· Fortunatamente la crisi passò e quando, sul finire del 1836, la polizia elveti- ... la poesia...

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i problemi del Paese in cui viveva: nel 1836 fondò la Giovine Svizzera, che aveva come obiettivo una maggiore coesione fra i cantoni della Dieta.

2.5 La prima fase londinese

Negli ultimi mesi del 1836 una profonda crisi morale colpì Mazzini: il pen-siero delle sconfitte subite, il ricordo dei numerosi giovani caduti inseguen-do il suo ideale, la stanchezza dell’esilio, la solitudine e le persecuzioni

Mazzini fonda a Marsiglia la Giovine Italia

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subite lo gettarono in una profonda disperazione, tanto che fu sul punto di abbandonare la politica. Se guardava al passato, non vedeva che falli-menti. Non rinnegava una sola delle sue idee, ma si domandava se avesse il diritto di sacrificare anche gli altri ai suoi ideali.Fortunatamente la crisi passò e quando, sul finire del 1836, la polizia elveti-ca lo espulse dal territorio nazionale, si trasferì a Londra con animo sereno.Il 12 gennaio 1837, alle quattro del pomeriggio, Mazzini mise piede sul suolo britannico e vi rimase per undici anni senza interruzione. La capitale inglese gli offrì subito la libertà: poteva portare il suo nome, muoversi sen-za impedimenti, stringere amicizia con persone importanti che simpatizza-vano per la causa italiana. Tutto questo gli permetteva di sopportare con maggiore serenità la lontananza dalla madre e dalla patria.Nei primi mesi del suo esilio londine-se, Mazzini, poverissimo, divideva la casa con i fratelli ruffini, suoi amici e compagni di lotta. Fu una difficile convivenza che deteriorò i loro rap-porti. Studiava l’inglese e sperava di guadagnarsi da vivere con la penna, come Foscolo.Grazie all’amicizia di eliza fletcher, un’anziana nobildonna scozzese che lo aiutò nei primi anni del suo sog-giorno oltremanica, ottenne un per-messo d’ingresso alle sale di lettura della biblioteca del British Museum, dove si recava tre volte a settimana per leggere e studiare (e per rispar-miare sul riscaldamento domestico). Poi arrivò, quasi inaspettatamente, la collaborazione con Le Monde dove fu assunto come corrispondente dall’Inghilterra assieme a George Sand, giornalista di cultura e costume. Dopo pochi mesi però fu licenziato perché nei suoi articoli non risparmiava critiche durissime al governo inglese:

Questa Camera – scrisse in uno dei suoi interventi – così materialista, così fredda, così funzionale, che dà ascolto solo a misere questioni di potere o a nozioni di piccolo interesse pratico immediato; questa Camera che si annoia quando si discutono i grandi principi ed è as-sente quando si parla del popolo e dell’avvenire!

George Sand

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Autorevoli personaggi, intanto, si erano schierati ancora una volta in sua difesa: Dickens aveva pubblicato un appello a favore degli esuli romani, Victor Hugo aveva preso le difese di Roma e George Sand aveva scritto: «Non siamo tutti corrotti!». I giornali cattolici, tuttavia, rilanciarono a Maz-zini l’accusa di essere un pericoloso anarchico e di esercitare senza scrupo-li la lotta armata.

4. ancora cospirazioni (1850-1858)

4.1 il Partito d’azione

Mazzini arrivò a Londra nel febbraio del 1851. Mancava da quasi tre anni dalla città che aveva eletto a suo domicilio stabile, ed era come se tornasse a casa propria. Forte del sostegno dei fedeli collaboratori e compatrioti che l’avevano seguito (Saffi, Pisacane, Quadrio), trovò la forza per rilanciare la lotta.Nel 1853, in seguito alla dura repressione (attuata dalle autorità austria-che) dei moti insurrezionali scoppiati a Milano nel mese di febbraio, diede vita al Partito d’azione, struttura politica che mirava al raggiungimento dell’unità nazionale attraverso un programma di insurrezioni in funzione anti-sabauda. La creazione del partito fu seguita dalla fondazione di un nuovo giornale in lingua francese, Le Proscrit, le cui tesi antisocialiste avrebbero offeso George Sand tanto da indurla a rompere i suoi rapporti con Mazzini.

Rossetti, Ingresso dei francesi in Roma nel 1849 (litografia del 1861)

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5.4 Venezia e roma: continua la rivoluzione

Stava arrivando la primavera del 1861 e con essa il piano di Mazzini e Garibaldi (stabilito nel settembre dell’anno precedente) si sarebbe dovuto attuare. Maz-zini fondò l’Associazione unitaria italiani, mentre Garibaldi iniziò a collaborare con i Comitati di provvedimento locali di cui facevano parte i democratici in-dipendenti. Questo fervore allarmò i moderati e i conservatori, resi più deboli anche dalla morte inaspettata di Cavour, avvenuta nel giugno del 1861.I due patrioti, tuttavia, avevano visioni diverse rispetto alle modalità secondo cui procedere. Mazzini riteneva che bisognasse agire innanzitutto per liberare Venezia: la sconfitta dell’Austria, nelle sue previsioni, avrebbe fatto crollare l’intero sistema europeo, consentendo anche la conquista di Roma. Un attac-co diretto alla Città Santa, invece, avrebbe esposto pericolosamente l’Italia su due fronti: la Francia e l’Austria sarebbero intervenute entrambe a sostegno del papa.Garibaldi, invece, pensava di agire immediatamente per liberare roma. E in-fatti, nell’estate del 1862, riunì in Sicilia un gruppo di volontari che avreb-bero dovuto raggiungere la Città Eterna. Quando Mazzini si rese conto che Garibaldi avrebbe portato a termine il suo progetto con o senza di lui, in una lettera a uno dei più importanti patrioti scozzesi, scrisse:

È perfettamente vero – malgrado le calunnie del Times – che, per diciotto mesi, mi sono provato di persuadere Garibaldi, dover noi anzitutto dirigere i nostri sforzi verso Venezia. Ora però il dado è gittato. L’assurda opposizione del governo ad ogni disegno concer-nente Venezia, l’insolente ostinazione di Luigi Napoleone e gl’istituti del popolo italiano hanno deciso la questione, e ogni discussione sull’argomento è oggimai fuor di luogo. Un popolo intero ha ripetuto la parola d’ordine – Roma – noi dobbiamo obbedire; e, in quanto a me, aiuterò, secondo le mie forze, il moto.

Il 29 agosto del 1862 il contingente di duemila volontari che Garibaldi stava conducendo verso Roma fu attaccato dall’esercito regolare schierato dal governo italiano. Garibaldi cercò di evitare le truppe regie seguendo un percorso meno battuto nel cuore delle montagne dell’aspromonte, ma fu comunque intercettato dai bersaglieri. In seguito allo scontro a fuoco che ne nacque, fu ferito, arrestato, condotto a La Spezia e rinchiuso nel carcere del Varignano.La notizia si diffuse subito in tutta la penisola. Mazzini seppe della disfatta mentre era Lugano, dove si era trasferito per seguire più da vicino i fatti, e promise che l’Aspromonte «avrebbe concluso un periodo, il periodo d’azione legale e avrebbe cominciato quello dell’azione extra-legale».

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analisi grafologica

Per comprendere la complessa personalità di Mazzini non si può non fare riferimento al suo celebre motto «Pensiero e azione», chiave interpretativa della sua intera vicenda personale e politica, segnata da una forte idealità e, al contempo, da scelte difficili, da inevitabili fallimenti e dal doloroso con-fronto con la realtà storica.La sua scrittura rivela un’intelligenza portata all’astrazione, caratterizzata da un’acuta capacità di analisi, da un’attenta riflessione critica, da preci-sione e metodo. Il tracciato grafico presenta dei «distacchi della penna» nei tratti che collegano tra loro le lettere in seno alle parole (segno grafologico staccata-frammentata).Questa caratteristica sembra dare ragione a quanti videro in lui un uomo che portava avanti da solo le sue battaglie, sprecando, spesso, risorse prezio-

se in ripetuti tentativi rivoluzionari destinati a fallire, perché isolati e privi di coordinamento con iniziative analoghe.La grafia minuta, con un buon lar-go tra le parole, rivela, oltre a una profonda capacità di analisi e di in-dagine, uno spirito critico raro e ge-niale. Il tratto si direziona verso l’al-to; anche le lettere e i tagli delle «t» si allungano in tale direzione, nella sfera degli ideali e della spiritualità, confermando la sua visione religiosa della vita.«Dio e popolo» erano i perni attorno ai quali ruotava il suo credo: Dio in quanto creatore; il popolo come mo-tore del progresso.La firma, affine al testo, conferma

le caratteristiche temperamentali del soggetto e ne sottolinea lo slancio idealistico che lo portava a lottare per gli altri e a sacrificarsi per la causa sociale senza scendere a compromessi. Mazzini cercò, infatti, di fare del Risorgimento un movimento di popolo, tenendosi a distanza dagli intrighi delle diplomazie e dagli interessi delle classi dirigenti, preoccupate per man-tenimento dell’ordine sociale.Sul piano intellettivo, la sua scrittura è indice di buone potenzialità e di una notevole varietà di interessi. Ma se ne evince anche una certa paura di

Manoscritto datato 11 maggio 1860: lettera a Celeste Gandolfi per esortarlo

ad agire nella provincia romana

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essere abbandonato, tanto da rompere ogni relazione affettiva con perso-ne e luoghi per il timore, a livello inconscio, di dover affrontare eventuali distacchi.

A cura di Giuliana Giacovelli.Laureata all’Università di Urbino in tecniche grafologiche,

da anni si occupa di orientamento professionale e scolasticocon l’ausilio dell’analisi grafologica.

[email protected]

Carta astrale

Come Garibaldi, con cui condivise ideali e programmi, Giuseppe Mazzini (Genova, 22 giugno 1805) nasce nel segno del Cancro e, fin da ragazzo, ne mostra i tratti tipici: sensibilità, introversione, attaccamento alla famiglia (in particolare alla madre) e alla Patria. Nel suo caso, però, tali caratteri sono rafforzati dalla presenza di Venere nel Cancro, che spiega il suo amore per le lettere, la storia, la scrittura, la poesia e la musica, oltre che la vocazione all’insegnamento e all’educazione del popolo.La posizione di entrambi i pianeti in X Casa (la professione, le aspirazioni, la figura della madre) ci dice, inoltre, della sua popolarità fin da quando, ancora studente, veniva considerato dai compagni un «capo» per il coraggio dimostrato nell’affrontare gli insegnanti, di cui criticava i metodi, susci-tandone lo sdegno per i toni polemici e provocatori, ma svela anche l’indi-scussa ammirazione suscitata per l’ingegno profuso in annose polemiche e discussioni filosofiche. Lo conferma la posizione di Mercurio (la mente, la comunicazione) nei Gemelli (il segno dell’intelligenza rapida e versatile) in aspetto con Marte e Plutone, che si traduce in un linguaggio incisivo, diret-to, talvolta aggressivo ma penetrante ed efficace.Ciò trova riscontro in una brillante carriera come giornalista e scrittore, oltre che come politico, e nella laurea in Giurisprudenza, sebbene come dottore in legge abbia esercitato per soli due anni – e senza compenso – nell’ufficio dell’Avvocatura dei poveri, un istituto di giustizia e di pietà. Non a caso, gli ideali di uguaglianza, libertà e dignità ispirarono tutta la sua vita e la sua lotta per l’indipendenza e l’Unità d’Italia.Pur avendo ereditato dalla famiglia, e in particolare dalla madre, rigore mo-rale e senso del dovere, viene descritto, infatti, come uno spirito risoluto e ribelle, avverso ai soprusi e alle ingiustizie. Questi due tratti si rilevano nell’Ascendente Bilancia, segno dell’equilibrio, della giustizia e della legge; nonché dalla presenza, nello stesso segno, sia di Saturno (la tradizione, il

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rispetto delle regole e delle istituzioni) sia di Urano (la riforma, la ribellione, la libertà), entrambi in aspetto con Mercurio.

Nella sua vita Mazzini, pur costretto a pagare un prezzo altissimo alla sua integrità e al suo coraggio con la reclusione e l’esilio, da cui tornò sempre più esile e debilitato (Marte in XII Casa: nemici nascosti, malattie, prove), riuscì a coniugare tali valori con un grande equilibrio umano e politico. La sua tenacia (Marte in aspetto con Plutone) fece sì, peraltro, che riuscisse a rinforzare il corpo con l’esercizio fisico fin da ragazzo per non essere da meno dei suoi coetanei.

Ritratto psicografico di Giuseppe Mazzinia) Giudizio massimo: sapienza divinab) Affetto massimo: patriottismoc) Carattere: liberale

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Le donne ebbero un ruolo importante nella sua vita. Innanzitutto la madre Maria (Venere in Cancro al Medio Cielo, ossia il punto più alto dell’orosco-po), con cui ebbe un rapporto privilegiato di affetto, confidenza e com-prensione. Il temperamento di Maria, fervente repubblicana, spregiudicata, sebbene severa e rigorosa, è ben rappresentato nel tema natale di Mazzini anche dalla Luna (ideale femminile) in Ariete, segno di fuoco che simboleg-gia istinto, azione, lealtà, coraggio, ma anche un’intensa emotività, sensibile ai colpi di fulmine.Al giovane Giuseppe capitò, in effetti, d’innamorarsi di diverse donne, e di una, in particolare, dalla quale ebbe un figlio. Tuttavia, gli eventi lo por-tarono a separarsi da lei: Saturno in Bilancia (il segno della relazione, del matrimonio), in aspetto con Venere, suggerisce che dovette sacrificare la vita affettiva ai suoi ideali; o che, forse, non riuscì mai a trovare una donna che potesse competere con il modello materno.Interessante, infine, il suo credo, ma laico, in un Dio dell’umanità: una fede intesa come sentimento morale, forza eterna della politica. Mazzini fu, in-somma, un pioniere, portatore di idee nuove e rivoluzionare: amato e odia-to, è diventato un’icona della nostra Storia.

Maria Teresa Zilembo