GENOVA · prima edizione è andato alla signora Rachele An-dreina Pastorino che, da oltre...

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Assemblea dei delegati Genova - Staglieno Commemorazione dei Caduti 120 anni fa: Adua Attività della Sezione Attività dei Settori In Famiglia GENOVA PERIODICO PER GLI ALPINI DELLA SEZIONE ANA DI GENOVA Anno IV – N. 1 – Gennaio - Aprile 2016 Direzione e Amministrazione: Mura delle Cappuccine, 33 - 16128 Genova – Poste Italiane S.p.A. - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004 n. 46) art. 1, comma 2 - DCB Genova nuova

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Assemblea dei delegati

Genova - StaglienoCommemorazione dei Caduti

120 anni fa: Adua

Attività della Sezione

Attività dei Settori

In Famiglia

GENOVA

PERIODICO PER GLI ALPINI DELLA SEZIONE ANA DI GENOVA

Anno IV – N. 1 – Gennaio - Aprile 2016Direzione e Amministrazione: Mura delle Cappuccine, 33 - 16128 Genova – Poste Italiane S.p.A. - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004 n. 46) art. 1, comma 2 - DCB Genova

n u o v a

GENOVA ALPINA NUOVA 1/2016 2 In copertina: Commemorazione dei Caduti di tutte le guerre a Staglieno.

SEZIONALI SABATO e DOMENICA 3 - 4 SETTEMBRE RADUNO SEZIONALE A MONEGLIASABATO 8 OTTOBRE ore 16,00 FESTA MADONNA del DON e 144° ANNIV. TT.AA. A SAMPIERDARENADOMENICA 13 NOVEMBRE ore 09,00RIUNIONE CAPI GRUPPO

INTERSEZIONALIDOMENICA 19 GIUGNOCAPANNETTE DI PEJ

RAGRUPPAMENTOSABATO E DOMENICA 9 - 10 - 11 SETTEMBRERADUNO DEL I° RAGGRUPPAMENTO A SUSA

NAZIONALI13 -14 -15 MAGGIO ASTI - ADUNATA NAZIONALE

DOMENICA 29 MAGGIOMILANO - ASSEMBLEA DELEGATI

DOMENICA 26 GIUGNOPELLEGRINAGGIO AL CONTRIN

DOMENICA 3 LUGLIO COL DI NAVA

DOMENICA 10 LUGLIO ORTIGARA

DOMENICA 31 LUGLIO ADAMELLO

DOMENICA 4 SETTEMBRE PASUBIO

SABATO E DOMENICA 8 - 9 OTTOBREMESTRE - MADONNA DEL DON

DOMENICA 20 NOVEMBREMILANO - ASSEMBLEA PRESIDENTI SEZIONE

DOMENICA 11 DICEMBREMILANO - MESSA IN DUOMO

CALENDARIO DELLE MANIFESTAZIONI 2016

RIMASTI NELLA PENNAErrori nel numero 3-2015 di Genova Alpina Nuova

GRUPPO DI MASONE (pag. 42)Per un salto di impaginazione (anche i computer sba-gliano) nella stampa dell’articolo sul raduno delGruppo di Masone è scomparso un intero periodo.Ecco la versione corretta:”… il capogruppo PieroMacciò ha annunciato la novità di quest’anno, ov-vero l’istituzione del premio “alpino d’oro”, con-sistente nella consegna di una medaglia dedicataa coloro che si siano distinti nell’ambito della co-munità masonese. Il riconoscimento in questaprima edizione è andato alla signora Rachele An-dreina Pastorino che, da oltre vent’anni, accudi-sce amorevolmente due nostri concittadini. Dopola consegna della pergamena e della medagliad’oro hanno preso la parola il Sindaco di Masone,che ha elogiato l’attività degli alpini,….”

***CAMBIO DI COMANDANTE AL 2° REGGI-MENTO ALPINI (pag. 15)Dall’articolo sono scomparsi i nomi dei due ufficialiinteressati: il Col. Fabrizio Recchi, cedente e il Col.Paolo Romani, subentrante.

Ci scusiamo con tutti.

Direttore responsabile: Nicola PellegrinoComitato di redazione Presidente: PIETRO FIRPO

Membri: ROBERTO MARTINELLIGIANCARLO MILITELLO - LORENZO SANTAGATA

MAURO TIMOSSI - FRANCESCO TUO

PERIODICO PER GLI ALPINI DELLA SEZIONE ANA DI GENOVA

Direzione e Amministrazione:Mura delle Cappuccine, 33 - 16128 Genova - Tel.: 010 587236 - Fax: 010 5709480

e-mail: [email protected]

Autorizzazione: Trib. di Genova N. 4-2013 del 17/05/2013

Stampa: Arti Grafiche Francescane srls - Corso Europa, 386 b 16132 Genova

CALENDARILa Sezione ringrazia i Fratelli Migliorini per l’omaggiodei calendari semestrali tascabili.

OFFERTEPer Genova Alpina Nuova

Gruppo di Borzonasca........................... 70 €Tripodi Saverio ....................................... 15 €Renzo Minaglia....................................... 15 €Vittorio Marchetti ................................... 15 €Marco Sacchetto (sez. Torino) .............. 30 €Carlo Fontana ......................................... 20 €

Per Fondo di SolidarietàGruppo di Borzonasca........................... 70 €Tripodi Saverio ....................................... 15 €Renzo Minaglia....................................... 15 €Vittorio Marchetti ................................... 15 €Marco Sacchetto (sez. Torino) .............. 30 €Ezio Derqui ............................................. 50 €

3 GENOVA ALPINA NUOVA 1/2016

l’elisoccorso). Già il nostro gruppo annualmente (e daquando si è insediato) paga una cifra dai 700 agli 800 eu-ro per mantenere l’illuminazione esterna, la quale neces-sita di una potenza piuttosto elevata per lo svolgimentodi attività “ricreative” (tra l’altro mai verificatesi).

Alla luce di tutto questo riteniamo iniqua tale richie-sta da parte del Comune, considerata inoltre la grandemole di lavoro costantemente sostenuto dagli alpini permantenere nel migliore dei modi tutto il complesso.

Visto il “prendere o lasciare” dell’Amm. Comunaledi Neirone si è deciso, sebbene con un’immensa amarez-za, di lasciare la nostra “baita”.

Tuttavia la storia degli alpini dell’Altavalfontana-buona fedeli alle tradizioni di caparbietà e laboriositànon finisce certo qui; una nuova sede punto di riferimen-to e anima del gruppo in qualche altro punto del territo-rio risorgerà, unitamente al nostro monumento ai cadutie all’asta per la nostra bandiera, il tutto intitolato al ca-duto alpino Tenente Piero Menada.

L’occasione ci impone a questo punto dei ringrazia-menti, a chi in questi anni di permanenza in quel di O-gnio ha prestato gratuitamente la sua opera e i suoi mez-zi per la realizzazione delle nostre iniziative (e sono: Fio-renzo Basso, Umberto Caricci, Gianpiero Gardella, PinoCippero).

In ultimo i nostri “custodi” Fabrizio e Katia, che inquesti anni hanno sempre vigilato sulla sede, avvisando-ci tempestivamente in caso di bisogno. Grazie anche aGiansandro per l’ospitalità concessaci nel suo preziosogiornale.

A PRESTO !IL RESPONSABILE DEL GRUPPO

ALTAVALFONANABUONA GIOVANNI BACIGALUPO

GLI ALPINI DELL’ ALTAVALFONTANABUONALASCIANO LA SEDE DI OGNIO

Giovedì 15 ottobre gli alpini del gruppo Altavalfonta-nabuona hanno consegnato definitivamente le chia-

vi della sede di Ognio nelle mani del sindaco Stefano Su-dermania. Il complesso di Ognio era occupato dagli alpi-ni da circa una decina di anni, il promotore dell’iniziati-va era stato il socio fondatore Giorgio Crino nel 2006. Laproposta era stata accettata subito con entusiasmo datutti gli alpini, benchè lo stabile si trovasse in condizionidi grave abbandono e necessitasse, quindi, di un notevo-le impegno di risorse lavorative e finanziarie.

In breve tempo il complesso venne ristrutturato e ilfabbricato, con la vasta area adiacente, si presentava finda subito ordinato e accogliente. Seguirono poi diverse i-niziative importanti quali l’intitolazione della sede alpluridecorato caduto in terra di Russia Tenente AlpinoPiero Menada, (in merito a ciò è doveroso ricordare lafattiva collaborazione dell’ alpino Alfredo Costa, per ilquale tutti gli alpini del Gruppo nutrono grande stima eaffetto).

Seguì poi la costruzione del monumento ai “cadutialpini” realizzato in prossimità della sede e costruitoin gran parte dai soci Dino Garbarino e Andreino Sche-none.

Negli ultimi mesi la nostra attenzione è stata rivoltaalla realizzazione di un’ area destinata all’ elisoccorso, laquale ha impegnato notevolmente tutto il gruppo congrande dispendio di giornate lavorative (giova qui ricor-dare il contributo di euro 300 dato agli alpini dalla passa-ta Amm. Comunale di Tribogna e utilizzati per l’acqui-sto della segnaletica relativa proprio all’elisoccorso).

Purtroppo a questo punto l’intransigenza dell’Amm.Comunale di Neirone mette in notevole difficoltà ilgruppo, costretto, infatti, al pagamento dell’acqua utiliz-zata nella sede (e quindi anche di quella utilizzata per

UN CONTAINER ALLA CROCE DI CASELLAAseguito di una telefonata di un responsabile del gruppo di Savignone, Mauro Timossi, a tutti noi bennoto, vengo a cono-

scenza che la Croce Verde di Casella necessita di un container. “Ho pensato di rivolgermi a te, Cavagnaro, perché so che hai lavorato per lungo tempo nel settore marittimo riguardante iltrasporto dei container” mi dice al telefono con fare “complice” ed aggiunge: “e poi ti conosco, so che non ti tiri mai indie-tro ma che, al contrario, sei sempre disponibile!” …. E qui parte la sviolinata a fin di bene!Potevo non attivarmi immediatamente?Contatto il mio ex collega Ivano Bruzzone, direttore operativo della CMA-CGM di Genova che coinvolge nella ricerca il suo col-lega Vincenzo Scali responsabile del reparto M.&.R: e l’amministratore delegato del deposito Nuovo Borgo Terminal di Ge-nova Voltri Sig. Salvatore Prato. In un tempo brevissimo viene trovato un contenitore da 20’, tanto per intenderci quelli piùpiccoli da 6 metri, che viene donato alla P.A. Croce Verde di Casella per essere adibito a magazzino per le loro esigenze. Conosco molte persone generose ma, a dire il vero, non speravo in una tale tempestività.Il mio personale ringraziamento più caloroso, quindi, agli amici Bruzzone, Scali e Prato e ai loro collaboratori, ai quali va lagratitudine della P.A. Croce Verde di Casella e, naturalmente, al gruppo di Savignone sempre attento alle priorità e alle esi-genze del circondario.

Grazie di cuore!Un saluto Alpino - MC

4GENOVA ALPINA NUOVA 1/2016

Cari amici,normalmen-

te quando si par-la del nostro a-mato Rifugio, sidescrivono mo-menti felici ma anche situazioni difficili, giornate ri-lassanti ma anche di duro lavoro, quello che contache alla fine della giornata abbiamo comunque tutti ilsorriso sulle labbra perché tutto, bello o brutto, lo fac-ciamo sempre con passione e con il cuore.

Questo sorriso ora non c’è, tutti noi siamo a pian-gere la tragica scomparsa del nostro amico GianniParodi, compagno di giornate indimenticabili.

Faccio fatica a raccontarvi ora le cose belle dellastagione appena trascorsa, del tempo che finalmenteè stato clemente, che abbiamo rifatto il dormitorio,che sempre più alpini salgono al Rifugio, che gli stra-nieri ci scrivono per ringraziarci dell’ospitalità rice-vuta e ci danno appuntamento al prossimo anno, che

NOTIZ

IE DAL

RIFUGIO

il gruppo bel-lissimo deibambini delloSci Club di Li-mone ha inva-so il rifugio e

abbiamo lavato i piatti fino a mezzanotte….(Gianni liasciugava!!!), che le famiglie salgono al Rifugio con iloro bambini e questi ci dicono…” da grande vogliofare l’alpino…”, che i nostri amici di Sanremo hannoportato con loro la storia di un reduce, del loro amicoRenato del Btg. Pieve di Teco…grazie ragazzi.. e nonvado oltre perché le lacrime bagnano il foglio.

Le ho scritte perché in tutto questo Gianni c’eracome ci sarà in tutto quello che faremo in futuro.

Gianni non era un alpino, ma penso che nostropapà Cantore nel suo Paradiso un angolino lo abbiatenuto anche per lui.

Ciao GianniEMILIO ZAPPATERRA

Al giorno d’oggi le occasioni di sorridere non sonodavvero molte, perciò quando qualcosa mette di

buonumore sembra giusto farne cenno. È il caso di que-st’opera, IL VARIETÀ. STORIA-ANEDDOTI-DIVAGA-ZIONI, senz’altro fuori dal comune sia per l’eleganzadella forma che per la ricchezza del contenuto. Si trattainfatti di un’autentica miniera, oltre 300 pagine di gran-de formato, con 250 illustrazioni originali quasi tutte acolori di una novantina di artisti, una ventina dei qualigenovesi. Chi va di fretta può semplicemente sfogliare ilvolume, gustando ritratti, caricature, vignette. Assai piùproficuo, però, soffermarsi sul testo assaporando battu-te, aneddoti, citazioni presenti in quantità e apprezzan-do, ciliegina sulla torta, l’assenza di errori di stampa, co-sì frequenti e fastidiosi nelle odierne pubblicazioni.

All’autore Antonio Todde, genovese d’adozione e a-mico degli alpini della Sezione di Genova, è dedicata u-na divertente scheda in cui viene definito “cultore del-l’umorismo scritto, parlato, disegnato, dipinto, filmato,

musicato, cantato e mimato”, “appassionato di storiadel varietà” (il libro lo dimostra chiaramente), “petroli-niano fervente” (in copertina figura infatti Ettore Petro-lini in una espressiva caricatura di Paolo Garretto). Trale persone cordialmente ringraziate non poteva manca-re il genovese Ettore O. Petrolini, nipote del grande atto-re nonché ufficiale degli alpini.

Todde, oltre ad aver curato mostre e cataloghi d’arte,ha pubblicato tra l’altro la biografia illustrata (a suotempo recensita su Genova alpina) del pittore e disegna-tore Giuseppe Novello, il celebre “signore di buona fa-miglia”, che lo ha onorato di una lunga amicizia e didue lapidarie attestazioni: «Quando non ricordo qualcosadi me, lo chiedo a Todde»; «Todde è il mio storiografo: non pos-so uccidere nessuno, perché lui lo viene subito a sapere».Novello, com’è noto, era un valoroso ufficiale degli alpi-ni, decorato di una medaglia d’argento e una di bronzonella prima guerra mondiale e di un’altra d’argento aNikolajewka, 25 anni dopo.

Antonio Todde, IL VARIETÀ. STORIA, ANEDDOTI, DIVAGAZIONI. Edizioni Le Mani

Il volume si articola in trentatré avvincenti capitoli,ognuno dei quali intitolato a famosi artisti o a forme dispettacolo, con dati provenienti per lo più dalla biblio-teca dell’autore, straordinariamente fornita (nella “Bi-bliografia” finale sono citati all’incirca 170 testi riguar-danti attori o da loro scritti). Si parte dal café-chantant(italianizzato in caffè con-certo), antenato francese delnostro varietà. Negli anni’30 il varietà si sdoppia: con-vive con il cinematografo,come spettacolo comple-mentare, con recite che pre-cedono la proiezione (l’a-vanspettacolo) o proseguecome spettacolo autonomo econcorrenziale (la rivista).Ciascuna delle due forme diintrattenimento è largamen-te illustrata, con dovizia dinomi, fatti e immagini.

I capitoli successivi sonointitolati a singoli attori, cop-pie (i Fratelli De Rege, To-gnazzi & Vianello, Franco &Ciccio), gruppi (Cavalli Mar-ci) e anche autori (Garinei &Giovannini, padri della com-media musicale all’italiana),con un ampio spazio riserva-to ai genovesi Gilberto Govie Giuseppe Marzari (que-st’ultimo conosciuto meno diquanto meriterebbe) e al sanremese Carlo Dapporto. Dirilievo il corposo capitolo, nel quale locali e artisti ligurisono ben rappresentati, su “Il cabaret”. Si tratta di ungenere di spettacolo che, nato a Parigi con una connota-zione intellettuale, anticonformista e d’avanguardia, inItalia si afferma nel secondo dopoguerra in chiave pre-valentemente comica: numeri brevi, sintetici, incisivi,che si susseguono senza legame né filo conduttore.

Vengono menzionati alcuni locali storici di Roma,Milano e Genova. Nella capitale spicca il rinomato Baga-glino, creato nel 1965 e approdato con successo in televi-sione già nel 1973. Tra i molti locali milanesi, due godo-no di fama universale dopo il loro approdo televisivo:Zelig, fondato nel 1986 e dal 1997 sul piccolo schermo, eil più recente Colorado, sul piccolo schermo dal 2003. AGenova si distingue un locale esistente dal 1971 il cuinome, Instabile, è quasi un programma, avendo cambia-to cinque sedi. In materia di cabaret abbondano i comicigenovesi, da Beppe Grillo (in realtà nato a Savignone),oggi in tutt’altre faccende affaccendato, a Piero Parodi,Carlo Pistarino, ecc.

Dal cabaret proviene una miriade di interpreti, più omeno bravi, che oggi per merito della televisione sonoconosciuti da un vasto pubblico. Proprio gli ultimi quat-tro capitoli del libro, cioè “Paolo Villaggio”, “Roby Car-

letta” (ufficiale degli alpini, socio della Sezione di Geno-va), “Cavalli Marci” e “Luigi Maio”, tra l’altro tutti geno-vesi, offrono lo spunto per sottolineare l’importanza delmezzo televisivo nel lancio di un attore. Grazie alla tele-visione, seguita a ruota dal cinema, Villaggio ha raggiun-to una straordinaria popolarità, mentre diversi fra i Ca-

valli Marci, come pure Car-letta, si sono fatti conoscereper le loro apparizioni sulpiccolo schermo. Il ruolo sen-za dubbio fondamentale del-la televisione è ribadito, sta-volta in senso negativo, dalcaso di Luigi Maio, sul qualeè quasi d’obbligo aprire unaparentesi, ricordando chesuo padre Tino è stato alpini-sta provetto e corista “hono-ris causa” del Monte Cauriol.

Ecco le note caratteristi-che di Maio tratte dal libro:“musicattore©” (personalecrasi, scherzosa ma non trop-po, di “musicista-attore”,marchio registrato), capoco-mico, compositore, pianista,cantante, trasformista, regi-sta, scenografo, costumista,“disegnattore©” (grafico, illu-stratore, caricaturista, cartoo-nist), traduttore... In tempo didominio televisivo, rimanesaldamente ancorato al teatro

e al ruolo dell’“attore solista”. Pluripremiato, nelle ultimestagioni è presente al Duse di Genova e alla Scala di Mila-no. A questo punto è lecito chiedersi: quanto più popolaresarebbe Maio se fosse comparso in televisione? Per chivuol saperne di più cinque pagine sono a lui dedicate.

Ma i pregi del volume non si esauriscono con l’ulti-mo capitolo. Si prosegue con un apparato di dati e infor-mazioni davvero imponente e di grande interesse. Oltrealla “Bibliografia” citata e all’utile “Filmografia”, figuraun’inedita “Cronologia” dove sono elencati, appunto inordine cronologico, poco meno di 600 attori, ciascunocon luogo e anno di nascita. Originale poi la “Geografiaecocomica”, con gli artisti suddivisi per regione di na-scita o di elezione: risulta che la Liguria ne annovera co-sì tanti da essere superata solamente da regioni ben piùpopolose come Lombardia, Lazio e Campania.

Nel coro di entusiastici commenti al volume, un’os-servazione è stata fatta all’autore: aver dato alla nostraregione un risalto forse eccessivo (poc’anzi segnalato aproposito dei quattro capitoli conclusivi). Tale conside-razione, che si può anche condividere, potrebbe d’altraparte essere per i lettori di questo periodico un motivoin più per non lasciarsi sfuggire il libro di Todde.

g.d.d.

5 GENOVA ALPINA NUOVA 1/2016GENOVA ALPINA NUOVA 3/2014

Il verbale completo è a disposizione in segreteriaper chi volesse consultarlo.Dopo la S. Messa officiata da Padre Rossi, alle ore

9.30 inizia l’assemblea con la nomina del PresidenteStefano Pansini e del segretario Carlo Zoccola.

A seguito dell’appello dal quale risultano rappre-sentati 50 gruppi sui 57 che compongono la sezioneprende la parola il socio Molfino che spiega il lavorofatto con De Dominicis e Imazio per la stesura di unnumero unico nel quale è elencato e brevemente de-scritto l’operato di più di 300 soci che con il loro im-pegno hanno contribuito alla vita sezionale. Viene di-stribuita a ciascun capogruppo una copia invitandoall’acquisto di altre copie da distribuire a parenti oconoscenti di figure di spicco riportate nel volume.Prende poi la parola il Presidente cui giunge l’invitodi un delegato alla lettura del verbale relativo all’an-no 2015 che viene quindi effettuata.

Considerando di fondamentale importanza ed e-saustivo il richiamo all’Alpinità inserito nella relazio-ne morale dell’anno 2015 il Presidente passa ad elen-care le manifestazioni dell’anno trascorso con parti-colare riferimento all’incontro della Pace realizzatocon Assoarma, Comune di Genova, Comando Milita-re e Croce nera Austriaca e alla commemorazione aForcella Fontananegra per i cento anni dalla morte diCantore organizzato assieme alla sezione Cadore.Ancora il Presidente relaziona sulle assemblee digruppo ( 55 su 57 ) con le votazioni sulla proposta dimodifica dell’art. 8 del regolamento Nazionale sulquale la maggioranza si è espressa in maniera contra-ria. Nell’anno centenario della ricorrenza della G.G.per l’Italia la sezione itinerante del museo di Savi-gnone è stata richiesta anche da altre sezioni fra lequali è da ricordare l’esposizione ad Acqui in conco-mitanza con il raduno del 1° raggruppamento oltread uscite meno importanti ma non meno impegnati-ve. Sono seguite poi le relazioni sul nostro periodicoGenova Alpina Nuova dal direttore Pellegrino, sul-l’attività nelle scuole dal Vicepresidente Militello,sul rifugio Regina Elena da Zappaterra, sul coro se-zionale da Cavagnaro, sulla protezione civile da M.

Rossi e un accenno sulle opere di volontariato segui-te da Bellatti.

Ha preso quindi la parola il tesoriere Parodi conuna puntigliosa descrizione dei movimenti economi-ci della sezione alla quale ha fatto seguito la confer-ma del buon operato da parte del revisore dei contiVassallo. Il presidente dell’assemblea apre quindi ladiscussione per l’approvazione della relazione mora-le del Presidente che viene approvata all’unanimità,e quella finanziaria con le interpellanze del past pre-sident Belgrano, del capogruppo di Valbrevenna Fir-po e del Consigliere e coordinatore Banchero, in rela-zione alla mancata esposizione della relazione econo-mica nei giorni precedenti l’assemblea,all’effettua-zione del Pellegrinaggio alla Guardia in data diffe-rente da quelle tradizionalmente tenuta nei 18 annidella sua Presidenza,alla ricorrenza di Gennaio a Sta-glieno svoltasi nella penultima domenica anzichénell’ultima, al vanto esibito da Assoarma per l’orga-nizzazione delle due commemorazioni fatte in ma-niera congiunta, al motivo del mancato interventodella nostra P.C. in Valbrevenna e Montoggio, chiedechiarimenti sul numero di mezzi di Protezione civilee sui costi assicurativi ed infine presenta una nota didemerito per la mancata convocazione scritta all’as-semblea in oggetto ed una al revisore dei conti.

Alle interpellanze viene risposto con un mea cul-pa dal Presidente per la mancata convocazione scrit-ta, con il diritto di veto posto per l’intervento in Val-brevenna trattandosi di operare su rifiuti speciali,nessun problema sulla possibilità di ripristinare ledate di fine aprile e fine gennaio per commemorazio-ne e pellegrinaggio.

Il Presidente chiarisce ancora l’argomento relati-vo al numero e ai costi assicurativi dei mezzi di P.C. econferma, come già ampiamente chiarito il diritto diqualsivoglia delegato di poter controllare i libri con-tabili. L’assemblea si conclude con un accorato invitodel Vicepresidente vicario Militello all’alpino Gian-ni Belgrano, nella sua qualità di Past President per u-na fattiva collaborazione con l’attuale CDS ed in par-ticolare con il Presidente Sezionale.

GENOVA ALPINA NUOVA 1/2016 6

VERBALE ASSEMBLEA DELEGATI 2016

Estratto del verbale contenente la relazione morale del Presidente, le attività associative e la sintesi di alcuni interventi.

Sabato 12 dicembre il  nostro Coro  Sezionale“Soreghina”  ha offerto alla città il tradizionale

Concerto di Natale.I numerosissimi partecipanti che hanno gremito la

bellissima chiesa medioevale di San Donato sonostati introdotti e avvicinati al Natale da un pro-gramma molto vario, fatto di canti popolari ed’autore, alpini e non, natalizi e non.

Non appena il coro si è schierato èstata letta la Preghiera dell’Alpino,accompagnata dal “muto” di “Signoredelle cime”, dopodiché il coro, magistral-mente diretto per l’occasione da RobertoDe Luca, ha eseguito il programma, ini-ziando con il tradizionale “Adeste Fideles”,quasi ad invitare gli ascoltatori ad “esser pre-senti”, attenti cioè, per non perdersi nulla di quan-to “raccon-cantato” e questo era lo scopo di tutti icanti eseguiti, sia che si riferissero a Quel Natale di

Coro della Comunità Ucraina presso la Chiesa di S.Stefano, il “ Filipinos Religious Group” della ComunitàFilippina e, molto gradita novità di questa edizione, ilGruppo African Gang Stars, formato da giovani richie-denti asilo, provenienti dalla Nigeria, dal Gambia e dalMali ed ospiti dei Centri della Caritas di Genova.

I numerosi spettatori presenti hanno potuto assi-stere ad un grande spettacolo e “portarsi a casa” oriscoprire una cosa: il cuore dell’uomo è lo stesso, in-dipendentemente dalla provenienza geografica; que-sto lo si poteva percepire nei canti di tutti i gruppi enel silenzio ricco di partecipazione e unità alla “pre-ghiera” finale espressa in canto della tradizione friu-lana: ai preat….ho pregato che il Signore fermi laguerra, tutte le guerre!

Francesco Del Sorbo

Metti che ci sia un gruppo di amici di uncoro ANA che vivono i valori alpini. Metti

che ci sia in atto una situazione mai vista primadi flussi migratori verso il nostro paese. Metti ancheche quel gruppo di amici legga questa situazione e lavagli col setaccio dei valori alpini e il gioco è fatto: dal2013 il Coro Soreghina organizza Cantamigrantes(nato da un’idea del Presidente Onorario Raffaello Pi-gnatelli) con il desiderio, appunto, di contribuire ad u-na maggiore conoscenza e accoglienza delle comu-nità di stranieri presenti nella nostra città attraversouno dei modi migliori: il canto. Sì, perché il canto è u-na delle più grandi modalità di espressione di un po-polo.

Cantamigrantes è un incontro Musicale, al qualepartecipano alcuni gruppi corali di comunità apparte-nenti a etnie diverse presenti nella nostra città.

A questa terza edizione l’8 novembre u.s., nellaprestigiosissima cornice del Salone del Maggior Con-siglio del Palazzo Ducale, hanno partecipato, oltre alCoro Soreghina, organizzatore e padrone di casa, ilCoro S. Caterina da Genova della Cura Pastorale Lati-noamericana, composto da Ecuadoriani e Peruviani, il

7 GENOVA ALPINA NUOVA 1/2016

CORO SOREGHINACANTAMIGRANTES 2015

CORO SOREGHINA NATALE ...IN CORO2000 anni fa a Betlemme (Nenia di Gesù Bambino,Lauda dell’Epifania , I pastoi, in dialetto genovese),

GENOVA ALPINA NUOVA 1/2016 8

sia che volessero ricordare Natali più recenti, pas-sati in condizioni difficili, come quello degli Alpinidurante la ritirata di Russia (L’Ultima Notte).

Come bis, per congedarsi e ringraziare tutti i pre-senti, il coro ha eseguito per la prima volta in pubbli-co una canta friulana imparata per l’occasione “Incil’e jè une stele”, la cui bellissima armonizzazione diAndrea Mascagni sottolinea, con il suo incalzare diaccordi sospesi fino al pacificante accordo finale,che se ci si saluta (jo ti dis mandi ninine) non si puòimpedire al cuore di desiderare, di sperare con una“speranza certa” che ci vedremo ancora domani (siviodarin doman).

L’impegno per i concerti natalizi non si è esauritocon il 12 dicembre, infatti il coro ha addirittura rad-doppiato l’impegno del sabato successivo 19 dicem-bre: nel pomeriggio ha partecipato all’inaugurazionedel famoso presepe di Pentema, alla presenza delConsigliere Regionale Pippo Rossetti, della neo elet-ta Presidente dell’ Ente Parco Antola Daniela Segalee del Presidente del G.R. pentemino, che, con il pub-

blico presente, hanno molto apprezzato l’intero con-certo, iniziato con una conosciutissima poesia dellevalli liguri, recitata in modo commovente dal corista ePresidente Sezionale  Piero Firpo;  alla sera, invitatodalla Pro loco di Busalla,  il Soreghina si èesibito nella Cappella di N.S. della Guardia,  dove unpubblico attento e numeroso ha potuto gustare icanti eseguiti che lo hanno proiettato verso il Natale;al termine, sulla piazza del Comune, ancora alcunicanti durante il rinfresco offerto ai coristi.

Infine, giovedì 24, il coro ha partecipato alPresepe vivente di Bavari, accompagnando la rappre-sentazione, cantando durante la Santa Messa dimezzanotte e offrendo agli intervenuti un mini con-certo natalizio al termine della celebrazione.

Insomma, un dicembre particolarmente  intenso,durante il quale il nostro Coro Sezionale ha portato,ad appassionati e non, i valori  e  le tradizioni deglialpini e  della montagna, che ben accompagnano ilcammino verso il Natale.

Ernesto Barbieri

Lunedì 28 settembre ha avuto luogo alla casermaLeone di Chiavari il passaggio di comando, dopo

due anni, tra il Comandante cedente, Capitano di Va-

CHIAVARISTELMILIT, CAMBIO DELLA GUARDIA ALLA SCUOLA DI TLC,

scello Vincenzo Luigi Ciriello, ed il pari grado suben-trante, Giuseppe Cannatà.

La cerimonia, suggestiva e ricca di significato, si èsvolta alla presenza dell’Ammiraglio di Squadra Ruzit-tu, Comandante delle scuole della Marina Militare, e dinumerose Autorità civili, religiose e militari. Da partealpina erano presenti i Consiglieri Sezionali Lazzari eSciandra, con Vessillo, ed i Gagliardetti dei Gruppi diCarasco, Casarza Ligure, Cogorno, Favale di Malvaro,Orero, e S.Colombano Certenoli, oltre il consocio re-duce e ferito di guerra, Generale di Divisione ModestoMarchio.

Rammentiamo, peraltro con orgoglio, che da circaun anno è alloggiato presso la Scuola, e dalla stessagestito, un nucleo militare formato da alpini a rotazio-ne, per il servizio a Genova, di “strade sicure”.

Il giorno seguente la cerimonia del cambio di Co-mandante, il 29 settembre, in occasione della festivitàdei SS.Arcangeli, coincidente con la festa dell’Armadelle Trasmissioni, il Vessillo sezionale, portato dalsottoscritto, è ritornato in Caserma, alla Cappellettadella Scuola, ed ha preso parte alla speciale funzionecelebrata per la ricorrenza, alla presenza dei massimirappresentanti militari sia della Scuola che delle Auto-rità cittadine.

In chiusura degli interventi, nota comune è stato ilrichiamo all’attenzione sulla ingiusta protratta deten-zione in India del nostro fuciliere di Marina.

Valter Lazzari

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MARCINELLE 3 - 4 OTTOBRE 20151° RADUNO DEGLI ALPINI IN EUROPA

La Messa nel Duomo di Milano è sempre un ap-puntamento importante per gli Alpini che an-

che quest’anno hanno voluto manifestare con laloro presenza che non si deve aver paura di testi-moniare i valori civili e morali di cui sono portato-ri: rispetto, carità, famiglia, altruismo e tolleranza.Ancora una volta, gli Alpini sono stati elogiati perla capacità con cui riescono a mettersi al serviziodelle comunità: con “educazione e riservatezza”ha detto Monsignor Borgonovo, “svolgono il loroservizio di sicurezza davanti a questa Chiesa”.

Valori che varrebbe la pena di diffondere e so-stenere nei giovani ha ribadito il Presidente LuigiBoffi, della sez. di Milano, durante l’allocuzione inpiazza dopo la S. Messa. “In alto i cuori” ha can-tato il Coro ANA “Mario Bazzi” di Milano e mentreil generale Luigi Morena, medaglia d’argento alvalor militare, ha recitato la preghiera dell’Alpinonessuno è stato dimenticato: né i caduti, che so-no “andati avanti”, né i due Marò, la cui situazio-ne non è ancora risolta.

Carlo Fontana

MILANO 13 DICEMBRE 2015MESSA DEGLI ALPINI

Gagliardetti nel Duomo

Cappellani alpini

Il Gagliardetto di RezzoaglioPreghiera dell’Alpino

In Piazza

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Il 25 gennaio 2016 si è svolta al Sestriere in ValChisone la 68° Edizione dei C.A.S.T.A.( Campionati

Sciistici delle Truppe Alpine ).Era presente il nostro Vessillo Sezionale scortato

dai consiglieri Ten. Gino Berta e Pier Angelo Fassone(foto 1)

Come sempre, i vari momenti della manifestazio-ne, sono stati emozionanti dall’inizio della sfilata del-le 16 rappresentative straniere insieme agli atleti na-zionali della F.I.S.I.P. (Federazione Italiana Sport In-vernali Paralimpici) al suono del 33 (foto 2), al toc-cante passaggio del tedoforo, l’Alpino FerdinandoGiannini, Medaglia d’Argento al Valore Civile (perde-va l’arto inferiore destro travolto da un mezzo mentreprestava soccorso sull’autostrada a persone ferite inun incidente). (Foto 3)

Al suono degli inni nazionali eseguiti dalla Fanfa-ra della Brigata Alpina Taurinense, venivano issatesui 16 pennoni le rispettive bandiere, con il sole chefaceva capolino dietro le meravigliose montagne in-nevate.(foto 4)

Durante i giorni delle gare sono stati raccolti fon-di a favore della F.I.S.I.P.

Berta e Fassone

C.A.S.T.A. 2016

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BRESCIA 23 GENNAIO 2016: “PERCHÉ I CADUTI NON MUOIANO”

Nel suo “Cristo con gli alpini” il beato Carlo Gnoc-chi così intitolava un racconto: “perché i caduti

non muoiano”, che proseguiva: e molti andavano len-tamente alla deriva in quella marea scomposta disbandati, uscivano barcollando ai margini delle colon-ne, perdevano terreno, si accasciavano lungo le piste,si rialzavano ebbri di freddo, di stanchezza e di fame,per trascinarsi ancora un poco (qualcuno a quattromani, come gli animali!) e poi si abbandonavano per-dutamente nella neve, facendosi punti oscuri semprepiù piccini ed insignificanti in quella pianura stermina-ta di neve bianca …(Cristo con gli alpini, ed ‘Ancora,2011 p.105).

Sono le immagini che ritornano ossessive nellegiornate della “memoria”, oggi a Brescia, domani aStaglieno ed altrove ovunque si celebri il ricordo diquei fatti di settantatre anni fa.

Siamo davanti alla scuola Nikolajewka in una gior-nata tiepida che contrasta con i racconti di freddo eneve, al microfono un vecio della Cuneense, 2° regg.alpini, btg Dronero, tornato ”a baita” perché fortuno-samente trovatosi nella scia della Tridentina: il suoracconto è fatto di neve, fame, enormi carri armatiche stritolano sotto i cingoli i nostri giovani.

Il pensiero di chi ascolta ritorna nella pianura infi-nita di neve, a quei puntini neri ora solitari ora in lun-ghe tortuose disperate file che vanno verso ovest i-gnare di quello che c’è dietro a quel dosso, là all’oriz-zonte.

Prende la parola il presidente Favero e parla dellascuola che è li testimone della memoria, dell’asilo aRossosch, di un ponte che costruiremo là dove tantigiovani dell’una e dell’altra parte hanno lasciato la vi-ta, i più coperti solo dalla neve pietosa … “per non di-

La lapide

Il Presidente Nazionale e i Reduci

La Fanfara

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menticare”, parole ri-petute da Favero piùvolte, l’ultima urlatacome a farsi sentireanche da chi parenon avere orecchi néper i morti, né per ivalori di cui la nostraciviltà dovrebbe esse-re fiera portatrice.

Valori ed il tenerviva la memoria ritor-nano nei brevi salutidel sindaco, del rap-presentante dei re-parti in armi in piazzaDella Loggia, nellacattedrale nell’ome-lia del cardinale Reconcelebrante conmons. Bazzari ed al-cuni cappellani alpinied infine durante lapresentazione di duevolumi sull’argomen-to “Russia” tenutasinella sede sezionalesita a due passi dallascuola per diversa-mente abili Niko-lajewka.

Oggi c’è ancorachi ricorda, ma … do-mani?

Carlo FontanaPiazza della Loggia

Gagliardetti in sfilamento

San Sereno continua a mostrarsi ben dispo-sto verso noi Alpini. Anche quest’anno la

tradizionale commemorazione dei Caduti pres-so il Cimitero Monumentale di Staglieno si èsvolta sotto un cielo azzurro. Come di consue-

GENOVA 24 gennaio 2015 MESSA PER I CADUTI A STAGLIENO

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Alpini e Marinai delle Sezioni diGenova nella Giornata della

Memoria per i Martiri delle foibe.

RAPALLO 10 FEBBRAIO 2016GIORNO DELLA MEMORIA

to, decine di Alpini, schierati davanti al vessillodella sezione di Genova e a tanti gagliardetti deiGruppi, insieme alle Associazioni d’Arma e alle au-torità civili e militari della provincia di Genova,hanno reso omaggio al sacrificio di tutti i Caduti,con la deposizione di corone al monumento all’Al-

pino e a quelli dei Caduti in Russia e dei Morti sen-za Croce.

La Santa Messa, celebrata dal nostro cappella-no Padre Rossi, è stata accompagnata dai cantidel Coro Soreghina, e seguita dalla preghiera del-l’Alpino.

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APPUNTI SUGLI ALPINI DI ADUAAdua è una località dell’Etiopia (o Abissinia, come si

diceva una volta), presso il confine con l’Eritrea. Neisuoi dintorni un corpo d’operazione italiano, al coman-do del generale Oreste Baratieri, subì il 1° marzo 1896contro le truppe del negus Menelik una grave disfatta,dovuta agli errori tattici dei comandi oltre che all’infe-riorità numerica (lo stesso Baratieri nelle sue Memoried’Africa parlò di “catastrofe di Adua”).

La battaglia di Adua, qui raffigurata nell’insieme daun artista etiopico [fig. 1] e in un macabro dettaglio daGiovanni Fattori [fig. 2], rappresentò per gli alpini ilcruento battesimo del fuoco ma anche l’inizio del “mi-to”, grazie all’eroico comportamento del I battaglionealpini d’Africa.

Questo era un reparto di formazione, composto dapersonale volontario tratto dai reggimenti alpini (l’ar-ruolamento volontario nelle truppe coloniali veniva

scelto soprattutto perché la durata della leva era di unanno invece di tre e la paga era maggiorata). Non va i-noltre dimenticato che diversi ufficiali degli alpini era-no in organico ai reparti di fanteria e indigeni.

Premesso che le informazioni disponibili nei parti-colari riguardano come al solito gli ufficiali e assai di ra-do i sottufficiali e la truppa, è opportuno cominciare

dalla fotografia dedicata al “battaglione alpini d’Africache partecipò alla battaglia di Adua” [fig. 3]. Ci sono di-ciotto ufficiali: il tenente colonnello genovese DavideMenini (12), comandante, il tenente Carlo Marchiori (8),aiutante maggiore, e sedici ufficiali in ragione di quattro(un capitano, uno o due tenenti, uno o due sottotenenti)per ciascuna delle quattro compagnie di cui è compostoil battaglione.

I capitani al comando delle quattro compagnie sonoGiovanni Trossarelli (13) alla 1ª, Ernesto Mestrallet (4)alla 2ª, Lorenzo Blanchin (3) alla 3ª, Pietro Cella (18) alla

Nel 120° anniversario dell’infausta battaglia

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4ª. Il battaglione comprendeva inoltre un ufficiale medi-co, il tenente Luigi Mauri, e un ufficiale di vettovaglia-mento, il tenente Davide Lomarini (17), per un totale diventi ufficiali. Per la precisione nella foto manca il sotto-tenente Alfredo Marini della 4ª compagnia mentre c’è iltenente Lomarini.

Dal punto di vista uniformologico, interessante l’ap-posito elmo o casco coloniale, detto familiarmente “pen-tolone”, indossato dal tenente Alessandro Grassi (11) eposato ai piedi del sottotenente Guido Bassi (15). Nellafoto un elmo per la truppa in dotazione agli alpini d’A-frica appartenente alla collezione Paolo Cera [fig. 4].

BATTESIMO DEL FUOCOIl corpo d’operazione nella battaglia di Adua era co-

stituito da quattro brigate (brigata indigeni, I, II e III bri-gata fanteria), comandate rispettivamente dai generaliMatteo Albertone, Giuseppe Arimondi, Vittorio Dabor-mida, Giuseppe Ellena. Supportati dall’artiglieria con56 cannoni, ne facevano parte il I battaglione alpini d’A-frica e altri 22 battaglioni: 16 nazionali (14 di fanteria e 2bersaglieri) e 6 indigeni. La composizione dei battaglio-ni non era però omogenea, tanto che i battaglioni indi-geni avevano mediamente un numero di effettivi piùche doppio rispetto ai battaglioni nazionali. La forza diquesti ultimi era costituita per il 7% dal battaglione alpi-ni, ma non era insolito trovare ufficiali degli alpini an-che nei reparti di fanteria e indigeni.

Gravissime le perdite: sebbene manchino dati defi-nitivi, si calcola che circa 4.600 militari italiani, di cui 263ufficiali (tra loro 2 generali, 2 colonnelli, 3 tenenti colon-nelli e 16 maggiori), furono uccisi nei combattimenti e1.700 catturati. Gli effettivi del battaglione alpini impie-gati nei combattimenti erano meno di 600, di cui 20 uffi-ciali. Come specificato dal ruolino nominativo, 15 uffi-ciali, 23 sottufficiali e 463 uomini di truppa risultarono“dispersi, morti o prigionieri” (i dati provengono da ap-profondite ricerche di M. Dominioni e P. Scolè).

Questa carneficina ha una spiegazione: gli alpini, in-quadrati nella brigata di riserva Ellena e schierati in or-dine sparso quando le sorti della battaglia erano ormaisegnate, si sacrificarono per proteggere i reparti (e lostesso generale Baratieri, come si vedrà più avanti) cheripiegavano disordinatamente. La cartolina [fig. 5] do-cumenta la tragedia. Sono caduti sul campo nove uffi-ciali, che saranno decorati con una medaglia d’oro, seid’argento e due di bronzo: il tenente colonnello Menini,il capitano Cella (al quale fu conferita la prima medagliad’oro al valor militare nella storia degli alpini), sei te-nenti e un sottotenente.

Stranamente nella cartolina non c’è il capitano Blan-chin, che aveva lasciato il comando della 3ª compagniaal tenente Carlo Cora, medaglia d’argento alla memoria,essendo rimasto al campo di Saurià. Blanchin si distinsein combattimento lì e durante la ritirata alla testa di unreparto eterogeneo, cadendo infine nella difesa dellesalmerie, ma inspiegabilmente non gli fu concessa alcu-na decorazione nonostante la relativa proposta.

Altissimo il numero di onorificenze al valor militare

conferite agli ufficiali del battaglione alpini d’Africa: 1medaglia d’oro alla memoria, 8 d’argento (di cui 6 allamemoria), 7 di bronzo (di cui 2 alla memoria). Numero-se pure le ricompense (medaglie d’argento e di bronzo,encomi solenni) date a sottufficiali, graduati e soldati.

Non meno glorioso il futuro di alcuni appartenential battaglione. Basterà citare il capitano Trossarelli, giàdecorato per Adua, che nell’agosto 1915 sarà insignitodi medaglia d’oro alla memoria quale colonnello co-mandante dell’89° reggimento fanteria sul Mrzli.

Al tenente Giuseppe Treboldi, anche lui decorato perAdua, sarà assegnata una medaglia d’argento nellacampagna di Libia nel 1912. In precedenza aveva co-mandato nel 1907 la “compagnia grigia”, formata da e-lementi della 45ª compagnia del Morbegno, che avevasperimentato la nuova uniforme, adottata l’anno dopo.Iniziata la guerra 1915-18 come maggiore, diverrà briga-dier generale dopo aver comandato battaglioni alpini,reggimenti, gruppi alpini e brigate. Nominato cavalieree poi ufficiale dell’Ordine militare di Savoia, sarà ispet-tore delle T.A. dal 1929.

Il sottotenente Alfredo Marini, uno dei quattro uffi-ciali non decorati per Adua, avrà modo di rifarsi abbon-dantemente. Come tenente riceverà una prima meda-glia d’argento al valor militare nel 1900, in tempo di pa-ce, per aver disarmato un soldato che, ubriaco, avevasparato delle fucilate contro i passanti durante i campiestivi nell’alta valle della Stura di Demonte. Dopo averricevuto un’altra medaglia d’argento come capitano inLibia nel 1913, ne otterrà una di bronzo nella primaguerra mondiale da maggiore comandante di un batta-glione alpini; infine, tenente colonnello alla testa del246° reggimento fanteria, cadrà prigioniero dopo Capo-retto proteggendo strenuamente il ripiegamento dellealtre unità sul Tagliamento.

PRIGIONIERI DI ADUASi è visto sopra che il bilancio delle perdite di Adua

fu terribile: oltre ai 4.600 uccisi, ci furono circa 1.700 mi-litari italiani catturati, con molti cannoni. Nella serie difrancobolli emessi dall’Etiopia nel centenario della bat-taglia (1996), il quinto valore [fig. 6] mostra appunto ilmomento della cattura. Una curiosità filatelica: nel fran-

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cobollo è usato il nome inglese della località, ossia“Adwa”.

Si legge invece “Adua” in un precedente francobollo[fig. 7], il valore più alto di una serie di sei sovrani etio-pici emessa nel 1964. Dedicato a Menelik II, effigiato neltondo con l’anno (1889) della sua ascesa al trono, il fran-cobollo rappresenta schematicamente ma con efficacia ilcampo di battaglia. La vittoria etiopica appare attribui-

bile all’intervento soprannaturale di san Giorgio, raffi-gurato peraltro anche nel dipinto mostrato all’inizio[fig. 1]. Da notare l’ordinale “II”: secondo la tradizionelocale, infatti, il primo Menelik sarebbe il leggendario fi-glio del re Salomone e della regina di Saba.

Tra gli ufficiali catturati, una sessantina, c’erano ilgenerale Matteo Albertone, comandante della brigataindigeni, e il maggiore Giovanni Gamerra, comandantedi un battaglione indigeni, i quali scontarono l’intero

periodo di prigionia. Il colonnello Luigi Nava, coman-dante del 5° reggimento di cui faceva parte il battaglio-ne alpini, fu invece rilasciato con altri già in maggio,mentre i prigionieri rimanenti rimpatriarono a partireda fine anno.

Dato che - come detto sopra - gli ufficiali alpini con-siderati “dispersi, morti o prigionieri” nella battaglia diAdua sono quindici, oltre ai dieci caduti accertati ci fu-rono cinque prigionieri. Sono il tenente medico LuigiMauri, il sottotenente Riccardo Gritti della 3ª compa-

gnia, il tenente Giuseppe Treboldi e il sottotenente Giu-seppe Borgna della 2ª compagnia, l’aiutante maggioretenente Carlo Marchiori (i primi due insigniti di meda-glia d’argento, gli altri di medaglia di bronzo). Numero-si pure i sottufficiali, graduati e soldati alpini catturati,anche se risulta praticamente impossibile conoscere levicissitudini di tutti.

GIUDIZI AUTOREVOLIFra i giudizi sugli alpini di Adua, tutti oltremodo fa-

vorevoli, uno dei primi fu espresso poche settimane do-po la battaglia dall’esperto colonnello Costantino Gaz-zera, secondo il quale il battaglione alpini d’Africa «hascritto la migliore e più splendida pagina di storia e di marti-rio che mai fu dato scrivere ad alcun reparto di truppa».

Di particolare importanza e degno di un commentodettagliato appare senza dubbio il giudizio del generaleBaratieri, il comandante unanimemente considerato re-sponsabile della disfatta, che dopo la battaglia aveva in-viato al governo italiano un telegramma in cui accusavadi sbandamento se non di vigliaccheria le sue truppe.Per la verità, nelle sue memorie egli insisté che le notizietrasmesse erano cifrate e riservate, affermando testual-mente: «Se fossero state pel pubblico avrei scritto ben diver-samente, né mi sarebbe sfuggita parola che potesse far torto ainostri soldati».

Comunque, tra l’altro si leggeva: «Allora non valsenessun ritegno, nessun ordine per ritirata successiva. Invanoufficiali cercavano trattenere soldati su qualcuna delle succes-sive posizioni, perché nemici irrompenti e pochi cavalieri s-cioani [da Scioa, la regione dell’Etiopia centrale concapoluogo Addis Abeba il cui ras Menelik era divenutonel 1889 negus d’Etiopia (N.d.R.)] scorrazzanti in bassobastarono a travolgere tutto. Allora ricominciarono le vereperdite; soldati come pazzi gettavano fucili e munizioni perl’idea che se presi senz’armi non sarebbero stati evirati, e qua-si tutti gettavano viveri e mantelline».

Poche righe prima era scritto che «anche battaglionialpini della riserva [per l’esattezza si trattava di compag-nie del I battaglione alpini (N.d.R.)] non erano più grado diopporre resistenza venivano travolti dai fuggiaschi man manoche si presentavano». In effetti, come precisa l’africanistaGian Carlo Stella, «Buona parte dei morti non si ebbero inbattaglia, bensì nella ritirata; questa durò più giorni con straziinenarrabili, ma non imposti dagli armati di Menelik, che noninseguirono gli italiani oltre Saurià, ma dalla regione in fi-amme, dai predoni e dai contadini fattisi audaci».

Ciò premesso, risulta ancor più lusinghiero per glialpini quanto dichiarato dallo stesso generale Baratieriin una lettera dell’ottobre 1897: «Ricordo l’arrivo ad Adi-grat del battaglione alpino quale avanguardia dei rinforzi ita-liani e il modo col quale si è presentato serio, pronto, discipli-nato, eccitando l’entusiasmo degli indigeni e degli europei[gli ascari, impressionati dall’enorme carico portato da-gli alpini, li chiamarono simpaticamente “elefanti bian-chi” (N.d.R.)].

Ricordo la serena energia fisica e morale con la quale con-servava la sua forza e il contegno esemplare nei disagi, nelleprivazioni e nelle marce, resistendo con tenacia alpina alle in-fluenze deleterie.

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Ricordo come parecchi mi hanno fatto gli elogi del conte-gno degli alpini durante la battaglia del 1° marzo, malgrado lecircostanze difficilissime nelle quali hanno dovuto combatterele quattro compagnie.

Ricordo come ufficiali e soldati alpini si sono accostati ame nei momenti più terribili della ritirata e come nell’ultimodisperato tentativo di costruire un nucleo di retroguardia, pa-recchi alpini risposero con altri soldati all’appello e come ulti-mo vidi presso di me il tenente colonnello Menini, il quale ca-deva subito dopo per secondare i miei sforzi».

ALPINI IN POESIA*Mentre i giudizi dei due ufficiali possono apparire in

certo qual modo scontati, sorprendente è l’interesse de-stato dagli alpini di Adua in Olindo Guerrini, poeta ve-rista popolarissimo a fine ’800 e conosciuto con varipseudonimi, tra i quali Lorenzo Stecchetti e Argia Sbo-lenfi. Scrittore e giornalista, studioso e critico letterario,erudito e bibliofilo, nonché avvocato non praticante econsigliere comunale, le sue opere erano sovente im-prontate alla denuncia e alla satira talvolta feroci delconformismo morale, religioso, sociale.

Guerrini portò avanti una contestazione socialistoi-de, ma non anarchica o rivoluzionaria, e nella vita pri-vata tutelò valori tradizionalmente borghesi, come la fa-miglia e il lavoro, occupandosi pure di cucina, turismo,fotografia. In particolare condannò duramente la politi-ca coloniale del governo, accusato di favorire il torna-conto dei capitalisti a danno del proletariato urbano erurale, che vedeva i propri figli andare a morire in terraafricana.

Nelle Rime, sotto il titolo “Affrica” (come si scrivevaallora) compaiono diverse poesie di aspra polemicacontro la guerra combattuta lì dagli italiani, quali “Men-tre partono”, “In anticamera”, “Alpini”, “Ultime noti-zie”, “Alle madri”, “Ai reduci dallo Scioa”, “Agli erois-simi” (in cui figura un motto da lui coniato che avrà unenorme successo: “armiamoci e partite”).

Il sonetto “Alpini”, di forma classicheggiante ma dicontenuto tragico, mentre ribadisce il concetto di “inutilsacrificio”, conferma al tempo stesso che il comporta-mento eroico fino all’estremo del I battaglione alpinid’Africa era ormai di pubblico dominio.

Quando l’ora verrà, l’ora che deve

esser l’estrema che vedrete al mondo,

voi cercherete invan col moribondo

occhio l’alpe natìa, bianca di neve

e indarno de’ ghiacciai la brezza lieve

ricercherete nell’ansar profondo...

Oh, quanto lungi al labbro sitibondo

saran le fonti ove il camoscio beve!

Ahimè, madri dolenti e fidanzate

dolenti, dite voi se questo è il santo,

il giocondo avvenir che sognavate?

Vanno all’inutil sacrificio e intanto

noi veneriam le vanità sfacciate

cui piacque il sangue loro e il vostro pianto!

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PER GRAZIA RICEVUTAInfine, due interessanti ex voto provenienti da san-

tuari piemontesi ci tramandano i nomi di due alpini im-pegnati nella battaglia di Adua, detta anche di Abba Ga-rima da un’altura nei pressi della città. Si tratta di Lo-renzo Sibona, sopravvissuto alla prigionia, e FrancescoBarachino, “reduce d’Affrica”.

Espressivo e storicamente accurato il primo ex voto[fig. 8], dove si vede Sibona in tenuta di marcia ferito ecatturato da cavalieri galla, accanto a due commilitoniuccisi (gli Oromo o Galla sono il gruppo etnico più nu-meroso e di ceppo più puro in Etiopia e la loro cavalleriaebbe un ruolo determinante nella battaglia).

Va ricordato che Sibona figura tra i sei alpini sempli-ci insigniti di medaglia d’argento al valor militare perAdua, con questa significativa motivazione: «Combattécon fermezza e valore fino all’irrompere del nemico nelle posi-zioni occupate dal suo reparto, finché, ferito e sopraffatto, ven-ne tratto prigione [fatto prigioniero]».

Nell’altro ex voto [fig. 9], di stampo più tradizionale,l’alpino Barachino, tornato a casa per grazia ricevutadalla madre raffigurata in preghiera, indossa la tipica u-niforme in uso nella madrepatria.

Gabriele de Dominicis

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Alla fine del 2013 il socio Gabriele de Dominicismanifestò il proposito di ricordare i personaggiche, nel corso di quasi un secolo, si sono avvi-

cendati nel gestire le varie attività della Sezione di Ge-nova (fino al 1961 Sezione Ligure) o hanno contribuitoa farla conoscere al meglio. Allo scopo si formò un “co-mitato di redazione” (Gabriele de Dominicis, FedericoImazio, Bruno Molfino) che ha concretizzato l’idea, ba-sandosi sulla provvidenziale memoria e competenza diBruno, sulla ricerca effettuata sui giornali sezionali daFederico e sulla puntuale stesura dei dati da parte diGabriele. Il tutto è stato migliorato con la chicca dellefoto di (quasi) tutti i personaggi citati, più di 300.

Mentre tante sezioni, compresa la nostra, hanno im-postato in ordine cronologico la loro storia, che possia-mo paragonare a una “ruota”, in quest’opera sono statielencati in ordine alfabetico i suoi “raggi”, ossia i singo-

(Quasi) un secolo di Alpini Genovesi

li che hanno fatto procedere nel tempo la Sezione di Ge-nova. Occorre precisare che sono citati nella quasi tota-lità le cariche e gli incarichi sezionali che si sono avvi-cendati negli anni e quanti ultimamente si stanno avvi-cinando con assiduità alla vita sezionale. Non sono sta-ti però dimenticati alcuni amici degli alpini che hannofatto conoscere aspetti poco noti della storia alpina coni loro scritti o sono stati determinanti per la buona riu-scita di importanti iniziative sezionali.

Quanto ai capigruppo, che rappresentano la spinadorsale dell’A.N.A., sono stati menzionati soltanto co-loro che hanno ricoperto cariche o incarichi di vario ge-nere a livello sezionale o hanno contribuito a far cono-scere la Sezione di Genova con monumenti o costruzio-ni sul loro territorio o con manifestazioni di particolarerilievo o con un appoggio concreto alle attività seziona-li. Quindi mancheranno certamente dei capigruppo diprimo piano, che peraltro hanno svolto la loro operameritoria unicamente nell’ambito dei loro gruppi.

In linea di massima, per ogni personaggio sono sta-ti evidenziati inizialmente i dati anagrafici, l’eventualepartecipazione a eventi bellici, le cariche più importan-ti ricoperte prima a livello sezionale e poi di gruppo,quindi in ordine cronologico i vari incarichi svolti, gliinterventi di protezione civile, le partecipazioni a sin-gole attività sezionali, ecc.

Il comitato di redazione che, a suo insindacabile giu-dizio, ha scelto i nominativi qui elencati si scusa con lepersone che, pur essendo state anche più meritevoli ditante citate, non figurano per mancanza di informazio-ni su quanto hanno fatto. Ciò è dovuto, prima della se-conda guerra mondiale, all’inesistenza di stampa alpinasezionale e alla perdita dei documenti conservati nellasede di via San Giuseppe distrutta nei bombardamenti.Nel dopoguerra, invece, alla carenza di dati significati-vi e di comunicazioni opportune.

Giunto alla fine del lavoro, fiducioso che i nuovi so-ci vi possano trovare e apprezzare la memoria storicadei loro illustri predecessori destinata altrimenti a per-dersi, il comitato non può fare a meno di constatareamaramente la scarsa collaborazione avuta, salvo alcu-ne lodevoli eccezioni, nella ricerca di dati e foto.

Il Comitato di Redazione

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ANAgenova

Il libro è a disposizione presso

la Segreteria della Sezione

di Genova al costo di euro 10,00

Questa ventesima edizione del CISA è stata ve-ramente positiva sotto più di un aspetto. Nonsolo per l’ottima organizzazione e gestione lo-

gistica, ma anche perché la nostra rivista “Genova Al-pina Nuova” ha vinto il secondo premio del concorsobiennale Vittorio Piotti per le pubblicazioni dei Grup-pi e delle Sezioni dell’Associazione Nazionale Alpini.

E come potete leggere sull’attestato firmato dalPresidente Nazionale, per poco nomn abbiamo vintoil primo premio; solo per colpa di una copertina grafi-camente un po’ scarsa siamo stati superati dalla Se-zione di Udine.

Pazienza, le indicazioni sono precise, vedremo dirimediare tra due anni.

Oltre alla soddisfazione per il riconoscimento el’apprezzamento, che naturalmente sono estesi anchea tutti i collaboratori del nostro periodico sezionale,

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BELLUNO, 2-3 aprile 2016 20° CISA

(Congresso Itinerante Stampa Alpina)SIAMO (QUASI) I CAMPIONI

mi ha fatto piacere ritrovarmi dopo trentasette anninella mia sede di naja e vedere la mia ex caserma (delGruppo art. mont. Lanzo) salvata dall’abbandonograzie al trasferimento da Feltre del 7° alpini nei duecomplessi contigui delle Caserme D’Angelo (exGruppo art . mont. Lanzo) e Salsa (ex B.a.r. Belluno);anche se, ad essere sinceri, all’epoca avevo avutospesso pensieri dinamitardi (non a caso le due caser-me si trovano in Via Col di Lana).

E parlando con i Bellunesi, veci, bocia e donne (an-zi “mule”), mi sono reso conto che anche loro sonocontenti che a Belluno siano rimasti gli Alpini, speria-mo per un bel po’ ancora.

IL DIRETTORE (SODDISFATTO MA NOSTALGICO)

NICOLA PELLEGRINO

nord del Regno d’Italia venne trasformato in un vero eproprio cantiere, creando una linea fortificata costitui-ta da moderne fortificazioni in calcestruzzo e acciaio,materiali nuovi per l’epoca, ritenute indistruttibili. Ilpromotore delle opere austroungariche fu Franz Con-rad von Hotzendorf (1852-1925).

Arrivato nel 1905 all’apice della carriera mai avevanascosto la sua avversità verso l’Italia, nonostante fos-se alleata con l’Austria - Ungheria tramite il trattatodella Triplice Alleanza.

Per quanto riguarda l’Italia il generale del genioEnrico Rocchi scrisse molti saggi riguardanti la fortifi-cazione permanente italiana; le sue idee innovativenell’utilizzo delle fortezze del tutto indipendente alladifesa del fronte diedero le linee guida alla fortificazio-ne italiana del confine.

Il forte modello Rocchi era semplicissimo: unastretta costruzione rettangolare di calcestruzzo lungo60-80 metri e largo 10-15 metri; l’armamento di arti-glieria era costituito in genere da 4 cannoni da 149/35in acciaio, disposti in linea retta, installati nelle cupolecorazzate a “pozzo” ad intervalli di 10-15 metri l’unodall’altro.

I pozzi erano serviti da un lungo corridoio che per-correva in lunghezza la costruzioni e tra-mite una breve rampa di scala si accede-va all’interno della cupola. L’internodella cupola era illuminato mediantelampade elettriche di bassa potenzamentre il ricambio dell’aria era assicura-to da un ventilatore che immetteva ariapura; erano presenti gli alloggiamentiper i proiettili pronti all’uso e i tubi acu-stici portavoce con i quali era possibilecomunicare con la centrale di tiro.

La cupola poggiava su un treno disfere di acciaio dal diametro di 10 cm,mentre la rotazione a 360° era ottenutamediante un ingranaggio moltiplicatoremosso a manovella.

I servizi per il personale, depositi e

Iprogressivi miglioramenti delle artiglierie contri-buirono al rapido declino delle costruzioni militaricon coperture in pietrame totalmente incapaci a re-

sistere alle granate torpedini introdotte dal 1885; lasuccessiva introduzione della spoletta ritardata mon-tata su proiettili con esplosivo ad alto potenziale per-mise di aumentare notevolmente il potere distruttivo.Esperimenti balistici furono svolti in vari stati europeicome in Francia negli anni 1886-87 e successivamentein Belgio e Prussia.

In Italia si fecero esperimenti negli anni 1909-10 uti-lizzando come banco di prova il forte Varisello neipressi del Moncenisio, un’opera in pietra costruita solotrent’anni prima.

Le valutazioni dei risultati indusse le autorità mili-tari italiane ad avviare un importante piano fortificato-rio: un comitato governativo fu incaricato di pianifica-re opere da costruire secondo le più moderne dottrinemilitari su tutto l’arco alpino con particolare attenzio-ne alla difesa di Venezia e Verona.

La commissione dopo un lungo lavoro di ricercasul territorio elaborò le sue proposte presentando unarticolato documento comprendente ben novantasettePiazze fortificate. Fra il 1908 e il 1914 tutto il confine

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Le quattro cupole corazzate del forte Montecchio/Lusardi di Colico (Lecco)

Forte Col Vidal in Cadore

laboratori polveriera per i proiettili e-rano ricavate fuori dal forte in luoghidefilati al tiro del nemico.

Questo costrinse a collegare lebatterie con lunghi corridoi e scale econ sistemi di trasporto del proiettilesu rotaia. Il confronto con le batterieaustriache che si sarebbero contrap-poste in guerra si concentra sui criteridi costruzione e sulla resistenza aiproiettili di artiglieria. Mentre gli au-striaci corazzavano i forti, provandolisotto il tiro dei 305 mm, con gettate dicalcestruzzo di 4-5 metri di spessore ecupole corazzate di 300 mm, gli italia-ni installavano cupole con spessoredi 140 mm e i muri spessi non più di2-2,5 metri. La differenza fra cupole i-taliane e quelle austroungariche ènotevole.

La cupola italiana aveva un aspet-to più schiacciato, quasi lenticolareper presentare una superficie piùsfuggente ai tiri diretti e composta dadue o tre “spicchi” saldati. L’unicaeccezione a queste tipi di cupole co-razzate è rappresentato dalla batteriaChaberton, costruita tra il 1898 e il1910 in alta Val di Susa, dotata di cu-pole in lamiera a corazzatura leggeradallo spessore di cinque centimetri atipica forma navale.

Le cupole imperiali erano semi-sferiche, forgiate in fonderia in unpezzo unico d’acciaio affogate di ol-tre 2 metri nel cemento del forte of-frendo una maggiore resistenza alcomplesso “cupola/pezzo”. E’ inol-tre da notare che se le cupole italianeerano disposte in linea retta quelleaustriache avevano una disposizione

più casuale e con maggiore mimetismonaturale intervallate da finte cupole incemento per ingannare il nemico.

Le batterie corazzate italiane, costrui-te in massima economia con scarsa qua-lità del calcestruzzo, nate già vecchie ri-spetto alla veloce evoluzione tecnologicadei proiettili dimostreranno tutto la loroinadeguatezza alla prova del fuoco; tut-tavia le batterie di primo Novecento, neipochi esempi rimasti integri, con tutte leloro architetture ancora legate ad unabellezza estetica ci offrono splendidi e-sempi di arte e tecnologia che vale la pe-na di valorizzare dal punto di vista turi-stico.

Lorenzo Santagata

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Le cupole corazzate del forte di Pian dell’Antro in Cadore mimetizzatedurante una esercitazione prima del conflitto (collezione L. Santagata)

Primo piano delle casematte del forte Chaberton: si possono notare isupporti per la manutenzione esterna e l’oblò posteriore. (collezione L.Santagata)

Sezione di una cupola corazzata per forte modello Rocchi.

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Il 21 ottobre, nell’ambito dellaIII battaglia dell’Isonzo, in soli 3giorni la Bergamo registra 1356perdite per nuovi insensati attac-chi. Il giorno 24 il Val Dora appenauscito dalla trincea e costretto atransitare per un passaggio obbli-gato, viene falciato. Il suo coman-dante, maggiore Soria, rifiuta sde-gnosamente di riportare inutil-mente gli uomini al massacro: vie-ne destituito il giorno dopo “permalattia”. Nell’imminenza dellacattiva stagione e della sospensio-ne delle operazioni su tutti i fron-ti, tuttavia qui si impartisce di-sposizione che i reparti continui-no ad esercitare forte pressionesul nemico. Inizia così la stagionedelle pericolosissime pattuglienotturne che strisciano fin sotto leopere passive nemiche trascinan-do i tubi di gelatina per aprirevarchi. I rischi sono altissimi, in molti non tornano,spesso gli esplosivi non si innescano per varie cau-se, gli esiti di queste temerarie imprese nulli perchéil nemico si è attrezzato con gabbioni costruiti confilo spinato che vengono facilmente spinti con preci-sione dall’alto andando a tappare eventuali varchi

LA GRANDE GUERRA DI GIACOMO TORTORA: IL 1915

apertisi. Ai primi di novembre laBergamo, si sposta di poche centinaiadi metri verso nord per provare adattaccare l’adiacente ugualmente im-prendibile collina di Santa Maria esotto q. 588 arrivano le brigate Bene-vento e Messina: a quest’ultima verràproprio in quei giorni assegnato ilgiovane neo sottotenente genoveseGiacomo Tortora. I resoconti parlanodi clima proibitivo, di trincee terrose“ruscellanti per la pioggia” che lesbriciola distruggendo i precari rico-veri, di un mare di fango che appe-santisce le divise dei soldati ed in-ceppa le armi, delle prime notti geli-de.

Chi è Giacomo Tortora? Nasce il23 settembre 1894 a Conegliano Ve-neto (TV), dove il padre Stefano, ori-ginario di Oneglia (oggi Imperia),svolge le funzioni di Pretore. La ma-dre è la genovese Luigia Costa, figlia

di Giacomo Costa, importante industriale oleario efuturo capostipite di una tra le più note dinastie ita-liane di armatori. Ai primi del Novecento, e dopo lanascita nel 1899 del fratello Emilio, la famiglia si tra-sferisce definitivamente a Genova, presso il cui Tri-bunale il padre ottiene l’incarico definitivo. Conse-

guita la maturità classica presso ilGinnasio Liceo “Cristoforo Colom-bo”, si iscrive alla Facoltà di Giuri-sprudenza. A partire dal novembre1913 presta servizio militare, comeallora potevano svolgerlo gli stu-denti, in qualità di “Soldato Volon-tario di 1 anno”, arruolato nel 90°Rgt. Fant. - Brigata Salerno, di stan-za a Genova. Dalle lettere che scrivealla famiglia si apprende che il re-parto svolge l’addestramento sul-l’Appennino Ligure, tra le localitàdi Casella, Busalla, Ronco Scrivia ealture circostanti. In tali frangenti sirivela un ottimo camminatore, do-tato di notevole resistenza. Questadote, che gli rimarrà per tutta la vi-ta, gli consentirà di effettuare nu-merose escursioni e di diventare unesperto conoscitore delle scoscesemontagne dell’Appennino ligure.

seconda puntata

Luglio 1915 – Il caporale Gia-como Tortora a Genova di ritor-no dal fronte pochi giorni pri-ma di essere inviato al CorsoAllievi Ufficiali di Modena. Por-ta ancora le mostrine della bri-gata Salerno.

10 ottobre 1915 – L’allievo ufficiale Giacomo Tortora al corso di Modenaindossa già la divisa da ufficiali. L’aspetto austero dei suoi Genitorimaschera viva apprensione.

Un alpino senza la penna!Congedato col grado di ca-porale il 30 novembre 1914,viene richiamato il 10 mag-gio 1915 per la mobilitazio-ne generale in vista dell’or-mai imminente dichiarazio-ne di guerra all’Austria-Un-gheria; due giorni dopo, in-fatti, parte con la Salerno, in-serita nell’ 8ª Divisione diFanteria, IV° Corpo d’Ar-mata, per il settore dell’AltoIsonzo, dove il reparto saràduramente impiegato insanguinosi ed infruttuosiattacchi sui Monti Mrzli eSleme.

Proprio in quei primigiorni del conflitto maturain lui l’idea di tenere undiario, che avrà quindi ilpregio di abbracciare tuttala sua vita militare (dal ’15al ’19); ma intanto quella dicombattente/soldato semplice è destinata a durareassai poco, perché i militari istruiti – e quindi tuttigli studenti universitari – devono diventare ufficialidi complemento, ruolo di cui nell’esercito italianodel ’15 c’è una gravissima carenza. Destinato a fre-quentare un Corso accelerato per Allievi Ufficiali diComplemento nell’Arma di Fanteria all’Accademiadi Modena, ritorna in linea nel novembre 1915 con ilgrado di Sottotenente, in servizio presso il 93° Rgt.Fant. - Brigata Messina, che opera nel settore del Me-dio Isonzo, tra Tolmino e Canale. Attraverso il dia-rio seguiamo ora la sua avventura sul Santa Lucia.

17 Novembre. Giungo, assieme a circa altri 300 uffi-ciali, a Cividale e mi presento al Comando di Tappa.

19 Novembre. Sono assegnato al 93° Reggimento difanteria: alla mattina, con gli altri ufficiali destinati al133°, si parte in camion per Prepotto e indi, risalendo lavalle dello Iudrio, per Kambresco e Pusno. Indi a piediscendemmo per la mulattiera che discende in valle Do-blar, e arrivammo alle 19 circa al comando di reggimento(Casa Stergari). Quivi io sono assegnato al 4° Battaglio-ne: 16a Compagnia.

20 Novembre. Faccio la conoscenza del capitano co-mandante del mio battaglione (cap. Chamard), del miocomandante di compagnia (sott. Limentani) e gli altri: ilbattaglione è attendato in una regione tutta fangosa,chiamata: Scuole Rute.

21 Novembre. Viene annunziato a me e agli altri nuo-vi venuti che alla sera saremmo andati in trincea. Ci met-temmo in cammino alla sera verso le 19: per una mulat-tiera si scese attraverso un folto bosco al torrente Usnik,attraversammo la famosa e pericolosissima passerella e ri-

salimmo, per sentieri orribili, su per la collina di S. Lu-cia. Alla mezzanotte raggiungo il comando della compa-gnia, quasi in trincea, in località detta: Roccione.

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La testa di ponte di Tolmino ripresa da nord con a sinistra la cittadina; al cen-tro l’Isonzo che scorre dal basso della foto verso l’alto in direzione di Gorizia;alla sua destra il Mengore (Santa Maria) e dietro il Cvetje (Santa Lucia).

Cartina della testa di ponte di Tolmino, dove il SantaLucia è indicato col nome della cima Selski Vrh (m.588).

22 Novembre. Essendo di servizio nella sovrastantetrincea un altro sottotenente, io rimango col comando dicompagnia anche per assuefarmi un po’ al luogo. Di gior-no si può appena uscire, per un paio di metri fuori dal-l’entrata di una grotta, a causa delle mitragliatrici e deifucili puntati degli austriaci.

23 Novembre. Alle 6 di mattino, prima che facessecompletamente giorno, vado su in trincea a fare il mioturno. Si sale una difficile scalinata nella viva roccia e poi

per un lungo camminamentosi arriva sulla linea dei piccoliposti. Posizione infelicissima:gli austriaci sopra, e noi sotto,a 40, o cinquanta metri. Il ri-covero per l’ufficiale è una ta-na scavata nella terra, nellaparete di un camminamento acirca 1 metro da terra. E’ moltoumida e, con la bassa tempera-tura era tutta incrostata dighiaccioli: avvolti in una co-perta, ci si riposava ugualmen-te!

24 Novembre. Alla nottevengo estratto a sorte per fre-quentare una lezione sull’usodei tubi esplosivi. Vengo quin-di sostituito in trincea dalsott.te Limentani e, assieme alsott.te Petruzzi, nelle prime o-re del mattino discendiamo daS. Lucia e risaliamo a ScuoleRute. Qui ci inviano a Vo-

grinki dove si giunge verso le 9 dopo più di 6 ore di mar-cia faticosa e continua. Essendo stati rimandati gli espe-rimenti, alla sera, con altre 6 ore di cammino, ce ne tor-niamo a S. Lucia.

25 Novembre. Appena da due ore eravamo giunti,quando un nuovo ordine, giunto per telefono, ci ingiungedi trovarci per le 8 del domani mattina a Vogrinki. Digran fretta ci rimettiamo, sebbene stanchi, in cammino, egiungiamo in tempo. Un colonnello del genio, ci dà alcu-

ne spiegazioni sui tubi a gela-tina esplosiva. Stando là ho oc-casione di vedere in azione igrossi mortai da 210. Alla serasiamo rimandati d’urgenza intrincea, perché al domani do-vrà aver luogo un attacco a S.Lucia. Verso mezzanotte giun-giamo: per la via dell’Usnikincontriamo grosse colonne dimuli portanti rifornimenti emunizioni: inoltre circa 400complementi destinati al 93° etutto il 4° Bersaglieri, che re-cavasi in linea.

La distanza per sentieritra S. Lucia e Vogrinki si ag-gira sui 15 chilometri in ter-reno mediamente accidenta-to (questo all’incirca il per-corso: discesa dal S. Lucia,salita a Scuole Rute – situatetra il Krad Vrh ed il VardaVrh – quindi ridiscesa in Val-

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Il Santa Lucia da sud est; dietro la mole squadrata del Mrzli con alla sua destrail Vodil ed alle sue spalle lo Sleme. La punta innevata che domina la zona è ilMonte Nero.

Schizzo a cura dello Stato Maggiore del Santa Lucia che mostra chiaramentele sacrificate e precarie posizioni tenute fino al gennaio 1916 dalle truppe ita-liane.

le Doblar e risalita fino a Vo-grinki); il nostro protagoni-sta, compiendo nell’arco dipoco meno di 48 ore duevolte tale percorso, avrebbequindi coperto circa 60 Kmin un tempo di 24 ore com-plessive di marcia: il tuttoper “… alcune spiegazionisui tubi”!

26 Novembre. All’una dinotte il comando di Battaglio-ne ci avverte che per le ore 4dovranno essere posti e esserefatti brillare tubi esplosivi neireticolati austriaci di quota588: incaricati di ciò sarò io ePetruzzi con una quindicinadi soldati. Con grande circo-spezione usciamo dai cammi-namenti, occupati dalla 15acomp. e dai bersaglieri e si at-traversa il tratto di circa 40 m.separante le nostre posizionidalle avversarie. I tubi sonoaccesi, ma non esplodono (siseppe poi che il genio si era di-menticato di mettere le capsuletra la miccia e la gelatina). Se-gue poi nella mattinata un di-screto bombardamento delletrincee nemiche. Alle ore 11 ibersaglieri del 4° regg.to esco-no all’assalto, ma essendo i re-ticolati intatti, falciati dallemitragliatrici, devono ripiega-re nelle primitive posizioni.

Nonostante il fallimentodella missione, l’ordine diattacco era stato ugualmen-te impartito.

27 Novembre. Alle 4 delmattino io e Petruzzi, dietroordine del capitano Chamard edel tenente colonnello Rubino,dei bersaglieri, andiamo a por-re altri tubi al medesimo puntodel giorni prima. Questa volta scoppiano benissimo e a-prono un discreto varco nel reticolato.

30 Novembre. Scoperto un secondo reticolato nemico,pochi metri più in là del primo, sono nuovamente inviatoa far brillare i tubi a quota 588. Constatata la eccessivaprofondità di queste opere accessorie, l’imperversare delmaltempo, pare che il comando abbia abbandonato l’ideadi seguitare negli attacchi a S. Lucia. Il 4° bersaglieri la-scia le trincee e va a riposarsi in 2a linea a Scuole Rute.

15 Dicembre. Assieme ai miei colleghi promossi da ul-

timo, vado a Casa Stergari dove sono presentato al co-mandante della “Brigata Messina”, magg. generale Ba-ronis. Sia l’aiutante di campo, capitano Duprais, che ilgenerale, mi annunziano di avermi proposto per una ri-compensa al valore. Al pomeriggio ritiro dall’ufficio am-ministrazione l’indennità di entrata in compagnia (Lire365.=), conferita per questi fatti.

“Bollettino Ufficiale 18 Ottobre 1916 – Disp. sa 92a– pag. 5401: S. Ten Tortora Giacomo, del 93° Regg. Fan-teria. Medaglia di Bronzo al valore: Incaricato di dirigere

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Tali foto dei giorni nostri mostrano il terreno impervio degli scontri e la com-pleta scomparsa in superficie di segni di quelle battaglie. In particolare, la fotosotto è stata scattata sul punto di massimo avanzamento italiano (zona delmuretto di sacchi a terra): nella boscaglia si intuisce quota 588.

alcuni militari di truppa nel collocamento e brillamentodi tubi esplosivi nei reticolati nemici, eseguiva tale com-pito per tre giorni consecutivi, ottenendo lo scopo, sotto ilfuoco violento di fucileria, bombe a mano e a gas asfis-siante. S. Lucia di Tolmino – 26-28 Novembre 1915”.

Gli ultimi di gennaio 1916/primi di febbraio,Tortora annota infine queste importanti notizie.

30 Gennaio. Consegnate le truppe ad ufficiali del

94°, ritorniamo alle nostrecompagnie. I lavori che eranosempre stati chiamati “di se-conda linea” proseguono concrescente alacrità: da duenotti numerose corvèes dimuli e di uomini hanno por-tato via dalla collina di S. Lu-cia tutto il materiale traspor-tabile: lamiere, scudi, tubi i-nesplosi rimasti dal 26 nov.,armi, ecc. Si lavora ininter-rottamente tutta la giornata.

31 Gennaio. Giornata fre-sca. Alla sera grande movi-mento, che preannunciaqualcosa di insolito. … noiriceviamo l’ordine di prepa-rarci ad andare in trincea.Sull’imbrunire si occupano lenuove trincee, da noi stessicostruite dalla metà di dicem-bre in poi. Si sa che il 94° nel-la notte abbandonerà le posi-

zioni di S. Lucia!…. La 16a comp. ha l’ordine di appo-starsi sullo Lible-vrh (uno sperone avanzato) per proteg-gere il ripiegamento, nell’eventualità che il nemico se neaccorgesse. Tutto procedette nel massimo ordine: il 94°venne via a scaglioni: alla mezzanotte anche le ultimevedette avevano lasciato l’infausta collina di S. Lucia eavevano passato la passerella dell’Usnik, distruggendo-la: il ripiegamento era avvenuto.

1 Febbraio. All’alba la-sciamo l’appostamento eprendiamo posto nelle trin-cee nuove in prossimità dellaSella del Krad-Vrh. … gliaustriaci non si sono accortiper niente del nostro ripiega-mento: anzi, forse stimolatidal nostro silenzio, si acca-niscono nel lanciar bombecontro le antiche nostre posi-zioni.

Oggi di tutta quella lot-ta sul Santa Lucia non esi-ste più traccia, fa notare ilprof. Alliney. I folti boschicresciuti dopo la guerra edil terreno piuttosto instabi-le hanno cancellato ognigenere di postazione; soloqualche reperto metallicoaffiora dal terreno.

Giancarlo Militello

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Zona del punto del massimo avanzamento italiano con il muretto di sacchi a ter-ra costruito dal Val Dora (vedi prima puntata). sotto q. 588 - Sullo sfondo l’im-prendibile vetta del Santa Lucia - Foto scattata dopo la riconquista austriaca.

Impressionante foto aerea della collina di Santa Lucia con le linee delle trinceeed i colpi delle artiglierie. A sinistra si vede l’abitato di Selo, a destra verso l’al-to la cima della collina (q. 588). Sotto sinuoso, da destra a sinistra, correl’Isonzo verso Gorizia.

Il sergente maggiore Simone Pennazio, classe 1883,sottufficiale del battaglione “Val Dora” del 3° Reg-gimento Alpini, fu decorato di medaglia d’ argento

al V. M. con la seguente motivazione:“Esempio costante ai dipendenti di attività milita-

re, dava continua mirabile prova di perizia e coraggionel guidare il proprio plotone durante il combattimen-to, non desistendo dal suo compito, sebbene ripetuta-mente ferito.- Monte Ortigara, 19 giugno 1917.”

Il battaglione “Val Dora”, del 3° Reggimento Alpi-ni, era costituito dalla 231a e 232a compagnia, alle qua-li si aggiunse poi, alla fine del 1916, la 3a, già del “Pie-ve di Teco”, a seguito dello scioglimento di questo bat-taglione.

Il “Val Dora” allo scoppio delle ostilità, inquadratonel Gruppo Alpini B, opera nella zona dell’Isonzo, par-tecipando a duri combattimenti, soprattutto nell’ago-sto e settembre 1915 nel settore di Santa Maria e SantaLucia di Tolmino. Dall’11/2/1916 presidia Monte Ros-so, approntando sistemazioni difensive e lottando con-tro neve e tormenta. Il 27/3/1916 lascia il settore dell’Isonzo e viene trasferito in Carnia, dove, il 21/4/1916,passa a far parte del Gruppo Alpini C.

Nel marzo 1917 è assegnato al 2° Gruppo Alpini etrasferito in Trentino. Nel giugno, mentre è in corso labattaglia dell’Ortigara, il battaglione è trasferito inquesto settore prima a Pozza dell’Ortigara, poi, il 15giugno, al Passo dell’Agnella, dove viene sottoposto aviolentissimi bombardamenti. “Il mattino del 19 ,” co-me si legge nella storia ufficiale del battaglione “ValDora”,” la 231a si slancia all’attacco di quota 2105 con-quistandola insieme ad altri riparti, mentre la restanteparte del battaglione punta verso M. Castelnuovo.Vengono catturati molti prigionieri e molto materiale;le perdite riportate dal “Val Dora” però sono sensibili:più di trecento uomini.” E’ in queste drammatiche cir-costanze, evidentemente, che si distingue e viene gra-vemente ferito il sergente Simone Pennazio.

Il battaglione “Val Dora” nel novembre e dicembre1917, dopo il disastro di Caporetto, è duramente impe-gnato nella difesa delle nostre linee a Monte Tondare-car, Monte Badenecche, Malga Lora in rincalzo alletruppe che difendono Monte Fior, e infine sulle pendi-ci di Monte Castelgomberto. Il 9 dicembre 1917 il re-parto è sciolto, a seguito delle gravissime perdite subi-te, che, nei tre anni di guerra ammontano a 11 ufficialicaduti, 32 feriti, 35 dispersi; 285 sottufficiali, graduati ealpini caduti, 699 feriti, 563 dispersi.

Nella foto del sergente maggiore Pennazio, scatta-ta, probabilmente alla fine del 1918, sono visibili, sulla

ALPINI DELLA GRANDE GUERRASimone Pennazio

parte alta della manica destra, cinque distintivi di feri-ta. Per curare tali gravi ferite fu ricoverato anche nell’Ospedale Militare di Genova, e successivamente inFrancia. Il sergente maggiore Pennazio, come si leggein un documento ufficiale, era nativo di Riva pressoChieri, in provincia di Torino. Congedatosi, tornò allafamiglia, conducendo con laboriosità, tenacia e energiauna prospera azienda agricola a Poirino (TO). Si spen-se prematuramente, nel 1942, a causa di una malattia,aggravata dalle ferite riportate in guerra. Salutiamo lafiglia, signora Laura, residente da lunghi anni nella no-stra Riviera di Ponente, alla quale porgiamo i nostripiù vivi auguri; la ringraziamo delle foto e dei docu-menti che ha messo a nostra disposizione per ricordarequesta splendida figura di alpino, di combattente, dimarito e padre esemplare e di lavoratore intelligente eappassionato.

Francesco Tuo

27 GENOVA ALPINA NUOVA 1/2016

Introduzione

Questa storia è una delle tantestorie di uomini nati intorno al 1920che hanno subito tutto il peggio del-la loro gioventù negli anni della 2a

Guerra Mondiale e che si sono por-tati dentro per altri 74 anni conside-randolo un prezzo dovuto per esse-re riusciti a sopravvivere a quegli e-venti.

La storia di Giovanni BattistaSalvi è proprio una di queste, era u-no degli ultimi rimasti e a Giugno2014 ci ha lasciati. Proprio perchécosì rara e preziosa, prima che il ri-cordo delle sue gesta si spenga defi-nitivamente, voglio raccontarvelaaffinché sia ad esempio per noi figlie soprattutto per nipoti e pronipoti.

Non ho mai saputo ed ho avutoil pudore di non chiedere cosa siprova a vent’anni nell’essere chia-mato alle armi perché la tua nazio-ne è entrata in Guerra, ma possosolo immaginare che le speranzenel futuro vengano inghiottite daglieventi e dal vivere attimo dopo atti-mo, consapevoli che ogni minuto,ora, giorno , siano: un dono di Dio,una “fortuna”, un segno del desti-no, tutto fuor che quello che avrestivoluto.

Questo ricordo non vuole essereun racconto di cronaca di episodidella guerra che ha coinvolto miopadre, solo alcuni momenti e nomidi luoghi verranno citati, per defini-

re il fatto, la circostanza; quello chemi preme che il lettore colga, sonoinvece le sensazioni che io, figlio, hoprovato nel sentire frammenti di vi-ta vissuta, di episodi, di emozioniche ho fatto mie, centellinate gocciaa goccia, come di un raro distillato,in questi anni fortunati che mi han-no consentito la vicinanza con miopadre.

Le emozioni che ho ricevuto,quasi rubato, da brevi cenni conparenti, amici alpini, non sono stativoluti da Giovanni, schivo da ogniprotagonismo, ma gli sono staticarpiti.

La storia

Tutto inizia con l’arruolamentonella Divisione Tridentina date lesue origini bergamasche, fronte Ita-lo Francese, per l’esattezza MonteBianco, Entreves, ed è forse stato ilperiodo più spensierato, primo per-ché nuova esperienza (e a 20 annipartire per una avventura, bella obrutta che potesse essere, avevasempre un suo fascino), poi perchénulla di troppo cruento e forte davivere è avvenuto in quel periodo.

Nel 1974 iniziai a frequentareCourmayeur che nel frattempo eradiventata una famosa località scii-stica e mondana e quando nei weekend partivo, mio padre mi guarda-va con uno sguardo pensieroso e lasensazione che ne avevo era di unsuo senso di pena per me.

Perché?Raramente si faceva scappare,

Lui che vive al mare, “ne hai pro-prio voglia di andare a prendere unsacco di freddo; senti come si sta be-ne qua!” Ma in questa dichiarazio-ne solo dopo anni ed anni ho capitocosa si nascondeva: un senso difreddo costante che aveva subito eche gli era rimasto dentro, per es-serci andato con un equipaggia-mento alquanto povero, cappottonedi lana, scarponi di pelle che pocoavevano di diverso dal cartone, co-perta di lana pesantissima ma chepoco riparava dal freddo.

Cosa potevo saperne, io, che an-davo con il piumino Monclair pri-ma e con i doposci di pelo o fodera-ti di goretex, dopo.

Ma questo era ancora niente, ri-spetto a quello che sarebbe accadu-to successivamente sui fronti primaGreco –Albanese e poi Russo.

In casa da sempre o almeno daquando io le ho potute vedere, so-pra il frigorifero, ci sono due cara-paci di tartarughe di terra e imma-ginate la curiosità di un bambinoche le vede, dopo aver visto nell’al-bum da colorare un disegno dellatartaruga.

La domanda che ne scaturiva è“ma il corpo dov’è?” Dal volto dimio padre si apriva un sorriso e larisposta era “sono morte” e le hotrovate in Albania, un posto di làdal mare, dove ci sono andato in na-ve ed era il mio primo viaggio permare.

Diversi anni dopo venni a sape-re che i mesi passati nella guerra inAlbania erano stati mesi di pioggiae pioggia dove più che in guerra colnemico erano stati in guerra con ilfango, impantanati a spingere i cin-golati o le camionette, con pochi vi-veri, ortaggi rubati nei campi e bro-do di tartaruga, animale alquantofrequente in quelle terre e quei duecarapaci erano solo una minimarappresentanza, presentata comeun ricordo di quella terra.

La campagna di Russia

E’ evidente che il periodo piùtriste, fatto di sofferenze fisiche, masoprattutto morali, strazianti, pri-ma che l’abitudine alla perdita degliamici fosse cosa divenuta “norma-le,” si è consumato sul fronte Russo.

Di stanza sulle rive del Don, loscopo era quello di fermare le trup-pe russe e di non farle avanzare, e-rano alleati ai tedeschi di cui aveva-no rispetto, ma soprattutto invidiadei loro equipaggiamenti, i mezzimeccanici e le armi, non a caso i pri-mi a scappare verso la fine del ‘43ed iniziare la ritirata sono stati pro-

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NOTIZIE DAI SETTORI

SETTORE GENOVA - GRUPPO DI NERVIRicordo di GIOVANNI BATTISTA SALVI

Capizzone (BG) il 29 Agosto 1920 “Alpino, Reduce di Russia”

prio loro subendo perdite netta-mente inferiori a quelle italiane

Inizialmente è stata una guerradi posizione, dove la mira dei cec-chini, su un fronte o sull’altro, face-va la differenza, il freddo era tanto,ma trincee, igloo, e baracche lo miti-gavano.

Poi il tempo, il gelo e la fame,hanno iniziato a minare gli equi-paggiamenti, i muli, gli uomini.

Le scarpe di cartone non teneva-no più e parecchi iniziavano ad a-vere segni di congelamento.

Anche Battista ne venne colpito,a due dita del piede destro e ciò gliconsentì di essere rimpatriato a Ti-voli in ospedale per le cure, riuscì asalvare le dita, e cosa più importan-te dopo tanti mesi, a rivedere miamadre, la sua fidanzata di allora.

La convalescenza durò poco epresto ritornò sul Don, giusto intempo per partecipare da attore allaritirata, ma forse fu proprio grazie aquel breve periodo passato in Italiache si salvò. Il tempo di rifocillarsi eritornare in forza prima della piùgrande sciagura che migliaia di uo-mini avessero a subire.

Ormai, tanto è stato scritto e tan-to abbiamo letto su questo argo-mento; fin dalle medie, per fortuna,ci hanno fatto leggere Mario RigoniStern e Giulio vedeschi.

Ingenuamente, da ragazzino,pensavo che mio padre, che avevavissuto quell’avventura, e ne era u-scito vivo, potesse essermi di aiutonel fare il riassunto di Centomila Ga-vette di Ghiaccio o del Sergente nellaneve… invece, quando chiedevo, ilsuo viso si adombrava, trovavaqualcosa di urgente da fare e misfuggiva.

Per anni, in estate, già nel 1966avveniva tra la nostra famiglia equella di Fagetti di Chiavenna (So)lo scambio del periodo di vacanzetra i figli di entrambi, che per coin-cidenza avevano la stessa età, miasorella Laura di 18 anni, la Rosariadi 19, suo fratello di 13 ed io di 12.

Per tutti era una festa, per Rosa-ria e suo fratello occasione di venireal mare, per Laura ed io di andarce-ne ai monti e soprattutto in gita inSvizzera per gli acquisti di cioccola-to e dadi da brodo che mia madreriteneva essere molto più buoni chequelli italiani.

Avevamo la fortuna che il Faget-ti avesse una macelleria nel centrodi Chiavenna e che producesse unabresaola da favola, nel solo scriverela parola mi ritorna in bocca il sapo-re e sento il profumo di quei pezzidi carne aromatizzata, che ci dava-no per merenda.

Era occasione perché i due amicisi incontrassero e questo è stato perparecchi anni, erano giorni sacri,dove i due passavano pomeriggi inloro solitudine o nei famosi Crotti,incontri a cui raramente partecipa-vano sia i figli che le mogli.

Il Fagetti era un alpino e assiemea Giovanni Battista si era fatto la fa-mosa ritirata di Russia. Credo chemio padre, compagnone per naturae simpaticissimo, non abbia avutonei suoi 94 anni vissuti un più belrapporto intimo di fratellanza, osodire neppure con i suoi tanti fratelli.

Il ricordo, in questa retrospetti-va, va alle volte che passeggiando ofrequentando qualche locale assie-me, a Chiavenna o a Nervi, se in-contravamo un alpino la prima cosache facevano era di presentare l’a-mico e di presentarlo come un“compagno di Russia”. A secondadell’interlocutore e dell’attenzionea loro rivolta, in poche parole esguardi si passava da stati d’animoin netto contrasto; il sorriso si spe-gneva e non di rado gli occhi diven-tavano lucidi; Per noi sentire nomi-nare persone, date, luoghi irripeti-bili come Nikolaiewka, Polsen,Brennero, 8 settembre, era una noiauna perdita di tempo, ma quei volti,quegli sguardi ci facevano capireche qualcosa di triste era da associa-re a quelle parole.

Accadeva anche spesso che unbanale accadimento, il passaggio diuna cornacchia, un rumore li faces-se iniziare a raccontare dei fatti pernoi insignificanti, ed iniziassero aridere sino alle lacrime…chissà acosa avesse fatto ripensare.

Ancora sino a pochi mesi fa, miopadre,nella sua quotidianità, utiliz-zava due oggetti da cui credo non a-vrebbe mai voluto separarsi.

Sono una cintura di cuoio nera,ormai lucida e consunta dagli anni(per l’esattezza, 70) ma sempre utileallo scopo e un cucchiaio di acciaioKrupp il cui ovale è ridotto a dueterzi dall’uso quotidiano e dallo

sfregamento col piatto, sì perché dasettanta anni usava quello e non c’èaltra posata che lo sostituisse, cosìcome la cintura sembrava sostenerenon solo i calzoni, ma la sua interaesistenza.

Devo dire che per anni non ave-vo fatto caso a questi due elementi,mi sembrava che fossero di uso co-mune, finché un giorno, apparec-chiando, avevo scambiato il cuc-chiaio.

Con un gesto di stizza si alzò esubito sostituì la posata, ebbi lasfrontataggine di dirgli che sempredi un cucchiaio si trattava e lui fol-gorandomi con un’occhiataccia midisse che quello era il Suo cuc-chiaio.

Solo recentemente, con l’avan-zare dell’età, fatto alquanto comu-ne, le persone anziane, forse pen-sando che non avranno ancora mol-to tempo per le relazioni, tendonoad aprirsi agli altri e in un momentodi confidenza mio padre mi comu-nicò che sia la cintura che il cuc-chiaio provenivano dalla stepparussa.

Mi raccontò che durante la riti-rata, incontrando alcune isbe, entra-vano per chiedere ai contadini russiun po’ di pane o nella migliore delleipotesi una minestra calda che gra-zie ai buoni modi italiani di rappor-tarsi dei nostri soldati alcune volteriuscivano ad ottenere.

In una serata di inizio 1943, giàin ritirata, entrò con due suoi com-pagni in una casa dove trovarono,imboscati due soldati tedeschi a cuisicuramente in quella notte , sonovenuti a mancare la cintura, il cuc-chiaio, probabilmente le scarpe espero solo questo, dato che altronon sono venuto a sapere anche seconfido che per molto altro tempoabbiano tenuto su i loro calzoni conlo spago fornito in cambio da miopadre e mangiato la minestra diret-tamente dal loro piatto.

Durante una riunione di alpini,dei quali feci orgogliosamente par-te anch’io, anche se ho partecipatoin tempo di pace nella Cadore a Bel-luno, in un racconto sulla ritiratasentii dire da mio padre queste pa-role che mi sono rimaste stampate afuoco nella memoria:

“Era un inferno, il gelo era im-placabile e animali e uomini costret-

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NOTIZIE DAI SETTORI

ti a camminare di continuo. Se daglistenti crollava a terra un cavallo, do-vevi subito usare la baionetta, perstaccarne le poche rimaste carni, al-trimenti un minuto dopo sarebbestato impossibile tagliarle; ma spes-so accadeva al tuo vicino di passo,all’amico di tanti momenti condivisiin quella tremenda avventura, allo-ra il terrore ti prendeva, ti confidavache non aveva più le forze per anda-re avanti, lo spronavi, gli ricordavidei genitori della ragazza a casa e secon le ultime forze riusciva a conti-nuare sino al riparo successivo lo a-vresti salvato, altrimenti solo un se-gno di croce potevi fare in vece disaluto eterno, prima che il ghiaccio ela neve lo seppellissero”.

Non ricordo i nomi delle perso-ne con cui stesse parlando e mi sor-prese per la crudezza del racconto.Ma se chiudo gli occhi, riconosco lefacce delle persone presenti e…quanta voglia avrei di chieder lorose ricordassero quel racconto, pron-to a scommettere tutto quello cheho, che non una parola sarebbe sta-ta persa nel ricordo di quell’incon-tro con quel” vecio”.

La battaglia finale per usciredalla sacca si svolse nella notte del26 gennaio 1943, varie le testimo-

nianze del generale Reverberi dimolti scrittori e alpini reduci, quelloche so io di quella battaglia vissutada mio padre è nella motivazionedelle onorificenze a suo tempo con-feritegli dallo Stato e successiva-mente consegnate dalla Sezione A-NA di Genova su proposta delGruppo di Nervi.

Solo successivamente, nel 2011,in occasione di una intervista delSecolo XIX, ho letto, da una sua di-chiarazione al giornalista, che si eratenuto una bomba a mano tedesca,quella con il manico di legno, perfarsi saltare in aria se fosse stato fe-rito o catturato.

E’ stato un pugno nello stomaco,ma la grande delusione è stata chemai prima di allora me ne avesseaccennato.

Se i fatti di quel pezzo di vitastrappatogli fossero finiti lì, giàmolto materiale poteva essere usatoper costruirci un vero romanzo oaddirittura un film, che probabil-mente non avrebbe fatto cassetta,ma il destino ha voluto ancora met-terlo alla prova e dopo l’8 settembreal rientro in Italia al Brennero fu fat-to prigioniero dai tedeschi e depor-tato in Austria in un campo di lavo-ro per militari.

Di quel periodo, durato sino allaliberazione da parte degli america-ni, mi ha solo accennato alla famepatita, al cercare di imboscarsi qual-che buccia di patata, ai calci e bottepresi, che al ritorno a casa sono statipresto dimenticati.

Il ricordo tangibile, che ancorapossiede, è il suo libretto di lavoro“Arbeiter n. 876546…” del campodi Polsen.

Se da un lato non mi capacitoper non essere riuscito a far emerge-re tutte le sofferenze patite da miopadre per aiutarlo a portare il suopesante fardello, dall’altro gli sonofortemente riconoscente di non averfatto pesare alla sua famiglia ed aisuoi tanti amici questo suo vissuto,che grazie alla forza immensa delsuo buon carattere, o forse solo perpudore ci ha voluto risparmiare,per proteggerci dal male.

Gli sono grato infinitamente delsuo amore e mi auguro che gli sianograti tutti gli Italiani della mia gene-razione (oggi sessantenni) perchécon i suoi 5 anni spesi della giovi-nezza ha contribuito a farne unamigliore per noi.

Gianfranco Salvi Gruppo Genova Nervi

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NOTIZIE DAI SETTORI

Sabato 05/12/2015, nellaSala Consiliare del Co-

mune di Masone, l’Ammi-nistrazione Comunale diMasone, certa di interpreta-re il pensiero dell’intera cit-tadinanza, ha espresso alGruppo Alpini di Masoneun doveroso ringraziamen-to per il loro instancabilecontributo al paese.

Nel corso della cerimo-nia il Sindaco, Enrico Pic-cardo, ha conferito al Grup-po un encomio solenne,consistente in attestato emedaglia, consegnata al Ca-pogruppo Piero Macciò, chel’ha posta al collo del ViceSalvatore Bruzzone.

SETTORE STURA PONENTE - GRUPPO DI MASONEENCOMIO SOLENNE

Bellissima e toccante cerimonia,al limite della commozione, cuihanno preso parte la Prof. VirginiaPastorino, che ha incantato i presen-ti con un’appassionante ricostruzio-ne storica sulla storia degli Alpini,presente l’amministrazione comu-nale al completo, il Presidente dellaSezione di Genova, Piero Firpo, ilVice, Saverio Tripodi, i rappresen-tanti delle Associazioni locali, ungruppo di bambini in età scolare, edun rappresentante della Gigi Ghi-rotti, Associazione che si dedica al-l’assistenza dei malati terminali,con la quale il Gruppo Alpini diMasone collabora da diversi anni.

Al termine i ringraziamenti dirito e tutti in piedi a cantare in corol’Inno Nazionale.

Venerdì 11 Dicembre2015 presso la sede del

Gruppo di Sestri Ponente al-la presenza dei capigruppo edel coordinatore Tripodi delSettore Ponente è stata con-segnata al Prof. F.Enriquetdell’’Associazione Gigi Ghi-rotti una oblazione di Euro2.000,00 ricavata dal 9° Ra-duno   del Settore Ponentesvoltosi a Sestri Ponente il19-20 Settembre 2015

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NOTIZIE DAI SETTORI

SETTORE STURA PONENTE - GRUPPO DI SESTRI PONENTEOBLAZIONE ALLA “GIGI GHIROTTI”

Domenica 31 gennaio 2016 ilGruppo Alpini di Sopralacro-

ce si è ritrovato per l’annuale as-semblea.

Davanti ai Monumenti dei ca-duti sono stati posti dei fiori in loromemoria, Don Onesphore ha cele-brato la Santa Messa in suffragio ditutti gli Alpini “andati avanti”.

Presso la Sede, in un clima difraterna amicizia, è stato consumatoil pranzo e nel pomeriggio si è svol-ta l’assemblea e il tesserarnento.

SETTORE STURLA AVETO - GRUPPO DI SOPRALACROCEASSEMBLEA DEL GRUPPO

Vittorio Andrea Briasco nato il17/12/1919 a Carasco (GE),

“Andrea” come gli piace esserechiamato, è l’ultimo reduce delGruppo di Carasco e tra i più an-ziani soci iscritti al Gruppo stesso.

Da tempo afflitto da problemidi salute legati alla vecchiaia, madotato di grande memoria, oltre-ché di un buon carattere, in occa-sione di alcune visite da parte delsottoscritto nei vari luoghi di de-genza, ha manifestato il desideriodi rendere parteci tutti gli amici al-pini dei suoi ricordi di guerra anco-ra così vividi e chiari. “Venni giu-dicato abile ed arruolato ed inviatoa Mondovì il 17 Marzo del 1940,preso in carico dal Btg.Valle Arro-scia, con la qualifica di conducentemuli, battaglione che poi all’iniziodel conflitto, il successivo 10 giu-gno 1940, unitamente ai Btg. ValTagliamento, Btg. Val Fella, Btg ValNatisone ed al Gruppo Art.Val Ta-gliamento, andrà a formare il 1°Gruppo Alpini Valle con il motto“Sarin simpri chei” (siamo semprequelli).

Nel periodo che va dall’iniziodel conflitto all’ottobre 1940 quan-do il Btg.Valle Arroscia venne di-sciolto, il nostro Andrea ebbe mo-do di vedere ed avere a che fare con

il mitico Cappellano Padre Genero-so da Pontedecimo che il 1° Dicem-bre 1940 nel proprio diario anno-terà “lascio l’ultimo saluto, l’ulti-mo ricordo ai miei alpini delBtg.Valle Arroscia, appartenenti o-ra alla colonna salmerie del 1° Al-pini”.

Esercitazioni, marce fino aMaggio quando Andrea contrae ilmorbillo e viene ricoverato all’O-spedale militare e dimesso il 24giugno, due settimane dopo l’in-tervento del suo Gruppo nel breveconflitto Italo-francese.

Raggiungerà il proprio repartoal Forte di Fenestrelle e successiva-mente sarà acquartierato fino aiprimi di Settembre in Val Gesso, dipresidio ai valichi ex francesi ed o-ra in mani italiane. Andrea sarà ac-campato a Beinette, Rocca dei Bar-di e Crava, impegnato in frequentiesercitazioni dal settembre fino aiprimi di novembre del 1940 quan-do all’improvviso tutto il 1° Grup-po Alpini Valle, alpini e quadrupe-di, è caricato sulle tradotte con de-stinazione Tarcento, Friuli VeneziaGiulia.

Da Tarcento il reparto si porta aRamanzacco ove è aggregato all’8°Rgt. Alpini della divisione Julia; lìvengono richiesti ventiquattro con-

ducenti volontari per costituire u-na sezione di Sanità alpina, laXII.ma per l’esattezza, ed Andrea sioffre volontario.

In data 13 novembre una lungatradotta parte per Brindisi ove traun bombardamento e l’altro si at-tende circa due settimane la naveche trasporti il reparto in Albania.

Finalmente nella notte del 4 di-cembre la nave ‘Viminale’ di Geno-va, dopo le lunghe operazionid’imbarco, in specie dei quadrupe-di, parte alla volta di Valona ovegiunge il 5 dicembre del 1940; dopole operazioni di sbarco attenda-mento sotto gli ulivi per qualchegiorno e poi colonna pronta, si par-te per Berati e poi passando perFieri verso il fronte.

Il 24 dicembre in zona di guerraincontra Pino Costa, conducentemuli compaesano di Carasco la cuifoto, nell’atto di aiutare il suo muload uscire dal fango, sarà immorta-lata da numerose istantanee scatta-te dal fotografo ufficiale della Cu-neense, Vittorio Bulla di Monegliaa cui oggi è intitolata la Sede localedel Gruppo cittadino.

Al fronte le salmerie della se-zione di Sanità provvedevano alleincombenze della sepoltura di de-cine di Caduti al giorno ed a turnoportavano in prima linea viveri emunizioni.

Il fronte, in movimento, nelgennaio 1941 indietreggia fino allevicinanze di Berati ed in tale zonaci si acquartiera in riposo per alcu-ne settimane.

A febbraio ci si muove versoVermici e Bratai in prossimità delfronte ove la sezione effettua servi-zio trasporto munizioni in linea.

In marzo il fronte è stabile.La Grecia si arrende il 22 aprile

41, dopo l’intervento dell’alleatogermanico, il reparto di Andrea sidirige a piedi-eufemisticamente laburocrazia militare usava l’espres-sione ‘per via ordinaria’- a Scutariove poi rimarrà di servizio di presi-dio per circa tre mesi.

Nel Giugno 1941 la Tridentina

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SETTORE TIGULLIO - GRUPPO DI CARASCOMEMORIE DI GUERRA DEL “VECIO ANDREA”

rimpatria “e tutti noi,” diceAndrea, “eravamo in trepida-zione per l’agognato e spera-to rientro in patria”, ma il 20luglio del 1941 scoppia, vio-lentissima, la rivolta in Mon-tenegro che assumerà per lenostre truppe i connotati di u-na vera e propria guerrigliaurbana. Il reparto salmeriedella sezione di Sanità di An-drea viene aggregato allaquinta divisione alpina Pu-steria che riceve l’ordine dipartire per il Montenegro e sidirige verso Pec e Pristina,successivamente Podgorica, esi iniziano estenuanti turni dirastrellamento e di posti diblocco, per alcuni mesi, sem-pre in massima allerta, per-chè la guerra partigiana si ri-vela subito insidiosa e cruen-ta; vi è l’ordine tassativo dimuoversi solo in gruppo ebene armati.

In questo periodo, ottobre1941, nella zona di Podgorica,si ricorda tralaltro l’orribileuccisione di un plotone di camicienere disperso da giorni.

Il reparto si sposta a Danilo-grad nella cosiddetta zona della“Valle Zeta”, con forti presenze dipartigiani titini.

Andrea racconta un episodioaccorso ad un suo commilitone,Antonio, il quale attirato da unabella ragazza nella sua abitazionesi rende conto di essere caduto inun tranello, scoprendo il cadaveredi un soldato italiano occultato sot-to il letto; riesce ad allertare unaronda italiana che fortunatamentepassava dalla via; la famiglia vienearrestata e successivamente passa-ta per le armi.

Andrea conserva ancora un do-cumento del comando della Divi-sione Pusteria, dal titolo “Non di-menticare diffida” ove si legge: ”Tidicono che sei “bono”? Ti offrono dabere e da mangiare? Ti sorridono? Tiallettano? Le femmine ti tentano e tiinvitano..? Apri l’occhio e diffida! Bo-no sì ma non fesso! Diffida sempre edelle femmine diffida il doppio! Nellatua patria lontana hai la casa, il cam-po, l’officina, non dimenticare mai!

Pazienta, là v’è una donna del tuocuore, madre, moglie, fidanzata, sorel-la, vi sono i bimbi del tuo amore, tuttiincessantemente pregano per il tuo ri-torno e ti attendono come partisti,NON DIMENTICARE! DIFFIDASEMPRE! “

Riguardo l’argomento dellefemmine ammaliatrici nella zonadi Pristina venne catturata una se-ducente diciottenne, appartenentealle milizie titine, la quale, venneaccertato ufficialmente, aveva atti-rato con l’inganno, nel volgere dipochi mesi, data la sua non comu-ne avvenenza, ben sette alpini i cuicorpi senza vita ed oltraggiati era-no stati poi rinvenuti celati in unfienile in prossimità dell’abitazionedella procace assassina, arrestataed immediatamente giustiziatagrazie alle indicazioni di un ottavoalpino che era riuscito miracolosa-mente a fuggire dalla trappola incui era caduto.

Il reparto si portò poi da no-vembre 1941 alla primavera del1942 a Nics e Sciabenic ove conti-nuarono con estrema violenza gliepisodi di guerriglia e contro guer-riglia.

Andrea ancora seguente fat-to di cui fu testimone: una vec-chietta vestita di nero era solitapassare tutti i giorni, con unabottiglia vuota di latte in mano,a una certa distanza dalle tendedell’acquartieramento alpino,per recarsi a riempirla presso u-na vicina stalla e nel passare sa-lutava, da distante, tutti gli alpi-ni. Ma un giorno la vecchiettaanziché transitare all’esternodell’accampamento, inspiega-bilmente, si diresse diritta versole tende sorridendo quandoun’esplosione la fece saltare inaria.

Fortunatamente nessun al-pino rimase ferito, se non lie-vemente, lo stesso Andrea se lacavò con escoriazioni superfi-ciali. La bonaria ed insospetta-bile vecchietta, sicuramentecon l’intenzione di uccidere, a-veva con sé una bomba a manoche per fortuna era esplosa inanticipo, probabilmente poichécon sicura incautamente già ri-mossa.Nella superficialità dell’opinio-

ne pubblica, talora distratta, un al-pino che non ha “fatto” la Russia èuno che ha fatto ben poco ma An-drea che ha vissuto per ben un an-no intero gli orrori della guerrigliapiù spietata e disumana del Mon-tenegro, non augura a nessun altroalpino quella terribile esperienzafatta di furtivi assalti notturni daparte di ombre sfuggenti.

Finalmente una licenza nelGiugno 1942. In camion Andrea sireca a Podgorica, comando tappa,e poi a Cattaro ove attende 15 gior-ni la nave Viminale che lo traspor-terà a Bari, alla metà di Luglio, consuccessivo periodo di due setti-mane di ricovero al Policlinico cit-tadino.

Su una tradotta militare Andrea,da Bari giunge a Chiavari e rientra acasa per la meritata licenza.

A settembre a termine licenza,riparte per Udine, destinazioneComando 8° reggimento Alpini,dacui viene inviato in Valle d’Aostaed esattamente a Chatillon, che ilregime aveva ribattezzato “Casti-glione d’Ora”, ove aveva posto il

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NOTIZIE DAI SETTORI

comando al XIIma

sezione di Sanitàalpina.

Riparte per la Francia e ci si di-rige a Grenoble ove, siamo a no-vembre del 1942, il reparto rimarràquaranta giorni con compiti di pre-sidio.

Nel dicembre successivo il re-parto ritorna in Italia, ad AcquiTerme, ove fa vita di presidio ed ef-fettua esercitazioni fino 20 lugliodel 1943 quando, improvviso,giunge l’ordine di partire per Civi-dale del Friuli. (Nel frattempo An-drea, nel periodo di Acqui, nel feb-braio 1943 si era sposato per procu-ra e dopo 15 giorni poi il matrimo-nio religioso effettivo).

Da Cividale del Friuli il reparto,a piedi, si dirige a Povoletto ove ri-

mane fino all’armistizio con com-piti di guardie ed istruzione.

Dopo l’armistizio Andrea equattro altri liguri sfuggono ai te-deschi che nel frattempo stavanodisarmando gli italiani per manda-re in Germania coloro che non sischieravano al loro fianco. Lui e glialtri “si imboscano” nella zona diRamanzacco, fino al dicembre 43,rifugiandosi presso casolari e casci-ne ove effettuavano lavori saltuariper sostentarsi e poi decidono ditentare di rientrare in Liguria intreno, ma dei cinque in fuga soloAndrea, nascondendosi acrobati-camente nella sommità di una toi-lette, riuscirà ad eludere i controllidei posti di blocco tedeschi che allastazione di Voghera catturano gli

altri quattro e li inviano in prigio-nia in Germania. Giunto avventu-rosamente a casa a Carasco final-mente la fortuna gira, una voltatanto, dalla sua parte e tramite unparente e delle buone conoscenzeriesce ad avere documenti nuovied un impiego stabile fino al termi-ne del conflitto presso l’ImpresaPiacentini che collaborava conl’Organizzazione TODT.

Auguri di tanti anni ancoracon noi al nostro Vecio del ‘19, de-corato di Croce al Merito di Guer-ra, e che le sue terribili esperienzesiano di monito alle nuove gene-razioni ad evitare sempre ogni ti-po di conflitto.

VALTER LAZZARI

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SETTORE TIGULLIO - GRUPPO DI RAPALLOSESSANTESIMO ANNIVERSARIO DEL GRUPPO

“Come sempre, per sempre, pertutti” recitava lo striscione

che domenica 25 ottobre 2015, aconclusione di tre memorabili gior-nate, tra due ali plaudenti di folla,ha accompagnato per le vie del cen-tro le centinaia di penne nere accor-se da tutta la Liguria per festeggia-re i 60 anni dalla fondazione delGruppo Alpini di Rapallo, volutodell’indimenticabile Generale Re-migio Vigliero ed al giorno d’oggiegregiamente capeggiato da DanteRadici, aiutato da molti validissimi

collaboratori.Il folto corteo, preceduto da un

plotone di figuranti in uniforme sto-rica del 1915-18, si è snodato dal-l’Auditorium delle Clarisse per ilbel lungomare, Fanfara di Mondovìin testa e reduci di guerra su camio-netta militare, fino al monumentocittadino ai Caduti per la resa deglionori e la deposizione di una coronadi fiori al monumento, per poi conti-nuare per le vie cittadine fino allacentrale Parrocchia dei Santi Gerva-so e Protaso ove è stata celebrata la

S. Messa a suffragio di tutti i Cadutidi ogni Arma e specialità e di ogniguerra alla presenza delle principaliAutorità Cittadine e rappresentanzed’Arma; solo per gli Alpini eranopresenti due Vessilli Sezionali e se-dici Gagliardetti di Gruppi, anche dialtre Sezioni.

Una tre giorni di festa tra obietti-vi raggiunti e nuove cime da conqui-stare, anche e soprattutto nel ricordodegli alpini ”andati avanti” di quei“protagonisti silenziosi della storia,”come hanno ricordato Mons. Lelio

Rovetta ed il Cappellanodel Gruppo Filodemo A-pollinaire, i quali hannodato la loro vita per la li-bertà, “un bene preziosis-simo che molti giovani,oggi, non apprezzano co-me dovrebbero, ritenen-dolo spesso un qualcosa discontato e dovuto”.

Al termine della santaMessa, sulla piazzetta delsagrato adiacente la par-rocchia si sono avvicen-dati nei discorsi di rito ilVice Sindaco cittadino,Pier Giorgio Brigati, anch’egli pen-na nera, il quale ha sottolineatol’importanza della presenza degliAlpini a Rapallo con l’assidua par-tecipazione a manifestazioni sporti-ve ed eventi pubblici, maancor più con l’immane o-pera di recupero e ristrut-turazione compiuta al“Rifugio Margherita”, sulmonte Pegge, tornato adessere, sotto la gestionedegli alpini, un punto diriferimento ed un sicuroriparo per tutti gli escur-sionisti.

Il sottoscritto Consi-gliere sezionale e coordi-natore del Settore Tigulliocomprendente il Gruppodi Rapallo, ha avuto l’o-nore, in rappresentanzasezionale, di rimarcare l’insostitui-bile opera del Gruppo di Rapallo ilquale, fortemente coeso e storica-mente ben inserito nel tessuto so-ciale cittadino, espleta un costanteimpegno nel campo della protezio-ne civile e della solidarietà, sia co-me supporto ad associazioni benefi-che del territorio che alle scolare-sche, anche in termini di attività di-dattiche finalizzate alla difesa e tu-tela dell’ambiente.

Nelle due giornate precedenti, ilvenerdì 23 ottobre, presso il TeatroAuditorium delle Clarisse, al matti-no, a beneficio delle scolaresche cit-tadine, ed alla sera, a beneficio delpubblico, si sono svolte proiezionisul dramma dei soldati nella Cam-pagna di Russia 1942-1943 con lastraordinaria testimonianza di unalpino dell’A.R.M.I.R., proiezioni a

cura di un suo nipote, G.P. Puccia-relli, che si recherà in Russia alla di-sperata ricerca della tomba del con-giunto nello sconfinato universodelle attuali Repubbliche ex sovieti-

che, allora sedi di sperduti campi diprigionia.

Nell’intermezzo delle varieproiezioni, il sottoscritto, appassio-nato di storia, ha succintamente rie-vocato i fatti più tragici della Gran-de Guerra, in occasione del Cente-nario 1915/1918, e successivamentelo scrittore Pier Paolo Cervone, au-tore di numerose pubblicazioni sul-la Grande Guerra, ha presentatobrevemente il suo ultimo libro “L’I-talia in Guerra, da Sarajevo al Pattodi Londra”.

Sabato 24 ottobre alle ore20.45,presso l’Auditorium si è svol-ta una bella rassegna di canti alpinieseguiti dai cori “Voci d’Alpe” diSanta Margherita Ligure e “MonteZerbion” di S.Olcese; grande lacommozione e l’apprezzamento delpubblico, con reiterate richieste di

“bis” per i canti più noti e toccanti.La manifestazione s’è conclusa

quindi al “campo Base” di piazzaleEscrivà, ove molti rapallesi hannovoluto unirsi alle tavolate degli alpi-

ni per consumare assieme il rancioalpino e dimostrare così lo storicoaffetto che la città nutre verso lepenne nere.

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NOTIZIE DAI SETTORI

Un’altra Domenica piena di dol-ci emozioni. Il 6 Dicembre

scorso abbiamo aggiunto al nostrocarnet di iniziative una “giornata alservizio del sorriso” per gli altri.

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NOTIZIE DAI SETTORI

SETTORE VALLESCRIVIA - GRUPPO DI RONCO SCRIVIAINAUGURAZIONE NUOVA SEDE

In occasione delle feste natalizie il Gruppo Alpini di Ronco Scrivia harealizzato, in prossimità della nuova sede inaugurata il 2 Giugno 2015,

la rappresentazione della Natività con un caloroso apprezzamento daparte della comunità locale.

SETTORE VALPETRONIO - GRUPPO DI CASARZA LIGUREI CENTO ANNI DI GINO DE PAOLI

Il socio Gino De Paoli ha raggiunto il traguardo del se-colo di età : è nato il 16 novembre 1915 a Valletti, nel

comune di Varese Ligure.Arruolato nel maggio 1937 nel 1° rgt Alpini a Mon-

dovì, congedato nel settembre 1938, richiamato nel 1939.Nel 1940 partecipa alle operazioni sul fronte occi-

dentale, poi viene trasferito alla Divisione Julia sul fron-te Greco-albanese. Prigioniero nel gennaio 1941, liberatoa Sparta dalle truppe tedesche nel maggio dello stessoanno.

Mobilitato per la campagna di Russia nel 1942, evitala partenza grazie all’impiego come minatore sul MontePorcile, fino all’8 settembre 1943.

Tanti auguri, Vecio !

SETTORE VALPETRONIO - GRUPPO DI SESTRI LEVANTEGLI ALPINI PER LA CASA DI RIPOSO

Al termine del rancio, si ha avu-to luogo la consegna del distintivod’argento ai soci venticinquennalidel Gruppo, Mario Boni, TizianoCondomo e Mario Valentino, e diquello d’oro al socio cinquantenna-le, Avvocato Angelo Canessa.

Inoltre, ai reduci di guerra Ago-stino Arata, classe 1919, detto “Gu-stin”, Guido Pilato ed Antonio To-laini è stata consegnata una targacommemorativa; una eguale targacommemorativa è stata consegnataanche al Generale di Divisione degliAlpini, Modesto Marchio, classe1922, socio del Gruppo di Chiavari,reduce con due ferite di guerra e trecroci al merito, già comandante delBattaglione Belluno nel 1963, all’e-poca del disastro del Vajont.

Complimenti a tutti gli amici al-pini rapallesi, che con il loro fattivooperato danno senz’altro lustro alcappello alpino che tutti noi ci sfor-ziamo di portare sempre con onore!

VALTER LAZZARI

Coloro che il sorriso hanno perdutoa causa della sofferenza fisica e perpovertà. Come nell’Ottobre del2012 abbiamo voluto regalare unpomeriggio insieme agli anziani o-

spiti della Casa di Riposo “Le 2palme” di Sestri Levante. Alloravennero a dar voce al concerto gliamici del Coro ANA “Voci d’Alpe”del gruppo di S.Margherita Ligure

e fu un gran bel successo. I canti al-pini e della montagna diedero e-mozioni forti e chiusero il reperto-rio con “ma se ghe penso” moltoapplaudito. Prima di lasciare la Ca-sa di Riposo promettemmo ai re-sponsabili della stessa che sarem-mo ritornati visto il toccante suc-cesso e così è stato; questa voltaperò, forti dell’amicizia dei “Gio-vani Canterini di Sant’Olcese” ab-biamo, o meglio, hanno omaggiatotutti i presentidi un buon numerodi canti popolari genovesi. In salasi sono alternati i “trallalleri” e lalettura di poesie recitate da “nonnoBruno”, Bruno Minardi ottanta-treenne poeta “caruggé” genovesedi nascita e di Avegno per scelta divita.

E’ stato molto bello vedere molti“occhi spenti” dal dolore e dal pesodegli anni ravvivarsi, labbra muo-vere al canto e al sorriso. Il capo-gruppo, vista la gradita presenzadell’inossidabile e sempre attivoConsigliere Sezionale 1° Capitanodegli Alpini e amico Valter Lazzarilo ha pregato di dare chiusura del-

l’incontro recitando la “Preghieradell’Alpino”.

Una abbondante “merenda”gentilmente offerta e allestita dalpersonale ha preceduto il nostrocommiato e, dopo uno scambio didoni un arrivederci “alpino”.

A cena ci siamo ritrovati al “ran-cio alpino” in sede e con gli ospiti“canterini” capeggiati dagli amiciPaolo e Giuse che, non ancora stan-chi, ci hanno allietati con altri bei“tralalleri” fino a tardi. Da porre nel

dovuto rilievo l’opera prestata dalnostro alpino Giovanni “Franco”De Vincenzi che nella giornata stes-sa, per gli “altri” ha dedicato la suaabilità dalle 7 alle 14 e oltre per con-fezionare il pranzo per i poveri or-ganizzato e donato da una Associa-zione che ha Sede presso l’OperaMadonnina del Grappa. Il resto del-la giornata per il rancio alpino in se-de. Grazie Franco!

Vittorio Rino Biggi

37 GENOVA ALPINA NUOVA 1/2016

NOTIZIE DAI SETTORI

SETTORE VALPOLCEVERA - GRUPPO DI BOLZANETOCOMMEMORAZIONE CADUTI DELLA GRANDE GUERRA

Significativa per il numero deipartecipanti la presenza degli

Alpini del Gruppo di Bolzaneto allamanifestazione, organizzata dalla

locale sezione dell’ AssociazioneNazionale Combattenti e Reduci“Nervesa” tenutasi a Bolzaneto do-menica 8 novembre relativa alla ri-

correnza del 4 novembre (Anniver-sario della Vittoria e giornata delleFF.AA).

Bolza Group

GENOVA ALPINA NUOVA 1/2016 38

NOTIZIE DAI SETTORI

SETTORE VALPOLCEVERA - GRUPPO DI BOLZANETOMURTA, 6 NOVEMBRE 2015 - ALPINI & ALUNNI

Commemorazione dei Cadutidella Grande Guerra, con de-

posizione di corona di alloro al Mo-numento ai Caduti della GrandeGuerra a Murta (opera dello sculto-re E. Paggiani, primo ad essere i-naugurato in Liguria nel 1922) daparte degli Alpini di Bolzaneto e de-gli alunni della classe 5a delle scuo-le elementari Doge Giovanni diMurta.

Bolza Group

Monumento

Alpini e Alunni

Alzabandiera

Saluto

I N F A M I G L I A

39 GENOVA ALPINA NUOVA 1/2016

Francesco Baratta.LORSICA – la signora AlmaDemartini, suocera del socioGuido Demartini.PIEVE LIGURE SORI – lasignora Maria Solimano, cugi-na dell’alpino FrancoSolimano (M.O.V.M.) e madri-na del gruppo.RAPALLO - la signora ElenaLuciano suocera del socioMino Figari.REZZOAGLIO – il signorGiuseppe Cuneo, fratello delcapogruppo Armando Cuneo.RIVAROLO – la signora Carla,moglie del socio EmilioBenevolo.RONCO SCRIVIA – il signorStefano Guglielmino, fratellodel socio Luigi Guglielmino.SANTA MARGHERITA - il signorMario Viano, suocero delsocio Mario Orecchia.SANTO STEFANO D’AVETO – ilsignor AntonioCampomenosi, suocero delsocio Paolo Pareti.SANTO STEFANO D’AVETO –la signora Giuseppina Cella,madre del socio PaoloMonteverde.SANTO STEFANO D’AVETO –la signora Maria Fugazzi, ziadel socio Marino Lusardi.SANTO STEFANO D’AVETO – ilsignor Maurizio Rezzoagli,cugino dei soci GiampaoloRossi e CristoforoCampomenosi, e cognato delsocio Giuseppe Cella.SANTO STEFANO D’AVETO –la signora Lidia Mazza, zia delsocio Claudio Guardincerri.SANTO STEFANO D’AVETO –la signora Giulia Mazza, ziadel socio Antonio Bassa.SERRA RICCO’ – Il signorMagno Testa, suocero delsocio Vittorio Martignone.SERRA RICCO’ – il signorOtello Gori, padre del socioGiorgio Gori.SERRA RICCO’ – il signorVittorio Cassissa, fratello delsocio Emilio Cassissa. SESTRI LEVANTE – il signorGiovanni Sivori, fratello delsocio Albino Sivori.SESTRI LEVANTE la signoraAmelia Lapi, sorella del socioArturo Lapi.SESTRI LEVANTE – il signorJean Oneto, cognato del socioEdoardo Vaccheri.TORRIGLIA – la signora

SCARPONCINIBARGAGLI – Elide, figlia delsocio Gian Luca Calautti.CARASCO – Simone, figlio delsocio Roberto Lertora.CARASCO – Vera e Aurora, bis-nipotine del socio GiacomoCervini.CROCEFIESCHI – Greta, nipo-te del socio Alberto Federigi.FAVALE DI MALVARO - Vittoria,nipote del socio GianfrancoMangini.FAVALE DI MALVARO - Anita,figlia del socio Enrico Crino enipote del Capogruppo DarioCrino.GENOVA CENTRO-BORZONASCAMattia, nipote del socioPietro Firpo (Presidentesezionale) e del socio delGruppo di BorzonascaGiuseppino Maschio.MASONE - Andrea figlio delSocio Piergiacomo Pirlo.PIEVE LIGURE SORI – Matteo,nipote del socio Luigi Olcese.PIEVE LIGURE SORI –Francesco, figlio del socioRoberto Olcese.REZZOAGLIO – Mattia, nipotedei soci Gino (nonno) eSerena (zia).SAN COLOMBANO CERTENOLIZoe nipote del SocioFrancesco Raggio.SANTA MARGHERITA –Lucrezia, nipote del socioEnzo Neirotti (nonno).SANTA MARGHERITA –Gregorio, nipote del socioGianni Cecotto (nonno).SANTO STEFANO D’AVETO –Myiam, nipote del socioGiovan Battista (Pino) Tosi(nonno).VALVERDE – Davide Paraboschi,nipote del socio StefanoRebora.VALVERDE – Annamaura, figliadell’amica degli alpini LaraRotondo, nipote dei sociMario Rotondo (nonno) eClaudio Rotondo (zio).

*****Ai genitori i più vivi rallegra-menti e gli affettuosi auguri daparte della famiglia alpina.

*****

ALPINIFICIBORZONASCA - la gentilesignorina Manuela Boni, figlia

del socio Bruno Boni, colSignor Danilo Formaggia.MEZZANEGO - la gentilesignorina Roberta Ginocchio,figlia del socio Giovanni enipote del socio GiuseppeGinocchio con il signorGuglielmo Dal Fiume. SANTO STEFANO D’AVETO – ilsocio Lorenzo Arado, con lagentile signorina MargheritaTassi.

*****Da tutti gli alpini auguri ditanta felicità ai novelli sposi etanti bocia.

*****

LUTTISOCIBARGAGLI – il socioGianfranco Panasidi.BOLZANETO - il socio fondato-re del Gruppo, NicolòBenvenuto, classe 1925.BORZONASCA - il socio GinoMaschio, fratello del SocioGiuseppino Maschio.CARASCO – il socio GinoPodestà, classe 1945.CASTIGLIONE CHIAVARESE - ilsocio aggregato AlbinoChioino.CICAGNA – il socio capo grup-po Stefano Cavagnaro, classe1936.COGOLETO - il socio CorradoCavallero, classe 1947, teso-riere del gruppo.LAVAGNA – il socio amicodegli alpini Rino Poletto(“Ammiraglio”).MASONE – il socio AdrianoPastorino classe 1932.MASONE – il socio GiovanniOttonello, classe 1942.MEZZANEGO – il socio PietroMario Boero, classe 1917.NE – il socio Bruno Garibaldi,vicecapogruppo.NE – il socio GiacomoPodestà.PIEVE LIGURE SORI – il socioFranco Podestà.RONCO SCRIVIA – il socioAlessandro Tavella, fratellodei soci Francesco,Giancarlo, Giacomo e zio delsocio Luigi Tavella .RONCO SCRIVIA – la sociaamica degli alpini MariaVittoria Ansaldi, vedova delsocio Severino Parodi.SAVIGNONE – il socio Silvio

Dacà, classe 1937.SESTRI LEVANTE – il socioGiuliano Corradi, classe1927.SOPRALACROCE – il socioLuigi Longinotti, classe 1948.

*****

FAMIGLIARIALTAVALFONTANABUONA – lasignora Luisa Musante, ziadel socio Franco Pastorino.ALTAVALFONTANABUONA - lasignora Chiara Gardella, di102 anni, suocera del socioFranco Montaldo.ALTAVALPOLCEVERA – ilsignor Gianni Rivera, fratellodel Socio Angelo Rivera.ALTAVAPOLCEVERA - lamamma del socio GiorgioRepetto.BARGAGLI – la signora LuisaCevasco, moglie del socioOtello Magnoler e sorella delsocio Carletto Cevasco.BORZONASCA – la signoraMaria Solimano, cuginadell’Alpino Franco Solimanodecorato con M.O.V.M. nella IIG.M.CARASCO – il padre del socioAnselmo Cella.CARASCO - la zia del socioAntonio Costa.CARASCO – il suocero delsocio Piero Lavezzolo.CASARZA LIGURE – la signoraMarisa Vattuone, sorella delsocio Franco Vattuone.CHIAVARI – la signora VittoriaDescalsi, centenaria, suoceradel socio Luciano Marrubio.CHIAVARI – la signora RitaFilippone, vedova del socioLucchetti.FAVALE DI MALVARO – ilsignor Michele Bafico, zio delsocio Mauro Foppiano.FAVALE DI MALVARO – ilsignor Rinaldo De Benedetti,zio della socia aggregataRaffaella De Benedetti.ISOLA DEL CANTONE – lasignora Alice Persano, suoce-ra del socio Luciano Persano.LAVAGNA - la signora GiuliaSalamida madre del socioGiuseppe Sanguineti.LAVAGNA – La signora GuidaVanda Ghizzoni, suocera delsocio Emanuele Soncini.LAVAGNA - La signoraAlfonsina Macchiavelli vedovaBaratta mamma del socio

Battistina Neri, madre delsocio marcello Sciutto ecognata del Socio ZenoBaccarani.VALVERDE - La SignoraGiovanna Tola suocera delSocio Battistino Rebora.

****A tutti i famigliari l’espressionedel più vivo cordoglio da partedelle penne nere genovesi.

*****

NOZZE D’ORO (50 anni)BUSALLA – Il socio ArrigoSabbi, classe 1928 con lagentile consorte signora RitaCavo, classe 1927.FAVALE DI MALVARO - Il socioGuido Mazza con la gentileconsorte signora AdrianaGiannini.

SAN COLOMBANO CERTENOLI– il socio Giancarlo Podestàcon la gentile consorte signo-ra Graziella.SANTO STEFANO D’AVETO – ilsocio Olivo Cella, capogruppobenemerito con la gentile con-sorte signora Maria TeresaCampomenosi.SESTRI LEVANTE – il socioItalo Nando Maggi con la gen-tile consorte signora DorinaAcquistapace.

*****Agli sposi le nostre sincerecongratulazioni

*****

CENTENARINERVI – la signora NatalinaAgnetti, 105 anni.

Auguri nonnaCASARZA LIGURE – il socioGino De Paoli, classe 1915,100 anniAuguri Vecio

*****

LAUREELa signorina EmanuelaBanchero, figlia del socioEnrico Banchero, si è laureatain Scienze Umanedell’Ambiente, del Territorio edel Paesaggio.Congratulazioni, Dottoressa

*****La signorina Romina Mognol,figlia del socio AgostinoMognol, si è laureata inDisciplina dell’Arte dellaMusica e dello Spettacolo

(Drammaturgia e Regia Lirica)Congratulazioni, Dottoressa

*****La signorina Erica Giraldi,nipote del Socio del GruppoMonte Federico Pastoris, si èlaureata in medicina pressol’Università Case Western diCleveland (USA).Congratulazioni, Dottoressa.

MEDAGLIEL’ ingeniere Cinzia Noziglia,figlia del Caporuppo di Zoagli,Michele Noziglia, ha conqui-stato ben quattro medaglie(un oro e tre argenti) ai mon-diali di tiro con l’arco a Terni.

*****Congratulazioni Campionessa

GENOVA ALPINA NUOVA 1/2016 40

GRUPPO DI CAMPOLIGURE

I N F A M I G L I A

CRISTINO PASTORINONota del Direttore: questa lettera è così bella che lapubblichiamo integralmente.

Gentile redazione, sono la figlia di Cristino Pastorino, un alpino or-goglioso di esserlo, da sempre. Partecipa allemanifestazioni, alle adunate, è tra i custodi delRifugio Elena e tra i suoi amici alpini si sentesempre a casa.Ho un regalo grande da chiedervi... il 22 gennaioha compiuto 80 anni e sarebbe felicissimo di leg-gere sulla vostra rivista, come augurio di buoncompleanno, questa poesia che avevo scritto perlui. Ho provato a mettere in versi i sentimentiche animano tutte le vostre iniziative...

AL MIO PAPA’ ALPINO

Infinita pazienzae dolce caloremani sempre prontea dare.Universo chiuso tra quattro murasemplice felicità di salde sicurezze.Una vita, fiume veloceacqua limpidai tuoi sorrisisole che danza.

Ringraziandovi, vi mando un grande abbraccio alpino!!!Patrizia

Allego anche una foto dove è con il suo amico Santo Oliveri, anni 95, reduce e prigioniero di Russia. Anche per lui sarebbe una bella sorpresa ritrovarsi su GENOVA ALPINA!

41 GENOVA ALPINA NUOVA 1/2016

GRUPPO DI SANTO STEFANO D’AVETO GRUPPO DI ZOAGLI

GRUPPI DI GENOVA CENTRO E BORZONASCA

GRUPPO DI SANTA MARGHERITA LIGURE

MATTIA FIRPOI nonni Pietro Firpo (Presidente Sezionale ) e GiuseppinoMaschio (Gruppo di Borzonasca) orgogliosi e sorridenticon il piccolo Mattia Firpo.

GREGORIOLo scarponcino Gregorio in braccio al nonno, il socioGianni Cecotto.

Il socio Lorenzo Arado nel giorno del matrimonio con lagentile signorina Margherita Tassi, socia amica degli alpini.

CINZIA NOZIGLIALa figlia del socio Michele Noziglia continua a mietereallori nel tiro con l’arco.Ai campionati di Terni ha conquistato: il titolo mondialeindividuale, la medaglia d’argento nella prova a squa-dre, il titolo italiano nel tiro di campagna con arco nudo,e la medaglia d’argento a livello assoluto. Congratulazioni, pluricampionessa !

I N F A M I G L I A B U O N E N O T I Z I E

I N F A M I G L I A B U O N E N O T I Z I E

GENOVA ALPINA NUOVA 1/2016 42

NOZZE D’OROIl socio Guido Mazza e la gentile consortesignora Adriana Giannini.

GRUPPO DI FAVALE DI MALVARO

NOZZE D’OROIl socio Italo Nando Maggi con la gentileconsorte signora Dorina Acquistapace

GRUPPO DI SESTRI LEVANTE

NOZZE D’OROIl giorno 15 ottobre 2015 il socio ArrigoSabbi, classe 1928, e la signora Rita Cavo,classe 1927, contornati da tutti i familiari,hanno festeggiato il compimento di 50 annidel loro felice e fausto matrimonio.

GRUPPO DI BUSALLA

RITROVARSIIn occasione del centenario della casermetta Romanindi Forni a Voltri si sono incontrati il sottotenente Gior-gio Fattoretto e il Caporal Maggiore Michele Noziglia,del Gruppo di Zoagli in servizio negli anni 1965 - 1966

43 GENOVA ALPINA NUOVA 1/2016

GRUPPO DI NERVI

GRUPPO DI ROSSIGLIONE

NATALINA AGNETTI La signora Natalina Agnetti, classe 1910.Centocinque, e non li dimostra !

GRUPPO DI VOLTRI

IL Cav. BRUNO PASTORINO Inossidabile Donatore di Sangue e Volontario della CroceRossa Italiana, è stato nuovamente eletto Presidente delComitato Croce Rossa Rossiglione.

I N F A M I G L I A B U O N E N O T I Z I E

BARTOLOMEO VALLE50° di iscrizione all A.N.A.Il socio Bartolomeo Valle, che ha raggiunto il 50° anno diiscrizione alla nostra associazione.

GENOVA ALPINA NUOVA 1/2016 44

GRUPPO DI BOLZANETO GRUPPO DI CARASCO

GINO PODESTA’Gino Podestà del Gruppo di Carasco è andato avanti.Gino, ci hai lasciato all’improvviso, un vero fulmine aciel sereno, eravamo abituati a vederti di continuo per-ché tra di noi eri sempre il primo fra i presenti, abile,operoso, di poche parole ma fortemente incisivo quan-do intervenivi o davi dei buoni consigli a chi, tanti, dinoi te li richiedevano conoscendo la tua proverbialesaggezza ed esperienza.Sempre con il tuo amato cappello dalla bella nappinarossa del Battaglione Aosta ove, alla mitica casermaTestafochi, avevi militato con fierezza in gioventù, e ciraccontavi, con gli occhi che ti brillavano, delle lunghemarce su e giù per i bei monti della Val d’Aosta che t’e-rano rimasti nel cuore!E con il tuo bel sorriso sulle labbra, aperto, schietto esincero, proprio come è delle persone equilibrate ed inpace con se stesse, avendo realizzato nella tua vita diUomo probo, Marito e Padre esemplare, quel successovero che è costruire una famiglia sana, fondata suiprincipi dell’amore, della concordia, del rispetto, del-l’onestà e della solidarietà verso il prossimo che molticercano ma non tutti riescano a realizzare.Alpino dalla testa ai piedi, dopo la tua naturale primafamiglia, veniva la seconda, quella degli alpini, allaquale hai dedicato così tanto impegno, passione e sin-cero affetto, ricoprendo nel nostro Gruppo, con entu-siasmo, un po’ tutte le varie cariche, alfiere, Consigliereed ogni ruolo che ti venisse richiesto! Ti occupavi di tutto, anche dei particolari, apparente-mente secondari, dall’intrecciare, ad esempio, con letue mani sapienti le corone di alloro che venivano poideposte, nelle varie occasioni, ai monumenti cittadini,quelle tue mani abili che lavorando quelle fronde sem-preverdi con riverenza pareva che sgranassero un rosa-rio per i poveri Caduti di Carasco.... Chi può dimenticare che in tutte le occasioni, tante, incui bisognava preparare “armi e bagagli” per le varietrasferte del Gruppo ai Raduni, Adunate e Feste varie,

I N F A M I G L I A L U T T I

NICOLÒ BENVENUTODifficile trovare le parole, che forse nemmeno esisto-

no, per esprimere il dolore che dalle ore 17,00 del 27 gen-naio scorso ci sta perforando il cuore. In quel giorno edall’incirca quell’ora è infatti “andato avanti” Nicolò Ben-venuto, alpino, uno dei soci fondatori nel 1955 (ultimosuperstite) del Gruppo Alpini di Bolzaneto e che per lun-ghi anni ha ricoperto la carica di Capo Gruppo. Ma ”Ni-no” non era solo questo era anche e principalmente un a-mico fraterno, un saggio consigliere, un punto di riferi-mento, un “papà” (anche se non aveva avuto figli noi loabbiamo sempre considerato come un padre) e soprat-tutto un maestro di vita.

Nel giorno dei funerali la Chiesa Parrocchiale di S.Francesco in Bolzaneto a fatica è riuscita ad accoglieretutti. Con i famigliari, il “Cappello di Alpino” adagiatosul feretro e la scorta dei “suoi Alpini” con la loro cami-cia a quadri verdi e blu e il cappello con la penna. Pre-senti il Consigliere nazionale Massimo Curasì, i Vice Pre-sidenti Sezionali Orazio Bellatti e Saverio Tripodi (alpinodel Gruppo di Bolzaneto) ed i gagliardetti di sette grup-pi alpini : Alta Val Polcevera -Busalla – Rivarolo – Sam-pierdarena – S.Olcese- Serra Riccò – Valverde oltre ov-viamente al Suo gagliardetto quello del Gruppo di Bol-zaneto.

Quasi al termine della cerimonia dopo le toccanti pa-role dell’elogio funebre pronunciate dall’ex Capo Grup-po Oscar Ochner e la successiva recita della Preghieradell’Alpino le struggenti note del “silenzio d’ordinanza”hanno accentuato la palpabile commozione che già aleg-giava nel Sacro Edificio.

Ma in fondo non ci devono essere unicamente tristez-za e malinconia perché Nino non ci ha lasciato….è soloandato avanti……ora è un passo avanti a noi.Ciao Nino

BOLZA GROUP

45 GENOVA ALPINA NUOVA 1/2016

dopo aver provveduto ognuno degli alpini alle opera-zioni di carico e stivaggio del materiale, tutti si ferma-vano ed in silenzio guardavano a te, aspettando che tucompissi l’ultima determinante manovra, ovvero il tuomitico “groppo alla carrettiera” con cui tirando edannodando funi varie, come solo tu sapevi fare, sigilla-vi in modo sicuro e definitivo tutto il carico!Ora che tu stai scalando le amate cime valdostane perraggiungere il ben meritato Paradiso degli alpini nellaluce del Signore, ove ritroverai gli amici alpini dellanaja, del tuo gruppo e della tua sezione, rivivendo ineterno tutti la fierezza e bellezza della gioventù, ti pre-ghiamo di proteggere da lassù i Tuoi Cari e tutti coloro,

STEFANO CAVAGNAROCiao Stefano, te ne sei andato un mattino uggioso di no-vembre, in silenzio, come eri abituato a vivere. Il silenzioè la virtù dei forti. Nel chiasso e nel frastuono l’uomo èdebole, perché non ha nulla da comunicare. Tu agivi coni fatti, da vero alpino. Non per questo rimanevi nell’om-bra. Anzi! Il vuoto che sentiamo, a causa del tuo “andareavanti”, è incolmabile per Fernanda, tua sposa dal 1972,per i tuoi figli Mara, Marco e Mario, per i tuoi adorati ni-potini Alice, Riccardo e la piccolina Erica e per noi, alpi-ni, abituati ad averti accanto in ogni manifestazione, per-ché la tua presenza ci rassicurava, ci stimolava a prose-

I N F A M I G L I A L U T T I

GRUPPO DI CICAGNA

guire nella vita del Gruppo, che tu avevi accettato di gui-dare dall’anno 2000. Ti avevo conosciuto nel lontano 1975, quando fungevoda Segretario ed il Gruppo aveva più iscritti. Il calo – fi-siologico – non ti ha spaventato e hai contribuito a man-tenere tra gli alpini quel vigore, quell’entusiasmo, quellavoglia di superare ogni difficoltà, con pazienza e con te-nacia. Ne danno testimonianza la “Sagra della Casta-gna” e i Raduni Alpini annuali, che sono diventati unmotivo di incontro importante per tutta la Val Fontana-buona. Ne dà testimonianza la progettazione – nel 2002- del caratteristico Monumento agli Alpini, realizzato ingranito, con la collaborazione del Comune e degli iscrit-ti. Esso è il riferimento vitale per l’intera comunità di Ci-cagna, che onora i suoi Caduti nelle cerimonie della Pa-tria. Da sempre avevi sognato una sede alpina, tutta per noi eti sei dato da fare. Me l’hai ricordato più volte, con uncerto rammarico. “Non abbiamo casa !” Il seme gettatodarà frutto, ne sono certo. Avevi anche in mente un par-co giochi per bambini, da realizzare con l’apporto delComune. Sei andato via troppo presto. Ora il testimonepassa a noi. Tu ci aiuterai da Lassù. Don Mario ha dettodi Te: “…è andato incontro alla Luce”.L’iscrizione all’ANA è stata un esempio di affetto e di fe-deltà all’Associazione, che i tuoi alpini del Gruppo, dueanni fa, hanno voluto riconoscerti, in occasione dei 50anni di ininterrotta adesione. La tua partecipazione a in-finite adunate alpine nazionali ha testimoniato la pre-senza del Gruppo Alpini di Cicagna nelle città dei radu-ni.CAVAGNARO Stefano, classe 1936, Alpino della Julia,Btg.Cividale, abbracciato da tantissimi alpini sulla scali-nata della Chiesa dei Miracoli, mentre passi per la ceri-monia del Commiato, tra due ali di Gagliardetti dellaFontanabuona, della Val Graveglia, della Valle Sturla, diCasarza (La Spezia), di Rapallo, con in testa i il Presiden-te Sezionale Pietro Firpo : PRESENTE !

ENZO VALENCICHALPINO BTG.CIVIDALE

tantissimi, che t’hanno voluto bene ed hanno avuto ilprivilegio di incontrarti e conoscerti.La tua diletta Anna Maria, moglie, figlia, cognata enipote di alpini, la quale sempre ti accompagnava intutte le “trasferte” alpine, ora è diventata la nostrasorella più cara, ciao Gino, grazie per tutto l’amore checi hai donato, per tutto quello che ci hai insegnato, iltuo esempio sarà per noi il solco maestro da seguire, seie sarai per sempre nei nostri cuori, non ti dimentiche-remo mai!Alpino Gino Podestà? PRESENTE!

GLI ALPINI DEL GRUPPO DI CARASCO

GENOVA ALPINA NUOVA 1/2016 46

PIETRO MARIO BOEROPietro Mario Boero è andato avanti.Pietro avrebbe compiuto 99 anni il 3 Maggio 2016. Nato aSan Siro Foce di Mezzanego, qui ha vissuto fino al 25gennaio facendo il contadino.Chiamato alle armi il 21-05-1938 è stato aggregato al 1°Reggimento Alpini battaglione Pieve di Teco, è stato poitrattenuto a causa degli eventi bellici.Ha combattuto sul fronte alpino occidentale, dove è tor-nato nel 2011 per la commemorazione dei suoi commili-toni caduti e alla frontiera Greco-Albanese dove ha subi-to un principio di congelamento alle dita dei piedi.Iscritto all’ANA dal 1961, prima con il disciolto gruppoSemovigo-San Siro Foce, poi con il gruppo di Mezzane-go, partecipando costantemente alle attività del gruppo.Oltre ai riconoscimenti per il 25° e 50° anno d’iscrizioneha ricevuto nel 1967 un diploma di benemerenza per l’o-pera svolta quale segretario del gruppo di S. Siro.Un appuntamento al quale non è mai mancato fino a chela salute glielo ha permesso, era la Messa celebrata a Se-movigo alla cappella del Criste nel bosco a suffragio de-gli alpini andati avanti.La foto lo ritrae appunto durante una delle ultime parte-cipazioni a questa manifestazioneLe spoglie riposano in pace nel cimitero di S. SiroCiao vecio

Gli Alpini del tuo gruppo

ADRIANO PICASSONel terzo anniversario della scomparsa di Adriano Picas-so, “Drè”, il Gruppo Pieve Ligure – Sori vuole onorarnela memoria a dimostrazione del legame di affetto che an-cora vive nel ricordo. Dapprima socio fondatore, poi con-sigliere all’interno del direttivo, è stato una figura unica especiale, sempre presente e disponibile nella vita dell’As-sociazione, dalle manifestazioni locali ai raduni naziona-li all’impegno attivo e personale nei lavori di costruzionedella Cappelletta degli Alpini sul Monte Cornua. Per noisoci insegnante di vita, di generosità, di vero spirito alpi-no, ci manchi tanto fisicamente con la tua allegra compa-gnia, la tua musica, le tue battute, ma continui a cammi-nare insieme con noi, davanti a noi, ancora e sempre al-fiere del gruppo, indossando con la consueta fierezza edil giusto orgoglio l’amato cappello alpino, presente piùche mai nella memoria e nel pensiero di noi alpini.A noi piace soprattutto immaginarti così, ancora presen-te, bravo fisarmonicista e grande animatore del gruppo,che dal Paradiso di Cantore accompagni con la tua musi-ca i canti e i momenti di fraterna allegria dei tuoi alpini edi tutti gli amici.

* * *

GRUPPO DI MEZZANEGO GRUPPO DI PIEVE LIGURE - SORI

MARIA ROSA SOLIMANOE’ tornata alla Casa del Padre, dopo una vita lunga edesemplare, Maria Rosa Solimano, cugina dell’AlpinoFranco Solimano decorato con M.O.V.M. nel secondoconflitto mondiale. Figura molto cara a tutti e di pri-maria importanza per il Gruppo di Pieve Ligure-Soriin quanto Madrina dello stesso, nonchè madrina all’i-naugurazione della Cappelletta Alpini sul MonteCornua il 6 giugno 1994, e madrina al varo dellaFregata Alpino (F 594) presso la Fincantieri di RivaTrigoso il 13 dicembre 2014.La Signora Maria Rosa mancherà con la Sua presenzafisica ma rimarrà sempre viva nel ricordo e nel cuoredi tutti gli Alpini che hanno avuto la fortuna di cono-scerla e di apprezzare le doti naturali ed umane.

I N F A M I G L I A L U T T I

47 GENOVA ALPINA NUOVA 1/2016

FRANCO PODESTA’Anche se da qualche anno, per motivi di salute, non po-tevi più stare con noi, eri sempre il nostro Capo Gruppo!Non posso dimentica-re le belle serate in se-de, sulle Tofane o aiRaduni allietate dallenote della tua fisarmo-nica, la tua gentilez-za,il tuo saper ricom-porre le diatribe che avolte, come in ogniGruppo, nascevanotra i soci e finivano, co-me giusto che sia, conun bicchiere ed unastretta di mano, il tuocommuoverti quandoparlavi degli Alpini,iltuo attivismo per far nascere il Gruppo Pieve L. – Sori,per ristrutturare la lapide del Gen.Cantore sulle Tofane,per l’edificazione della Chiesetta sul Monte Cornua.Fiero di averti conosciuto ti chiedo un ultimo favore, orache sei nel Paradiso di Cantore, insieme al mai dimenti-cato “Dri” suonate e cantate ancora per noi!Ciao grande amico Franco da oggi ci sentiamo più soli esarà un Natale più triste ma la tua presenza sarà sempretra noi!

MASSIMO

GIULIANO CORRADI3 Marzo 2016, ragazzi ... il “Vecio” Giuliano questa notteci ha lasciati! Giuliano Corradi in silenzio ci ha lasciati, ha spiccato ilvolo dal Suo ultimo nido di Campegli per raggiungeretantissimi altri Suoi Amici che Lo attendevano in quelParadiso dove Papà Cantore da quel 20 Luglio del 1915rimette ordinatamente in fila tante Penne Nere. Dire di Lui ci sarebbeda scrivere un libro.Era fortemente orgo-glioso di avere pre-stato servizio negliAlpini; diceva a noiche dobbiamo faretesoro del nostroCappello perché è difoggia speciale come“speciali e migliori”siamo noi che lo por-tiamo. Ma per brevitàe spazio è doverosoper chi lo ricorda inquesta pagina tra-scriverne alcuni trattiche lo riguardano.

GRUPPO DI PIEVE LIGURE - SORI

GRUPPO DI SESTRI LEVANTE

GRUPPO DI SOPRALACROCE

Nato a Casarza Ligure nel 1927, durante il servizio mili-tare di leva nel Corpo degli Alpini, 4° Reggimento - Bat-taglione Saluzzo conseguì il brevetto di Marconista e, inuna competizione Commiliter vinse il primo premio as-soluto. In seguito, coltivando fin da ragazzo questa pas-sione, ottenne la patente e la licenza di Radioamatore.Nel 1952 insieme ad un buon gruppo di amici rifondò ilgruppo A.NA. Sestrese (nato nel 1937); parimenti presein mano l’A.R.l. ed ottenne, insieme ad altri appassionatila sede sociale nella Torre Marconi sulla Penisola di SestriLevante. Organizzò giornate Marconiane negli anni 70forte anche dell’amicizia personale che lo legava alla fa-miglia del grande inventore, portando alla Bimare la Ve-dova ND. Signora Marchesa Maria Cristina Bezzi Scali ela figlia Elettra Marconi. Fu promotore della posa di dueimportanti lapidi a “ricordo”. Una ai piedi della Torredalla quale il Marconi coronò con successo l’esperimentodi navigazione alla cieca con radiofaro guidando il suopanfilo “Elettra”; l’altra lapide la fece porre in una curvadella cittadina di Borghetto Vara ove nel 1912 il Marconi,proveniente dalla Toscana subì un violentissimo scontroa seguito del quale perse la vista dall’occhio destro. Talecippo a ricordo venne posto nel Settembre 2007. Nell’A-gosto del 2009 venne a mancargli l’adorata compagnadella vita, Olga, moglie e madre esemplare. Il nostro Al-pino Giuliano l’aveva assistita amorevolmente nei lunghianni dell’infermità totale. Ma ora chiudiamo queste note biografiche, speriamo cheil tempo ci aiuti a ricordarlo sempre come era, un grandeAmico Alpino pieno di slanci e di fraterni abbracci, sem-pre al lavoro alla Sua grande “consolle” di Radioamatoreo intento a risolvere il contenuto dell’immancabileSettimana Enigmistica. Ciao ... Vecio ... ci mancherai nonpoco! I Tuoi amici Alpini ed altri ...

VITTORIO RINO BIGGI

Il giorno 4 di-cembre 2015l’alpino LuigiLonginotti fra-tello del socioRino Longi-notti e suocerodel socio ag-gregato Mat-teo Signaigo èandato avantidopo una lun-ga malattia. Il Gruppo Al-pini di Sopra-lacroce si strin-ge intorno allafamiglia conaffetto.

LUIGI LONGINOTTI

I N F A M I G L I A L U T T I

RAPALLO23 - 25 ottobre 2015

60° del Gruppo

Uniformi del passato ed un “Alpinetto” del futuro