglia il sangue verso i polmoni (sistema venoso) e da li, per mezzo degli alveoli, si libererà nell'ambiente con l'aria espirata.

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I tempi con cui un tessuto tende a diventare saturo di azoto, ovvero essere in condizione di saturazione, variano da tessuto a tessuto. Le ossa hanno tempi di saturazione molto elevati, mentre il sangue, anche in ragione del fatto che è un liquido, ha tempi di saturazione piuttosto rapidi dell'ordine di pochi minuti. I tempi di saturazione e desaturazione sono uguali a parità di tessuto, e sono noti per numerose tipologie di tessuti.La velocità di saturazione, e quindi di desaturazione, è direttamente proporzionale al valore della differenza tra pressione e tensione e viceversa; ovvero alta pressione e bassa tensione signifi ca velocità di saturazione elevata; pressione di poco superiore alla tensione signifi ca bassa velocità di saturazione.

La quantità di azoto assorbita o ceduta dipende invece dal tempo. Si comprende benissimo come PROFONDITA' E TEMPO SONO I PARAMETRI FONDAMENTALI DI OGNI IMMERSIONE.Dopo l'uscita dall'acqua il nostro corpo conterrà ancora una certa quantità di azoto in eccesso da espellere e ci vorranno non meno di 12 ore per fare in modo che questo avvenga.Questo è un aspetto molto importante che verrà approfondito in seguito.

Benché l'azoto in fase desaturativa tenderà a formare comunque delle bolle, queste nella stragrande maggioranza dei casi non determinano alcun effetto visibile. Se la dimensione delle bolle raggiunge però dimensioni fi siologicamente ragguardevoli (parliamo sempre di bolle piccolissime), queste possono creare delle vere e proprie patologie, specifi catamente defi nite Patologie da Decompressione o PDD. La gravità di queste patologie è in relazione con il tipo di tessuto nel quale si forma la bolla.

3.3 La Decompressione

Per decompressione si intende una tecnica grazie alla quale si rilascia in modo controllato l'eccesso di azoto accumulato nei tessuti durante l'immersione. La decompressione deve compiersi prima dell'uscita dall'acqua e di fatto si svolge durante tutta la fase di risalita fi nale verso la superfi cie.

CORRETTA DECOMPRESSIONE = DESATURAZIONE ASINTOMATICA

Possiamo distinguere due gruppi principali di immersioni che si distinguono tra di loro a seconda del tipo di decompressione che si deve effettuare.Descriviamo questi due gruppi.

I) Immersioni in curva di non decompressione/sicurezza: sono immersioni che richiedono soltanto il rispetto della velocità di risalita ed una sosta ad una profondità di 5 metri per almeno 3 minuti;

II) Immersioni fuori curva di non decompressione/sicurezza: sono immersioni che richiedono, oltre al rispetto della velocità

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di risalita, di effettuare una o più soste a determinate profondità e per determinanti tempi. Le profondità ed i tempi di queste soste si determinano grazie ad apposite tabelle defi nite tabelle di immersione, oppure per mezzo delle indicazioni fornite dai computer da immersione (approfondiremo nei paragrafi successivi questo argomento).

Il corso P1 PTA-CMAS abilita ad immersioni condotte entro la curva di non decompressione.

3.4 La Patologia da Decompressione (PDD)

Il termine "Patologia Da Decompressione" identifi ca la formazione di bolle d’Azoto nei tessuti e nei vasi sanguigni.L’Azoto che è assorbito durante l’immersione, essendo un gas inerte e non metabolico, non è utilizzato dal corpo e, al momento dell’emersione, deve essere eliminato attraverso il normale atto respiratorio.

Più è alta la pressione della miscela di gas che respiriamo, tanto più questa si discioglie ed entra in soluzione nel sangue; durante questa fase i tessuti del nostro corpo assorbono una quantità di Azoto superiore al normale, pertanto raggiunta la saturazione, cominciano a rilasciarlo nel circolo sanguigno.Durante la risalita l’Azoto, soggetto ad una minore pressione, ritorna allo stato gassoso aggregandosi in bolle di varie dimensioni che possono provocare danni laddove si depositano.

Nel caso in cui il salto tra tensione e pressione sia troppo rapido queste bolle raggiungono dimensioni notevoli anche in ragione del fatto che tendono ad unirsi tra di loro. Queste bolle di fatto si comportano come dei tappi che impediscono la libera circolazione del sangue in un determinato punto.L’ingresso dell’Azoto nel nostro corpo avviene tramite gli alveoli polmonari, dove la superfi cie di contatto è molto estesa e il gas può passare per osmosi nel circolo sanguigno con estrema rapidità. Per questo motivo si considera il sangue come il tessuto più "rapido" per ciò che riguarda l’assunzione d’Azoto.Dal sangue il gas è distribuito in tutto il corpo umano; in generale i tessuti più irrorati, (muscoli, organi interni, ecc.), saranno quelli che si saturano più velocemente, mentre quelli meno irrorati (grasso, cartilagini ecc.) saranno i più lenti.

La PDD è la diretta conseguenza di un’inadeguata desaturazione, il processo desaturativo comprende sia una corretta risalita, la sosta di sicurezza e l'intervallo di superfi cie.

Poiché le bolle d’Azoto possono formarsi od essere trasportate ovunque nel corpo, i segni e sintomi di una loro presenza in quantitativi e dimensioni patologiche sono i più vari:

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SEGNI E SINTOMI DELLA PDD• stato di stanchezza persistente• fastidioso prurito alla pelle• eruzione a macchie sulle pelle• insensibilità, formicolio e paralisi locale• dolore articolare alle braccia e alle gambe• dolore al torace o alle giunture• vista annebbiata• diffi coltà d’udito e pronuncia• capogiri e vertigini• incapacità di orinare• diffi coltà respiratorie• aerofagia; colpi di tosse• collasso, perdita dei sensi

Nel 50% dei casi circa i sintomi della PDD compaiono entro 30’ dopo l’uscita dall’acqua e in ogni modo nel 95% dei casi entro 3 ore.Tieni sempre presente che un corretto intervento prevede di agire anche nel dubbio in quanto il comportamento umano in questi casi è distorsivo: tende ad allontanare il problema adducendo la responsabilità dei dolori, dei malesseri o della spossatezza ad uno sforzo fi sico, a problemi digestivi o a qualunque altra presunta causa. La malattia da decompressione può sopraggiungere, anche se sono state rispettate tutte le norme di sicurezza.Il subacqueo deve segnalare ogni sintomo che accusa senza per questo pensare di fare brutta fi gura o di rovinare la giornata agli altri (aspettare peggiorerà l’evoluzione della malattia). La PDD è un evento piuttosto raro, nelle immersioni condotte entro i 18 metri di profondità.

Fattori di predisposizione alla PDDI processi descritti fi no ad ora sono aggravati e velocizzati da condizioni ambientali e personali particolari quali:

FATTORI DI PREDISPOSIZIONE ALLA PDD• sforzo fi sico durante e dopo l’immersione• scarsa forma fi sica• obesità (20% oltre il peso forma)• freddo durante e dopo l’immersione• disidratazione• problemi circolatori generali o locali• uso di farmaci, droghe ed alcool• fumo• lesioni varie (traumi, strappi, lussazioni, rotture)• precedenti episodi di PDD• Risalita troppo rapida• Profi lo dell'immersione a yo yo (ovvero notevoli e ravvicinati cambi di profondità)

• Omessa sosta di sicurezza• Immersioni in apnea dopo un'immersione con ARA• Portarsi in quota dopo un'immersione oppure viaggiare in aeroplano

Evitare i comportamenti sopra citati riduce il rischio che si verifi chi una PDD.

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NOTA DI PRIMO SOCCORSOIl trattamento per una PDD è l’immediato ricovero in camera iperbarica. Gli interventi da effettuarsi in attesa dei soccorsi, che devono essere allertati prima di ogni altra azione, sono la somministrazione di ossigeno e liquidi. La respirazione di ossigeno puro garantisce una migliore ossigenazione dei tessuti allontanando i rischi di un loro danneggiamento (talvolta la sola somministrazione di ossigeno risolve le PDD di tipo lieve). La somministrazione all’infortunato di notevoli quantitativi di liquidi migliora la fl uidità del sangue con una più facile eliminazione delle bolle.

3.5 La Narcosi di Azoto

Benché sia un fenomeno non ancora del tutto compreso a livello scientifi co, ne sono ben noti gli effetti a livello corporeo. Respirare azoto ad alte pressioni può provocare un rallentamento o distorsione delle capacità percettive di un individuo. Questo fenomeno è abbastanza soggettivo ed in genere non avviene prima dei 30/35 metri di profondità. É diffi cile per il subacqueo novizio riconoscere tali sintomi che comunque si presentano a profondità ben maggiori di quelle per le quali si è abilitati nel corso P1. Rimanere entro i limiti del proprio brevetto sottrae il subacqueo da questo fenomeno potenzialmente pericoloso. Questo argomento verrà approfondito nei corsi successivi quando si acquisirà la specialità di immersione profonda.Questo argomento verrà approfondito nei corsi successivi quando si affronteranno le problematiche connesse con l'immersione profonda.

3.6 Riconoscimento dei problemi e incidenti subacquei

Una poderosa opera documentale prodotta da diverse agenzie di addestramento, assicurazione ed istituzioni scientifi che dimostra come praticare l’attività subacquea sia più sicuro di molti altri sport ben più popolari. Intorno all'attività subacquea si sono prodotti spesso timori ingiustifi cati, paragonabili a quelli che si hanno per il volo aereo, nonostante questo sia incontestabilmente più sicuro di qualsiasi altro mezzo di trasporto. Quasi tutti gli incidenti che avvengono sott'acqua sono imputabili al superamento dei propri limiti di addestramento oppure il ritenere che le cose che si apprendono non hanno un valore decisivo ma soltanto indicativo.

Le varie iniziative che promuovono l’attività subacquea ai principianti, generalmente, tendono ad "ammorbidire" le informazioni riguardanti il rischio e/o le probabilità di incidente in questa nostra disciplina sportiva. Il rischio, ovviamente, come in tutte le attività esiste e con esso anche le probabilità di incorrere in un incidente. Benché sia diffi cile calibrare questo genere di informazioni senza che queste generino un senso di diffi denza verso l'attività stessa, anche un argomento cosi "diffi cile" deve essere affrontato in modo chiaro nei corsi per il conseguimento delle certifi cazioni

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subacquee.Affi nché qualsiasi attività (sportiva o professionale) sia il più possibile sicura e con rischi ridotti, è importante conoscere gli aspetti negativi e pericolosi e soprattutto conoscere i sistemi per prevenirli e trattarli (Primo Soccorso e Autosoccorso). Soltanto cosi è possibile rendere questa disciplina estremamente piacevole e con una bassa percentuale di rischio.Per quanto possa sembrare assurdo, il più delle volte, il rischio si genera proprio dall'eccessiva confi denza con l'ambiente acquatico. La subacquea ricreativa è semplice, rilassa e questo tende ad abbassare il livello di attenzione del praticante.L'emozione di scalare anche solo una piccola parete di roccia "tiene vigili" nei confronti delle proprie azioni e dell'ambiente, mentre l'attività subacquea al contrario "assopisce" proprio per la sua godibilità. Due basilari quanto semplici regole sono dei veri salvavita in moltissime situazioni:

• Non eccederò i limiti imposti dal mio brevetto e dal mio livello di preparazione

• Farò in modo che le mie azioni non obblighino il mio compagno ad eccedere i limiti imposti dal suo brevetto e dal suo livello di preparazione

Con il termine "incidente" ci si riferisce ad un evento che, in modo più o meno repentino, interrompe il regolare procedere di un'immersione. Ad esser precisi questi eventi spesso non sono la causa diretta del nostro rischio o danno, piuttosto lo sono gli effetti della reazione che noi stessi inneschiamo per contrastarli.

Facciamo un esempio pratico:

Evento Reazione Risultato

Malfunzionamento dell'erogatore primario

Passare all'erogatore secondario o FAA (fonte d'aria alternativa) il quale è stato mantenuto in buono stato e pronto all'uso

Si raggiunge la superfi cie con tranquillità e si completa l'immersione come da addestramento

Malfunzionamento dell'erogatore primario

La FAA non è raggiungibile perché messo in posizione scorretta oppure è anch'essa malfunzionate, il compagno di immersione non è nelle vicinanze.

Il livello di stress sale a razzo, si cerca di raggiunge la superfi cie come siluri, spesso in preda al panico, con tutti i rischi derivanti dalla legge di Boyle e Mariotte oppure di Henry (incidenti meccanici e PDD)

Si comprende benissimo come un banale evento, peraltro piuttosto raro, possa avere due ben distinti risultati.

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Al fi ne di descrivere gli incidenti subacquei si è deciso di evidenziarli adottando la colorazione in vigore nei pronto soccorso degli ospedali. Questa colorazione indica il grado di reattività che dobbiamo mettere in atto nel caso si verifi chi un problema.

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La tabella nella pagina successiva descrive sinteticamente gli incidenti subacquei. É importante che questi siano compresi e memorizzati da ogni subacqueo al fi ne di comprendere chiaramente i metodi e le tecniche per evitarli.

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Incidenti di tipo meccanico afferenti alla legge di Boyle e Mariotte

Descrizione Fase immersione Causa Prevenzione Sintomi/

EffettiAzioni di soccorso

Sovra-distensione polmonare

Risalita Trattenere ilfi ato in risalita

Rottura alveoli polmonari

Respirare sempre mai trattenere il respiro

Tosse,diffi coltà respiratoria, rigonfi amento del collo,coma

Somministrare ossigeno trasporto urgente ospedale

EGAEmboliaGassosaArteriosa

Risalita Sovradistensionepolmonare

Gas nel circolo arterioso

Respirare sempre mai trattenere il respiroRispettare la velocità di risalita

Tosse,diffi coltà respiratoria, rigonfi amento del collo,coma

Somministrare ossigeno trasporto urgente ospedale

Colpo di ventosa della maschera

Discesa non si compensa la maschera

Rsalare un poco di aria dal naso nella maschera

Fastidio nella zona degliocchi

Rottura dei capillari del viso e occhi

Interrompere l'immersione

Visita medica successiva

Barotraumi dell' orecchio

Discesa Omessa compensazione

Eseguirecorretta manovra di compensazione

Dolore all'orecchio, vertigini

Rottura del timpano

Interrompere l'immersione

Visita medica successiva

Barotrauma dei denti

Discesa/risalita Otturazione dentale debole

Informare il proprio dentista della propria attività di subacqueo

Dolore al dente, l'otturazione può "saltare" in bocca

Interrompere l'immersione

Visita medica successiva

Vertigine alternobarica

Soprattuttoin risalita

Rapide e frequenti variazioni di quota

Compensazioni unilaterali

Corretta compensazione

Perdita di orientamento

Vertigini

Movimenti NON coordinati

Assistenza del compagno

Fermarsi e guardare un punto fi sso

Visita medica successiva

Sovra-distensione intestinale(coliche)

Discesa/risalita Alimenti assunti prima dell'immersione

Espulsione naturale dei gas

Scendere e/o risalire piano fl ettendo le gambe

Produzione gas intestinali

Dolori addominali

Accortezzanell'assunzione di cibi

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Incidenti di tipo fi sco afferenti alla legge di Henry

DescrizioneFase

immersioneCausa Prevenzione Sintomi

Azioni di soccorso

PDD Risalita e/o dopoemersione

Eccessiva velocità di risalita, omessa tappa di sicurezza, profi lo immersione a yo yo, disidratazione

Corretta velocità di risalita, sosta di sicurezza, corretta idratazione

Da lievi quali pruriti e dolori articolari a gravi quali sensazione di formicolio, paralisi

Somministrare ossigeno trasporto rapido in camera iperbarica

Incidenti di tipo chimico afferenti alla legge di Dalton

DescrizioneFase

immersioneCausa Prevenzione Sintomi

Azioni di soccorso

Affanno Tutte Scorretta respirazione, eccessivo sforzo fi sico

Limitare gli sforzi, mantenere un atteggiamento rilassato, respiri lenti e profondi

Respiro corto, fame d'aria

Autosoccorso: interrompere ogni attività che comporta sforzo, eseguire atti respiratori profondi ed espirazioni prolungate.

Narcosi In profondità La profondità stessa

Limitare la profondità

Rallentamento delle capacità analitiche

Risalire a quote poco profonde

Avvelena-mento da CO (monossido di carbonio)

tutte Il compressore ha immesso aria non pura

Rivolgersi a centri di ricarica di qualità

Mal di testa, sensazione di disagio

Autosoccorso: interrompere l'immersione.

Dopo aver analizzato la casistica degli incidenti si comprende benissimo come tutti siano direttamente correlati con il nostro modo di condurre l'immersione. Di rado soltanto la PDD lascia margini, seppur minimi, alla sfi ga.

L'avvelenamento da monossido di carbonio è una tipologia di incidente molto rara. Nei casi più gravi la sensazione di mal di testa persiste per cui è meglio consultare un medico nel qual caso potrebbe essere necessario la somministrazione di Ossigeno in camera iperbarica. Molte persone soffrono di mal di testa, per cui stabilire se effettivamente questo ne sia la causa è diffi cile. Dovrebbe capitare a tutti i subacquei che hanno caricato le bombole nella medesima stazione di ricarica.

3.7 Gestione delle emergenze

Per gestire una emergenza in modo adeguato è necessario seguire dei corsi specifi ci. Detto questo anche il subacqueo novizio può rendersi utile nel caso in cui sia necessario un suo intervento per portare assistenza ad un infortunato. Abbiamo già elencato una casistica di possibili problemi che si possono riscontrare sott'acqua nel precedente paragrafo. La maggior parte di essi non richiedono un tempestivo ricorso alle strutture sanitarie, altri richiedono invece un intervento immediato ed un rapido oppure urgente

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trasporto verso una struttura sanitaria. Ovviamente possono capitare degli incidenti in immersione, per esempio un malore di qualche genere, non direttamente collegati all'attività subacquea, ma in ragione del fatto che questi capitano sott'acqua il loro riconoscimento e gestione diventano più problematici. Le ferite, con conseguente perdita di sangue, sono un evento piuttosto raro, cosi come traumi di natura fi sica (salvo che ci cada una bombola su un piede!), è comunque importante avere a disposizione una cassetta di pronto soccorso con almeno disinfettante, cerotti e bende.

Il sangue in profondità, salvo che sia illuminato da una torcia, assume, in conseguenza dell'assorbimento dei colori prodotto dall'acqua, una colorazione verdastra, scura. Potrebbe quindi non essere riconosciuto immediatamente come tale.

Gli infortuni più seri sono la Sovradistensione polmonare, l'EGA ed i casi gravi di PDD.

La sovradistensione polmonare

L'aria respirata in profondità, come abbiamo appreso, è a pressione ambiente. Al diminuire di tale pressione, ovvero risalendo verso la superfi cie, quest'aria, per la legge di Boyle e Mariotte, si espande aumentando di volume. Tale aumento può causare la rottura degli alveoli polmonari provocando il passaggio di quest'aria nella cavità pleurica con conseguente collasso del polmone (pneumotorace). Tal volta questo collasso avviene tra il polmone destro e il polmone sinistro (mediastino)e nell'eventualità peggiore, questo collasso determina un passaggio di bolle d'aria (emboli) direttamente nel circolo arterioso (Embolia Gassosa aArteriosa-EGA).

I sintomi possono essere molteplici: senso di vertigine, senso di debolezza, problemi alla vista, dolore al torace, disorientamento, alterazioni della personalità o paralisi. Questi sintomi si manifestano immediatamente, l'insorgenza di una EGA si manifesta con fuoriuscita di schiuma rossastra da bocca o naso, debolezza muscolare o paralisi, convulsioni, perdita di coscienza, arresto respiratorio.

Anche solo interrompere la respirazione per pochi metri di risalita espone il subacqueo a rischio di sovradistensione polmonare; questo rischio si presenta soprattutto in vicinanza della superfi cie dove il gradiente di diminuzione di pressione è massimo.

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Invero possono sussistere eventuali stati patologici, quali la bronchite, l'asma, o eventuali malformazioni anatomiche, che possono provocare l'intrappolamento di aria in zone polmonari circoscritte per questo è sempre doveroso non immergersi in presenza di tali patologie ed effettuare ricorrenti controlli medici.

Il trattamento di una sovradistensione polmonare è di pertinenza medica e prevede un intervento di drenaggio polmonare e Ossigenoterapia iperbarica.

EGA L'embolia gassosa arteriosa è una patologia molto seria a cui può andare incontro un subacqueo. Essa si manifesta a seguito di sconfi namento di bolle di aria all'interno della circolazione sanguigna arteriosa dai polmoni.La principale causa dell'EGA è un'estrema sovradistensione polmonare che arriva al punto di provocare una lacerazione nel tessuto polmonare stesso.Questo fa penetrare nella circolazione arteriosa degli emboli gassosi che possono occludere la normale circolazione del sangue verso il cervello.L'EGA si manifesta in forma traumatica in risalita ed i sintmi più frequenti sono: vertigini, diffi coltà respiratoria, disturbi cardiaci, vari problemi neurologici, perdita di conoscenza e coma. Soltanto un urgente trattamento in ospedale può risolvere la situazione.

Analizziamo differenze ed identità tra sovradistensione polmonare, EGA e PDD di tipo grave.

Infortunio Zona del corpo Manifestazioni gravi Azioni di soccorso

SovradistensionePolmonare

Lacerazione dei polmoni

Diffi coltà respiratorie;Rigonfi amenti del collo;Dolore al petto;Tosse persistente

Trasporto in ospedale;Somministrare Ossigeno.

Ega Aria nel circolo arterioso(a seguito di sovradistensione polmonare)

Paralisi di un emicorpo (ovvero parte sinistra o destra);Coma;

Trasporto in ospedale;Somministrare Ossigeno.

PDD di tipo grave Formazione di bolle di azoto nei tessuti nervosi.

Paralisi di metà corpo (paralisi alle gambe);Dolori al petto;Dolori in genere;Vertigini e nausea;IntorpidimentiDiffi coltà respiratorie;Perdita di conoscenza.

Trasporto in ospedale;Somministrare Ossigeno

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Soltanto personale medico specializzato è in grado di prestare le adeguate cure a questo genere di infortuni. Noi possiamo soltanto contattare le strutture sanitarie e assistere l'infortunato in attesa dei soccorsi.

In tutti i casi comunque la somministrazione di ossigeno è molto utile soprattutto durante l'attesa dei soccorsi. Benché anche la somministrazione

di ossigeno debba essere fatta da persone che hanno ricevuto una adeguata istruzione in tal senso (come ad esempio i corsi DAN: http://www.daneurope.org/web/guest/training/ofa), questa rimane il più effi cace metodo di soccorso a disposizione.

Per eseguire in modo adeguato tale procedura dobbiamo disporre di una bombola di ossigeno di tipo medicale così come illustrato nella fotografi a. Queste sono dotate di una mascherina da posizionare sul volto e da un dispositivo “ad offerta” continua di ossigeno. Questo tipo di bombole sono necessarie soprattutto nel caso in cui l'infortunato è incosciente, quindi non sarebbe in grado di respirare da un semplice erogatore di qualche tipo collegato ad una bombola di ossigeno.

Per queste ragioni dobbiamo pretendere che il centro di immersioni a cui ci rivolgiamo abbia a disposizione tale apparecchiatura e che il personale sia qualifi cato per usarla.

Il tuo istruttore CMAS-PTA ti saprà dare indicazioni specifi che al riguardo.

ogni subacqueo dovrebbe essere addestrato a praticare il BLS (Basic Life Support) e a somministrare Ossigeno normobarico.

Nella pagina successiva viene riportata la procedura di emergenza da eseguire nel caso comparissero dei sintomi di qualche tipo, anche dubbi, a seguito di un'immersione

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Sia l'EGA sia le PDD richiedono trattamenti in camera iperbarica.La camera iperbarica è un'ambiente confi nato in grado di aumentare la pressione dell'aria al suo interno e di ospitare una o più persone. In questo modo è possibile sottoporre ad un trattamento iperbarico (che prevede la respirazione di Ossigeno puro ad alte pressioni) subacquei colpiti da PDD o EGA. La terapia iperbarica è la più effi cace per il trattamento di patologie derivanti da attività subacquee.

Istituto Iperbarico di Zingonia (BG)

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3.8 Lo stress

Lo stress è una condizione emotiva che può infl uenzare di molto l'andamento di un'immersione. Aldilà dell'accezione che questo termine ha nella contemporaneità, la sua conoscenza e la sua gestione rappresentano un fattore di importanza fondamentale nella gestione della sicurezza in acqua.Di solito il termine stress si usa per indicare una condizione nella quale non ci sentiamo a nostro agio; la sua azione è applicabile a tutte le manifestazioni della nostra vita, anche se i signifi cati che assume nei vari contesti sono abbastanza diversi.

É bene precisare che nella subacquea lo stress non è sempre qualcosa di negativo: esiste infatti una fase iniziale dello stress, quando il suo livello è basso e sotto controllo, che facilita la concentrazione e l’applicazione verso un compito da svolgere. In buona sostanza questo stresso positivo è un’energia attiva che ci tiene in stato di vigilanza.In ambiente subacqueo quando il livello di stress aumenta ben oltre questa soglia di positività, il suo effetto benefi co si annulla fi no a sviluppare proprio l'effetto contrario, ovvero incapacità a risolvere anche compiti molto semplici.Le più comuni cause di stress sono:

• Cause fi siche dovute alla fatica;• Cause dovute all'equipaggiamento malfunzionante che

impongono manovre di emergenza;• Cause ambientali come il freddo, la scarsa visibilità, il buio, il moto

ondoso;• Cause psicologiche dovute al ritenere un compito eccessivo per le

nostre capacità del momento;• Mancanza di capacità tecniche e livello di preparazione

inadeguato a svolgere un determinato compito.

Le cause di tipo interno (ovvero gli ultimi due punti in elenco) sono quelle più pericolose perché rendono di fatto il subacqueo maldestro o addirittura incapace a svolgere un compito preciso. La somma di queste due condizioni, ovvero quando si è insistito ad eseguire un'azione ritenuta eccessiva e nel contempo emerge un circostanza critica verso la quale si è impreparati, rendono il quadro molto serio e soltanto un adeguato intervento del compagno può fare la differenza. I tipici esempi di incidenti subacquei scaturiti a seguito del verifi carsi in simultanea di ambedue le condizioni sopra descritte sono quelli che, puntualmente ogni anno, si verifi cano in grotta.

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Le immersioni in grotta, benché emozionanti e ricche di fascino, richiedono una preparazione completamente diversa da quella conseguibile in un normale corso di immersione ricreativa. Inoltre gli ambienti ostruiti possono provocare forti sensazioni di disagio per cui al minimo problema lo stress sale a mille ed il malcapitato non è più in grado di risolvere i compiti che la situazione richiede. L'esito è quasi sempre tragico.

Non immergerti mai in grotta o in altro ambiente ostruito senza una adeguata preparazione al riguardo. Rifi utati di entrare in una grotta se hai dei dubbi sull'adeguatezza della pianifi cazione dell'immersione che prevede la penetrazione

Le cause di tipo "esterno", le prime 3 in elenco, sono tutte condizioni maggiormente risolvibili purché non si permetta allo stress di salire eccessivamente di intensità. Ripensiamo criticamente alla luce di quanto appreso in questo paragrafo all'esempio dell'erogatore malfunzionante descritto nel paragrafo precedente.Conoscere le cause che possono portare allo stress signifi ca avere uno strumento per disattivare la catena di eventi che portano una situazione ad essere incontrollabile. Infatti non è mai un solo fattore stressante a causare un incidente, bensì una serie di concause.

Si è già detto come l'estrema piacevolezza delle immersioni rischi di assopire il livello di attenzione del subacqueo; ebbene se questo benessere viene interrotto bruscamente per un evento improvviso il rischio è trovarsi impreparati proprio perché si hanno le difese abbassate.L'effetto più evidente quando un alto livello di stress ci coglie impreparati è l'affanno. Lo stress può produrre affanno, l'affanno produce stress e via il cane che si morde la coda: compiti facili diventano diffi cili. Si dice che la calma è la virtù dei forti, noi possiamo aggiungere che "la calma è anche la virtù migliore del subacqueo".

In situazioni estreme, che diffi cilmente possono verifi carsi a questo livello di apprendimento, la fase ascendente dello stress può raggiungere livelli talmente alti di apprensione da sfociare in panico. Questo momento fi nale, nell’evoluzione dello stress, rappresenta il limite critico di gestione dell’immersione, raggiunto il quale le proprie facoltà d’azione e reazione vengono del tutto compromesse e sfuggono al nostro controllo; più realisticamente, potremmo affermare che non esiste più un "nostro controllo".Il panico si può manifestare sia con azioni scoordinate, sia con passività assoluta; in entrambi i casi, la perdita totale di controllo in immersione ti espone a rischi seri. In questo stato controllare l’incontrollabile istinto a risalire velocissimamente in superfi cie è molto diffi cile!

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AFFANNO - STRESS - PANICO

Un trittico esplosivo!

Non è solo un evento stressante a causare un incidente, ma il concatenarsi di più fattori stressanti che, se non riconosciuti e risolti, espongono al possibile incidente.

Riprendiamo alcuni aspetti riguardanti la prevenzione e rimedi dell'affanno.Nel caso ci si trovi in una condizione di affanno in immersione, occorre:

• Sospendere ogni attività• Respirare profondamente curando particolarmente l’espirazione

e riposare.

L’affanno può presentarsi anche in superfi cie: in questo caso occorre stabilire prima possibile un galleggiamento positivo gonfi ando il GAV, chiedere assistenza al proprio compagno d’immersione e valutare se sia necessario persino sganciare e abbandonare la zavorra.

Insistere con uno sforzo controcorrente mentre si vede la barca appoggio allontanarsi sempre di più genera un certo stress ed affanno. Meglio valutare se non sia il caso di smettere di pinneggiare, assicurarsi un buon assetto positivo e segnalare opportunamente la propria condizione agli occupanti della barca

Prevenire l’Affanno signifi ca ridurre un fattore di rischio. É Per questa ragione che bisogna incominciare l'immersione sempre in uno stato di calma vigile.

Utilizzando un corretto sistema di coppia (vedremo in seguito di cosa si tratta) unito ad una sana consapevolezza dei propri limiti, ad un buon allenamento, ad un corretto equilibrio idrostatico, ad una respirazione tranquilla si rende l’immersione ancora più sicura. Questa è la ricetta giusta per tutte le immersioni.

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Gestione dello stressSullo stress, sebbene sia un tema di approfondimento di corsi successivi, è importante sapere fi n da un suo aspetto fondamentale: esso è gestibile proprio come un qualunque altro aspetto dell'immersione ed in quanto tale si può imparare a mantenerlo sotto controllo e ben entro la sua soglia di positività.

Il vecchio detto "Prevenire è meglio che curare", insegna: non si deve mai esporsi a livelli di tensione che eccedono il nostro livello di preparazione. Per fare questo, occorre quindi allenarsi a valutare lo stress presente in noi nelle varie situazioni, nei nostri compagni e, soprattutto, riuscire a capire i propri limiti. Alla luce di quanto appreso e discusso fi n qui con il tuo Istruttore, le due regole esposte nel paragrafo precedente ("riconoscimento dei problemi") assumono un signifi cato ancora più indiscutibile.

Se raggiungere un punto di immersione comporta un impegnativo percorso di avvicinamento a nuoto, prima di incominciare l'immersione è importante rilassare il ritmo respiratorio e solo successivamente iniziare la discesa

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Verifi ca dell'apprendimento

inserisci le parole mancanti

Più il subacqueo si spinge in ............................. e più ............................. vi rimane, più azoto si ............................. nell’organismo

Un subacqueo inizia ad assorbire azoto nell’istante in cui ............................. .............................. Questa fase di assorbimento di fatto termina allorquando si .............................

Il termine “Patologia Da Decompressione” identifi ca la formazione di ............................................. e nei vasi sanguigni

Respirare azoto ad alte pressioni può provocare un ............................. o ............................. delle capacità percettive di un individuo

Quasi tutti gli incidenti che avvengono sott’acqua sono imputabili al ..................................................... di addestramento oppure il ritenere che le cose che si apprendono non hanno un ............................. ma soltanto indicativo

Tale aumento può causare la rottura degli ............................. provocando il passaggio di quest’aria nella cavità pleurica con conseguente ............................. (pneumotorace)

L’embolia gassosa arteriosa è una ........................................ a cui può andare incontro un subacqueo. Essa si manifesta a seguito di sconfi namento di bolle di aria all’interno della ...................................... dai polmoni

In ambiente subacqueo quando il livello di ............................. aumenta ben oltre questa soglia di positività, il suo effetto benefi co si ................... fi no a sviluppare proprio l’effetto contrario, ovvero ................... a ................... anche compiti molto semplici

L’affanno può presentarsi anche in ...................: in questo caso occorre stabilire prima possibile un ........................... gonfi ando il GAV, chiedere ................... al proprio compagno d’immersione e valutare se sia necessario persino ................... e ................... la zavorra

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MODULO 4Tabelle di immersione e

Computer subacquei

Panoramica

• Pianifi cazione dell'immersione: Tabelle• Pianifi cazione dell'immersione: Computer subacqueo

Obiettivi

Al termine di questo modulo avremo appreso:

• La conoscenza delle tabelle di immersione• La conoscenza del computer di immersione• Come pianifi care un'immersione utilizzando le tabelle e i computer di

immersione

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4.1 Pianifi cazione dell'Immersione: Tabelle

Profondità e tempo sono i parametri principali di una immersione. Entrambi vengono monitorati per mezzo di profondimetro e timer.Questo però non ci solleva dalla responsabilità di programmare in anticipo lo svolgimento dell'immersione che ci accingiamo a fare. Prima di ogni immersione è quindi necessario porsi le seguenti domande:

• quanto profondo mi spingerò?• per quanto tempo?

É ormai chiaro che per portare a termine un’immersione in modo corretto si deve consentire all’azoto accumulato nei tessuti per effetto dell'aumento di pressione, di uscire dal nostro organismo senza produrre bolle di dimensioni o quantità tali da provocare una malattia da decompressione.

Per ottenere questo bisogna attenersi a due regole fondamentali:

1. Rispettare la velocità di risalita per permettere ai tessuti, tramite il sangue, di liberarsi dall’azoto con la semplice respirazione.

2. Effettuare una sosta di sicurezza, ovvero una pausa dalla risalita, di almeno 3 minuti a 5 metri di profondità. Dai 5 metri alla superfi cie è opportuno risalire in un minuto e comunque non meno di 30 secondi.

Il corso sommozzatore P1 della CMAS abilita ad effettuare immersioni entro la curva di non decompressione. Durante lo svolgimento di questo corso vengono trattati solo casi di immersioni effettuate rispettando i limiti di non decompressione.

Ovviamente queste due regole da sole non bastano: bisogna infatti dare al subacqueo la possibilità di stabilire con certezza se esso si trovi, durante lo svolgersi di una immersione, all'interno oppure all'esterno della curva di non decompressione.Nel corso degli anni sono state quindi sviluppate delle tabelle di immersione che forniscono i dati grazie ai quali ogni subacqueo è in grado di stabile in quale “posizione decompressiva” esso si trovi in ogni istante dell'immersione.

Le tabelle da immersione altro non sono che un prospetto di informazioni numeriche, ovvero un tabulato in cui sono corelati a dei valori di profondità i relativi tempi i permanenza entro i quali il subacqueo deve attenersi per rimanere all'interno della curva di non decompressione.Le tabelle forniscono anche i dati per eseguire una corretta decompressione nel caso in cui si uscisse erroneamente dalla curva di non decompressione (così come spiegato nel paragrafo 3.3) e non solo.

Le prime tabelle, di cui si ha avuto la disponibilità , sono state quelle della US Navy (Marina Militare degli Stati Uniti) pubblicate da John Scott Haldane, Arthur Boycott e Guybon Damant nel 1912.

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Le tabelle, nate inizialmente per esigenze militari, sino alla metà degli anni ottanta, hanno rappresentato l’unico supporto a disposizione dei subacquei sportivi, ovviamente con alcuni limiti a causa del diverso scopo di utilizzo a cui erano stati elaborati e destinati.

Successivamente, con il crescente interesse della industria petrolifera - ricerca scientifi ca - lavori subacquei e delle associazioni didattiche, sono state elaborate anche altre tabelle, eccone alcuni esempi:

• Tabelle Bühlmann (redatte dal Dott. Albert Bühlmann, ricercatore nell'ambito della teoria della decompressione al Laboratory of Hyperbaric Physiology dell'Ospedale Universitario di Zurigo. Il frutto dei sui studi fu riportato in un libro che venne considerato come il più completo saggio sulla malattia da decompressione

• DCIEM (Istituto Civile del Canada di Medicina Ambientale)• Royal Navy/BSAC (British Scuba Aqua Club)• GERS (Gruppo Studi e Ricerche Marina Francese)

Su questi nuovi studi all'inizio degli anni novanta hanno fatto la loro comparsa sul mercato i primi computer subacquei che semplifi cano la gestione delle immersioni sportive. Non bisogna dimenticare che essendo apparecchi elettronici, possono essere soggetti a guasti e quindi si deve sempre avere con sè orologio, profondimetro e tabelle.

Tuttavia, le tabelle che a tutt’oggi rappresentano il maggior riferimento a livello mondiale sono quelle della Marina Militare Americana, le cosiddette tabelle “U.S. Navy”. Il 14 aprile 2008 la U.S. Navy ha pubblicato la revisione del U.S. Navy Diving Manual, rivedendo le procedure d’immersione che la U.S. Navy adottava dal 1956 con successive modifi che (rev. 4 nel 1999 –Rev. 5 nel 2005).

CMAS-PTA adotta le Tabelle per Immersioni in aria della US NAVY, pubblicate nel U.S. Navy Diving Manual Rev. 6 (aprile 2008)

Una tabella di decompressione può, e deve, essere usata anche per poter programmare le immersioni subacquee; ovvero per prevedere quali saranno gli obblighi decompressivi oppure i parametri massimi (profondità e tempo) grazie ai quali non uscire dalla curva di non decompressione. Non solo, le tabelle forniscono l'indicazione di quale sarà l'eccesso di azoto all'interno dei nostri tessuti alla fi ne di un immersione. Questo eccesso è chiamato azoto residuo e viene quantifi cato correttamente grazie a dei coeffi cienti alfabetici defi niti coeffi ciente di azoto residuo oppure gruppo di appartenenza.Le tabelle disponibili oggi nei corsi ricreativi di primo livello sono state elaborate in modo tale da garantire ampi margini di sicurezza a chi le utilizza. Le indicazioni che in esse vengono fornite riguardo le immersioni fuori curva sono, a questo stadio di apprendimento, minime. Le attrezzature e la confi gurazione a cui questo corso abilita non sono adeguate per affrontare immersioni fuori dalla curva di non decompressione.

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Le tabelle sono disponibili sia in forma cartacea sia stampate su supporti plastici in modo tale da essere portate sott'acqua. LA possibilità di consultare le tabelle sott'acqua non ci solleva dalla necessità di programmare sempre prima ogni immersione.

Le Tabelle di immersione sono indispensabili per una corretta e sicura gestione dell’immersione; tuttavia è bene tenere presente che lievi fenomeni di Malattia Da Decompressione (MDD) possono verifi carsi anche rispettando i limiti imposti da esse. Nessuna Tabella può eliminare una eventuale possibilità di incorrere in una MDD! Le Tabelle della US NAVY sono valide per immersioni in aria e a livello del mare.

Prima di proseguire con l'apprendimento è opportuno familiarizzare con la seguente terminologia:

Tempo di DiscesaÉ il tempo trascorso da quando un subacqueo lascia la superfi cie sino a quando raggiunge il fondo

Tempo di FondoÉ il tempo che un subacqueo trascorre da quando lascia la superfi cie sino a quando si stacca dal fondo per iniziare la risalita sino alla sosta di sicurezza o alla prima tappa di decompressione (quando certifi cato per questa tipologia d’immersione)

Tempo Totale di Risalita (o decompressione)É il tempo che trascorre dal momento che un subacqueo stacca dal fondo sino a quando non raggiunge la superfi cie

Tempo Totale d’ImmersioneÉ il tempo che un subacqueo trascorre in immersione, considerando il tempo di discesa più il tempo di fondo e il tempo totale di risalita

Profondità MassimaÉ la profondità massima (rilevata dallo strumento) che un subacqueo raggiunge durante la sua immersione.

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Questa profondità serve per poter utilizzare le tabelle, a prescindere dal tempo che effettivamente viene trascorso solo sul fondo

Immersione QuadraViene considerata tale, un’immersione il cui tempo di fondo viene trascorso tutto alla massima profondità

Immersione MultilivelloViene considerata tale un’immersione nella quale un subacqueo trascorre parte del tempo totale d’immersione alla profondità massima e parte a profondità inferiori. Per poter utilizzare le tabelle, in queste immersioni, si deve considerare come se il tempo totale d’immersione sia stato trascorso sempre alla profondità massima

Tappa (sosta) di DecompressioneÉ la profondità (quota) alla quale un subacqueo, in risalita, deve effettuare una sosta obbligatoria per un determinato tempo (tempo di decompressione) prima di poter riemergere

Tempo Limite di Non DecompressioneÉ il tempo massimo di fondo che un subacqueo può trascorrere ad una certa profondità, senza avere l’obbligo, in risalita, di dover effettuare delle soste di decompressione obbligatorie.Nelle tabelle questo tempo limite viene raffi gurata da una linea creata da una seri di valori evidenziati con colori diversi

Immersione in Curva di Sicurezza/Non decompressioneÉ un’immersione che non obbliga un subacqueo a dover effettuare delle soste di decompressione obbligatorie in risalita, ad esclusione della Sosta di sicurezza (consigliata), Ogni profondità ha una suo limite di tempo di fondo

Immersione fuori Curva di Sicurezza o Con decompressioneÉ un’immersione che obbliga un subacqueo ad effettuare, in risalita, delle tappe (soste) obbligatorieOgni profondità richiederà determinate soste e tempi precisi, in funzione del tempo di fondo trascorso alla massima profondità

Intervallo di Superfi cieÉ il tempo che un subacqueo, dopo aver effettuato una prima immersione, trascorre in superfi cie prima di effettuare ulteriori immersioni consecutive. Il tempo dell’intervallo di superfi cie inizia quando un subacqueo riemerge al termine della prima immersione e termina non appena lascia la superfi cie nell’immersione consecutiva

Azoto ResiduoÉ la quantità di Azoto in eccesso che rimane disciolto nei tessuti di un subacqueo al termine della propria immersione. Durante l’intervallo in superfi cie, tale quantità di Azoto viene eliminata, pertanto tanto maggiore è l’intervallo di superfi cie, tanto maggiore sarà la sua quantità eliminata.

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Se vengono effettuate immersioni consecutive, la quantità di Azoto residua deve essere considerata ai fi ni di una corretta pianifi cazione di un’immersione

Gruppo di Appartenenza (G.A.)É una lettera (per altre tabelle può essere anche un numero) che viene utilizzata per indicare la quantità di Azoto che rimane disciolta nell’organismo di un subacqueo al termine di un’immersione

Tempo di Azoto ResiduoÉ un determinato tempo, indicato da una tabella, che deve essere aggiunto al tempo di fondo in una successiva immersione. La somma del tempo di fondo effettivo e il Tempo di Azoto Residuo, determina il tempo totale da consultare nelle tabelle per il calcolo della durata dell’immersione (sempre in curva di sicurezza). Va tenuto ben presente che il tempo da trascorre effettivamente sul fondo, non deve prevedere anche il tempo di Azoto Residuo

Immersione singolaÉ la prima immersione della giornata, oppure un’immersione effettuata solo dopo che tutto l’Azoto Residuo, di una precedente immersione, è stato completamente eliminato dall’organismo

Immersione RipetitivaÉ un’immersione che viene effettuata quando, non tutto l’Azoto accumulato in una prima immersione non è stato completamente eliminato dall’organismo

Quando parliamo di Tabelle per immersione, prendiamo in considerazioni tre tabelle specifi che:

A. Tabella 1 per Immersioni Senza Decompressione (limiti di non decompressione - in curva di sicurezza e designazione gruppo residuo d’Azoto)

B. Tabella 2 intervallo di superfi cie (tra termine immersione e inizio della successiva)

C. Tabella 3 immersione ripetitiva (tempo da aggiungere all’immersione successiva)

Vi è una quarta tabella, per immersioni con decompressione, ma questa tecnica d’immersione esula dal livello di apprendimento e di addestramento a cui si rivolge questo corso. Si rimanda la loro conoscenza ed applicazione a successivi e specifi ci corsi PTA.

Prima di vedere da vicino le tabelle, apprendiamo, quelle che sono considerate delle Regole Generali di Utilizzo:

Velocità di DiscesaLa velocità di discesa al fondo deve essere inferiore o uguale a 23 metri al minuto

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Velocità di RisalitaLa velocità di risalita deve essere non superiore a 9 metri al minuto. Secondo U.S. NAVY Manual Rev 6.0, sono permessi rallentamenti occasionali, se eseguiti mai al disotto dei 6 metri al minuto ed accelerazioni, occasionali, ma mai oltre i 12 metri al minuto

Modalità di DecompressionePTA-CMAS raccomanda che le immersioni di questo corso siano pianifi cate ed eseguite in curva di non decompressione ed utilizzando aria come miscela di gas respiratorio. Le tabelle pubblicate in questo manuale sono orientate esclusivamente per pianifi care ed eseguire immersioni in curva di sicurezza. Per effettuare immersioni diverse, per modalità e uso di gas diversi dall’Aria, si rimanda ai Corsi specifi ci PTA.

Un eventuale superamento, non previsto, della curva di non decompressione durante un’immersione in curva di sicurezza, deve essere considerato come una misura eccezionale, da utilizzare solo in situazioni di emergenza dove vi siano stati eventi che non sono stai precedentemente pianifi cati.

Immersioni ripetitiveSi considera come immersione ripetitiva, un’immersione eseguita entro un intervallo inferiore o uguale al valore contrassegnato con un asterisco nella specifi ca tabella: Tabella 2 Gruppi di Appartenenza e Intervallo di Superfi cie

Rispetto alle precedenti versioni delle Tabelle U.N. NAVY, e ad altre differenti tabelle, l’intervallo in superfi cie, per considerare un’immersione ripetitiva, non è più previsto se costante o pari a 12 ore, ma deve rientrare nel Gruppo di Appartenenza all’inizio dell’intervallo di superfi cie e può variare da un minimo di 2 ore e 20 minuti (2:20) ad un massimo di 15 ore e 50 minuti (15:50)

NOTA GENERALE

Non devono essere eseguite immersioni fuori curva di sicurezza se non adeguatamente addestrati e certifi cati.Le tabelle U.S. NAVY, adottate da PTA-CMAS, sono il risultato di lunghi anni di studi e sperimentazioni e sono supportate da una poderosa opera documentale affi nché siano utilizzate al meglio delle loro possibilità. Ovviamente per i corsi ricreativi si deve fare un estrema sintesi di questa opera in maniera tale da adattare le tabelle alle esigenze di un subacqueo sportivo.

Alcuni fattori ambientali possono infl uire sull'effi cacia di queste tabelle. Nella tabella seguente sono elencati alcuni di questi fattori “aggravanti” con le relative contromisure da adottare per mantenere un elevato livello di sicurezza

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Freddo Assicurarsi una adeguata protezione termicaCorrente Non insistere con lo sforzo fi sicoVisibilità Privilegiare condizioni ambientali idealiVariabili fi siologiche, psico/fi siche personali

Controllo medico periodico

Età Utilizzare le tabelle in modo conservativoDisidratazione Mantenersi adeguatamente idratati

L’uso delle Tabelle U.S. NAVY Rev 6.0 cosi come adottate da PTA-CMAS, non escludono, da parte di un subacqueo, un comportamento prudenziale come qui di seguito elencato:

- Rispettare sempre i limiti di brevetto- Rispettare quanto è stato precedentemente pianifi cato- Non immergersi se non si è in perfette condizioni psico/fi siche- Non immergersi mai al limite della curva di sicurezza- Se in presenza di fattori di rischio (freddo, stress, fatica, ecc) deve

essere utilizzato il tempo di tabella successivo a quello che effettivo di permanenza che è stato pianifi cato

- In forma cautelativa, effettuare eventuali arrotondamenti di calcolo- Non superare la velocità massima di discesa- Rispettare la velocità di risalita- Rispettare la sosta di sicurezza- Arrivare alla massima profondità all’inizio dell’immersione e non al

termine- Non effettuare immersioni a “YO.YO”- Aspettare almeno 2 ore tra la prima immersione e quella successiva- Rimanere immersi per almeno 15 minuti in un’immersione ripetitiva- Un’immersione ripetitiva, la profondità non deve essere superiore a

quella della precedente- Non esagerare con immersioni ripetitive per più giorni (ad esempio

crociere subacquee), è consigliato interrompere almeno con una sosta di riposo e preferire l’utilizzo di miscele iperossigenate (Nitrox) se adeguatamente addestrati e certifi cati (Nitrox Diver PTA)

- Non effettuare immersioni in apnea dopo averne effettuate altre con autorespiratore nell’arco delle 24 ore

- Non effettuare sforzi fi sici intensi entro le 24 ore dopo un'immersione con autorespiratore

- Non salire in altitudine e effettuare voli in aereo se non sono trascorse almeno 12 ore (consigliate 24 se immersioni ripetitive) dall’ultima immersione

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E ora vediamo insieme le tabelle:

A. Tabella 1 per immersioni senza decompressione (limiti di non decompressione - in curva di sicurezza e designazione Gruppo Appartenenza (residuo d’Azoto)

La prima tabella più comunemente usata è la Tabelle per immersioni senza decompressione. Questa si limita a fornire dati tempo/profondità per consentire al subacqueo di rimare ad una data profondità per poi risalire in superfi cie senza dover effettuare delle fermate obbligatorie (ad esclusione di una fermata che noi indicheremo come Sosta di Sicurezza).Nella prima riga ORIZZONTALE- sono indicate le varie profondità. Nelle righe successive VERTICALE sono indicati, in corrispondenza di ogni profondità, i possibili tempi di immersione, gli ultimi numeri, quelli in riquadro/grassetto (giallo), sono il limite della Curva di Sicurezza a patto che non si facciano successive immersioni.

Profondità (prima colonna)La profondità dell’immersione è il punto più profondo raggiunto. Le profondità non sempre calcolate in media, ad esempio se ti immergi a 18 metri per 30 minuti, l’immersione deve essere calcolata come se effettuata a 18 metri per 33 minuti.Per un corretto uso delle tabelle, se la tua immersione non ha un valore esatto, si deve sempre calcolare per eccesso.immersione a 13 metri > 15 metri … 16 metri > 18 metri…

Arrotonda per eccesso

Limiti tempo di non decompressione

Il tempo massimo di sosta ad una data profondità senza dover effettuare soste obbligatorie. Cosi come nel calcolo delle profondità, la regola di arrotondare al valore successivo deve essere fatto anche per la durata.

15 metri per 92 minuti > 18 metri per 60 minuti

É importante tenere presente che i tempi sono quelli cui si riferisce il tempo massimo. Questo tuttavia, non si limita ad indicare il tempo trascorso sul fondo (tempo di fondo). Al contrario, il tempo massimo è misurato da quando il subacqueo si "stacca" dalla superfi cie a quando inizia la risalita.

Se durante questa fase si ferma per qualche minuto, il tempo trascorso ad una quota superiore deve essere aggiunto al tempo massimo.

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18 metri > 2 minuti tempo di discesa sul fondo + 20 minuti tempo di fondo in risalita, alla quota di 15 metri sosta di 5 minuti.. il tempo massimo totale sarà di 27 minuti; quindi l’immersione che questo subacqueo dovrà calcolare sarà per un tempo di fondo di 28 minuti a 18 metri

Effettuata questa prima immersione, se non effettui altre immersioni nell’arco delle 24 ore, la prossima immersione dovrà essere eseguita con le modalità appena descritte.Nel caso in cui il subacqueo decidesse di effettuare immersioni successive, avrà bisogno di effettuare ulteriori calcoli.La procedura non è complessa. Una volta terminata la prima immersione, come già abbiamo appreso, nel nostro corpo resta sempre una certa quantità d’Azoto residuo. Sebbene tale residuo sia ad un livello tale da non causare problemi, esso ridurrà il tempo che si può trascorrere nella immersione successiva.

La terza parte della tabella, quella appunto relativa alla designazione del Gruppo Ripetitivo per immersioni, assegna una lettera dell’alfabeto, basata sulla profondità e il tempo d’immersione. I gruppi di lettere nella tabella indicano le quantità crescenti d’Azoto residuo, ad esempio un subacqueo del gruppo A ha meno Azoto residuo di un subacqueo del gruppo E, e cosi di seguito. Questa quantità d’Azoto diminuisce col trascorrere del tempo, quindi più passa il tempo dal termine dell’immersione e più il gruppo d’appartenenza si avvicina alla lettera A.

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Altre tabelle diverse da quelle US NAVY, indicano il Residuo d’Azoto con valori numerici invece che con delle lettere.

Procedura

Si suppone di programmare la prima immersione a 15 metri con risalita dopo aver trascorso un tempo di fondo di 50 minuti. Per trovare la designazione del Gruppo d’Azoto Residuo se deve seguire quanto segue:

1. Trovare la Profondità (15 metri)2. Seguire la tabella per trovare il Tempo Massimo (50 minuti)3. Segui la riga sino a trovare la designazione del Gruppo Azoto

Residuo (G)

Supponendo di fare un seconda immersione è di fondamentale importanza determinare il gruppo d’appartenenza perché è il primo dato da utilizzare. A questo punto si deve passare alla Tabella 2 intervallo di superfi cie.Essa adatta la quantità d’Azoto che il corpo rilascia in superfi cie e calcola l’Azoto che rimane in circolo all’inizio dell’immersione successiva fornendo in più il Tempo Massimo di permanenza.

Per utilizzare la tabella 2 l'intervallo di superfi cie, tra due immersioni deve essere almeno di 10 minuti; se è inferiore l'immersione successiva deve essere considerata come la proseguzione di quella precedente. In questo caso, ai fi ni del calcolo dell'immersione, il tempo è dato dalla somma dei due tempi di fondo con l'aggiunta (cautelativa) del tempo trascorso in superfi cie. Si consiglia un intervallo di superfi cie di almeno 2 ore tra due immersioni successive.

Al termine della prima immersione la designazione del gruppo d’appartenenza è E.

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Passando alla tabella 2, partendo dalla lettera E si scende verso il basso fi no a trovare l’intervallo di tempo che si vuole trascorrere prima della seconda immersione (1:45 - 2:39). A questo punto proseguendo orizzontalmente verso destra troveremo la lettera C, che fornisce la nuova designazione di gruppo ripetitivo, vale a dire la quantità d’Azoto in eccesso rimasto nel corpo dopo la prima immersione e il successivo intervallo in superfi cie. Questa è la designazione utile per il calcolo del tempo di non decompressione per l’ulteriore immersione.Passando nella tabella successiva, troviamo l’elenco dei tempi d’Azoto residuo con le penalità ed i tempi massimi di permanenza per l’immersione seguente.Si suppone di programmare un’ulteriore immersione a 15 metri. Partendo dalla lettera C, muovendosi lateralmente verso destra ed incrociando con la relativa linea dei tempi appartenenti alla profondità stabilita, si noterà un tempo di penalità (maggiorazione) di 23 minuti (tempo da aggiungere alla permanenza effettiva) e avremo anche indicato il tempo residuo in curva di sicurezza (69 minuti). In pratica si dovranno eseguire i calcoli come se la seconda immersione fosse più lunga di quella programmata, mentre in pratica sarà quella effettivamente decisa.

Le immersioni effettuate dopo un intervallo di superfi cie superiore a quello identifi cato da un asterisco non devono essere considerate ripetitive.

Pianifi ca sempre immersioni in Curva di Non Decompressione, in caso di dubbio, riduci la profondità, aumenta l’intervallo in superfi cie e abbrevia il tempo massimo. Infi ne effettua sempre una Sosta di Sicurezza.

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4.2 Pianifi cazione dell'Immersione: Computer subacqueo

Un computer subacqueo è uno strumento in grado di misurare vari parametri durante un'immersione subacquea. Questi parametri, che comprendono soprattutto il tempo e la profondità, vengono elaborati in tempo reale al fi ne di indicare al subacqueo le indicazioni per una corretta risalita e le eventuali tappe di decompressione. I computer subacquei se ben gestiti sono in grado di ridurre i rischi di incorrere in una Malattia Da Decompressione.

I riferimenti ad immersione con decompressione, presenti in questo testo, devono essere interpretati a solo uso didattico culturale, in quanto il brevetto P1 CMAS-PTA non abilita ad effettuare tali immersioni!

Scopo I computer subacquei misurano profondità e tempo ed assolvono allo stesso compito delle tabelle subacquee, ma a differenza di queste sono ovviamente in grado di eseguire dei calcoli. Essi sono in grado di calcolare in tempo reale, ovvero istante per istante della propria immersione, l'assorbimento di azoto dei tessuti. Ovviamente questo calcolo non è un dato reale, bensì una simulazione che dipende dal tipo di calcolo (algoritmo) con il quale il computer è stato programmato. Essi informano il sub di un eventuale eccessiva velocità nella risalita, del superamento della curva di non decompressione e forniscono i dati di decompressione nel caso si esca dalla curva di sicurezza. Alcuni forniscono anche altre informazioni quali ad esempio la temperatura dell'acqua, la pressione del gas all'interno della bombola e quindi il consumo medio del subacqueo.

StoriaIl primo dispositivo subacqueo analogico, in grado di fornire indicazioni sulla decompressione, detto decompressimetro, venne commercializzato verso gli anni 70. Il suo funzionamento era piuttosto semplice: la pressione di una camerad'aria riempita di gas (incapsulata all'interno di un piccolo alloggiamento) era regolata tramite una membrana di ceramica porosa che simulava i tessuti. L'aumento di pressione nella camera faceva muovere una lancetta che, in funzione del quantitativo di gas assornito, indicava una serie limitata di tappe decompressive. Meno male che non è più in commercio!

Funzionamento I computer subacquei moderni non sono altro che computer a batteria racchiusi da un guscio stagno. Questi monitorizzano costantemente il profi lo d'immersione, considerando il tempo e la pressione.

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I computer utilizzano poi il profi lo e un algoritmo di decompressione per stimare la pressione parziale dei gas inerti che devono essere espulsi dai tessuti. Basandosi su questi calcoli, il computer stima l'eventualità di una risalita diretta o, piuttosto, di una salita con una o più tappe di decompressione.L'algoritmo di calcolo dei computer subacquei, altrimenti detto algoritmo decompressivo, è una procedura matematica grazie alla quale il computer è in grado di calcolare l'assorbimento teorico di azoto dei tessuti istante per istante.Tra i più comuni modelli di algoritmi adottati dai vari computer sul mercato vi sono:

• Algoritmo Bhulmann• Algoritmo di derivazione Haldaniano (dal quale nelle forme più moderne derivano le tabelle US-Navy)• VPM• RGBM

Non è possibile stabilire se esiste uno migliore di un altro. Tutti interpretano i dati di profondità e tempo secondo un proprio modello scientifi co di assorbimento dell'azoto.

La maggior parte dei computer è in gradi di prevedere un profi lo sicuro anche in caso di immersioni in altitudine, che necessitano di una risalita più lenta che a livello del mare, dato che viene misurata la pressione atmosferica prima dell'immersione.

Le immersioni in quota richiedono informazioni ed addestramento specifi co, che non sono contemplate nel corso P1 CMAS-PTA.

Inoltre, nel caso in cui il subacqueo debba effettuare un volo aereo, prima o dopo un'immersione, il computer è in grado di monitorare il profi lo decompressivo in funzione della pressione ambiente in cui viene a trovarsi il subacqueo.

Precauzioni La semplicità d'uso dei computer subacquei ha, però, esposto i sub ad altri rischi. Un uso disordinato di questo strumento, con poca o nessuna pianifi cazione può portare il subacqueo a superare le proprie capacità e la propria esperienza, mettendolo in situazioni diffi cili.Molti di questi computer hanno molte opzioni, menù e svariati modi operativi, che sono controllati spesso da un piccolo numero di bottoni frontali o laterali; il subacqueo dovrebbe quindi impratichirsi nell'uso del proprio computer con immersioni semplici e sicure prima di affrontarne di più impegnative.Per motivi di sicurezza anche nei manuali di istruzione viene raccomandato di pianifi care accuratamente l'immersione, nei limiti delle tabelle di

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decompressione, in modo da aumentare il margine di sicurezza, e di programmare ed effettuare comunque una sosta di sicurezza nel caso che il computer non funzioni.

Un subacqueo che voglia ridurre al minimo il rischio di una malattia da decompressione deve tener conto di molte norme precauzionali:

• leggere le istruzioni fornite dalla ditta costruttrice• risalire rispettando la velocità imposta;• effettuare sempre una sosta precauzionale;• intervallare il più possibile le immersioni;• non effettuare immersioni yo-yo.

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Funzionalità

ll computer subacqueo nella foto, riporta i dati simulati di un'immersione (12,8 metri di profondità attuale, 14 minuti di immersione).I computer subacquei moderni possono fornire svariate informazioni attraverso un display LCD:

• profondità;• profondità massima raggiunta;• tempo rimanente alla profondità corrente per un'immersione senza tappe di decompressione;• durata dell'immersione.

Altri modelli dispongono inoltre di altre informazioni:• tempo richiesto per le tappe di decompressione;• temperatura dell'acqua;• velocità di risalita;• profi lo d'immersione (di solito non visualizzabile direttamente ma solo

dopo un collegamento con un personal computer);• calcolo di immersioni consecutive;• pressione del gas all'interno della bombola;• gestione di miscele con aumentato quantitativo di ossigeno;• stima del tempo rimanente in base al consumo medio.Avvisi sonori e visivi I computer subacquei possono essere anche dotati di segnali acustici e visivi (luci) per avvisare il sub nel caso di:

• velocità di risalita eccessiva;• tappe di decompressione mancate;• superamento della profondità massima;• superamento della soglia di tossicità dell'ossigeno

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Verifi ca dell'apprendimento

inserisci le parole mancanti

.......................... e .......................... sono i parametri principali di una immersione. Entrambi vengono monitorati per mezzo di .......................... e ..........................

Una tabella di decompressione può essere defi nita come uno strumento per poter per .......................... delle ..........................

Tempo di FondoÉ il tempo che un subacqueo trascorre da quando .......................... sino a quando si .......................... per iniziare la risalita sino alla sosta di sicurezza o alla prima tappa di decompressione (quando certifi cato per questa tipologia d’immersione)

Immersione in Curva di Sicurezza/Non decompressioneÉ un’immersione che .......................... un subacqueo a dover effettuare delle soste di decompressione .........................., ad esclusione della Sosta di sicurezza (consigliata), Ogni profondità ha una suo limite di ..........................

Immersione singolaÉ .......................... immersione della giornata, oppure un’immersione effettuata solo dopo che tutto .........................., di una precedente immersione, è stato completamente eliminato dall’organismo

Immersione RipetitivaÉ un’immersione che viene effettuata quando, .......................... .......................... in una prima immersione .......................... completamente eliminato dall’organismo

Tabella 1 per Immersioni Senza Decompressione (............................................... - in curva di sicurezza e designazione gruppo residuo d’Azoto)Tabella 2 intervallo di superfi cie (tra termine .......................... della successiva)Tabella 3 immersione ripetitiva (........................................... all’immersione successiva)

Velocità di DiscesaLa velocità di discesa al fondo deve essere inferiore o uguale a .......................... al minuto

Velocità di RisalitaLa velocità di risalita deve essere non superiore a .......................... al minutoUn computer subacqueo è uno strumento usato da un subacqueo per misurare .......................... durante un’immersione subacquea, questi

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parametri comprendono la .......................... e la .........................., dati essenziali per poter calcolare i tempi per una risalita sicura riducendo i rischi di incorrere in una Malattia Da Decompressione

Per motivi di sicurezza anche nei manuali di istruzione viene raccomandato di .......................... l’immersione, nei limiti delle tabelle di decompressione, in modo da aumentare il .........................., e di programmare ed effettuare comunque una .......................... nel caso che il computer non funzioni

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Modulo 5Pianifi cazione dell'Immersione

Panoramica

• Sistema di coppia• Comunicazione Subacquea • Preparazione all'immersione• Pianifi cazione dell'immersione • Il consumo d'Aria • Controlli pre-immersioni• Aspetti generali e abilità di base

Obiettivi

Al termine di questo modulo avremo appreso:

• Il signifi cato di sistema di coppia;• I segnali di comunicazione subacquea di base• L'importanza di una corretta pianifi cazione dell'immersione;• Le regole di base di comportamento nelle immersioni subacquee

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Considerazioni generaliUn'immersione subacquea ricreativa non è un'attività faticosa, se si esclude il trasporto dell'attrezzatura, bensì una pratica molto rilassante e piacevole. Va da sé che non sono necessarie doti atletiche particolari ma principalmente un buono stato di salute generale ed una buona predisposizione verso l'ambiente acquatico. A dispetto di questa facilità è necessario sia effettuare una visita medica di controllo del proprio stato di salute ogni anno, sia saper rinunciare ad un'immersione quando ci si trova in una delle seguenti condizioni:

• Stanchezza eccessiva• Eccessi alimentari o alcolici nelle 12 ore precedenti l'immersione• Digestione in corso• Debilitazione fi sica dovuta all'uso di farmaci• Situazioni patologiche in corso (bronchiti, otiti, ecc.)• Avverse condizioni meteorologiche• Mancanza del compagno di immersione• Incertezza sulla qualità dell'attrezzatura in uso o mancanza di una FAA

Un'immersione subacquea dura generalmente meno di un ora, almeno la parte che si svolge sott'acqua. Bisogna inoltre imparare ad eseguire ed apprezzare sia la fase preparatoria sia la fase successiva all'immersione nella quale, oltre a riporre l'attrezzatura in modo adeguato, si ripensa, visualizza e discute dell'immersione appena conclusa. Soltanto in questo modo si prolunga il piacere dell'immersione a tutte le fasi che ruotano attorno ad essa. Programmare signifi ca preparare un'immersione in modo adeguato e sicuro. Ripensare a quello che si è fatto sott'acqua signifi ca certamente rivivere mentalmente le gioie provate sott'acqua, ma soprattutto analizzare criticamente le proprie azioni per continuare a migliorare come subacqueo e come compagno di immersione.

Possiamo distinguere le fasi di "avvicinamento" ad un'immersione in due momenti successivi:

• Fase preparatoria nella quale si organizza il raggiungimento del luogo di immersione;

• Fase di pianifi cazione dell'immersione subacquea.

Entrambe sono parti integranti dell'attività subacquea, inscindibili dall'immersione vera e propria. Descriviamole nel dettaglio.

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5.1 Sistema di coppia

Le immersioni vanno sempre effettuata con un compagno in modo da formare una coppia nel quale si è reciprocamente responsabili della sicurezza, del divertimento e della mutua assistenza fuori e dentro l’acqua.

Questo sistema è primario per garantire la sicurezza nella pratica subacquea ed uno dei presupposti su cui si basa è che è molto improbabile che lo stesso problema possa capitare all'attrezzatura di entrambi i subacquei contemporaneamente.Inoltre il compagno può accorgersi in tempo del sopraggiungere dei limiti di immersione programmati, oppure è in grado di vedere un problema, come uno spandimento d'aria da una guarnizione, prima che se ne accorga il soggetto coinvolto. Sono molteplici gli aspetti per i quali la presenza di un compagno fa la differenza. Vediamone alcuni ruoli assunti dal compagno:

• Assiste durante la vestizione ed in acqua;• Fornisce ridondanza di attrezzatura;• Offre una prospettiva in più sul controllo dei parametri di immersione

La scelta del compagno è spesso motivata da diversi fattori come interessi esplorativi comuni oppure semplicemente dall’amicizia. Tutto questo va benissimo anche in ragione del fatto che l'effi cacia del sistema di coppia è direttamente proporzionale all'affi atamento e dedizione a tale sistema.

Un subacqueo che si dedica al 100% al sistema di coppia è un bravo compagno, diversamente è un cattivo compagno e qui non ci sono vie di mezzo

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É opportuno sviluppare con il proprio compagno una vera e fi duciosa intesa reciproca. Questa spesso non è immediata e la si consolida immersione dopo immersione, allenamento dopo allenamento. Se il compagno è occasionale bisogna informarsi sul suo allenamento e grado di preparazione, conoscere le sue attrezzature e mostrargli le proprie, concordare i segnali subacquei (vedi paragrafo successivo), aiutarsi a vicenda prima, durante e dopo l’immersione, stabilire le reciproche posizioni durante l'immersione per restare uniti e concordare le procedure in caso di separazione. Inoltre sarebbe opportuno scambiarsi i dati anagrafi ci, il recapito telefonico e sapere a chi rivolgersi in caso di emergenza nel caso in cui il compagno non abbia conoscenti all'interno del gruppo di immersione.

La formazione delle coppie è generalmente affi data al subacqueo più esperto o all'Istruttore. Queste una volta formate procedono all'esecuzione dei controlli preparatori all'immersione. Rivediamoli sinteticamente per punti.

• Condividere i propri livelli di addestramento;• Visionare, montare e prendere contatto con l'attrezzatura di entrambi

reciprocamente;• Ripassare i parametri di immersione, ovvero profondità e tempo

massimi programmati;• Ripassare i segnali di comunicazione subacquea

PERDITA DEL COMPAGNO IN IMMERSIONEUn aspetto importante da concordare con il compagno e l'Istruttore, è la procedura di "perdita del compagno". Come regola di base appena ci si accorge di aver perso il compagno si deve iniziare a contare il tempo, poi si cerca di ritornare al punto di ultimo avvistamento e se allo scadere di 2 minuti non ci si ritrova con il compagno si risale in superfi cie. Questo aspetto deve essere concordato chiaramente.Una volta ritornati in superfi cie, presupponendo che anche il compagno abbia eseguito la procedura correttamente, ci si dovrà per forza ritrovare quasi contemporaneamente dato che, trascorsi i due minuti, velocità di risalita e tempo della tappa di sicurezza sono i medesimi per entrambi i subacquei. Alcune differenze possono esserci in ragione del fatto che uno dei due subacquei potrebbe essersi accorto in ritardo della perdita del compagno. Se questo non avvenisse bisogna informare immediatamente l'assistente presente a bordo oppure a terra

Alcuni subacquei ritengono imbarazzante o noioso il "ripassare" assieme al proprio compagno i punti salienti dell'immersione. Forse perché taluni considerano questo aspetto un po' come ripetere le tabelline di fronte alla maestra. Niente di più sbagliato: quello che si sta facendo è parte integrante dell'immersione. Quando si affronta un'escursione in montagna non si comunica forse destinazione, via di salita e discesa e ora prevista di rientro?

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É bene precisare che esistono tuttavia una serie di possibili problemi che possono avvenire ad entrambi i compagni contemporaneamente. Vediamone alcuni:• Aria inquinata: si è caricato entrambe le bombole da un compressore che

ha risucchiato aria inquinata (avvelenamento da monossido di carbonio, incidente piuttosto raro);

• Entrambi i compagni hanno ecceduto i limiti programmati (esempio: protrarre la permanenza sul fondo oppure penetrare in una grotta) e sono entrambi in scarsità d'aria;

• Deterioramento delle condizioni meteomarine;• Perdita del compagno.Questa tipologia di problemi è defi nibile come di "tipo gemello". Con esclusione del primo tutti gli incidenti di tipo "gemello" sopra descritti avvengono generalmente per una inadeguata programmazione o scorretta gestione dell'immersione. Sono problemi seri in ragione del fatto che il compagno non potrà portarci alcuna assistenza perché è impegnato a risolvere la medesima situazione.La ricchezza di un compagno di immersione vero sta anche in questo: mantenersi e mantenere se stessi ed il compagno all'interno dei limiti programmati

La proprietà indispensabile per essere un buon compagno è l'essere innanzitutto un buon subacqueo. In altre parole, e per quanto possa sembrare banale ricordarlo, noi stessi siamo a nostra volta i compagni di qualcun altro.

5.2 Comunicazione Subacquea

Uno degli aspetti più piacevoli dell'attività subacquea è che sott'acqua non si parla. Quelli che proprio non possono fare a meno di parlare sott'acqua devono dotarsi di apparecchi per la comunicazione vocale. Parlare sott'acqua senza questi apparecchi non è impossibile, ma faticoso (per farsi capire stando molto vicini è necessario urlare) e comunque non si capisce quasi niente.Sott'acqua è tuttavia necessario comunicare in molteplici situazioni. Queste comunicazioni avvengono per mezzo di segnali manuali, un po' come fanno le persone che usano il linguaggio dei sordomuti. Ovviamente il livello delle conversazioni subacquee è ridotto a questioni molto basiche: tutto bene!?, andiamo in quella direzione, risaliamo, scendiamo, quanta aria hai?, ho 100 bar, mi fa male qui e molto altro ancora.Oltre ad imparare ad utilizzare i segnali a disposizione in modo adeguato è necessario imparare a rispondere sempre al mittente ed in modo adeguato.Il mittente deve essere chiaro quando lancia un segnale, il ricevente deve essere altrettanto chiaro e coerente nella risposta. Il livello di scansione e quindi di chiarezza del segnale dipende dalle nostre mani. Un po' come quando ci si stringe le mani in segno di intesa o saluto: niente mano fl accida ma decisa e rassicurante.

I segnali codifi cati dalla CMAS per una corretta comunicazione subacquea sono i seguenti.

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Segnali primari, ovvero i segnali con cui si comunicano i parametri primari di una immersione, ovvero:

• Tutto bene proseguiamo, sia in forma di domanda (quando viene lanciato verso il compagno), sia in forma di risposta

• Andiamo su oppure andiamo giù• Non ho capito: questo segnale, per quanto possa sembrare banale e

scontato (per noi italiani), spesso non viene utilizzato per timidezza. Comunicare invece al proprio compagno "non ho capito" signifi ca anche dimostrarsi attenti e concentrati a quello che si sta facendo.

Segnali complementari, ovvero i segnali che si usano per comunicare eventi inerenti all'andamento dell'immersione e quindi derivanti dalla sua programmazione.

Segnali da eseguirsi con la torcia, ovvero quando le condizioni di visibilità (per esempio durante un'immersione notturna) o di lontananza dal compagno non permettono di usare le mani

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Segnali di attenzione, ovvero i segnali che appena lanciati richiedono una effi cace attenzione da parte del compagno che quindi si predispone per prestare una eventuale assistenza

Il segnale "qualcosa non va" può essere riferito ad una qualunque parte del proprio corpo o attrezzatura in questo modo: prima si indica l'oggetto della nostro disagio con il dito indice seguito poi dal segnale "qualcosa non va".

Se non si riesce a compensare si indica con il proprio indice l'orecchio che non si riesce a compensare immediatamente seguito dal segnale "qualcosa non va". Ovviamente bisogna fare in modo di essere visti mentre si esegue questo segnale

Segnali di emergenza, ovvero i segnali che appena lanciati richiedono una immediata azione di soccorso da parte del compagno

Seppur con alcune differenze questi segnali sono conosciuti ed adottati in tutto il mondo, ragion per cui non avremo diffi coltà a comunicare con chicchessia sott'acqua. Nessun problema quindi se il nostro compagno parla soltanto il Macedone: sott'acqua parliamo tutti la stessa lingua dei gesti. Importante però ripassare e concordare con il proprio compagno i segnali principali prima di ogni immersione.Esistono poi molti altri segnali che verranno studiati nei corsi successivi: questi servono a rendere possibili ulteriori livelli di comunicazione con un più elevato grado di complessità. Inoltre le modalità di comunicazione che si imparano nei corsi avanzati sono un poco più complesse e richiedono l'utilizzo di una tecnica di comunicazione denominata "a doppio fi lo". Questa tecnica non solo permette una perfetta intesa tra compagni, ma soprattutto ha la capacità di cementare il rapporto con il proprio compagno in modo decisivo.

Il tuo Istruttore CMAS-PTA ti potrà dare una breve anticipazione sulle tecniche di comunicazione a doppio fi lo

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5.3 Preparazione all'immersione

Per essere preparati ad una immersione bisogna essere innanzitutto in buono stato di salute generale e, contrariamente a quanto fanno molti subacquei, è estremamente utile condurre una vita sana ed equilibrata. Mantenersi in buona forma fi sica, oltre a migliorare la qualità della vita stessa, rende il subacqueo più "saldo" e predisposto all'attività subacquea. Non occorre essere dei Super uomini, semplicemente basta avere amore e cura verso il proprio corpo. Una vita sedentaria, il fumo e l'alcol (solo per citare alcune diffuse abitudini della contemporaneità) sono nemici dell'immersione. Anche il solo "camminare è un magnifi co esercizio": conferisce alle gambe un suffi ciente livello di tonicità, rilassa e mantiene attivo, senza stress, il sistema cardio-circolatorio. Scegliete una forma di attività a voi congeniale (bicicletta, nuoto, corsa, camminate ecc.) e praticatela. Siate sereni e lucidi.

Prima di ogni escursione subacquea è necessario affrontare criticamente i seguenti aspetti:

Raccolta delle informazioni sulla località prescelta, ovvero:

• Quali saranno le condizioni meteo-marine?• Qual'è la stagione più adatta per immergersi in quel luogo?• La peggiore?• Il mio livello di addestramento è adatto per quel tipo di immersione?• La mia attrezzatura è in condizione di effi cienza?• Ci sono strutture sanitarie/pronto soccorso nelle vicinanze?

Arrivati sul luogo di immersione è necessario verifi care:

• Le condizioni del luogo sono in linea con quanto previsto?• É necessario rivedere o annullare l'immersione?• Qual'è il modo migliore per accedere all'acqua e risalire sulla terra

ferma? Controlli pre immersione, ovvero:• Montaggio dell'attrezzatura assieme al compagno;• Controllo del corretto funzionamento dell'attrezzatura propria e del

compagno;• Eventuale verifi ca della pesata;

É molto importante raccogliere informazioni sul luogo dell'immersione, le sue peculiarità, le sue possibili diffi coltà e le condizioni meteomarine. Inoltre è importante organizzare un comodo e sicuro trasporto dell'attrezzatura al luogo di imbarco o sulla riva, dove eventualmente poter ricaricare le bombole e su come è possibile contattare le strutture di pronto soccorso.

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Le bombole devono essere trasportate con cura nel veicolo per evitare che si spostino in curva o in frenata. É opportuno bloccarle nel bagagliaio con dei cunei (o con le cinture di zavorra), legarle (possibilmente in posizione verticale) e comunque messe sotto il resto dell'attrezzatura. Il trasporto di bombole in pressione per attività ludiche non professionali non comporta nessun obbligo legislativo particolare, salvo il buon senso del conducente

Ovviamente prima di ogni escursione è bene eseguire un controllo generale delle proprie attrezzature e preparare l'inventario di quello che abbiamo bisogno cosi da avere uno strumento per evitare dimenticanze.

5.4 Pianifi cazione dell'Immersione

Pianifi care l’immersione signifi ca stabilire in precedenza lo svolgimento ed i parametri dell’immersione o delle immersioni che si vogliono effettuare durante l’escursione. L'immersione si pianifi ca con tutti i partecipanti all'immersione sebbene solitamente spetta al subacqueo più esperto, e che meglio conosce le caratteristiche del fondale da esplorare, o alla guida del centro immersioni, oppure all'Istruttore decidere o proporre lo svolgimento di una immersione. Durante la pianifi cazione ci si divide eventualmente i compiti e si ascoltano eventuali istanze o richieste dei partecipanti.Le questioni principali da predisporre sono:

• fi nalità dell'immersione (di corso, esplorativa, svago....)• la profondità massima ed il tempo di immersione;• il consumo di aria previsto;• i parametri di direzione, eventuali punti di riferimento e svolgimento

dell'immersione;• modalità di ingresso e uscita dall'acqua• eventuale durata dell’intervallo di superfi cie dall'ultima immersione• previsione delle condizioni meteo-marine• condizioni del luogo di immersione (tipologia di fondale, visibilità,

correnti, temperatura dell'acqua, animali....)• disponibilità e dislocamento dotazioni di sicurezza• procedure di sicurezza e di perdita del compagno• scelta o conferma del compagno di immersione• segnali di comunicazione

Tutti questi aspetti non devono superare i limiti di preparazione del subacqueo meno esperto, bensì devono conformarsi in modo tale che TUTTI i partecipanti dell'immersione si sentano a proprio agio con le condizioni previste.Stabilire l'andamento, la profondità e tempo massimi di immersione non deve essere percepito come un impedimento, piuttosto come un pensiero guida positivo. Tempo e profondità possono rassicurarci o agitarci nella misura in cui siamo pronti o inadeguati ad affrontare un certo tipo di immersione. Sta a noi decidere cosa vogliamo che sia la nostra immersione: una piacevole e sicura escursione subacquea, oppure un vagare indeciso

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magari all'inseguimento di un subacqueo che ci sta portando oltre i limiti della nostra preparazione. A noi la scelta.I parametri dell'immersione devono conformarsi al meno esperto tra i partecipanti.

Il Briefi ng

Una volta defi niti i parametri di immersione esiste un momento che precede l'entrata in acqua nel quale si rimarca lo svolgimento dell'immersione e si ripetono i parametri: il briefi ng. Questo momento può essere sia di gruppo (se l'immersione prevede più partecipanti), sia tra due subacquei soltanto. L'Istruttore o il subacqueo di più alto grado solitamente sono coloro che gestiscono il briefi ng in modo tale che non vi siano incomprensioni tra

gli ascoltatori circa il corretto svolgimento dell'immersione.Nel brieifi ng vengono ricordate anche questioni generali inerenti la sicurezza e la buona pratica subacquea, ovvero:

• Controllo della respirazione, effettuare una giusta compensazione, prestare attenzione ad eventuali pericoli, ecc.

• Controllo delle attrezzature, carica della bombola, esatta vestizione, controllo dell’assetto, strumentazione, ecc.

• Disciplina: posizione di ciascun subacqueo e delle coppie da mantenere durante l’immersione, presenta¬zione dell’eventuale guida o assistente, procedure di sicurezza, procedure in caso di perdita del compagno o del gruppo, ecc.

• Segnali da usarsi in immersione, ma anche i segnali speciali di superfi cie, ecc.

Nelle immersioni meno impegnative spesso pianifi cazione e briefi ng non sono momenti distinti l'uno dall'altro, laddove torneranno ad essere momenti distinti nelle immersioni dall'elevato grado di complessità.

Emergenza Sanitaria 118, DAN 800-279802 per emergenze nazionali in Italia, Guardia Costiera 1530

5.5 Il consumo d'Aria

Grazie alla nostra attrezzatura siamo in grado di portare con noi una quantità limitata di aria. La corretta gestione delle "nostre scorte" evita di incocciare con uno dei più pericolosi incidenti, seppur raro, che può accadere ad un subacqueo poco attento: l'esaurimento dell'aria.

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Per calcolare preventivamente il consumo d'aria è necessario sapere oltre alla profondità massima ed il tempo di immersione previsti, il proprio consumo specifi co di aria. Un tempo si calcolava il consumo d'aria assumendo che una persona di corporatura media ventila, ovvero inspira ed espira, un volume di aria di circa 20 litri.Sulla base di questo dato, e tenendo conto di quanto enuncia la legge di Boyle e Mariotte, si calcola il consumo di aria come segue:

Scorta d'aria = 20 x bar di pressione prevista x tempo in minuti

Un sub decide di eseguire un'immersione a 18 metri di profondità per 35 minuti. Avremo:

20 x 2,8 x 35 = 1960 litri di aria

alla quale vanno aggiunti

20 x 1,5 x 3 = 90 litri

l'aria necessaria per eseguire la sosta di sicurezza

totale 2050 litri di aria.

Dovendo disporre di una scorta d'aria di 2050 litri sarà necessario indossare un monobombola avente un volume di 12 oppure 15 litri caricato a 200 atmosfere dato che una bombola da 10 litri (caricata a 200 bar) può contenere solamente 2000 litri di aria. É comunque oltremodo importante concludere un'immersione con ancora alcune decine di bar nella bombola, o perlomeno disporre di queste poche decine quando ormai si è prossimi all'uscita, ovvero nella fase fi nale della sosta di sicurezza

Il calcolo del consumo d'aria previsto è ovviamente una previsione e come tale non rappresenta un dato reale. Fattori contingenti potranno rendere le nostre previsioni leggermente eccessive, oppure insuffi cienti nel qual caso ci troveremo nella condizione di dover interrompere le immersione anzitempo. É per queste ragioni che il manometro deve essere periodicamente controllato durante tutta l'immersione. Inoltre la lettura del manometro dovrà essere comunicata anche al compagno ogni qualvolta si raggiungono i 100 ed i 50 bar di pressione.

Oggi l'atteggiamento corretto da assumere per una corretta pianifi cazione del consumo d'aria impone di condurre delle verifi che puntuali sul proprio consumo di aria. Come?Si eseguono dei percorsi subacquei possibilmente a 10 metri di profondità durante i quali si monitorizza la diminuzione di pressione del manometro della bombola che si sta respirando per un certo tempo. Solitamente si fanno queste prove pinneggiando per alcuni minuti a 10 metri di profondità. I dati di consumo vengono divisi per i minuti di durata della prova cosi da avere un consumo al minuto quanto più attendibile.

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Il valore che si ottiene deve essere poi parametrato a livello del mare.

Un sub percorre una certa distanza a 10 metri di profondità (costanti) per 4 minuti. É dotato di un monobombola da 15 litri ed ha registrato sul proprio manometro una diminuzione di pressione di 10 bar tra l'inizio e la fi ne della prova. Avremo:

10 bar x 15 litri (volume della bombola) = 150 litri di aria consumata

150 / 4 (minuti) = 37,5 litri di aria consumata al minuto a 10 metri di profondità

37,5 / 2 (bar di pressione a 10 metri di profondità) = 18,70 litri di aria

consumata al minuto in superfi cie

Il valore di 18,70 è il Tasso di Consumo di Superfi cie (TCS) del sub, il quale utilizzerà questo valore per i suoi calcoli di previsione del consumo d'aria.

5.6 Controli pre-immersioni

l Controlli Pre-Immersione CMAS-PTA sono una procedura di sicurezza che viene sempre attuata prima di ogni immersione ed hanno lo scopo principale di verifi care il controllo del funzionamento dell’ equipaggiamento sia personale sia del compagno d’immersione.Questa procedura previene eventuali e potenziali problemi causati da distrazioni o malfunzionamenti non rilevati dell’attrezzatura.

Come procedere:

1) Controllore che i rubinetti siano completamenti aperti2) Controllore che la maschera sia indossata correttamente sotto il

cappuccio3) Controllore il funzionamento degli erogatori, respirando nell’erogatore

con il viso immerso per verifi care eventuali infi ltrazioni d’acqua. Contemporaneamente verifi care la pressione del manometro

4) Controllore il funzionamento dei comandi di carico e di scarico (Valvola Immissione Scarica) del GAV

5) Controllo del sistema di sgancio rapido della zavorra e dei comandi di carico/scarico della muta stagna nel caso in cui sia utilizzata

6) Controllare l’ubicazione del pallone gonfi abile e di un eventuale mulinello per il suo uso

7) Controllare la funzionalità della torcia subacquea, se è previsto il suo utilizzo

8) Controllare che le pinne sia agganciate correttamente9) Dare l’ OK fi nale: Io sono Ok per scendere

Soltanto a questo punto si è pronti a cominciare l'immersione.

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5.7 Aspetti generali e abilità di base

Un’immersione non dovrebbe mai essere frutto di casualità ed improvvisazione. Non esistono immersioni facili o immersioni diffi cili, esistono immersioni che richiedono maggiori o minori gradi di preparazione. Un po’ come andare a 100 all’ora sull’autostrada o a 1000 all’ora su un aereo: entrambe le situazioni sono normalmente vissute dalle persone quotidianamente, soltanto che nel secondo caso sono richiesti dei mezzi ed una preparazione specifi ca molto accurati.La preparazione di base per le immersioni novizie richiede che il subacqueo sia in grado di eseguire le seguenti abilità di base.

L’ingresso in acqua. Questo, sia da barca sia da terra, deve essere quanto più possibile agevole e sicuro soprattutto in presenza di correnti oppure moto ondoso. In caso di corrente è buona regola svolgere una cima galleggiante dalla barca in modo tale che i subacquei in superfi cie in attesa del compagno la possano afferrare. L’ingresso da riva deve essere protetto da

eccessivo moto ondoso cosi da rendere quanto più agevole anche la risalita sulla terraferma soprattutto nel caso in cui le condizioni meteomarine si deteriorassero durante l’immersione; è quindi bene scegliere luoghi riparati quali piccole insenature o baie.

Respirare con l’erogatore, Una continua pratica e la crescente esperienza in immersione sviluppano un atteggiamento mentale utile ai fi ni di una corretta respirazione. Come si è detto più volte questa deve essere regolare e rilassata e nel caso in cui l’erogatore,in immersione, esca dalla bocca, occorre svuotarlo prima di riprendere la respirazione. Lo svuotamento del 2° stadio si può ottenere, dopo averlo recuperato e riposizionato, sia con un atto espiratorio deciso, sia azionando il pulsante posto nella parte anteriore.

Svuotamento della maschera. Dopo il tuffo di ingresso potrebbe entrare all’interno della maschera un po’ di acqua. In superfi cie per farla defl uire basterà sollevare il bordo inferiore della maschera stessa, rimanendo in posizione verticale. Durante l’immersione per svuotare la maschera basterà esercitare con le mani una leggera pressione sul bordo superiore e soffi are leggermente con il naso. La causa più comune di allagamento della maschera è il ricevere un pinneggiata in testa dal subacqueo che ci precede.

Uso del G.A.V. Si è già detto come questo strumento ci permette di mantenere un assetto neutro durante l’immersione. Il fl usso di aria in ingresso ed uscita dal GAV, per mezzo dei comandi posti generalmente sul corrugato, deve essere proporzionato alle necessità di assetto.

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I comandi devono essere azionati con calma, senza nervosismi, in modo tale che i fl ussi si interrompano al momento giusto senza la necessità di continui aggiustamenti.

Pinneggiare ovvero muoversi sott’acqua. Il pinneggiamento si esegue con i piedi e le gambe distese ed in genere con movimenti lenti e ampi, in armonia con l’acqua stessa senza determinare sforzi eccessivi o affanno. Molti preferiscono adottare una pinneggiata tipo rana subacquea proprio perchè conferisce maggior calma ed un incedere lento e rilassato. Inoltre si solleva meno sedimento dal fondo. Naturalmente, al fi ne di non ostacolare la spinta, la posizione durante il pinneggiamento deve essere più idrodinamica possibile, con le braccia raccolte e senza parti di equipaggiamento penzolanti.

Recupero dell’erogatore. Può capitare che durante l’immersione si perda contatto con l’erogatore. Per recuperarlo si deve far percorrere al braccio un movimento rotatorio iniziando verso il basso facendolo passare aderente al corpo, che deve essere inclinato leggermente dalla stessa parte dell’erogatore che si intende recuperare. Così facendo, quando il braccio ritornerà in avanti, troveremo la frusta in una comoda posizione per essere afferrata. I secondi stadi dovrebbero comunque essere fi ssati all’altezza del petto con degli elastici in modo tale che siano sempre disponibili in ogni situazione ed immediatamente. Il tuo istruttore PTA sarà in grado di suggerirti le posizioni migliori dove collocare i secondi stadi all’interno della confi gurazione della tua attrezzatura.

La risalita è la fase più delicata dell’immersione. Anche da basse profondità, come i 18 metri ai quali abilita questo corso, sono necessari almeno 5 minuti per raggiungere la superfi cie: due minuti per risalire e 3 minuti di sosta di sicurezza. Durante questa fase la respirazione deve continuare ad essere regolare e rilassata, una leggera pinneggiata verso l’alto aiuta il distacco dalla profondità di partenza e man mano che si risale si deve scaricare l’aria dal G.A.V., in quanto espandendosi per la diminuzione della pressione aumenterebbe la spinta idrostatica.

La manovra di uscita deve sempre avvenire nel modo più sicuro e facile, tenendo conto anche delle condizioni ambientali che possono mutare nel corso dell’immersione. Si toglie per prima cosa la cintura se è possibile passarla a chi già sta sulla riva oppure sull’imbarcazione. Le pinne vanno tolte soltanto prima di abbandonare l’acqua mentre l’ARA dipende dalle condizioni esistenti e dalle eventuali assistenze.

La posizione reciproca.Oltre a quanto è già stato detto sull'importanza del sistema di coppia è importante che i compagni concordino la posizione reciproca da mantenere durante tutta l'immersione. Questa accortezza, se ben eseguita, riduce di molto il verifi carsi di "perdita del compagno" e diminuisce il carico di lavoro in ragione del fatto che non si deve passare tutta l'immersione a seguire con lo sguardo i movimenti del compagno. Questi, sarà sempre alla mia destra oppure alla mia sinistra e cosi farò altrettanto

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Verifi ca dell'apprendimento

inserisci le parole mancanti

Un subacqueo che si dedica al ....................................... è un bravo compagno, diversamente è un cattivo compagno e qui non ci sono vie di mezzo

Oltre ad imparare ad utilizzare i segnali a disposizione in modo adeguato è necessario imparare a rispondere sempre al mittente ed in modo adeguato

................... ..................... ...................... ................... ..................

É molto importante raccogliere ......................., sul luogo dell’immersione, le sue ......................., le sue possibili ......................., e le ......................., meteomarine

L’immersione si pianifi ca con tutti i ......................., sebbene solitamente spetta al subacqueo .......................,, e che meglio conosce le caratteristiche del fondale da esplorare, o alla ......................., del centro immersioni, oppure ......................., decidere o proporre lo svolgimento di una immersione

Per calcolare preventivamente il consumo d’aria è necessario sapere oltre alla ......................., ed il tempo di immersione previsti, il proprio ......................., di aria

l Controlli Pre-Immersione CMAS-PTA sono una ......................., che viene sempre attuata prima di ogni immersione ed hanno lo scopo principale di verifi care il controllo del .......................,................... sia personale sia del compagno d’immersione.

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MODULO 6Ambiente Acquatico

Panoramica

• Caratteristiche fi siche e adattamento all'ambiente acquatico• La vita acquatica • La catena alimentare• L'atteggiamento verso la vita marina e l'ambiente

Obiettivi

Al termine di questo modulo avremo appreso:

• Rudimenti sull'ecologia marina e la complessità dei sistemi viventi

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Introduzione

Quando ci troviamo immersi in acqua, che sia per un semplice bagno o per una nuotata, siamo subito soggetti a condizioni fi siche diverse dall’ambiente terrestre. Senza conoscerne le caratteristiche nello specifi co, notiamo differenze nella densità, nella luce, nella temperatura, nel movimento e nella gravità. Inoltre, a seconda della trasparenza dell’acqua oppure indossando una maschera, veniamo a conoscere un mondo costituito da specie animali e vegetali tutt’altro che familiari con la vita terrestre! Il desiderio di conoscere la caratteristiche fi siche, chimiche e ambientali del mondo sommerso è stato forse il maggior propulsore di tutte le attività esplorative effettuate nei mari. Le nostre immersioni subacquee, sin dal primo respiro sott’acqua, sono proprio come una piccola esplorazione di questo meraviglioso mondo, che può trovarsi nel mare, in un lago, o persino in un piccolo bacino acqueo: l’acqua è fonte di vita, e vi è sempre presente una forma di vita da conoscere. Man mano che impareremo ad immergerci in vari ambienti acquatici, scopriremo sempre un aspetto nuovo che potrà sorprenderci e regalarci emozioni. É dunque importante, anche al fi ne della nostra sicurezza e per godere al meglio di ciò che le immersioni possono offrirci, conoscere quali sono le caratteristiche fi siche e strutturali dell’ambiente acquatico in cui ci stiamo immergendo, in relazione al fondale, alla massa d’acqua ed alle specie animali e vegetali che lo abitano.

6.1 Caratteristiche fi siche e adattamento all’ambiente acquatico

Le caratteristiche fi siche dell’acqua riguardano la densità, i suoi movimenti, la forza di gravità, la luce, la visibilità, la temperatura e la composizione del fondale, come per il ruolo dell’ossigeno in relazione della vita acquatica. DensitàSappiamo tutti che muovendo anche solo un braccio in acqua, ci troviamo opposti ad una resistenza dovuta all’elemento liquido, e dunque, di una certa densità. L’acqua, rispetto all’aria è 800 volte più densa. Questa caratteristica, come vedremo più avanti, permette la vita di un’intera comunità chiamata plancton (che letteralmente signifi ca "errante"), esclusiva appunto degli ambienti acquatici. Organismi grandi e piccoli vi ci possono fl uttuare passivamente per lunghi periodi.

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Movimenti dell’acquaRiguardo questo aspetto, facciamo riferimento al mare, che rispetto ad un lago è soggetto ad una maggiore varietà di movimenti acquatici. Nel mare i movimenti si suddividono in:

• Moto Ondoso: provocato dal vento, pertanto interessa solo i primi metri dalla superfi cie. Per l’immersione in sé il moto ondoso potrebbe costituire un fattore irrilevante, ma nella pianifi cazione del raggiungimento del punto d’immersione con un’imbarcazione oppure di un’entrata dalla riva, diventa un elemento fondamentale da prendere in considerazione.

• Correnti: spostamenti d’acqua in varie direzioni (verticali - ascensionali o discensionali - e orizzontali), causati da vari fattori come composizione del fondale, temperatura, moto ondoso e maree. Molte specie marine sfruttano la corrente per il proprio nutrimento oppure per spostamenti a grandi distanze di organismi animali e vegetali non dotati di movimento proprio. Per il subacqueo potrebbe essere un inconveniente, ma se l’immersione viene opportunamente pianifi cata, essa può essere facilmente gestita o addirittura sfruttata. Il corso P2 prevede un addestramento specifi co per le immersioni trasportati dalla corrente, in cui si impara ad immergersi in condizioni di movimento continuo con il vantaggio di godere di avvistamenti particolari.

• Marea: è un moto periodico di ampie masse d’acqua che si innalzano e abbassano con frequenza giornaliera o frazione di giorno, dovuto alla combinazione di due fattori: l’attrazione gravitazionale esercitata sulla Terra e la forza centrifuga dovuta alla rotazione del sistema Terra-Luna intorno al proprio centro di massa. Ci sono alcuni luoghi al mondo in cui l’azione delle maree costituisce un fattore determinante per la pianifi cazione dell’immersione, e soprattutto per il suo effetto nell’originare le correnti.

La forza di gravità In acqua la forza di gravità viene contrastata dalla spinta di galleggiamento dovuta al dislocamento. Gli organismi acquatici difatti non devono spendere molta energia per costruire degli scheletri molto robusti che li sostengano, come il legno per le piante e le ossa per gli animali che vivono sulla terra. Il movimento in verticale è facile e poco dispendioso in acqua, mentre è diffi coltoso per gli animali terrestri.

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La luceLa luce del sole riesce a penetrare solo fi no ad una profondità di circa 180 metri. Questo fattore limita alle quote superfi ciali di laghi e oceani la possibilità di vita per le piante. Inoltre, in acqua la luce viene assorbita in maniera differenziata, come già illustrato nel precedente modulo. Per effettuare la fotosintesi, diversi tipi di piante utilizzano differenti parti dello spettro della luce, determinando una distribuzione in senso verticale dei vegetali. La visibilitàPer visibilità intendiamo il campo visibile in riferimento alla nostra visione sott’acqua. I fattori che localmente infl uenzano la visibilità sono il movimento dell’acqua (per esempio le onde che smuovono il fondale creando sospensione), le condizioni meteorologiche (cielo nuvoloso o limpido, pioggia o sole), particelle in sospensione (immergersi in un mare lattiginoso potrebbe non sembrare interessante, ma se è ricco di plancton, è la condizione ideale per incontrare i cetacei!) e la composizione del fondale.La visibilità è spesso considerata dai subacquei come un fattore soggettivo, secondo la torbidità o limpidezza dell’acqua a cui sono abituati.É importante informarsi sulla visibilità dell’acqua in cui ci si immerge, per adottare procedure idonee alla navigazione subacquea e per la gestione di

eventuali inconvenienti. Inoltre, spesso la visibilità può essere alterata dal comportamento dei subacquei, in quanto la sospensione può essere provocata dal movimento delle pinne, troppo vicine al fondale. A tal scopo, è importante mantenere un buon assetto neutro per evitare questo sgradevole effetto per chi vi sta dietro!

La TemperaturaCome principio di base, l’acqua possiede il più elevato calore specifi co tra le sostanze presenti in natura, motivo per cui ha un’elevata capacità termica, facendo sì che le variazioni stagionali di temperatura nelle grandi massi di acqua, subiscono oscillazioni ridottissime, contribuendo a mitigare il clima delle regioni che si affacciano su di esse. Tuttavia, la differenza di temperatura dell’acqua, seppur di pochi gradi centigradi, costituisce un elemento da tenere in considerazione nella pianifi cazione dell’immersione.

Essa differisce in base alla zona, alle caratteristiche del tipo di mare o bacino acqueo che sia, alla profondità ed al periodo. Ciò che il subacqueo dovrà tener conto, è l’adeguata protezione termica di cui equipaggiarsi, valutando lo spessore della muta da indossare. Inoltre, un fattore

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importante da considerare è il fenomeno del termoclino, ovvero un sottile strato nel quale la temperatura diminuisce, in funzione della profondità, più velocemente rispetto ad altri strati. Tale stratifi cazione, se accentuata, presenta differenze anche di densità dell’acqua.

Composizione del fondaleA secondo dei vari luoghi in cui ci immergiamo, cambia il tipo di fondale. Esso può essere di conformazione rocciosa,tipico del Mar Mediterraneo, con presenza di scogli, pareti e secche, ricoperte di varie forme di vita incrostanti; oppure di tipo sabbioso, fangoso o melmoso, come quello degli ambienti di acqua dolce, o addirittura ricoperte di piante acquatiche, come in alcune zone costiere dell’oceano Atlantico e Pacifi co. Nelle zone tropicali invece, sono presenti le famose barriere coralline: vere e proprie formazioni costituite e accresciute dalle sedimentazione di scheletri calcari dei coralli. Questo tipo di ambiente è unico perché le barriere hanno creato isole e lagune, e rappresentano un mondo variopinto e ricco in biodiversità.

L’ossigenoIn acqua l’ossigeno è distribuito in maniera differenziata, variando in quantità da luogo a luogo. L’acqua spazzata sulla riva delle onde è più ricca di ossigeno di quella stagnante delle paludi. Diversi organismi hanno sviluppato le branchie per poter ricavare l’ossigeno dall’acqua, mentre i mammiferi sono costretti a risalire in superfi cie per respirare l’ossigeno dell’aria.

6.2 La vita acquatica Gli organismi animali e vegetali che vedremo durante le nostre immersioni, sia in addestramento sia durante le escursioni ricreative che seguono il corso, sono innumerevoli e impossibili da conoscerli tutti uno per uno. Ma quando si pianifi ca un’immersione, è buona norma documentarsi sulle specie facilmente avvistabili e tipici della zona che popolano il luogo in cui ci immergeremo.

Il ruolo delle Piante AcquaticheLe piante acquatiche possono avere varie dimensioni, dalle forme microscopiche che in certe stagioni sono presenti in gran numero, fi no alle forme più imponenti da costituire vere e proprie foreste.

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Piante di piccole dimensioni permettono la vita di piccoli animali erbivori, come i copepodi, piccoli crostacei simili a gamberetti, che rappresentano un anello critico della catena alimentare. A causa però delle loro dimensioni ridotte, molte piante acquatiche possono essere rimosse con facilità dal loro ambiente, determinando l’instabilità e la fragilità degli ecosistemi acquatici.

6.3 La catena alimentare

Nell’ambiente acquatico le catene alimentari sono più lunghe per via delle ridotte dimensioni dei vegetali acquatici che possono essere mangiati animali di piccole dimensioni. La tipica catena alimentare acquatica potrebbe essere rappresentata da: vegetali planctonici che vengono mangiati dai copepodi, i quali vengono mangiate dalle aringhe. Queste sono il cibo prelibato dei calamari, che a loro volta sono prede degli squali. In questo caso ci sono cinque anelli a formare la catena alimentare. L’estrema varietà di condizioni ambientali nelle quali i pesci vivono corrisponde ad una varietà di abitudini alimentari, ed è proprio sulla base del regime alimentare che è consuetudine dividere i pesci in tre gruppi: Erbivori, Carnivori e Predatori. Per alcune specie, tuttavia, sarebbe più giusto usare la defi nizione di onnivore in senso vero e proprio, nutrendosi queste indifferentemente e in ogni stagione di alimenti di varia natura.

6.4 L’atteggiamento verso la vita marina e l’ambiente

In primo luogo, bisogna evidenziare il fatto che quasi tutti gli animali acquatici sono timidi e inoffensivi. Il buon subacqueo non insegue, stuzzica o disturba in alcun modo le creature acquatiche. È anche vero però che esistono degli organismi acquatici potenzialmente pericolosi ed è importante conoscere quali danni possono recare all’uomo, sfatando le leggende e correggendo i pregiudizi sul comportamento di certi animali (per esempio gli squali). Le specie che sono classifi cate come pericolose, sono semplicemente da considerarsi una componente del mondo acquatico, e non sono migliori o peggiori di un’altra specie. L’obiettivo è di riuscire a non giudicare le caratteristiche di un organismo, bensì concepirlo come una qualsiasi specie che cerca la propria sopravvivenza nel mondo acquatico. Le possibilità di ferirsi gravemente a causa di un organismo acquatico sono reali. A tal proposito, è necessario fare delle considerazioni relative agli attacchi da parte di animali selvatici. In primo luogo, gli animali raramente attaccano senza essere provocati, di solito sono

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in risposta ad azioni o a reazioni, i quali possono essere di natura difensiva. In caso di cattura di una preda, tale azione può essere di tipo offensivo. Ma quelli ai subacquei sono dovuti alla loro reazione iniziale, e se questo è vero, quasi tutti gli attacchi possono essere evitati. Dunque, per determinare il comportamento appropriato da tenere in presenza di particolari animali bisogna seguire alcuni punti:

• Identifi care correttamente l’animale quando viene visto per la prima volta

• Conoscere la gravità di ogni possibile attacco con l’animale • Conoscere le misure adeguate da adottare per evitare il contatto o per

non provocare l’attacco con le proprie azioni.

Per identifi care le specie e riconoscerne le abitudini, è necessario essere al corrente delle peculiarità degli organismi che abitano il luogo in cui ci si intende immergere. Inoltre, approfondire la conoscenza della vita acquatica tramite la lettura, corsi di specialità relativa alla biologia marina e non ultimo tramite l’esperienza, permette al subacqueo di poter immergersi con coscienza, sicurezza e tranquillità. Esistono in commercio dei manuali e schede plastifi cate che raffi gurano le specie potenzialmente offensive, in modo da poterle riconoscere ed assumere di conseguenza un atteggiamento adeguato. L’interazione tra il subacqueo ed il mondo sommerso però, non si basa solo sul come evitare di subire danni da parte degli organismi, tutt’altro! L’essere umano è un ospite, e la sua interazione si basa soprattutto sulla responsabilità ed il rispetto della vita acquatica. Tale interazione può essere di natura passiva, che si esprime nel minimo impatto sugli ambienti tramite la semplice osservazione delle specie, che siano individui, in gruppo o in presenza di altri subacquei. Quest’ultimo punto è forse il più importante in materia di rispetto, perché permette di valutare quanto sia il disturbo causato dal subacqueo. Toccare e maneggiare organismi acquatici è una nota e comune tentazione da parte dei subacquei, e diffi cilmente risulta essere un’azione positiva per gli organismi acquatici. Addirittura, per alcune specie qualsiasi contatto può compromettere seriamente la loro salute. In nessun caso o circostanza, si dovrebbe mai inseguire o molestare animali come tartarughe, mante, squali, delfi ni e balene, come per volerli cavalcare. Né è concessa la caccia o la raccolta di qualsiasi organismo acquatico quando ci si immerge con l’autorespiratore (a meno che non sia diversamente specifi cato dalla legge locale), che sia per scopi alimentari o per souvenir. É altresì vero che il fatto di entrare in contatto fi sico con alcuni animali offre un’esperienza positiva e indimenticabile, che permette di apprezzare la storia naturale dell’animale interessato da un nuovo aspetto. Si pensi infatti ai subacquei non vedenti, che non potendo apprezzare la vita acquatica tramite la vista, hanno necessità di ricorrere al tatto. Ecco dunque che torna essere utile e indispensabile la conoscenza delle singole specie con cui si interagisce senza che questo atteggiamento possa comprometterne lo stato di salute.

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Un’altra esperienza di particolare effetto è la pastura ai pesci. Tale attività dovrebbe essere svolta con moderazione, senza che stravolga i normali comportamenti in ambito di alimentazione e accoppiamento, perché tale abitudine, a lungo andare potrebbe far cambiare drasticamente le loro naturali abitudini ed esporli alla cattura. Di fondo, è un’azione da scoraggiare, ma se condotto da esperti, con responsabilità e misura, la pratica di dar da mangiare ai pesci è un’esperienza molto appagante che può fornire ulteriori conoscenze in merito al comportamento naturale di alcune specie. Una delle forme di interazione ambientale più diffuse negli ultimi tempi, è la fotografi a subacquea. Grazie all’avvento della fotografi a digitale, ogni subacqueo, di qualsiasi esperienza, può equipaggiarsi di una fotocamera compatta scafandrata, e "catturare" immagini degli organismi, o paesaggi che più lo attirano. Se viene svolto con coscienza, ha un impatto quasi nullo sull’ambiente sommerso. Tuttavia, i fotografi subacquei devono sviluppare le abilità di controllo dell’assetto, specialmente se vicino al fondo, dove le specie bentoniche, come il corallo, potrebbero essere accidentalmente danneggiate. Infi ne, ci sono delle tecniche da adottare ed accorgimenti da prendere per ridurre al minimo il disturbo da parte del subacqueo: bloccare le parti penzolanti dell’attrezzatura, mantenere un assetto neutro, usare in modo adeguato le pinne e muoversi lentamente, soprattutto quando vicino al fondo o alla parete.

Fare una bella escursione in un territorio sconosciuto ma con una guida che informa sulle regole da seguire e le attrattive del luogo visitato, non toglie, né riduce l’emozione di scoprirne i paesaggi e conoscerne le bellezze naturalistiche, anzi, la conoscenza valorizza la ricchezza della natura che ci circonda. Allo stesso modo, immergersi in un sito di cui si conoscono le caratteristiche ambientali, rende l’immersione ancor più affascinante e memorabile!

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Verifi ca dell'apprendimento

inserisci le parole mancanti

L’acqua, rispetto all’aria è .................... più densa

Marea: è un moto periodico di ampie .................... che si innalzano e abbassano con frequenza giornaliera o frazione di giorno, dovuto alla combinazione di due fattori: .............................. esercitata sulla Terra e la .................... dovuta alla rotazione del sistema Terra-Luna intorno al proprio centro di massa

Essa differisce in base alla ...................., alle caratteristiche del tipo di mare o ......................... che sia, alla profondità ed al periodo. Ciò che il subacqueo dovrà tener conto, è ..................................... di cui equipaggiarsi, valutando lo spessore della muta da indossare

In acqua l’ossigeno è distribuito in maniera ...................., variando in .................... da luogo a luogo

A causa però delle loro dimensioni ridotte, molte piante acquatiche possono essere .............................. dal loro ambiente, determinando ................................. degli ecosistemi acquatici

In primo luogo, bisogna evidenziare il fatto che quasi tutti gli animali acquatici sono .............................. Il buon subacqueo non insegue, .............................. in alcun modo le creature acquatiche

L’interazione tra il subacqueo ed il mondo sommerso però, non si basa solo sul come ................................... da parte degli organismi, tutt’altro! L’essere umano è un ...................., e la sua interazione si basa soprattutto sulla .................... ed il .................... della vita acquatica

Infi ne, ci sono delle tecniche da adottare ed accorgimenti da prendere per ridurre ............................ da parte del subacqueo: bloccare le ......................................., mantenere un ...................., usare in modo adeguato le pinne e ................................, soprattutto quando vicino al fondo o alla parete

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Acque Confi nate

Obiettivi

• Apprendere, in un ambiente controllato e sotto la supervisione del tuo Istruttore le tecniche fondamentali per partecipare in seguito ad una vera immersione in acque libere

• Le tecniche da imparare sono semplici e si imparano per grado

• L'Istruttore ti fornirà spiegazioni più dettagliate anche dimostrandoli, prima di provare gli esercizi

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1 AC1

Introduzione all’equipaggiamento - Snorkeling e ARA 1

• Briefi ng• Preparazione dell’attrezzatura• Snorkeling: (attrezzatura da apnea)• Entrate in acqua - (laterale, seduto per capovolta

all’indietro) comunque deve essere la più comoda possibile ed evitare che possa creare pericoli per sé o per i compagni)

• Posizione - (orizzontale, con le braccia distese verso la direzione di marcia e la testa orientata verso il fondo.

• Respirazione - (La ventilazione dovrà essere molto calma e lenta in modo tale di sentirsi perfettamente calmi e rilassati. L’esercizio e l’acquaticità acquisiti nel tempo renderanno anche più tranquilli e porteranno ad avere un ritmo respiratorio sempre più regolare)

• Nuoto/pinneggiata in superfi cie. Il pinneggiamento corretto e con il maggior rendimento si esegue con i piedi e le gambe distesi e paralleli, facendo partire il movimento dall’anca e cercando di piegare solo leggermente le ginocchia, con movimenti lenti e regolari. Occorre mantenere le pinne sempre immerse per evitare rumore e sprecare inutilmente le energie)

• Sommozzate/Capovolte dalla superfi cie (in apnea). La capovolta è il passaggio dal nuoto in superfi cie al nuoto in immersione. L’esecuzione corretta di questo esercizio permette di evitare inutili sprechi di energia. Una capovolta corretta deve essere silenziosa, consentendo di arrivare sott’acqua senza allarmare la fauna marina. La pinneggiata dovrà iniziare esclusivamente quando si sarà totalmente immersi. É opportuno, per sicurezza, togliersi il boccaglio appena immersi.

• Manovra di compensazione - La più comune manovra di compensazione, detta del "Valsalva", consiste nel chiudersi il naso con le dita espirando con dolcezza l’aria a bocca chiusa. É utile abituarsi ad usare la mano destra, lasciando la sinistra libera per il controllo del GAV. É necessario compensare tutte le volte che se ne sente la necessità, senza aspettare di sentire dolore

• Risalita - (La manovra va effettuata pinneggiando decisamente verso la superfi cie con regolarità e senza soste, per evitare inutili consumi di ossigeno. In prossimità della superfi cie si deve estendere un braccio verso l’alto per proteggersi da eventuali ostacoli. É importante non espirare mai durante la risalita.

• Svuotamento dello snorkel - Eseguire lo svuotamento

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dell’aeratore usando sia il metodo della soffi ata sia dello spostamento dalla bocca, a seconda dal tipo di aeratore

• Svuotamento della maschera - Quando si riemergerà, per farla defl uire, basterà sollevare

il bordo inferiore della maschera stessa rimanendo in posizione verticale.

In immersione per svuotare la maschera basterà espirare con il naso, tenendo leggermente premuto il bordo superiore della maschera e guardando verso l’alto.

• Ara: Assemblare, regolare, preparare, indossare l’attrezzatura l’ARA (attività da compiere con l’assistenza di un compagno, dell’Istruttore o di un assistente brevettato)

• Controllo di sicurezza preimmersione - (controllare l’attrezzatura del compagno facendo attenzione ad ogni particolare e verifi candone il funzionamento)

• Entrata in acqua - (controllare il punto d'ingresso) Dopo l’ingresso occorre segnalare l’OK dopo l’ingresso

e liberare la zona. Si deve scegliere la più comoda e la meno pericolosa per sé e soprattutto per i compagni di immersione. Gonfi are leggermente il GAV prima di entrare in acqua per ottenere un assetto positivo

• da un bordo basso: appoggiare entrambe le mani da un lato del corpo, quindi lasciarsi scivolare in acqua ruotando, con la faccia rivolta verso il bordo stesso

• da un bordo alto: effettuare un passo in avanti e mantenere la posizione verticale fi no all’impatto con l’acqua, questo per avere un affondamento minimo. Controllare che non vi siano altri subacquei presenti nella zona d’ingresso. É molto importante tenere con una mano la maschera e l’erogatore e con l’altra la cintura di zavorra.

• Gonfi aggio/sgonfi aggio del GAV in superfi cie - (Per far fuoriuscire l’aria dal GAV, si utilizza il pulsante posto sul gruppo comandi del corrugato (VIS). Per ottenere uno sgonfi amento completo tenere il corrugato ben disteso verso l’alto ed azionare il pulsante di scarico o esercitare, sempre sul corrugato una trazione verso il basso facendo intervenire la valvola di scarico rapido, nel caso sia presente.

• Contatto e respirazione con l’erogatore in superfi cie - fondamentale che il ritmo respiratorio sia il più regolare possibile, senza pause.

• Nuoto in superfi cie con ARA - 1. Pinneggiata normale, con il viso rivolto verso il fondo

utilizzando lo snorkel per respirare. 2. Pinneggiata sul fi anco, con il viso fuori dall’acqua rivolto

al punto di arrivo, più comodo ma diffi cilmente utilizzabile in caso di mare formato in quanto non potendo usare lo snorkel rischieremmo di "bere"

3. Pinneggiata nuotando sul dorso, è il metodo più comodo

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perchè il GAV ci consente di restare in galleggiamento, non si hanno problemi a respirare e si ottiene anche una buona velocità di avanzamento.

Si deve controllare ogni tanto la direzione, anche cercando un punto di riferimento visivo

• Discesa sul fondo con compensazione• Regolazione del GAV (Vis)• Respirazione con l’erogatore sott’acqua• Togliere - svuotare-rimettere l’erogatore• Svuotamento della maschera parzialmente allagata -

Proseguendo nella discesa, con l’aumento quindi della pressione esterna, si ha una sensazione di depressione sul viso, occorre perciò equilibrare la pressione all’interno della maschera con quella esterna, compensandola con il naso, semplicemente soffi andoci leggermente)

• Pinneggiare in immersione - (nuotare sott’acqua con l’attrezzatura mantenendo il controllo dell’assetto della direzione e della profondità, compensando correttamente le orecchie e la maschera alle variazioni di profondità, mantenere una posizione corretta delle gambe/pinne ed effettuare cicli di pinneggiata ampi e lenti)

• Recupero dell’erogatore - Per recuperarlo si possono utilizzare due metodi:

1. far percorrere al braccio un movimento rotatorio iniziando verso il basso e facendolo passare aderente al corpo, che deve essere inclinato leggermente dalla medesima parte. Così facendo, quando il braccio ritornerà in avanti, troveremo la frusta pronta per essere afferrata. Bisogna ricordarsi che il II° stadio sarà allagato dall’acqua e quindi dovrà essere svuotato.

2. recuperare la frusta dell’erogatore da dietro la spalla stando sott’acqua, alzando il fondello della bombola, cercare la frusta che parte dal I°stadio e poi far scorrere le dite sino al boccaglio del II°stadio)

Svuotamento dell’erogatore (due metodi, espirazione e pulsante di spurgo)

• Controllo dell’assetto -Si ha una pesata corretta quando in acqua, inposizione verticale, espirando si affonda non oltre la linea degli occhi)

• Uso del manometro - (localizzare e leggere il manometro e indicare se la quantità di gas è quella indicata dall’Istruttore)

• Segnali - I segnali elementari in superfi cie e sul fondo (riconoscere e dimostrare i segnali manuali standard visti nel manuale)

• Risalita - (segnalare, nuotare verso l’alto lentamente, guardare in alto, gonfi are il GAV in superfi cie. La risalita in

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superfi cie si inizia con una leggera pinneggiata verso l’alto, per controllare la velocità si deve scaricare l’aria dal GAV, in quanto espandendosi ne aumenta la spinta positiva.

Avvicinandosi alla superfi cie è buona norma estendere il braccio, quello che tiene i pulsanti di carico e scarico, VIS, verso l’alto per proteggersi da eventuali impedimenti. La respirazione deve, in ogni caso, continuare ad essere regolare e senza pause)

• Scambio Aeratore/Erogatore - (in superfi cie, svuotare dall’acqua l’aeratore e riprendere a respirare senza toglierlo dalla bocca. Respirare alternativamente dall’aeratore e dall’erogatore senza alzare il viso dall’acqua)

• Liberazione dell’attrezzatura ARA- zavorra - Per fare questo occorre individuare la posizione della cintura e della fi bbia, aprirle con la mano destra mantenendo la cintura per non farla scivolare via . Per evitare che la cintura resta intrappolato al subacqueo, in caso di abbandono della cintura, la manovra dovrà essere effettuata stendendo il braccio lontano dal corpo)

• Uscita dall’acqua - togliere prima la zavorra, poi l’autorespiratore e le pinne se necessario. Può essere d’aiuto l’assistenza del compagno. La manovra di uscita deve sempre avvenire nel modo più sicuro e facile: si toglieranno cintura di zavorra e pinne tenendo conto anche del metodo seguito per entrare e delle condizioni ambientali.

• Togliere, riporre e manutenzione dell’attrezzatura - (al ritorno da un’immersione tutte le attrezzature devono essere risciacquate con acqua dolce, fatte asciugare possibilmente non esposte direttamente al sole e riposte in ambienti asciutti.

• Debriefi ng• Compilazione modulistica

Schema 1 AC1

• Briefi ng• Preparazione dell’attrezzatura• Snorkeling:• Entrate in acqua• Respirazione• Nuoto/pinneggiata in superfi cie• Sommozzate /Capovolte dalla superfi cie (in apnea)• Manovra di compensazione• Risalita• Svuotamento dello snorkel

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Ara• Controllo di sicurezza preimmersione - controllare

l'attrezzatura• Acqua bassa• Entrata in acqua• Gonfi aggio/sgonfi aggio del GAV in superfi cie• Contatto e respirazione con l’erogatore in superfi cie• Nuoto in superfi cie con ARA• Discesa sul fondo con compensazione• Regolazione del GAV (Vis)• Respirazione con l’erogatore sott’acqua• Togliere-svuotare-rimettere l’erogatore• Svuotamento della maschera parzialmente• Pinneggiare in immersione• Recupero dell’erogatore• Controllo dell’assetto• Uso del manometro• Segnali• Risalita

Tempo per fare pratica• Scambio Aeratore/Erogatore• Liberazione dell’attrezzatura ARA zavorra• Uscita dall’acqua• Togliere, riporre e manutenzione dell’attrezzatura• Debriefi ng• Compilazione modulistica

1 AC2 - ARA livello 2

• Briefi ng• Preparazione dell’attrezzatura - Assemblare, regolare,

preparare, indossare l’attrezzatura l’ARA (con l’assistenza di un compagno, dell’Istruttore o di un assistente brevettato)

• Controllo di sicurezza preimmersione - (controllare l’attrezzatura del compagno facendo attenzione ad ogni particolare verifi candone il funzionamento)

• Entrata in acqua fonda - (seduto per capovolta all’indietro, in piedi passo in avanti/del gigante)

• Svuotamento dell’aeratore - (svuotare dall’acqua l’aeratore usando il metodo del soffi o e riprendere a respirare dal’aeratore senza alzare il viso dall’acqua)

• Scambio aeratore - erogatore - (in superfi cie, svuotare dall’acqua lo snorkel e riprendere a respirare senza toglierlo dalla bocca. Respirare alternativamente dallo snorkel e dall’erogatore senza alzare il viso dall’acqua).

• Gonfi aggio a bocca e sgonfi aggio del GAV in superfi cie

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- (Per prevenire l’uscita dell’aria, non si deve premere il pulsante di scarico mentre non si sta soffi ando nel GAV)

• Nuoto in superfi cie con l’autorespiratore• Discesa sul fondo con compensazione - (sistema dei 5

punti)

1. Segnalare al compagno2. Osservare i punti in superfi cie3. Scambiare l’aeratore con l’erogatore4. Annotare il tempo (timer - orologio - computer da polso)5. Sgonfi are il GAV e scendere compensando

• Togliere e rimettere la maschera - (completa rimozione, riposizionamento e svuotamento della maschera stando seduti o inginocchiati sul fondo in acqua bassa, avendo cura di scaricare prima dell’esecuzione dell’esercizio l’aria dal GAV.

Per svuotare la maschera in immersione occorre esercitare con le mani una leggera pressione sul bordo superiore della maschera stessa, evitando di sollevare il bordo inferiore, ed emettere leggermente aria dal naso, mantenendo la testa leggermente rivolta verso l’alto e inclinandola leggermente verso destra e verso sinistra)

• Respirazione senza la maschera - (GAV sgonfi o, seduti o inginocchiati sul fondo in acqua bassa. Mantenere il controllo delle vie aeree e l’espirazione dal naso)

• Pivoting (pendolo) senza movimenti - (con comando a bassa pressione e a bocca. Lo studente, in posizione orizzontale in appoggio sul fondo, dovrà gonfi are lentamente il GAV ottenendo un assetto che sarà positivo inspirando negativo in espirando, il suo assetto dovrà essere regolato in modo tale da oscillare verso l’alto quando inspira e verso il basso quando espira facendo perno sulla punta delle pinne. ASSOLUTAMENTE NON si deve trattenere il respiro, si DEVE invece emettere delle bolle quando non si ha l’erogatore in bocca senza premere il pulsante)

• Togliere e rimettere la cintura di zavorra sul fondo - (scaricare l’aria dal GAV, liberare la cintura tenendola con la mano destra dalla parte opposta alla fi bbia a sgancio rapido, facendo attenzione che non si sfi lino i piombi. A questo punto, mantenendo l’erogatore in bocca, lo studente dovrà ruotare verso sinistra tenendo la cintura ben vicina al fi anco destro. É di fondamentale importanza continuare a respirare dall’erogatore in maniera regolare, senza trattenere il respiro. Un buon sistema consiste anche nel fare passare la cintura dietro, in posizione verticale o inginocchiati; trattenendola con la mano destra, la sinistra andrà ad afferrare saldamente la fi bbia portandola sul

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davanti. A questo punto, assicurandosi con la mano che la cintura sia in posizione corretta si potrà chiudere la fi bbia.

• Uso della la Fonte d’Aria Alternativa in coppia, statico - (respirare sott’acqua per almeno 30 secondi dalla Fonte d’Aria Alternativa fornita da un altro subacqueo e scambio dei ruoli donatore/ricevente. Al segnale di fi ne aria, afferrare e respirare da una Fonte d’Aria Alternativa fornita dal compagno per almeno un minuto nuotando sott’acqua. Dividere l’aria con un altro subacqueo, utilizzando una Fonte d’Aria Alternativa, con scambio dei ruoli agendo come donatore/ricevente. Lo studente deve iniziare l’esercizio con i segnali standard "fi ne aria" e "dividiamo l’aria". Come sistema più attuabile è preferibile che il donatore tenga l’erogatore principale (dal quale sta respirando) e passi al ricevente il secondario, ma eventuali FAA integrate nel dispositivo di gonfi aggio del GAV e altre confi gurazioni richiedono che il donatore passi al ricevente l’erogatore principale e prenda contatto con il secondario. Il punto essenziale è che il compagno sia a conoscenza del funzionamento del sistema usato dall’altro. Il ricevente afferra autonomamente la FAA salvo nelle situazioni in cui sia il donatore a porgere l’erogatore principale. In questo caso il donatore offre l’erogatore principale e passa al suo secondario. Lo studente PUO’ riprendere a respirare dal proprio erogatore se, in qualsiasi momento, se si dovesse trovare in diffi coltà.

• Segnali - riconoscere e dimostrare i segnali manuali standard

• Uso del manometro • Risalita (sistema dei 5 punti)

1. Segnalare al compagno attendere il segnale OK SU dell’Istruttore

2. Verifi care il tempo3. Tenere una mano in alto e sul comando del GAV4. Guardare verso alto5. Nuotare lentamente verso l’alto ruotando su stessi

• Togliere e rimettere la cintura di zavorra in superfi cie - (in acqua fonda da non poter toccare, rimuovere la zavorra e simulare di lasciarla cadere come se fosse un’emergenza.Se si usa un sistema di zavorra integrato si deve utilizzare il meccanismo di sgancio rapido)

• Liberazione dell’attrezzatura ARA-zavorra• Uscita dall’acqua• Togliere e riporre l’attrezzatura• Debriefi ng• Compilazione modulistica

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Schema 1 AC2

• Briefi ng• Preparazione dell’attrezzatura• Controllo di sicurezza preimmersione• Entrata in acqua fonda• Scambio aeratore - erogatore• Gonfi aggio a bocca e sgonfi aggio del GAV in superfi cie• Nuoto in superfi cie con l’autorespiratore• Discesa sul fondo con compensazione

1. Segnalare al compagno2. Osservare i punti in superfi cie3. Scambiare l’aeratore con l’erogatore4. Annotare il tempo5. Sgonfi are il GAV e scendere compensando

• Togliere e rimettere la maschera• Respirazione senza la maschera• Pivoting (pendolo)• Togliere e rimettere la cintura di zavorra sul fondo• Uso della la FAA in coppia, statico• Segnali• Uso del manometro• Risalita1. Segnalare al compagno attendere il segnale OK SU

dell’Istruttore2. Verifi care il tempo3. Tenere una mano in alto e l’altra sul comando del GAV4. Guardare verso alto5. Nuotare lentamente verso l’alto ruotando su stessi

Tempo per fare pratica• Togliere e rimettere la cintura di zavorra in superfi cie• Liberazione dell’attrezzatura ARAzavorra• Uscita dall’acqua• Togliere e riporre l’attrezzatura• Debriefi ng• Compilazione modulistica

1 AC3 - ARA livello 3

• Briefi ng• Preparazione dell’attrezzatura - (Assemblare, regolare,

preparare, indossare l’attrezzatura l’ARA (con l’assistenza di un compagno, dell’Istruttore o di un assistente brevettato)

• Controllo di sicurezza preimmersione)

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• Entrate in acqua - in acqua fonda (seduto per capovolta all’indietro, in piedi passo in avanti/del gigante)

• Pratica con il GAV (in superfi cie gonfi aggio del GAV a bocca e con la frusta)

• Togliere e rimettere la maschera con svuotamento.• Controllo dell’assetto pinneggiando con attrezzatura

indossata• Nuoto subacqueo senza la maschera• Esaurimento dell’aria/fonte d’aria alternativa, esercizi

abbinati, sia statici che in risalita - (l’Istruttore chiude il rubinetto dello studente che simula di aver fi nito l’aria. Quando lo studente avverte che l’aria sta per fi nire (senza guardare il manometro), deve segnalare: "sono senz’aria", afferrare la FAA del compagno e iniziare a respirare. Dopo aver preso contatto con la FAA del compagno, l'Istruttore riaprirà il rubinetto cosi che l'erogatore sia di nuovo pronto all'uso. Dopo aver stabilito il contatto, di comune accordo, la coppia inizia a risalire uno di fronte all'altro oppure uno di fi anco all'altro, secondo la confi gurazione concordata. La posizione più comune è quella uno di fronte all’altro tenendosi per il braccio destro o per gli spallacci del GAV. Il Vis va tenuto in mano. Durante la risalita, i subacquei devono controllare il proprio assetto e mantenere una velocità di risalita normale. In superfi cie, il ricevente, colui che simula una mancanza d’aria, non potendo usare il dispositivo di gonfi aggio a bassa pressione, deve gonfi are il GAV a bocca.

Lo studente DEVE riprendere a respirare dal proprio erogatore se, in qualsiasi momento, si dovesse trovare in diffi coltà.

• Uso del manometro - • Risalita controllata di emergenza nuotando - (simulare una

risalita controllata d’emergenza, nuotando sott’acqua in orizzontale per almeno 9 m, espirando in continuazione.

Prima di decidere di effettuare una risalita controllata di emergenza nuotando, il subacqueo dovrebbe fermarsi, pensare, agire, tentare di respirare, cercare un altro subacqueo, e se possibile eseguire una normale risalita.)

• Nuoto in superfi cie con l’attrezzatura indossata respirando solo dall’aeratore

• Rimozione di un crampo - (rimozione di un crampo su una gamba tirando la punta della pinna verso se stessi o spingendola verso il compagno mentre la tiene saldamente)

• Uscita dall’acqua camminando e/o simulando dalla barca• Togliere e riporre l’attrezzatura• Debriefi ng• Compilazione modulistica

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Schema 1 AC3

• Briefi ng• Preparazione dell’attrezzatura• Controllo di sicurezza preimmersione• Entrate in acqua• Pratica con il GAV (in superfi cie gonfi aggio del GAV a bocca

e con la frusta)• Togliere e rimettere la maschera con svuotamento.• Controllo dell’assetto pinneggiando con attrezzatura

indossata• Nuoto subacqueo senza la maschera• Esaurimento dell’aria/fonte d’aria alternati, statico e in

risalita• Uso del manometro• Risalita controllata di emergenza nuotando• Nuoto in superfi cie con l’attrezzatura indossata respirando

solo dall’aeratore• Rimozione di un crampo

Tempo per fare pratica• Uscita dall’acqua camminando e/o simulando dalla barca.• Togliere e riporre l’attrezzatura• Debriefi ng• Compilazione modulistica

1 AC4 ARA livello 4

• Briefi ng• Preparazione dell’attrezzatura - (Assemblare, regolare,

preparare, indossare l’attrezzatura l’ARA (con l’assistenza di un compagno, dell’Istruttore o di un assistente brevettato)

• Controllo di sicurezza preimmersione - (controllare l’attrezzatura del compagno facendo attenzione ad ogni particolare verifi candone il funzionamento)

• Entrate in acqua• Discesa con controllo della velocità e prove di stop• Respirazione in coppia - (respirare in coppia scambiando il

secondo stadio per una distanza di almeno 15 m sott’acqua alternandosi nel ruolo donatore e ricevitore. Dimostrare la tecnica con i seguenti punti: Segnali corretti, mantenere il contatto, controllo da parte del donatore, cicli di respirazione, necessità di espirare emettendo aria quando l’erogatore non è in bocca)

• Respirazione da un erogatore in continua - (respirare in modo effi cace da un erogatore in continua per non meno di 30 secondi)

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• Pratica con il pallone gonfi abile - (pedagno), liberazione, estensione, gonfi aggio con la FAA e lancio pilotato in superfi cie

• Ripasso esercizi precedenti• Risalita• Trasporto di un subacqueo stanco - (in superfi cie dove non

si tocca eseguire il trasporto di un subacqueo stanco per 25 m con presa sotto il braccio e dalla rubinetteria)

Tempo per fare pratica• Togliere e riporre l’attrezzatura• Debriefi ng• Compilazione modulistica

Schema 1 AC4

• Briefi ng• Preparazione dell’attrezzatura• Controllo di sicurezza preimmersione• Entrate in acqua• Discesa con controllo della velocità e prove di stop• Respirazione in coppia• Respirazione da un erogatore in continua• Pratica con il pallone gonfi abile• Ripasso esercizi precedenti• Risalita• Trasporto di un subacqueo stanco

Tempo per fare pratica• Togliere e riporre l’attrezzatura• Debriefi ng• Compilazione modulistica

1 AC5 ARA livello 5

• Briefi ng• Preparazione dell’attrezzatura - (Assemblare, regolare,

preparare, indossare l’attrezzatura l’ARA con l’assistenza di un compagno, dell’Istruttore o di un assistente brevettato)

• Controllo di sicurezza pre-immersione (controllare l’attrezzatura del compagno facendo attenzione ad ogni particolare verifi candone il funzionamento)

• Togliere e rimettere l’unità ARA sott’acqua - (far scaricare completamente prima l’aria dal pulsante di spurgo/VIS, permettere l’assistenza al compagno solo se necessario)

• Scollegamento della frusta bassa pressione del GAV - al termine ricollegarla

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• Controllo dell’assetto (Hovering) - (assetto neutro gonfi ando il GAV a bocca e con il carico a bassa pressione. Controllo dell’assetto rimanendo sospesi a mezz’acqua senza pinneggiare e senza muovere le braccia per almeno 30 secondi.

La respirazione per la regolazione deve essere regolare , NON trattenere il respiro)

• Lancio del pallone - Esercizio da eseguire in due fasi, la prima posizionato sul fondo e la seconda in assetto neutro. In assetto neutro ma con contatto visivo della cima di discesa/risalita o del fondo a secondo del luogo in cui viene svolta la prova. Estrarre il pallone di segnalazione, srotolarlo; contemporaneamente liberare il mulinello/spool. Agganciare il pallone al moschettone del mulinello, nel contempo si sarà provveduto ad allentare la frizione di ritenzione del rullo. Introdurre nel pallone il gas dall’apertura posta in basso utilizzando l ’erogatore secondario. Fare molta attenzione che durante questa fase e la successiva di lancio, non rimanga intrappolata la cima nell’erogatore o in qualche altra parte dell’equipaggiamento, ciò potrebbe causare una pericolosa risalita incontrollata. Una volta che il pallone è arrivato in superfi cie, recuperare il lasco della cima e metterla in leggera tensione.

• Prove di recupero e sollevamento dal fondo del compagno con controllo della velocità di risalita

• Togliere e rimettere l’unità ARA in superfi cie - (Lo studente può utilizzare l’aeratore o l’erogatore. L’autorespiratore deve essere suffi cientemente positivo in modo da fornire supporto una volta tolto, specialmente se si utilizza la zavorra integrata.

Lo studente non deve perdere il contatto con l’autorespiratore, dopo averlo tolto.

• Ripasso esercitazioni precedenti

Tempo per fare pratica• Debriefi ng• Compilazione modulistica

Schema 1AC5

• Briefi ng• Preparazione dell’attrezzatura• Controllo di sicurezza preimmersione• Togliere e rimettere l’unità ARA• Scollegamento della frusta bassa pressione• Controllo dell’assetto (Hovering)• Recupero e sollevamento dal fondo del compagno con

controllo della velocità di risalita• Ripasso esercitazioni precedenti• Togliere e rimettere l’unità ARA in superfi cie

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Tempo per fare pratica• Debriefi ng• Compilazione modulistica

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Acque Libere

Obiettivi

• Mettere in pratica quello che hai appreso durante le fasi delle acque confi nate

• Consolidare la tua sicurezza in acqua e rafforzare il concetto del "sistema di coppia" e il rispetto dell'ambiente

• L'Istruttore ti fornirà supporto ma non dimostrerà gli esercizi

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1 AL1 ARA - massima profondità 6 m

Obiettivi:

1. Facilitare il passaggio dalle esercitazioni in Acque Confi nate alle acque libere e introdurre ad un nuovo ambiente.

2. Sviluppare l’applicazione delle abilità al buon senso, al controllo dell’assetto, alla consapevolezza di essere in un ambiente diverso da quello terrestre, prepararsi ad effettuare una reale immersione.

• Briefi ng• Assemblare, regolare, preparare, indossare l’attrezzatura

ARA • Controlli di coppia di sicurezza pre-immersione (controlla

l’attrezzatura del compagno facendo attenzione ad ogni particolare verifi candone il funzionamento)

• Ingresso in acqua - (tecnica adatta alle condizioni ambientali .La più semplice è la migliore)

• Pesata d’assetto - (calcola la quantità di pesi necessaria tenendo l’erogatore in bocca, trattenendo un respiro normale, sollevando le gambe dal fondo e rimanendo immobili, dovresti galleggiare con l’acqua a livello degli occhi.

• Raggiungimento del punto d’immersione - (controllando l’assetto in superfi cie, respirando dall’aeratore)*

• Scambio aeratore/erogatore• Discesa controllata con il sistema dei 5 punti - (eseguire

lungo la cima facendo attenzione alla compensazione. • Recupero e svuotamento dell’erogatore - (recuperare e

svuotare il proprio secondo stadio cosi come hai fatto nelle immersioni in acque confi nate.

• Allagamento parziale della maschera e successivo svuotamento - (svuotare la maschera parzialmente allagata e, successivamente, completamente allagata.

• Termine esercitazione con risalita controllata - (vis in mano, uso delle pinne con GAV sgonfi o)

• In superfi cie assetto positivo - (eseguire gonfi ando il GAV con ritorno al punto di uscita)

• Uscita dall’acqua , svestizione dell’attrezzatura• Debriefi ng e compilazioni moduli

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Schema 1 AL1

• Briefi ng• Assemblare, regolare, preparare, indossare l’attrezzatura

ARA • Controlli di coppia di sicurezza pre-immersione. *• Ingresso in acqua• Pesata• Raggiungimento del punto d’immersione *• Scambio aeratore/erogatore• Discesa controllata con il sistema dei 5 punti• Recupero e svuotamento dell’erogatore• Allagamento parzialmente la maschera e successivo

svuotamento• Termine esercitazione con risalita controllata• In superfi cie assetto positivo• Uscita dall’acqua , vestizione dell’attrezzatura• Debriefi ng e compilazioni moduli

1 AL2 ARA - massima profondità 10 m

Obiettivi:

1. Applicare e migliorare le tecniche di immersione in acque libere.

2. Accrescere la confi denza, il comfort, il buon senso e le abilità d’ immersione.

• Briefi ng• Assemblare, regolare, preparare, indossare l’attrezzatura

ARA• Controlli di coppia di sicurezza pre-immersione (controlla

l’attrezzatura del compagno facendo attenzione ad ogni particolare verifi candone il funzionamento)

• Ingresso in acqua secondo la logistica• Verifi ca e controllo dell’assetto/pesi• Raggiungimento del punto d’immersione - (controllare

l’assetto in superfi cie, respirando dall’aeratore)*• Scambio aeratore/erogatore - (in superfi cie, svuota

dall’acqua lo snorkel e riprendi a respirare senza toglierlo dalla bocca. Respira alternativamente dallo snorkel e dall’erogatore senza alzare la faccia dall’acqua

• Discesa controllata (5 punti)• Pivoting sulle pinne - (assetto neutro)• Breve esplorazione subacquea con controllo dell’assetto • Uso della Fonte d’Aria Alternativa da fermi e risalita

assistita con FAA - (da fermo, deve afferrare e respirare da una FAA fornita da un altro subacqueo.

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• Allagamento completo della maschera e successivo svuotamento (da fermo sul fondo, masima profondità 5 m, scarica completamente il GAV prima di eseguire l’esercizio)

• Termine prova in superfi cie - (in assetto positivo gonfi ando il GAV, con ritorno al punto di uscita)

• Svestizione della zavorra - (in superfi cie, nell’acqua dove non si tocca, togli e rimetti il sistema di zavorra.

Prima di eseguire l’esercizio, assicurati che non vi siano altri subacquei sotto per prevenire possibili lesioni dovute ai pesi che cadono.

• In superfi cie, nell’acqua dove non si tocca, togliere e rimettere l’autorespiratore

• Uscita dall’acqua, svestizione dell’attrezzatura• Debriefi ng e compilazioni moduli

Schema 1 AL2

• Briefi ng• Assemblare, regolare, preparare, indossare l’attrezzatura

ARA• Controlli di coppia di sicurezza pre-immersione. *• Ingresso in acqua• Verifi ca e controllo dell’assetto/pesi• Raggiungimento del punto d’immersione *• Scambio aeratore/erogatore• Discesa controllata (5 punti)• Allagamento completo della maschera e successivo

svuotamento• Pivoting sulle pinne• Breve esplorazione subacquea con controllo dell’assetto• Uso della Fonte d’Aria Alternativa da fermi e risalita

assistita • Termine prova in superfi cie• Svestizione della zavorra• In superfi cie, nell’acqua dove non si tocca, togliere e

rimettere l’autorespiratore• Uscita dall’acqua , vestizione dell’attrezzatura• Debriefi ng e compilazioni moduli

1 AL3 ARA - massima profondità 12 m

Obiettivi:

1. Continuare ad applicare le tecniche di immersione in acque libere entro la profondità massima di 12 m

2 Accrescere ulteriormente la confi denza, il buon senso e le abilità generali

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3. Assemblare, regolare, preparare, indossare l’attrezzatura ARA

• Briefi ng• Assemblare, regolare, preparare, indossare l’attrezzatura

ARA• Controlli di coppia di sicurezza pre-immersione (controlla

l’attrezzatura del compagno facendo attenzione ad ogni particolare verifi candone il funzionamento)

• Ingresso in acqua secondo la logistica• Raggiungimento del punto d’immersione (controllare

l’assetto in superfi cie, respirando dall’aeratore)*• Scambio aeratore/erogatore• Discesa controllata con (5 punti)• Controllo dell’assetto (Hovering) - (assetto neutro gonfi a

il GAV a bocca e con il carico a bassa pressione. Devi dimostrare un buon controllo dell’assetto, stando lontano dal fondo e avendo costantemente la consapevolezza della tua galleggiabilità.

• Breve esplorazione subacquea con controllo dell’assetto - (sotto la diretta supervisione dell’Istruttore procederai in una breve esplorazione per acquisire esperienza)

• Termine esercitazione con risalita controllata d’emergenza nuotando (esegui una risalita controllata di emergenza nuotando da una profondità di 6 - 9 m e stabilendo un assetto positivo in superfi cie.

Questo esercizio deve essere condotto come di seguito delineato.

Fasi:

1. mantieni l’erogatore in bocca2. non cercare di abbandonare la zavorra3. non usare la cima di controllo - la cima serve

all’Istruttore4. mantiei una velocità di risalita normale5. emetti un suono continuo (aaahhh) durante la risalita6. riprendere a respirare normalmente in caso che la risalita

venga interrotta o in caso di diffi coltà In superfi cie7. in superfi cie gonfi a il GAV a bocca• In superfi cie assetto positivo - (eseguire gonfi ando il GAV

con ritorno al punto di uscita)• Rimozione di un crampo - (eseguire la rimozione di

un crampo simulato su se stessi e sul compagno in superfi cie. Come già fatto in acque confi nate, gli studenti devono praticare, in superfi cie, la rimozione di un crampo su una gamba tirando la punta della pinna verso se stessi o spingendola verso il compagno mentre la tiene saldamente)

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• Trasporto di un subacqueo stanco per 25 m - (secondo la logistica, effettuare il ritorno al punto di uscita, facendo invertire nel ruolo gli allievi.

Trasportare per 25 m in superfi cie e con tutta l’attrezzatura il compagno che simula di essere stanco. I subacquei, si scambieranno i ruoli, simulando di dare assistenza ad un compagno stanco o in diffi coltà trasportandolo per 25 m in superfi cie, tirandolo per la rubinetteria, ecc.)

• Rimozione della zavorra• Uscita dall’acqua, svestizione dell’attrezzatura• Debriefi ng e compilazioni moduli

Schema 1 AL3

• Briefi ng• Assemblare, regolare, preparare, indossare l’attrezzatura

ARA• Controlli di coppia di sicurezza pre-immersione*• Ingresso in acqua• Raggiungimento del punto d’immersione *• Scambio aeratore/erogatore• Discesa controllata con (5 punti)• Controllo dell’assetto (Hovering)• Breve esplorazione subacquea con controllo dell’assetto• Termine esercitazione con risalita controllata d’emergenza

nuotando• In superfi cie assetto positivo• Rimozione di un crampo• Trasporto di un subacqueo stanco per 25 m• Rimozione della zavorra• Uscita dall’acqua , vestizione dell’attrezzatura• Debriefi ng e compilazioni moduli 1 AL4 ARA - massima profondità 15 m

Obiettivi:

1. Continuare ad applicare ulteriormente le tecniche di immersione nell’ambiente delle acque libere entro la profondità massima di 15 m

2. Accrescere ulteriormente, la confi denza, il buon senso e le abilità generali

• Briefi ng• Assemblare, regolare, preparare, indossare

l’attrezzatura ARA

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• Controlli di coppia di sicurezza pre-immersione (controlla l’attrezzatura del compagno facendo attenzione ad ogni particolare verifi candone il funzionamento)

• Ingresso in acqua secondo la logistica• Raggiungimento del punto d’immersione (controlla l’assetto

in superfi cie, respirando dall’aeratore)*• Scambio aeratore/erogatore• Discesa libera senza riferimento - (profondità massima

durante l’immersione 15 m Discesa controllata con i cinque punti senza riferimento visivo)

• Breve esplorazione subacquea con controllo dell’assetto • Termine esercitazione con risalita controllata - (sistema dei

5 punti, vis in mano, uso delle pinne con GAV sgonfi o.

1. Segnala "risaliamo" e attendi la risposta del compagno.2. Controlla il tempo e la profondità.3. Tieni in alto la valvola di scarico del GAV per eliminare

l’aria in eccesso durante la risalita.4. Distendi l’altro braccio sopra la testa.5. Guarda in alto e nuota verso l’alto, ruotando per avere

una migliore visuale.

Fermati a 5 m per eseguire la sosta di sicurezza, quindi prosegui con la risalita. Dopo essere riemerso, assumi un assetto positivo gonfi ando il GAV prima di scambiare l’erogatore con l’aeratore e segnala "okay".

Ricordati che, durante la risalita l’aria nel GAV si espande, questo ti renderà positivo. È necessario, pertanto, scaricare l’aria in eccesso.

Ricordandosi di respirare normalmente e/o emettere un suono tipo:…aaahhh.)

• In superfi cie assetto positivo - (esegui gonfi ando il GAV con ritorno al punto di uscita)

• Uscita dall’acqua• Svestizione dell’attrezzatura• Debriefi ng• Compilazioni moduli

Schema 1 AL4

• Briefi ng• Assemblare, regolare, preparare, indossare l’attrezzatura

ARA• Controlli di coppia di sicurezza pre-immersione*• Ingresso in acqua• Raggiungimento del punto d’immersione *• Scambio aeratore/erogatore• Discesa libera con riferimento

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• Breve esplorazione subacquea con controllo dell’assetto• Termine esercitazione con risalita controllata• In superfi cie assetto positivo• Uscita dall’acqua , vestizione dell’attrezzatura• Debriefi ng e compilazioni moduli

1 AL5 ARA - massima profondità 18 m

Gli obiettivi:

1. Continuare ad applicare ulteriormente le tecniche di immersione nell’ambiente delle acque libere entro la profondità massima di 18 m

2. Accrescere ulteriormente, negli studenti, la confi denza, il buon senso e le abilità generali

3. Sviluppare le tecniche fondamentali di navigazione con la bussola.

• Briefi ng• Assemblare, regolare, preparare, indossare l’attrezzatura ARA• Controlli di coppia di sicurezza pre-immersione (controlla

l’attrezzatura del compagno facendo attenzione ad ogni particolare verifi candone il funzionamento)

• Ingresso in acqua secondo la logistica• Navigazione con la bussola in superfi cie - (esegui nuoto in

superfi cie con l’aeratore, in linea retta, con il viso in acqua e usando la bussola comeunico riferimento.

Questo esercizio introduce gli allievi all’uso della bussola.• Scambio aeratore/erogatore in superfi cie• Discesa libera con riferimento - (profondità massima

durante l’immersione 18 m• Navigazione con bussola - Iniziare questo esercizio

partendo da un punto di riferimento fi sso come la cima di discesa o dell’ancora. Pinneggiare allontanandosi dal punto di riferimento, verso la direzione precedentemente determinata per un dato numero di cicli di pinneggiata (10/20), inseguito ritornare al punto di partenza, seguendo la rotta reciproca.

• Termine esercitazione• Lancio del pallone sparabile• Risalita controllata - (vis in mano, uso delle pinne con GAV

sgonfi o)• In superfi cie assetto positivo - (esegui gonfi ando il GAV

con ritorno al punto di uscita)• Rimozione della zavorra• Uscita dall’acqua, svestizione dell’attrezzatura• Debriefi ng• Compilazioni moduli

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Schema 1 AL5

• Briefi ng• Assemblare, regolare, preparare, indossare l’attrezzatura ARA• Controlli di coppia di sicurezza pre-immersione*• Ingresso in acqua• Ingresso in acqua secondo la logistica• Navigazione con la bussola in superfi cie• Scambio aeratore/erogatore in superfi cie• Discesa libera con riferimento• Navigazione con bussola• Termine esercitazione• lancio del pallone sparabile• risalita controllata• In superfi cie assetto positivo• Rimozione della zavorra• Uscita dall’acqua , vestizione dell’attrezzatura• Debriefi ng e compilazioni moduli

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Appendice

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Una prospettiva per il futuro delle vostre immersioni:la fotografi a subacquea

(di Enrico Pati - [email protected])

Andare sott’acqua, immergersi dentro il mare, nei laghi o nei fi umi è un’esperienza che consente di svolgere anche una moltitudine di attività.La prima, più semplice ed immediata, è quella dell’osservazione dell’ambiente acquatico, ma a questa se ne possono affi ancare molte altre.Perlustrare un tratto di fondale, esplorare un relitto, ispezionare delle cavità sommerse, effettuare un’immersione tecnica, profonda o notturna, presuppongono delle conoscenze specifi che e un’adeguata preparazione, per poterlo fare in ragionevole sicurezza e consapevole capacità.Qualunque sia il livello di conoscenza, il grado di esperienza e di addestramento, a queste attività da svolgersi sott’acqua, se ne può affi ancare un’altra, anch’essa fatta di competenze tecniche e preparazione, ma che ha la peculiarità di riguardare la sfera emozionale, creativa e artistica: quella della fotografi a subacquea.Sia ben chiaro quindi, che la pratica della fotografi a subacquea, non rappresenta l’attività principale, perché questa è e rimane, quella dell’andare sott’acqua, con tutto quello che ciò comporta. Diciamo che fare fotografi a subacquea signifi ca avere l’aspettativa di immortalare l’attimo dell’immersione, documentare la situazione e testimoniare il momento vissuto e di questo riportarne, per così dire, una traccia "a secco", visibile e condivisibile da tutti, subacquei e non. Oggi, con la comparsa della tecnologia digitale applicata alla fotografi a, la possibilità di scattare foto si è enormemente sviluppata ed il mercato della fotografi a, anche di quella subacquea, si è notevolmente ringalluzzito.Con poche centinaia di euro, è possibile acquistare macchine fotografi che digitali compatte, e dotarle di scafandri dedicati, che permettono il loro utilizzo fi no a profondità spesso ragguardevoli. Ciò di per sé rappresenta una possibilità, che però spesso viene disillusa alla vista dei primi risultati; da qui la necessità di avere delle conoscenze minime sull’utilizzo di queste attrezzature e soprattutto, dell’utilizzo in un ambiente, quello subacqueo, che non è esattamente l’ambiente per il quale sono state progettate.Per chi fosse interessato ad approfondire questa pratica, il consiglio è senz’altro, quello di seguire dei corsi specifi ci mentre, per chi è semplicemente incuriosito, può andar bene, all’inizio, anche solo fare molti tentativi, portare sott’acqua la

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propria macchinetta fotografi ca ad ogni immersione, leggere pubblicazioni e articoli di fotografi a subacquea, seguire i consigli di qualche amico fotosub.Quello che mi sento di consigliare a chiunque è di non avere fretta, iniziare con attrezzature semplici ed economiche e pian piano cercare di migliorare risultati ed attrezzatura.Per chi è alle prime armi, le macchine fotografi che compatte implicano senz’altro una serie di vantaggi.

- Sono piccole: per cui anche scafandrate, avranno delle dimensioni ridotte, di conseguenza saranno più maneggevoli, più facili da gestire, anche con una sola mano, potranno essere riposte in tasca o appese al GAV, ed utilizzate solo all’occorrenza.

- Costano poco: quindi l’investimento iniziale non è particolarmente oneroso e siccome bisognerà fare i conti anche con infi ltrazioni e piccoli allagamenti, è senz’altro meglio contenere possibili danni e dispiaceri.

- Ottima qualità: ormai anche queste "piccole" hanno sensori di altissima qualità in grado di catturare luce, colori e informazioni e di poterle restituire con risoluzioni che facilmente permettono stampe in formati considerevoli.

- Facili da utilizzare: questo tipo di macchine fotografi che non sono mai troppo complicate, sono semplici ed intuitive, spesso hanno tutta una serie di impostazioni e funzioni automatiche, tra cui la messa a fuoco, l’esposizione e le funzioni "macro" e "sott’acqua" che possono risultare notevolmente utili.

- Hanno il fl ash: la maggior parte di queste macchine fotografi che compatte, hanno dei piccoli lampeggiatori interni che in condizioni di scarsa luminosità si inseriscono automaticamente e, in ambienti subacquei, nella maggior parte dei casi, è indispensabile utilizzare delle fonti di illuminazioni aggiuntive.

- Visione comoda: guardare con due occhi nei luminosi monitor lcd di cui sono dotate queste piccole macchine fotografi che, è senz’altro più semplice e immediato, del dover scrutare nel mirino di una refl ex e questo, sia in fase di ripresa, ché immediatamente dopo lo scatto, potendo verifi care il risultato di quanto si è appena fotografato.

- Poca manualità e manutenzione: hanno delle ottiche zoom, non intercambiabili, che spaziano con una notevole escursione e coprono generalmente grandi fasce di utilizzo, dal grandangolo al teleobiettivo, non necessitano di aperture per cambi di ottiche e di conseguenza oblò sugli scafandri; la manualità e manutenzione si riduce al semplice alloggiamento della macchina nello scafandro.

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Anche per chi è un fotografo "terrestre" non proprio alle prime armi, o per chi, dopo qualche tempo e un po’ di esperienza con le compatte, volesse proseguire e migliorare la propria attrezzatura, il consiglio è quello di dotarsi di macchine fotografi che di fascia media, tipo "bridge" o "prosumer" come vengono normalmente defi nite, che hanno la possibilità di utilizzo in manuale, per le quali spesso esistono in commercio scafandri dedicati, che riportano tutti i comandi della macchina fotografi ca all’esterno e permettono l’utilizzo di uno o due fl ash esterni, collegati tramite cavo elettronico o cavetto in fi bra ottica. Con questo tipo di attrezzatura si possono ottenere degli ottimi risultati, a questo punto molto dipenderà dalle vostre capacità tecniche, sensibilità artistica e volontà documentaristica.

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Consigli e suggerimenti per una pratica più sicura delle

attività subacquee.Perchè il tempo libero sia sempre fonte di benessere e non un rischio. La visita medica rappresenta il solo strumento diagnostico per un effi cace trattamento terapeutico e che i consigli forniti vanno intesi come meri suggerimenti di comportamento

a cura della Dott.ssa Laura Vernoticohttp://www.lauravernotico.com/

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Alimentazione e Attività subacquea

Una buona alimentazione è importante per mantenere sano il nostro organismo e farlo funzionare al meglio. Questo è valido per le persone che svolgono una vita più o meno sedentaria ed ancor di più per quelle che praticano attività sportiva, inclusa l’attività subacquea (aumentato consumo energetico, necessità di determinate prestazioni fi siche).Anche se dal subacqueo non ci aspettiamo delle vere e proprie performance (si tratta di una persona che svolge un’attività ludico ricreativa), l'alimentazione riveste comunque un ruolo determinante ed è importante che il subacqueo sappia quali sono gli alimenti che lo possono aiutare nella propria attività per poterne trarre tutti i benefi ci possibili.Mantenere un adeguato peso forma è importante per svolgere al meglio e con maggior sicurezza l’attività subacquea. Quanto più ci si allontana dal peso ideale, sia nel senso del soprappeso che del sottopeso, tanti più inconvenienti si dovranno fronteggiare.Per quanto riguarda la magrezza, il problema più grosso in cui si incorre è quello di aver freddo: ricordiamoci che in acqua la dispersione del calore è 25 volte maggiore che in aria. Respirare aria o altre miscele compresse sottrae maggiore calore rispetto alla respirazione normobarica (fenomeno accentuato se si respirano miscele con elio). L’avere freddo può facilitare l’insorgenza precoce di fatica muscolare, per impoverimento delle riserve energetiche utilizzate per la termoregolazione e può diminuire la velocità di eliminazione del gas inerte.L’eccesso di tessuto adiposo invece predispone a scarsa forma fi sica, minor resistenza allo stress ed agli sforzi improvvisi, aumentata predisposizione alla narcosi d’azoto ed aumentato rischio di incidente da decompressione - PDD. Sappiamo che i gas ai quali è normalmente esposto un subacqueo che respiri aria sono tre: azoto, ossigeno, e anidride carbonica. I 4/5 circa dell'aria sono costituiti da azoto.

Alla pressione a livello del mare questo gas non esercita sulle funzioni dell'organismo alcun effetto noto, ma a pressioni elevate esso può

provocare diversi gradi di narcosi. Si ritiene che il meccanismo dell'azione narcotica sia lo stesso di quasi tutti i gas anestetici: cioè, essendo l'azoto liberamente solubile nei lipidi dell'organismo, si presume che esso si sciolga nelle membrane od in altre strutture lipidiche dei neuroni e ne diminuisca l'eccitabilità, interferendo nel trasferimento delle cariche elettriche. Il

grasso è un tessuto lento, che trattiene una grande quantità di azoto disciolto; un alto livello di adipe nel corpo aumenta la quantità di azoto

pnmntessnsnind

grasso è un tessuto lento che trattiene u

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trattenuto dopo l'immersione. L’obesità, soprattutto quella di tipo "androide", quella per intenderci con maggiore accumulo di adipe al tronco e all’addome, predispone al rischio di complicanze cardiovascolari quali aterosclerosi, ipertensione, iperglicemia e ipercolesterolemia. Per questi motivi bisognerebbe considerare l’obesità come una condizione di non idoneità alla subacquea.A parte il gusto che ognuno di noi prova nel mangiare, l’alimentazione è necessaria per fornire all’organismo la giusta energia per funzionare. L'energia è fornita all'organismo, sotto forma di legami chimici, attraverso gli alimenti. L'energia contenuta nei macronutrienti (carboidrati, lipidi, proteine) viene liberata durante i processi ossidativi, che implicano un consumo continuo di ossigeno ed una produzione di anidride carbonica. In seguito all'ossidazione dei nutrienti, viene liberata energia (calore), che viene utilizzata per mantenere la temperatura corporea costante in un range fi siologico per lo svolgimento di lavoro chimico (biosintesi di composti), lavoro osmotico (gradienti ionici) e lavoro meccanico (contrazione muscolare). Gli alimenti forniscono all'organismo l'energia necessaria per compensare la spesa energetica, mediante la combustione dei carboidrati (1g di carboidrati fornisce 4 Kcal), dei lipidi (1g = 9 Kcal), delle proteine (1g = 4 Kcal). Mentre i carboidrati ed i lipidi, in presenza di ossigeno, vengono ossidati completamente e trasformati in acqua e anidride carbonica, le proteine producono anche composti azotati che vengono successivamente escreti sotto forma di urea.

Quindi, per mantenere l'omeostasi metabolico - energetica in una persona, le calorie assunte con gli alimenti devono essere bilanciate dalla quantità totale di energia spesa: in caso contrario il peso corporeo subirà una variazione.

Entriamo adesso più nei dettagli in quella che potrebbe essere una dieta corretta in chi pratica attività subacquea. Dico "potrebbe essere" perché, come già detto precedentemente, ci riferiamo a persone che svolgono un’attività ludico ricreativa (generalmente le immersioni non richiedono uno sforzo fi sico particolare e una prestazione specifi ca) e non a veri e propri atleti. Se consideriamo il consumo energetico dobbiamo tenere conto che:

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• i muscoli rappresentano il 40% del peso corporeo• durante l’attività subacquea, per far fronte all’ aumentato carico di

lavoro, necessitano di un aumentato apporto nutritivo (ossigeno e zuccheri)

• tale richiesta supportato da modifi cazioni del circolo sanguigno e del respiro (importanza dell’allenamento).

Una dieta equilibrata deve avere un contenuto proteico del 12-15%, lipidico del 25-30% e glucidico del 60%, considerando che proteine e grassi vengono digeriti più lentamente e che i glucidi rappresentano la fonte energetica principale per i muscoli. Dieta equilibrata signifi ca fornire tutti i nutrienti necessari e che bisogna per lo meno consumare cinque pasti al giorno, limitando al massimo i cibi a lunga conservazione, l'alcool, i cibi troppo raffi nati, le salse elaborate e the o caffè in forti quantità. Verdura e frutta devono essere consumate preferibilmente crude e per un corretto apporto proteico è consigliabile prediligere carne di vitello, tacchino, coniglio, pesce. É vantaggioso consumare oli vegetali quali l'olio extravergine di oliva e zuccheri complessi, sotto forma di pasta, pane, riso a giuste dosi.

Un buon esempio di equilibrio dietetico è quello rappresentato dalla piramide alimentare.

Un'altra importante considerazione va fatta riguardo al tempo di digestione dei vari alimenti: è infatti importantissimo non appesantire lo stomaco che, altrimenti, sottrarrebbe preziose energie all'organismo per digerire gli alimenti che si sono ingeriti.Tanto più i cibi sono grassi, tanto più lungo è il loro tempo di permanenza nello stomaco; lo stesso vale per i cibi poco masticati o ingeriti interi. Viceversa gli alimenti liquidi, le minestre e le bevande sono in assoluto gli alimenti più digeribili e lasciano lo stomaco nel tempo più breve rispetto a tutti gli altri.Rimanendo in tema di "liquidi", spesso ci dimentichiamo dell’acqua che invece dovrebbe essere una delle componenti principali della nostra dieta. Il nostro corpo è costituito principalmente da acquea (circa 50-70% del peso corporeo totale); il suo

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contenuto all’interno del nostro organismo varia in rapporto all’età, al sesso e al peso corporeo, nonché alla situazione ambientale, all’attività fi sica svolta ed alla composizione della dieta. Normalmente si perdono 600 ml al giorni di acqua dalla pelle e dai polmoni che devono ovviamente essere reintegrati per mantenere l’omeostasi. L’acqua è inoltre indispensabile per la corretta digestione ed assimilazione dei nutrienti, per la funzionalità del circolo ematico, per la lubrifi cazione dei tessuti e delle articolazioni, per il mantenimento della giusta temperatura corporea.

A parte le proprietà sopraccitate, l’acqua è un elemento molto importante in chi pratica attività subacquea per diversi motivi..Ricordiamoci sempre che durante l’immersione, vi è una ridistribuzione dei liquidi dai tessuti verso il circolo ematico, che comporta un aumento della diuresi e conseguente perdita di liquidi. Inoltre nei trenta minuti dopo l’emersione avviene il processo inverso, ovvero i liquidi tornano dal circolo verso i tessuti (disidratazione relativa) ed è quindi importantissimo bere molto nell’ora seguente l’immersione. L’acqua è molto importante per fl uidifi care la linfa e contrastare l’intasamento dei capillari linfatici preposti al drenaggio del tessuto connettivo (buona prevenzione per la PDD con linfedema). Per fi nire, non dimentichiamoci che l’acqua è considerata "un farmaco" da utilizzare in caso di PDD.Abbiamo visto quali alimenti sono consigliati in chi pratica attività subacquea, vediamo adesso cosa è sconsigliato:- bevande alcoliche (alto contenuto calorico, effetto diuretico con conseguente disidratazione ed emoconcentrazione). Conseguenze negative si possono rilevare inoltre sulla lucidità mentale, sulla tolleranza al freddo, sulla resistenza muscolare e sul suo effetto combinato con la pressione ambientale che favorisce l’insorgenza di narcosi d’azoto. L’alcool dovrebbe rappresentare circa il 4% dell’ammontare calorico quotidiano (un bicchiere di vino) ovviamente lontano dalle immersioni.

Alimenti sconsigliati in chi ha problemi di compensazione: • alcool (causa vasodilatazione con secondario gonfi ore delle muscose)• eccesso di proteine (causano ritenzione idrica con secondario aumento

delle mucose)• latte e derivati (il lattosio può provocare ritenzione idrica e

conseguente gonfi ore delle mucose)• agrumi (contengono istamina e determinano gonfi ore delle mucose)

Alimentazione consigliata in chi ha problemi di meteorismo intestinale• Mangiare lentamente, non parlare mentre si mangia, evitare

chewingum, evitare bibite gassate (per evitare di "deglutire" troppa aria).

• Nelle ore precedenti le immersioni, evitare di mangiare e bere sostanze che aumentano la fermentazione intestinale di zuccheri e cellulosa: bibite gassate, legumi, cereali, carboidrati in genere.

• Evitare di mangiare frutta zuccherina al termine dei pasti, non eccedere con the, alcolici, dolcifi canti artifi ciali e fruttosio.

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Alimenti consigliati: • fi nocchio (modera le fermentazioni intestinali e favorisce l'espulsione

dei gas), • mirtillo e mirto (possiedono una notevole azione antifermentativa e

antiputreffativa), • mela (ricca di fi bre interviene nella regolazione delle reazioni

fermentative intestinali), • menta (favorisce l'eliminazione dei gas, diminuendo le fermentazioni

ed il meteorismo)

In caso di meteorismo importante è utile anche il carbone vegetale.

Per concludere, fi ssiamo undici punti di buone regole alimentari per i subacquei.

Regole alimentari nei giorni delle immersioni1) Per colazione preferire il tè al latte essendo quest’ultimo meno

digeribile.2) Pranzare con pasta, riso o cereali, verdura e frutta. Nel caso sia

prevista l’immersione pomeridiana, non eccedere con gli alimenti grassi ed evitare alcolici.

3) Bere sempre abbondantemente prima e dopo le immersioni (almeno 2 lt di acqua).

4) Fare merenda con frutta e liquidi.5) A cena mangiare proteine (carne, pesce, legumi), con verdura e

frutta.6) Mangiare frutta e verdura in abbondanza. Tali alimenti svolgono

importanti funzioni nella lotta ai radicali liberi e rendono innocue le sostanze potenzialmente nocive che si insinuano nel nostro organismo attraverso i cibi o la respirazione.

7) Mangiare regolarmente alimenti ricchi di carboidrati (pasta, riso, cereali).

8) Il giorno delle immersioni consumare alimenti leggeri e digeribili.9) Se si fa più di un’immersione al giorno, mangiare qualcosa poco

prima di coricarsi.10) Se si fanno due o più immersioni al giorno, non esagerare con

alimenti che contengono o liberano istamina soprattutto tra un’immersione e l’altra (cioccolata, fragole, pomodori, crostacei, affettati, formaggi fermentati, frutta secca, etc.)

11) Sali Minerali, oligoelementi e vitamine sono importanti. Ritengo che una dieta equilibrata sia suffi ciente per coprirne il fabbisogno.

É comunque importante inserire il discorso dell’alimentazione all’interno del più ampio concetto di wellness, che comprende anche una regolare attività fi sica, ma di questo ne parleremo in un prossimo articolo.

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Attività subacquea e fi tness

Per essere dei buoni subacquei bisogna condurre uno stile di vita sano, sia da un punto di vista alimentare sia da un punto di vista dell’attività fi sica. Anche se dalla maggior parte dei subacquei non ci aspettiamo delle vere e proprie performance (ci riferiamo a persone che svolgono un’attività ludico ricreativa) è comunque importante avere un buon livello di fi tness, in quanto ci si può trovare in condizioni che richiedono un aumentato sforzo cardiovascolare o respiratorio (indipendentemente dalla profondità o dalle tappe di decompressione): immersioni in corrente o con particolari problemi che comportano deviazioni dall'immersione programmata (per esempio aiutare il compagno in diffi coltà).

Purtroppo la sedentarietà è un problema estremamente attuale in termini economici (altissimi costi di gestione del patrimonio salute collettivo). Inoltre la sedentarietà facilita l’invecchiamento fi sico e spesso anche psicologico. Per questo motivo è necessario diffondere la cultura del fi tness come prevenzione. Come possiamo migliorare il nostro livello di fi tness? L'esercizio fi sico si dovrebbe concentrare su grandi gruppi muscolari, dovrebbe essere eseguito con costanza nel tempo, iniziando con intensità moderata e crescendo di livello con il tempo e l'allenamento. Per avere dei reali benefi ci, un piano di allenamento deve prevedere almeno tre sedute settimanali comprendenti attività aerobiche (camminate, corsa, bici, ecc.), gli esercizi di tonifi cazione e quelli di fl essibilità.La subacquea è un' attività affascinante, che si pratica però in un ambiente straordinario. Questo richiede il rispetto di regole precise, adeguate capacità e la consapevolezza dei rischi potenziali connessi.

É importante per il subacqueo possedere delle buone doti aerobiche necessarie per gli spostamenti forzati in acqua (immersione controcorrente), per aiutare un compagno in affanno, etc., quindi l’allenamento utile alle immersioni è preferibilmente quello aerobico. L’attività aerobica, se fatta con costanza nel tempo, abitua l’apparato cardiorespiratorio a sopportare meglio le fatiche. Questo adattamento deve

a s s o l u t a m e n t e avvenire in modo lento, passo dopo passo senza esagerare.Ma quali sono le " attività aerobiche" ? Sono quelle attività che utilizzano l’ossigeno per bruciare carboidrati e grassi con il fi ne di produrre energia.

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Tra le attività aerobiche vi sono il nuoto, la corsa, il ciclismo, lo sci da fondo, naturalmente praticate su distanze medie e lunghe.Con l’allenamento si ottengono delle modifi cazioni su organi e apparati, come muscoli, cuore, polmoni, (aumenta il numero dei capillari nei muscoli e quindi l’ossigenazione, aumenta il rendimento meccanico, l'apparato cardiocircolatorio e respiratorio si adattano alla nuova condizione) e modifi cazioni a livello di complessi meccanismi cellulari necessari a favorire il trasporto dell’ossigeno ai muscoli scheletrici.In pratica cioè è un adattamento dell’organismo alle nuove situazioni che si trova ad affrontare.Lo stesso tipo di allenamento, porta lo stesso benefi cio a tutti? Purtroppo no.La capacità aerobica migliora con l'allenamento fi no ai 30 anni circa per poi decrescere prima lentamente e poi con sempre maggior evidenza dopo i 45-50 anni. Ricordiamoci che dopo i 30 anni vi è un decremento della funzionalità polmonare (riduzione fi siologica del volume di aria contenuto nei polmoni) e che, chi pratica con continuità l’attività subacquea, (per esempio gli istruttori), a causa del respirare contro la resistenza degli erogatori, va incontro ad un defi cit delle piccole vie aeree. In entrambe le condizioni, l’allenamento può portare ad un rallentamento nel decadimento della funzionalità polmonare.Per quanto riguarda il sesso, nella donna rispetto all'uomo non è particolarmente diversa l'adattabilità all'allenamento.Quali sono i benefi ci che derivano dallo svolgere un’attività aerobica?A seguito dell’allenamento aerobico si avrà una sensazione di benessere generalizzato (liberazione di endorfi ne, "ormoni del piacere") ed un miglioramento della performance in acqua grazie alla diminuzione dei consumi personali dei gas respirati (che in termini pratici signifi ca maggior durata dei gas nella bombola). La capacità di protrarre a lungo un lavoro dipende infatti dalla potenza massimale aerobica della persona, ossia dal suo massimo consumo di ossigeno, che è correlato al grado di allenamento / fi tness.Un altro vantaggio di chi pratica attività aerobica è quello di eliminare più velocemente l’anidride carbonica, normalmente prodotta da nostro organismo durante i processi di combustione tra ossigeno ed alimenti.Per esempio un soggetto allenato sarà in grado di compiere dei tratti controcorrente senza avere "il fi atone" e soprattutto, sarà pronto a compiere un altro tratto a ritmo sostenuto molto prima di una persona non allenata (questo perché il suo organismo rientrerà nei parametri della normalità fi siologica in tempi più veloci).

Oltre che per l’apparato respiratorio, l’allenamento è importante anche per rinforzare l’apparato cardiovascolare e per prepararlo ad affrontare carichi di lavoro superiori alla norma. Infatti non ci dobbiamo dimenticare che a volte, durante l’immersione, ci si trova di fronte a situazioni di stress fi sico non pianifi cate durante il briefi ng (pinneggiare controcorrente, aiutare il compagno in diffi coltà, etc) o stress emotivo (paura per qualcosa di imprevisto) o stress termico (acqua fredda).

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Vista l’importanza dell’apparato cardio-respiratorio è chiaro che sigarette e fumo sono assolutamente da evitare (indipendentemente dall’essere sub o meno).Praticando attività aerobiche 2-3 volte a settimana con una durata minima di una quarantina di minuti, aiuteremo il nostro organismo non solo nella nostra vita di subacquei ma nella vita di tutti i giorni.Il tempo dedicato all’attività sportiva dovrebbe far parte dei normali impegni che ognuno ha nella propria vita, in quanto, oltre al benessere immediato, porterà a benefi ci a lungo termine, anche se a costo di un po’ di sacrifi ci e un po’ di fatica. L’allenamento effettuato con costanza porta nel corso del tempo ad una sorta di assuefazione e quando, per un qualsiasi motivo, si è costretti ad interromperlo per un periodo se ne sente fi sicamente e psicologicamente la mancanza.

Al di là comunque della forma di training che si sceglie di fare, ciò che è importante è la costanza della preparazione nel corso del tempo, solo così si avranno benefi ci sul fi sico e sulla mente.

Ricordiamoci inoltre che anche il camminare per la città, fare le scale o muoversi in casa rappresentano modi per svolgere attività aerobica.Il nuoto, la corsa, il ciclismo si defi niscono attività aerobiche di tipo continuo, perchè si mantiene una certa attività fi sica per un tempo prolungato oltre i 15 minuti e perchè lo sforzo rimane sempre entro l'80% del consumo di ossigeno. Esistono altri tipi di allenamento di tipo aerobico oltre quello continuo (l'interval training e le ripetute) ma sono più complessi nella gestione e più indicati a veri e propri sportivi. Ritengo infatti che per un subacqueo ricreativo, che si immerge in tranquillità per il gusto di ammirare il mare, sia suffi ciente allenarsi con metodiche semplici.Oltre all’attività aerobica, è ugualmente importante l'allenamento di resistenza e gli esercizi con i pesi per migliorare la forza muscolare e "defi nire" la muscolatura. Inoltre questo tipo di esercizi contribuisce a bruciare il grasso corporeo.Una cosa molto importante va infi ne ricordata: le sedute di allenamento vanno ben calibrate e devono essere intervallate anche da necessari giorni di riposo.

eativo che si immerge in tranquillità per il

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I benefi ci che può apportare in generale l'esercizio fi sico sono:

- diminuzione della pressione arteriosa media;- diminuzione del colesterolo totale ed LDL (colesterolo cattivo);- aumento del colesterolo buono (HDL);- diminuzione del grasso corporeo;- rinforzo muscolo-scheletrico;- miglioramento dell'effi cienza cardio-polmonare;- prevenzione dello sviluppo del diabete;- aumento della tolleranza allo stress; - aumentata liberazione di endorfi ne (ormoni del benessere).

Quali sono i benefi ci invece per il subacqueo?Durante l’attività motoria si liberano le microbolle (sappiamo quanto siano potenzialmente pericolose per i subacquei): per questo motivo è importante svolgere attività fi sica costante (per eliminarne il maggior numero possibile), ma non nelle ore precedenti le immersioni. Inoltre con l’attività fi sica si produce monossido d’azoto meglio conosciuto come ossido nitrico (NO) che è un mediatore biochimico che induce riduzione dell’aggregabilità delle piastrine e dell’adesività dei leucociti alle pareti dei vasi sanguigni, e, in parte, raggiunge la sottostante muscolatura liscia vascolare inducendone il rilasciamento. Tradotti in termini subacquei, gli effetti anti-aggreganti, anti-infi ammatori ed anti-ipertensivi, signifi cano minor aggressione da parte delle bolle.

In conclusione: l’attività fi sica è uno dei regali più belli che possiamo fare a noi stessi sia che siamo subacquei sia che non lo siamo.noi stessi sia che siamo subacquei sia che non lo siamo.

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La donna e l'immersione

Per decenni si è pensato che l'essere donna fosse una "controindicazione" all'attività subacquea a causa della minor prestanza fi sica, delle modifi cazioni ormonali che potevano predisporre maggiormente agli incidenti da decompressione (PDD) ed a causa del rischio di attacchi da parte di squali durante i giorni del ciclo mestruale.

Il DAN (Diving Aler Network) riporta che negli anni "80 solo il 23% dei subacquei era di sesso femminile, oggi quasi il 40% dei praticanti è rappresentato da donne.

Questo non signifi ca che la donna sia come l'uomo: ci sono alcune differenze che è bene conoscere.

La donna, nell'arco della vita, sperimenta importanti modifi cazioni ormonali (menarca, menopausa) e situazioni che ne modifi cano il corpo (gravidanza, allattamento).

In generale la donna ha performance fi siche (potenza, velocità, capacità di lavoro, forza fi sica) inferiori rispetto all'uomo che si manifestano soprattutto

nella gestione dell'attrezzatura subacquea fuori dall'acqua. Questo è vero soprattutto dopo il menarca, quando la ragazza accumula tessuto adiposo a scapito di quello muscolare. Per questo motivo si dice che una ragazza dovrebbe essere alta almeno 150 cm e pesare almeno 45 kg per essere in grado di maneggiare senza diffi coltà la propria attrezzatura.

Al giorno d'oggi il mercato della subacquea offre una grande varietà di "marche" e "modelli" tanto da consentire a noi donne di scegliere secondo le nostre esigenze. Il "problema" della prestanza fi sica diventa meno evidente in acqua, dove l'attrezzatura diventa magicamente leggera grazie alla "spinta di Archimede" e quindi facilmente gestibile.

La diversa struttura fi sica ha dei vantaggi per la donna che richiede meno ossigeno (e produce meno anidride carbonica), consuma meno aria e quindi può utilizzare bombole più piccole.

La donna rispetto all'uomo ha una maggiorpercentuale di grasso: galleggia meglio ed ha maggior protezione verso il freddo.

Ma allora perchè le donne soffrono di più il freddo ripetto agli uomini? Perchè hanno meno muscoli e quindi minor capacità di produrre calore. Hanno inoltre un rapporto superfi cie/volume maggiore e questo comporta una maggior perdita di calore per conduzione.

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E durante il ciclo mestruale? Bisogna chiarire se "in quei giorni" ci si può immergere o meno e se c'è un rischio maggiore di incorrere in una PDD. Se le condizioni psico-fi siche della subacquea sono buone non vi è alcun motivo per non fare immersioni. Per buone condizioni psico-fi siche si intende non accusare sintomi tipo nausea, vomito, cefalea, eccessiva tensione mammaria, facile affaticabilità, alterazioni dell'umore (tutti sintomi tipici del periodo pre-mestruale e dei primi giorni del ciclo).

Da notare che la maggior ritenzione idrica e il conseguente edema delle mucose potrebbero rendere più diffi coltosa la compensazione. Il consiglio è

quello di controllare l'alimentazione evitando quegli alimenti che possono ulteriormente aumentare la ritenzione di liquidi o compromettere una compensazione già diffi coltosa (latticini, agrumi, alcolici, etc.); consigliati invece alimenti tipo ananas e mirtillo che favoriscono l'eliminazione di liqidi e la protezione della parete capillare. Non c’è invece alcuna prova scientifi ca che la ritenzione di liquidi e l’edema tissutale siano causa di un rallentamento nella liberazione dell’azoto accumulato durante l'immersione.

Nessun problema nemmeno per l'utilizzo di tamponi assorbenti in relazione all'aria in essi contenuta (compressione ed espansione durante le diverse fasi dell'immersione).

Se assumiamo contracettivi orali, che aumentano l'adesività delle piastrine e la tendenza alla coagulazione, è consigliabile una maggior prudenza in immersione (profi li più conservativi, utilizzo di miscele iperossigenate, maggior attenzione all'idratazione e all'alimentazione, evitare eccessiva esposizione al sole, etc.) ma non è necessario astenersi dalle immersioni.

Una delle domande ricorrenti è se ci si può immergere nel periodo della gravidanza. Esistono pochi dati a riguardo: gli effetti dell’azoto e dell’ossigeno, ad elevate pressioni parziali, sullo sviluppo del feto non sono conosciuti e quindi si sconsiglia di fare immersioni in questo periodo.

Ma quanto tempo bisogna aspettare dopo il parto per tornare in acqua? Dopo un parto spontaneo bisogna aspettare 4-6 settimane, per dar tempo alla cervice uterina di chiudersi e per evitare il rischio di infezione; nel caso di parto cesareo bisogna invece aspettare 6-8 settimane affi nchè si verifi chi la completa guarigione della ferita. In entrambi i casi ovviamente è di primaria importanza la valutazione del ginecologo.

Dopo la maternità è necessario ritrovare una buona forma fi sica per ritornare all'attività subacquea nella massima sicurezza.

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Nessun problema nemmeno per l'u

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Durante l'allattamento invece non vi è un divieto assoluto alle immersioni in quanto il latte materno non è infl uenzato dalle immersioni: ovviamente non ci si può immergere in caso di infi ammazioni ed infezioni al seno. Bisogna invece stare attenti a non incorrere in uno stato di disidratazione che potrebbe comportare una riduzione nella produzione di latte.

Anche per la menopausa ci sono pochi dati. Non sembra comunque che l'attività subacquea infl uisca sulla funzione delle cellule dell'osso (osteobalsti ed osteoclasti), mentre si conosce l'effetto benefi co della pressione idrostatica sulla deposizione di calcio nelle ossa.

A fronte di tanti dubbi e poche certezze sull'universo femminile, bisogna sottolineare che la donna ha una maggior capacità psico-attitudinale rispetto all'uomo ed è meno incline a comportamenti rischiosi: questo fa sì che sia meno predisposta ad incidenti subacquei in generale.

Possiamo quindi concludere che essere donna non è una "controindicazione" all'attività subacquea, basta semplicemente conoscere i cambiamenti a cui è sottoposto il nostro corpo nel corso della vita per guidarlo al meglio nel fantastico mondo sommerso.

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Personal Dive Logdi

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Numeri Utili:

EMERGENZA MEDICA .......................................

DAN ....................................................................

EMERGENZA IN MARE ......................................

CAPITANERIA DI PORTO ...................................

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Personal Dive Log

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immersione N.

Informazioni Personali

nome: ............................................................................

indirizzo: ........................................................................

CAP: ................ città: ...................................................

tel. .................................................................................

email: ............................................................................

In caso di emergenza contattare

nome: ............................................................................

tel.: ................................................................................

nome: ............................................................................

tel.: ................................................................................

Informazioni mediche

allergie: ..........................................................................

gruppo sanguigno: ........................................................

farmaci/terapie in corso: ...............................................

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medico: .........................................................................

tel.: ................................................................................

Assicurazione

compagnia: ...................................................................

N. di Polizza: .................................................................

tel.: ................................................................................

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Personal Dive Log

Data

Luogo

immersione N.

Sosta di sicurezza

Tempo

Profondità Tempo Immersione Reale

Tempo Azoto Residuo

Tempo Totale Immersione

Intervallo di superficie

Tempo

Compagni di Immersione:

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NOTE:

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Temperatura acqua .......... °C

Temperatura Aria .......... °C

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TabelleComputer

Tipo di Immersione Muta Zavorra

Soleggiato

Piovoso

Nebbioso

Nuvoloso

Barca

Riva

Relitto

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Umida

Semi Stagna

Stagna

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Calma

Increspata

Mossa

Agitata

Nessuna

Leggera

Media

Forte

Scarsa

Sufficiente

Buona

ottima

Superficie Corrente Visibilità Bombola

Nitrox

Pressione .....................

Capacità ......................

Inizio ............................

Fine ..............................

Consumo lt x min ........

%O2 ............................

Convalida

spazio per logo club

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FREQUENZA LEZIONI

TEORIA MOD 1

TEORIA MOD 4

AC 1

AC 4

AL 1

AL 4

TEORIA MOD 2

TEORIA MOD 5

AC 2

AC 5

AL 2

AL 5

TEORIA MOD 3

TEORIA MOD 6

AC 3

AC RECUPERO

AL 3

AL RECUPERO

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MODULO ADDESTRAMENTO DIVER

COMPILARE E FIRMAREDOPO OGNI LEZIONE/ESERCITAZIONE

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