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Ufficio stampa Rassegna stampa lunedì 22 aprile 2013 Pagina 1 di 121

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Ufficio stampa

Rassegna stampalunedì 22 aprile 2013

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Il Resto del Carlino Ravenna

Corriere Romagna Ravenna

INDICE

La rabbia dei giovani Pd (prima pagina)22/04/13 Prima pagina 6

«La Darsena è centrale nel progetto capitale della cultura»22/04/13 Edilizia e Infrastrutture 7

«Un ceffone a Prodi, ma non ci sarà governissimo»22/04/13 Politica 8

«Noi giovani Pd non meritiamo questi dirigenti»22/04/13 Politica 9

La salute dei migranti Domani in Sala Buzzi incontro con i volontari di Emergency Ravenna22/04/13 Sanità e Politiche sociali 11

Acquista materiale edile per 30mila euro con assegni scoperti Artigiano denunciato22/04/13 Cronaca 12

Lavori in via Cella all’altezza del ponte sul fiume Ronco Possibili disagi22/04/13 Edilizia e Infrastrutture 13

«Feste ‘sacre’, commessi a casa»22/04/13 Economia e Territorio, Economia Nazionale 14

Muri e umidità: un seminario22/04/13 Turismo, Cultura, Spettacoli 15

Prostituzione, Rossi all’incontro di ‘Persone in Movimento’22/04/13 Sanità e Politiche sociali 16

Tutela degli Istituti d’Arte Landi al convegno di Monza22/04/13 Istruzione 17

I nuovi orizzonti dell’economia con gli Amici del Ginanni22/04/13 Economia e Territorio 18

La macchina della giustizia in un libro del pm Imperato22/04/13 Turismo, Cultura, Spettacoli 19

Tensioni nel dopo gara, identificati 10 ultrà del Ravenna22/04/13 Cronaca 20

Pericolosi dislivelli e fessurazioni nell’asfalto, cresce l’allarme tra i residenti22/04/13 Edilizia e Infrastrutture 21

Flash22/04/13 Turismo, Cultura, Spettacoli 22

Tassa da reinvestire Pressing sul Comune degli albergatori22/04/13 Economia e Territorio, Economia Nazionale 23

Tassa di soggiorno: rotto il fronte, dilaga in Romagna (prima pagina)22/04/13 Prima pagina 24

Rotto il fronte, dilaga la tassa di soggiorno22/04/13 Economia e Territorio, Economia Nazionale 25

«Via la classe dirigente che sta distruggendo il partito»22/04/13 Politica 26

Imperato spiega il lessico della giustizia22/04/13 Turismo, Cultura, Spettacoli 27

Mosaico d’Europa film fest: trionfa regista portoghese22/04/13 Turismo, Cultura, Spettacoli 28

Sbandata in auto sulla strada bagnata: gravi due trentenni22/04/13 Cronaca 29

Un baby club a cinque stelle per i piccoli della Pediatria22/04/13 Sanità e Politiche sociali 30

Tassa di soggiorno, gli operatori attendono al varco22/04/13 Economia e Territorio, Economia Nazionale 32

Guardia costiera: cogolli irregolari e pescatori senza documenti22/04/13 Allevamento e Pesca 33

Le mondine di Lavezzola e il loro Coro della Bassa Romagna “rivivono” in un libro + cd di CristinaGhirardini22/04/13 Turismo, Cultura, Spettacoli 34

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La Voce di Romagna Ravenna

Corriere della Sera

Il Resto del Carlino

Il Sole 24 Ore

Il maniaco colpisce sott’acqua (prima pagina)22/04/13 Prima pagina 35

“La nostra assenza alla cerimonia per Rossella Urru? La Giunta non ci ha invitato perché non parlassimo”22/04/13 Politica 36

Manca personale, treno soppresso22/04/13 Edilizia e Infrastrutture, Trasporti 37

Paura in spiaggia Inghiotte caramella e rischia soffocamento22/04/13 Cronaca 38

“Una vergogna che resterà nella storia”22/04/13 Politica 39

I Giovani Democratici: “Questa classe dirigente non ci rappresenta più”22/04/13 Politica 40

C’è Enrico Dindo al teatro Alighieri22/04/13 Turismo, Cultura, Spettacoli 41

Il futuro delle coop Incontro con Gardini22/04/13 Economia e Territorio 42

Serata Emergency mercoledì a Ravenna22/04/13 Sanità e Politiche sociali 43

Le canterine antifasciste22/04/13 Turismo, Cultura, Spettacoli 44

L’AMARO RISULTATO DI TROPPI SCANDALI22/04/13 Politica Nazionale 45

E ADESSO PENSATE A FAMIGLIE E IMPRESE22/04/13 Economia Nazionale 47

Governo, mercoledì Napolitano dà l’incarico22/04/13 Politica Nazionale 49

Il Colle non cede: deve essere politico22/04/13 Politica Nazionale 50

Ma i vertici temono il crollo finale e chiedono al segretario di restare22/04/13 Politica Nazionale 51

Il fortino dei «fedelissimi» «Restiamo con Pier Luigi»22/04/13 Politica Nazionale 52

Show di Grillo (senza comizio) «Un golpettino istituzionale furbo»22/04/13 Politica Nazionale 54

Berlusconi ora vuole scelte «forti»22/04/13 Politica Nazionale 56

Senza redditi da lavoro un milione di famiglie22/04/13 Economia Nazionale 57

LA REPUBBLICA DEL PRESIDENTE22/04/13 Politica Nazionale 59

Napolitano detta la sua agenda «Tempi stretti per l’incarico»22/04/13 Politica Nazionale 60

Rebus governo, Amato più di Letta E il Pdl lancia la Costituente22/04/13 Politica Nazionale 62

Saluto lampo, folla e tanta confusione 5 Stelle, la marcia su Roma è un caos22/04/13 Politica Nazionale 63

«È un golpettino, durano un anno» Grillo chiede calma, ma bastona tutti22/04/13 Politica Nazionale 64

Il teatrino delle finte schermaglie Pd, pieno accordo per un governo22/04/13 Politica Nazionale 65

Prodi, domenica in relax «Meglio uscire in punta di piedi»22/04/13 Politica Nazionale 66

La ‘vetrina Emilia’ mostra le crepe Delrio: «Tutto da rifare, il Pd ai sindaci»22/04/13 Politica Nazionale 67

Subito Def e pagamenti Pa poi nell’agenda pesano le riforme di fisco e lavoro22/04/13 Pubblica Amministrazione, Economia Nazionale, Ambiente 68

Le spese della Pa vanno online22/04/13 Pubblica Amministrazione, Economia Nazionale 73

Primo passo per ritrovare la fiducia dei cittadini22/04/13 Pubblica Amministrazione, Economia Nazionale 75

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Italia Oggi

La Repubblica

La Stampa

Effetti collaterali del welfare in crisi22/04/13 Sanità e Politiche sociali 76

Diritto di accesso alla portata di tutti22/04/13 Pubblica Amministrazione, Economia Nazionale 77

«Confidiamo che a controllare siano soprattutto i cittadini»22/04/13 Pubblica Amministrazione, Economia Nazionale 79

Norme e tributi: Sì ai requisiti aggiuntivi per le attività di supporto22/04/13 Pubblica Amministrazione, Economia Nazionale 80

Norme e tributi: Trasparenza, sanzioni al via22/04/13 Pubblica Amministrazione, Economia Nazionale 81

Norme e tributi: In house sempre più difficile per le aziende quotate in Borsa22/04/13 Pubblica Amministrazione, Economia Nazionale 82

Norme e tributi: Sull’antimafia iter lungo in Prefettura22/04/13 Pubblica Amministrazione, Economia Nazionale 83

Norme e tributi: Esclusione «automatica» se l’aggio punta più in alto rispetto al bando22/04/13 Pubblica Amministrazione, Economia Nazionale 84

I troppi crediti arretrati impongono l’alt ai progetti22/04/13 Sanità e Politiche sociali 85

Penalizzati case-famiglia e centri antiviolenza22/04/13 Sanità e Politiche sociali 86

Il Comune punta sull’affido esterno22/04/13 Pubblica Amministrazione 87

Sul welfare il non profit va ko22/04/13 Sanità e Politiche sociali 88

Scadenze a incastro per l’Imu22/04/13 Pubblica Amministrazione, Economia Nazionale 90

Tares, aumenti rinviati a fi ne anno22/04/13 Pubblica Amministrazione 91

Per banche, teatri e ospedali doppia penalità22/04/13 Pubblica Amministrazione, Economia Nazionale 92

Renzi: “Così rifonderò il Pd”22/04/13 Politica, Politica Nazionale 93

Rodotà: sono e resto un uomo di sinistra22/04/13 Politica Nazionale 97

Ma il partito senza leader boccia ogni larga intesa22/04/13 Politica Nazionale 98

Scalfari: i 5 Stelle fuori dall’Europa22/04/13 Politica Nazionale 101

Nel Pd tutti attendono la scissione “Sul governo la prova del fuoco chi ci sta resta, gli altri usciranno”22/04/13 Politica Nazionale 102

Napolitano accelera: subito le riforme22/04/13 Politica Nazionale 104

“Un golpettino a difesa di Silvio e Pd” E Grillo rivendica: io evito la violenza22/04/13 Politica Nazionale 105

Palazzo Chigi, diktat di Berlusconi “Accordo di due anni o si vota”22/04/13 Politica Nazionale 107

Il Pd frena sulle larghe intese verso una squadra del Presidente Amato torna in pole position22/04/13 Politica Nazionale 108

COSÌ IL COLLE PREPARA IL CAMBIAMENTO22/04/13 Politica Nazionale 109

Il Colle accelera sul governo22/04/13 Politica Nazionale 112

Alla ricerca della grande coalizione22/04/13 Politica Nazionale 114

Il Pd ora non vuole il premier22/04/13 Politica Nazionale 115

Vendola prova a tentare il Pd che guarda a sinistra22/04/13 Politica Nazionale 116

“Siamo pronti a offrire un terreno di riunificazione”22/04/13 Lavoro, Politica Nazionale 117

Grillo corregge ma non troppo “Un golpettino”22/04/13 Politica Nazionale 118

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Repubblica Affari & Finanza

Il veto di Berlusconi su un governo tecnico22/04/13 Politica Nazionale 120

Le utilities primatiste a Piazza Affari22/04/13 Economia Nazionale, Ambiente 121

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spe.ravenna@spewebit Lunedì 22 aprile 2013

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IL futuro della Darsena

«Docks privati in prestito alla città» o A pagina 2

Piano sosta Faenza

Quelli del no sparano bordate al Comune o A pagina 6

Bagnacavallo

Operato biker

caduto nel burrone

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Passerella all'Esp

Fascino ed eletran alla selezione per Miss Mondo a A pagina 7

Animata assemblea del circolo cittadino A pagina 3 Turismo

È bufera sulle cene

riva al mare

Ravenna promosso

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Tensione tra tifosi. dieci identifica

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ALL!INTERNO

Polemica sui negozi aperti

Liberazione e I: maggio I sindacali ai. commessi: «Non dovete lavorare»

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SFILATA Due concorrenti alla selezione regionale

il Resto del Carlino

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22/04/2013 press unE

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Redazione; via Salara 40, 48121 Ravenna Tel. 0544 249611 Fax 0544 39019 Pubtdicità. S.P.E. - Ravenna - L.0, Aiberti, 60 - Tel. 0544 278065/ Fax 0544 270457

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AGRÀ I TRE GIORNI DI DBA i ITO

«La Darsena è centrale nel progetto

capitale della cultura» TANTE VOC§ Partecipazio-ne oltre le aspettative alla tre giorni di dibattito all'Almagià dove istituzioni, imprese e associazioni hanno

•Z' dialogato sul futuro anche culturale di Ravenna

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PROPOSTA Le aree private inutitizzate potrebbero essere concesse temporaneamente atta città

LA tre giorni di 'Agorà' nelle Arti-ficerie Almagià ha fatto registrare una buona affluenza ed ha fatto dialogare istituzioni, imprese e cittadini sulle proposte innovati-ve per ridisegnare il futuro, in am-bito culturale, di Ravenna. «Ci so-no state proposte di restituire alla città dei luoghi che Ravenna si sente di voler rivivere come pro-pri, in particolare la Darsena» rife-risce Lorenzo Donati, del Comita-to artistico-organizzativo di Ra-venna 2019 e coordinatore dell'ul-tima giornata di Agorà. «Si tratta

di impostare un percorso virtuoso in cui l'ente pubblico, i privati e i cittadini trovino dei punti d'in-contro per ridisegnare il futuro di questo luogo». Un tema ricorren-te nel dibattito è stato infatti quel-lo della collaborazione ed intera-zione tra i vari 'poli' della città: «Credo che per ridisegnare il futu-ro, in ambito culturale, di Raven-na, sia necessario ridisegnare i po-li costituiti dalle imprese e le for-ze economiche della città, i cittadi-ni e le istituzioni che devono esse-re più fluide — prosegue Donati

nanziare tutte le idee proposte da sviluppare, in ambito culturale, per Ravenna 2019. «Per quanto riguarda gli spazi pubblici è emersa, con forza, la vo-lontà di caratterizzarli come spazi d'incontro e aggregazione di di-ve :Ne realtà imprenditoriali, cultu-rali e studentesche, accessibili a tutti sottolinea Caccia dove

le attività culturali non siano ri-strette ai 'soliti' fruitori ma a tut-ti». Infine le proposte riguardanti il luogo-chiave della candidatura di Ravenna 2019, la Darsena: «Qui tutti i magazzini e gli spazi, sono privati e, durante Agorà ha propo-sto un riutilizzo temporaneo di questi spazi da parte dei cittadini finche sono fermi e non utilizza-ti» aggiunge Caccia. «Il mio auspi-cio è che Agorà sia un punto di partenza per un nuovo percorso di cittadinanza per Ravenna e an-che per il futuro della città» con-clude Donati.

Valerio lazzi

SPONSOR SI CERCANO MECENATI MA ANCHE PICCOLI CONTRIBUTI DIFFUSI

CONFRONTO ALLALMAGIA TRE GIORNI DI DIALOGO TRA ISTITUZIONI, IMPRESE E CITTADINI

— e devono abbracciare, al loro interno, varie istanze».

«MOLTE proposte hanno avuto come filo conduttore la ricerca dei fondi e il sostegno economico per eventi e compagnie artisti-che» evidenzia Andrea Caccia del Villaggio Globale. «Per esempio

si potrebbero ospitare gratuita-mente gli artisti che dovranno esi-birsi in città o costruire progetti, mettendo a disposizione la pro-pria casa». Un'altra proposta emersa è stata di fare una raccolta fondi diffusa in modo tale che ogni cittadino possa dare un pic- colo contributo economico per

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LUOGH La Darsena è indicata da tutti baricentrica rispetto agli eventi che potrebbero caratterizzare Ravenna capitale europea della cultura

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:NI'MV3T.:k PARLA MIRO FIAMMENGHI, IL CONSIGLIERE REGIONALE VICINO A BERSANI

«Un ceffone a Prodi,

ma non ci sarà govemissimo» MIRO Fiammenghi, cervese, consigliere regio-nale del Pd, è considerato tra gli esponenti del partito più vicini all'ormai ex segretario.

Fiammenghi, qual è oggi l'umore di Ber-sani?

«Sui piano personale era tranquillo prima delle votazioni per la scelta del nuovo presidente del-la repubblica, e lo è anche oggi. E' chiaro che è preoccupato per il Pd».

E lei? «Penso che Versavi abbia fatto tutto quello che riteneva necessario per eleggere un presidente che fosse largamertto condiviso dal Parlamento. D'altra parte la direzione e gli stessi grandi elet-tori avevano approvato le candidature prima di Marini poi di Prodi, in quest'ultimo caso all'unanimità. Qualcuno dice che oggi c'è la ga-ra a prendere le distanze dal segretario. Io non sono tra quelli».

segnali premonitori però c'erano. Quando una quarantina di parlamenta-ri dell'Emilio Romagna aveva deciso di votare 'bianca' nel momento in cui si do-veva scegliere Marini è parso chiaro che il partito non fosse compatto.

«Non conosco le motivazioni che hanno indot-to quel gruppo di parlamentari ad assumere quella posizione».

Ma cosa non ho funzionato? «Che alla prova dei :filai le decisioni prese sono state messe in discussione. Napolitano è stato eletto con gli stessi voti e dagli stessi partiti e che avrebbero dovuto eleggere Marini».

Come se lo spiega? «Un giorno capiremo cos'è successo. So che 101. traditori hanno deciso di dare un ceffone a Ro-mano Prodi, che è stato tra i fondatori dell'Uli-vo».

Possibile che la segreteria e lo stesso Ber-sani non avessero alcuno percezione di cosa covava sotto la cenere?

«Direi che Bersani si è assunto delle responsabi-lità in modo molto chiaro, presentando le dimis-sioni».

Oggi esiste il rischio di scissioni? «Non credo. Certo sarà necessario ragionare su quello che non ha funzionato e su come rilancia-re l'azione del Pd».

Perché non è stata recepito la candidatu-ra di Rodotà?

«Sarebbe stata una scelta divisivi. Una parte del Pd lo avversa in modo esplicito».

Intanto nella base, tra gli elettori c'è uno scontento fortissimo.

«Lo so. Sono stato avvicinato da tanti sinipatiz-

zanti: alcuni ci chiedono di tener duro, altri di cambiare».

Cosa pensa della rielezione di Napolita-no?

«Lo considero un punto di ripartenza solido e di qualità della democrazia, messa così a dura pro-va da queste giornate».

Oggi ci sarà il suo discorso cd Parlamento poi darà l'incarico di formare il nuovo go-verno. Quale tipo di esecutivo si aspet-ta?

«Resto convinto che l'Italia abbia bisogno di un governo di cambiamento che cerchi il suo sostegno in Parlamento, Chiaramente non potrà piìl essere guidato da Bersani».

Niente governissimo? «Non ci sono pregiudizi, In questo mo-mento il Paese ha bisogno di un ese-cutivo con una maggioranza coesa, e rispetto al Pdl abbiamo idee diver-se su come affrontare l'emergenza economica e sociale che viviamo».

Vede possibilità che si torni presto alle urne?

«E' una prospettiva che adesso si è allonta-nata».

Marcello Petronelli

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RIPARTIAMO i Giovani democratici si

confrontano su come ripartire dopo la gravissima crisi del partito

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«Noi giov Pd non men o questi dirigenti» Ma c'è ancora fiducia nel progetto

«NON CI meritiamo quello che è successo». Con queste parole esor-disce la segretaria provinciale dei Giovani democratici, Federica Degli Esposti, alla riunione tenu-tasi ieri pomeriggio al circolo del. Pd di via Poggi. Un incontro evi-dentemente indetto per fare il punto della situazione, all'indo-mani delle spaccature che il parti-

IL MCIOTTENNE «Ho convinto venti amici a votare democratico. Ora cosa rispondo alte critiche?»

to di centrosinistra ha dimostrato alle recenti elezioni del presiden-te della Repubblica. Una riunio-ne alla cui base sta però un quesi-to fondamentale: «Che cosa vo-gliamo fare?». E la risposta dei gio-vani militanti ravennati sembra essere compatta: «Crediamo nel progetto politico rappresentato dal Partito democratico, ma que-sta dirigenza non ci rappresenta più in alcun modo».

NON VI sono quindi state tessere bruciate o occupazione delle sedi di partito come avvenuto a Bolo-

ALESSANDRO PERINI GIOVANE DEMOCRATICO

Ora occorre subito fare un congresso dal quale partire e che certi dirigenti si facciano da parte

gna' ma piuttosto un confronto

dialettico, in alcuni casi anche dal tono acceso, che seguisse il deside-rio di voler costruire piuttosto che distruggere. «Vogliamo capi-re che cosa non è andato — prose-gue la segretaria provinciale partendo dalla domanda: perché

• • •

MIRCO BOSCHETTI 18 ANNI

Tenere la tessera sarà La mia forma di protesta per dimostrare che voglio continuare a lottare

FEDERICA DEGLI ESPOSTI 25 ANNI

Non ci meritiamo quello che è successo, ma il Pd è ancora la strada giusta per ricostruire il nostro paese

mesi trascorsi dalle elezioni politi-che, ponendo in essere una pro-fonda autocritica al proprio parti-to. «E ora che ci capiamo in modo definitivo — punta i piedi Ales-sandro Perini —. Dal voto di feb-braio si sono sbagliate una serie di elementi e con l'elezione della

SEQUENZA DI ERRORI «Dal voto di febbraio si sono sbagliate tante cose, vogliamo capire perché»

prima carica dello stato è stata da-ta la mazzata finale al partito, Pri-ma Marini, poi Prodi, tutti nomi che non hanno Fatto altro che divi-derci. Per non parlare dell'aver fit-to perdere la totale credibilità del fondatore del nostro partito. Ora occorre subito fare un congresso dal quale ripartire e che certi diri-genti si Facciano da parte».

il no a Rodotà? In ogni caso sono convinta che il centro sinistra sia ancora la strada giusta per rico-struire questo paese». Per provare a rimettere in piedi le tessere di un mosaico andato in pezzi, i Giovani democratici deci-dono di guardare indietro ai due

IL SENTIMENTO dei Gd si tro-va però tutto nelle parole del 18en-ne Mirco Boschetti: «Sono stati preso in giro da persone che mi avevano illuso. E tenere la tessera sarà la mia forma di protesta per dimostrare che voglio cambiare le cose e che continuerò a lottare».

Alessandro Cieognani

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IERI POMERIGGIO I GIOVANI DEMOCRATICI DI RAVENNA SI SONO TROVATI AL CIRCOLO DI VIA DEI POGGI: UN VENTINA I PRESENTI

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La salute dei migranti Domani in Sala Buzzi

incontro con i volontari di Emergency Ravenna IN OCCASIONE della campa-gna nazionale di raccolta fondi a flivore del Programma Italia, i vo-lontari del gruppo Emergency di Ravenna organizzano una serata di informazione sul progetto al quale i fondi sono destinati, Ap-puntamento domani alle 20.30 nella Sala Buzzi di via Berlinguer 11. Interverranno gli assessori al sociale di Provincia, Eleonora Proni, e Comune, Giovanna Pia-la, e Paolo Fasano, coordinatore dell'ufficio immigrati del Comu-ne. Si tratta di un progetto nato nel 2006 per fornire cure mediche e orientamento socio-sanitario ai migranti. L'iniziativa si svolge in collaborazione con lo Sportello ra-vennate dell'associazione Avvoca-to di Strada.

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Acquista materiale edile per 30mila euro con assegni scoperti Artigiano denunciato HANNO truffato una azienda pagando del materiale edile con 'assegni cabriolet': per questo motivo un ravennate, residente nel reggiano, e un artigiano tarantino di Parma sono stati denunciati dai carabinieri di Carpineti, in provincia di Reggio Emilia, con l'accusa di truffa aggravata in concorso. Secondo le indagini dei militari, il S3enne raveimate, sostituendosi all'artigiano, ha usato un suo carnet di assegni, ma connesso a un conto privo di fondi, e ha acquistato materiale edile per 30.000 curo. L'azienda vittima del raggiro ha poi presentato denuncia in caserma.

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Lavori in via Celia all'altezza del ponte

sul fiume Ronco Possibili disagi

NELLA giornata di domani, martedì 23 aprile, dalle ore 9.30 alle 12 e dalle 1330 alle 1530 saranno istituiti, sulla base di un'ordinanza del Comune di Ravenna, il restringimento di carreggiata e il senso unico alternato di circolazione sul ponte di attraversamento del fiume Ronco, in via Cella. Ciò avverrà limitatamente alle porzioni della strada di volta in volta interessate da lavori di verifica, da parte del Comune, sulle strutture del ponte stesso, propedeutiche a un successivo intervento di posa di guard rail. A causa di questi lavori sono possibili rallentamenti del traffico.

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SHOPP§NG à probabile che alcuni negozi del centro decidano di restare aperti, ma sindacati sono perplessi

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aee cenme51..,

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CGIL, CISL E UIL: «I DIPENDENTI POSSONO RIFIUTARSI»

«Feste 'sacre', co essi a casa» I sindacati contro le aperture dei 25 aprile e Primo maggio I SINDACATI scendono in campo contro le aperture festi-ve dei negozi, in particolare contro quelle previste per il 25 aprile e Primo maggio. In una nota congiunta Filcams-Cgil, Fisascal-Cisl e Uiltucs-Uril di Ravenna «invitano tut-ti gli addetti a comunicare al-le aziende la propria indisponibilità alla prestazio-ne lavorativa per le festività» in queste due giornate.

«LA FESTA della Liberazio-ne e quella dei Lavoratori hanno un valore storico, uma-no e di grande contenuto cul-turale sottolineano i segre-tari delle tre organizzazioni — Roberto Conigli, Davide Guarini e Claudia Lugaresi —. Riteniamo sbaglialo e dan-noso il ricorso alle aperture fe-stive perché si merci -fica e si svuota il senso di queste gior-nate affermando un falso prin-cipio: che nulla ha più valore davanti alle ragioni economi-che e che la società è libera se è libera di consumare in ogni luogo, in ogni ora e giorno del-la settimana».

I NTO L «Liberazione e giorno dei Lavoratori sono valori da rispettare»

La 'deregulation' degli orari ha eliminato ogni regola in materia di orari commerciali. Ma secondo i sindacati, inol-tre, «nessuno degli effeffi posi-

tivi annunciati si è verificalo. Anzi, ad oltre un anno dalla li-beralizzazione — sottolinea-no — gli effetti sono nefasti. La crisi profonda del commer-cio è evidente, i bassi salari, la perdita dei posti di lavoro hanno determinato una con-trazione dei consumi. In ag-giunta, il decreto liberalizza-zioni ha prodotto un insoste-nibile aumento dei costi dovu-ti alle maggiori aperture, peg-giorando solo le condizioni di chi lavora nel settore e sven-dendo la nostra storia».

A RAVENNA saranno diver-se le aperture festive delle atti-vità commerciali. Ma le orga-nizzazioni dei lavoratori, ol-tre a chiedere di «tornare in-dietro e definire delle nuove regole per il settore», chiedo-no ai lavoratori di non soggia-cere alle richieste degli im-prenditori. «Sulla base delle norme contrattuali vigenti — precisano — potranno rifiu-tarsi di effettuare prestazioni lavorative in tutte le festività, perché tale prestazione non è obbligatoria».

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ur e umidità un seminario '

()mANI, dalle 10 'Holiday Inn, semina-sti recupero edifici, re-

tauro e problema dì utrij-"ta dei. muri promosso

l'Ordine dei geometri

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Babbo, cosa fanno qu I < spettano l'autobus' è il titolo

dell'incontro sitl teinadella pra stit azione., promosso dalla c<aop sociale Perso n Movimento', i programma oggi al

i rng nella Sala Forum di viale Be l' Partecipano il comandante della municipale, Stefano Rossi, e Valentina

cuci ti della cooperativ,

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Tutela degli istituti d'Arte Landi al convegno di Monza il dirigente del Liceo Artistico di Ravenna, Marcello Landi, ha Partecipato, sabato scorso nella sede della Confartigianato di Monza, al r convegno nazionale su 'Gli Istituti

d'Arte e l'istruzione artistica: fine di udespetienza o salvaguardia e qualificazione?'. Tema, la tutela

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I nuovi orizzonti dell'economia con gli Amici del Ginanni

L'Associazione 'Amici del Ginarmi', in collaborazione con l'Itc omonimo, organizza una conferenza dal titolo 'I beni comuni e felicità come nuovi possibili orizzonti per l'economia'. Appuntamento domani, alle 10,30, nella sala Cavalcoli della Camera di Commercio in viale Farini, Ravenna. Relatore sarà Massimo Chiocca del Cise.

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La macchina detta giustizia in un libro del pm Imperato Il 'Comitato per la legalità e la democrazia e il circolo 'Libertà e giustizia' di Ravenna, insieme all'autore Marco Imperato, magistrato, presentano il libro 'Le parole della giustizia'. Appuntamento oggi alle 20A5 nella galleria NinaPi di via Pascoli 3L II libro spiega il funzionamento delta macchina della giustizia in Italia,

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A SANT:CiZ SGELO GIOVANI RIMINESI BLOCCANO IL PULLMAN GIALLOROSSO, ARRIVA IL I I 3

Tensioni nel dopo gara, identificati 10 ultrà dei. Ravenna LA FESTA promozione del Ravenna calcio (nella foto i tifosi sugli spalti dello stadio di Villa Verucchio) ha rischiaro di essere rovinata da un episodio spiacevole avvenuto nel dopo gara nel centro di San-t:arcangelo di Romagna, in provincia di Rimini. Dopo la vittoria sul Sant'Erme-le, valsa la matematica vittoria del cam-pionalo, un pullman con a bordo una cin-quantina di supporter giallorossi per fare rientro in città è transitato dalla via Emi-lia. Passando dal centro di Santarcange-

lo, davanti a un bar sono partiti alcuni sfottò tra i ravennati festanti e un gruppo di giovani riminesi che si trovava in s tra- da. Questi ultimi hanno bloccato il pull-man dei tifosi del Ravenna, una decina di questi sono scesi e si è rischialo lo scontro fisico. A impedirlo è stata la poli-zia, che fino a poco prima aveva accompa-gnato il mezzo. Dieci tifosi giallorossi so-no stati identificati, rimessi sul pullman poi scortalo fino all'uscita dal confine provinciale.

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VO TANA VIA LUNGA FER1ORE Pericolosl dlinvelli e fessurazlonl nell'asfalto

cresce l'allarme l resldentl «G A da o questo tratto di strada in corrispondenza della nostra abitazione versava a in condizioni critiche. M da circa 4 giorni la situazione è clamorosamente peggiorata, creando grossi rischi fu o o chiecdlsae

sieda Polizia a caso abbiamo chiesto l'intervento dei Vigili

del a Polizia municipale. Quest'ultima ci ha dett va oggi provvederà a transennare tratto in questione Urg c intervento immediato, perché le condizioni sono indecenti». segnalare questa situazione sono stati ieri due coniugi, PaOr . a e Gabriele, residenti nel tratto di via Lunga Inferiore che separa via Traversagno da via Bentovogho, a circa 3 chilometri da "§), it

na e poche centinaia di metri dal Centro integrato rillutidi bleeera> fia

otto accusa una trentina di metri asfaltati (sì fa

pe ci"

erari ea m questa strada

in alcuni campagna che ogni giorno vedeilplasswaeldiol di

I 5 cunl punti sì è creato un dislivello che raggiung

,en

20

co emergere centimetri. Inoltre,. il man, to stradale si è sgretolato%

facendo C gere grossB e pencolosissimi blocchi di asfalto. Come se non bastasse, la banchina è franata in più punti e si

rase fessure in cui entra la ruota di una bicicl a.

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22/04/2013 pressunE

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• ........................ ........................ ......................... ......................... ............................ ............................ .............................

Festa dello sport

Tanti pre ía

mento culminante della festa %a

consegna di r n icooscimenti, 'Stelle'

in primis, ad atleti e dirigenti cheA barino ottenuto risultata

rt;iodiTrterite.

IL. PALAZZO dei congressi di Largo Firenze ha ospitato l'annuale festa

provinciale dello sport, organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio

di Ravenna e dal Coni regionale. Sono intervenuti amministratori

pubblici, dirigenti sportivi, il presidente del Gruppo Cassa di Risparmio Antonio Patuelli e il

vicepresidente della Fondazione Cassa di Risparmio, Romano

Argnani. Un grande appuntamento, a vera e propria festa all'insegna

dei valori sportivi più autentici.

Ha riscosso molto successo la selezione regionale di Miss Mondo svoltasi all'Esp. Inserita tra gli eventi del centro commerciale, ha visto in lizza ragazze dai 15 al 26 anni.

...

NEL corso della manifestazione, il Coni ha assegnato i riconoscimenti 'Una vita per lo sport' a personaggi distintisi per competenza e spirito di sacrificio.

ogno Presentate da. Antonio pi Borrellà, le Fiorati Miss

Mondo hanno cinato pubblico e dimostrato °le eieganza.

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Molcsea Iimchìl dna

5> i\ L\O 22/04/2013

orriere Periodicità: Quotidiano

di Ravenna Faenza-Lupo e Imola Tiratura: n.d.

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pressunE

RAVENNA

Tassa da reinvestire Pressing sul Comune degli albergatori

RAVENNA. La prima tranche dell'imposta di soggiorno, introdotta dal 1° febbraio, è stata pagata. Ora gli operatori vogliono capire quanto è stato incassato e come verrà utilizzato.

•SERVIZIO a pagina 22

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7,7-e Tas diso orno:rottoilRronte,di inRomagna

giCIfliSIO EXTRAG0111 Remino Immediato

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Tassa di so orno: rotto il fronte, dilaga in Romagna

Cura e ben stando in riva all'Adriatico

Il 40enne aveva palpeggiato la I 3enne nella piscina di Aquafan

Sarti (M5S): «Il no del Pd a Rodotà è senza motivo Così si sono suicidati» RIMINI. Dalle

tensioni fuori Montecitorio. A-gli insulti di Ga-sparri e i cori di La Russa. Eletto Napolitano, la Sarti (M5S) attac-ca: «Il Pd poteva Giulia Sarti votare Rodotà: ha preferito suicidarsi».

• MASCIA a pagina 5

Sulla Alfa 156 viaggiavano due giovani rumeni. SERVIZIO a pagina 21

acquisto oro pagamento immediato

203M\ .(:)_112-\ • orriere di Ravenna Faenza-Lupo e Imola

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22/04/2013

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press unE

REDAZIONE, AIDINIINISTRAZIONE E PUBBLICITÀ: PIAllA TRE MARTIRI. 4315 - -TEL 0541-354111 FAX:0541-354199. SPEDIZIONE IN A.D. - D.L. 353, 10010001VID L. 27102041 API 1 002414 1 - DCB FORTE ALTRE SE DI: RAVENNA (0544-2112624 E01311 a545-355201. CESENA 10547-6119001 ESSI (0549-995147), IMOLA (0542-217101 RI511110ORRIEREROMAGNA.IT - 120 IN TANDEM CON LA STAMPA*

orhere del lunedì euro 1,20

Anno XXI / N. 110

LUNEDÌ 22 APRILE 2013

Dopo un anno: ora va da Ravenna a Cesena Auto sbanda sulla Ss16: gravi due giovani da Gatteo a Riccione I sindaci: inevitabile Violento urto contro il guard rail alle 4.30 a Fosso Ghiaia

RIMINI. Due anni di re-clusione pena sospesa: è la condanna patteggiata dal quarantenne cattolichino accusato di violenza ses-suale per aver palpeggiato una tredicenne nella pisci-na a onde di Aquafan lo scorso 6 agosto. L'uomo si sarebbe accostato alla ra-gazzina, molestandola più volte anche attraverso il diretto contatto fisico del-le parti intime.

• SERVIZIO a pagina 3

Paura nella notte in un condominio. L'aggressore sfonda la porta a calci. Intervento dei carabinieri

Musica alta , il vicino protesta: pestato Calci e pugni al dirimpettaio. Arrestato 32enne per lesioni

RIMINI. Dopo avere sfondato la porta di casa, prende a pugni in faccia il vicino, lo scaraventa a terra e infierisce tempe- standolo di calci: 32enne

Cesena, maxi furto diurno in villetta

arrestato. Notte di terro- da 30mila euro re in una palazzina per u-na lite tra vicini. L'inter-vento dei carabinieri ha evitato il peggio. •SERVIZIO a pagina 14

• MASCIA a pagina 3

RAVENNA

Tassa da reinvestire Pressing sul Comune degli albergatori

RAVENNA. La prima tranche dell'imposta di soggiorno, introdotta dal 1" febbraio, è stata pagata. Ora gli operatori vogliono capire quanto è stato incassato e come verrà utilizzato.

• SERVIZIO a pagina 22

EINIERNMEEIREEM CESENATICO

Nel primo bimestre persi tre quarti dei pernottamenti

CESENATICO. Crollo delle presenze turistiche nel primo bimestre: persi i tre quarti dei pernottamenti. Doppiati da Forlì, superati anche da Cesena e Bagno.

• BAIARDI a pagina 20

UU222 IMOLA

Agostini e Cadalora Revival in pista

IMOLA. Buon successo di pubblico per la tre giorni della 200 Miglia Revival di Imola che all'autodromo ha visto protagonisti Cadalora e Agostini.

• SERVIZIO a pagina 25

RIMINI. A distanza di un solo dottata da Ravenna a Cesena, da anno la tassa di soggiorno dilaga Gatteo a Riccione. I sindaci: Me-in Romagna. Partita Rimini con- vitabile, troppi tagli dello Stato. trocorrente, adesso l'imposta è a- • MASCIA a pagina 7

L'twz:zzeum Molestie a l 3enne in piscina Condannato 40enne palpeggiatore ad Aquafan

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IMPOSTA DI

SOGGIORNO

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5> i\ L\ • 22/04/2013

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di Ravenna Faenza-Lupo e Imola Tiratura: n.d.

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press LinE

Rotto il fironte, dilaga la tassa di soggiorno San Mauro, previsti 180mila euro. Savignano, via a giugno. I Comuni: inevitabile, troppi tagli dallo Stato Rimini si è mossa prima: a un anno di distanza, imposta adottata da Ravenna a Cesena, da Gatteo a Riccione

RIMINI. Tassa di sog-giorno, non è più un tabù e dilaga lungo la Romagna. E' passato un anno esatto da quando Rimini ha spaccato il fronte dei riot-tosi alla gabella, inseren-dola a bilancio e attirando-si così gli strali di alberga-tori, opposizione e detrat-tori. Tutti certi dell'arrivo di scenari apocalittici per il turismo, da Miramare a Torre Pedrera. Invece niente: il calice amaro è stato digerito, metaboliz-zato. Gli introiti per Rimi-ni, come conferma l'asses-sore al Bilancio Gianluca Brasini, nel solo periodo autunnale si sono attestati attorno ai 700mi1a euro, con tariffe da 50 centesimi a 3 euro, a seconda delle stelle delle strutture. Ossi-geno puro per le casse pub-bliche che adesso vogliono respirare in tanti.

Partiamo da Ravenna, che ha deciso per l'adozio-ne: imposta fissata da 1 a 4 euro a partire dal primo febbraio scorso. Con tanti saluti alle richieste degli albergatori che spingeva-no per una retromarcia. A Ravenna sono andati a-vanti: sul piatto si stima l'arrivo di 2 milioni di eu-ro. E l'assessore al Turi-smo Andrea Corsini è stato irremovibile: «A-vremmo preferito non far-lo ma le condizioni di bi-lancio non ci lasciano scel-ta».

Resistono Bellaria e Cesenatico: soldi recuperati spingendo su aliquote hnu Da Cervia: «Non siamo contro, ma così com'è la legge non è chiara»

Questione di pecunia an-che per il sindaco Paolo Lucchi che sempre dal primo febbraio ha intro-dotto l'imposto a Cesena: da 1 euro e 50 a 4; si stima-no entrate per 400mila eu-ro. E il primo cittadino è andato contro critiche molto feroci, chiarendo: «I tagli dello Stato non ci la-sciano scelta». Arriveran-no invece 180mila euro per San Mauro dove l'impo-sta sarà applicata dal 15 giugno al 31 agosto, con ta-riffe divise in tre fasce: 1,50 per gli hotel tre stelle e oltre, 1 per i due stelle e si-mili e 0,40 per i camping.

L'assessore al Turismo Stefania Presti non ha a-scoltato le richieste di rin-vio degli albergatori, «a-spettiamo fino al 2014», ma ha assicurato: «Inevitabi-le. Tutti i soldi saranno u-sati per il rilancio del set-tore turistico». A Savi-gnano, invece, con le stes-se tariffe di San Mauro si procederà per l'applica-zione ma solo «dal 24 giu-gno al 31 agosto», spiega l'assessore Antonio Ser-pieri, che non ha ancora fatto alcuna stima sugli in-troiti ma punta forte sul Camping Rubicone, «170mila presenze a sta-gione».

Hanno abbracciato la

tassa anche nella vicina Gatteo, dove però l'impo-sta partirà dal 15 giugno e arriverà fino al 15 settem-bre, con gli stessi importi di Savignano e San Mau-ro. Il parto, qui, è stato me-no doloroso. Il vicesinda-co Roberto Pari non ha dubbi: «E' stata una scelta capita da tutti ormai: i sol-di ricavati saranno tutti investiti nel turismo». Molto meno capita, ma u-gualmente adottata, è sta-ta l'imposta di soggiorno a Riccione, dove c'è stato un clamoroso sviluppo: applicazione da 50 centesi-mi a 2 euro e 50, a partire dal primo giugno. Incasso previsto: 2 milioni e 733 mila euro.

Gli albergatori sono in-sorti, fino a stilare una li-sta di proscrizione per boi-cottare le aziende legate ad assessori, consiglieri e loro parenti fino al quarto grado. Il sindaco Massi-mo Pironi ha resistito: «Se si vuole un piano per rilanciare il turismo sono necessarie nuove risorse

che in bilancio non ci so-no». Verso l'imposta sem-bra avviato anche il Co-mune di Cattolica: già da oggi il sindaco Piero Cec-chini potrebbe sciogliere le riserve. Servono soldi e se gli albergatori non elar-giranno un sostanzioso "contributo" - lo scorso anno 420mila euro, que-st'anno non arriverebbe a 200mila -, l'ipotesi tassa di soggiorno sembra inevita-

La protesta degli

albergatori di Riccione

contro la tassa di soggiorno

bile. Anche se sui tempi non c'è ancora certezza.

Di certo c'è che al mo-mento, chi resta senza l'applicazione è finito in minoranza. Da Cervia, dove l'amministrazione di centrosinistra non ha in-serito l'imposta, l'assesso-re Michele Pascale non chiude la porta: «Il bilan-cio ci permette di non met-terla ma non siamo con-tro: attendiamo un'even-

tuale legislazione miglio-re perché così com'è pena-lizza le strutture più pic-cole».

Secco no, invece, da Ce-senatico e da Bellaria, entrambe con schiera-menti di centrodestra alla guida. Nel primo Comune, il sindaco Roberto Buda non l'ha mai presa in con-siderazione: «Mi sono im-pegnato personalmente con la mia coalizione a tro-

vare forme alternative». Quali? Spingere sull'acce-leratore dell'Imu. Lo stes-so strumento adottato a Bellaria, dove il sindaco Enzo Ceccarelli è riusci-to con la tassa sulla casa a evitare quella sul turismo. Scelta che appena un anno fa andava per la maggiore tra i Comuni. Ora la tassa di soggiorno è dilagata spazzando via le remore in quasi tutta la Romagna.

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_20 litA 5> i\ L\ 111 22/04/2013

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pressunE

«Via la classe dirigente che sta distruggendo il partito» I Giovani democratici chiamano a raccolta la base per «ricostruire» e «ridare dignità» al Pd

RAVENNA. Cominciare a ricostruire il Partito democratico dalle macerie rimaste a terra dopo l'escalation di errori politici che ha portato al "Napolitano bis".

A suonare la carica del cambiamento, a Ravenna, sono i Giovani democratici, che hanno deciso di incanalare la delusione e la rabbia contro le ultime decisioni dell'establishment del partito trasformandola in un'onda d'urto, forte e determinata, dalla quale dovrà nascere un partito nuovo.

I Gd di Ravenna si sono ritrovati ieri pomeriggio al

circolo Arci di via dei Poggi, per un'assemblea aperta alla base del partito, ma che non ha escluso i vertici. «Per capire se c'è ancora qualcosa da ricostruire», riferisce senza preoccuparsi di indorare la pillola Federica Degli Esposti, segretaria provinciale dei Giovani democratici. Le critiche anche aspre alla classe dirigente lasciano spazio però a una prospettiva «molto costruttiva»: «Il Partito democratico oggi come oggi non funziona, ma nessuno ha intenzione di abbandonarlo -tiene a sottolineare Degli Esposti -. La base non ha condiviso il

percorso verso l'elezione del presidente della Repubblica, a cominciare dal metodo, non riuscendo a trovare un consenso all'interno del partito, poi i franchi tiratori su Prodi, e l'aver snobbato la candidatura di Rodotà. Beh, la base deve restare e continuare a impegnarsi, è la classe dirigente che va cambiata. Si deve andare a congresso in tempo brevi: non si può distruggere un partito per gli errori della sua classe dirigente. Noi vogliamo ridare dignità al progetto del Pd, nel quale ancora crediamo». (e. d. m.)

(Foto Massimo Fiorentini)

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Pagina 21 • Ag i

Sbandata in auto sullastrada bagnata: gran due trentenni

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Imperato spiega il lessico della giustizia RAVENNA. Il Co-

mitato per la Legali-tà e la democrazia di Ravenna e Libertà e giustizia circolo di Ravenna, insieme all'autore Marco Im-perato, magistrato e pubblico ministero, presentano questa sera alle 20.45 presso la Galleria NinaPi (via G. Pascoli 31), il libro Le parole della giustizia. Imperato parte dalle notizie di cronaca per spiega-re meglio come fun-ziona la macchina della giustizia in Ita-lia e rendere più chiaro il lessico giu-diziario.

:o. • Sbandata in auto

sulla strada bagnata: vi due trentenni

5> i\ L\ • 22/04/2013

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5> i\ L\ • 22/04/2013

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Mosaico d'Europa film fest: trionfa regista portoghese Sabato la premiazione, nella serata conclusiva della settima edizione della rassegna

RAVENNA. La 7a edizione del Mosaico d'Europa Film Fest chiude in bellezza, confermando il proprio appeal. Il festival - organizzato dall'Ufficio Attività cine-matografiche del Comune di Ravenna, in collaborazione con la Fice e l'associazio-ne culturale Ravenna Cinema, col soste-gno del ministero e la sponsorizzazione di EniPower - conferma il suo ruolo di appuntamento primaverile con la mi-gliore produzione filmica europea e in-

ternazionale, sempre alla ricerca dei nuo-vi talenti del cinema contemporaneo.

Durante la serata finale di sabato, de-dicata alla cerimonia di premiazione, la giuria (composta dal semiologo e saggi-sta Paolo Fabbri, dal critico cinemato-grafico e saggista Massimo Causo e dal filmaker e produttore Jonny Costantino) ha deciso di assegnare il Premio Mosaico a Sangue do meu sangue del regista por-toghese Joao Canijo, "per l'elaborazione

di uno spazio visivo e sonoro di grande pregnanza cinematografica, in cui si af-fronta una storia dai toni tragici calati in una dimensione sociale contemporanea ". Menzione speciale a Klip, della regista serba Maja Milos, "per l'audacia di uno sguardo non conciliante sull'adolescen-za". Il festival rientra nel calendario di "Prove Tecniche 2019", programma d'e-venti in vista della candidatura a Capi-tale europea della cultura.

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Sbandata in auto sullastrada bagnata: gran due trentenni

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Vigili del

fuoco

e Polizia

stradale

al lavoro

sul luogo

dell'incidente

(Foto

Massimo

Fiorentini)

l m timilata in auto sulla strada bagnata: gravi due trentenni

5> i\ L\ • 22/04/2013

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\ N N

Sbandata in auto sulla strada bagnata: gravi due trentenni

RAVENNA. Il buio, l'a-sfalto bagnato e probabil-mente la velocità elevata. Stando ai primi elementi raccolti sul posto dalla Po-lizia stradale di Ravenna, sarebbero queste le cause all'origine del grave inci-dente avvenuto nella not-te fra sabato e domenica sulla strada statale Adria-tica all'altezza della Cam-paza.

Erano circa le 4.30 quan-do una Alfa 156, con a bor-do due giovani rumeni di 31 e 29 anni, si trovava a percorrere la Ss16, prove-niente da sud in direzione Ravenna.

Per cause in corso di ac-certamento da parte della Polstrada, il giovane che si trovava al volante - il più anziano dei due - a-vrebbe perso il controllo della vettura. L'auto fuori controllo avrebbe poi in-vaso la corsia opposta ur-tando violentemente con-tro il guard rail; la stessa barriera avrebbe però im-pedito all'auto di volare

fuori strada, bloccandola con parte dell'abitacolo dentro al fosso laterale, dopo aver urtato anche un palo dell'illuminazione.

Nell'urto l'auto è andata distrutta, e i due passegge-ri sono rimasti incastrati fra le lamiere. Il via-vai del sabato sera lungo la statale ha fatto sì che i soc-corsi fossero allertati im-mediatamente.

Gli operatori del 118 -coadiuvati dai vigili del fuoco per estrarre i feriti dall'auto - hanno riscon-trato le gravi lesioni ri-portate da entrambi gli oc-cupanti; ad avere la peg-gio è stato comunque il conducente, trasferito all'ospedale Bufalini di Cesena in prognosi riser-vata. L'altro ferito è stato trasportato all'ospedale di Ravenna: è stato giudica-to guaribile in 60 giorni.

Per permettere i soccor-si e i rilievi e liberare la sede stradale, la ss16 è ri-masta chiusa al traffico per oltre un'ora.

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per, piceoh

0_1 1_/tA \ • 22/04/2013

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Un baby club a cinque stelle per i piccoli della. Pediatria

RAVENNA. Sala giochi a-perta mattina e pomeriggio - con biblioteca e giocattoli per tutte le fasce di età, wii compresa - letture animate o laboratori due pomeriggi alla settimana, clown una o due volte alla settimana. Possibilità, in caso di ne-cessità, di intrattenimento direttamente in camera, così come di lasciare i bam-bini in custodia per qual-che ora per brevi assenze.

Non è l'esclusivo "baby club" offerto da un villaggio vacanze a cinque stelle, ma il servizio di assistenza pro-fuso quotidianamente - con tanto entusiasmo e almeno altrettanto cuore - nelle cor-sie dell'Unità operativa di Pediatria dell'ospedale di Ravenna dalle volontarie dell'Agebo, associazione attiva dal 1997 la cui "mis-sion" è perfettamente sinte-tizzata dalla denominazio-ne: Assistenza genitori e bambini ospedalizzati. Un fiore all'occhiello che inte-gra - proprio sul piano di quella "umanizzazione" dei

Le volontarie dell'Agebo prestano la loro opera in corsia dal 1997

servizi messa al centro del-le politiche sanitarie nel Pal vigente - una delle eccellen-ze sul piano clinico-assi-stenziale che può vantare l'Ausl di Ravenna.

«Siamo una quarantina di socie, una parte delle quali partecipa attivamente - rac-contano Cristina, la presi-

dente, e Maria, la vice -. L'at-tività in corsia richiede un periodo di formazione, quin-di la pratica in reparto in af-fiancamento a una socia "an-ziana", seguita da un collo-quio con una psicologa, che valuta l'idoneità a lavorare con i bambini e le famiglie».

A uno "zoccolo duro" di

volontarie che prestano la loro opera da anni, si af-fiancano oggi anche alcuni studenti - fra i quali anche un ragazzo - rendendo pos-sibile comunicare meglio anche con gli adolescenti.

La preziosissima attività svolta in Pediatria dall'A-gebo rende il soggiorno in

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Pagina 22 Cronaud Raverna

Tacca di so ajorno,orno operatori attendono al no»

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per, piceoh

5> i\ L\ • 22/04/2013

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reparto per i bambini non solo più sopportabile, ma in molti casi persino piacevo-le, tanto che spesso punta-no i piedi per tornare a ca-sa. Da un paio di anni, su ri-chiesta del primario e gra-zie al maggiore impegno che le volontarie hanno ac-cettato di accollarsi, il ser-vizio in corsia viene garan-tito anche nei mesi estivi.

Proprio in questi giorni -grazie alla collaborazione fra Agebo e l'altra onlus at-tiva in Pediatria, Il Mosaico, è stata rinnovata e resa più confortevole la sala d'attesa del Pronto soccorso pedia-trico, con nuovi arredi colo-rati e a misura di bambino.

L'associazione Agebo so-stiene le proprie attività grazie alle donazioni e ai proventi del 5 per mille. Per chi decidesse di desti-nare la propria quota ad "alleggerire" la permanen-za in reparto dei piccoli ri-coverati, il codice fiscale è 92042790391. Per informa-zioni: tel. 366 3411347.

Elena De Murtas

Rinnovata la sala d'attesa del Pronto

soccorso pediatrico

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Pagina 22 Cronaud Raverna

Tacca di so ajorno,orno operatori attendono al no»

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Dopo il flop della Pasqua, le attese

sono tutte per il 25 aprile per lanciare

la stagione turistica

Pagina 22 Cronaud Raverna

Tasa di soniorno, eratori attendono aharen

Cilbabyclubacinquestelle peri piccoli della Pediatria

• ' •

5> i\ L\ • 22/04/2013

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Tassa di so; u orno, gli operatori attendono al varco •

Grande attesa per il test del 25 aprile ma il flop di Pasqua frena l'entusiasmo

di ROBERTO ARTIOLI

RAV ENNA. La prima tranche dell'im-posta di soggiorno, introdotta dal pri-mo febbraio, è stata pagata, scadeva il 15 aprile. Ora gli operatori vogliono capire quanto è stato incassato dal Co-

mune e come verrà utilizzato. Nicola Scialfa, presidente di Federalberghi Confcommercio, chiede che le risorse vengano destinate a «una vera cam-pagna di promozione turistica».

Filippo Donati, presi-dente di Asshotel, invoca una strategia per il terri-torio e risorse per il setto-re: «Stiamo navigando senza una rotta. L'unica novità della stagione è l'autobus turistico a due piani».

I dati sull'imposta di soggiorno sono in elabora-zione: «Non appena avre-mo il quadro preciso - com-menta l'assessore comu-nale al Bilancio, Valenti-na Morigi - renderemo noti i numeri. Contestual-mente proseguirà il tavolo di confronto con gli opera-tori turistici per attuare interventi sul territorio. Alcune idee sono già e-merse. Tra queste c'è an-che la dotazione di una re-te wi-fi sui lidi».

Intanto gli operatori guardano con preoccupa-zione al ponte del 25 aprile. Filippo Donati sottolinea che le prenotazioni per la città ci sono, ma siamo lontani dal tutto esaurito. I timori sono tanti anche perchè molti operatori si stanno ancora leccando le "ferite" per una Pasqua che definiscono disastrosa sulla costa e non soddisfa-cente nella città d'arte.

Federalberghi ha con-dotto un'indagine tra i suoi associati. Mauro Mazzavillani, dell'Oasis di Marina di Ravenna, parla di una Pasqua da in-cubo, con 2-3 camere occu-pate su una ventina dispo-nibili. Mazzavillani mette a nudo le attuali debolezze di Marina: «La situazione è catastrofica per effetto delle ordinanze e per la chiusura delle discoteche. E' finito il tempo delle due o più notti per weekend». Mazzavillani affonda il colpo anche su Marinara, «una cattedrale nel deser-to».

Spostandosi nei lidi sud la situazione non miglio-ra. Bruno Tagliavini dell'hotel Bahamas di Li-do di Savio parla di una flessione del 50% di pre-senze rispetto al 2012: «Stiamo perdendo anche la clientela fidelizzata - di-ce -. Il paese è deserto, han-no chiuso la banca e anche i campi da tennis».

Per la città d'arte il bi-lancio di Pasqua, pur in rosso, non fa segnare l'e-morragia registrata sui li-di. Maurizio Bucci, pro-prietario del Mosaico Ho-tel di Ravenna, sottolinea

che qualcosa per il prossi-mo ponte si sta muovendo: «Confidiamo in questo pe-riodo dal momento che la Pasqua non è andata bene: sentiamo sia l'effetto della crisi che quello legato alla concorrenza sulle tariffe e al costo del personale che chiaramente non dimi-nuisce. La tassa di sog-giorno in questa situazio-

ne non è il massimo». Il titolare dell'Holiday

Iran Nicola Musca com-menta: «Abbiamo preno-tazioni soprattutto per il venerdì e il sabato. Il calo di presenze a mio avviso è dovuto più a fattori gene-rali, come i collegamenti, e alla crisi che ad altri e-lementi o alla tassa di sog-giorno».

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«PoliAtuumiciFel artioolarela presenta

sutrcturni»

Guardia costiera: cogolli irregolari e pescatori senza documenti

CERVIA. Pescavano con i cogolli senza permesso, ma la Guar-dia costiera li ha colti sul fatto, sequestrando anche 400 metri di reti. Gli attrezzi da posta per catturare i pesci in una sorta di imbuto, erano stati collocati abusivamente all'ingresso del Por-to canale, insieme pure a delle nasse.

Il tutto si era trasforma-to in un vero e proprio o-stacolo per la navigazione, messa così in pericolo. Il pesce contenuto nei 6 co-golli irregolari, è poi stato rigettato in mare ancora vivo. La trasgressione è costata ai responsabili 4mila euro, mentre gli at-

trezzi da pesca sono stati posti sotto sequestro in at-tesa della confisca.

La motovedetta 500 ed un battello veloce Bravo 45 hanno messo fine a questa ed altre attività illecite, comminando complessiva-mente 5.200 euro di multe.

L'attività di polizia ma-

rittima iniziata all'alba di ieri, ha infatti portato an-che al controllo in mare di numerosi pescherecci e vongolare delle limitrofe marinerie. Quattro pesca-tori sono finiti nei guai, a-vendo i documenti non in regola, beccandosi un ver-bale da 308 euro ciascuno. In una successiva opera-zione, sono stati scoperti 19 cogolli abusivi a Pina-rella. Il verbale, in questo caso, assomma a 4.000 eu-ro. (m.p.)

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Le mondine di Lavezzola e il loro Coro della Bassa Romagna "rivivono" in un libro + cd di Cristina Ghirardini

RAVENNA. E nella sua naturale se- d , il Dipartimento di Beni Culturali dell'Università di Ravenna (in via degli Ariani, 1), che oggi pomeriggio i professor Maurizio Agarnenno- ne presenta al pubblico "Noi siam le canterine antifasciste" (editore No-ta) il volume di Cristina Ghirar-dini dedicato alla storia del Coro del-la Bassa Romagna, ovvero delle mondine di Lavezzola.

Un vero e proprio "bene culturale" e un tratto significativo della nostra identità collettiva, che la giovane et-nomusicologa - una delle voci più autorevoli oggi della ricerca de-

fnoantropologica in Romagna, re-sponsabile del Centro per il dialetto romagnolo Casa Foschi, nel cui am-bito è nato il progetto, nonché pre-sidente dell'associazione "Schtirr” - ha riportato alla luce attingendo dall'archivio fortunosamente ritro-vato presso uva Calderoni, una del-le componenti del coro fondato dalla sindacalista Maria Bassi nel 1968 e attivo fino alla metà degli anni Ot-tanta.

«Un gruppo espressione di una de-terminata stagione politica ed ideo-logica di cui mi sono occupata - sot-tolinea l'autrice - sull'onda di

trovato interesse da parte di diversi ricercatori verso quel repertorio di risaia ia che per molti anni era stato quasi dimenticato».

E aggiunge: «Imbattendomi in Ilva e scoprendo che ancora conservava molto materiale come fotografie, let-tere, contratti di prestazione artisti-ca, oltre naturalmente ai due dischi 33 giri, intitolati "Unità e lotta", che il coro aveva inciso negli anni Seti:

tanta, mi è sembrato necessario o r proporre insieme ai loro canti (nel d cd allegato al libro, in cui i due p sono stati digitalizzati grazie alle tecnologie del laboratorio musicale

del Dipartimento ravennate), ma an-che ripercorrere la vicenda del coro: dalle esibizioni legate ai momenti ce-lebrativi della Federbraccianti alle storiche uscite in Unione Sovietica, nel 1976, o alla festa dell'Unità di Ber- lino ovest nel 1978».

Un'occasione per indagare un re-pertorio di straordinario interesse (dai canti di risaia a quelli politici o partigiani, fino agli stornelli) che nessuno pratica più, ma che parlan-doci di un passato recente può aiu-tarci a capire il presente.

La presentazione è alle ore 16. Susanna Venturi

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ATTI

L'opera di Saroldi a San Marino

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press unE ROMAGNA RAVENNA FAENZA LUGO & IMOLA

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Polipi da piscina ha patteggiato un 40enne accusato di aver molestato due giovani nella piscina di un parco acquatico

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ALL'INTERNO

Moglie gelosa sperona l'auto del marito

Uno scontro frontale: in un'auto la moglie, nell'al-tra il manto. Una coinci-denza? Affatto. L'urto sa-rebbe stato provocato dalla moglie convinta che il coniuge stesse andando a trovare l'amante. A pagina 15

E' morto a Rimini l'ex assessore Massimo Foschi

E morto e 65 anni Massi-mo Foschi, assessore pro-vinciale dal 1999 al 2004

nelle giunte Chicchi. Do-mani i funerali a San Gau-denzo. A pagina 13

Multa truffa all'autista Rischia il lavoro

Un cittadino di Roma ha "taroccato" la targa di un ignara vittima cesenate, a cui sono stati recapitati già due verbali con diver-se infrazioni. A pagina 10

Bimbo inghiotte caramella e rischia il soffocamento

Per una caramella ha ri-schiato grosso. Tanto che la giornata in spiaggia a Pinarella per vedere gli a-quiloni per poco non si è conclusa in tragedia. A pagina 12

Via Flaminia 171 • 47924 Rimini (RN) • Tel 0541/394850 • Fax 0541/631111:19 ,4.1va 033741/20408 • .it. e-mail: [email protected]

LUNEDÌ

LA AT 22. APRILE 2013 c E GRANDE

ROMAGNA

422 ANNO XVI

IIIIIIIlu €1

Il maniaco colpisce sott'acqua Toccamenti galeotti in piscina. Tra le vittime una 13enne, ma i I "po ipo" se la cava con poco

i è rat to meno di un giorno di carcere, sen- za più nessun altra mi- sura cautelare in attesa

della sentenza. Pochi giorni fa se l'è poi caccia con nn pat-teggiamento a due anni, pe-raltro con pena sospesa. E' an-data pini tosto bene a un 40enne pesarese (ma residen-te a Cattolica con i genitori), acm,salo di violenza sessuale per due episodi avvenuti nei primi giorni dell'agosto scorso all'Aquafan di Riccione. Non solo, per il secondo caso di toccar,. ti, la sua imputazio-ne di violenza sessuale era pu-re aggravata dall'età della vit-tirrio. 13 anni. Assis Cito dagli avvocati Carlo Beltrambini Stefania Lisi, il 40enne giovedì scorso ha palleggiata la sua pena. L'uomo era stato arrestato do-po che i suoi palpeggiamenti erano stati scoperti dal perso-nale di Aquafan. TI suo privi() bersaglio l'aveva puntato in mattinata: si trattava di una

23enne albanese. L'aveva av-vicinala dentro alla piscina con le onde, toccandola da dietro con le parti intime con la scusa del movimento crealo dalle onde artificiali. -Lei se n'era accorta subito, l'aveva allontanato malamente senza peri') darci troppo peso. Nel primo pomeriggio invece era arrivato il secondo colpo, que-sia volta ai danni di IBM 13en-n e. La strategia di approccio è stata la medesima. TI persona-le del parco, forse avvertito in precedenza di tenere d'occhio quell'uomo, se ne accorge su-bito, così come il padre della 13enne che va su tutte le furie. L'uomo viene renna [fi sul posto arrivano subito i carabi-nieri. Per lui scattano le ma-nette- I ncensurmo e disoccu-pato, oltre che seguito da uno psicologo, il giorno dopo era stato rimesso in libertà, e a-desso ha patteggiato due anni chiudendo questa triste ViCell-

da dopo otto mesi. A pagina 9

ROMAGNA LUNEDÌ

L'eterna giovinezza Viaggio nel tempo al Grand Hotel di Castrocaro

A pagina 18

Biblioteca di Porli L'Offiziolo della Vergine Capolavoro della miniatura

A pagina 20

I Vampiri Piero Meldini e il lato oscuro del secolo del lumi

A pagina 21

Come eravamo Maria e Tonio e la burla amara del destino sul Sillaro

A pagina 22

Pendolari lasciati a piedi Sapro: scatta la causa civile

Il curatore non ci sta. E ora ci riprova con la causa di merito. Dopo che è stato revocato definitivamente il decreto che sequestrava i beni degli ex amministra-tori e revisori di Sopra (la società pubblica fallita) o-ra Italo Bruno Vergallo tra-mite l'avvocato Gianrober-to Villa ha intentato una causa civile nei confronti di 17 tra amministratori e revisori della società fallita.

A pagina 14

igieni in mano e pronti a partire dalla sta-zione di

Ravenna alla volta di Bologna. Turisti, persone in viaggio per lavoro, giovani Imiversitart e diversi passeggeri capitati a Ravenna per pren-dere la coincidenza per il capoluogo. Tutti rimasti a piedi all'ultimo ieri sera al primo bi-nario. Occhiate basite e gli sguardi fissi

verso i monitor degli orari, su quella scritta rossa 'sop.' per in-

dicare che, nemme- no una decina di minuti prima dell'o- rario di partenza di ima delle corse piìr frequentate della domenica sera, il treno era stato sop- presso. Quasi comi- ca la risposta che i

Airmpasseggeri si sono sentiti pronunciare:

I treno è stato cancellato per mancanza di personale".

A pagina 12

FORLÌ RAVENNA MANCA PERSONALE, TRENO SOPPRESSO

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pressunE DI ROMAGNA RAVENNA FAENZA LUGO & IMOLA

"La nostra assenza alla cerimonia per Rossella Urru? La Giunta non ci ha invitato perché non parlassimo" CELEBRAZIONE DISERTATA L'ultima critica di Ancisi (Lista per Ravenna) dopo la consegna dell'onorificenza alla cooperatrice internazionale sequestrata in Algeria: "Completa mancanza di democrazia"

Va affievolendosi la polemica sul-la cittadinanza onoraria conferita a Rossella Urru, la cooperatrice internazionale sequestrata in Al-geria. La premiazione all'ex stu-dentessa sarda laureata a Raven-na è avvenuta venerdì in una sala Preconsiliare che non ha visto la presenza di alcuni consiglieri di opposizione. Tra questi, Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna, spiega le ragioni del-l'assenza. "Non è stata motivata dal voto espresso in consiglio co-munale sulla concessione di tale

cittadinanza (voto di astensione da Lista per Ravenna e Lega Nord, contrario dal PDL, favore-vole dal Movimento di 5 Stelle). Né abbiamo voluto mancare di rispetto a Rossella, a cui abbiamo espresso più volte, anche in con-siglio comunale, 'stima e affetto per la persona, avendo per lei `trepidato in occasione del suo lungo rapimentd". Scorretto, secondo Ancisi, il mo-dus operandi della Giunta, che ha deliberato la consegna dell'o-norificenza "senza convocare il

consiglio comunale". "In altre pa-role - continua - che un ricono-scimento dato nel nome di tutta la città sia stato 'gestito da un uo-mo solo al comando della città". Ancisi rimarca che "i consiglieri comunali non sono stati convo-cati, per l'occasione, in seduta straordinaria (come è sempre av-venuto, tranne che per le cittadi-nanze onorarie tributate dal fa-scismo), perché avrebbero avuto diritto di parola". Questa la critica diretta al primo cittadino in par-ticolare: "Quando, nelle istituzio-

ni democratiche, temendo la li-bera espressione di opinioni ma-nifestate civilmente la si impedi-sce, non ci si può meravigliare se chi ne dissente non intende aval-larlo con la sua presenza. Rossel-la Urru stessa - conclude Ancisi - ha riconosciuto che le diversità di opinioni su questa vicenda `fanno parte della normale poli-tica democratica. Ci dispiace dunque che la cittadinanza ra-vennate le sia stata conferita in condizione di anormalità demo-cratica".

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RAVEN

Manca personale, treno soppresso

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press LinE DI ROMAGNA RAVENNA FAENZA LUGO & IMOLA

La stazione di Ravenna

FERROVIE IN TILT Cancellata all'ultimo la tratta Ravenna-Bologna delle 18.33. Giallo sul conducente saltato Viaggiatori inferociti, imbarazzo dei dipendenti e una minorenne soccorsa dopo un attacco di panico

Manca personale, treno soppresso

B iglietti in mano e pronti a partire dalla stazione di Ravenna alla volta di Bologna. Turisti, perso-

ne in viaggio per lavoro, giovani universitari e diversi passeggeri capitati a Ravenna per prendere la coincidenza per il capoluogo di regione. Tutti rimasti a piedi al-l'ultimo ieri sera al primo bina-rio. Occhiate basite e sguardi fissi verso i monitor degli orari, su quella scritta rossa `sopp.' a indi-care che - nemmeno una decina di minuti prima dell'orario di partenza di una delle corse più frequentate della domenica sera - il treno era stato soppresso. Quasi comica la risposta che i passeggeri si sono sentiti pro-nunciare, davanti ai due sportelli aperti. "Il treno - hanno spiegato gli addetti - è stato cancellato per mancanza di personale". Una risposta abbozzata non sen-za imbarazzo, dopo essersi infor-mati dalla direzione regionale, a Bologna. Nemmeno da lì è stato chiarito il giallo del convoglio an-nullato. Forse una malattia im-provvisa, oppure una semplice mancanza di conducenti a dispo-sizione per la tratta, quella di Ra-venna, che non brilla per effi-cienza. Erano le 18.30 quando il messaggio all'interfono ha avvi-sato che non ci sarebbe stato al-cun mezzo sostitutivo. Tra i viaggiatori, molti avrebbero dovuto prendere la coincidenza proprio nel capoluogo felsineo,

con Frecciarossa o Italo. In que-st'ultimo caso, sarà difficile anche ottenere il rimborso, trattandosi di un'altra compagnia ferroviaria. Presenti nell'atrio della stazione anche gli agenti della Polfer, ai quali è spettato l'insolito compito

di mediatori, per aiutare nove tu-riste, tutte minorenni, di ritorno a Roma. Avendo perso la coinci-denza a Bologna, si sono infor-mate con un tassista per un e-ventuale trasporto fino alla sta-zione centrale. Prezzo proposto

150 euro; troppo per le giovani che, al termine della trasferta do-menicale, non avevano abba-stanza contante per saldare la tratta. Anche per questo, consi-derata la minore età, è intervenu-to l'agente cercando di raggiun-gere un accordo con il tassista. U-na delle ragazze, colta da un at-tacco di panico, è stata portata al pronto soccorso. thanno accom-pagnata alcune delle amiche, che nel frattempo hanno informato i genitori a Roma. Una disagio che si è ripercosso

Il regionale succes-sivo ha aggiunto le fermate saliate

anche sul treno successivo, il re-gionale delle 19.30. Il convoglio è stato costretto ad aggiungere le fermate della tratta soppressa, con ovvie conseguenze sui tempi di percorrenza. Unica alternativa, per chi, preso dalla disperazione, non ha rinunciato alla coinciden-za, chiamare qualche benevolo conoscente e farsi accompagnare in auto. Non è stato chiarito il motivo dell'improvvisa assenza di personale che ha lasciato sco-perta una delle fasce più impor-tanti per il trasporto pubblico ra-vennate. Penalizzato ancora una volta, non da guasti o scioperi. Ma da un misterioso conducente scomparso senza un perché.

Federico Spadoni

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PINARELLA

Paura in spiaggia Inghiotte caramella e rischia soffocamento Per una caramella ha rischiato grosso. Tanto che la giornata in spiaggia a Pinarella per vedere gli aquiloni per poco non si è conclusa con una corsa al pronto soccorso in ambulan-za. Sono stati istanti terribili, ieri mattina per i genitori di un bimbo, che improvvisamente, ha smesso di respirare a causa di una caramella andata di traverso. E' accaduto attorno alle 12, nella spiaggia tra il Bagno Centrale e il Bagno Italia. A quell'ora, nonostante il tempo non fosse dei migliori, si stava svolgendo il tradizionale festival degli aquiloni. Non appena mamma e papà si sono accorti delle difficoltà del figlio a re-spirare per colpa della caramella inghiottita e rimasta inca-strata in gola, non hanno perso tempo e hanno immediata-mente chiamato il 118. L'allarme è rientrato ancor prima che i mezzi di soccorso giungessero sul posto; il bimbo è riuscito a sputare il dolcetto, riprendendo a respirare regolarmente. Solo una rapida visita all'arrivo dei medici, che non hanno ri-tenuto opportuno portarlo all'ospedale per accertamenti.

I personale di Romagna Soccorso a Pinarella

RAVENHA

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MARESCOTTI TUONA CONTRO IL PD

"Una vergogna che resterà nella storia" "Il ceto politico occupa e can-cella la democrazia". Sono ful-mini e saette quelle scagliate da Ivano Marescotti sul suo profilo Facebook commentando la rie-lezioone di Napolitano a presi-dente della Repubblica. L'attore di Bagnacavallo non risparmia i colpi per quello che definisce un "atto mai avvenuto nella storia della repubblica italiana" e "un altro drastico passo verso un presidenzialismo privo di con-trappesi che trae alimento vele-noso dalla crisi stessa dei parti-ti". Le metafore continuano: "U-no schiaffo in faccia all'unica e-videnza emersa dalle recenti elezioni: che la maggioranza del Paese ritiene questo ceto politico corresponsabile di un'occupa-zione della nostra democrazia". Inquietante realtà di cui "Napo-litano si è reso garante". "La sua rielezione - continua Marescotti - serve a ribadire che il contratto sociale si è rovesciato: vale quello stipulato tra ceto politico e poteri forti, e non tra poteri istituzionali e cittadini". Da 'figlio della liberazione nato con la tessera del Pci in tasca', come ama definirsi, Marescotti prosegue l'affondo al Pd, reo di non aver scelto Stefano Rodotà. "Dipendeva solo da loro, dal Pd, che un tempo era di sinistra. Preferiscono altri 7 anni di Napolitano perché non hanno la minima idea di cosa fare. Ecco perché Na-politano non si è voluto dimettere due mesi prima della scadenza (facendo perdere tempo inutile e ipocritamente alla commissione dei 10 saggi di sta m... che ora hanno messo nel cassetto i loro preziosi suggerimenti): si teneva buono per una rielezione". Tra epiteti come "stratechi da bar sport" o "vi siete bevuti il cer-vello o cosa?", una nota di stima la concede. Il plauso dell'attore romagnolo va a Corradino Mineo (Pd), "l'unico che ha votato con-tro e ha avuto la correttezza morale e politica di dirlo prima, in assemblea, che non era d'accordo". A lui "a la mia stima che era alta come giornalista e confermata come politico". "L'unico che si opporrà ad un governo di 'larghe intese' con Berlusconi". Per gli altri invece, rei di "aver gettato il sasso e nascosto la mano", rimarrà l'onta, di "un governo che decreta la fine del loro stesso partito", conclude Marescotti: "Una vergogna per ognuno di loro che resterà nella storia".

Ivano Marescotti

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TERREMOTO PD La riunione in via dei Poggi demolisce Bersani & co: "Tempo di cambiare"

F

I Giovani Democratici: "Questa classe dirigente non ci rappresenta più"

finché ci siamo noi ci sarà il Pd". Sul filo della spaccatura interna, all'in- domani della rielezione di Giorgio Napolitano, i Giovani Democratici

scelgono la via della discussione per uscire dal momento critico, sprofondato proprio con il primo bis della storia al Colle. In via dei Poggi, i Giovani Democratici dell'intera pro-vincia, assieme a dirigenti, militanti e iscritti al partito hanno affrontato una "discussione accesa e franca, senza mezze misure", dalla quale è trapelato "un dissenso verso le mo-dalità utilizzate per la rielezione di Napolita-no a Presidente della Repubblica". "Al di là della personalità di Marini - hanno rimarcato in una nota 'a caldo -, quello che non va giù alla 'base del Partito è soprattutto il metodo che ha portato alla scelta del nome,

Bersani e la scheda per il Colle

che ha provocato un'inevitabile rivolta. Que-sta classe dirigente non ha reso partecipe il resto della militanza dei criteri che sono stati applicati". Per questo la sentenza non ha

mezzi termini: "Questa classe dirigente non rappresenta più pienamente il popolo del centro-sinistra, il cuore del Pd". E la diretta conseguenza fa vibrare ancora più forte il terremoto in casa democratica: "Se questa classe dirigente non ci rappresenta più, la prima cosa da fare è cambiarla". Una voce corale, spiegano, che però "non vuol dire fomentare lo scontro tra 'bande interne al Pd, piuttosto continuare la discussione di og-gi nei luoghi che il partito riconosce e che so-no l'anima del progetto democratico: gli or-gani definiti dallo Statuto". Chi parla di morte del Pd si sbaglia, afferma-no. "Il progetto del Pd risorge domani, grazie alle energie che tutta la base ha ancora voglia di mettere in campo, e che dovremo rappre-sentare degnamente".

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RAVEN

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AGRI. ROMAE.

Sfida tra studenti delle superiori

C'è Enrico Dindo al teatro Alighieri

Enrico Dindo, uno dei più grandi violoncellisti al mon-do, nel doppio ruolo di diret-tore e solista, e l'ensemble da lui fondato, I Solisti di Pavia, saranno di scena domani sera (ore 20.30) al Teatro Alighieri per la stagione "Ravenna Mu-sica" dell'Associazione Ange-lo Mariani.

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bo .

el, u „...

Landa dl'une colpiseenuffira • - v Colpo grosso al cimitero

FAENZA

Il futuro delle coop Incontro con Gardini Sarà Maurizio Gardini, questo pomeriggio alle 17,30 presso la Sala Giovanni Dalle Fabbriche in via Laghi 79 a Faenza, a chiudere il ciclo di incontri "Costruiamo il futuro" promosso dal Circolo Cooperatori Ravennati e dalla Fondazione Giovanni Dalle Fab-briche in collaborazione con il Coordinamento provinciale dell'Alleanza delle Cooperative. L'appuntamento verterà sul tema "La cooperazione costruisce coe-sione nell'economia e nella so-cietà". Dopo i saluti del sindaco

di Faenza, Giovanni Malpezzi, entreranno nel vivo del dibattito: Bruno Roleants, direttore dell'or-ganizzazione Cecop-Cicopa Eu-rope; Riccardo Morfino, direttore Cmcf, con la relazione 'Dare va-lore al lavoro ed al sistema"; Claudia Gatta, presidente Bottega dei servizi, su come "Promuovere un nuovo mercato sociale"; Vale-riano Solaroli, coop Sole di Ra-venna con "Il recupero ambien-tale per un'energia pulita". Chiu-derà il dibattito Maurizio Gardini, presidente Confco operative.

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Fondazinne,corsaallapresidenza

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Sfida tra studenti delle superiori

Serata Emergency mercoledì a Ravenna Organizzata dal gruppo ra-vennate di Emergency, mer-coledì (ore 20.30, ingresso li-bero), all'ex sala Forum di via Berlinguer, l'incontro "La co-stituzione italiana e il diritto alla salute".

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Sfida tra studenti delle superiori

■ •.

Le canterine antifasciste

Oggi (ore 16), alla sala confe-renze del Dipartimento di Be-ni Culturali (via degli Ariani 1 Ravenna), nell'ambito degli Incontri con l'Autore, il pro-

fessor Maurizio Agamennone (Università di Firenze) dialo-gherà con Cristina Ghirardini, autrice del libro "Noi siam le canterine antifasciste. I canti delle mondine di Lavezzola".

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Pagina 17 AGRI. ROMAE.

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L'ANIAROISULTATO

DI TROPPI SCANDALI

di SERGIO RIZZO GIAN ANTONIO STELLA

-Limiti danni ha fatto, alla _politica e al Parlamento,

lo spettacolo indecoroso degli ultimi giorni? il rattoppo istituzionale cucito intorno ai nome di Napolitano non cancella immagini impossibili da. dimenticare. Tanto più che queste contrastano con anni di permaloso arroccamento da parte di troppi mestieranti pronti a dirsi spinti dal famoso «spirito di servizio» ma mossi spesso da ambizioni personali, interessi di bottega, odio per il nemico. Anche interno,

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SEGUE DALLA PRIMA

Per carità, Camera, Senato, Re-gioni, Province e Comuni son pie-ni di persone perbene che fanno politica davvero per passione e spi-rito di servizio. Ma la permalosa di-fesa di tutto e tutti ha finito per danneggiare anche loro. Vogliamo ricordare certe ramanzine distribui-te a chi, proprio per amore del Par-lamento, della politica, della demo-crazia, denunciava il loro degrado?

Mentre gli scandali a ripetizione venivano via via attribuiti a isolate «mele marce» e mentre lo stesso Capo dello Stato invitava a «stron-care intollerabili fenomeni di abu-so del denaro pubblico», abbiamo letto lamenti di ogni genere.

Da destra, Gianfranco Rotondi sosteneva che «alcuni ambienti fi-nanziari e politici lavorano a una Norimberga della politica». Marcel-lo Pera, sotto la cui presidenza il Se-nato aveva aumentato le spese del 38,8%, strillava contro «la più bece-ra campagna di aggressione al Par-lamento che si sia vista dall'epoca dell'Uomo Qualunque». Roberto Cola, oggi indagato con altri 51

consiglieri regionali piemontesi per i rimborsi pazzi, ammoniva: «Usano i venti dell'antipolitica in modo demagogico per annientare il regionalismo». Alfonso Papa si levò in difesa perfino di Luigi Lusi che aveva scippato alla Margherita una ventina di milioni: «E -un ca-pro espiatorio dato in pasto all'anti-politica».

Ma è da sinistra, quella sinistra che l'altra settimana ha dato il peg-gio di sé, che sí sono levate forse le più stizzite reazioni contro chi con-testava l'esistenza d'un assioma: più costi della politica, più demo-crazia. Tesi assurda: se dal 2o07 al 2.011 i costi del Consiglio regionale del Lazio sono aumentati, con la si-nistra e con la destra, del 43% e le consulenze del 493% vuoi dire che c'è più democrazia ora di sei anni

Le cifre Dal 2007 al 2011 i costi del Consiglio regionale del Lazio sono aumentati, con la sinistra e con la destra, del 43%

fa? Mah... Eppure, una bacchettata dietro l'altra. Con l'asfissiante sot-tolineatura, a dispetto delle opinio-ni degli elettori dì sinistra durissi-mi nelle urne contro alcuni prota-gonisti dello spreco sinistrorso, che ogni indignazione sfocia nel-l'antipolitica e l'ailtipolhica «é sem-pre di destra».

Tra le tante dichiarazioni tese e liquidare le denunce come farina del diavolo, val la pena di ricordar( almeno la più temeraria, Di Massi-mo D'Alema. Che dopo aver sbuffa-to che «i costi della politica sona un'invenzione di giornalisti sfac-cendati», si avventurò a dire scusino i lettori per la citazioni non voluta) che la parola Casta «compare nel dibattito pubblica: italiano per la prima volta in un do-cumento delle Brigate Rosse e ha mantenuto quella impronta; ogni-qualvolta la si usa, bisognerebbe pagare una royalty agli ideatori, lo si fa culturalmente». Un paratie lo, per dirla in dalemiese, tra una battaglia di giornalismo civico t una stagione in cui i brigatisti as-sassini sparavano alla nuca di do-centi, dirigenti, capireparto, gior-

nalisti, operai,- E concluse: «Nei Paesi evoluti non si protesta con-tro la Casta, ma contro Wall Stre-et».

Questo è vero. Ma perché acca-da lo lasciamo dire a Napolitano: tanti fenomeni di degrado del co-stume e di scivolamento nell'illega-lità, insieme ad annose inefficien-re istituzionali ed amministrative, provocano un fuorviante rifiuto della politica». Un giudizio che cer-to non sarà cambiato dopo il sordi-do show offerto dall'Anonima Sica-ri annidata nel Pd che in Parlamen-to ha accoppato prima Franco Mari-ni e poi Romano Prodi e con loro Pier Luigi Bersani e Rosy Bindi.

Podhi numeri, del resto, spiega-no più di un saggio monumentale; dal 2001 al 2012, stando ai dati del Fini, gli italiani hanno visto crolla-re il loro Pil pro capite (mentre cre-sceva e talora molto quello di tutti gli altri europei, tranne i portoghe-si) del 6,5%. Un tracollo che ha fat-to precipitare milioni dì famiglie sotto la soglia della povertà. Negli stessi anni, mentre la vendita di au-tovetture sprofondava ai livelli del 1979, le spese correnti della Came-ra (e meno male che da un paio di anni hanno preso a rallentare) ere - scevano oltre l'inflazione del 9,5% e quelle del Senato del 21,6%. Per non dire, come abbiamo visto, dei consigli regionali...

Vogliono combattere la demago - gia, il qualunquismo, l'antipolitica e ricotiquistare la fiducia dei citta-dini? E una battaglia giusta, E la ri-cetta è (tremendamente) semplice: cambiare, cambiare, cambiare.

Sergio Rizzo Gian Antonio Stella

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-)! ELLE i IAZZE RIEMPITE DAGLI SCANDALI E LE CRITICHEIGNORATENOI Se chi denuncia «qualunquista» o «brigatista»

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Pagina 1 CORRIERE DELLA SER A Orrt."

Governo, favoitto Amato

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L'AGENDA DEIEEMERGEN7

i D 'S SI TI' E A L S( PEN A J

1" • A 1AM GLIE, IMPRF

di ALBERTO ALESI NA e FRANCESCO GUSTAMI

a vacanza dalla re-- alta è finita. Il nue-- vo governo, chini

.k..,, qua- lo guiderà, do- vrà dare una risposta rapi-da e concreta ai problemi del Paese, altrimenti Gril-lo lo sonimergerà. Atran-tipolitica e al populismo c'è un solo antidoto: fare qualcosa, finalmente, e farla bene.

In campo economico ci sono due priorità: abbas-sare le tasse su lavoro e in-vestimenti e far ripartire il credito a famiglie e im-prese. Dopo otto trimestri consecutivi in cui l'econo-mia sí è contratta (quasi un record) non c'è tempo per altro. Se non si arresta rapidamente questa spira-le deflattiva e di sfiducia, abbandonando la politica economica dei governo Monti, basata solo su au-menti di imposte, l'Italia rischia il collasso. A quel punto farla ripartire sareb-be molto :>in

Le proposte dei «sag-gi» incaricati dal presi-dente della Repubblica sono vaghe e soprattutto sono troppe. Solo dopo che si saranno ridotte le tasse e fatto ripartire il

credito si potrà pensare ad altro. Pdl e Lega han-no già chiesto che venga eliminata l'Inni. nuovo presidente del Consiglio sarà costretto a dire di no. Ma la riduzione delle tasse su lavoro e imprese deve essere di un ammon-tare maggiore dell'Inni (che nei 2012 ha prodotto un gettito di circa 24 mi-liardi), altrimenti la pres-sione fiscale non scende.

Il taglio della pressio-ne fiscale deve essere si-g,nilicativo. Ridurre le tas-se di qualche miliardo non basta per far riparti-re la fiducia e Fecoi Un obbiettivo di 4 punti di Pii (circa 5o miliardi), che ci ali inecrebbe 011a pressione fiscale tedesca, none irraggiungibile l'arco di qualche anno.

Dove trovare le risorse?

1042 miliardi di sussidi si possono abolire da doma-ni, come da mesi chiede Confindustria. Ma non bi-sogna attendere, come ha fatto il governo Monti, il parere di innumerevoli ministeri e altrettanti bu-rocrati che vivono ammi-nistrando quei sussidi. Bi-sogna tagliati e basta. rapporto predisposto da un'o di noi (Giavazzi) incarico del governo uscente contiene l'elenco e un provvedimento di legge già pronto. La situa-zione del Paese è troppo grave per potersi permet-tere il lusso di continuare a finanziare servizi sostan-zialmente gratuiti per tut-ti, anche per i ricchi, a partire da università e sa-nità. Ai ricchi va offerto uno scambio: meno tas-se, ma in compenso co-minceranno a pagare al-cuni servizi, Uno studen-te universitario costa allo Stato, in media, 7 rada cu-ro l'anno. l ricchi, dopo che gli sono state abbassa-te le tasse, devono pagar-ne io. Con i 3 che avanza-no si possono finanziare borse di studio per i me-no abbienti meritevoli. Lo stesso vale per la sani-tà che non può essere gra-tuita per tutti.

La commissione Curia-ni ha individuato 30 mi-liardi di agevolazioni fi-scali, molte delle quali concesse a chi urlava di più Qualcosa si può recu-perare subito. Gli incenti-vi alle energie rinnovabili costano a famiglie e im-prese (che li pagano in bolletta), oltre io miliardi l'anno. Una parte di que-sti denari sono una rendi-ta concessa a chi ha inve-stito nelle ritmovabili. An-che questo non ce lo pos-siamo permettere. L'argo-mento che non si violano i contratti è debole. Se Paese rischia il collasso e si stanno pagando rendi-te ingiustificate mila può essere sacro.

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Famiglie e imprese L'agenda dell'emergenza

SEGUE DALLA PRIMA

Secondo, far ripartire il credito. Le banche oggi non prestano perché (come abbiamo spiegato su queste pagine il 2

aprile) non hanno abbastanza capitale. Occorre urgentemente costituire delle bad bank, cioè togliere i crediti andati a male dai bilanci delle banche — spostandoli in nuove società, appunto le cosiddette bad bank ---- perché solo banche «ripulite), possono attirare nuovi investitori e così rafforzare il loro patrimonio. I vecchi azionisti (le Fondazioni) si oppongono perché questa operazione evidenzierebbe le loro perdite, che ora vengono tenute nascoste. Si opposero anche in Giappone e questa è una delle ragioni per cui da. oltre vent'anni quell'economia non cresce. Una parte dei crediti inesigibili ricadrebbe sugli azionisti, ma inevitabilmente anche sullo Stato, come accadrà. con il Monte dei Paschi di Siena. Ma meglio lasciare che il debito salga di qualche punto piuttosto che continuare con una stretta creditizia che soffoca imprese e famiglie e impedisce la crescita. In assenza di crescita, il rapporto debito-Fil salirebbe ancora di più. Può darsi che per effetto di queste misure il deficit temporaneamente superi la soglia del 3%. Poco male, se l'economia continuasse a contrarsi salirebbe anche di più. Dopo un intervento radicale su tasse e spese (non prima), con Bruxelles si potrà negoziare.

Alberto Alesìna Francesco Gavazzi

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Governo, mercoledì Napoli [ano dà l'incarico La «patta» della giustizia. I nomi dei possibili ministri

ROMA ---- Un nuovo gover-no entro la settimana, E questo l'obiettivo di Giorgio Napolita-no che potrebbe conferire l'in-carico già mercoledì, dopo un giro di consultazioni di un gior-no, un giorno e mezzo. Tempi stretti, dunque, per il capo del-lo Stato che in queste ore sta. componendo la lista dei mini-stri.

La casella del premier resta, salvo sorprese dell'ultima ora, ancora appannaggio di due candidati: Giuliano Amato ed Enrico Letta. L'opzione tecnica non sembra convincere Napoli-tano malgrado le candidature eccellenti non manchino: dal presidente della Corte costitu-zionale Franco Gallo, al diretto-re generale della Banca d'Italia Fabrizio Saccomanni, a quello dell'istat Enrico Giovannini.

Al capo dello Stato non sfug-ge che il Pd preferirebbe una formulazione del governo di ti-po più tecnico per la difficoltà di trovare al proprio interno, in questo momento drammati-co, una convergenza su qualsi-asi candidatura, a partire da quella del premier. Ieri le paro-le di Rosi Bindi, contraria al-

l'investitura di Letta, malgrado i due siano stati fino a ieri par-te dello stesso gruppo dirigen-te, quali presidente e vicesegre-tario, hanno dato la misura di quanto sia difficile trovare la quadra. Così fino a ieri il pen-dolo di un Pd in piena ebolli-zione sembrava oscillare più verso Amato, in linea con la crescente insofferenza verso la. gestione Bersani. Quanto al Pdl, il governo tecnico sembra fuori discussione e al candida-to Amato si preferirebbe Enri-co Letta perché, dice qualcu-no, «dopo la rielezione di Na-politano dobbiamo dare l'idea di un salto generazionale per non essere accusati dai grillini di restaurazione». Tuttavia. se :Napoli -tane si impuntasse su Amato, difficilmente il Pdl si opporrebbe, malgrado cono-sca la forte avversità della Lega al dottor Sottile. Resta più sul-lo sfondo Scelta civica, cui inte-resserebbe solo che il program-ma di governo fosse palese-mente in continuità con l'Agenda Monti, indipendente-mente da chi sarà a guidarlo.

Comunque vada; le caselle dei vice sono destinate a esse-

«vice» Per il ruolo di viceprernier il Pdi schiera Gianni Letta e Alfano

Scelta civica vorrebbe mantenere la Cancellieri ai ministero dell'Interno

impostare una serie di prowe-dimenti che Berlusconi ha pro-messo in campa.gna elettorale, a partire dall'abolizione d.e111- 13111.

Monti, da parte sua, esclude di poter ricoprire un tale incari-co mentre non sembra rifiuta-re l'ipotesi degli Esteri. Scuce-ché Scelta civica vorrebbe an-che la conferma di Annamaria Cancellieri agli Interni e le due investiture sarebbero davvero troppo per il più piccolo dei partiti della coalizione.

Una partita importante si gioca poi sulla. Giustizia: tra i candidati più accreditati c'è Lu-ciano Violante, che avrebbe an-che il gradimento del Pdl. Co-me alternativa si parla di Paola Severino o di un altro nome di Scelta civica che assicuri equili-brio in un ministero così dell-

: cato. Nella riserva di competenze

che Napolitano apprezza ci so-no anche due ministri: Enzo Moavero Milanesi e Corrado Passera. Mentre dal Pd salgo-no gli outsider Sergio Chiampa-rino e Graziano Delrio. indispo-nibile Pietro Grasso che vorreb-

be restare alla presidenza del

Senato. Napolitano potrebbe decidere di ricorrere a perso- naggi di esperienza internazio- nale come Emma Bonino, sem- pre in testa a tutti ì sondaggi popolari per il Quirinale. Ma anche alla riserva dei saggi-tec- nici: da Salvatore Rossi (Banca d'Italia) a Giovanni Pitruzzella (Antitrust) a Giovannini. Di certo il programma del nuovo governo attingerà a piene ma- ni al risultato del loro lavoro.

Antonella Bucar° CRPRO01.0.

re politiche.; il Pdl schiera Anca. lino Affari° e Gianni Letta, Scel-ta civica Mario Mauro. Quanto al Pd, fino a ieri c'era sempre Enrico Letta.

A scendere, ci sono i mini-steri più importanti: dall'Eco-nomia agli Esteri, dallo Svilup-po economico agli interni, fino alla Giustizia. Sul primo il Pdl ha le idee chiare; mai Mario Monti, individuato dall'eletto-rato di destra con l'odiata Imu. Lo stesso partito di Berlusconi ambirebbe a poter condiziona-re il dicastero economico per

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»[ Dietro le qu'inte Irritazione nei confronti di chi ha evocato «manovre oscure» dietro la rielezione

Il Colle non cede: deve essere politico Il presidente non nasconde la sua preferenza per Amato

ROMA Quali sono, e di che natura, «i termini» entro i quali Giorgio Napoli-tano ha accolto sabato l'appello dei par-titi, accettando la rielezione? Com'è ov-vio non si tratta di «termini» di calenda-rio per annunciare fin d'ora l'orizzonte temporale che intende assegnarsi, per-ché se comunicasse già adesso quando si congederà dal Colle (presumibilmen-teprima della scadenza del 2020) ver-rebbe meno a un presupposto costitu-zionale: quel mandato è pieno, dura set-te anni e resta nella sua libera disponibi-lità interromperlo. I «termini» cui allu-deva l'altra sera il presidente appena ri-confermato sono dunque altra cosa. So-no cioè «le premesse» che lui ha indica-to ai leader dei partiti come base mini-ma per aderire alla richiesta di restare al suo posto. In testa a tutto c'è l'intimazio-ne che «ognuno faccia il proprio dove-re» per superare questo tormentato pas - saggio politico. In una parola: che cia-scuno si assuma, come è stato promes-so, la «responsabilità» di dare un gover-no al Paese. E che onori l'impegno.

Ecco il significato centrale del discor-so che il capo dello Stato pronuncerà og-gi davanti alle assemblee parlamentari, al momento di giurare. Ora, si sa che i

i «paietti» capo devo Stato ribadirà oggi

che non esiste alcun limite temporale ai suo rinnovato mandato al Quirinale

messaggi d'insediamento hanno di soli-to il valore di manifesti programmatici del settennato e sono quindi piuttosto lunghi e articolati. Stavolta però Napoli-tano non avrà bisogno di spiegarsi più di tanto: gli italiani e i partiti lo conosco-- no ormai bene, sanno a quali valori e principi si ispiri nell'interpretare la su-prema carica repubblicana.

Per cui cercherà di far capire il percor-so istituzionale che si apre per lui e per il Paese. Anche per sgombrare dal dibat-tito pubblico alcune letture fuorvianti

quando non esplicitamente insultan - ti — su come è maturato il suo bis al Quirinale che lo hanno irritato moltissi-mo. A cominciare da quelle interpreta-zioni che, nel tentativo di delegittimar-lo, evocano «manovre oscure», «induci inconfessabili», addirittura «un golpe».

Non c'è stato invece chiarirà nulla di tutto questo. Ogni passaggio si è svolto «in assoluta limpidezza» e co-munque non esiste e non esisterà mai

alcuna forma di «dittatura Napolitano». Così, per contrastare concretamente l'idea che sia lui a decidere tutto, il go-verno che è pronto a tenere a battesimo entro la settimana, dopo un rapido giro di consultazioni domani, sarà un gover-no politico con qualche «innesto» tecni-co, in grado di durare almeno un paio d'anni. Sulla formazione del quale (lista. dei ministri, programma, priorità) le de-cisioni spetteranno ai partiti e soltanto a loro. Insomma: nelle sue intenzioni non dovrebbero esserci impossibili re-play dell'esecutivo di Mario Monti né al-tri gabinetti assimilabili alle formule co-siddette «del presidente».

Certo, per individuare una soluzione stabile dovrà confrontarsi con le volon-tà delle forze politiche, il capo dello Sta-to. E in particolare con l'indeterminato e clamorosamente diviso fronte del par-tito democratico, che vorrebbe un go-verno «a non elevato tasso politico», dunque un mix, un ibrido, per non com-promettersi troppo con i propri elettori, ostili a ipotesi di «larghe intese» con il Pdl di Silvio Berlusconi.

Decisivo sarà il profilo del potenziale premier, per il quale non è un mistero che Napolitano vorrebbe un uomo della caratura di Giuliano Amato. Sarebbe adatto per la sua lunga esperienza nella.

politica (versante socialista) e nelle isti-tuzioni, per la competenza in campo economico, per l'elevato standing inter-- nazionale, per il tratto dialogante che lo renderebbero votabile dal ce:ntrodestra (mentre la Lega, che ha già respinto la candidatura, resterebbe fatalmente fuo-ri dalla maggioranza).

Altra variabile di rilievo legata all'im-pegno dei partiti, quella di mettere in cantiere — insieme e parallelamente al - l'esecutivo, per corroborarne la tenuta

la «convenzione per le riforme» ipo-tizzata da Pier Luigi Bersani nei giorni del preincarico fallito. Stavolta a parlar-ne è il Pdl, pronto a proporla suggeren-do anche che s'incardini sul lavoro istruttorio compiuto dal comitato di «saggi» insediato dal Quirinale. Con il sottinteso che a presiederla dovrebbe es-sere un proprio uomo,

Mario Breda

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Economista Fabrizio Barca, 59 a ni, ministro per la Coesione territoriale

Malumori e aliontairiamenfi

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Retroscena Ci sarà una fuga verso Sei «benedetta» da Barca, però la scissione non è all'orizzonte

Ma ci temono il crollo finale e chiedono al segretario di restare

ROMA C'è un fotogramma da conservare nel film del Pd in ansia da Quirinale. E venerdì sera, Pier Luigi Bersani ha parlato all'assemblea dei gruppi parlamentari del suo partito, al Capranica„ e poi se n'è andato, sen-za aspettare repliche, domande, inter-venti.

Il segretario ha dato la sua cambia-le per le dimissioni postdatate ed è scomparso. Deputati a senatori si guardano negli occhi, o, almeno cerca-no di farlo, perché lo sguardo di ognu-no sfugge altrove, perso nella preoccu-pazione. Un gruppetto di colonnelli privi di generali chiede al consigliere politico dì .Bersani., Miguel Gotor, di prendere lui le redini dell'assemblea. Il neo parlamentare si guarda attonito e poi dice: «Io? Perché mai, non sono neanche iscritto al Pd?».

P: una scena, e non farà l'insieme, ma la dice lunga su quello che sta acca-dendo ne] Partito democratico. Bersa-ni è già sepolto nei pensieri di tutti e viene riesumato solo quando la paura di fare la sua stessa fine attanaglia il gruppo dirigente. F'ranceschini, Finto- n: ed Epifani„ tanto per fare tre nomi, chiedono a .Bersani di iimangiarsi le dimissioni, o, quanto meno, di conge-larle fino al Congresso che verrà.

Gli ex ppi vorrebbero che Bersani cambiasse idea, e portasse lui il parti-to fino al congresso, perché temono che la dipartita politica del segretario coincida con un bel «game over» per tutti loro. E non vorrebbero togliere il disturbo adesso, né tanto meno inten-dono assoggettassi all'era renziana. Ma nonostante i loro sforzi e le loro perplessità, un treno è già partito ed è difficile che si fermi prima del traguar-do.

Renzi guarda da. Firenze quel che ac-cade a Roma e fa mostra di disinteres-sarsene, ma non è così. Il sindaco è di-sposto ad aspettare ancora. Non oltre una certa data però. Renzi immagina un «governo che duri un anno al mas-simo, non di più e che poi riporti il Paese alle elezioni>,. Ma anche gli altri leader del Pd non riescono a immagi-nare un futuro che scavalchi governo,

partiti, e timori. La dirigenza del parti-to su questo è stata chiara, pure con Napolitano: «Noi siamo pronti anche a fare un governo del presidente, ma non può essere uno del Pd a presieder-lo». No, niente Enrico Letta, piuttosto meglio il presidente d.ell'istai Giovan-nini: più il governo è politicamente scolorito più è facile portare l'intero gruppo parlamentare a votare la fidu-cia.

Sípotesì CSC' ehrs,'S‘ ""•:. 0§

Dopo la «fronda» di Sel sul nome di Stefano Rodotà ai Colle, Dichi Vendala è pronto a immaginare un nuovo cantiere della sinistra Il governatore pugliese ha trovato una sponda nel ministro della Coesione territoriale Fabrizio Barca, interessato all'idea di fondare un nuovo partito riformista

La carta Dalrio Renzi viene indicato da tutti correla carta su cui puntare. E IUi valuta se candidarsi alla segreteria o puntare alla premiership, andando la volata «interna» a Graziarlo Deh;

La «ffifondamm

2 I durissimi scontri all'interno del Pd hanno dato vita, partendo dal «rottamatore» Matteo Renzi, a un processo di «Rifondazione democratica» che ha appena incassato l'allontanamento dei Giovani turchi del partito da Barca: il sindaco di Firenze spera che quel che resta del Pd sarà con lui

vertici del Partito democratico so-no preoccupatissimi dell'incidenza che avranno il nuovo presidente e il nuovo governo; «Andiamo avanti, ma con grande cautela perché non possia-mo dare vita a un governo a cui Berlu-sconi può staccare la spina quando vuole», é stato l'ammonimento di Let-ta. E nessuno ha avuto da ridire, nem-meno quel Matteo Renzi che si imma-gina un Pd diverso: «Andiamo pure avanti, tanto il governo dura un anno al massimo». Quel che basta per pre-parare il centrosinistra alla sfida elet-torale che verrà, quella con il Pdl, Nel frattempo Renzi aspetta di capire se gli conviene tentare la sfida congres-stiate o se, piuttosto, deve tenersi lon-tano dalle beghe del partito e pensare solo alla candidatura a premier del centrosinistra. In questo caso potreb-be essere l'attuale presidente dell'An-ci Graziano Dario a guidare il partito.

Ma ciò non vuoi dire che il sindaco si defilerà: «Matteo, sei l'ultima carta che abbiamo->, gli ha detto Dario Fran-ceschini. F. la pensano nello stesso mo-do anche Veltroni, D'Alema e i Giova-ni turchi che puntano su di lui per il ricambio generazionale del gruppo di-rigente. Il partito comunque regge. A fatica ma regge. Ci sarà una fuga di qualcuno verso Sel benedetta da Pabri-zio Barca, ma non è all'orizzonte una scissione vera e propria. Tutti hanno capito che alla fine dovranno trattare, litigare o accordarsi con Renzi. E quel-lo il futuro del Pd. E c'è chi pensa già di facilitare la strada ai sindaco rotta-matore, mettendo nel governo Rod.ota. Offrirgli un ministero impor--tante, come quello delle Riforme, po-trebbe essere il modo per tenere buo-ni i filogrillini del Pd e costringere il Movimento 5 stelle a misurarsi con la politica reale. Ma queste sono solo elu-cubrazioni e idee buttate lì: il futuro immediato del Partito democratico prevede una direzione per domani e un'assemblea nazionale tra una deci-na di giorni, dopodiché si veleggerà in mare aperto.

Maria Teresa Meli

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P -arlano i collaboratori che resistono, Gotor: l'assunzione di responsabilità scarribi -ata per arroganza

Il forlino dei «edeiissimi» «Restiamo con Pier Luigi» Geloni: basta chiamarci quelli del «tortellino magico»

«No, non mi disturbi... ero a messa e ho appena riacceso il cellulare...».

Allora, senti: vorrei sapere se... «Mi disturba, semmai, che continuate

con questa storia del "Tortellino magi-co". Non c'è, non è mai esistito. Esiste so-lo un gruppo di persone che era, e resta, accanto a Pier Luigi Bersani. Mi sono spiegata?».

Contraddire Chiara Geloni significhe-rebbe rovinarsi la domenica pomeriggio. Occhi azzurri e capelli biondi, più che ve-stale del pensiero bersaniano, una mona-ca guerriera (il sito Dagospia l'ha sopran-nominata «Nostra Signora degli scazzi»): per mesi, a guardia della stanza segreta del partito democratico mentre Mauri-zio Migliavacca e Vasco Errani erano chiusi in riunione con il segretario — c'è stata lei, la direttrice di YouDein, la televi-sione del partito visibile solo sul web, che il deputato Mario Adinolfi paragonò a una via di mezzo tra la Pravtia e Rude Provo.

«Guarda, continui a dire sciocchezze... Non è vero che Bersani decideva tutto da solo. L'ho visto incontrare la Bindi, Vel-troni, D'Alema...».

Diversamente da Alessandra Moretti, C'vlageion; non molla, non tradisce. Per dire: va su Twitter e mette a posto un gruppetto di militanti arrabbiati che la punzecchiano. «Bersani si è dimesso: co-sa volete di più?».

Nata in una città di anarchici (Carra-ra), cresciuta però nell'Azione cattolica, primi articoli sul quotidiano Ti Popolo, poi vicedirettore di Europa, arriva al Pd tra Ave Maria e pugni chiusi: eccentrica. nei suoi abiti con stoffe in stile Ming, ru-vida, rapida, spavalda (quando in un dos-sier anonimo fu accusata di guadagnare 6 mila curo netti al mese, rispose: «Sì, lo so, è uno stipendio alto»), continua a in-gaggiare duelli con chiunque le scateni il sospetto di insidiare Bersani. E ne resta-no di memorabili. Con Lino Paganelli, lo storico responsabile delle feste democra-tiche, colpevole di simpatizzare per Ren-zi, e soprattutto con Enrico Mentana. Che, però, la sistemò. «Lezioni di giorna-lismo da una funzionaria di partito, pro-prio no!».

Lei, la Geloni , così tosta e rigida, e quelli davvero addetti alla comunicazio-ne d.el «Tortellino magico» in salsa Pd.

sempre invece cosi diplomatici, misurati (nei limiti, s'intende). Stefano Di Traglia, il portavoce del segretario alto e grosso, nervi controllati anche sotto la bufera dì fischi e insulti delle notti scorse; e poi Ro-berto Seghetti, il capo ufficio stampa con una lunga carriera nei quotidiani, anche lui sempre con un sorriso, sempre la pa-rola giusta persino nei complicati giorni delle primarie, quando il ruolo del catti-vo fu interpretato — con una certa disin-voltura, bisogna ammettere da Nico Stumpo, responsabile organizzativo del partito fedele come il capo della guardia repubblicana, un quarantenne calabrese con il fisico del bodyguard cresciuto nei ranghi del partito, tra i colonnelli di Ber-sani di certo il più intransigente e concre-to.

Se Errani e Migliavacca sono stati i co-lonnelli addetti alle strategie sul campo — naturalmente, alla scuola politica del Pci, alle Frattocchie, le assemblee dei gruppi parlamentari insegnavano a ge-stirle un po' diversamente da come sono state gestite le ultime, quelle in cui prima Marini e poi Prodi sono stati candidati per il Quirinale ecco, se loro due era-

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no al tavolo di Bersani a ragionare di nu-meri e di trattative, all'onorevole Miguel Gotor era stato affidato il ruolo dell'intel-lettuale (possibilmente, non organico) che alla tivù e sui giormili spiega, divul-ga, convince. Studioso di santi, eretici e inquisitori, il Rinascimento attraversato nei suoi meandri più oscuri, filologo di Aldo Moro, ricercatore di Storia moder-na all'università di Torino, un quaranten-ne non giovanilista, Gotor ha però da su-bito evitato, più per incapacità che per scelta calcolata, di calarsi nel ruolo per il quale era stato scelto (Bersani lo scopre ai tempi del libro-intervista scritto in coppia con Claudio Sardo, l'attuale diret-tore dell'unità).

Non buca lo schermo, Gotor, come si dice in gergo televisivo. E quando decide di rilasciare un'intervista ha sempre il dubbio di dire cose che non deve. Pesa troppo le parole, risulta criptico, se non reticente. Come un mese fa. Con il Corrie-re. Quando, con Bersani da poche ore im-pegnato a cercare le alleanze per un go-verno, alla seconda domanda, rispose co-sì: non può chiedermi cosa faremo coni grillini... Scusi, che razza di doman-da è?» (l'intervista, ovviamente, fu inter-- rotta all'istante).

Adesso è leggermente più rilassato. E, infatti, dice una cosa che spiega molto, se non tutto: «P, stata confusa per arro-ganza, l'assunzione di responsabilità che a Bersani, e a coloro che gli erano fedeli, veniva dal risultato del voto».

Va notato come, per la prima volta, ci sia un componente del «Tortellino magi-co» che osi fare un riferimento al concet-to di arroganza.

Fabrizio Pancone O RIRRODUZEME RISERVATA

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Shom di Grillo (senza co zio) < n goipettino istituzionale furbo» Conferenza stampa, poi lascia la folla urlando: onorevoli arrendetevi

ROMA La domanda, al termine di una conferenza stampa-comizio lunga 120 mi-nuti, la fa la giornalista Lucia Magi dei quotidiano cileno La Terce•a: «Scusi, Grillo ma non è eccessivo parlare di golpe?». E lui, che ci pensa su due deci-mi di secondo in più, tanto per metabulizzare il cortucircui io del binomio golpe-Cile, rispon-de: <do non ho detto colpo di Stato, ho solo scritto colpo di Stato ma l'ho fatto tra virgolet-te... In effetti, colpo di Stato è una parola forte e poi non è nella nostra storia, non è come in Cile. Qui da noi è un golpet-tino istituzionale furbo che ser-

ve a salvare il culo a Bersani e Berlusconi per la vicenda Mon-te dei Laschi... Hanno rieletto Napolitano ma solo Chaves è stato presidente 14 anni% E an-cora, a chi gli chiede se adesso, col governo delle grandi inte-se, c'è da aspettarsi un'altra piazza San Giovanni: «Vedre-mo, non so quale sarà il modu-lo comunicativo per questi me-si. Scendere in piazza? Se sarà necessario ci andremo.,.».

Frena, dunque, Grillo che sa-bato aveva intrapreso la sua singolarissima marcia ín cam-per su Roma. E, in effetti, il Grillo che alle 15 si presenta ai margini di piazza Santi Aposto-

li più che un capo rivoluziona-rio pronto a menar le mani ap-pare a tutti come un leader tal-mente amato dalla sua gente che non riesce neanche a scen-dere dall'auto. Le telecamere lo assediano, la Digos tenta di fargli strada, í fan vogliono toc-carlo e lui fa appena in tempo a salire sul letto di un'utilitaria

La manifestazione II leader saluta e se ne va, alla testa dei corteo pacifico rimangono Crimi e Lombardi

grigia (e lo fa con una certa agi-lità): alza le braccia e urla «Ar-rendetevi». E un attimo. Poi se ne va («La polizia lo ha consi-gliato di non rimanere», azzar-da Vite Crimi), anche perché già dalla mattina aveva capito che quella piazza troppo picco-la, senza palco e senza servizio d'ordine, poteva diventare un

La strategia «H Parlamento è un guscio vuoto. Noi siamo all'opposizione, diremo

alle nostre leggi»

problema: «Vado, faccio un sa-luto e poi vediamo».

Così, alla testa del corteo pa-cifico e colorato che tracima da piazza Santi Apostoli — slogati contro Napolitano e Berlusco-ni, coro per Rod.otà, cartelli con su scritto Golpe (senza vir-golette) mentre un solitario espone un foglio: «Pd idioti o complici» — rimangono i capi-gruppo Roberta Lombardi e Vi--te Crirni e una manciata di par-lamentari guidati dal senatore Bartolomeo Pepe: «Stiamo cer-cando di capire con le forze del-l'ordine: se è possibile faremo un corteo fino al Quirinale», comunica Climi alla folla in at-

tesa. Poi, però, la questura con-cede al massimo «una passeg-giata» fino al Colosseo lungo via dei Fori Imperiali già piena di turisti grazie alla pedonaliz-zazione domenicale. E così il corteo parte e lo stesso Grillo si fa sentire su Twitter: «Ora c'è una manifestazione che non è organizzata da noi, se è una cosa pacifica, una passeg-giata, va bene. Ma senza fare inimifestazioni che possono de-generare».

Quando il corteo arriva da-vanti all'Arco di Costantino la delusione è grande tra í grillini che non sanno più cosa fare. Apprendono dal deputato Ales-sandro Di Battista che Grillo non verrà Però alcuni insisto-no e chiedilo di andare al Qui-rinale. Ma la Lombardi — che si becca pure una reprimendo da un'anziana militante: «Devi essere più dolce, meno arro-gante» — è inflessibile: «La manifestazione termina al Co-

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losseo». E con tante scuse per l'iniziativa. organizzata male, presentate dai parlamentari M5S, il corteo si scioglie.

Dunque, per ora Grillo non ha intenzione di incendiare la piazza anche se poi racconta la. storia dei Sik incontrati a Me-stre grazie a un prete operaio: «Noi siamo gandhiani e non c... Siamo gandhiani come gli indiani con il turbante che mi hanno detto di aver cremato in India i corpi dei loro compagni uccisi durante una manifesta-zione. Li hanno cremati insie-me all'azienda nella quale lavo-ravano. Sì, hanno incendiato la fabbrica...».

E ora la nuova coreografia M5S prevede che lo staff dispo-sto intorno a Grillo agiti le ma-ni alzate in segno di assenso: è il gesto dell'applauso muto del linguaggio dei segni che, osser-va Di Battista, ha il pregio di non coprire la voce di chi par-la». Comunque il suo comizio

in una domenica in cui si vota in Friuli serve a Grillo per par-tare ai tanti giovani del Pd che gli strizzano l'occhio: «lo non gioisco perché il Pd si è spacca-to...». Ma il discorso del leader è rivolto pure ai militanti M5S che hanno capito che, con le larghe intese, non toccheran-no palla per molti mesi perché «non c'è spazio per il M5S in questo governo»: «Il Parlamen-to è un guscio vuoto. Noi sia-mo all'opposizione, diremo sì alle leggi che abbiamo previ-sto nel nostro programma». In-fine un accenno, non proprio un ringraziamento, a Stefano Rodotà: «Gli ho detto che non volevo fare la marcia su Roma. Con Rodotà non ho rapporti, so solo che piace alla rete». Ma quanti voti ha preso Rodotà al-le Quirinarie del M5S? «Non lo so», risponde Grillo.

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Berluscovù ora nide , scelte «forti,

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Berlusconi ora vuole scelte «folli» il PdI insiste sulle «larghe intese»: chiusa per sempre la stagione dei tecnici

ROMA Il Pdl è in attesa di conoscere le linee guida che il neopresidente Giorgio Napolitano illustrerà nel suo discorso di insediamento, questo pomeriggio davanti al Parlamento in seduta con-giunta. Certo è che Berlusconi e i suoi hanno fatto presente da tempo quali sono le idee-forza sulle quali incardi-nare il governo: una grande coalizione con profilo politico nella quale sia riconosciuta pari dignità a tutti coloro che ne fanno parte e che duri l'in-tera legislatura. Angelino Alfa-no lo sostiene con energia: «Se ne nascerà uno di coesio-ne nazionale è chiaro che do-vrà essere forte perché si do-vrà ragionare, tra l'altro, su co-me rimborsare l'imu e su co-

me toglierla perché è inimma-ginabile che il Popolo delle li-bertà non porti avanti i gran-di impegni che ha assunto da-vanti agli italiani e che guarda-no diritti al cuore della crisi».

Se nascerà la cautela è uno stato di animo assai diffu-so nel gruppo dirigente del Pdl perché non c'è certezza al riguardo —il nuovo esecuti-vo avrà (questa è l'ambizio-ne) nella coalizione di centro - destra l'azionista di riferimen-to. E, quindi, si dovrà tenere nel dovuto conto non solo il programma sul quale il Pdl ha fatto la campagna elettorale ma anche i suoi uomini. «La stagione dei tecnici è tramon-tata — ricorda Renato Schifa-ni che guida i senatori —. Ora serve un esecutivo di grande

coalizione politica, nel quale ogni partito dovrà mettersi in gioco offrendo i propri espo-ne:nti. Altrimenti sarà condan-nato ad essere debole». La li-nea, aggiunge Renato Brunet-ta, capogruppo dei deputati, «l'ha indicata con grande chia-rezza lo stesso Berlusconi nel discorso di Bari. E cioè un'esperienza alla Monti non è neppure da prendere in con-siderazione. Occorre assumer-si una responsabilità all'altez-

P1m Tra le priorità del nascente esecutivo Mano mette rimborso dell'In -m

za della gravità in cui versa il Paese». Ma c'è un rischio che il Pdl non teme e neppure evo-ca, ma che incombe. Lo sboc-co naturale sarà un nuovo vo - to, se non sarà possibile vara-re un esecutivo dotato di que-ste caratteristiche e che rimet-ta in moto l'economia, rifor-mi giustizia e istituzioni e sap-pia rinegoziare con l'Europa, non gli impegni già assunti ma i tempi per realizzarli. E, senza alcun dubbio, una su-bordinata, ma Berlusconi ha da tempo invitato i suoi a pre-pararsi a questa eventualità. Tutto dipende da quanto av-viene nell'altra metà del cam-po politico.

Il Pd, è l'analisi che circola, sta dissolvendosi. E possibile che vi sia una scissione, è un

partito «grillizzato», sensibi-le cioè al richiamo del Movi - mento guidato dal comico ge-novese, un partito incapace di assumersi impegni e di por-tarli sino in fondo, come si è potuto constatare durante le votazioni per l'elezione del ca-po dello Stato. Ebbene questo partito, è la tesi del gruppo di-rigente del Pdl, non regge neppure all'idea di formare con noi un governo politico, guidato però da uno di loro. «Noi l'abbiamo detto un sac-co di volte — ricorda Brunet-ta------siamo pronti a dare il no-stro appoggio a qualsiasi esponente del Pd, Bersani o Letta per esempio, purché sia un esecutivo vero in grado di dare risposte alla crisi del Pae-se». Schifani ipotizza che, alla

fine «faremo un governo con una parte del Pd». Nomi, Selli-fani, non ne fa perché, affer-ma, «preferisco affidarmi alla saggezza del capo dello Sta-to». Ed è appunto al molo di «persuasore» di Napolitano che fa riferimento Gaetano Quagliariello, uno dei facilita:- tori insediati dallo stesso Pre-sidente per mettere a punto un pacchetto di riforme con-divise da realizzare al più pre-sto. E questa aumentata forza politica di Napolitano, riassu-me il senatore del Pdl, «deri-va proprio dal fatto che siano stati i partiti a richiedergli di accettare un secondo manda-to».

Lorenzo Fuccaro @LorenzoYuccaro

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Senza redditi da lavoro m milione di famiglie Saccomanni: meritiamo uno «spread» a 100 punti. base, pesa Finsiabilità politica.

DAL NOSTRO INVERTO

WASHINGTON - L'instabi-lità politica pesa. Fabrizio Saccomanni, direttore gene-rale della Banca d'Italia, com-menta la situazione italiana al termine degli incontri del G eo finanziario e d.el Fondo monetario. Oggi sarà a New .

York dove vedrà analisti e banchieri ai quali dovrà spie-- gare perché è bene investire in Italia. «Ora siamo contenti. perché lo spread è a quota 300, ma dovrebbe essere a i ho e anche meno tenuto conto di quello che abbiamo fatto», dice. Il fatto è che sui conti pubblici, aggiunge, il nostro Paese sta meglio di al-tri - dalla Francia alla Spagna e alla Gran Bretagna - ma ha un'economia che non cresce e la crescita, a questo punto, comporta la ricomposizione del bilancio pubblico e delle spese «per dare sostegno alle imprese e alle fasce deboli della popolazione». Richiede insomma un'impostazione politica che solo un governo

con mandato pieno può fare. Saccomanni, così come ha

fatto sabato il governatore Ignazio iisco, punta il dito sull'incertezza post elettora.- le che impedisce il necessa-rio ritorno di fiducia. «La grossa pausa politica ha avu-to gran peso. Si è creata una spi-rale di pessimi-smo perché tutti aspettano che succeda qualco-sa: le imprese aspettano ad in-vestire e le ban-che a prestare». Le prime perché sperano in soste-- gni o inventivi, le seconde per-ché hanno pau-ra di poter vede-re lievitare i loro costi di raccolta da un even-tuale declassamento del ra-ting del Paese, bloccato dalla ricerca di un nuovo governo. Senza contare le paure dei consumatori che si rifletto-no nel rinvio di acquisti o in-

vestimenti, lad.dove ci sono le risorse disponibili.

Quelle risorse che sicura-mente non hanno quelle fa-miglie - e l'Istat nel 2012 ne ha, contate quasi un milione, come segnalato ieri- che vi-vono senza redditi di lavoro.

Differenziale Il direttore generale della Banca d'Italia, Fabrizio Saccomanni, a margine dei lavori del Fmi ha detto che «paghiamo ancora uno spread troppo alto»

Si tratta in questo caso di nu-clei in cui i componenti atti-vi sono tutti disoccupati, do-ve magari si vive con la pen-sione dei genitori anziani, e che sono 230 mila in più dei 2011 e il doppio del 2007, pri-ma della crisi. Risorse che non hanno anche quei 3,7 milioni di persone - segnala-te dalla Coldiretti- Che, sem-pre nel 2012, sono state assi-stite con pacchi alimentari e pasti gratuiti nelle mense, il 9% in più di famiglie rispetto all'anno precedente.

Sull'Italia, spiega ancora Saccomanni, si concentrano gli effetti del quadro con-giunturale complessivo che vede tutta l'Europa arrancare nella ripresa e i mali propri, fra i quali il ritardo delle im-prese, soprattutto medie e piccole, nell'innovazione e la loro resistenza ad aumentare forza e dimensioni così da ap-profittare degli spazi al-l'esportazioni disponibili nel-la parte del mondo che inve-ce cresce a ritmi sostenuti. «Il rilancio» del Paese «passa.

per uno sforzo coordinato di governo, banche e imprese», afferma il numero due di Pa-lazzo Koch sottolineando che «è finita l'idea di un cre-dito alle imprese senza che queste facciano modifiche strutturali». Per Saccomanni cioè le banche devono aiuta-- re le imprese a crescere, inno-vare e andare all'estero e, in prospettiva, a reperire fonti di finanziamento alternative al credito bancario. «Devono fare uno sforzo di riposizio-namento sul mercato. Tutti devono fare la loro parte». Perché solo così, ma solo una volta che la ripresa avrà

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ingranato bene e sarà soste-nuta, potrà tornare ad au-mentare l'occupazione supe-rando quel calo di posti e op-portunità di lavoro che il di-rettore generale dei Fini., Christine Lagarde, ha defini-to «una priorità» per tutti.

Sulle cause dell'affanno dell'economia italiana ieri è tornato a riflettere il mini-stro dell'Economia, Vittorio Grilli, nel discorso deposita-to al comitato monetario e fi-nanziario del Fmi. Grilli ha in sostanza illustrato le cifre del Def (Documento economico finanziario) ribadendo che «gli effetti negativi della crisi

del debito sul sistema banca-rio italiani e l'anemica dispo-nibilità'. di credito spiegano la maggior parte delle debolez-ze del 2012». L'Italia, ha quin-di ricordato il ministro, ha va-rato una misura da 4o miliar-di di euro per il pagamento degli arretrati della Pubblica amministrazione, che può aiutare una ripresa «più velo-ce a partire dalla seconda me-tà dell'anno».

Alle riunioni del Fmi, a Washington, si sono affianca- ti gli incontri della Banca Mondiale ai quali ha parteci- pato, intervenendo al Deve- h)pment: Corrunittee, il gover- natore Visco. Il livello di po- vertà estrema, quella che coinvolge 1,2 miliardi di per- sone che vivono con meno di 1,25 dollari al giorno, il 21% della popolazione mon- diale, «è inaccettabile» ha detto Visco ricordando «l'am- bizioso obiettivo» della Ban- ca mondiale di eliminare que- sta. condizione entro il 2030.

Stefania Tamburello Ce,

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IL COMMENTO di SANDRO ROGARI

LA REPUBBLICA DEL PRESIDENTE

1NALMENTE, dopo infinite convulsioni e sessanta giorni di

tempo perso, si arriva a comprendere l'ovvio. Ossia. che l'unico governo possibile è quello delle larghe intese, o costituente, come ci è piaciuto chiamarlo. Torna un governo del presidente, come abbiamo visto più volte nella storia della Repubblica. Senza risalire ai tempi lontani e non comparabili del governo Tambroni del 1960 e Snodali& del 1981, nella seconda Repubblica abbiamo conosciuto vari governi del Presidente a profilo tecnico o semi politico: nell'ordine Ciampi, Dilli e Monti. Scalfaro prima e Napolitano poi sono intervenuti nella sfera delle scelte politiche. Hanno dato una risposta non prevista dal costituente alla debolezza del sistema politico per fronteggiare l'emergenza, Proprio perché il n non dovrebbe avere un ruolo di indirizzo politico, in quanto garante aell'unit nazionale, l'artificio di copertura dell'intervento è stato sempre quello di velarlo con governi a tasso di «tecnicità».

[Segue a pagina 2]

LA REPUBBLICA DEL PRESIDENTE

[SEGUE DALLA PRIMA] NAPOLITANO ha rispettato al massimo grado questa prassi col governo Monti: tutto di tecnici anche se di diverso orientamento. Non entriamo nel merito del dibattito se esistano veramente governi tecnici. Certo esistono, c il governo Monti è lo è stato, governi non partitici anche se le scelte dei tecnici sono sempre politiche, giuste o sbagliate che siano. Ma ora lo scenario che si apre è ben diverso. Il prossimo governo, c he tutti aspettiamo a gloria, sarà un governo al massimo grado del presidente e ad un tempo un governo pienamente politico oltre che funzionale ad un processo costituente. Non solo.

La stessa configurazione del governo, almeno nei suoi ministeri chiave, sarà decisa presumibilmente ruota proprio dal Presidente.

LE CONSEGUENZE sono rilevanti: Napolitano avrà un'esposizione politica ancor maggiore rispetto a quella, già alta, assunta con l'incarico a Monti nel novembre 2077. Maggioranza ed opposizione vedranno nel Presidente della Repubblica l a vera, guida politica del Paese, con ciò che ne consegue. Il Quirinale assomiglia sempre più

ove risiede un leader politico e non una figura saper partes anche se Napolitano si sforzerà di continuare ad esserlo,

ORA, dai momento che il governo trarrà ispirazione dai documenti delle commissioni dei saggi, è bene che in tema di forma di governo ne tragga le conseguenze e si orienti verso la Repubblica sernipresidenziale. La Commissione si è divisa sul tenia. Ma l'esperienza di questi giorni dimostra che fra la formula del "governo parlamentare razionalizzato" ed il "modello semipresidenziale" il secondo nei fatti si è dimostrato vincente e ci ha tolto dall'empasse.

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Napolitano detta la sua agenda «Tempi stretti per l'incanco» Cerimonia sobria, poi parlerà alla Camera. Da domani consultazioni Marco Sassano

ROMA

SCORTATO da quattro corazzieri motociclisti (e non dai 18 che il ce-rimoniale in questo caso prevede) l'auto dei Presidente, il primo nel-la storia della Repubblica che non deve attendere la fine del mandato del suo predecessore per insediar-si, scenderà questa mattina dal Quirinak. E questa volta non sarà a bordo della mitica Lancia Fiumi-nia a 7 posti che il capo dello Stato raggiungerà Montecitorio: Napoli-tano ha voluto una cerimonia più sobria, al passo coi tempi si direb-be. Giunto alla Camera, giurerà per la seconda volta fedeltà alla Co-stituzione. Subito dopo, nel discorso di inse-diamento, spiegherà, quali sono «i termini entro i quali ho ritenuto di potere accogliere in assoluta litri-pidezza l'appello rivoltomi ad assu-mere ancora l'incarico di Preside"-

VOCABOLARIO DA CAMBIARE

«Basta parlare di inciucio, non capisco perché quella che in Germania è definita grande coalizione", in Italia

passi per "governicchio"»

te». Al tempo stesso preciserà, atte-nendosi «rigorosamente all'eserci-zio delle mie funzioni istituziona-li», cosa chiede ai politici italiani che devono «onorare i loro doveri concorrendo al rafforzamento del-le istituzioni repubblicane». Certa-mente il Capo dello Stato non par-lerà di un tema che lo preoccupa molto: la profonda crisi politica e umana del Pd. Non gli compete e non ne può parlare. Napolitano sottolineerà invece con forza che tutti, «come ho cercato di fare io in

ÌÌTROPPI 7 ANNI AL COLLE

«Sette anni dì durata per il mandato del Presidente della Repubblica sono troppi, anche in Francia Lì hanno ridotti a cinque»

queste ultime ore», «devono guar-dare alla situazione difficile del Pa-ese, ai problemi degli italiani, alla nostra immagine internazionale». Subito, da domani o al massimo da mercoledì, si aprirà un nuovo veloce giro dì consultazioni.

Di FRONTE a un presidente nella pienezza dei suoi poteri c'è da pen-sare che cadranno buona parte dei veti che, un mese là, avevano reso impossibile la formazione di un nuovo governo. L'obiettivo del

Colle è tentare di dare un incarico entro giovedì per chiudere la parti-ta dell'esecutivo già questa settima-na. Un governo che Napolitano vor-rebbe pienamente politico che pos-sa durare almeno un anno, o me-glio due. Il capo dello Stato, tutta-via, sa bene che per mettere in pie-di un esecutivo efficiente, al Mo-mento, bisognerà affidarsi a una squadra ancora una volta infarcita di tecnici, i cosiddetti 'ministri d'arca'. Il governo che ha in mente il presidente non dovrà essere tan-to, come si è detto in questi giorni "di scopo", ma più esattamente "di salvezza nazionale", usando urta 'formula che ben definisce quanto vicina al baratro sia finita

FLAdINIA W,RAGE Napolitano per raggiungere Montecitorio non userà la mitica Lancia a sette posti

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22/04/2013

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press unE

la politica, stretta tra le proteste di piazza davanti alla Camera e lo sfa-rinamento del partito di maggio-ranza. Un sistema bloccato per ef-tétto di una legge elettorale, il Por-cellum, la cui riforma sarà al pri-mo punto della lista delle cose da fare. Napolitano non vuole in nes-sun caso buttare al vento il lavoro dei dieci «facilitai:ori», come li ha voluti chiamare: quei due docu-menti e le proposte in essi contenu-te potranno essere alla base degli altri punti programmatici che de-vono spingere il Paese verso la ri-presa. Ed è proprio questo che il presidente ha ricordato ai chi saba-to scorso è salito al Colle per chic-- dergli il sacrificio di restare. Che l'impegno fosse comune, che alla fine i partiti trovassero la spinta per lasciarsi alle spalle le proprio beghe interne e andassero incon-tro ai problemi del Paese. Perché, come ha ricordato a qualcuno di lo-ro, «solo in Italia un accordo tra le forze politiche si chiama inciucio e sforzo per un governo di respon-sabilità comune».

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Rebus governo, ato più di Letta E il Pdl lancia la Costituente Molti saggi nella squadra, per Palazzo Chigi c'è anche Grasso ()Uva Posani

ROMA

OGGI alle 17, quando Giorgio Ma-pollino parlerà alla Camere per chiarire come intende attenersi all'esercizio delle sue funzioni isti-tuzionali, si capirà anche quale go-verno ha in testa. La formazione del nuovo esecutivo è la prima gra-na che il presidente della Repubbli-ca dovrà affrontare. La classica pa-tata bollente perché i partiti, spinti dall'incapacità di eleggere un nuo-vo capo dello Stato, sabato hanno promesso di tutto pur di convincer-lo a succedere a se stesso. Ma, alla prova dei fatti, il rischio che torni-no a prevalere veti incrociati, gelo-sie, guerre sotterranee, è più che concreto. Prima ancora di intuire quale sarà il nome del presidente del consi-glio, è sulla natura del governo che si discute. Napolitano non accette-rà mai un «governicchio». Vuole mettere in campo un governo poli-tico di salvezza nazionale che vari le riforme. Guarda caso, proprio ie-ri Fabrizio Cicchitto (Pdl) ha rilan-ciato l'ipotesi dell'assemblea costi-tuente, ripartendo magari dal ddl

presentato da Pera: un modo per nobilitare un possibile accordo di governo per le larghe intese. Peral-tro: Fonti del Pd sostengono che sa-rebbe lo stesso Quirinale ad insiste-re sulla nascita di questo organi-smo. Si vedrà. Dì sicuro, l'ossatura del program-ma di governo saranno le relazioni dei dieci saggi. Bersani, Berlusco-ni, Monti, hanno garantito assun-zione di responsabilità. Ma il timo-re è che le promesse non vengano mantenute, che possa esserci chi cercherà le urne alla prima occasio-ne. Timori che condizionano il

confronto di queste ore. Detto que-sto, si sa che Pdl e Scelta civica pre-mono per la grande alleanza, men-tre il Pd ha qualche problema a col-laborare organicamente con il ceti-trodestra. Più accettabile sarebbe andare verso ministri d'area.

MA BERSANI sa perfettamente che alla fine dovrà metterci la fac-cia. «Per il governo bisogna trova-re risposte originali: non si può im-maginare di immergersi in formu-le vecchie, ma comunque ci affidia-mo a Napolitano», spiegava ieri En-rico Letta, uno dei nomi accredita-ti per la presidenza del consiglio as-sieme a Pietro Grasso, (foto Ansa) anche se in pole position ci sareb-be Giuliano Amato. Lo stesso Let-ta definisce la sua candidatura a premier una «bischerata», mentre Rosy Bindi fa pollice verso e pro-blemi arrivano anche da temimi e giovani turchi. Amato continua ad essere stappato dalla Lega. Ma se il premier sarà un altro, Marmi è pronto a votare la fiducia, anche se non manderà nessun lumbard nell'esecutivo. Come si diceva, pro memoria per il governo è il docu-mento dei saggi, molti dei quali do-vrebbero essere cooptati nel gover-no. Si parla di Quagliariello (Pdl) alle Riforme, Violante (Pd) alla Giustizia (ma si fanno anche i no-mi di Onida e Gitti), Mauro (Scel-ta civica) alle politiche comunita-rie. Un altro saggio anche per il mi-nistero dell'economia Rossi vice direttore generale di Bank italia (l'uomo che ha preso il posto di Vi-sco quando questi è diventato go-vernatore). Monti potrebbe andare agli Esteri, ma si parla anche di D'Alema. Per il Welfare si fa il no-me di Pier Paolo Barena (Pd, ex numero due della Cisl). All'inter-no dovrebbe essere confermata la Cancellieri.

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Saluto 1 po, folla e tanta confusione 5 Stelle, la marcia su Roma è un caos Mancano palco e megafono. Il comico bloccato dalla ressa se ne va

Etera O. Policktri ROMA

PERSI Ad un certo punto, quan-do è stato chiaro che Grillo non sa-rebbe tornato in una piazza Santi Apostoli gremita fino all'orlo, i de-putati e senatori grillini si sono sentiti persi, «E' colpa vostra bor-bottava Vito Crimi contro i giorna-listi che con lui avevano trovato ri-fugio nel portone del civico 5 della piazza — non avete permesso a Gril-lo di arrivare almeno fin qui, gli avete impedito l'accesso facendo un muro di telecamere. .». E vero. E andata così. Che quando il lea-

der stellato ha fatto capolino sulla piazza da una Micra presa a noleg-gio, l'orda del 'quarto e quinto po-tere' gli è saltata addosso, costrin-gendolo a salire sul tettuccio per fa-re almeno un saluto alla folla. Poi, la fuga. E Crimi, la Lombardi, Di Battista e tutti gli altri 162 depuati e senatori sono rimasti lì, senza sa-pere che pesci prendere. Con la fol-la che premeva e gridava di voler parlare con Grillo. Attimi di vero panico. Un po', in realtà, se lo sono cercato questo fl.op. Ale marmo gli ha con-cesso una piazza per altro non del tutto sgombra (macchine in sosta

CAOS La manifestazione dei 5 Stelle al Colosseo (Afp). Sopra, Grillo sull'auto ma non raggiunge la piazza e, a destra, Vito Crimi (Anse)

e transenne ovunque), ma non era stato previsto né un palco, né un sistema di amplificazione, nean-che il minimo sindacale per un evento che solo il giorno prima era stato annunciato come una 'mar-cia su Roma',.. Insomma, da dove avrebbe dovuto parlare Grillo alla folla? E, soprattutto, come se non c'era neppure un megafono?

CLAUDIO Messora, responsabile comunicazione dei Cinque Stelle, con Vito Crimi, hanno provato a farsi ospitare dalla sede della Fran-ce Press, al primo piano di un pa-lazzo, ma i giornalisti della sede non li hanno fatti entrare. In real-tà, Messora avrebbe voluto dare so-lo una sbirciatina alla piazza dall'alto, anche solo per rendersi conto di dove poter far 'appoggia-re' Grillo per il discorso previsto. Il colpo d'occhio che gli ha regala-to un'altra finestra non ha dato speranze; neanche un buco dove mettere una scala, un 'trabattello', come si dice a Roma, un cesto del-la frutta per far alzare di qualche metro Grillo consentendogli di fa-re il comizio. Panico. La situazio-ne è sfuggita totalmente di mano. La gente continuava ad arrivare ur-lando slogan anche minacciosi e lo-ro, gli stellati, non sapevano cosa raccontare. Anche l'idea di far par-lare Grillo da una finestra di un

pianerottolo al primo piano è stata considerata inopportuna; «Poi do-mattina ci troviamo le foto sui gior-nali del nuovo Duce...» commen-tava, non a torto, Rocco Casalino, ufficio stampa degli stellati. Rober-ta Lombardi compulsava frenetica-mente il cellulare alla ricerca di or-dini dall'alto, Climi tentava di te-nere tranquilla una folla comun-que molto surriscaldata e intenzio-nata a muovere sul Quirinale. Poi è arrivata la Digos. E dopo una lun-ga trattativa, Alessandro Di Batti-sta, fazzoletto rosso al collo in stile garibaldino, ha preso in mano la si-tuazione, «Ok, ragazzi, adesso an-diamo tutti a fare una bella passeg-giata fino al Colosseo, parleremo insieme lungo i Fori Imperiali...». Più che una 'marcia su Roma', una scampagnata nel centro; dal 'non comizio' al 'non corteo'.

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<È un golpettino, durano un anno» Grillo chiede calma, ma bastona tutti «Noi arginiamo la violenza». E attacca: «Napolitano salva partiti morti» EkenaG Polidori

ROMA

NON ERA un «golpe». Era solo un «golpe ttino istituzionale furbo», ritratta un Grillo per la prima vol-ta dialogante dopo mesi di ostraci-smo alla stampa e di violenza ver-bale senza sconti. Siamo alla Città dell'Altra Economia, quartiere Testaccio di Romail leader stella-to appare morbido, arringa la pla-tea armata di penna e telecamera come nei suoi comizi, ma spiega: «E Bersani che non voleva fare il governo con noi, non il contrario e ora, se ci metteranno in un ango-lo, resteremo in un angolo, all'op-posizione, e voteremo le cose giu-ste se sono nel nostro program-ma; di più non potevamo fare, continueremo ad essere il disinfet-tante della politica».

MA L'ELEZIONE di Napolitano, nonostante il cambio di tono, Grillo proprio non l'ha digerita: «Neanche Chavez —ha ironizzato - è stato presidente per 14 anni»,

CONQUISTEREMO UNA REGIONE

IL Friuti sarà forse La prima regione a cinque stette e poi ci sarà Roma e forse ce La faremo, non ci fermano più

ma subito dopo ha raccontato il suo incontro con Napolitano per le consultazioni. «Ho visto un si-gnore molto stanco, ho parlato quasi sempre io: gli ho chiesto di darci la fiducia, perché siamo il primo partito, voltiamo pagina. Lui ha risposto: non avete i nume-ri». E ha concluso: «C'è stato uno scambio: stanno rubando un al-tro anno di tempo al Paese, ma se il governo sarà sull'agenda Mon-ti, e così sarà, non durerà». L'attacco politico più pesante, co-munque, l'ha riservato a Bersani: «Non ci ha chiesto collaborazio-ne, ma voti. Se ci avesse detto 'go-verniamo insieme' ci saremmo

SONO N N

GHANDIANO

Mi spiace per Bersani ma ha cercato sola i nostri voti. Non dirò più parotacce.„ sono ghandiano ma non cogtione

messi lì a pensarci. Se i partiti poi si sfasciano non è colpa nostra». Accusa il leader Pd di non averlo ascoltato: «Noi vogliamo acqua pubblica, sanità pubblica, manda-re via i delinquenti dal parlamen-to, reddito di cittadinanza. Que-ste sono cose di sinistra».

E SE VENERDI aveva esultato all'annuncio delle dimissioni di `Gargarnella', ieri ha mostrato al-meno pietà per l'uomo sconfitto: «A me di Bersarti dispiace ha ammesso • non gioisco del finto che il Pd si sia spaccato. Bersani deve fare scouting su se stesso, de-ve dirsi sono parte di questo sface-lo; dico che sono dentro una cosa

che é finita, il tempo dei partiti è finito, gli indignados hanno il no-stro stesso programma». L'affon-do alla vecchia paritocrazia fini-sce così: «Rodotà sarebbe stato la garanzia di questo Paese. Invece hanno scelto di nuovo un presi-dente che garantisce il controllo sul potere giudiziario per salvare il culo a Berlusconi e ai Pd per la storia del Monte dei Pascili di Sie-na». Difende infine i 5 Stelle dalle accuse di immobilismo: «La cosa più ingiusta è dire che noi siamo gli artefici di questo casino, quan-do loro hanno inciuciato per più di 20 anni». La vena incendiaria dei primi tempi, insomma, si sta affievolen-do. La retromarcia complessiva è evidente: «Sto calmando gli ani-mi ammette c'è gente che mi dice andiamo a Roma, o fucile o niente. Dovreste ringraziarci perché teniamo calma la gente. In Francia, in Grecia ci sono i nazi-sti, qui ci sono i grillini che han-no due palle così, bisogna stare calmi e anche io mi calmerò: non dirò più parolacce, siamo ghandia-ni, ma non coglioni,..»,

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Rosy Baldi Sulla Moretti, già portavoce di Bersani, che non ha votato Marini, Binda non vuoi «personalizzare», ma «e un esempio lampante di come non ci sia una classe . dirigente forma t

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il Resto del Carlino Direttore Responsabile: Giovanni Morandi

22/04/2013 press unE

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Il tea o delle finte sete aglie Pd, pieno accordo per un governo Domani la direzione nominerà i reggenti o ai congresso Andrea Cangini

ROMA

NULLA è come sembra, nel Pd. I pontieri sono al lavoro, perciò nel partito si sente solo la voce di chi annuncia battaglia per riaccredi-tarsi agli occhi dell'elettorato più identitario o per ricollocarsi col vincitore 2Ililiindatil. Alla prima categoria appartiene Rosy Bindi, che pone il veto a un governo gui-dato da Enrico Letta (»lo stimo, ma non è il momento•) conside-rando possibile solo la nascita di. un esecutivo 'tecnico'. Mai col Pdl, è il suo punto fermo.

LO DICE anche il 'giovane turco' Matteo Orfini, già pasdaran di Bersani, che ora si getta tra le brac-cia di Matteo Renzi chiedendo la testa dei dirigenti franceschinian-bersaniani a partire dai capigrup-po landa e Speranza. Saranno in-vece loro ad andare alle consulta-zioni di Napolitano assieme al vi-

ceseg•etario Letta ed è possibile che, col congresso che si terrà cer-tamente entro giugno, le dimissio-ni di Bersani verranno respinte. Il clima è teso, da domani gruppi. parlamentari e Direzione dovran-no darsi una linea sofferta e trova-re una forma di co-gestione fino al congresso. C'è chi evoca scissio-ni e chi affila lunghi coltelli. In realtà, nel breve periodo le sire-

Alessandra Moretti «Non accetto che coloro che han fatto sbagliare Bersani scarichino su noi la responsabilità. lo li definisco vigliacchi quando cercano di scaricare la colpa sta tutti i giovani

P damenta

ne vend.oliane resteranno deluse e così anche i renziani come Ange-lo Mughetti, che ieri dava per scon-tato l'addio della sinistra interna («così avremo un problema in me-no»). Emblematica l'intervista di Fabrizio Barca, aspirante segreta-rio su posizioni di sinistra pro-vencloliana, Al partito deve trovare la forza di separare una soluzione di governo, qualun-

Sandra Zampa La portavoce di Prodi, deputata Pd, non esclude Uautosospensbne dal gruppo dopo il "tradimento' dì venerdì di 101 franchi tiratori.

Stavolta non sì può far finta di niente»

que essa sia, dalla riflessione sulla propria configurazione». Tradot-to: mettiamo in piedi il governo che vuole Napolitano (Aualunque esso sia» ) e rimandiamo lo scontro interno al congresso. Ammette un dirigente di alto profilo: «Cer-cheremo di ottenere la minor con-notazione politica possibile, ma non a costo dì impedire la nascita di un governo col Pdl: se Napoli-tatto ci imporrà un esecutivo poli-tico, dovremo accettarlo». La pen-sano così dalemiani, veltroniani, franceschiniani e lettiani.. Beppe Fioroni: «Il governo nascerà». E la sinistra interna darà battaglia, ma non lascerà il partito. Lo faran-no alcuni singoli conte Corradino Mineo e Laura Puppato.

Ci addirittura una corrente di pensiero eroicamente lungimiran-te che vede la nascita di un gover-no politico non come una necessi-tà, ma come un'opportunità: «So-lo mettendoci la faccia potremmo salvarla», riflette un veltroniano. Che immagina un governo in cari-ca per un paio di anni che approvi norme an ti-Casta, dimezzi i parla-mentari, riformi la legge elettora-le, risolva il problema degli esoda-ti... Insomma, «una politica re-sponsabile e popolare a fronte dell'irresponsabile populismo grillino». Si teme la reazione della base elettorale e quella dei dirigen-ti locali: i primi. provvedimenti (quelli pru popolari, s'intende) an-dranno approvati nei primi sette giorni per decreto,

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22/04/2013

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il Resto del Carlino Direttore Responsabile: Giovanni Morandi

22/04/2013 press unE

Periodicità: Quotidiano

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SCALPITA LA BASE: CONGRESSO SUBITO. IL RESPONSABILE DELLE FESTE DELL'UNITA: CRESCE LA DEMOTIVAZIONE

La 'vetrina Emilia' mostra le crepe Delrio: «Tutto da rifare, il Pd ai sindaci»

BOLOGNA

TUTTI contro tutti appassionata-mente. La «vetrina Emilia» del partitone rosso va in frantumi, in-vestita da una turbolenza che non si era mai vista nella storia dell'ex Pci. La base ribolle, a Bologna perfino i volontari delle feste dell'Unità non nascondono di es-sere delusi e demotivati, anche se gli stand a tigelle politica apriran-no ugualmente. Dopo il doppio pasticcio bersania-no che ha bruciato la coppia Mari-ni- Prodi vengono a galla nel part-tuo emiliano malumori e ribellio-ni che già covavano sotto la cene-re e che adesso nessuno riesce a fermare. Le segreterie cittadine tremano e non riescono più a tene-re la situazione sotto controllo. Ie-ri a Modena, un tempo una delle città più granitica men te comuni-ste, la riunione dei circoli Pd chie-sta d'urgenza dopo il flop Prodi, si è svolta in un clima ad alta ten-sione con contestazioni, dimissio-ni buttate simbolicamente sul ta-volo come la tessera del partito

BILANCI Graziano

Deirno, sindaco di Reggio Emilia

(a sin.) e Lele Roveri con

Bersani (igucriu press)

bruciata l'altro giorno in tv da un militante. E una richiesta finale a furor di popolo: «Subito il con-gresso per ricostruire il partito». Il segretario regionale Stefano Bo-naccini ci ha messo tutta la pa-zienza che possiede per calmare gli animi: «I congressi nazionale e provinciali serviranno per capi-

re che tipo di partito vogliamo in furturo»,

DA REGGIO EMILIA il sindaco renziano e presidente Anci, Gra-ziano Deirio, rilancia il «congres-so subito» in una intervista. Lo sfogo è tagliente. «li partito è anco-ra inceppato e deve essere ritmo-

\Tato. La dirigenza che ha sostenu-to Bersani deve essere rivista aprendo una nuova stagione, ne-cessaria per restare in piedi. Il par-tito sia affidato ai sindaci, alla poli-tica della concretezza non a chi sta nei palazzi romani».

LA VOGLIA di congresso come oc-casione della ripartenza quindi sa-le come uno tsunarni. E accanto a questa istanza si profila una resa dei conti anche nella sede provin-ciale del partito in via Rivani do-mani sera a Bologna dove si riuni-ranno esecutivo e direzione alla presenza dei parlamentari bolo-gnesi. Fuori, intanto, sulla strada, la base esprime un disagio che ha rotto tutti gli argini. Lele Roveri, responsabile dell'organizzazione delle Feste bolognesi è un po' di lotta e po' di governo: «I volontari ci mettono la faccia e anche se de-motivati continueranno a credere nel partito. Però per ridare loro la carica è necessario che questo Pd cambi ritmo e testa».

r. C.

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22/04/2013

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ll'erldOIS Direttore Responsabile: Roberto Napoletano

Subito Def e pagamenti Pa poi nell'agenda pesano le riforme di fisco e lavoro Le priorità di saggi e imprese mentre è in arrivo la manovra

Davide Colombo Marco Mobili ROMA

Occupazione, pagamenti alle imprese e fisco sono le tre emergenze che il nuovo Go-verno è chiamato ad affronta-re subito. A queste si aggiun-gono: la gestione del Def e del Pnr presentati dall'Esecutivo uscente e da portare a Bruxel-les; il via libera delle Camere al decreto sui pagamenti del-la Pa; la messa a punto di una manovra di "manutenzione" dei conti pubblici, stimata tra 7 e io miliardi, da coprire con un nuovi tagli alla spesa. Sul-lo sfondo, le priorità per la ri-presa indicate nel lavoro dei saggi nominati da Napolita-no e nella "terapia d'urto" di Confindustria, il pacchetto di interventi da compiere da qui a cinque anni presentato alla vigilia delle recenti ele-zioni politiche.

La formazione del nuovo Esecutivo, dunque, corre in parallelo alla gestione di alme-no tre emergenze a partire da quella sul lavoro. Su questo

fronte due i nodi da affronta-re senza indugio: il rifinanzia-mento della Cig in deroga e la proroga dei precari della Pa, in scadenza a fine maggio e che riguarda circa 15omila ad-detti, passaggio quest'ultimo che porta con sé la riapertura del tavolo per la gestione de-gli esuberi generati dal taglio degli organici per dirigenti e dipendenti dopo la spending review (circa 7.800 le ecce-denze nelle Pa centrali, oltre 7.400 funzionari e circa 400 dirigenti).

Per la Cig in deroga, il qua-dro di "emergenza" confer-mato dal ministro Fornero è noto: si tratta di reperire 1-1,4 miliardi per coprire questo ammortizzatore che, dal 2012,

non viene più cofinanziato dalle Regioni. Duecento mi-lioni devono essere garantiti dall'Inps per la copertura de-gli accordi siglati a fine 2012, il resto va trovato in tempi bre-vi, magari utilizzando il decre-to sblocca debiti della Pa all'esame della Commissione speciale della Camera.

Lo snodo per recuperare su-bito le risorse Cig è il Def che domani inizierà il suo iter-lampo in Parlamento con l'esame delle Comissioni spe-ciali di Camera e Senato. Nel-le risoluzioni si prevede una corsia preferenziale per la Cig e un innalzamento da 7,5 miliardi della dote 2014 del de-creto sblocca-debiti. Due im-pegni che il Parlamento vor-rebbe far assumere diretta-mente al nuovo Governo e tra-durre in emendamenti al Dl, su cui da questa settimana ini-zierà l'esame nel merito. E questo impegno immediato si intreccia con alcune propo-ste dei saggi: completare il pa-gamento dell'intero ammon-tare dei debiti commerciali

Le urgenze per il Paese

Le priorità per la ripresa

ed espandere l'operatività del Fondo di garanzia per le Pmi che può, attraverso ga-ranzie a banche e Confidi sui prestiti alle imprese, attivare prestiti aggiuntivi ai 3o miliar-di di euro.

A breve, poi, il Governo do-vrà pensare alla manutenzio-ne dei conti pubblici. A parti-re dalla sterilizzazione del-l'aumento dell'Iva dal 21 al 22% e al rifinanziamento di al-cune spese indifferibili come le missioni internazionali e i contratti di servizio (Poste, Fs). Ma con la manovra di ma-nutenzione le imprese chie-dono anche la cancellazione dell'aumento di dicembre del-la Tares e una più complessi-va revisione della nuova tassa su rifiuti e servizi, nonché la proroga con relativo rifinan-ziamento del bonus fiscale perla riqualificazione energe-tica degli edifici.

Schede a cura di

Francesca Barbieri Andrea Marini

Giovanni Negri Giovanni Parente

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22/04/2013

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s'erld CAS Direttore Responsabile: Roberto Napoletano

Nel Def sblocco immediato di nuove risorse per la Cig

Debiti Pa, in arrivo altri 7,5 miliardi per i12014

i l discorso di domani di Napoli- tano alle Camere farà slittare

di un giorno l'avvio delle audi-zioni lampo (parti sociali, Banki-talia, Istat, Grilli ecc.) sul Docu-mento di economia e finanza all'esame delle Commissioni speciali di Camera e Senato. Il Def dovrà comunque essere in-viato il 29 e il 30 aprile prossimi alle due Aule di Montecitorio e di Palazzo Madama. Entro la fi-ne del mese, infatti, l'Italia è te-nuta ad inviare a Bruxelles sia il Def sia il Piano nazionale delle riforme (Pnr).

Il Def 2013-2015 è un documen-to in versione "work in pro-gress", in quanto presentato dal Governo uscente e lasciato in eredità al nuovo Esecutivo che dovrà confermare o rivedere al cune scelte fatte in questi ultimi giorni. A partire dall'utilizzo di

quel mezzo punto di Pil in fun-zione del pagamento dei debiti arretrati della Pa nei confronti delle imprese e che sulla base della flessibilità concessa dalla Ue ha consentito all'Italia di al-zare l'asticella del deficit dal 2,4 a12,9 per cento.

I gruppi parlamentari vorreb-bero intervenire con le due riso-luzioni di approvazione e all'unanimità impegnare l'Ese-cutivo a creare una corsia prefe-renziale per attivare subito il rifi-naziamento della Cig in deroga (i miliardo), dei contratti di ser-vizio (Fs, poste) e l'aumento del-la dote 2014 del Dl sblocca-debi-ti (7,5 miliardi).

CONVERGENZA TRAI PARTITI ALTA

i due relatori Giovanni Legnini I(Pd) e Maurizio Bernardo (Pdl) lavorano alla messa a pun-to dei correttivi da apportare al Dl sblocca debiti che in settima-na entrerà nel vivo dell'esame di merito da parte della Commissio-ne speciale della Camera. In stretta relazione all'esame del Def si punta ad ampliare gli effet-ti finanziari del provvedimento d'urgenza varato a inizio aprile. Secondo Legnini, infatti, muo-vendosi all'interno dei saldi di fi-nanza pubblica indicati dal Def per il 2014, e all'interno del qua-dro negoziale con l'Europa è pos-sibile assicurare alle imprese lo sblocco di un uteriore o,5% pari a circa 7,5 miliardi di euro di spese in conto capitale per il 2014. Una prima risposta anche a quanto evidenziato nel lavoro dei saggi nominati da Napolitano che evi-

denziano la necessità di comple-tare il pagamento alle imprese entro il 2015 di tutti i crediti da lo-ro vantati nei confronti dello Sta-to e delle amministrazioni locali.

Per quanto riguarda invece le procedure, Bernardo ha più vol-te sottolineato l'intenzione di in-tervenire sulle compensazioni di crediti commerciali e debiti fi-scali, sulle certificazioni e sul pat-to di stabilità interno. L'obiettivo comune, in ogni caso, è risponde-re alle richieste avanzate dalle imprese e dalle amministrazioni locali di una più radicale sempli-ficazione dell'intera procedura che sblocca 4o miliardi in due an-ni per liquidare i debiti della Pa.

CONVERGENZA TRAI PARTITI ALTA

Da rtfinanziare il boom della cassa integrazione

Risparmio energetico, a giugno scade lo sconto

In un 2013 che si annuncia _ _pesante sul fronte della oc-cupazione, il nuovo governo dovrà affrontare il nodo del-le risorse necessarie per fi-nanziare gli ammortizzatori sociali (a marzo le richieste di cassa integrazione sono cresciute del 12%).

Le risorse fmanziarie per so-stenere la cassa integrazione e la mobilità in deroga (quelle cioè che non rientrano nei pa-rametri per la mobilità, della cassa ordinaria e di quella stra-ordinaria) quest'anno non po-tranno essere inferiori ai 2,3 mi-liardi erogati nel 2012, secondo quanto riferito dal ministro del Lavoro ai sindacati e ai rap-presentanti delle Regioni ne-gli incontri dei giorni scorsi.

Per ora le risorse certe (non più sufficienti) sono circa 1,6

miliardi (800 milioni dal Fon-do per l'occupazione e circa 730 milioni dal Fondo sociale europeo).

Le Regioni, stimando un +25% medio annuo di richieste di cassa in deroga avevano sti-mato a inizio aprile un fabbiso-gno di 2,75 miliardi.

I gruppi parlamentari, du-rante la discussione sul Def (si veda scheda in alto) vorrebbe-ro intervenire con le due riso-luzioni di approvazione e all'unanimità impegnare l'Ese-cutivo a creare una corsia pre-ferenziale per attivare subito il rifinanziamento della Cig in deroga (i miliardo).

CONVERGENZA TRAI PARTITI ALTA

i a legge Finanziaria del 2007 .L.Jha introdotto la possibilità di detrarre dall'imposta Irpef il 55% delle spese sostenute per gli interventi di riqualificazio-ne energetica negli edifici, vale a dire di tutti quegli interventi volti a ridurre la dispersione ter-mica di un edificio o di una casa o, più in generale, a risparmiare energia. 'tale misura è stata poi prorogata anche nella finanzia-ria del 2008 dando continuità al-la linea di contenimento dei consumi energetici e migliora-mento dell'efficienza energeti-ca del paese. Dal governo Mon-ti, con il decreto Sviluppo, la de-trazione era stata prorogata fi-no al 3o giugno 2013, con l'obiet-tivo di favorire l'efficienza ener-getica degli edifici, ma anche di dare un impulso all'economia con i piccoli lavori domestici.

Dal i° luglio 2013 - allo stato at-tuale - non è prevista un'ulterio-re prosecuzione del bonus del 55 per cento. Nel documento dei saggi nominati da Napolita-no si va anche oltre la semplice richiesta di rifinanzaimento e proroga della detrazione fisca-le accordata agli investimenti effettuati nella riqualificazione energetica degli edifici. I saggi, così come le imprese del setto-re, chiedono che la detrazione Irpef e Ires «sia resa anche per-manente». La prova dei fatti per il nuovo Esecutivo è alle porte, quanto meno con il rifma-ziamento dello sconto per alme-no altri 6 mesi.

CONVERGENZA TRAI PARTITI MEDIA

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22/04/2013

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ll'erldOIS Direttore Responsabile: Roberto Napoletano

Dal secondo semestre l'Iva sale dal 21 al 22%

Corsa al rinvio della Tares per evitare la stangata

rh al i° luglio 2013, l'attuale all-i; quota Iva ordinaria salirà dal 21% al 22 per cento. Il prossi-mo Governo, quindi, avrà sul ta-volo una patata bollente che ri-schia di dare il colpo di grazia ai consumi delle famiglie italiane, già in picchiata. Tra i beni di lar-go consumo interessati ci sono, infatti, abbigliamento, elettro-domestici ed elettronica di con-sumo, gran parte degli autovei-coli, servizi legali e professiona-li. Del resto, l'Iva sugli scambi in-terni nel primo bimestre 2013 ha ceduto il 5,6 per cento.

La manovra salva-Italia del di-cembre 2011 aveva previsto, per centrare il pareggio di bilancio nel 2013, un doppio aumento dell'Iv a (l'aliquota al 21% era in-nalzata al 23% e quella dello% al 12./0) a partire dal i° ottobre 2012:

aumento che non sarebbe scat-tato solo se fosse andato in por-to un riordino della spesa socia-le e un'eliminazione dei bonus fi-scali che si sovrappongono alle prestazioni assistenziali.

11 decreto sulla spending re-view della scorsa estate ha ulte-riormente cambiato le carte in tavola: l'aumento delle due ali-quote Iva e stato posticipato al i° luglio 2013 con una successiva ri-duzione in parte dal i° gennaio 2014. Poi la versione definitiva della legge di stabilità 2013 ha li-mitato il rincaro Iva a un solo punto e alla sola aliquota attual-mente al 21 per cento.

CON VERGENZATRAI PARTITI 'O ALTA

a Tares (Tariffarifiuti e servi- zi) è la nuova imposta che servirà a finanziare la raccolta dei rifiuti e gli altri servizi locali. Il suo debutto nell'ordinamento tributario italiano è stato a dir po-co travagliato e alla fine ha scon-tentato tutti, dai sindaci, chiama-ti ad applicarla, a imprese e citta-dini che si vedono aumentare in maniera considerevole il prelie-vo su rifiuti e servizi.

L'ultimo intervento per rive-dere il debutto della Tares è con-tenuto nel D1 sblocca-debiti del-la Pa e prevede un regime transi-torio ad hoc per la Tares 2013. La scadenza delle rate può essere decisa dai Comuni, ma per il 2013 non può essere richiesta pri-ma di maggio. E si pagherà co-munque sulla base delle vecchie tariffe Tarsu e Tia i o Tia 2 dove

sono state introdotte. Mentre la maggiorazione di 3o centesimi di euro a metro quadro dovuta per i cosiddetti servizi indivisibi-li (per esempio la manutenzione delle strade, l'illuminazione pub-blica, ma anche la sicurezza) an-drà per quest'anno direttamen-te nella case dell'Erario e sarà do-vuta da cittadini e imprese nel mese di dicembre. Da più parti però è giunta in Parlamento la ri-chiesta di scongiurare la stanga-ta dai miliardo di euro di fine an-no e rinviare il tributo locale al 2014. Con possibilità poi di rive-derne meccanismi e modalità ap-plicative.

CONVERGENZATRAI PARTITI ALTA

Un cordone di sicurezza per l'accesso al credito

Meno vincoli sui contratti e politiche attive più efficaci

a morsa della crisi si fa senti-Lre soprattutto sull'accesso al credito. Le imprese non riesco-no a reperire i fondi necessari sul mercato finanziario per poter proseguire la propria attività. Per questo il direttore del Sole 24 Ore, Roberto Napoletano, ha pro-posto nell'editoriale del 14 aprile di dar vita a un nuovo veicolo fi-nanziario per garantire una serie di strumenti (partecipazioni di minoranza, finanziamenti a lun-go termine, fondo di rotazione e cosìvia) in grado di mettere insi-curezza le aziende italiane sane, che soffrono della restrizione del credito in atto. Uno strumen-to che potrebbe avere come azio-nisti unpool dibanche o la Cassa depositi e prestiti, come socio di minoranza, o anche soggetti eco-nomici terzi ma liquidi.

Il problema del credit crunch

emerge anche dal documento fi-nale dei dieci saggi nominato dal Quirinale, che hanno proposto di rafforzare il ruolo del Fondo centrale di garanzia (l'ente che presta garanzie sui crediti b anca-ri alle Pini) aumentando la dota-zione di due miliardi di euro ma anche di incentivare la ricerca e sviluppo e di attivare strutture per migliorare l'accesso ai fondi comunitari.

Anche «Il progetto Confindu-stria per l'Italia» presentato a gennaio aveva sottolineato l'esi-genza di «sostenere l'accesso al credito delle Pmi, rafforzando e migliorando gli strumenti già di-sponibili».

CONVERGENZ ATRA I PARTITI

on tre milioni di disoccu-\....i pati e altrettanti inattivi, la questione "lavoro" è una delle priorità da affrontare per far ri-partire l'economia del paese. Il primo obiettivo è modifica-re la riforma Fornero, in parti-colare sul fronte della flessibi-lità in entrata, eliminando quelle restrizioni sui contratti che hanno reso più difficile per le imprese procedere a nuove assunzioni, affidando piena autonomia alla contrat-tazione collettiva. Anche per l'apprendistato le imprese de-nunciano un aumento dei vin-coli che ne rendono meno ap-petibile l'utilizzo.

Si dovrebbero poi potenzia-re le politiche attive per il lavo-ro, dando attuazione alla dele-ga della riforma Fornero che è rimasta lettera morta, con una

formazione tagliata sulle esi-genze del sistema produttivo. Altre proposte riguardano la messa a regime della detassa-zione del salario di produttivi-tà, il taglio del costo del lavoro dalla base imponibile Irap, l'in-troduzione di un credito d'im-posta per i lavoratori a basso stipendio e il sostegno alla cre-scita dell'occupazione femmi-nile, disciplinando con regole certe la possibilità di ricorrere al telelavoro. Per ridurre, poi, l'alto livello di Neet, persone che non lavorano e non studia-no, i saggi propongono di intro-durre un sistema di alternanza scuola-lavoro.

CONVERGENZATRAIPARTITI DAS

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CONVERGENZA TRA I PARTITI ALTA

22/04/2013

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s'erld CAS Direttore Responsabile: Roberto Napoletano

Certezza delle norme e Catasto da modernizzare

Costo del lavoro senza Irap e taglio agli oneri sociali

a "questione fiscale" è de--, stinata a rimanere centra-le nella prospettiva della cre-scita economica. Anche in questo caso, non è necessario "ripartire da zero", visto che buona parte del lavoro era già stato avviato durante la scor-sa legislatura con il disegno di legge di riordino, rimasto poi a metà del guado.

Riforma del catasto, riorga-nizzazione delle spese fiscali, semplificazione e riordino dei regimi fiscali, codificazio-ne dell'abuso del diritto e dell'elusione fiscale, raziona-lizzazione delle sanzioni: que-sti erano alcuni dei punti qua-lificanti dell'intervento, che introduceva - tra l'altro - an-che nuove forme di assisten-za ai contribuenti negli adem-pimenti fiscali, estendendo

modalità di tutoraggio ora pre-viste solo per le grandi impre-se. Si tratta di un pacchetto di regole che può essere utilmen-te integrato e rafforzato nell'ottica di una vera e pro-pria riforma fiscale, capace di adeguare il sistema alle muta-te condizioni e prospettive economiche nazionali e inter-nazionali. Il tutto con l'obietti-vo di stimolare ancor più quel percorso di semplficazione degli adempimenti avviato ne-gli ultimi armi, senza tralascia-re il tema della complessità dei testi normativi, per arriva-re alla scrittura (o riscrittura) dei testi unici tributari.

HCONVERGENZATRAI PARTITI MEDIA

Ì ella relazione finale dei S ag- gi voluti dal presidente Na-

politano era una raccomandazio-ne forte: «(...) destinare qualun-que sopravvenienza finanziaria possa manifestarsi nei prossimi mesi alla priorità dell'emergen-za lavoro e del sostegno alle per-sone in grave difficoltà economi-ca, nella forma di un alleggeri-mento dell'imposizione diretta sul lavoro, a partire dai giovani e dalle fasce di reddito più basso».

Il punto è che senza un inter-vento di ampio respiro per la ri-duzione del cuneo fiscale difficil-mente si potrà avviare quel per-corso virtuoso necessario per la creazione di nuova occupazio-ne. In quest'ottica, occorre ripen-sare tutto il sistema della fis cali-tà sul lavoro oltre a favorire fi-scalmente gli incrementi di retri-buzione legati ai guadagni di pro-

duttività (rendendo strutturali le risorse destinate alla detassa-zione del salario di produttività contrattato in azienda). Per la ri-duzione del cuneo fiscale è indi-spensabile eliminare, in modo progressivo, il costo del lavoro dalla base imponibile Irap. Altre misure sono poi necessarie, a partire dalla riduzione degli one-ri sociali che gravano sulle im-prese manifatturiere (in modo da abbassare il costo del lavoro), anche con l'obiettivo di armoniz-zare le aliquote contributive per gli ammortizzatori sociali e ade-guare l'assicurazione obbligato-ria contro gli infortuni all'avve-nuta diminuzione dei sinistri.

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22/04/2013

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s'erld CAS Direttore Responsabile: Roberto Napoletano

Meno parlamentari e Province cancellate

Rilanciare gli investimenti per la difesa del territorio

evisione delle regole ma an-.kche un maggiore attenzione agli investimenti. Le priorità sul capitolo infrastrutture si declina-no lungo queste due direttrici. Il documento finale dei dieci saggi sulle riforme istituzionali saggi propone una modifica dell'artico-lo 117 della Costituzione per supe-rare la competenza concorrente tra Regioni e Stato e trasferire la competenza allo Stato su grandi reti di trasporto e navigazione, i porti e aeroporti civili di interes-se nazionale, le telecomunicazio-ni. Così come i grandi interventi infrastrutturali devono essere de-cisi solo dopo un ampio e regola-to confronto pubblico, per favori-re la partecipazione dei cittadini a decisioni che hanno impatto rile-vante sull'ambiente. Un po' come avviene in Francia, con un dibatti-to aperto all'intera cittadinanza e

mediato da esperti indipendenti. Oltre questo, però, c'è la neces-

sità di favorire gli investimenti in infrastrutture. Il documento di Confindustria per la crescita dell'Italia mette l'accento proprio su questo punto: il rilancio della spesa nelle infrastrutture (mate-riali e non) è una essenziale per la competitività e lo sviluppo econo-mico. Trai settori in cui interveni-re ci sono la difesa idrogeologica e antisismica del territorio e del patrimonio edilizio, ma anche le infrastrutture per l'energia in mo-do da aumentare l'economicità e la sicurezza degli approvvigiona-menti per l'industria italiana e ga-rantire la sicurezza del sistema.

CONVERG ENZA TRA I PARTITI e‘MN

BASSA

apitolo delicato, quello del-\..a le riforme istituzionali, ma sul quale le resistenze delle for-ze politiche, sulla spinta di for-ze sociali e opinione pubblica, stanno venendo meno. E allora spazio per una cancellazione, o drastica attenuazione del bica-meralismo perfetto, con una Ca-mera solo politica (che vota lì-ducia al Governo e disegni di legge) e un Senato con rappre-sentanza delle autonomie regio-nali; riduzione del numero dei parlamentari, con il documen-to dei saggi che propone 48o de-putati e 12() senatori; revisione del titolo V della Costituzione con una rideterminazione del perimetro tra competenze legi-slative statali sulle materie di in-teresse nazionale e locali, ma so-prattutto con l'abolizione delle

Province, l'accorpamento dei Comuni, l'istituzione delle città metropolitane.

Tema a parte quello del fi-nanziamento pubblico dei par-titi. Se il Movimento 5 Stelle ne ha fatto una delle bandiere e il Pd aveva da ultimo fatto passi in questa direzione, i saggi isti-tuiti dal Presidente Napolitano considerano invece che in for-ma «adeguata» e con «verifica-bilità delle singole spese» un contributo alle forze politiche rappresenti un elemento im-portante di garanzia per lo svol-gimento della vita democratica del Paese.

CONVERGENZA TRAI PARTITI BASSA

Oneri burocratici legati ai livelli di rischio

Concludere la revisione della geografia giudiziaria

obiettivo è quello di una ge-L nerale modernizzazione della macchina amministrativa dello Stato. In questo senso la prospettiva deve essere quella di un'effettiva concorrenza con il privato in quei settori dove questo è possibile e comunque di uno snellimento drastico de-gli adempimenti burocratici. Lo slogan «regole semplici, proce-dure rapide» più volte evocato va tradotto in pratica attraverso la riorganizzazione della pubbli-ca amministrazione. In questo senso vanno ridotti gli enti, at-tuati i processi di ristrutturazio-ne degli uffici, rafforzati i mecca-nismi di incentivi a vantaggio di logiche di efficienza, e potenzia-ta la formazione del personale. Sul fronte delle imprese, ha sot-tolineato ancora di recente Con-

findustria, è necessario abbatte-re gli oneri burocratici renden-doli proporzionali ai livelli di ri-schio: per esempio, vanno snelli-te le procedure per l'apertura di imprese, eliminando gli adempi-menti solo formali, e proseguita la strada dell'individuazione di forme imprenditoriali a requisi-ti di capitale ridotto indirizzate ai giovani. Gli stessi procedi-menti vanno ripensati con un oc-chio di riguardo per la competi-tività tenendo presente che i co-sti che appesantiscono il siste-ma delle imprese secondo la Funzione pubblica assommano ormai a 26,5 miliardi.

1)NVZRGRNZATRAIPARTITI: ....11: 1:1 ALTA;

ompletare la revisione del- le circoscrizioni giudizia-

rie. Soprattutto dopo il varo del-la nuova pianta organica propo-sta dal ministero della Giustizia e approvata dal Csm. ll bersa-glio da centrare è quello di ave-re completato tutte le operazio-ni per l'autunno quando è previ-sto il debutto. Come pure, sul piano organizzativo, va attuata su scala più larga quella collabo-razione tra uffici giudiziari e av-vocatura che può contribuire al-la costituzione dell'ufficio del processo, struttura di supporto all'autorità giudiziaria nella istruzione delle cause.11 proces-so telematico va incentivato, fa-vorendo la digitalizzazione del-le strutture giudiziarie e assicu-rando l'estensione dei procedi-menti da svolgere solo online

(accertando la diffusione della pec tra i legali).

Ma poi andrà affrontato il no-do della conciliazione, boccia-ta dalla Corte costituzionale, ma da rilanciare con un'atten-zione particolare per gli incenti-vi alle parti e le garanzie su auto-nomia e preparazione degli or-ganismi di mediazione. Impor-tante ancora la fase di verifica, prima di intervenire nuova-mente sul Codice di procedura, sulle riforme avviate nel recen-te passato per deflazionare il contenzioso, dal filtro in appel-lo all'aumento generalizzato del contributo unificato.

CONVERGENZATRAI PARTITI BASS A

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ANTICORRUZIONT: Il DECRETO TRASPARENZA

'Mb, n 31 cid 2,13

Le spese della Pa vanno online In vigore il decreto che rafforza con sanzioni gli obblighi di informazione Antonello Cherchi

Valeria Uva

Un click per conoscere il tempo di attesa nell'ospedale di zona per un'ecografia. Un altro per sapere quante poltrone occu-pa il sindaco. Un sogno? Non pro-prio. Da sabato scorso l'obiettivo di una macchina pubblica «casa divetro» è più vicino. Dal zo apri-le infatti è invigore il decreto legi-slativo 33/2013, che riordina gli obblighi di trasparenza per tutte le Pa, dai comuni ai ministeri, dal-le scuole alle Asl.

Una sorta di testo unico con due obiettivi. il primo - tradizio-nale - è quello di riordinare la grande mole di obblighi dipubbli-cazione che già incombe sulle no-stre amministrazioni (con que-sto decreto la Civit, la commissio-ne per la trasparenza ne ha conta-ti circa 200),Il secondo, più inno-vativo, è di accendere altri fari sull'operato della Pa, a comincia-re dalle risorse gestite. Molte le informazioni che per la prima volta trovano la strada del web: a

cominciare daibilanci dei gruppi politici regionali e provinciali (per dimenticare gli scandali dei consigli regionali di Lazio e Lom-bardia e, ora, anche del Piemon-te), per proseguire con la mappa completa non solo dei patrimoni dei politici ma anche dei loro in-carichi, pubblici e privati.

A tutti gli eletti le nuove nor-me impongono di far conoscere la situazione patrimoniale: red-diti percepiti, immobili di pro-prietà, investimenti, partecipa-zioni in società. Del tutto nuova è anche l'estension e della pub-blicità di queste informazioni «al coniuge non separato e ai pa-renti fino al secondo grado». Che si possono però anche rifiu-tare, ma in questo caso l'ammini-strazione è tenuta a dare notizia del diniego. A corredo dell'ob-bligo sanzioni, anche pecunia-rie: da 500 a iomila euro a carico del politico inadempiente.

Online vanno da subito gli elenchi dei dirigenti ammini-strativi di tutte le pubbliche am-

ministrazioni (compresi i diret-tori delle Asl) con il curriculum e l'elenco degli altri incarichi e dei compensi percepiti. Ogni amministrazione deve rendere note tutte le consulenze conces-se. Incarichi e consulenze van-no anche comunicati alla banca dati «Perla» gestita dal ministe-ro della Pubblica amministra-zione. «In questo modo avremo a breve un censimento comple-to di quanto spende lo Stato in consulenze» spiega Roberto Ga-rofoli, capo di gabinetto del mi-nistro Filippo Patroni Griffi. Per la prima volta gli enti locali do-vranno far conoscere la mappa delle società partecipate. Se non lo faranno, non potranno più versare neanche un euro al-la partecipata stessa.

Insomma ora si fa sul serio an-che grazie a pesanti sanzioni pe-cuniarie a carico dei dirigenti ina-dempienti (si veda la scheda in questa pagina). E si fa sul serio in modo generalizzato: nessunagra-dualità è prevista per i piccoli en-

L'approfondimento

uiclà4 "al

Sarà disponibile questa settimana lo speciale onlin cheGuida aldiritto ha riservato a l decreto 33 sulla trasparenza. L'e -book potrà essere acquistato all'indirizzo www,sh oppi ng24 liso-le24ore.corn al prezzo di 6,05 euro(5 euro più Iva)

ti, che dovranno sopportare un carico piuttosto gravoso. Ma a chi è affidato il compito di far fun-zionare questa complessa mac-china? All'esterno - ed è questa la novità - a tutti i cittadini e alle as-sociazioni (si veda la pagina suc-cessiva). All'interno, ogni ammi-nistrazione deve avere un «Re-sponsabile della trasparenza» con compiti di segnalazione de-gli inadempienti anche all'ufficio disciplina. Vigila anche l'Oiv (or-ganismo indipendente di valuta-zione). In secondabattuta può in-tervenire la Civit, che stalavoran-do a un apposito portale. «Servi-ràanche afavorire lo scambio del-le informazioni» spiega la presi-dente,RomildaRizzo.La Civit de-ve segnalare le inadempienze ai vertici politici delle amministra-zioni ma, ammette Rizzo, «pos-siamo contare solo su 30 funzio-nari più dieci esperti».

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Altri approfondimenti

Norme/pagina 12

La casa di vetro

22/04/2013

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press LinE

ll'erld CAS Direttore Responsabile: Roberto Napoletano

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9

N‘\

Politici conil730 Il patrimonio dei politici diventa trasparente: per la prima volta è obbligatorio per tutti i titolari di incarichi politici elettivi (anche sindaci e assessori) pubblicare i redditi, '.

le proprietà o le società possedute. Sul sito devono comparire: la dichiarazione dei redditi, le proprietà e ogni altro investimento. La trasparenza si estende ai coniugi e ai parenti fino al secondo grado, se acconsentono. Il loro «no» va comunque reso noto sul sito. Il politico deve rendere noti compensi e indennità legati all'incarico, i costi dei viaggi e le spese di missione sostenute. Da comunicare anche cariche (e compensi) cumulati in altri enti pubblici e nelle società

private. Il bilancio dei gruppi Niente più misteri e gestioni occulte anche peri rimborsi ai gruppi politici di regioni province. In risposta agli scandali sull'uso dei fond consiliari in Lombardia e nel Lazio, diventa obbligatorio per ogni gruppo politico in Consiglio regionale o provinciale rendere noti i ren diconti, dando evidenza ai fondi ottenuti. Vanno indicate ovviamente anche le modalità di spesa delle risorse. Pena il dimezzamento dei fonti

i Regioni e province devono mettere online anche le relazioni degli organi di controllo (ad esemi:l io'a Corte dei conti) sui bilanci de i gruppi politici

I tempi dei pagamenti Con cadenza annuale deve essere pubblicato un indicatore (denominato "Indicatore di tempestività dei pagamenti") dei tempi medi di pagamento degli acquisti di beni, servpiuzibebflornitu re Leopere Ogni amministrazione iche o

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valutazione e verifica ldegli i nvesti ment' pubblici (compiti criteri di individuazione dei componenti e loro nomi), Sono, altresì, da pubblicare le informazioni sui tempi, i cesti

unitari egli indicatori delle opere da completare L'urbanistica Devono essere resi pubblici. gli (attiiadoio

territoriali, l

gove r o del territorio p erritoriali, paes'st

strumenti urbanistici e loro c stru

varianti), le relative deli bere di adozione, gli allegati tecnici. In una sezione ad hoc vanno pubblicate le proposte urbanistiche che com portino a umenti di volumetrie a fronte della realizzaí di di opere o della cessioni aree per finalità pubbliche

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spe, della Pa vanno <Infine

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Le spese della Pa vanno <Infine

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Dirigenti e consulenti Riguardo agli incarichi dirigenzialie di consulenza devono essere pubblicati; l'atto di conferimento,ii curriculum , i compensi, eventuali altri incarichi nella Pa o professionali, Devono, inoltre, essere resi pubblici i dati sugli incaric hi

conferiti a ciascun dipendente, con la durata e il compenso L'organizzazione degli uffici Devono essere pubblicati i dati: sugli organi dì indirizzo politico eamministrativo con l'indicazione delle rispettive competenze; l'articolazione degli uffici, le corriPetenze risorse assegnate e i nomi dei dirigenti responsabili; l'elenco dei' numeri di telefono e delle mailcui il cittadino può

rivolgersi; i l conto annuale del personale e le relative spese, la dotazione organica, il personale in servizio e il costo; i tassi dì assenza (da aggiornare ogni trimestre); l'elenco del personale a tempo determinato e i relativi costi; i bandi di concorso per il reclutamento dì personale, a qualsiasi titolo; l'ammontare dei premi collegati alle performance degli uffici e i bonus effettivamente distribuiti' Gli enti controllati Le amministrazioni devono rendere noti i dati sugli enti vigilati o partecipati, In particolare vanno pubblicate le informazioni sulla misura della partecipazione, la sua durata, numero di rappresentanti designati e degli amministratori e i relativi compensi

nzaont generali Previste in caso di inadempimenti burocratici: responsabilità (dirigenziali e disciplinari)valutate ai fini della corresponsione della retribuzione di risultato° del trattamento accessorio Sanzioni specifiche Mancata comunicazione dei dati di chi riveste incarichi politici elettivi: sanzione pecuniaria da 500 a 10mila euro a carico del responsab'

l le dell'omissione (si applica a partire dal17 ottobre 2013) Mancata pubblicazione dei dati sui titolari di incarichi dirigenziali e sui consulenti: inefficacia dell'atto di conferimento dell'incarico e sanzione pari alla metà della

somma corrisposta al dirigente o al comm inata

consulente. è La sanzione ' inata al dirigente che ha

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gamento.

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de' rendiconti 'conti dei gruppi consiliari regionali e provinciali: ,d

uzione del 50% delle risorse da assegnare nel corso dell'anno

Mancata Pubblicazione dei dati enti pubblici e di diritto to privato vigilati: divieto di erogazione delle somme da

vigilante e sanzione amministrativa d

1 a 5°0 a 10m i la a euro a carico del responsabile della violazione (q uest'ulti ma

sanzione si aPPlica a partire dal17 ottobre 2013)

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Le 7xxe ^ella Pa vannnonlin

22/04/2013

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L'ANALISI

Marcello Clarich

Primo passo per ritrovare la fiducia dei cittadini

o Stato di dirittoe la sua democraticità si

„.1 misurano anche sul grado di trasparenza delle pubbliche amministrazioni. Per questo il decreto legislativo 33 rappresenta un passo importante in questa direzione.

In realtà, già da molti anni la legge sulla trasparenza amministrativa (la 241 del 1990) aveva superato in gran parte il segreto d'ufficio, che rendeva opaca l'attività amministrativa. La legge consentiva infatti l'accesso ai documenti amministrativi, sia pur con alcuni limiti, a tutti i soggetti interessati. A lungo molte amministrazioni hanno però opposto resistenze e solo grazie all'opera della giurisprudenza amministrativa e dell'apposita Commissione il diritto di accesso ha preso piede.

Il decreto 33 regola, più che il diritto di accesso in senso proprio, la pubblicazione sui siti istituzionali di un gran numero di informazioni. L'accesso disciplinato dal decreto è solo quello "civico", cioè riferito a dati che le amministrazioni sono tenute comunque a pubblicare. Chiunque potrà ora sollecitare le amministrazioni a farlo, ricevendo da queste ultime la notizia dell'avvenuta pubblicazione.

Il provvedimento riprende e razionalizza molte norme speciali approvate negli ultimi anni che hanno esteso gli obblighi di pubblicità per

esempio ai compensi e ai curricula di politici e dirigenti pubblici. La parte più innovativa riguarda le sanzioni e la standardizzazione dei siti. Una delle pecche di molte leggi precedenti, infatti, è che prevedevano obblighi di pubblicità la cui osservanza era però rimessa alla fin fine alla buona volontà delle amministrazioni. Ora invece interverranno sanzioni. Per esempio, in caso di mancata o incompleta pubblicazione dei dati relativi agli enti pubblici e privati, nonché alle società pubbliche in qualche modo riferibili a una pubblica amministrazione, scatta un divieto di erogazione a loro favore di qualsivoglia finanziamento. La pubblicazione degli atti di concessione di sussidi, contributi e altre forme di erogazione a soggetti privati è condizione perché gli atti adottati acquistino efficacia.

Anche la standardizzazione dei siti istituzionali nei quali dovranno essere pubblicate le informazioni è una delle innovazione rilevate. Fino a oggi, infatti, vigeva il principio del "fai da te". Spesso, per trascuratezza o malizia, i dati rilevanti erano di difficile consultazione. In base al decreto 33 tutti i siti dovranno contenere una sezione denominata "Amministrazione trasparente" alla quale si dovrà accedere anche con l'uso di motori di ricerca.

Per l'attuazione delle nuove disposizioni è introdotta in ciascuna amministrazione la figura del responsabile per la trasparenza, dotato di poteri di vigilanza, di impulso e di segnalazione di inadempienze.

Insomma, il nuovo decreto opera un salto di qualità sul versante della trasparenza. Un rischio è però che, come dimostrano alcune inchieste scandalistiche, esso alimenti fenomeni di voyerismo e di messa alla berlina anche di funzionari e politici onesti.

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Effetti collaterali del welfare in crisi

O SETTORE IN .','MFFI:,0ITÀ

v" a crisi del welfare, avvitandosi a spirale, sta met- tendo alle corde da un lato milioni di cittadini e

,2 utenti, dall'altro le stesse organizzazioni non pro-fit che vengono invocate a soccorso nella tutela dei be-ni comuni. I poli della questione sono da tempo noti: lo Stato ha fortemente ridimensionato, negli ultimi cin-que anni, tutti i capitoli di spesa sociale, dal fondo perla famiglia a quello per i non autosufficienti. I Comuni, da parte loro, hanno ridotto la quota delle attività svolte direttamente e, stretti nella morsa del patto di stabilità, hanno tagliato anche le prestazioni in regi-me di convenzione.

Il peso delle emergenze si sta, così, scaricando sul Terzo settore che, però, non può reggere a lungo senza un cambio di rotta che si traduca in concrete politiche di sostegno. Il volontariato puro, infatti, cresciuto in conformità al principio di gratuità, fatica nel farsi cari-co dei servizi più complessi, che richiedono caratteri-stiche dimensionali, strutturali e organizzative al di fuori della sua portata.

Il non profit produttivo che, da parte sua, sta tentan-do di offrire soluzioni innovative di mercato, è messo in ginocchio dai tagli e dai ritardi nei rimborsi, mentre all'orizzonte si staglia il già deliberato aumento dell'Iva dal4 allo% sulle prestazioni socio-assistenzia-li ed educative, che scatterà dal gennaio prossimo. Co-sì, le fasce deboli della comunità rischiano di perdere anche questo presidio e la crisi del welfare resta inchio-data al segno meno su tutti i fronti.

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Antonello Cherchi

Valeria Uva

Si chiama "accesso civico" ed è la chiave di volta della nuo-va trasparenza a cui è chiamata la pubblica amministrazione. Sullo strumento dell'accesso -grimaldello capace di aprire i cassetti degli uffici pubblici - i cittadini hanno scommesso fin dal 1990, quando la legge 241 lo ha introdotto. Ma quel diritto, reso via via più pervasivo dalla decisioni di Tar e Consiglio di Stato, rimane comunque una le-va circoscritta e destinato pro-babilmente a una progressiva attenuazione: il suo utilizzo è, infatti, riservato solo a chi ha un interesse concreto rispetto ai documenti che si pretende di conoscere.

L'accesso civico, invece, è al-la portata di tutti, non ha biso-gno di particolari motivi per po-ter essere azionato, è gratuito. Il solo presupposto per potervi ri-correre è che l'amministrazio-ne non abbia pubblicato sul pro-prio sito i documenti indicati dal decreto legislativo 33/2103, cioè il testo unico sulla traspa-renza voluto dalla legge anticor-ruzione (la 19 o del 2012). Soltan-to in quel caso il cittadino (qual-siasi cittadino) può rivolgersi al responsabile della trasparenza (figura introdotta dal decreto 33) chiedendo di conoscere i do-cumenti non resi pubblici. L'am-ministrazione è tenuta a rispon-dere entro trenta giorni: deve mettere online i dati richiesti e informarne il richiedente. Se l'amministrazione si dimostra sorda anche all'accesso civico, il cittadino può bussare alla por-

ta del dirigente a cui compete -secondo quanto previsto dalla legge 241 del 1990 - il potere so-stitutivo in caso di inerzia degli uffici e la risposta deve arrivare entro quindici giorni.

Sull'accesso civico, dunque, si ripongono molte speranze per l'applicazione delle nuove regole sulla trasparenza. Dalle amministrazioni - che finora non hanno brillato nella pubbli-cità dei dati in loro possesso e che adesso si troveranno alle prese con altri impegnativi adempimenti- ci sono da aspet-tarsi latitanze. Il ministero della Pubblica amministrazione e la

EFFETTO COM TON ATO Il potere di richiesta unito al sistema di sanzioni può allontanare il rischio di inerzia da parte della burocrazia

Civit (la commissione sulla va-lutazione e la trasparenza) do-vrebbero vigilare sul rispetto delle nuove norme. Compito molto difficile, vista la quantità di enti da monitorare. Si confi-da, pertanto, nell'iniziativa dei cittadini, forti del potere confe-rito loro dall'accesso civico.

Prospettiva a cui dovrebbe, poi, dar man forte l'apparato sanzionatorio previsto per chi non pubblica i dati. Il legislato-re ha, infatti, predisposto un meccanismo duplice: da una parte le sanzioni che colpisco-no i dirigenti colpevoli taglian-do gli accessori alla retribuzio-

ne, come i bonus legati al risulta-to; dall'altra, sanzioni mirate, con il pagamento di cifre che oscillano da 500 a tomila euro e capaci di innescare conseguen-ze amministrative. Per esem-pio, nel caso della mancata pub-blicazione delle informazioni sui dirigenti apicali o sui consu-lenti, l'omissione determina l'inefficacia degli atti di conferi-mento di quegli incarichi.

Le amministrazioni sono chiamate, pertanto, a una gran-de sfida, che non si esaurisce nella pubblicazione online dei dati. Questi ultimi, infatti, devo-no anche essere di qualità: l'am-ministrazione deve, in altre pa-role, garantirne l'integrità, l'ag-giornamento, la completezza, la tempestività, la semplicità di consultazione, la comprensio-ne, l'omogeneità, la facile acces-sibilità, nonché la conformità ai documenti originali, l'indicazio-ne della provenienza e la riuti-lizzabilità (purché si citi la fon-te e si rispetti l'integrità del da-to). Requisiti che non possono in alcun modo rappresentare un motivo di inerzia o di ritardo per gli uffici pubblici.

Inoltre, le informazioni van-no pubblicate nel formato aper-to (open data), così che tutti vi possano accedere. Anzi, viene espressamente vietata la predi-sposizione di filtri che inibisca-no ai motori di ricerca di effet-tuare ricerche all'interno della sezione in cui sono contenuti i dati sulla trasparenza. Infine, i dati vanno conservati: devono rimanere sul web per almeno 5 anni o fmché producono effetti.

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• • di Diritto di accesso alla portata di tutti I cittadini possono chiedere di conoscere i documenti che gli uffici hanno omesso di divulgare online

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phitto di acce.o alla portata di tutti

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Fonte: ministero della Pubblica amministrazione - Bussola della trasparenza

(i dati, aggiornati al3 aprile, non considerano i nuovi adempimenti deldecreto 33)

ITALIA 58,0

Lombardia 67,0

Fino a 50

Da 51 a 100

Trent -in° A. A, 16 1

Piem 70,9 MUM=

Valle d'Aosta 64,1 E~.=

Liguria 52,3 E~=

Toscana 62,6

Umbria 47,8

Sardegna 61 ,2 EUM%2=1

Lazio 49,5 IZUZ%1

Camp iania 52 1~=1

Basi licata 47,6

Friuli V. G 71„2

Emilia B. 1 6()

Marche 52.1 [~.=

Abruzzo 43,5

Molise 144,8

PugLia 51 5

Calabria 56,7 1~=1

Sicii 45,3

22/04/2013

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Metà inadempimenti

Le amministrazioni in regola con gli obblighi sulla trasparenza

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phitto di acce.o alla portata di tutti .„,

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MAGO ECO NO MICA

22/04/2013

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INTERVISTA Filippo Patroni Griffi Ministro della Pa

«Confidiamo che a controllare siano soprattutto i cittadini»

Ora i «cittadini e le imprese - afferma Filippo Patroni Griffi, ministro della Pubblica ammini-strazione - possiedono gli stru-menti giuridici per far valere nei confronti degli uffici pubblici gli obblighi di trasparenza. È l'ele-mento più rilevante di questo te-sto unico che riunisce norme pri-ma sparse e le razionalizza».

Sono stati introdotti anche nuovi adempimenti.

Certo. Come quello che obbli-ga i gruppi consiliari di Regioni e Province a pubblicare i rendi-conti dei finanziamenti ricevu-ti. Se non lo fanno, scatta la san-zione del taglio del 50% delle ri-sorse. Sono state anche estese le norme sulla pubblicità delle si-tuazioni patrimoniali dei titola-ri di cariche politiche elettive, che già esistevano per i compo-nenti del Governo.

Per il Garante della privacy troppi dati personali

Alcuni di quei rilievi li abbia-mo accolti. C'è, però, un dato di fondo: siamo di fronte a due valori costituzionali: la prote-zione della privacy e il buon andamento della pubblica am-ministrazione. La tecnica mi-gliore non è la contrapposizio-ne, ma il bilanciamento. È

Patroni Griffi, ministro della Pa

quanto fatto con il testo unico. Il decreto è un pezzo della

legge anticorruzione. La tra-sparenza serve a fronteggiare le tangenti?

Sicuramente sì. Basta pensare alla parte che obbliga alla pubbli-cità dei contratti o dei tempi dei procedimenti.

Le norme sulla trasparenza sono state spesso disattese. Co-me pensate di renderle efficaci questa volta?

Un deterrente può essere rap-presentato dalle sanzioni. Ce ne sono di specifiche: per esempio, gli incarichi di consulenza non diventano efficaci se l'ammini-strazione non pubblica il curri-culum del consulente, nonché l'oggetto, la durata e il compenso dell'incarico.

Occorrerà un pressante mo-nitoraggio per indurre gli uffi-ci a darsi da fare.

È un impegno che dividere-mo con la Civit. Confidiamo, pe-rò, che il monitoraggio lo faccia-no anche i cittadini attraverso lo strumento dell'accesso civico.

Arriveranno linee guida per dare omogeneità ai nuovi adempimenti?

Molti problemi sono affronta-ti nelle linee guida sulla traspa-renza, che la Civit ha aggiornato. Prima di intervenire aspettiamo, però, di capire meglio le difficol-tà, anche attraverso i quesiti del-le amministrazioni. L'imperati-vo ora è partire.

Impegni nuovi e gravosi, so-prattutto per le piccole ammi-nistrazioni, che si troveranno, tra l'altro, alle prese con il pia-no anticorruzione e ilprogram-ma triennale sulla trasparenza.

Daremo indicazioni per far coincidere i due adempimenti in un unico atto e in settimana invieremo alla Civit la bozza del piano nazionale anticorru-zone. E dovranno coincidere anche il responsabile della tra-sparenza e quello della preven-zione e corruzione.

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Riscossione La gara può imporre parametri ad hoc

Sì Si ai requisiti aggiuntivi per le attività di supporto Giuseppe Debenedetto

È possibile richiedere re-quisiti specifici per affidare le attività di supporto alla ri-scossione dei tributi. Lo ha chiarito il Consiglio di Stato con la sentenza 1761/2013. La controversia riguardava la ga-ra europea bandita dalla regio-ne Veneto per l'affidamento dei servizi amministrativi a supporto della gestione della tassa automobilistica (avvisi di pagamento, call center, ren-dicontazione e archiviazione).

Tra le condizioni di accesso alla gara venivano richiesti, a pena d'esclusione, i seguenti requisiti: i) certificazione di qualità; 2) apposito applicati-vo web; 3) svolgimento dei ser-vizi nel centro storico di Vene-zia; 4) fatturato di 15 milioni di euro nell'ultimo triennio. Re-quisiti ritenuti troppo restritti-vi dal Tar Veneto in quanto «sproporzionati e illogici»; di qui l'annullamento del bando di gara nella sua interezza.

La Regione Veneto però ha proposto ricorso al Consiglio di Stato, che ha ribaltato l'esito del giudizio di primo grado ri-

tenendo invece legittime le prescrizioni.

Sulla certific azione di quali-tà, il contratto affida all'appal-tatore delicati compiti di parte-cipazione all'esercizio dei po-teri pubblicistici, quindi è senz'altro ragionevole indivi-duare una soglia minima di affi-dabilità professionale.

È stata inoltre respinta la censura sulla sproporzionalità della clausola del bando che prevede un apposito applicati-vo web, non essendo dimostra-ta la sua inutilità. Sul luogo di svolgimento dei servizi nel centro storico di Venezia, i giu-dici evidenziano che le presta-zioni devono essere fornite al-la Regione Veneto, per cui è ra-gionevole la pretesa ad avere una prossimità fisica con l'ap-paltatore. Infine, in merito alla prescrizione sul fatturato di 15 milioni di euro nell'ultimo tri-ennio, si tratta di un importo proporzionato al valore del contratto, non inferiore a 24 mi-lioni di euro (senza considera-re l'eventuale proroga e i servi-zi complementari).

Viene così confermato

l'orientamento favorevole all'introduzione nei bandi di gara di requisiti più rigorosi di quelli richiesti per legge (si ve-dano le decisioni n.3806/2011 e n. 4889/2012 del Consiglio di Stato), indirizzo ora esteso an-che all'affidamento di attività di supporto alla riscossione dei tributi.

Andrebbe tuttavia definito per via legislativa il perimetro delle attività riservate, chia-rendo se l'iscrizione all'albo ministeriale sia necessaria an-che per svolgere attività com-plementari ed accessorie, que-stione spesso foriera di con-tenzioso e sulla quale la giuri-sprudenza si mostra piuttosto oscillante. Peraltro il contra-sto non riguarda solo il Consi-glio di Stato (decisioni 2792/2003 e 1878/2006) ma an-che la giurisprudenza più re-cente di primo grado, tra cui il Tar Torino con le sentenze 1335-1336/2011 e l'ordinanza 427/2012: quest'ultima affer-ma che per le attività di sup-porto è necessaria l'iscrizione all'albo nazionale.

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Sni-corrusionz. Vietato erogare somme alle partecipate che non rilasciano i dati su conti e amministratori

Trasparenza, sanzioni al via Da sabato in vigore le norme sull'obbligo di pubblicazione degli atti Alberto Barbiero

Gli enti locali devono attua-re in fretta una serie di operazio-ni per la trasparenza. Il Dlgs 33/2011 è entrato in vigore saba-to, e impone anzitutto che nella home page dei siti istituzionali sia attivata (articolo 9) una sezio-ne denominata «amministra-zione trasparente», strutturata in dettagliate sottosezioni, secon-do lo schema defmito dall'allega-101 (e destinato ad essere integra-to da modelli predisposti dalla Funzione pubblica).

La predisposizione della se-zione deve tener conto della du-rala dell'obbligo di pubblicazio-ne degli atti, che devono rimane-re disponibili per cinque anni (articolo 8, comma3), salvo alcu-ne eccezioni espressamente di-sciplinate.

Tutti i documenti e gli atti as-soggettati ad obbligo di pubblica-zione vanno resi disponibili a chiunque li richieda, nei casi in cui sia stata omessalaloro pubbli-cazione, per garantire il diritto di accesso civico.

La disposizione che lo preve-

de (articolo 5) è complementare alle norme della legge 241/1990 (articoli 22-25) che regolano il di-ritto di accesso in generale, da considerare esercitabile ora in rapporto ai documenti ammini-strativi che non devono essere pubblicati.

L'approccio degli enti locali al nuovo modo divcicolarc le in-

RaSCHM

Penalità sono previste

peri responsabili degli uffici

che non mettono sul web

gli atti di conferimento

di incarichi e consulenze

formazioni sulla loro attività va tradotto nel programma trien-nale per la trasparenza e l'inte-grità, collegato con il piano miti-corruzione (di cui costituisce una sezione).

Il documento programmatici) definisce le misure per garantire i nuovi obblighi di pubblicazione ed assicurare la regolarità e la

tempestività deiflussi diinforma-zioni nei confronti del responsa-bile della trasparenza (che coinci-de con il responsabile anti-corru-zione in base all'articolo 43).

La formazione del piano com-prende il coinvolgimento delle associazioni dei consumatori e degli utenti, e la definizione degli obiettivi in correlazione con il piano della performance.

Nel definire i vari aspetti ope rativi per l'attuazione del Dlgs 33/2013 gli enti locali devono por-re attenzione sulla rilevanza de-gli obblighi di pubblicazione e di predisposizione di strumenti di trasparenza in esso previsti, raf-forzati da un articolato sistema di sanzioni.

Queste riguardano siale ammi-nistrazioni sia i soggetti (dirigen-ti o funzionari, responsabile del-latrasparenza) che non adempio-no ad obblighi specifici.

Nel primo gruppo di sanzioni rientrano il divieto perle ammini-strazioni controllanti di erogare somme (a qualsiasi titolo, quindi anche corrispettivi per obblighi di servizio) alle società partecipa-

I punti chiave

.fnI SII INTERNET Sul sito istituzionale di ogni ente locale va predisposta una sezione «amministrazione trasparente» in ci siano resi disponibili tutti gli atti sottoposti ad obbligo di pubblicazione

te delle quali non siano stati pub-blicati i dati su partecipazioni de-tenute, bilancio e amministrato-ri, e la riduzione delle risorse da trasferire in corso d'anno in caso di mancata pubblicazione dei rendiconti dei gruppi consiliari.

Le sanzioni particolari (sia di-sciplinari sia pecuniarie) in ca-po a dirigenti e funzionari ri-guardano M particolare l'omes-sa pubblicazione di atti e dati re-lativi al conferimento di incari-chi e consulenze.

Ilresponsabile della trasparen-za è invece sanzionabile sul pia-no della responsabilità dirigen-ziale e per eventuale danno diim-magine in caso di omessa pubbli-cazione degli atti peri quali que-sta sia prevista come obbligato-ria, oltre che per la mancata pre-disposizione del programma triennale della trasparenza. Per gli organi politici sono invece previste sanzioni pecuniarie per la mancata comunicazione dei dati rilevanti aifmi della pubblici-tà della loro situazione patrimo-n ial e (articolo 47).

R PROEIITIONFRI , FRV4,

I L'ACCESSO Tutti gli atti, anche quelli non sottoposti a obbligo di pubblicazione, vanno resi disponibili a chiunque tramite il diritto di accesso

03I LE SANZION L'omessa pubblicazione di atti relativi a incarichi e consulenze determina una sanzione a carico dei responsabili degli uffi Vietata l'erogazione d somme alle parteci pate che non pubblicano i dati su bilanci e amministratori

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Corte cosuu~kú Le indicazioni della sentenza 50/2013

In house sempre più difficile per le aziende quotate in Borsa Pietro Condorelli

Con la recente sentenza 50/2013 la Corte costituzionale ha voluto ribadire i requisiti e le condizioni per la sussistenza del rapporto in house, prenden-do spunto dall'impugnazione da parte del Governo della legge della regione Abruzzo 9/2011 che disciplina il servizio idrico integrato.

La Corte ha colto l'occasione per rifare il punto sul rapporto in house. Bisogna ricordare che «in house» è una sintesi verbale che indica una relazione fra un'am-ministrazione pubblica e un ente (società, associazione, ecc.) da essa interamente controllato, sul quale esercita un controllo analogo a quello che esercitereb-be su un proprio ufficio e che svolge un'attività tendenzial-mente esclusiva a favore della controllante.

La norma impugnata specifi-cava le modalità di esercizio del «controllo analogo» sugli affida-tari in house del servizio idrico integrato «nel rispetto dell'auto-nomia gestionale del soggetto ge-store», attraverso il «parere ob-bligatorio» sugli atti fondamen-tali di quest'ultimo.

L'individuazione dei parame-tri costituzionali per lavalutazio-ne della norma regionale ha in-dotto la Corte a una verifica del-la disciplina nazionale sull'affida-mento dei servizi pubblici locali. Il legislatore nazionale aveva in-trodotto norme molto restrittive

e di chiaro sfavore per l'affida-mento in house, per aprire il set-tore dei servizi pubblici alla con-correnza, ma il referendum abro-gativo del 12 e 13 giugno 2011 ave-va spazzato via ogni limitazione legislativa,e anche la successiva reintroduzione di norme pro concorrenziali era stata giudica-ta illegittima dalla Corte proprio perché non rispettava l'esito re-ferendario.

Secondo la Corte, quindi, la conseguenza delle vicende legi-slative e referendarie brevemen-

IL CRITEMO L'ente deve avere un potere «determinante» sia sugli obiettivi strategici sia sulle decisioni importanti dell'affidataria

te richiamate è che, attualmente, si deve ritenere applicabile la normativa e la giurisprudenza comunitarie in materia, senza al-cun riferimento a leggi interne. La sentenza 50, fondandosi pro-prio sui principi comunitari espressi dalla Corte di giustizia dell'Unione europea, ha dichia-rato l'illegittimità della norma re-gionale impugnata per violazio-ne dell'articolo 117, primo com-ma, della Costituzione (mancato rispetto dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario).

Questa sentenza è importan-

te perché, nell'enunciare princi-pi noti, ne specifica la portata concreta. Il potere esercitato sull'ente controllato consiste in un'influenza determinante sia sugli obiettivi strategici sia sulle decisioni importanti; la «possi-bilità di influenza determinan-te» è incompatibile con il rispet-to dell'autonomia gestionale, senza distinguere - in coerenza con la giurisprudenza comunita-ria- tra decisioni importanti e or-dinaria amministrazione. Inol-tre, il rapporto in house deve comportare che l'amministra-zione controllante esprima pare-ri vincolanti sugli atti dell'ente controllato.

L'aver esplicitato l'incompati-bilità fra «autonomia gestiona-le» e modello in house dovrebbe comportare un'attenta valutazio-ne da parte delle amministrazio-ni controllanti sulla scelta della tipologia di società con cui costi-tuire il «controllo analogo». In particolare, dopo questa senten-za, appare ancor più problemati-co costruire un rapporto in hou-se con le società per azioni. In queste ultime, la rilevante auto-nomia all'organo amministrati-vo, cui compete la gestione dell'impresa e la correlativa re-sponsabilità (articoli 2380-bis, comma i, e 24o9-novies, comma i del Codice civile) appare con-fliggere in modo evidente con le caratteristiche essenziali della relazione in house.

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3*, I LE COMPETENZE . Dal 13 febbraio la ompetenza sul rilascio

dei certificati del, registro i mprese con la dicitura antimafia è passata dalle Camere di commercio alle Prefetture, Le Prefetture sono tenute a occuparsi di questa procedura fino all'attivazione della banta dati nazionale antimafia (con la pubblicazione del Dpcm, c'è un mese di em po)

LE CONSEGUENZE r La Prefettura ha e

p0 45

giorni per rispondere, e il termine non è perentorio Questo comporta . un allungamento temp

i a

carico delle imprese che hanno bisogno del certificato con la dizione antirnafí a perla partecipazione agli appalti

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CertificuMnt La disciplina provvisoria

Sull'antimafia iter lungo in Prefettura Alessandro Selmin

Dal 13 febbraio le Camere di Commercio non sono più competenti a rilasciare il certifi-cato del registro imprese inte-grato con la dicitura antimafia che per legge era parificato alla «comunicazione» antimafia, mentre «l'informazione» anti-mafia era rilasciata solo dalle Prefetture.

Il cambio di competenze è stato previsto dal Dlgs 218/2012 e precisato dal ministero dell'In terno (nota dell'8 febbraio).

Fino al 12 febbraio il certifica-to veniva richiesto alle Camere di Commercio dagli enti pub-blici (soprattutto i Comuni) e dai gestori di servizi pubblici, nelle procedure per gli appalti e il controllo delle attività eco-nomiche.

Questi enti e gestori devono ora richiedere il certificato (o meglio la comunicazione) anti-mafia alla Prefettura che ha tem-pa 45 giorni dalla richiesta per rispondere, termine che però non è perentorio.

Queste regole sul rilascio del-la comunicazione rimarranno

in vigore fino al funzionamento della banca dati nazionale anti-mafia gestita dal ministero la quale dovrà rilasciare la comu-nicazione «immediatamente».

Si è così creata, ed era facil-mente prevedibile, una situa-zione che danneggia sia le im-prese sia gli enti pubblici per-ché i tempi per la stipula dei contratti e il rilascio delle auto-

L'OSTACOLO Senza il database nazionale

il rilascio dei certificati

richiede anche più di 45 giorni

contro i due impiegati

dalle Camere di commercio

rizzazioni si allungheranno, mentre le Camere rilasciavano i certificati ai Comuni e altri or-ganismi in media entro due giorni e, quando possibile, an-che il giorno stesso.

In un periodo di crisi anche questa novità, come constata-to ormai da due mesi, è una complicazione nella vita delle

aziende, e causa ritardi non giustificati.

La novità è poi incomprensi-bile per due motivi che emergo-no dalla nota del ministero: per-ché nel periodo transitorio la Prefettura rilascia la comunica-zione utilizzando gli stessi dati del Ced nazionale a cui erano collegate le Camere; perché, trattando dei tempi del procedi-mento, al punto 6 si afferma che «le previsioni secondo cui il rila scio delle comunicazioni ... de-ve avvenire immediatamente ... non paiono suscettibili di appli cazione in questa fase transito-ria». Tra le parole «non paio-no» e la conclusione «non so-no» c'è una forte differenza.

Per rimediare, la soluzione più funzionale per le imprese e a costo zero è confermare alle Camere la competenza al rila-scio dei certificati antimafia fi no all'operatività della nuova banca dati nazionale. Eventual-mente la nuova procedura po-trebbe essere riservata solo alle società concessionarie di gio-chi pubblici e alle società estere prive di sede stabile.

Il quadro

Consultando i siti aggiornati di alcune Prefetture risultano applicazioninon omogenee del-le nuove disposizioni. In alctme province agli enti che richiedo-no la comunicazione viene im-posto di allegare copia della vi-sura camerale relativa all'im-presa o, in alternativa, una di-chiarazione sostitutiva compi-lata dal legale rappresentante dell'impresa con i dati contenu-ti nella visura. In pratica, l'ente o l'impresa devono acquisire una visura camerale, adempi-mento prima non necessario.

Per evitare l'incertezza sui tempi di rilascio della comuni-cazione, all'imprenditore è concessa, in certi casi, la possi-bilità di compilare un'autocer-tificazione in cui dichiara che non sussistono a suo carico cause di divieto, decadenza o sospensione previste dall'arti-colo 67 del Dlgs 159/11, e questa va rilasciata all'ente o al gesto-re di servizi. Soluzione solo ap-parentemente semplice per-ché è molto difficile e rischioso per un cittadino interpretare correttamente le norme penali e amministrative relative all'antimafia; in caso di errore, si rischia una denuncia per fal-sa dichiarazione.

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VfficH, Il compenso alla società

Esclusione «automatica» se l'aggio punta più in alto rispetto al bando

L'offerta di un aggio al rial-zo non può essere presain consi-derazione e comporta l'esclusio-ne dalla gara. Lo ha chiarito il Tar Bari con la sentenza 470/2013 annullando l'aggiudica-zione a una società che aveva proposto un aggio del 52,5% ri-spetto al 45% a base d'asta, sog-getto a ribasso.

All'inizio del 2012 il Comune di Bisceglie avvia la procedura per l'affidamento del servizio di accertamento e riscossione dell'imposta sulla pubblicità e della Tosap, con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, attribuendo 75 punti all'offerta tecnica e 25 a quella economica. L'aggio all'af-fidatario viene distinto in due parti: riscossione ordinaria (3o% a base d'asta, soggetto ari-basso), somme recuperate dall'evasione (45% a ribasso).

Una società propone per l'atti-vità di recupero un aggio del 52,5%, nonostante lo sbarramen-to a145%.La commissione esami-na la posizione della ditta attri-

buendole circa 4 punti (su 5), a danno di un'altra società parteci-pante che si era invece attenuta alle prescrizioni di gara.

Nonostante l'evidente anoma-lia di un'offerta in aumento, il Co-mune procede all'aggiudicazio-ne. A nulla valgono le contesta-zioni di illegittimità, essendo pe-raltro del tutto illogica l'attribu-zione di un punteggio che finiva addirittura per premiare un con-corrente che aveva violato la normativa di gara.

Il Tar prima sospende l'aggiu-dicazione e poi l'annulla nel me-rito. Sulla questione il Tar evi-denzia che l'offerta al rialzo non avrebbe in ogni caso potuto ri-sultare assegnataria di alcun punteggio. Il Comune aveva in-vece tentato di difendersi affer-mando che nel bando mancava un'espressa disposizione in ordi-ne al divieto di presentazione di componenti dell'offerta al rial-zo.Il Tar non solo non è d'accor-do ma rincara la dose eviden-ziando che la difformità sostan-ziale rispetto alle condizioni di

gara avrebbe dovuto comporta-re l'esclusione in base all'artico-lo 46, comma i-bis, del Codice dei contratti pubblici. Peraltro, la previsione di un aggio superio-re a quello massimo indicato per il recupero dell'evasione ha con-sentito all'aggiudicataria di offri-re un aggio minore per l'attività di riscossione ordinaria, presen-tandosi sotto questo aspetto maggiormente concorrenziale, con conseguente distorsione della valutazione comparativa e violazione della par condicio.

In conclusione, il Tar annulla l'aggiudicazione definitiva ob-bligando il Comune a rinnovare le operazioni di calcolo e di ag-giudicazione. Si tratta di una pro-nuncia che serve da monito affin-ché si evitino inutili ritardi negli affidamenti e un notevole di-spendio economico, considera-to che il Comune è stato condan-nato al pagamento delle spese sia della fase cautelare sia di quella di merito.

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Impmsa s«We, Attesa per l'applicazione del decreto sblocca-pagamenti

I troppi crediti arretrati impongono l'alt ai progetti

L'impresa sociale che, fino all'anno scorso, aveva presenta-to numeri in crescita e, trainata dalla forte domanda di servizi, aveva saputo proporre soluzio-ni innovative di mercato è ora piegata dalla drastica riduzione delle convenzioni con il pubbli-co, dai ritardi nei pagamenti e dai crescenti oneri fiscali e buro-cratici. Per la prima volta dal de-butto di questa forma giuridica si stanno, così, sperimentando anche nella cooperazione socia-le gli ammortizzatori tipici delle fasi di crisi, dai contratti di soli-darietà al blocco degli aumenti contrattuali, fino alla riduzione delle retribuzioni.

Ma il problema del personale è solo una faccia della medaglia: l'altra, altrettanto drammatica, ri-guarda l'impatto sull'utenza. Gli esempi, dal Nord al Sud, sono or-mai una catena. A Bussolengo, in provincia di Verona, la cooperati-va sociale «Spazio aperto», che

si occupa di servizi socio-sanita-ri ed educativi, destinati in parti-colare all'infanzia e alla terza età, con 25o soci lavoratori e un fattu-rato annuo di circa 7 milioni, ha visto calare drasticamente il con-tributo regionale dai io2mila eu-ro del 2009 ai 58.900 euro del 2012. La gestione degli asili nido è così passata in rosso: attualmen-te i posti di lavoro non sono stati toccati e alle famiglie sono stati chieste maggiorazioni minime (lo euro mensili) sulle rette, ma il previsto aumento dell'Iva dal4 al io% dal prossimo anno darebbe il colpo definitivo all'attività. Nel-la provincia Verb ano-C usio-Os-

EFEM SUL PERSOULE Per la prima volta anche nelle coop sociali in aumento il ricorso ad ammortizzatori e a contratti di solidarietà

sola la coop sociale «La Bitta», nata nel 1993 per gestire una pic-cola casa per anziani e oggi attiva con servizi differenziati in ambi-to assistenziale, socio sanitario ed educativo, era arrivata ad ac-cumulare ritardi nei pagamenti degli enti pubblici per le attività in convenzione che risalivano fi-no all'agosto del zon, per un im-porto di oltre un milione di euro. Solo grazie ad alcune ingiunzio-ni di pagamento è riuscita recen-temente a ottenere il rientro di gran parte del capitale, ma l'equi-librio gestionale è precario.

In Umbria tra le realtà colpite dai tagli e dai ritardi nei rimbor-si c'è la coop sociale Oasi Sport Libertas di Terni, dedicata alla riabilitazione professionale del-le persone con disabilità. Nella compagine sociale sono presen-ti, tra l'altro, i familiari degli utenti. Il presidente Francesco Bonanni, nel denunciare l'acuir-si del ritardo dei pagamenti da

parte della pubblica amministra-zione, conferma però l'avvio di nuovi progetti per rispondere al-le emergenze.

Mentre si attendono riscontri su una tempestiva applicazione del decreto governativo che sblocca i pagamenti della Pa, il non profit produttivo tenta an-che il contropiede, per fornire soluzioni di fronte a una doman-da sempre più forte: tre coopera-tive sociali abruzzesi, ad esem-pio, hanno costituito un consor-zio per l'integrazione socio-sani-taria, rilevando 16 centri di riabi-litazione che erano falliti a cau-sa dei tagli degli enti locali, han-no riassorbito i dipendenti e ri-lanciato gli interventi di riabili-tazione psico-motoria.

«Oltre a scongiurare i tagli e a erogare in tempi brevi i rimbor-si per l'arretrato- conclude Giu-seppe Guerini, presidente di Fe-dersolidariet à-C onfcooperati-ve e portavoce dell'Alleanza del-le coop sociali - è importante an-che che la pubblica amministra-zione inizi a rispettare la diretti-va sui pagamenti entrata in vigo-re quest'anno, con la puntualità che la norma richiede».

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VoWntari2o, Giro d'Italia tra le organizzazioni in difficoltà

Penalizzati case-famiglia e centri antiviolenza

Che anche il Terzo settore sia alle corde, nell'offerta dei servizi di welfar e, è un fatto. Sulle difficoltà del volontariato di strada a Torino è stato addi-rittura girato un documentario: si intitola «Non ci sono più sol-di» e spiega che a chiudere so-no soprattutto i servizi a bassa soglia (drop-in, unità di strada, dormitori), nati per le tossicodi-pendenze, ma poi allargatisi al-l'accoglienza dei nuovi poveri. Da parte sua, all'agenzia giorna-listica «Redattore Sociale» è ba-stato aprire un canale per rac-contare il Terzo settore che chiude e la redazione si è trova-ta sommersa di segnalazioni.

A volte basta davvero poco per mettere in crisi gli enti, so-prattutto quando si tratta di vo-lontariato. Ammonta a cinque-mila euro il contributo annuo che l'amministrazione di Lecce versava al Centro antiviolenza Renata Fonte per donne vitti-

me di abusi, gestito dall'associa-zione di volontariato Donne In-sieme, che tratta 700 casi l'an-no. Ci pagavano giusto le bollet-te, ma senza telefono e senza lu-ce non si può lavorare, quindi il centro rischia la chiusura.

A Firenze 20 tossicodipenden-ti sono rimasti senza strutture di riferimento, perché la cooperati-va il Ponte si è vista tagliare 7oomila euro e ha dovuto chiude-re due strutture. A Roma c'erano 6 centri diurni e 3 notturni a bas-sa soglia per tossicodipendenti e senza fissa dimora: ora ci sono due soli centri su tutto il territo-rio capitolino, anche se il nume-ro dei potenziali utenti non è di-minuito. Anche la rete territoria-le di aiuto agli usurati rischia di frantumarsi: la legge regionale 23/2001 da tre anni non viene rifi-nanziata, e questo ha messo in crisi le associazioni, anche se nel-la regione si contano almeno 28mila vittime dell'usura. In altri

casi il problema è il criterio con cui le poche risorse che ci sono vengono distribuite. A Cosenza, il Centro contro la violenza alle donne Roberta Lanzino è rima-sto senza finanziamenti. Aveva risposto a un avviso pubblico del-la Regione per la selezione di pro-getti in questo campo, ma delle sette proposte selezionate solo due sono state finanziate.

Casi come questo rendono an-cora più difficile il rapporto tra Amministrazioni pubbliche e Terzo settore, così come li esa-sperano i ritardi nei pagamenti. A Napoli non si contano più le manifestazioni delle case-fami-glia: sono una novantina quelle accreditate con il Comune, che da 36 mesi non versa le quote previste dalle convenzioni. Le banche non fanno più credito e, poiché gli stipendi degli operato-ri sono in arretrato di mesi, le ca-se famiglia si trovano a non esse-re in regola con il Durc (Docu-

mento unico di regolarità contri-butiva), senza il quale molte Am-ministrazioni non saldano. Sem-pre in Campania, anche l'Uneb a - che riunisce 5o strutture di ori-gine religiosa, che accolgono cir-ca 5mila bambini e 800 anziani e occupano 1.700 operatori - è sce-sa in piazza più volte già nel 2012, per ottenere dal Comune i fondi che da quattro anni le spet-tano e sui quali ha ottenuto nel tempo solo acconti.

Nel Lazio Salvamamme, asso-ciazione di volontariato che ha aiutato finora 5mila famiglie e 8mila bambini, finanziava le pro-prie attività con fondi della Re-gione (2oomila euro), del Comu-ne di Roma (loomila euro) e pri-vati (5mila donatori). Ma dei fon-di assegnati per il 2011-12 ne sono arrivati solo la metà, e l'associa-zione è stata costretta ad antici-pare le cifre necessarie, indebi-tandosi con le banche. Con analo-go meccanismo, a Palermo si è in-debitata la casa-famiglia Al Bayit, che è nata l'anno scorso do-po che, nel 2010, un'altra casa fa-miglia è stata costretta a chiude-re a causa di 400mila euro di debi-ti che vantava con il Comune.

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Enti .ocakì, Sempre meno i servizi diretti

Il Comune punta sull'affido esterno Paola Springhetti

I Comuni esternalizzano sempre di più i servizi sociali: lo conferma il sesto rapporto na-zionale su enti locali e Terzo set-tore dell'Auser, l'associazione di volontariato e promozione so-ciale impegnata per l'invecchia-mento attivo degli anziani. Se-condo la ricerca, solo il 42% de-gli interventi (nel 2010 era il 48%) è oggi gestito direttamen-te dai Comuni, una quota che si riduce al 26% nel Nord e sale al 54% al Sud. La scelta è stretta-mente legata al fatto che stanno rapidamente diminuendo gli or-ganici: nel 2011 le procedure di assunzione nei Comuni, sulla ba-se di nomine da concorso, sono state 3.008, contro le 8.525 del 2010. Di conseguenza il numero diutenti per ogni operatore è de-stinato ad aumentare. Queste as-sunzioni, inoltre, sono per lo più precarie: solo ne114% dei casi si tratta di contratti a tempo inde-terminato, a fronte di un 27% a tempo determinato e di un 39% di collaborazioni occasionali con erogazione di voucher.

Parallelamente, dunque, i Co-muni hanno trasferito al Terzo settore la gestione di molti servi-zi, puntando sul fatto che il non profit riesce a offrire standard elevati spendendo relativamen-te meno. Ma i problemi non man-cano, anche perché, segnala il rapporto, le Amministrazioni non dettano regole efficienti e trasparenti. Succede, ad esem-pio, che facciano spesso ricorso all'affidamento diretto, senza ga-re ad evidenza pubblica, selezio-ni o procedure negoziate: di più al Sud e nelle isole (36% dei ca-si), meno al Nord (23%). I servizi vengono affidati soprattutto al-le cooperative sociali (72% al Nord), ma anche il volontariato ottiene una buona percentuale,

soprattutto al Sud (32%), e an-che questo dato cela un nodo problematico: il volontariato rie-sce a tenere i costi più bassi, per-ché non ha - o non dovrebbe ave-re - personale retribuito, ma ci si chiede come possa sostenere servizi complessi e continuativi nel tempo, basandosi solo sul-l'impegno gratuito.

A creare problemi è anche la breve durata degli incarichi: il 33% delle convenzioni (37,5% al Sud) dura un anno, un tempo che non permette di garantire stabilità al servizio. Nei casi in cui l'affidamento avviene attra-verso gare, per 1'8% queste av-

OWEITYMO TRASPARENZA Molte assegnazioni avvengono senza gare ad evidenza pubblica e gli incarichi sono di durata sempre più breve

vengono al ribasso, nonostante la legge n.328/2000 e le norme regionali di settore spingano ad abbandonare questa strada per tenere invece conto di elementi qualitativi. La stessa legge n. 328/2000 e il successivo Dpcm 3o marzo 2001 sul «ruolo dei soggetti del Terzo settore nella programmazione, progettazio-ne e gestione dei servizi alla per-sona» indicano chiaramente la strada delle formule «negozia-te», che permettono alle Ammi-nistrazioni di valorizzare le ca-pacità progettuali dei vari sog-getti non profit. Un motivo in più per ricorrere a strumenti co-me l'«appalto concorso» e la «co-progettazione», che per-metterebbero di superare l'at-tuale situazione.

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Assistenza, I tagli ai fondi pubblici e alle convenzioni, sommati ai ritardi nei rimborsi, stanno provocando effetti a catena

Sul welfare il non profit va ko A rischio chiusura molte attività per giovani, immigrati e non autosufficienti

Elio Silva La crisi dei servizi sociali

che, giorno dopo giorno, colpi-sce milioni di utenti e, con loro, la rete di strutture pubbliche e private cresciute nel tempo a pre-sidio dei beni comuni si sta avvi-tando in una spirale che rischia di travolgere anche quelle stesse realtà non profit che vengono in-vocate a soccorso.

Volendo sintetizzare al massi-mo una situazione quanto mai complessa, si riscontra che l'in-tervento pubblico diretto, sia a livello centrale, sia da parte de-gli enti locali è in costante ritira-ta da almeno cinque anni, sotto la duplice spinta dei tagli ai fon-di da un lato, del patto di stabili-tà dall'altro.

Lo spazio vuoto lasciato dalla sfera pubblica, in presenza di bi-sogni comunque crescenti, ha aperto spazi nuovi al privato so-ciale che, in effetti, ha intrapre-so la via della crescita e fornito, per quanto possibile, risposte in-novative, ma è stato a sua volta frenato dalla drastica riduzione delle convenzioni e, non ultimo, dai mancati pagamenti delle pubbliche amministrazioni. Nel 2012 la media dei ritardi nei rim-borsi da parte degli enti locali è stata di 221 giorni, con punte ol-tre i quattro anni, e l'ammontare dei crediti vantati dalle sole coo-perative sociali è salito a cinque miliardi, cifra enorme se si consi-dera che il comparto ha un fattu-rato annuo aggregato intorno ai sei miliardi.

La spinta a trovare comunque soluzioni in grado di alleviare il disagio sociale si è spostata, inol-tre, anche sul volontariato, per il quale, però, esistono limiti invali-cabili, dati dai principi di gratui-tà e, in senso proprio, di volonta-rietà delle prestazioni. Le orga-

nizzazioni hanno più volte lan-ciato l'allarme sul rischio di esse-re trasformate in «ruote di scor-ta» dello Stato sociale ma, se le sollecitazioni continuano a cre-scere, anche questa eventuale ruota si ritrova sgonfia.

«Non possiamo essere noi i soggetti sui quali si scaricano tut-te le emergenze», scandisce Pie-tro Barbieri, portavoce del Fo-rum del Terzo settore, l'organiz-zazione di secondo livello che rappresenta larga parte degli en-ti non profit. «La spesa sociale nel nostro Paese è già molto bas-sa e si è più che dimezzata rispet-

LA SPESA SOCLALE I fondi dello Stato si sono più che dimezzati dal 2008 ad oggi mentre dal 2014 incombe il rischio di aumento dell'Iva

to al 2008, quando peraltro erava-mo sotto la media europea, con un valore intorno al 2,4% del Pil». «Bisogna assolutamente spostare poste di bilancio verso i servizi alla persona - aggiunge -anche perché il Paese in questo campo è da tempo spaccato in due: da una parte le famiglie che possono comprarsi i servizi, dall'altra quelle che non ne han-no la possibilità».

Quale esempio concreto Bar-bieri porta il tema delle badanti: «Oggi - dice - rappresentano una grande fonte di spesa priva-ta, per lo più in nero, che non si incrocia né con le politiche pub-bliche, né con il Terzo settore. Basterebbe un piccolo incenti-vo alle famiglie per mobilitare ri-sorse qualificate che il non pro-fit può mettere a disposizione,

in più con la garanzia dell'emer-sione». Un altro intervento rite-nuto prioritario è il rilancio del servizio civile, «un generatore positivo di innovazione - affer-ma Barbieri - che con costi asso-lutamente modesti avvicina i giovani alle tematiche e ai valori del bene comune». Il richiamo generale è, dunque, a un cambio di passo della politica che fin qui, al contrario, ha stretto la morsa intorno ai fondi (si veda la tabella qui a lato) e, contestual-mente, ha inasprito la tassazio-ne. L'anno scorso, ad esempio, l'introduzione dell'Imu non ha riguardato solo i beni ecclesiasti-ci, ma ha colpito orizzontalmen-te tutte le Onlus, tanto che, a feb-braio, i rappresentanti di 280 cir-coli associativi, Arci e società di mutuo soccorso hanno simboli-camente consegnato a Firenze nelle mani del Prefetto le chiavi delle rispettive sedi.

C'è, poi, lo spauracchio dell'au-mento dal 4 al m% sulle presta-zioni di servizi socio-sanitari ed educativi che, a legislazione vi-gente, dovrebbe scattare dal gen-naio prossimo. «Una misura che colpirà le famiglie, le cooperati-ve sociali e le stesse istituzioni lo-cali senza un reale vantaggio per lo Stato», lamenta Giuseppe Gue-rini, portavoce dell'Alleanza del-le cooperative sociali italiane, il comparto che fin qui ha sostenu-to il peso maggiore nell'area dei servizi di welfare. «Quello che chiediamo - afferma Guerini - è un patto per il sociale: non voglia-mo più soldi, ma ci dev'essere ri-conosciuta la possibilità di fare le cose». Un'opportunità che, sul-la carta, viene offerta più che in passato ma che, nei fatti, risulta spesso interdetta per ragioni re-golamentari o burocratiche.

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Contratti

a tempo

determinato

27,0%

Contratti

di collaborazione

occasionale

38,8%

I NUOVI CONTRATTI Le assunzioni nei Comuni (Sett. 2012-febb. 2013)

I SERVIZI IN AFFIDAMENTO Spesa sociale affidata all'esterno dagli enti locali

Nord/Est

20,8%

Nord/Ovest

26,1% 9,3%

Isole

Sud

17,4%

Centro

26,4%

Assunzioni

a tempo

indeterminato

14,3%

Collaborazioni

a progetto

19,9%

22/04/2013

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ll'erld CAS Direttore Responsabile: Roberto Napoletano

I numeri della crisi

MENO FONDI STATALI Fondi statali di carattere sociale. In milioni di euro

Fondi 2008 2009 2010 2011 2012 2013

Per le politiche della famiglia 346,5 186,6 185,3 51,5 32,0 19,8

Pari opportunità 64,4 30,0 3,3 17,2 10,5 10,8

Politiche giovanili 137,4 79,8 94,1 12,8 8,2 6,2

Infanzia e adolescenza 43,9 43,9 40,0 39,2 40,0 39,6

Per le politiche sociali 929,3 583,9 435,3 274,0 70,0 344,0

Non autosufficienza 300,0 400,0 400,0 o o 275,0

Affitto 205,6 161,8 143,8 32,9 o o Inclusione immigrati 100,0 o o o o o Servizi infanzia 100,0 100,0 o o o o Servizio civile 299,6 171,4 170,3 111,0 68,8 71,2

Fonte: bilanci di previsione dello Stato - legge di stabilità 2013

Fonte: Auser

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t az 9 ECIINUM11:0.1:111.1111111C11 11: POUTICO

La scadenze dell'Imu

Se le deliberazioni comunali sono pubblicate sul sito delle Fi-nanze entro il 16 maggio, occorre tenerne conto già in sede di

17 giugno versamento dell'acconto.

In caso contrario, l'acconto dovrà essere pari al 50% dell'imposta dovuta nel 2012.

I comuni possono ritoccare aliquote e detrazione fino al 30 set-tembre, ma i provvedimenti, per essere efficaci ai fini del saldo,

16 dicembre devono essere pubblicati entro il 16 novembre.

Altrimenti, per il versamento del saldo si applicheranno gli atti pubblicati entro il 16 maggio, oppure, in mancanza, quelli adottati per il 2012.

Le novità sulla Tares

I comuni definiscono il numero delle rate (almeno 2) e le relative scadenze con deliberazione da pubblicare (anche sul sito web) almeno 30 giorni prima della data di versamento.

Le prime rate saranno commisurate a quanto versato nel 2012 a titolo di Tarsu, Tia1 o Tia2 e i comuni potranno utilizzare i modelli di pagamento già in uso nei vecchi regimi di prelievo.

L'ultima rata sarà dovuta «a titolo di Tares» e quindi dovrà essere pagata con F24 o bollettino postale ad hoc e garantire la copertura integrale del costo del servizio.

La maggiorazione per i servizi indivisibili (0,30 euro a mq) è riservata allo Stato e andrà versata in un'unica soluzione unitamente all'ultima rata Tares. I comuni non possono più aumentarla fino a 0,40 euro.

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Direttore Responsabile: Pierluigi Magnaschi

22/04/2013

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Guida per i contribuenti per districarsi con la tempistica senza incappare in sanzioni

Scadenze a incastro per l'Imu Le date da monitorare: il 16 maggio e il 16 novembre

Pagina a cura DI MATTEO BARBERO

Il calendario è cambiato ma (per ora) gli aumenti rimangono. Imu e Tares continuano a turbare i son-

ni dei contribuenti, malgrado l'ennesimo restyling normati-vo operato dal decreto varato dal governo per sbloccare i debiti della p.a. (dl 35/2013). Molte sono, tuttavia, le novità, che riguardano soprattutto la tempistica dei pagamenti.

Per l'Imu, la regola rimane quella (già applicata per l'Ici) del pagamento in due rate, con un primo acconto in scadenza al 17 giugno (il 16 è domeni-ca) e il saldo da versare entro lunedì 16 dicembre. È anche possibile (lo prevede l'art. 9, comma 3, del dlgs 23/2011) provvedere al versamento dell'imposta complessivamen-te dovuta in un'unica soluzione annuale, da corrispondere en-tro il termine per il versamento dell'acconto, ma si tratta anche quest'anno di una scelta poco consigliabile. Il rischio, infatti, è quello di doversi comunque presentare alla cassa anche a fine anno, per far fronte agli aumenti decisi medio tempore dai comuni.

Dopo le modifiche introdotte dall'art. 10 del dl 35, infatti, il meccanismo somiglia a una storia a bivi dei fumetti. Il pri-mo bivio è previsto per il 16 di maggio, data che rappresenta la dead line entro la quale le deliberazioni dei comuni che fissano le aliquote dell'imposta (oltre che i regolamenti che ne disciplinano l'applicazione) de-vono essere pubblicate sul sito del Dipartimento delle finanze per essere efficaci già in sede di versamento dell'acconto. A tal

fine, i comuni sono tenuti a in-viare i predetti provvedimenti al Mef (esclusivamente per via telematica) entro il 9 maggio. Se questo timing sarà rispet-tato, già a giugno occorrerà tenere conto di quanto deciso dai sindaci. In caso contrario, il versamento della prima

rata dovrà essere pari al 50% dell'imposta dovuta calcolata sulla base dell'aliquota e del-la detrazione valide per l'an-no passato. Attenzione, però a considerare quanto pagato complessivamente nel 2012 e non solo all'ammontare dell'ac-conto versato lo scorso mese di

giugno, che nella stragrande maggioranza dei casi era stato calcolato applicando le aliquo-te e la detrazione nella misura standard fissata dallo stato.

Il secondo bivio arriverà in autunno. Da quest'anno, in-fatti, i comuni, per garantire il ripristino dei propri equilibri

di bilancio, possono ritoccare le aliquote relative ai tributi di propria competenza (oltre che le tariffe per i servizi) an-che dopo l'approvazione del bilancio di previsione, fino al 30 settembre. I provvedimen-ti sull'Imu, per incidere sulla misura del saldo, dovranno essere trasmessi alle Finanze entro il 9 novembre e pubbli-cati sul sito del Mef entro il 16 novembre. Altrimenti, per il versamento della seconda rata si applicheranno gli atti pubblicati entro il 16 maggio oppure, in mancanza, quelli adottati per il 2012.

Come evidente, si tratta di un labirinto all'interno del quale ciascun contribuente, per non incappare nelle san-zioni, dovrà districarsi mo-nitorando con attenzione le decisioni assunte dal proprio comune con un occhio al calen-dario e l'altro alla tempistica di pubblicazione dei provvedi-menti sul sito delle Finanze. Al riguardo, occorre precisare che, almeno in teoria, lo stesso comune potrebbe intervenire più volte sulle aliquote: per esempio, una prima volta con efficacia ai fini dell'acconto e una seconda per incidere sul saldo. In tal caso, in occasione del secondo versamento, occor-rerà procedere al conguaglio sulla prima rata versata. Ma analoghe difficoltà riguardano anche i professionisti e i Caf, che infatti hanno già lanciato l'allarme, sottolineando come il lasso di tempo di 30 giorni fra la pubblicazione degli atti e le scadenze dei pagamenti (16 maggio-17 giugno e 15 novem-bre-16 dicembre) sia troppo breve per consentire l'adegua-mento delle loro basi dati.

—012tproduztone rzseruata—.

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Seaderme a incastro por rharl

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Tares, aumenti rinviati a fine anno Il dl 35/2013 ha aggiunto un nuovo capito-

lo all'ormai monumentale romanzo norma-tivo riguardante la Tares. È probabile, però, che non sia l'ultimo, dal momento non tutti i problemi sono stati risolti. Il principale merito del provvedimento è quello di avere rimediato al paradossale connubio, che la disciplina previgente avrebbe innescato, fra contribuenti tartassati, da una parte, e aziende per la raccolta dei rifiuti in crisi di liquidità, dall'altra. Il capolavoro era stato compiuto dal precedente parlamento che, con la legge 228/2012 e con la successiva legge di conversione del dl 1/2013, aveva imposto il rinvio della prima rata a luglio. Il differimento non avrebbe alleggerito il carico complessivo imposto a cittadini e imprese, che, anzi, si sarebbero trovati in estate in una specie di ingorgo fiscale, stretti fra gli acconti Imu, Irpef e Ires e l'aumento programmato dell'Iva.

Esso, però, avrebbe messo in crisi i gesto-ri del servizio rifiuti, che avrebbero visto i primi soldi veri non prima di settembre. Ora, invece, la palla ritorna ai comuni, cui spetta definire il numero delle rate (che do-vranno essere almeno due, con esclusione, in questo caso, della possibilità di pagare

tutto in un'unica soluzione) e le relative scadenze. Le decisioni dei sindaci dovran-no essere pubblicate, anche sul sito web di ogni ente, almeno 30 prima della data di versamento. Per le prime rate, nulla cam-bierà rispetto all'anno scorso, nel senso che l'importo da pagare sarà commisurato a quanto versato nel 2012 a titolo di Tar-su, Tial o 11a2. Inoltre, i comuni potranno utilizzare i modelli di pagamento (bollettini precompilati, mav, rid ecc.) già in uso nei vecchi regimi di prelievo.

L'ultima rata, invece, dovrà essere versa-ta «a titolo di Tares», il che implica, da un lato, che potrà essere pagata solo con F24 o con bollettino postale ad hoc (ovvero con le stesse modalità del F24), dall'altro che do-vrà garantire la copertura integrale dei co-sti del servizio in base ai piani finanziari che saranno definiti nel corso dell'anno. Ecco che, quindi, il salasso dall'estate si sposta nell'ultimo trimestre del 2013. Ad appesan-tire il conto di fine anno ci sarà anche la maggiorazione per i servizi indivisibili, che assume contorni sempre più grotteschi: gli 0,30 euro a metro quadro, infatti, andran-no pagati insieme all'ultima rata Tares, ma saranno riservati allo Stato.

pressunE t

9 ECIINUSLIED.1:111.11MICII 11: POUTICO

Direttore Responsabile: Pierluigi Magnaschi

22/04/2013

Periodicità: Quotidiano

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t az 9 ECIINUSLIED.1:111.11MICII 11: POUTICO

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Direttore Responsabile: Pierluigi Magnaschi

22/04/2013

Periodicità: Quotidiano

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Per banche, teatri e ospedali doppia penalità

Il peso dell'Imu 2013 dipende in gran parte dalle scelte che i comuni faranno a partire dalle prossime settimane. Ma c'è chi è già certo di andare incontro a nuovi rincari rispetto a quelli subiti lo scorso anno. Si tratta dei tito-lari degli immobili appartenenti alla categoria catastale D (per esempio, opifici, alberghi, teatri, case di cura e ospedali, istituti di credito ecc.). Per costoro, l'aumento è sicuro e nasce dal combinato di due provvedimenti. Da un lato, il dl 201/2011 (quello che ha introdotto l'Imu nella sua attuale configurazione), che ha previsto, per quest'anno, un incremento del moltiplicatore da appli-care alla rendita catastale per calcolare la base impo-nibile dell'imposta. Per il 2012, l'asticella era fissata a quota 60, ma da quest'anno sale a 65, determinando un aggravio dell'8,3%. L'altro colpo lo ha assestato la legge di stabilità 2013 (legge 228/2012). Essa, infatti, ha riser-vato allo stato il gettito dell'Imu sui fabbricati produttivi accatastati in D, calcolandolo ad aliquota base (0,76%, salvo che per i fabbricati rurali, per cui si applica l'aliquo-ta agevolata dello 0,2%). Tale decisione ha due effetti, entrambi negativi: da un lato, i comuni non possono più prevedere riduzioni, dall'altro gli sconti già decisi lo scor-so anno decadono e non sono più applicabili. I sindaci non potranno più prevedere simili agevolazioni, ma solo incrementare il prelievo fino allo 0,3%. E si tratterebbe di un'ulteriore stangata.

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lienzi:"CosìrifonderòilPd"

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avrà

la Repubblica Direttore Responsabile: Ezio Mauro

22/04/2013 press LinE

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Intervista al sindaco. Rischio scissione tra i democratici. Conferenza stampa dell'ex comico: "Golpettino". I militanti invadono il Colosseo

Renzi: "Così rifonderò Pd" "Sfida a Grillo sul cambiamento: governo di un anno, poi presidenzialismo "

CLAUDIO TITO

,-1AMBIARE il Partito

UDemocratico per cambiare l'Italia». Il

giorno dopo l'elezione di Giorgio Napolitano e le dimissioniin blo c-co del gruppo dirigente del Pd, Matteo Renzi lancia la sua sfida. È pronto a candidare il suo progetto a favore di un «nuovo riformi-smo». Vuole un partito rinnovato, capace di interpretare il Paese e che non si paralizzi nella difesa delle «sue correnti».

SEGUE ALLE PAGINE 2 E3

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la Repubblica Direttore Responsabile: Ezio Mauro

22/04/2013 press unE

Periodicità: Quotidiano Tiratura: 509.141

Diffusione: 396.446

Renzi lancia la doppia sfida "Ecco come voglio rifondere il Pd un anno di governo e poi al voto" Basta inseguire Grillo, dettiamo noi l'agenda. E apre al presidenzialismo

(segue dalla prima pagina)

CLAUDIO TITO

IL SINDACO di Firenze sprona i democratici ad accettare la sfida di un «infingardo» come Beppe Grillo dettando l'agenda del governo

che sta per nascere. «Mettiamoci la faccia anche con un nostro premier» ma indicando le priorità a cominciare dall'emergenza lavoro e senza aver paura del popolo del web. Un esecutivo che duri non più di un anno per poi tornare al voto con una nuova legge elettorale e dopo aver approva-to un pacchetto di provvedimenti che diano una boccata d'ossigeno ai cittadini. E magari dopo aver introdotto l'elezione diretta del capo dello Stato. «A questo punto il Pd è in un angolo. O ne esce oppure salta in aria».

E come ne può uscire? «Partiamo da quel che è successo.I1Pd ha avu-

to una strategia perdente in quasi tutto. Ha inse-guito le formule e i tatticismi regalando la lea-dership della discussione una volta a Grillo, una volta Berlusconi. Ha rincorso e non ha guidato. Questa è una settimana decisiva per imprimere una svolta».

Intende dire per la formazione del governo? «Guardi, io sono rimasto sgomento e disgu-

stato per gli insulti ai parlamentari da parte dei grillini. Io difendo Franceschini e Fassina. Ogni forma di violenza va condannata, ma dobbiamo essere noi a uscire dall'impasse.I1Pd dica che go-verno vuole, eviti le formule. La smetta con gli ag-gettivi e inizi con i sostantivi. Si faccia avanti con le sue idee. E le imponga al nuovo governo».

Lei ha qualche suggerimento? «Il problema, quello vero, è il lavoro. Basta con

le discussioni tecniche, basta annunciare prov-vedimenti di legge che poi non si realizzano mai. Bisogna semplificare e sburocratizzare. Nei pri-mi cento giorni di governo si semplifichi la nor-mativa sul lavoro, si proceda con gli sconti fisca-li per i neo assunti. La riforma Fornero è un pa-p o cchio, non ha agevolato alcunchè».

Vuole misure più liberiste? «Io voglio qualcosa che crei più occupati, che

consenta ai giovani di trovare lavoro e di non es-sere sballottati tra stage e apprendistato. Su que-sto si può coinvolgere tutto il partito».

Ma il nodo non è come creare di posti lavoro ma come si licenzia. È l'articolo 18.

«Quando il paese la smetterà di discutere di questo e inizierà a parlare dei 450 mila nuovi di-soccupati, allora tutto si potrà risolvere. Il resto è ideologia. Le aziende stanno chiudendo. Dob-biamo semplificare liberando le energie. Il Paese è paralizzato, i cittadini stanno soffrendo. Que-sta è la vera emergenza».

I cittadini veramente chiedono anche di con-dividere i sacrifici.

«Io dico: taglio netto non ai costi ma ai posti

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della politica. Via il finanziamento pubblico dei partiti. Trasparenza nelle spese dei partiti e della Pubblica amministrazione. Io non voglio darla vinta ai grillini. Sugli "open data" siamo più bravi noi. La trasparenza non è lo streaming, non è il Grande fratello, non è la morbosità ma è rendi-contare le spese. È sapere cosa ci fa Grillo in Costa Rica».

E tutto questo lo si può fare con un governo in-sieme a Berlusconi?

«Non mi interessa questa discussione sulle lar-ghe intese o su Berlusconi. Non mi preoccupa il Pdl, con loro abbiamo già fatto un governo. Pen-siamo a quel che si deve fare. Tutti sanno che io so-no per andare a votare subito, ma è evidente che dopo la conferma di Napolitano al Quirinale le ur-ne sono improbabili. Vogliamo continuare a par-lare di questo o di cosa fare? Io preferisco indicare le priorità, altrimenti buttiamo altri giorni prezio-si».

Quanto tempo può durare questo esecutivo? «Il meno possibile. Diamoci un tempo. Ma se in

sei mesi o un anno realizza un po' di questi inter-venti, ci guadagna il Pd e il Paese».

Chi dovrebbe presiederlo? «Intanto mettiamo ci la faccia. Non si abbia p au-

ra di tutto, non inseguiamo i grillini. Mettiamo ci la faccia e diciamo noi quel che va fatto. Poi può pre-siederlo anche uno d'area centrosinistra, un tec-nico o un politico. Certo deve appartenere al no-stro mondo, deve essere una persona stimata e go-dere di consenso . E comunque dimostriamo cilea-der e non follower. Non si può essere terrorizzati da un tweet. Al primo cinguettio c'è qualcuno che se la fa addosso. Io voglio che i democratici diano la linea al web e non viceversa. I nostri militanti, quelli che si sacrificano, i volontari non vogliono che i loro leader siano impauriti. Non vogliono un partito succube. Puntiamo sulla trasparenza, abo-liamo le province, abbattiamo le burocrazie, orga-

nizziamo una lotta all' evasione fiscale a tutto cam-po. Andiamo in Parlamento e vediamo chi è con-tro, se ne assumeranno la responsabilità».

Ma il suo partito ora è decapitato. Come può riuscire a imporre uno sforzo di questo tipo?

«Basta non farsi prendere dal panico, e indicare un progetto. Il Pd ha tanti deputati (forse non ne avrà più così tanti), Scelta Civica è disponibile a contribuire. Una base parlamentare c'è».

Perché non fa lei il premier? «Il capo del governo lo sceglie il Presidente del-

la Repubblica con le convergenze che si realizze-ranno. Il problema quindi non si pone. Il punto è rendere più smart l'Italia. E più aperta».

In che senso? «Parlavo nei giorni scorsi con Soru e mi diceva

che Amazon in Sardegna sta assumendo 600 per-sone, è l'equivalente della Carbosulcis e nessuno se ne occupa. Go o gle investirà qui ne12014 due mi-liardi. Se può discutere? Gli immobili inutilizzati dello Stato possono essere venduti. Se ne può par-lare? Gli italiani non toccano i loro soldi perché hanno paura. Vogliamo fare qualcosa? In cento giorni è p o ssibile far p artire una nuova luna di mie-le con gli italiani. Ma se si fa quel che è giusto».

Lei però deve fare i conti anche con Beppe Gril-lo che definisce un golpe l'elezione di Napolitano edespone al pubblico ludibrio qualsiasi progetto.

«Quello è il massimo del centralismo antidemo-cratico. Dice delle castronerie incredibili, sfidia-molo. Se facciamo le cose, sconfiggeremo anche i grillini. Abolire il finanziamento pubblico non è uno scalpo èlariconciliazioneconl'opinionepub-blica.I1Pdvince se riesce a essere il centro del cam-biamento».

Insomma lei si candida a guidare il suo partito. «La mia ambizione è cambiare l'Italia e cambia-

re un partito che riflette sul suo ombelico». Si candida o no? «Non so come, non so quando ma io ci sono. Ora

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non voglio aprire un dibattito su di me, non sono in cerca di una seggiola. Io in questo partito ci so-no e ci resterò con Fassina e con Orfini. Non mi candiderò per il gusto di candidarmi. Bersani ha vinto alle primarie ma la sua linea è stata sconfitta. Il partito vuole vincere con una linea diversa? Io ci sono. Vuole proteggere solo la sua classe dirigen-te? Non ci sono. Vuole cambiare l'Italia? Allora cambiamo il partito per cambiare l'Italia e io ci so-no. Rifondiamolo con un riformismo che scalda i cuori, con un'anima. Dobbiamo essere capaci di esprimere un nuovo racconto».

In questo percorso c'è spazio anche per Fabri-zio Barca?

«Non ho capito qual è il suo progetto. Ci vedre-mo. Io voglio un partito che coinvolga le persone e le speranze ideali. Un partito concreto. Su questo anche Barca ben venga».

Il ministro ha ipotizzato di sdoppiare la guida del partito dalla premiership.

«Non è un problema. Io preferisco il modello classico, ma sono pronto a dialogare. Purchè alcu-ni presupposti siamo chiari».

Quali? «Si prenda atto che Grillo con parole d'ordine ti-

po " golp etto" va preso sul serio. Sfidiamolo dicen-dogli "sei un infingardo". Tu parli e noi lavoriamo per davvero. PoiVendola: lui è fuori. Apra il cantie-re a sinistra. Una formazione alla mia sinistra non mi fa paura. Noi siamo il Partito Democratico di Obama, di Hollande, di Clinton. Siamo il partito democratico che vince le elezioni».

Un partito di sinistra? «Certo, un partito riformista e non massimali-

sta. Poi ho mandato un sms a Nichi. Gli ho detto: teniamoci in contatto. Mi ha risposto dicendomi che stava per spedirmi lo stesso messaggio».

Tenersi in contatto per provare a governare in-sieme?

«Ci penseremo al momento opportuno. Ora

pensiamo ad altro. Di sicuro lui ha sbagliato sul Quirinale. Inaccettabile insistere su Rodotà da-vanti alla disponibilità di Napolitano, una figura di garanzia che ha dimostrato un incredibile senso di responsabilità. Doveva ritirarsi. E poi tutti sapeva-no che Rodotà non avrebbe comunque avuto i consensi per essere eletto».

Nel frattempo il centrosinistra ha silurato pri-ma Marini e poi Prodi.

«Marini sarebbe stato un passo indietro. Ma quel tifo da stadio era sconvolgente. Io ho difeso Pro di a spada tratta. Non ho avuto paura del web. Il killeraggio nei suoi confronti è venuto da parte degli expopolari e degli exDs. Spero che questa sia stata l'ultima volta di un capo dello Stato eletto in questo modo».

In che senso? «Spero in modalità diverse. Io sono per il sinda-

co d'Italia». Vuol dire l'elezione diretta? «Perché no?». Farà arrabbiare molti dei suoi colleghi di parti-

to. «Non so se quest'anno cela faremo perché è una

modifica costituzionale. Ma perché non coinvol-gere direttamente i cittadini evitando questo tifo da stadio? Credo che non ci sia niente di male. Il si-stema semipresidenzialista è un punto di riferi-mento di larga parte della sinistra. Perché non da noi?»

Nei prossimi dodici mesi forse va cambiata pri-ma la legge elettorale.

«Certo, io adotterei anche in questo caso il siste-ma dei sindaci. Si sa chi vince, funziona. Poi va be-ne qualsiasi altra soluzione che dia certezze sul vincitore. L'importante ora è fare qualcosa per gli italiani.Ilmio obiettivo, le mie ambizioni sono me-no importanti del successo del nostro Paese. L'Ita-lia viene prima».

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Rodotà: sono e resto un uomo di sinistra STEFANO RODOTA

CARO direttore, non è mia abitudine replicare a chi critica le mie scel-

te o quel che scrivo. Ma l'arti-colo di ieri di Eugenio Scalfari esige alcune precisazioni, per ristabilire la verità dei fatti.

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Renzi: "Così nfonderò 1113d"

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Ma il partito senza leader boccia ogni larga intesa I LVO DIAMANTI

sARA difficile succedere a Giorgio Napolitano. L'ave-vo pre-detto una settima-

na fa. Anche se, francamente, non pre-vedevo che Napolitano sarebbe succeduto a se stesso.

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Reno : "Così rifonderò il Pd" arin im Z-22'

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Fratture Interne dar* mtese rultimopartitoimpersonAlc-alla ricerca dell'identitàperduta

L'Unilànpreildibanilo?Si oimdu

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Fratture interne e larghe intese l'ultimo partito "impersonale" alla ricerca dell'identità perduta Cosìl'elettoredelPdboccial'alleanzaconi1Pd1 TUTTAVIA, si tratta di una so -

luzione coerente con il sin-golare modello della nostra

democrazia. Un Presidenziali-smo preterintenzionale. Che si è affermato senza riforme. Per iner-zia e necessità. Napolitano. Non avrebbe mai voluto essere rieletto —primo caso nella nostra stonare - pubblicana. Ma ha dovuto arren-dersi a questo stato - o meglio, Sta-to - di emergenza. Perché è l'unica soluzione possibile di fronte al-l'impossibilità di trovare altre so-luzioni. In un Parlamento che ri-flette e moltiplica la rappresenta-zione di un Paese dove si confron-tano tre "grandi minoranze" poli-tiche — e non comunicanti. Ritrat-to esemplare del tumultuoso declino della Seconda Repubbli-ca. Dove, non a caso, Berlusconi ri-emerge, nonostante tutto e tut-ti. Perché la conosce e la controlla meglio degli altri. La Seconda Re - pubblica: ispirata almaggioritario e alla personalizzazione dei parti-ti — anzi, dai partiti personali. Oggi è senza ancore e senza timoni. Co-me una nave che non tiene la rot-ta, perché l'equipaggio è diviso in squadre che remano in direzioni diverse. Il PDL, nonostante abbia dimezzato la sua base elettorale, perdendo oltre 6 milioni di voti, ri-spetto alle elezioni del 2008, è ri-emerso dalla crisi.Perché illeader, Berlusconi, ha svolto con abilità un ruolo di "interdizione". Ha, cioè, impedito agli altri di intra-prendere percorsi sgraditi. Gli è bastato imporre se stesso come ri-ferimento negoziale, al tempo stesso necessario e insostenibile per gli altri. Perché, per quanto in-debolito, costituisce la principale linea di frattura che attraversa la

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Seconda Repubblica. Grillo e il M5S: hanno selezionato candida-ti molto vicini al Centrosinistra. In particolare Stefano Rodotà e lo stesso Romano Prodi. E in questo modo hanno creato serio imba-razzo al PD. Come avrebbe potuto convergere sui candidati "impo-sti" dal M55, dopo la lunga e inuti-le ricerca di dialogo, tentata da Bersani, nelle settimane successi-ve al voto? D'altronde, al M5S non interessa partecipare a una stabi-le maggioranza di governo. Sem-mai, impedirla. Accelerare la de-composizione della democrazia parlamentare e rappresentativa che, sempre più fragile e incerta, regola l'Italia.

Il PD, infine, si è sgranato. Per paradosso, la crisi del berlusconi-smo ha travolto l'opposizione al-ternativa prima ancora del prota-gonista. Unpo' come laDC e i par-titi di governo, dopo la caduta del muro. Scomparsi in fretta, mentre il PCI si ri- definiva, e, per una par-te, siri-fondava.La crisi delPD,pe - raltro, appare particolarmente in-sidiosa, perché investe i principa-

li modelli e soggetti genetici del partito. Insieme alla candidatura di Marini è statabocciatal'ideadel compromesso fra i gruppi diri-genti e le identità dei partiti di massa della Prima Repubblica: PCI e DC. L'Ulivo dei Partiti, post-comunisti e post-democristiani, perseguito, inp articolare, daMas-simo D'Alema, dopo il 1994, insie-me a Marini. A cui si opponeva l'i-dea e il progetto del Partito dell'U-

livo. Concepito e sostenuto da Ro - mano Prodi, insieme ad Arturo Parisi. Soggetto politico largo e in-clusivo. Ma nuovo. Che echeg-giasse ilmo dello americano, mag-gioritario e presidenzialista. "Or-ganizzato" intorno alle Primarie. Un'alternativa mai risolta. Ripro-dotta, nel 2007, dal PD, sulla spin-ta di Walter Veltroni. In una setti-mana entrambi i modelli si sono dissolti. Sconfitti, insieme ai loro

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L'UniLà apre il dituilo? SLnwprlloeltl

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leader di riferimento. Mentre si è drammatizzato il contrasto tra vecchio e nuovo. Le Primarie, in-vece di riassorbire queste tensio-ni, le hanno alimentate. Accen-tuando il distacco tra base e verti-ce, fra gruppi dirigenti, militanti ed elettori. Tutte queste differen-ze sono divenute fratture nel per-corso che ha condotto alla scelta e alla successiva bocciatura dei candidati. Anche per l'irruzione,

nella comunicazione politica, della "rete" e dei social network. Che hanno moltiplicato ed enfa-tizzato il dissenso reale della "ba-se". Perché la democrazia "imme-diata" della Rete, per funzionare, va compresa e regolata. Non subì-ta.

La base del PD, peraltro, oggi appare lacerata di fronte alle ipo-tesi che ispirano non solo la scelta del Presidente, ma anche la con-seguente, futura maggioranza di governo. In particolare: le "larghe intese", tra PD, PdL e Monti. Fra gli elettori del PD, infatti, solo i17% si sente (molto o abbastanza) vicino al PdL (Sondaggio LaPolis-Uni-versità di Urbino). Meno di uno su dieci. Mentre il peso di coloro che si sentono vicini a Scelta Civica sa-le al 22%. Ma, soprattutto, nel PD appare molto elevata la prossi-mità al M5S (29%) e a SEL (33%). In altri termini, gli elettori del PD guardano a Sinistra e, in misura minore, al Centro. Mostrano grande attenzione per il M5S. Mentre appaiono lontani — per non dire opposti - (più del 90%) ri-spetto alla Destra. Anzi: a Berlu-sconi. Un sentimento ricambiato, simmetricamente, dagli elettori del PdL.Lontanissimi dal PD e dal-la Sinistra. Cioè: dai "comunisti".

Per questo diventa difficile im-porre "larghe intese". Soprattutto nel PD. Perché è "radicalmente" diviso. E perché nella "democra-zia del pubblico" occorrono lea-der forti, capaci di comunicare. Con partiti alloro servizio — se non alle loro dipendenze. Ma il PD è l'unico partito "impersonale". Privo di una leadership carismati-ca. Il leader più popolare, Renzi, è stato sin qui osteggiato dal gruppo dirigente. E se riuscisse effettiva-mente a imporsi, non è detto che

La ..'utse • q guam,a sem.,' :re a salstra e seRCe

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manterrebbe lo stesso livello di consensi. Perché il ruolo di outsi-der gli ha permesso di attrarre componenti esterne al p artito . So-prattutto nell'area moderata. Mentre all'interno si sono aperte nuove sfide, come quella lanciata da Fabrizio Barca. Che guarda a si-nistra. Come molti elettori delPD. Attuali, delusi e potenziali.

Così, la rielezione di Napolita-no alla Presidenza allaRepubblica ha offerto al PD un rime dio alla de - bolezza della propria leadership. Perché il Presidente, presso gli elettori delPD, è il leader maggior-mente riconosciuto (con un indi-ce di popolarità oltre 1'85%). Tut-tavia, Napolitano è il Presidente dellaRepubblica, non del PD. Non potrà rimediare al deficit di lea-dership e di identità del partito. D' altronde, intese, per quanto lar-ghe, intorno a governi "presiden-ziali", difficilmente potranno compensare il deficit di politica che asfissia il Paese. Neppure in un presidenzialismo preterinten-zionale come il nostro.

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Scalfari: i 5 Stelle fuori dall'Europa EUGENIO SCALFARI

INGRAZIO Rodotà delle precisazioni che ci ha

andato. Rispondo quanto segue. 1. Gli errori da lui rilevati e compiuti da parte del Pd nei suoi confronti, io stesso li ho rilevati in due modi.

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Renzi: "Così rifonderò il Pd"

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Nel Pd attendono la scissione "Sul governo laprova del fuoco chi ci staresta, altti useitunno"

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Nel Pd tutti attendono la scissione "Sul governo la prova del fuoco chi ci sta resta, gli altri usciranno" Renzi e D 'Alema lo sosterranno, sinistra verso lo strappo

GOFFREDO DE MARCHIS

ROMA — «La scissione è sconta-ta. Inevitabile». Lo dicono tutti nel Partito democratico: Letta, Bindi, Franceschini, Veltroni, Fioroni, Marini, Orfini, Gentiloni, Civati, Renzi. Nemmeno un franco tira-tore stavolta. Il Pd non esiste più. Nasceranno nuovi soggetti, si romperanno sodalizi e alleanze che non hanno mai funzionato. Correnti e parlamentari ora sono liberi di fare scelte autonome. Bersani, da Piacenza, si limita ad osservare. Ieri lo hanno chiamato per chiedergli di re stare al suo po-sto. Almeno qualche giorno, il tempo di decidere il futuro della legislatura. «Per favore, abbiamo chiesto un sacrificio anche a Na-politano». Ha risposto «ci penso una notte» con sottile perfidia. Stamattina infatti confermerà le

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nodo, resta quello del "governo o elezioni"», spiega Dario France-schini ai suoi fe delissimi. «Lo è fin dall'inizio, dal 25 febbraio. Ades-so diventerà una questione divita o di morte per il Pd».

Si sfascerà tutto, si consume-ranno vendette e si cercheranno strade diverse. Per dirne una, i renziani propongono di far salta-re il banco a Roma, dove si vota il 26 maggio cancellando il risultato

delle primarie. Rilanciano la can-didatura di Paolo Gentiloni. «Ma-rino è troppo schiacciato su Ven-dola e noi con Sel non dobbiamo prendere nemmeno un caffè. I giochi vanno riaperti», dice il de-putato MicheleAnzaldi. Una scis-sione nella scissione. Una rottura chiara, netta.

Al momento, le macroaree (o micro?) in cui si dividerà il Partito democratico sono due. Quella

più simile all'attuale girerà intor-no al centro gravitazionale di Matteo Renzi. Ci starà anche Massimo D'Alema, che sostiene il sindaco mantenendo il suo profi-lo e la sua leadership. I Giovani turchi di Stefano Fassina, Matteo Orfini e Andrea Orlando oggi di-cono no a un governo di larghe in-tese e sembrano sul piede di guer-ra. Ma si piegheranno al diktat del capo dello Stato. Orfini da tempo

dimissioni e il passo indietro. Il "segretario" del Pd diventa, tem-poraneamente, il presidente del-la Repubblica. Quando oggi pro-nuncerà il discorso d'insedia-mento e disegnerà il profilo di go-verno, determinerà, in maniera indiretta è ovvio, il crollo definiti-vo della "ditta". La fuoriuscita di alcuni, la resistenza di altri, gli equilibri dei prossimi mesi.

Ma quale congresso. Ma quale reggenza, gestione collegiale e al-tre liturgie. Il Pd consumerà il pri-mo tempo della sua fine oggi po-meriggio ascoltando il capo dello Stato a Montecitorio. E il secondo tempo al momento della fiducia al nuovo esecutivo. «Chi ci sta ri-mane dentro al Pd. Chi non ci sta, esce», è la constatazione lapidaria che Enrico Letta ha affidato ai suoi interlocutori nelle ultime ore. «Il nodo politico, un signor

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NelPdtutti attendono la scissione "Sul governo laprova del fuoco chi ei staresta, altti uscitanno"

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ha aperto un canale con Palazzo Vecchio attraverso l' exvicesinda-co Dario Nardella. Orlando, dopo lo schiaffo nella vicenda del capi-gruppo alla Camera, è rientrato nell'alveo dei dalemiani. Fassina, il più bersaniano, non romperà il sodalizio. «Loro voteranno la fi-ducia a qualsiasi tipo di esecuti-vo», dice un dirigente vicino a Let-ta. Orfini non ha dato retta a B er-sani, non ha spento Facebook.

«Ho passato la domenica a ri-spondere agli insulti dei miei elet-torip er la scelta di Napolitano . Ho scritto un poste i toni si sono cal-mati, si è potuto discutere». Pre-sto tornerà a dialogare sul social, quando sivoteràlafiducia alle lar-ghe intese o all'esecutivo del pre-sidente.

L'altra area è quella della Nuo-va sinistra. Laura Puppato e Pip-po Civati sono consideratiin usci-taverso questo soggetto. Assieme a loro Sergio Cofferati e Ignazio Marino. Fabrizio Barca sembra al centro di questap artita. Toccherà a lui dire da che parte vuole schie-rarsi, se in una battaglia interna al Pd o nell'apertura di un cantiere della sinistra più tradizionale.

Ma questa scissione difatto po-trebbe fare "vittime" anche in un territorio di mezzo. Come Rosy Bindi che si mette di traverso all'i-potesi di Enrico Letta premier delle larghe intese e sembra dire di no a tutte le soluzioni di gover-no col Pdl. Il limbo non aiuta la collocazione dell'ex presidente del Pd nel momento in cui i pezzi del partito cercano velocemente sponde.

Il voto di fiducia dunque farà chiarezza nel corpo sovradimen-sionato dei gruppi parlamentari. Intanto domani primo round in direzione. Gli ex pop olari chiedo-no unareggenza di Enrico Letta fi-no al congresso, affiancato da un comitato di gestione che rappre-senti le anime interne. Ma il ren-ziano Gentiloni fa capire che que-sta strada non è percorribile. «Ci vuole un caminetto unitario, con p ari pe so per le correnti. Renzi ov-viamente ne starà fuori, parteci-perà indirettamente». Una cosa è certa: questo comitato accompa-gnerà e sosterrà il governo di Na-politano passo passo. Perché le elezioni sono impossibili, non le può voler e neanche Renzi dopo la settimana del disastro. «Prendia-mo il 3 per cento e il centro sinistra italiano scompare per sempre», dice Antonello Giacomelli. Una scommessa facile facile.

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Napolitano accelera: subito le riforme

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Napolitano accelera: subito le riforme Consultazioni lampo e monito ai partiti. E per il giuramento niente corazzieri a cavallo UMBERTO ROSSO

ROMA — Punta a fare prestissi-mo, Giorgio Napolitano. Co sì sarà un discorso abbastanza breve —ma punteggiato di «forti richia-mi» ai partiti per le riforme man-cate a partire dalla legge elettora-le—quello che nel p omeriggio al-le cinque pronuncerà alla Came-ra nella cerimonia di giuramento. Dopo essersi dimesso, probabil-mente qualche ora prima, dal mandato precedente. E sarà una kermesse rapida e in versione li-ght quella per l'investitura. Sta-volta niente bagno di folla a b ordo della storica Lancia Flaminia sco-perta ma passerella con la solita Lancia Thesis blindata. Abolito il corteo con i corazzieri a cavallo che precedono e seguono l'auto presidenziale, a scortare il ricon-fermato capo dello Stato ci saran-no quattro motociclisti. Il tutto in poco più di un'ora perché Napo-litano, dopo la tappa di rito all'Al-tare della patria, attorno alle 18 dovrebbe far ritorno al Quirinale. Per cominciare subito a mettere mano alla crisi di governo, con consultazioni già da domani. Sarà unatornata di collo qui-lamp o , ha deciso Napolitano, che non in-tende imbarcarsi nel replay della fallimentare maratona prece-dente: nel giro di 48 ore sentirà i partiti e subito dopo intende affi-dare l'incarico per il nuovo esecu-tivo. Con il marchio del Presiden-te. Che sta scegliendo fra i due dif-ferenti identikit di governo e di premier che in queste ore gli sono arrivati da Pd e Pdl: i democratici premono per un profilo a bassa intensità politica, il centrodestra spinge su larghe intese con i big dei partiti.

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Al discorso dell'insediamento, Napolitano ha lavorato nella gior-nata di ieri, ma la stesura definiti-va lametter à giù stamattina, dopo un rapido consulto con i collabo-ratori più stretti. Testo asciutto, per spiegare e fissare «itermini del mio mandato». Denso delle «preoccupazioni» e dell'«allar-me» del capo dello Stato per la cri-si italiana. Discorso proiettato in avanti, sulle cose dafare p er ilp ae-se, con due prioritàindicate sopra ogni altra cosa: l'emergenza eco-nomico-sociale e le riforme istitu-zionali. Sull'uno e sull'altro fron-te, il capo dello Stato registra trop-pi ritardi e divisioni delle forze po-litiche, e lo metterà in evidenza. In nome di un appello, che avrà toni forti, alla «responsabilità di tutti». Lo dirà ai grandi elettori che lo hanno riconfermato al vertice della Repubblica così come lo ha già detto ai capi dei partiti e ai go-vernatori saliti al Colle per con-vincerlo ad accettare il bis. Su un punto soprattutto ha picchiato duro, individuato come «l'origi-ne» di tutti i guai politici che ab-biamo di fronte, come il meccani-smo che ha provocato uno «stallo elettorale annunciato».

«È stato gravissimo — ha spie-gato Napolitano — non aver ascoltato i miei infiniti appelli a cambiare il Porcellum, una legge sulla quale perfino la Consulta ha

sollevato dubbi sul premio di maggioranza».Adesso sarà «il pri-mo obiettivo» ha annunciato ai governatori Maroni, Caldoro, Crocetta, Zaia, con il presidente della Liguria Burlando che gli ha chiesto di aprire un «canale diret-

to fra Quirinale, governo e regio-ni» sulle grandi questioni territo-riale aperte. Dunque, riforme isti-tuzionali e riforme economiche per provare a mettere in moto la crescita e fermare la disoccupa-zione, come tante volte annun-

ciato anche dal governo Monti ma con le buone intenzioni che poi si sono perse per strada. Ci sarà il richiamo al lavoro dei dieci saggi, al vademecum program-matico sfornato dai facilitatori, una base pronta da cui partire. Dalla riduzione dei costi della po-litica, pur senza cancellare i rim-borsi elettorali, al taglio del nu-mero dei parlamentari. D al finan-ziamento per gli ammortizzatori sociali alla riduzione del cuneo fi-scale. Un dossier che comunque, ben consapevole delle polemiche che si sono scatenate sui saggi, Napolitano citerà come indica-zione di «metodo» e non per «so-vrapporlo» ai partiti. Un discorso per una sco ssa, una svolta, indica-re un'orizzonte per il paese. Se e quando sarà raggiunto il capo dello Stato, come lascerà proba-bilmente intendere, potrebbe an-che ritenere chiusa la sua mis-sion. Centrato l'obiettivo di una vera e propria «salvezza naziona-le» che lo ha convinto a restare sul Colle, potrebbe passare la mano anzitempo. Insomma, non met-terà paletti temporali ma un tra-guardo istituzionale da raggiun-gere. Quanto a dimissioni, del re-sto, è già alle prese con il rebus co-stituzionale innescato dalla riele-zione. Gli uffici del Colle propen-dono a nonritenere necessario un passaggio formale, lasciare l'in-carico per poi succedere a se stes-so. Ma, per scrupolo, stamane Napolitano quella lettera di di-missioni potrebbe firmarla lo stesso, per riprendere immedia-tamente dopo il suo posto al Col-le.

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"Un golpettino a difesa di Silvio e Pd- E Grillo rivendica: io evito la iolenza

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22/04/2013 pressunE

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"Un golpettino a difesa di Silvio e Pd" E Grillo rivendica: io evito la violenza Conferenza stampa-show. " Con Napolitano i partiti:fanno un esorcismo "

ANNALISA CUZZOCREA

ROMA — «Non ho detto colpo di Stato, l'ho scritto tra virgolette». Beppe Grillo risponde così a Lu-cia Magi, giornalista cilena che gli chiede senonsiapentito dellepa-role usate. Perché in Cile i golpe sanno cosa sono. E il capo politi-co del Movimento 5 stelle è un p o' imbarazzato, davanti a una do-manda così gentile e co sìpuntua-le, che mette a nudo l'assurdità di quel post scritto di furia sabato pomeriggio. Che poi le virgolette non c'erano, sono state aggiunte dopo. Ma tant'è, è una conferen-za stampa un po' particolare, un happening in cui deputati e sena-tori sono attorno a lui. E in mezzo ai cronisti. Applaudono, si com-muovono, agitano le mani in alto come a fare la ola.

Elaprimavolta che Beppe Gril-lo risponde ai giornalisti italiani, a parte brevi "a margine" duran-te il tour. Si concede per due ore e mezzo. A un certo punto, sulla chiamata di ieri, ammette: «Sin-ceramente la gente non ha rispo-sto: alcuni non vogliono cambia-re». Urla, suda, si agita. Usa le do-mande come lanci per pezzi di comizi già fatti in giro per l'Italia.

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A volte, lascia la parola ai capi-gruppo. Ma nonostante non manchi di attaccare Repubblica, Espresso ed Unità («Mi hanno di-pinto come Hitler»), e dire che l'I-talia è in fondo alle classifiche sul-la libertà di stampa, c'è. Ascolta. In qualche modo, cambia strate-gia.

Rodotàhadetto: «Sono contro qualsiasi marcia su Roma».

«Sono d'accordo, io non faccio calate a Roma. Gli ho mandato un sms: "Caro professore non c'è nessuna marcia, vado lì per pla-care un p o' gli animi". Poi la Digo s mi ha sconsigliato, ma io non ho paura per me, ho paura che la mia presenza possa generare violen-za. In queste cose non voglio en-trare».

Visto il risultato, non sarebbe stato meglio votare Prodi?

«Prodi è una persona con delle qualità e dei grandi difetti. Ha fat-to un governo auto distruggendo - si, nominando Mastella alla giu-stizia e facendo il condono. Mi ha ricevuto, per lo meno mi stava a sentire. Chiudeva gli occhi, an-

nuiva. Io dicevo "Guardi che la Telecom se la stanno sbranan-do", lui rispondeva "eh, ma, sì, mmh". Non l'abbiamo votato perché il candidato era un altro, non l'ho deciso io, così come non sono io a decidere quello che fan-no i ragazzi in assemblea. E non menatecela con lo streaming. Lo usiamo per gli incontri istituzio-nali, quando parliamo delle no-stre cose sono affari nostri».

Se aveste fatto l'accordo col Pd, non ci sarebbe stato l'inciu-cio che denunciate.

«Non siamo stati avvicinati per fare qualcosa insieme per il Pae-se, ma per fare dello scouting, comprare dei voti. Rodotà sareb-be stato un presidente a garanzia di tutti gli italiani. Invece hanno

voluto un presidente che garanti-sce il culo giudiziario a Berlusco-ni e salva il Pd su Mps. Ora Napo-litano può fare quattordici anni, forse solo Chavez lo ha eguaglia-to. Quando sono andato al Quiri-nale ho visto un signore avvilito, molto stanco. Hanno rubato co-me gli usurai un anno di tempo al Paese, il governo che faranno però non durerà».

E tra un anno questo Paese starà meglio o peggio?

«Tra un anno non so se ci arri-viamo. Se non faranno subito qualcosaperla crescita, senonfa-ranno le cose che diciamo noi per le piccole e medie imprese, ci sarà una sollevazione popolare. Sia-mo seduti su una polveriera. In Friuli una signora di 60 anni si è

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"Un eolpettino a difesa di Silvio e Pd - E Grillo rivendica: io evito la iolenza

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alzata e mi ha detto: "Che cosa stiamo a fare qui? Tra sei mesi ab-biamo chiuso". Si è messa a urla-re: "Andiamo tutti a Roma". Ciso-no persone per bene che invoca-no il fucile. Io dico loro: "Il fucile no". Sto calmando gli animi, do-vreste ringraziarci perché man-teniamo la calma, teniamo la de-mocrazia in questo posto. Quello che è successo ieri (sabato, ndr) è stato un golpettino istituzionale furbetto. Io parlo con gli amba-sciatori... questa cosa l'hanno progettata settimane fa».

Alle prossime elezioni potreb-be candidarsi in prima persona?

«Sarebbe un trauma. Se vedes-siBrunetta e Berlusconi, non ce la fareimai a dire "caro collega". Poi io non sono candidabile, ho una condanna e dei processi in corso. Non ho le facoltà né la cultura per farlo. Sono solo il garante di que-sto Movimento».

Che messaggio manderebbe ai giovani del Pd?

«La p olitica attraverso ipartiti è finita. Ci stiamo espandendo, al-le prossime comunali vinceremo ovunque. L'applauso che hanno fatto a Napolitano era un applau-so per esorcizzarela p aura.Ai vani posso dire di fare insieme la legge p er l'incandidabilità di Ber-lusconi. Anche a quelli di destra dico: uniamoci sulle idee».

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Palazzo Chigi, diktat di Berlusconi "Accordo di due anni o si vota" E detta le condizioni: cancellare Imu e Equitalia CARMELO LOPAPA

ROMA — Il sorriso con cui lascia Palazzo Grazioli per concedersi alla piccola folla di curiosi che lo attende prima di partire perAr- \ core, è ancora quello d'ordinanza della sera prima a Montecitorio, post elezione di Na- • 'IR p olitano. «Ma adesso fare il governo sarà un duro scoglio» avverte ad alta voce rivolto ai fans un Silvio Berlusconi in versione dome-nicale, maglioncino e camicia blu.

Rientrerà oggi per la seduta di insedia-mento, ascoltare ilpresidente e riunire giàin serataiverticiinvista delle consultazioniim-minenti. «Dovete capire che è un miracolo quel che faccio io da vent'anni, con 33 pro-cessi a carico, ma dovete essere fiduciosi per il semplice fatto che resisto» arringai simpa-tizzanti prima di salire in auto. Detto questo, fare un governo sarà dura, ripete. Ed è il pen-siero che lo accompagna per tutto il dayafter trascorso a Villa San Martino ma in stretto contatto coi dirigenti Pdl. I dubbi prendono il sopravvento rispetto all'entusiasmo di sa- ALL'ATTACCO bato. I falchi del partito, da Verdini alla San- I l leader del Pd I Silvio tanché a Brunetta, sono passati alla carica Berlusconi ha lasciato ieri sul ritorno al voto. Altro che Amato, che En- Roma in d i rez ion e Arcore rico Letta premier: capitalizzare subito la di-

Gìà co.nunInukznz sondaggto "zuw caffire ì %unti SzMuà ‘'avven3 useen:Ive, ezm

sfatta del Pd e andare all'incasso. A tutti loro Berlusconi assicura che «nulla è ancora de-ciso: adesso calma, vediamo». Nonostante sabato pomeriggio avesse dichiarato inpub - blico divedere lontane le urne, a questo pun-to. Per oggi ha già commissionato ad Ales-sandra Ghisleri un sondaggio per «capire se i nostri elettori vogliono davvero andare al governo col Pd». Il probabile "no" e il b oom di consensi Pdl saranno un'altra «arma» da spendere al tavolo delle trattative. In ogni ca-so, spiegava ieriil Cavaliere ai suoi interlocu-tori «o forniscono garanzie per un governo di almeno due anni, che consenta di smontare Grillo e Renzi, o non se ne fa nulla».

Trascorse 24 ore dall'elezione diNap olita-no, insomma, il leader Pdl si prepara a detta-re le sue condizioni. Un primo paletto saràla durata, dunque. E poi il programma dell'i-

potetico governo di «coesione». «Io su Imu, detassazione e Equitalia ho quasi vinto le elezioni e a quello non intendo rinunciare», elenca in privato un Berlusconi molto deci-so. Non gli è piaciuta affatto l'uscita del mi-nistro dell'Economia Grilli che sabato da Washington ha sostenuto come «l'agenda Monti è quella giusta, dalla quale ripartire». Proprio no, s econdo l' expremier, andrà can-cellata. «Tanto per cominciare, si dovrà su-bito ragionare di come rimborsare e togliere l'Imu» avverteAlfano al Tg5. E quello è solo il primo degli otto punti dettati da Berlusconi che saranno la «bussola», come la chiama Capezzone: in cima alla lista, anche la «revi-sione» di Equitalia e la detassazione delle nuove assunzioni. Infine, rincara Schifani al Tgl, dovrà essere un governo «politico e non tecnico». Ma c'è anche chi, come Sandro Bondi, propone un'«assemble a costituente» per le riforme, potrebbe guidarla il Pdl. In queste ore, alla linea dei falchi si contrappo-ne come al solito quella di chi crede nell'ese-cutivo. Sono le colombe, da Quagliariello a Cicchitto a Lupi, tra gli altri, che que stavolta coincidono coi nomi dei potenziali ministri delle larghe intese.

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Palazzo nig, chktat eh Berlusconi "Accordo di due anni o si vota"

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Il Pd frena sulle larghe intese verso una squadra del Presidente Amato torna in pole position Ma Pdl e Lega insistono: la guida siapolitica FRANCESCO BEI ALBERTO D'ARGENIO

ROMA — In quel presidenziali-smo di fatto in cui siamo finiti da sabato, i leader p olitici si chiedo-no smarriti cosa ne sarà di loro. Governo del Presidente? Larghe intese? «La verità— ammette un dirigente del Pd — è che, dopo aver implorato Napolitano di ri-candidarsi, nessuno di noi è in grado diporre condizioni.Aspet-tiamo di sapere cosa ci dirà oggi. Sappiamo solo che ci prenderà a sberle».Lapoliticahaperso lavo-ce e la capacità d'iniziativa. Ol-tretutto il timore, per dirla con il montiano Mario Mauro, è che «il capo dello Stato, se i veti impedi-ranno la nascita del governo di larghe intese, ci saluti tutti e si di-metta. Altro che elezioni antici-pate: precipiteremmo nel bara-tro senza più alcun paracadute».

Nell'attesa del discorso di in-sediamento, la domenica è pas-sata tra intense consultazioni di tutti con tutti. Con effetti surrea-li, come la telefonata che c'è sta-ta tra Mario Monti ed Enrico Let-ta, ovvero trailpo ssibile ministro degli Esteri e il possibile vicepre-mier del futuro governo. Monti: «Ciao Enrico, ma tu ci ha capito qualcosa di cosa farà Napolita-no?». Letta: «Purtroppo no, nem-meno noi sappiamo nulla». Si narra di un'altra ventina di te-lefonate di questo tenore tra i vertici di tutti i partiti. Con un'u-nica certezza: Napolitano punta ancora ad Amato premier, con Enrico Letta e Angelino Alfano come vice. Il problema è se il Pd riuscirà a reggere uno schema di questo tipo.

L'epicentro del sisma è infatti il partito democratico. In attesa di definire una linea politica,

partono i veti preventivi. Come quello diRosiBindi al governissi-mo con dentro Letta e Alfano. Un'ostilità condivisa anche dai giovani turchi: «Se si fa un gover-no di larghe intese —spiegaMat-teo Orfini — metà del gruppo non lo vota. Dobbiamo trovare un' altra soluzione».AncheDario Franceschini e Stefano Fassina, ancora sotto choc per le aggres-sioni verbali seguite all'elezione di Napolitano, ritengono che non ci sia il clima per un esecuti-vo che veda esponenti di primo piano del Pd e del Pdl seduti in-sieme nella sala verde di palazzo Chigi. L'altra soluzione — la frontiera più avanzata dove un Pd spaccato potrebbe attestarsi — è il governo del Presidente, guidato da Giuliano Amato o da un'altra personalità più neutra (ma con la stessa autorevolezza all'estero) ma senza p olitici invi-sta al suo interno. E tuttavia nel

AMATO Giuliano Amato potrebbe essere premier Amato ha già guidato due esecutivi, nel 1992-93 e nel 2000-2001

Pd non mancano quelli rasse-gnati all'idea che ormai si debba attraversare il guado, tanto il prezzo politico da pagare sarà comunque alto. Tra questi c'è il sindaco di Firenze Matteo Renzi, convinto che il Pd debba far par-te del governo «con il massimo del coinvolgimento».

Su questa linea— governo po-litico, meglio se guidato da Enri-co Letta—si è già attestato il cen-tro destra. Con la Lega che man-tiene il suo veto su Giuliano Ama-to, la prima scelta di Napolitano. «Noi andremo al Colle insieme Berlusconi — anticipa Roberto Maroni—per dire no adAmato e per chiedere un governo politico guidato dal Pd conil vicepremier del Pdl. Un governo del Presi-dente ma politico. Nomi non ne faremo ma, se Napolitano ci chiederà una preferenza, allora diremo Enrico Letta». Anche per la composizione, il Pdl e la Lega

hanno convenuto che ci debba essere un mix di ministri politici e tecnici. Quanto all'orizzonte temporale, si parla di un paio d'anni. Secondo il segretario del Carro ccio, «lepro ssime politiche si potrebbero accorpare con le regionali del 2015». La soluzione di Enrico Letta come presidente del Consiglio sarebbe la migliore anche p er Mario Monti che conil vicesegretario del Pd coltiva un ottimo rapporto personale.

Nonostante la stessa casella del premier sia piena di incogni-te, la domenica romana trascor-re con le linee telefoniche che impazzano di toto -ministri. La casella più importante, tolto pa-lazzo Chigi, è ovviamente quella delministro dell'economia. Il ca-po dello Stato, vistala situazione di emergenza, vorrebbe andare sul sicuro pescando nel bacino della Banca d'Italia: il direttore generale Fabrizio Saccomanni oppure il "saggio" Salvatore Ros-si, membro del direttivo di via Nazionale. Ma c'è anche l'ipote-si che resti Vittorio Grilli per assi-curare «continuità» al dicastero e offrire ai mercati la garanzia del-la quadratura dei conti pubblici. Sempre all'Economia, ma come viceministro, è accreditato come il leghista Giancarlo Giorgetti, il bocconiano che ha fatto parte dei dieci "saggi" del Quirinale. Per il resto l'ossatura della squa-dra "tecnico-politico" che stan-no cucinando al Colle sarebbe composta da molti dei dieci sag-gi che hanno redatto le proposte bipartisan per Napolitano. Con qualche vecchia conoscenza del governo Monti, come il ministro dell'Interno Cancellieri, a cui verrà chiesto di restare al suo po-sto.

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Napolitano, subito il governo

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COSÌ IL COLLE PREPARA

IL CAMBIANIE■ TO MARCELLO SORGI

a sorpresa del bis di Napolitano ha por- tato con sé un im- previsto effetto col- laterale. Anche se il

Presidente, fin dal momento in cui ha annunciato la propria di-sponibilità, ha tenuto a precisa-re che solo di riconferma, e non di altro, si era parlato, nei collo-qui preventivi con i leader, s'è egualmente diffusa la voce che il suo primo atto, dopo la pro-clamazione e il giuramento, sa-rebbe la nomina di un esecuti-vo guidato da Amato o Enrico Letta, e appoggiato da una maggioranza Pd-Pdl.

CONTI NUA A PAGINA 5

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Il "metodo \ apolitano per aggregare

personalità condivise se • •

Nell'esecutivo tecnici e politici di area, ma in grado di dialogare I

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il Napolitano per ;igtzregare

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Una sorta di miracolo, date le difficoltà che per cinquanta giorni hanno ostacolato il tentativo di Bersani.

E, insieme, una svolta di restaura-zione, come se appunto il terremo-to che ha travolto il Parlamento, superato faticosamente con la rie-lezione del Capo dello Stato, potes-se solo produrre un ritorno al pas-sato, o addirittura un premio al partito che ha avuto la maggiore responsabilità del disastro.

Una simile soluzione, con l'ag-giunta di ministri politici scelti negli stati maggiori dei partiti fino a ieri avversari, e nell'ipotesi, domani, al-leati, sarebbe proprio l'esatto con-trario di quel che ci si aspetta dal Presidente appena rieletto. E forse, azzardiamo, di quel che ha in testa, e si accinge a spiegare oggi, Napoli-tano. Questo, sia detto, anche se Amato non ha alcuna responsabili-tà di quanto è accaduto, e Letta, nei momenti più drammatici, s'è ado-perato per far ritrovare al Pd la via della ragionevolezza. E anche se en-trambi, non c'è bisogno di dirlo, hanno sufficienti capacità ed espe-rienza per guidare un governo.

Infatti non si tratta di acconten-tarsi di un nuovo esecutivo tecnico, equidistante dai due maggiori schieramenti e nominato solo per fare le cose più urgenti. Al contra-rio, grazie al sostegno larghissimo che ha ottenuto dalle Camere riuni-te, Napolitano - dopo aver stupito tutti nel novembre 2011, tirando fuori dal suo cilindro Monti -, è atte-so a un altro colpo di fantasia politi-ca, di quelli che solo lui ormai sa e può produrre, in circostanze ecce-zionali e con la sua autorevolezza.

Un governo che sia di vero cam-biamento e cerchi di ridare forza a una politica ridotta allo stremo, gra-zie al prestigio nell'opinione pubbli-ca delle personalità che lo compon-gono: ecco cosa ci vuole. Politici e tecnici insieme: l'importante è il da-to di novità, che dovrà essere forte. La ragione per cui si può scommet-tere che Napolitano cercherà di riu-scire nell'impresa, e i partiti non riu-sciranno a ostacolarlo, sta nel fatto che una cosa del genere - adoperan-do un termine improprio - andrebbe fatta «alla comunista»: con un meto-do, cioè, che al Presidente, non fosse

che per la sua biografia, risulta mol-to familiare. E si riferisce all'epoca in cui il vecchio Pci, pur non potendo avere piena agibilità politica a causa della propria ispirazione ideologica e dei legami internazionali, riusciva a svolgere un ruolo importante, gra-zie al proprio insediamento nella so-cietà e alla capacità di collegarsi -spesso portandole in Parlamento o coinvolgendole in ruoli pubblici - a personalità lontane dal proprio mondo, ma disposte a confrontarsi e a collaborare. Erano fondati su que-sto, in epoca berlingueriana e pre-

caduta del Muro di Berlino, il ruolo che il Pci esercitava sulle principali scelte del Paese e le relazioni che manteneva con le maggiori istitu-zioni pubbliche e private, come Ban-ca d'Italia e Fiat. Rapporti mai fon-dati sulla compiacenza, ed anzi spesso improntati al riconoscimen-to delle distanze reali e dei diversi obiettivi. E tuttavia sempre caratte-rizzati dal rispetto e dalla considera-zione reciproca.

In che modo un metodo del pas-sato possa ancora funzionare nel-l'inferno politico attuale, è presto detto. Per non fare il «governo della restaurazione» - e allo stesso tempo per evitare di rialzare il muro del pregiudizio verso i politici, facendo un favore all'antipolitica dilagante -è necessario che le figure principali dell'esecutivo siano scelte secondo un criterio di riconoscibilità e di ap-prezzamento. Per esempio - ed è stata la mossa più riuscita di Renzi, nel vivo della battaglia del Quirinale -, proponendo un uomo come Chiamparino: sindaco eletto due volte dai torinesi (la seconda con quasi il 70% dei voti), in grado di muoversi agevolmente tra la quoti-diana amministrazione comunale e una grande scadenza internaziona-le come le Olimpiadi invernali del 2006. 0 ancora i diversi soggetti

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MARCELLO SORGI ROMA

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

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il Napolitan, per ;igoegare

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che, nel passaggio da incubo dei pri-mi giorni della corsa al Quirinale, sono riusciti ad avere lo stesso un ruolo positivo. Ad esempio, alcuni dei candidati (spesso a dispetto de-gli stessi militanti del Movimento 5 Stelle) delle Quirinarie volute da Grillo: a cominciare, ovviamente, da Rodotà, che s'è battuto lealmente fi-no all'ultimo, ma quando ha visto l'ex-comico scherzare con il fuoco della piazza e con il dileggio delle istituzioni, lo ha fermato con il peso del suo prestigio. O Bonino, che avrebbe avuto un ruolo scombina-tore, grazie alla sua conclamata in-dipendenza, in una gara azzerata da interessi partigiani. O Anna Maria Cancellieri, ministro dell'Interno, che per qualche ora è arrivata vici-na alla meta. L'elenco si potrebbe idealmente allargare alla vincitrice delle Quirinarie, Milena Gabanelli, che ha responsabilmente declinato, e anche ad altri. Un esterno come Salvatore Settis, il professore che non ha insistito, né ha sgomitato per entrare nella gara per il Colle, e s'è limitato a suggerire - inascoltato - ai partiti di prestare maggior atten-zione alla voce del Paese reale.

Grande impegno e dignità, anche a dispetto delle molte ironie e del di-leggio sul loro lavoro, hanno dimo-strato i saggi, chiamati da Napolita-

no al Quirinale, nel tentativo di sbloccare la crisi politica con un elenco di problemi e soluzioni condi-vise, che non a caso potrebbero en-trare nel programma del nuovo go-verno. Non stupirebbe che il Presi-dente, oltre ad avvalersi dei loro con-sigli, ritenesse di chiamare qualcuno di loro come ministro. In questo caso sarebbe veramente spiacevole che dai partiti o dalle aree di provenien-za di alcuni di loro, più vicini alla poli-tica, venissero dei veti. Quagliariello, Violante o Giorgetti hanno avuto, tra i saggi, lo stesso ruolo di Pitruzzella o Rossi. E se il documento finale della commissione ha potuto essere com-pletato, anche in presenza di dichia-rati dissensi su alcuni punti, lo si de-ve all'esperienza politica e al lavoro pregresso fatto in Parlamento nella scorsa legislatura. A loro andrebbe-ro aggiunti i giudici costituzionali Sabino Cassese, Sergio Mattarella e Franco Gallo, il dirigente di lungo corso di Bankitalia Fabrizio Sacco-manni, il presidente dell'Istat Enrico Giovannini, il presidente del Censis (e autore del rapporto annuale sul-l'Italia) De Rita, attorno a quali s'è cercato di costruire consenso, senza trovarlo. Annotazioni che potrebbe-ro essere accostate anche ai due Pre-sidenti delle Camere: eletti in uno spirito nuovo (subito abbandonato per tornare alle lotte politiche inte-stine), accompagnati da riserve, nei primi giorni, ma definitivamente laureati per il modo esemplare in cui hanno condotto le votazioni a Mon-tecitorio, mentre intorno a loro infu-riava la guerra civile L'immagine dei due nuovi presidenti insieme al Capo dello Stato, l'altra sera al Quirinale, simboleggiava una continuità istitu-zionale rassicurante, di questi tempi.

Naturalmente, accanto a questo variegato insieme di possibili pre-mier o ministri (ciascuno dei quali, va sottolineato, non ha mai mostra-to ambizioni e s'è ritirato in buon or-dine, in qualche caso anche senza ringraziamenti) potrebbero - e do-vrebbero - stare i politici. A pieno ti-tolo, non in un ruolo supplente, e men che mai in condizione di subal-ternità. Una politica in grado di aprirsi, di confrontarsi, di ragiona-re, non solo in termini di scontro e di pesi di corrente, con chi proviene dalla società civile, o è tornato tran-quillamente a farne parte, senza rimpianti, sapendo che il potere non è tutto, dimostrerebbe un'inim-maginabile capacità di rigenerarsi e rientrare in sintonia con il senti-

mento di disillusione che viene dalla gente normale. E un governo nato così, oltre a godere dell'appoggio, e quando ci vogliono, delle critiche, di un larghissimo schieramento parla-mentare, potrebbe essere molto più rispettato, e temuto in qualche ca-so, per la sua serietà, anche da chi non lo sostiene. Forse Maroni co-mincerebbe a ripensare all'anoma-lia di governare la Lombardia da Milano, stando a Roma all'opposi-zione. E quanto a Vendola e Grillo: con un governo siffatto, in piazza o sulla rete, si sentirebbero più soli.

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Il Colle accelera sul governo Oggi alle 17 il giuramento a Montecitorio. Napolitano al lavoro per avere un nuovo premier già mercolech

ANTONELLA RAMPINO ROMA

Ieri Giorgio Napolitano ha trascorso quasi un'intera giornata di lavoro nello stu-dio cosiddetto «alla Palazzi-na», a vergare e limare il di-scorso che pronuncerà nel-l'eccezionale momento della sua rielezione a presidente della Repubblica. Discorso stringato, e procedure in ver-sione fast: dopo, al massimo 24 ore di consultazioni. E il Pd sarà costretto a una dire-zione rapidissima, per sosti-tuire Bersani segretario di-missionario, e decidere chi accompagnerà al Colle i capi-gruppo Luigi Zanda e Rober-to Speranza. Poi, il governo, che potrebbe veder la luce già mercoledì. Tra l'altro, proprio tra quel giorno e ve-nerdì prossimo, l'Italia deve collocare sui mercati - anche internazionali - una tranche di 20 miliardi di debito pub-

Il Presidente ha voluto una cerimonia sobria senza corazzieri

a cavallo e auto storica

blico: il nuovo governo sareb-be un buon viatico.

E dunque, in versione fast anche il cerimoniale per og-gi: le parole d'ordine di Gior-gio Napolitano sono «spedi-tezza» e «sobrietà». Oltretut-to, è inevitabile la sforbiciata alla fase finale dell'insedia-mento: il passaggio di conse-gne, di cui non c'è bisogno. Dunque, si compirà tutto nel-l'arco di un'ora, partire dalle 17 di oggi pomeriggio, quan-do a Montecitorio davanti al Parlamento riunito in seduta comune presterà il giura-mento, per poi tenere il di-scorso. Poi, l'omaggio all'Al-tare della Patria. Il tutto, sen-za la gloriosa Flaminia blu decapottabile (fu rimessa in uso da Ciampi, che l'amava molto) e niente corazzieri a cavallo. Napolitano arriverà a Montecitorio con la scorta ridotta all'osso. Alle 18, rien-tro al Quirinale. E avvio im-mediato della fase di forma-zione del governo.

È a quello che mirerà an-che il discorso d'insediamen-to. Le anteprime dei pronun-ciamenti presidenziali non sono previste, ma quando si

tratta di Napolitano occorre leggere il significato profondo delle ultime frasi pronunciate per intravedere e comprende-re quali saranno le prossime. E la frase chiave, al momento di accettare una non desiderata e anzi umanamente assai soffer-ta ricandidatura, è questa: «Auspico che tutti onorino i propri doveri, concorrendo al rafforzamento delle istituzioni

repubblicane». In parole pove-re: ho accettato il fardello per dare stabilità all'Italia, adesso i partiti politici facciano lo stesso e diano via libera al go-verno delle larghe intese di fronte al quale son stati fin qui recalcitranti. Si sa che, con Bersani, Berlusconi, Maroni e anche Monti che sono presen-tati a lui sabato mattina col cappello in mano, Giorgio Na-

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politano non ha messo condi-zioni: ha parlato però di «carta bianca». E, se sono veri i virgo-lettati che scriveva ieri il retroscenista politico del Cor-riere della Sera Francesco Verderami, secondo il quale il capo dello Stato avrebbe invi-tato gli esponenti politici a «non parlare più di inciucio, ma di convergenza politica tra i partiti, anche perché non si capisce perché quello che in Germania viene definito come governo di grande coalizione, in Italia debba passare per un governicchio», è chiaro che Napolitano non ascolterà ra-gione nel varare il governo, e nel vararlo subito.

Giorgio Napolitano non farà sconti. E al momento di quella che sarà comunque un'ardua trattativa, avrà dalla sua due armi: quella dello scioglimento anticipato, e nessuno vuole di certo elezioni, ormai nemme-no Berlusconi. E il fatto che

L'obiettivo è quello di ottenere il via libera per un esecutivo

delle «larghe intese»

non esistono mandati presi-denziali a termine, esiste, an-che per il Capo dello Stato, l'istituto delle dimissioni: la frase pronunciata con alcuni interlocutori sarebbe stata in buona sostanza «se poi anche la mia rielezione non servisse a sciogliere i nodi politici...».

Con questa ferrea logica, e un programma di governo che Napolitano nei suoi incontri con i leader dei partiti ha già indicato chiaramente per iscritto nelle relazioni dei Die-ci saggi, si apre la partita cru-ciale. Che è quella appunto del governo. Berlusconi non vede l'ora di andare a braccetto col Pd, mentre il Pd simmetrica-mente vorrebbe poter allonta-nare da sé proprio quell'even-tualità, e si spiegano così i bi-sticci di ieri tra gli ex Popolari. In ogni caso non ci sarà esatta-mente la corsa a far parte, e peggio ancora a guidare, il «go-verno del presidente». Ma il punto è che adesso non ci si po-trà sottrarre a una qualche forma di collaborazione. Napo-litano considera anche che svariati di quei dieci saggi po-trebbero essere ministri.

Twitter @Iaramps

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Alla ricerca della grande coalizione

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Alla ricerca della grande coalizione I leader si sono impegnati sulla formula alla tedesca, ma il primo sco io riguarda il premier

FABIO MARTINI ROMA

Una sequenza memorabile, in diciannove anni di guerra sinistra-destra non si era mai visto nulla di simile. Sabato 20 aprile, 18,15, aula di Mon-tecitorio: i grandi elettori si sono appena accorti che Giorgio Napolitano ha supe-rato il quorum per l'elezione, si alzano e si uniscono in un applauso che sembra il solito e invece non finisce più. Man mano che passa il tempo, il battimani si carica di signifi-cati diversi: onore al Presi-dente, certo. Ma col passare dei secondi, gli onorevoli del Pd, del Pdl e di Scelta civica guadano tutti, ostentata-mente, verso i grillini. Diffici-

le costruire un governo assie-me su quel lunghissimo ap-plauso, anche se due minuti e trentatré in un'aula parlamen-tare sono un'infinità. Ma qual-che ora prima Giorgio Napoli-tano, ricevendo Berlusconi, Bersani e Monti, aveva accet-tato a ricandidarsi ma ad una condizione: che tutti e tre of-frissero una disponibilità - ec-co il punto cruciale - a realizza-re un governo di grande coali-zione alla tedesca, con le dele-gazioni dei partiti. Era lo stes-so progetto che, proprio Napo-litano, aveva vagheggiato nel novembre del 2011 dopo aver assegnato l'incarico di forma-re il governo al professor Ma-rio Monti. Erano i giorni nei quali si parlava di Amato e Let-

ta vicepremier. Poi finì con i ministri tecnici, per la resi-stenza dei partiti.

Stavolta il «nuovo» Capo dello Stato ha incassato i sì dei leader di partito e dunque pro-

Per Palazzo Chigi

oltre a Letta e Amato in corsa outsider come Chiamparino e Delrio

verà a realizzare - in tempi da record - un «governo del Presi-dente» di larghe intese, a di-spetto dei mal di mancia del Pd che nella prima domenica di quiete sono cresciuti sino a di-ventare lancinanti. Ma su quel profilo - coinvolgimento pieno

di tutti - si è impegnato Bersa-ni e non è un caso se in queste ore il presidente dei deputati Roberto Speranza, bersaniano doc, si stia spendendo su que-sta ipotesi. Quasi ovvia la sot-tolineatura, nella stessa dire-zione, del presidente dei sena-tori Pdl Renato Schifani: «È giunto il momento che i partiti responsabili, si mettano assie-me per dare un governo politi-co forte all'Italia e non ci si trinceri dietro tecnici di area per nascondere le proprie re-sponsabilità».

Certo, il primo step che at-tende il Capo dello Stato ri-guarda il presidente incarica-to. In queste ore Pd e Pdl lan-ciano messaggi, agitano veti, minacciano non possumus ri-

spetto ai vari candidati in cor-sa. Tanto è vero che i nomi fi-nora comparsi sui mass media - Giuliano Amato, Enrico Let-ta, Anna Maria Cancellieri -non sono stati pronunciati dal Capo dello Stato negli incontri con i leader , ma sono il prodot-to delle infinite esternazioni di capi e sottocapi. Ipotesi fonda-te, certo. Ma l'altro giorno, ap-pena eletto Napolitano, nel Transatlantico si era diffusa la voce che il Capo dello Stato avrebbe potuto incaricare uno dei tre saggi politici, Luciano Violante, Mario Mauro o Gae-tano Quagliariello. Commento di Mauro: «Una classica noti-zia autoprodotta!».

Difficile decrittare la forza della linea di pensiero, che da

ieri circola in una parte del Pd: individuare una personalità capace di interpretare lo spiri-to del tempo. Non un profes-sionista, ma un outsider. Tipo Sergio Chiamparino. Ad un profilo di questo tipo, nelle set-timane scorse aveva pensato proprio Napolitano. Immagi-nando un incarico da affidare al presidente dell'Anci, Grazia-no Delrio, sindaco di Reggio Emilia. Cattolico, medico in-ternazionale, padre di 9 figli, stimato da Napolitano, Delrio ha l'«handicap» di essere un democratico di tendenze ren-ziane, ma anche un significati-vo atout: «Si è rivelato un pre-sidente molto equilibrato, se-rio, preparato», dice Osvaldo Napoli, l'uomo-Anci del Pdl..

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II Pd ora non vuole il premier

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A, AIA

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Il Pd ora non vuole il premier La Bincli stoppa un governo Letta, anche i "giovani turchi" puntano a non legarsi le mani. Domani vertice

ROMA

C'è chi lo dice apertis verbis, come la Bindi e chi nei collo-qui riservati di queste ore lo va teorizzando, come i «gio-vani turchi» o alcuni dirigenti vicini a Franceschini, ma alla vigilia del discorso di insedia-mento di Napolitano l'umore che sembra prevalente nel Pd è una diffusa resistenza ad accollarsi la premiership del futuro governo. Per evita-re di legarsi troppo e dare in mano al Cavaliere un'arma formidabile, quella di azzop-pare e far cadere un esecuti-vo a guida Pd. «Ho grande sti-ma di Enrico Letta e credo che sarebbe molto capace e saprebbe guidare un gover-no», dice la presidente dimis-sionaria intervistata da Ma-ria Latella su Sky. «Ma se noi

dovessimo mettere il vice se-gretario del Pd a premier, non è questo il momento e verrem-mo meno alla linea politica che il partito ha assunto in questa fase difficile». Una posizione che coincide di fatto con quella dei «turchi» che in camera ca-

La Direzione deciderà

chi traghetterà il partito fino al congresso. Letta andrà alle consultazioni

ritatis non danno per scontato neanche lo sbocco di un gover-no insieme al Pdl. Tanto che il voto di fiducia al prossimo go-verno sarà il primo banco di prova della ipotetica scissione del partito. Posto che Sel, mal-grado gli impegni nero su bian-co della coalizione "Italiabene-

comune" di rispettare le deci-sioni assunte a maggioranza nei gruppi, difficilmente ingo-ierà il boccone di un governo con il Pdl. Certificando così la rottura di un'alleanza già fra-nata sui voti per il Capo dello Stato. Altra questione però è la presenza di ministri del Pd in un esecutivo che potrebbe es-sere politico più che tecnico: e qui il dibattito è tutto aperto. Se Bersani non crede molto ad una premiership in capo al suo partito, altri suoi fedelissimi come il capogruppo Speranza sembra siano propensi a non ostacolare un coinvolgimento pieno del Pd in un governo for-te e così pare anche una parte dei renziani. Anche se non è un mistero che il sindaco di Firen-ze vede bene un esecutivo che abbia vita non troppo lunga, quindi che duri magari un an-

no per andare poi alle elezioni. In ogni caso il Pd domani

riunirà la Direzione e lì si por-ranno una serie di questioni che andranno decise con un voto. La prima, se rinnovare o meno la fiducia a Bersani come vanno chiedendo in molti, da Franceschini a Fassino, ad Epifani, per garantire un timo-ne saldo che accompagni il partito fino al congresso. Un congresso che tutti concorda-no andrebbe anticipato, com-patibilmente con le procedure lunghe e tortuose previste dal-lo statuto e che sarà convocato però dall'assemblea nazionale, riunita a Roma tra una decina di giorni. Ma l'ipotesi che sia rinnovata una fiducia a Bersa-ni già in Direzione si scontra con la richiesta di renziani e «turchi» di avere una gestione «collegiale» aprendo a tutti le

porte della stanza dei bottoni e non lasciando il timone in ma-no al «tortello magico» degli emiliani vicini a Bersani. Quin-di è possibile un compromesso che garantisca le due esigenze, cioè un Bersani dimissionario ancora al timone, «commissa-

Zampa, portavoce di Prodi, si autosospende «Fare luce sui traditori

che hanno ucciso il Pd»

fiato» però da tutte le correnti; così come è possibile che Ber-sani non ceda al pressing e ten-ga ferme le sue dimissioni. Se-condo nodo da sciogliere, lega-to al primo: chi andrà alle con-sultazioni con Napolitano e con quale mandato? E probabi-le che se le dimissioni del lea-

der resteranno «irrevocabili» sarà Enrico Letta, in quanto vice, a guidare la delegazione dei capigruppo del partito, Speranza e Zanda. In quanto al mandato, pochi si fanno illu-sioni che non sia «fare quel che Napolitano ci chiederà di fa-re», per usare una felice sintesi di un alto dirigente Dem. In tutto ciò lo scontro e i veleni di questi giorni hanno lasciato morti e feriti sul campo: la por-tavoce di Prodi, Sandra Zam-pa, si autosospende chiedendo sia fatta luce sui «101 traditori» che hanno «accoltellato Bersa-ni e ammazzato il partito. Sta-volta non si può fare finta di niente, non si può chiuderla co-sì dopo quello che è successo, andrò avanti fino a che i 101 che non hanno votato per Prodi non avranno detto chi sono e perché l'hanno fatto». [CAR.BER.]

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coagularsi la sinistra. Velocis-simo a porsi il problema Nichi Vendola, già pronto a lanciare «un nuovo percorso, un nuovo

Il ministro Barca

viene già visto come un possibile

competitor di Renzi

cantiere» per «ricostruire dal-le fondamenta una nuova sini-stra di governo». Ieri, da Twit-ter, l'appello: «C'è stato un tra-vaglio, è stato un grande dolo-re. Ma c'è anche una nuova oc-casione per mettere insieme le

forze dei beni comuni, del ri-formismo sociale: occorre ria-prire la fabbrica di una nuova sinistra di governo». E opporsi a «forze assai potenti che im-pediscono al Paese una svolta a sinistra. Si vuole impedire il cambiamento. Questa classe dirigente volta le spalle al po-polo del cambiamento. Si blin-da nel Palazzo».

Ma chi potrà raccogliere la proposta, chi sarà interessato a partecipare, sabato 11 mag-gio a Roma, alla nascita di que-sto nuovo cantiere? «C'è un turbinio di persone del Pd che scrivono, chiamano, si infor-mano. Ma lasciamo prima de-

cantare questa situazione, so-no ancora traumatizzati da quello che è successo», si dan-no tempo di capire dalle parti di Vendola, «certo non sarà una riunione di vecchi pensio-nati della rivoluzione».

Pezzi di Pd sono pronti a muoversi? O sarà Barca a ca-talizzare la loro attenzione? «Non si deve fare un partito a sinistra del Pd, bisogna occu-pare diversamente lo spazio che il Pd ha occupato (male)

negli ultimi tempi», suggeri-sce dal suo blog ancora Civa-ti. «Non dobbiamo spostarci noi verso Vendola - aggiunge - ma portare la questione dentro il dibattito congres-suale del Pd».

Vendolapinva ateritre il Ndelie ianla.asinisini

Sin,rord

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FRANCESCA SCHIANCHI ROMA

«Con l'elezione del presiden-te della Repubblica sono emersi due modi diversi di interpretare la sinistra». Pippo Civati, parlamentare, tra i giovani del Pd, sabato al-la votazione che ha eletto Napolitano ha optato per la scheda bianca. Tentato a lungo dal nome di Rodotà. Lo diceva già una settimana fa: «Se il Movimento 5 stelle ci propone il nome di Rodotà, il Pd deve fare una riflessio-ne». Non l'ha fatta, e dopo i tre giorni più traumatici del-la storia del Partito demo-cratico, con una segreteria dimissionaria e tensioni fuo-ri controllo, il nome dell'ex presidente del Pds è diventa-to uno spartiacque tra, per dirla con il deputato monze-se, «due modi diversi di in-tendere la sinistra».

Da una parte chi voleva Rodotà - come Sel, che lo sempre votato tranne nella votazione di Prodi, ma an-che il ministro Fabrizio Bar-ca, neoiscritto al Pd e già in-dicato come possibile com-petitor di Renzi, così come un uomo della sinistra legata al lavoro come l'ex leader Cgil Sergio Cofferati, che ha fatto una nota di sostegno insieme al segretario della Fioco Maurizio Landini, co-me una parte dei giovani de-putati, l'ala più gauche del gruppo parlamentare -, dal-l'altra, chi invece non lo avrebbe mai fatto passare, considerandolo troppo laico o troppo di sinistra, «se si fosse andati al voto su Rodo-tà, i voti non ci sarebbero stati», spiega chiaramente uno dei giovani più in vista del Pd, Matteo Orfini.

Ora, dopo l'esplosione del Partito democratico, tocca capire come potrà di nuovo

Vendola prova a tentare il Pd che guarda a sinistra 11 leader Sel: occasione per un nuovo cantiere di governo Ma Civati: nessuna fuga, il tema al centro del congresso

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99 ROMA

Venclolaprmatentire il Pii elle guirila asinistni

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o grande rispet- to per il presi- dente della Re-

pubblica Napolitano, per il profilo che ha dimostrato in questi anni, ma noto allo stesso tempo che aver scelto lui indica una crisi esplicita della politica». Il segretario generale della Fiom Mauri-zio Landini usa toni pacati ma parole nette nel commen-tare quanto accaduto negli ultimi giorni: «Mi pare un fatto negativo e preoccupan-te che il Parlamento non ab-bia saputo fino in fondo svol-gere la propria funzione».

Sabato lei e Cofferati avete fatto una nota per dire che

Maurizio Landini

quella di Rodotà, sul cui no- me s'è consumata una spac- catura nel centrosinistra, era una candidatura di alto profi- lo. Come voi la pensa il mini- stro Barca...

«Io penso che l'elezione del presidente della Repubblica deb-ba avvenire non sulla base di ac-cordi politici le-gati a cosa farà dopo il capo dello Stato eletto, ma sul profi-lo del candidato. E ritengo che Rodotà abbia tutte le caratte-ristiche per rispondere alla ri-

chiesta di cambiamento del Paese, garantendo che venga seguita la Costituzione, che vengano assicurati diritti, la-voro, democrazia estesa. Ho espresso la mia opinione: che

abbia coinciso con altre dichia-razioni è un fatto casuale, non concordato». 1130 aprile sia Bar- ca che Rodotà sa-

ranno ospiti di un convegno organizzato dalla Fiom...

«Si tratta di una iniziativa in gestazione da un mese, quan- do non era prevedibile ciò che

sarebbe avvenuto. Abbiamo coinvolto Barca e Rodotà, ma anche tanti altri, inclusi gio-vani, studenti, precari, per parlare di lavoro e welfare. Perché riteniamo che le poli-tiche del governo Berlusconi prima e Monti poi siano al-l'origine della ingiustizia so-ciale in cui siamo. Non è detto che chi partecipa sia comple-tamente d'accordo con le idee della Fiom, ma vorremmo che questa iniziativa offrisse un terreno di riunificazione a quelli che vogliono cambiare la situazione».

Il centrosinistra si è frantu-

mato, il Pd è esploso, Vendola apre un nuovo cantiere: che ne pensa?

«Non so se di fronte alla crisi dei partiti ci sia da fare un nuo-vo partito, ma da sindacalista quello che mi interessa è che le forze politiche tornino a occu-parsi di lavoro. Un anno e mez-zo fa la Fiom ebbe incontri con tutti i partiti di allora, per chiedere di costruire un pro-getto che mettesse al centro il lavoro: se qualcuno lo fa ben venga. Poi ci sarà da capire quale sostegno intendono da-re al governo».

Un governo di larghe intese: come lo giudica?

«Se la prospettiva è quella di un esecutivo come quello di Monti, non è quello di cui il Pa-ese ha bisogno. Noi chiediamo un cambiamento: per questo abbiamo indetto la manifesta-zione del 18 maggio, non con-tro qualcuno, ma per dire cosa è urgente fare. Bloccare i li-cenziamenti, incentivare il ri-corso ai contratti di solidarie-tà e la riduzione degli orari, ri-lanciare una politica di investi-menti, una legge sulla rappre-sentanza...». [F.SCH.]

"Siamo pronti a offrire un terreno

di riunificazione" Il segretario della Fiom Landini

"Al Paese serve un cambiamento"

LA mAN F STAZ: 0.

«I118 rna,ggio in piazza, per dire che cosa

è urgente fare»

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Grillo eorrcgge ma non troppo "Un golpettino"

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Grillo corregge ma non troppo "Un golpettino" Conferenza stampa a Roma del leader dei 5 Stelle "I partiti sono terrorizzati, democrazia al lumicino"

ANDREA MALAGUTI ROMA

piccole rivoluzioni pacifiche. Parla Beppe Grillo. E si concede alle do-mande dei giorna-

listi italiani. O almeno ci pro-va. Convoca la stampa in una posto favoloso che si chiama Città dell'Altra Economia (so-le, bancarelle, parchetto con giochi per famiglie) infilato nellla pancia di Testaccio -quartiere culto-pop di Roma -e si aggrappa a un microfono fissato a un tavolo da circolo Arci davanti a una valanga di telecamere, di parlamentari Cinque Stelle e di militanti. Comizio-stampa, più che con-ferenza stampa. Ogni rispo-sta è un fiume che trascina un miliardo di parole non sem-pre coerenti e non sempre sintetizzabili (del resto anche le domande finiscono per es-sere un filo scollegate). Ma se uno riesce a navigarle ci trova un bel po' di calore. E anche di senso. La sua voce è la solita cresta umida alla genovese che tende a separarlo dal mu-ro degli sguardi. Il suo volto di

gomma, noto e antico, si tra-sforma col passare dei minuti, consegnando alla fronte, alle guance, allo sguardo, una sfu-matura cartografica e sidera-le che lo spara lontano anni lu-ce. Adesso basta capire se lag-giù, dove vuole arrivare lui, ci sia il nulla. Oppure il futuro.

Beppe Grillo, direbbe anco-

ra che l'elezione di Napolita-

no è un colpo di Stato?

«Direi che il Napolitano bis è un golpettino istituzionale furbetto, giocato sulla sfuma- tura delle parole. Direi che nottetempo si sono riunite quattro persone - Bersani, Berlusconi, loro - e hanno de- ciso per un intero Paese. Sono andate nello studio del Presi- dente Napolitano e hanno

detto: qui c'è in ballo la demo-crazia. Ci sono i cittadini den-tro il Parlamento. E vogliono cambiare il sistema. Perciò Pd e Pdl, terrorizzati, si sono ruba-ti un altro anno di tempo».

L'Italia può andare avanti un

altro anno così? «No. La democrazia è al lumici-no. Le piccole e medie imprese sono stremate e solo grazie a noi sono stati sbloccati 40 mi-liardi della pubblica ammini-strazione. I giovani se ne van-no. E i partiti parlano di esecu-tivo Amato (ex tesoriere di Craxi) oppure di Letta, che non so nemmeno quanti siano que-sti Letta. Fanno inciuci da 20 anni e si passano la borraccia come Coppi e Bartali».

Se l'orizzonte è questo, non

era meglio trovare l'accordo

col Pd?

«Non provate a darci la colpa per quello che è successo. Quando il signor Bersani è ve-nuto da noi, non ha chiesto una collaborazione, ma i voti. Ha fatto scouting. Se ci avesse detto: governiamo assieme, ci saremmo messi lì e ci avrem-mo pensato. Bastava dichia-rasse: abroghiamo questa leg-ge elettorale. Oppure: rinun-ciamo al finanziamento pub-blico. Niente. Ma c'è una cosa che mi fa impazzire».

Quale?

«Che questi hanno sfasciato il Paese e non hanno avuto nem-meno la forza di riconoscere che il Movimento 5 Stelle, par-tito dal nulla tre anni fa, è di-ventato la prima forza italiana. Ci trattano come i grillini, co-me gli sfigati. Invece noi siamo lì che lavoriamo».

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Grillo eorrcgge ma non troppo "Un golpettioo"

22/04/2013 press LinE LA STAMPA Direttore Responsabile: Mario Calabresi

Periodicità: Quotidiano

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Su che cosa? «Ad esempio sulla legge 54 per l'incandidabilità di Berlusconi. Noi vogliamo il Parlamento pu-lito, la scuola pubblica, l'acqua pubblica, una sanità pubblica. Vogliamo il voto di preferenza e il rispetto del referendum. Non sono cose di sinistra queste? Perché non le hanno fatte loro? Preferiscono l'agenda Monti. E così potranno anche evitare di parlare dello scandalo del Monte dei Paschi su cui serve subito una commissione d'in-chiesta».

Perché avete mollato Prodi?

«Prodi è un uomo con dei pregi e moltissimi difetti. E la rete ha scelto Rodotà».

Con quanti voti? «Non lo so».

Rodotà è fuori dal sistema? «Io l'ho anche attaccato per le pensioni d'oro, ma Rodotà era il garante di tutti. Un uomo in-corruttibile. Fuori dai giochi».

Lo proporrete alla presidenza del Consiglio?

«...». Si alza come in trance. Non risponde. Va a cambiarsi la camicia. La capogruppo alla Camera, Roberta Lombardi, interviene per lui. «Nessuna

possibilità di confronto con questi partiti». Grillo torna. Vestito di nero. Riagguanta il microfono.

«La nostra è una iperdemo-crazia alla quale i partiti non sono abituati. Per questo han-no applaudito all'elezione di Napolitano. Era contro di noi, un applauso di scherno. Loro chiusi nel Palazzo. La gente fuori a contestare».

Perché non ammette che ha sbagliato a invocare la marcia su Roma?

«Ho solo detto: andiamo a Ro-ma. Non per fare cose violente, ma per incontrarci. È il MoVi-mento che impedisce alla ten-sione sociale di esplodere. Di-versamente ci sarebbero i nazi-sti come in Ungheria o Alba Dorata come in Grecia. Siamo seduti su una polveriera. Io vo-levo andarci a Montecitorio. Ma la polizia me lo ha sconsi-gliato. Perciò ho rinunciato. Eppure resto perplesso».

Da che cosa? «La risposta della gente non è stata quella che mi aspettavo. Erano pochi, in fondo. Siamo un Paese di anziani e impiegati statali. Galleggiamo sulla cri-si. Abbiamo paura di cambia-re. Anche per questo ci sono ancora nove milioni di voti per Berlusconi».

Che cosa farete da oggi in poi? «Staremo un po' all'opposizio-ne. Saremo vigili. Saremo i di-sinfettanti dei cittadini».

Chi è Beppe Grillo? «Mi hanno dipinto come un fa-scista, un omofobo, un antise-mita. Mi hanno paragonato a Hitler. E poi mi chiedono per-chè non amo la stampa e la tv. Ma io sono solo uno stupido cu-rioso che fa domande».

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Il veto di Berlusconi su un governo tecnico

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Il veto di Berlusconi su un governo tecnico Cicchitto e Bondi propongono una Costituente per le riforme

ROMA

«È già un miracolo che io ab-bia resistito da 20 anni perse-guitato dai processi», dice Berlusconi lasciando Palazzo Grazioli per volare verso Mi-lano e ai sostenitori che lo ap-plaudono aggiunge: «Dovete essere fiduciosi sulla mia ca-pacità di resistere». Il Cava-liere chiude la settimana con diversi punti a suo vantaggio e oltre a resistere va all'attacco perchè, dopo la rielezione di Napolitano su cui aveva pun-tato fin dal primo giorno dopo le elezioni, ora chiede la gran-de coalizione. Non si accon-tenterà di un governo formato da ministri di area: certo, qualcuno fuori dai partiti po-

trà esserci e tra i saggi nominati dal presidente della Repubblica diversi nomi buoni ci sono, ma l'ossatura deve essere tutta po-litica. Insomma, questa volta non ci si può nascondere dietro un dito e non si può dare un orizzonte breve.

Il saluto del Cavaliere ai suoi sostenitori

«Dovete essere fiduciosi sulla mia resistenza»

Questione economica al pri-mo posto, senza dubbio, ma per fare le riforme costituzionali ci vogliono almeno due anni. Se poi l'esecutivo durerà tutta la legislatura meglio perché la po-

litica deve dimostrare di essere in grado di cambiare l'Italia, aiutare le imprese e le famiglie. Nei suoi otto punti presentati prima e dopo la campagna elet-torale c'è tutto ciò che serve. Senza dimenticare che una del-le priorità è cambiare la mac-china dello Stato e il funziona-mento delle istituzioni. Ecco quindi la proposta di una Costi-tuente per le riforme avanzata ieri Da Cicchitto e Bondi. «Solo quando avremo superato la gravità della crisi economica e disegnato un nuovo sistema di governo - spiega Bondi - si po-trà tornare a testa alta di fronte al corpo elettorale». «Per noi -osserva Cicchitto - c'è un ram-marico e una recriminazione: speriamo che sia l'ultima volta

che un Presidente si elegge co-sì, e proponiamo che la prossi-ma volta lo elegga direttamente il popolo. Avevamo proposto, pochi mesi addietro, una legge per raggiungere questo risulta-to, siamo riusciti a farla appro-vare in Senato ma poi, alla Ca-mera, per colpa della sinistra non è passata».

Berlusconi è attento a non forzare la mano, osserva con preoccupazione le convulsioni dentro il Pd, i veti sul nome di Enrico Letta, i no alle larghe in-tese che montano tra i Demo-cratici. Non vuole mettere in difficoltà Napolitano: attende di sentire cosa dirà oggi il capo dello Stato alla Camera alle 17. Ma il Cavaliere vuole volare alto con un accordo di pacificazione

e non prevede un piano B cioè un governo che non sia espres-sione dei partiti. «Non so se il governo di larghe intese nasce-rà, se deve nascere deve essere forte, bisogna ragionare su co-me abrogare l'Imu e rimborsar-la, bisogna rispondere alla crisi.

Non vuole infierire sulle difficoltà

del Pd ma è pronto a tornare alle urne

Noi sosterremo con ogni forza gli impegni contenuti nel nostro programma». sostiene il segre-tario del Pdl, Angelino Alfano.

Berlusconi è convinto che le sue esigenze corrispondano a

quelle di Napolitano: il capo del-lo Stato non può rischiare, ci ha messo faccia e non farà un go-vernicchio o un altro governo di tecnici. Se poi nel Pd non rie-scono a trovare la capacità di decidere e mantenere la parola, allora si aprirà la strada del vo-to. E l'ex premier del centrode-stra è sicuro di vincere questa volta. Alla Bindi che esclude le larghe intese, Daniela Santan-chè dice che «purtroppo non ha capito quello che è successo e che sta succedendo, soprattut-to fuori dai palazzi. Non com-prende che gli italiani sono allo stremo e che è urgente un go-verno di coalizione che sia il più forte possibile per potere dare in fretta le risposte di cui il Pae-se ha bisogno». [A.L.M]

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22/04/2013

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press unE ia

AFFARI &FINANZA Direttore Responsabile: Ezio Mauro

Le utilities primatiste a Piazza Affari L'INDICE DI BORSA ITALIANA DELLE SOCIETÀ DI PUBBLICI SERVIZI SALITO DELL'11,32% A METÀ APRILE CONTRO L'8% DEL FTSE MIB. ADESSO PERÒ IL TAGLIO DEI PREZZI DI GAS E LUCE IN BOLLETTA RISCHIA DI INCIDERE NEGATIVAMENTE SUGLI UTILI DELLE IMPRESE. IN PIÙ CALANO I CONSUMI

Walter Galbiati

Milano i< C icura come una utility".

E' un leit motiv degli in-vestitori cui piace scommettere sulle società che forniscono ser-vizi pubblici di luce e gas. Un ada-gio che negli ultimi dodici mesi di mercato ha risposto al vero. Il palmares borsistico italiano offre pochi segni meno e tanti più.A1 di là delle singole vicende societa-rie, il settore havissuto un anno di tutto rispetto. L'indice di Borsa Italiana delle società che opera-no nei servizi pubblici a metà aprile era cresciuto dell'11,32% contro una performance del Ftse Mib dell'8%. Ne fanno parte so-cietà come Enel (+9,6%), A2a (+9,4%), Acea (+10%), Iren (+37%), Hera (+42%), Snam (+9,5%) e Terna (+19,9%). Qual-che mugugno invece ha dovuto registrarlo, chi ha preferito pun-tare sull'indice dei gruppi che operano nel petrolio e nel gas, sceso tra aprile 2012 e aprile 2013 dello 0,4%. Il diverso andamento tuttavia è da imputare più a sin-goli casi che ha un andamento generale. Eni (+9,3%), Erg (+18,4%), Saras (+16%) sono riu-scite ad avere performance supe-riori al mercato, mentre due co-lossi come Saipem (-40%) e Mai-re Tecnimont (-47%), entrambe attive nei grandi contratti per grandi opere nelle attività ener-getiche, hanno dovuto fare i con-ti la prima con un calo delle com-messe, la seconda con una crisi fi-nanziaria che le ha imposto una

ricapitalizzazione e l'ingresso M un nuovo socio. A gennaio 2013 il nuovo amministratore delegato di Saipem, Umberto Vergine ha inaspettatamente rivisto al ri-basso le previsioni degli utili per il 2012 nonché le previsioni sui ri-cavi e i profitti del 2013, facendo perdere al titolo la metà della sua capitalizzazione. Maire Techni-mont, invece, ha chiuso il bilan-cio in rosso per oltre 200 milioni, ha avviato un aumento di capita-le da 150 milioni di euro e ha ne-goziato le scadenze dei debiti con le banche.

La scelta di valutare l'anda-mento del settore ad aprile non è casuale, perché questo mese po-trebbe segnare una svolta: dal primo del mese sono entrate in vigore le nuove tariffe sul gas e sull'elettricità. I prezzi del gas in bolletta scenderanno del 4,2% (e sarà il primo calo da tre anni a questa parte), mentre quelle del-la luce dell'1%. Il ridimensiona-mento è stato voluto dall'Autho-rity per l'energia che ha imposto un nuovo metodo di calcolo, dando maggior peso ai prezzi spot (quelli giornalieri), oggi più favorevoli rispetto ai prezzi dei contratti pluriennali, Nel calcolo della componente "materia pri-ma", l'incidenza dei prezzi spot è stata aumentata dal5 al20%, por-tando così le proporzioni fra prezzi di lungo termine e spot ri-spettivamente all'80% e al 20%, a fronte dei precedenti 95% e 5%. Questo intervento ha consentito, nonostante le elevate quotazioni del petrolio, un calo del 7,2% del peso della materia prima, che rappresenta il 40% della bolletta. Per quanto riguarda invece l'e-nergia elettrica, la riduzione dell'I% è stata determinata prin-cipalmente dal calo (-3,7%) del-la componente riferita alla pro-duzione e alla commercializza-zione dell'energia elettrica che ha contribuito con una variazio-ne del — 2,2% alla riduzione del-

la spesa finale. Si tratta di una mannaper i consumatori e le pic-cole imprese alle prese da qual-che anno con il caro energia. Per le famiglie il risparmio comples-sivo sarà di 60 euro su base an-nua: 5 euro di minor costo per l' e-nergia elettrica e di 55 euro per il

metano. Ma secondo gli analisti di Equita sim, potrebbe tradursi in minor utili per le società impe-gnate nel settore. Non tanto per i grandi gruppi, che riusciranno a proteggersi finanziariamente contro i ribassi quanto per le pic-cole municipalizzate. Le più col-

pite potrebbero essere proprio le aziende dei Comuni di Milano, Torino-Parma e Bologna, qualo-ra la copertura assicurativa risul-ti possibile solo peri contratti uti-lizzati dai grandi player (take or pay) e non per quelli delle muni-cipalizzate. In questo caso gli uti-

li di A2a, di Iren e di Hera potreb-bero scendere nel 2014 rispetti-vamente del 27%, del 37% e del 35%. Diversamente il calo sarà tra il 7 e il 10% per A2a e tra il 10 e il 14% sia per Hera che per Iren.

Alla riduzione delle tariffe si devono poi sommare le difficoltà

legate alla crisi economica che stanno imponendo piani di au-sterity alle aziende. L'ufficio stu-di di Ubs, la banca svizzera attiva anche in Italia, prospetta un calo della domanda di energia, legato alla recessione, e pone l'accento sulla concorrenza alle aziende più tradizionali da parte di quelle più innovative che hanno svilup-pato le fonti rinnovabili. Per Ubs, le centrali a gas cresciute a dismi-sura subito dopo le grandi priva-tizzazioni, soffrono ora di un cro-nico problema di sovraccapacità tanto che il 45% degli impianti andrebbe spento per stabilizzare i profitti. Così, dopo il grande shopping passato, ora le parole d'ordine per i «big» dell'energia sono tagliare il debito, dismette-re gli asset non strategici e fare ef-ficienze sui costi (fino al 15% sui base) con inevitabili riflessi su di-videndi e investimenti.

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