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Organizzazioni… organismi che nascono, evolvono e muoiono
USI - Facoltà di scienze economiche, CORefoc
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Centre for Organisational Research CORe – USI
Il Centre for Organisational Research (CORe) è uno dei centri di
ricerca della Facoltà di economia dell’USI, finanziato esclusivamente
da enti esterni, come il Fondo Nazionale Svizzero (FNS) e la
Fondazione Europea per la Scienza (ESF). Diretto dal professor
Alessandro Lomi, è al centro di una ricca rete di collaborazioni
internazionali, cosa che lo sta rendendo uno dei punti di riferimento
europei nello studio delle teorie organizzative e della comprensione
delle organizzazioni economiche.
web:
www.core.eco.usi.ch
Cosa lega un ristorante a un ospedale, un’università o una banca a un negozio della più importante via commerciale della città? Sono tutte organizzazioni. Darsi delle regole per il raggiungimento di un fine comune è ciò che rende un semplice gruppo di persone, un’entità complessa, strutturata, un’organizzazione. L’evoluzione di queste entità, tutt’altro che astratte, e il ruolo di chi, come manager, ha il compito di gestirle, ha un peso sempre maggiore nella nostra società. La globalizzazione, la mobilità internazionale stanno portan-do alla creazione di team di lavoro e gruppi manageriali sempre più eterogenei; capire come si alimenta la diversità organizzativa e quale ruolo giuoca la diversità manageriale sono temi di crescente rilevan-za. Grazie anche ai progetti di ricerca condotti da Filippo Carlo Wezel, esperto in teoria delle organizzazioni, il Centre for Organisational Re-search sta diventando un centro di riferimento europeo; ma perché studiare le organizzazioni? “Capire la loro nascita ed evoluzione – spiega Wezel - ha ramificazioni enormi: esiste una varietà di fenome-ni che possono essere letti attraverso l’analisi delle organizzazioni; la crescita stessa di produttività dei sistemi economici o la disoccupa-zione sono fenomeni legati alla performance di organizzazioni”.
Dal negozio sotto casa alle imprese di revisione conti, passando per ospedali e università: è il mondo delle organizzazioni, entità con le quali ci confrontiamo ogni giorno; ma come nasco-no, evolvono o muoiono? E qual è il ruolo di chi ha il compito di gestirle? Un quadro ricco di spunti emerge dagli studi condotti all’USI dal prof. Filippo Carlo Wezel, leader di un progetto di ricerca sui processi di rotazione demografica generati dalla mobilità dei top manager.
«Ognuno di noi nasce, vive e lavora all’interno di organizzazioni; studiarle vuol dire confrontarsi con un mondo eterogeneo, in cui sono presenti dinamiche economiche,
ma anche sociologiche e psicologiche; coglierle è centrale per capire i sistemi economici e sociali moderni»
Prof. Filippo Carlo Wezel (Facoltà di scienze economiche - USI)
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Dalla biologia al management, il salto non è poi così arduo. E’ diffi-
cile capire l’evoluzione di un essere vivente senza fermarsi a studiare l’am-
biente in cui vive e il modo in cui interagisce con esso: di cosa si nutre, con
chi compete, come si riproduce e muore. Ogni caratteristica è plasmata
dalla sua interazione con l’ambiente. L’analogia con l’evoluzionismo ci aiu-
ta a cogliere aspetti essenziali anche del complesso mondo delle organiz-
zazioni, immaginandole come organismi che nascono, crescono e compe-
tono in un ambiente. E’ il punto di vista dell’Ecologia organizzativa, la lente
teorica sotto cui si muovono gli studi del prof. Wezel, con un’attenzione
particolare ai cosiddetti ‘processi di rotazione demografica’: quali feno-
meni e ambienti sono più favorevoli alla nascita di nuove organizzazioni
e quali cambiamenti ambientali, viceversa, ne promuovono il fallimento?
“La maggior parte delle organizzazioni – sottolinea Wezel – è di piccole
dimensioni, in media vive meno di dieci anni e in qualunque contesto ci
muoviamo è evidente come queste entità siano in continua evoluzione,
pur mostrando una notevole inerzia al cambiamento”.
Come suggerito dalla letteratura, uno dei fattori inerziali è legato
alla diversità demografica del top team management, che riduce la veloci-
tà di risposta al cambiamento ambientale, danneggiando la performance
dell’organizzazione. L’accresciuta mobilità manageriale, caratteristica del
nostro tempo, entra così a pieno titolo sotto la lente dell’Ecologia orga-
nizzativa. L’ultimo progetto del prof. Wezel, finanziato dal FNS, Networ-
ks of influence: the impact of upper echelons mobility on organizational
survival si è concentrato proprio sul ruolo della mobilità dei manager
nell’evoluzione delle organizzazioni, partendo dall’analisi di quasi duemila
società olandesi di revisione conti in un arco temporale di circa ottanta
anni. I risultati emersi da questo e altri studi sono stati raccolti in articoli
usciti su prestigiose riviste internazionali e in un volume scritto da Wezel
con Johannes Pennings, professore emerito alla Wharton Business Scho-
ol dell’Università della Pennsylvania, Human capital, inter-firm mobility
and organizational evolution (2007), finalista del premio come migliore
libro dell’anno all’American Academy of management 2008. Sempre più
organizzazioni finiscono per essere gestite da team con background ed
esperienze diverse, tutto ciò può creare frizioni; la difficoltà di confrontarsi
con opinioni e culture diverse spesso allunga i processi decisionali e, in un
mondo che richiede velocità, tutto questo può diventare un problema.
“La diversità – precisa Wezel – ha effetti negativi soprattutto nel breve
termine e in ambienti in cui l’efficienza, la rapidità di risposta sono ele-
menti essenziali”. Tuttavia, la diversità può indurre anche effetti positivi,
come nel caso di un manager con un profilo diverso che entra in un team
con una consolidata esperienza comune, portando con sé idee e soluzioni
nuove. “In generale – continua Wezel – interazioni prolungate, ambienti
orientati alla creatività e all’innovazione permettono di beneficiare della
diversità, e non renderla un fattore disgregante”.
La mobilità dei manager giuoca un ruolo decisivo anche nei rap-
porti fra organizzazioni: favorisce una sovrapposizione di competenze e
risorse che, in virtù del trasferimento di conoscenze e routines, finisce per
accrescere la competizione, ma anche la probabilità di fallimento delle
organizzazioni, soprattutto quando la mobilità manageriale conduce alla
fondazione di nuove imprese. “Esistono dinamiche interne ed esterne –
continua Wezel – che spesso limitano l’efficacia economica e decisionale
di un’organizzazione”; ancora una volta emerge l’importanza del rapporto
fra ambiente e organizzazione. In generale, dunque, per capire l’evoluzio-
ne di un’impresa non basta analizzare la pura performance economica, ci
sono organizzazioni che possono fallire economicamente, ma continuare
a esistere perché soddisfano le aspettative dell’ambiente in cui vivono;
soddisfare queste aspettative è il primo passo per il successo di un’orga-
nizzazione. Cosa permette, per esempio, a un’impresa d’essere identifi-
cata sotto la categoria concenttuale ‘banca’ o ‘università’, quali caratteri
sono percepiti come essenziali? “Le aspettative dell’ambiente di riferi-
mento – conclude Wezel – vincolano i comportamenti delle organizza-
zioni; ma nuovi scenari competitivi e nuove entità organizzative possono
emergere dalla ricombinazione di categorie concettuali”. Proprio l’analisi
di come cambiano queste categorie e gli schemi con cui valutiamo le or-
ganizzazioni sarà uno dei prossimi fronti di ricerca del prof. Wezel, ancora
una volta sotto la suggestiva lente dell’Ecologia organizzativa: non solo
per capire, ma per creare imprese che siano capaci di rispondere sempre
meglio alle aspettative dell’ambiente con cui si confrontano.
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USI - Facoltà di scienze economiche, CORe
.n.07-2011
L’impatto della mobilità manageriale e delle aspettative sociali sulla sopravvivenza delle organizzazioni
Referenti:
«Rispondere alle aspettative dell’ambiente è il primo passo per il successo di un’organizzazione»
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Prof. Filippo Carlo WezelProfessore ordinario, USIFacoltà di scienze economiche +41 58 666 [email protected]
Grafica, immagini e testi sono a cura di [email protected] a cura della prof.ssa Simona Cain Polli
Le schede Focus sulla ricerca, immagini e podcast sono scaricabili dal sito www.ticinoscienza.com
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