La neutralità laotiana nel quadro del conflitto vietnamita · La guerra segreta diventa pubblica...

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Angelo Baccomo La neutralità laotiana nel quadro del conflitto vietnamita (1964–1968) ARACNE

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Angelo Baccomo

La neutralità laotiananel quadro del

conflitto vietnamita

(1964–1968)

ARACNE

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via Raffaele Garofalo, 133 A/B00173 Roma

(06) 93781065

ISBN 88–548–0190–9

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I edizione: luglio 2005

Indice

Capitolo 1Dall’equilibrio di Ginevra alla guerra

1.1 Souvanna Phouma e il governo di unità nazionale . . . . . . . . . . . 71.1.1 La fragilità del neutralismo laotiano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71.1.2 Il tentato golpe dei generali Kouprasith e Siho . . . . . . . . . . . . . 101.1.3 Le infiltrazioni dei Viet Cong in Laos . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13

1.2 L’escalation del conflitto in Laos . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 161.2.1 La proposta del governo polacco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 161.2.2 L’operazione triangolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 191.2.3 La difficile posizione del governo di Vientiane . . . . . . . . . . . . . . 23

Capitolo 2Laos: “The Secret War”

2.1 L’intervento americano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 272.1.1 I bombardamenti dell’Air Force americana . . . . . . . . . . . . . . . . 272.1.2 I colloqui USA–URSS . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 302.1.3 Le operazioni militari americane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33

2.2 La guerra di William Sullivan . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 362.2.1 Nuove tensioni politiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 362.2.2 L’operazione Duck Soup . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 382.2.3 L’impiego dell’Agent Orange nell’Asia sud orientale . . . . . . . . . . 41

Capitolo 3La guerra segreta diventa pubblica

3.1 L’amministrazione Johnson: dalla fiducia alle tensioni . . . . . . . . 473.1.1 L’ottimismo della Casa Bianca

e dell’ambasciatore Sullivan . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47

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3.1.2 Il progetto Popeye . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 513.1.3 Tensioni tra Sullivan e Westmoreland . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55

3.2 La soluzione pacifica si allontana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 583.2.1 La visita di Souvanna Phouma a Washington . . . . . . . . . . . . . . . 583.2.2 La guerra aerea . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 603.2.3 La disfatta del “Site–85” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 60

3.3 Mutamento della politica americana in Laos . . . . . . . . . . . . . . . 663.3.1 Le tensioni continuano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 663.3.2 La riorganizzazione della politica americana . . . . . . . . . . . . . . . 683.3.3 Versp la vittoria del Pathet Lao . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 70

Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 73

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Capitolo 1

Dall’equilibrio di Ginevra alla guerra 1.1 Souvanna Phouma e il governo di unità nazionale

1.1.1 La fragilità del neutralismo laotiano

Nel periodo della vice presidenza, Lyndon B. Johnson partecipò so-lo marginalmente ai tentativi messi in atto dalla Casa Bianca per neu-tralizzare il Laos e isolarlo dalla guerra del Vietnam. Durante l’am-ministrazione Kennedy, infatti, Johnson ebbe un ruolo di scarsa rile-vanza nella politica estera al punto da non venire neppure coinvolto nei negoziati della conferenza di Ginevra del 1961–1962 che avevano portato alla creazione di un governo di unità nazionale sotto la guida di Souvanna Phouma.

Nel novembre del 1963, era però evidente che Washington aveva fallito nel suo tentativo di fermare la guerra civile laotiana e di instau-rare un regime neutrale1. Il Vietnam del nord non aveva dato piena at-tuazione agli accordi di Ginevra, continuando a sostenere economica-mente e militarmente i comunisti di Souphanouvong e mantenendo sul territorio laotiano circa 6.000 soldati.

Nel febbraio 1964, il Pathet Lao, con l’appoggio dei Viet Cong, lan-ciò una violenta offensiva per conquistare la Piana delle Giare, porta d’ingresso per la valle del Mekong. Preoccupato per la situazione, il vice Segretario di Stato agli Affari Esteri Roger Hilsman raccomandò l’aumento della presenza militare americana in Tailandia — come già era stato fatto nel 1962 durante la precedente crisi laotiana — e un vasto programma di azioni politiche e militari volto al sostegno del governo di unità nazionale2. Secondo il parere di Hilsman, gli Stati Uniti, se voleva-

1 Martin E. Goldstein, American Policy toward Laos, Farleigh Dickinson Uni-

versity Press, Rutherford, 1999, p. 29 e anche “Memorandum From Joseph Scott to the Special Group”, 17 gennaio 1964, in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968.

2 Cfr. “Memorandum From Roger Hilsman, Jr., to Dean Rusk”, 15 febbraio 1964, FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968.

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no impedire ulteriori violazioni degli accordi di Ginevra, avrebbero do-vuto agire su tre livelli intervenendo politicamente per impedire che i comunisti continuassero le loro azioni contro le forze neutraliste e con-servatrici, consolidando le zone sotto il controllo del premier laotiano e, infine, riservandosi la possibilità di rispondere militarmente nel caso in cui le forze comuniste avessero proseguito nella loro opera di conquista3.

Nel più vasto contesto dell’Asia sud orientale, le azioni che si sareb-bero intraprese in Laos sarebbero servite a dimostrare che Washington, pur di difendere le proprie posizioni, era disposta anche ad un’esca-lation del conflitto. Il programma di Hilsman suggeriva, quindi, di:

(1) encourage of 6 Lao T–28s, (2) expand use of [less than 1 line of source text not declassified] other specialist covert teams, (3) resume use of South Vietnam-ese border patrols to conduct guerrilla operations in south Laos against the Viet Minh, (4) further enlarge guerrilla units in Laos and expand operations in enemy held territory, (5) expand sabotage operations against the North Vietnamese within Laos and in areas of North Vietnam adjacent to Laos by guerrillas launched from Laos, (6) conduct high level photo reconnaissance of Laos4.

Nel marzo 1964, il Dipartimento di Stato americano, tuttavia, non

riteneva ancora necessario far intervenire l’esercito americano e si li-mitò ad autorizzare soltanto voli di ricognizione5. Il piano di Hilsman non trovava inoltre l’appoggio del presidente Johnson e dei suoi più stretti collaboratori che lo consideravano troppo prematuro:

We could not and did not feel that the situation in Laos necessarily injected an element of urgency into our considerations6.

né dell’ambasciatore in Laos, Leonard Unger, che sottolineava come la sua messa in atto rischiasse di distruggere quello che rimaneva degli

3 Cfr. “Memorandum From Roger Hilsman, Jr., to Dean Rusk”, 25 febbraio

1964, in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968. 4 Ibidem. 5 Norman B. Hannah, The Key to Failure: Laos and the Vietnam War, Madison

Books, Lanham, 1987, p. 61 e anche “Memorandum for the Record by William E. Colby”, 24 febbraio 1964, e “Memorandum From Peter Solbert to Robert McNa-mara”, in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968.

6 Cfr. “Editorial Note”, in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968.

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accordi di Ginevra e di far crollare il precario governo neutrale di Souvanna Phouma7. Il compromesso del ’62 non aveva apportato par-ticolari miglioramenti alla situazione laotiana poiché Hanoi non aveva alcun interesse a rispettarlo. Gli stati che avevano partecipato alla con-ferenza avevano riconosciuto il neutralismo di Vientiane, ma più che di un riconoscimento si era trattato di un’imposizione: se in Cambogia la neutralità era stata una scelta autonoma del principe Sihanouk, in Laos, invece, era stata una decisione dei 14 paesi firmatari che pensa-vano, in questo modo, di porre un freno all’espansione comunista. Si-hanouk, pur trovandosi in una situazione analoga a quella del principe laotiano, poteva avvalersi di una buona rete di rapporti internazionali che gli garantirono la possibilità di tenere una linea “dura” con gli USA. Questo non impedì la fine della sua politica, ma, almeno, ebbe il merito di differirla nel tempo. In Cambogia, infatti, il neutralismo venne bruscamente interrotto nel marzo 1970, mentre in Laos era già stato cancellato nel 1963–1964. Il governo di Vientiane era il frutto di un compromesso poco credibile tra USA e URSS, stati che non ave-vano mai guardato con favore all’opzione neutrale.

A Ginevra era stato imposto un governo di unità nazionale nel vano tentativo di scongiurare la guerra civile, ma era impensabile che po-tessero convivere tra loro forze politiche così distanti da un punto di vista ideologico. A dimostrazione di questo, nella primavera del ’63, il leader del Pathet Lao, il principe Souphanouvong aveva abbandonato la coalizione. Nonostante alcuni incarichi di governo fossero stati ri-servati alle forze comuniste nell’eventualità che queste decidessero di ritornare sulla loro decisione, il governo si era comunque spostato a destra pregiudicando la parvenza di neutralità. Souvanna Phouma, d’altro canto, non riuscendo ad ottenere alcun tipo di collaborazione da Souphanouvong, era divenuto sempre più diffidente nei confronti dei comunisti.

L’offensiva di febbraio non aveva fatto altro che dimostrare l’im-possibilità di realizzare il progetto politico del premier laotiano che, a partire dal 1964, si trovava in una posizione assai delicata, dovendo

7 Cfr. “Telegram From Leonard Unger to the Department of State”, 1 marzo

1964, in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968.

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far fronte alle opposte pressioni del Pathet Lao e dei Viet Cong da una parte e degli Stati Uniti dall’altra8. 1.1.2 Il tentato golpe dei generali Kouprasith e Siho

L’amministrazione Johnson, constatando la situazione d’impasse che si era venuta a creare e i pericoli che l’offensiva congiunta del Pa-thet Lao e dei Viet Cong poneva, cominciò a prendere in considera-zione l’eventualità di fornire sostegno militare alla Royal Lao Air Force (RLAF) e di coinvolgere l’esercito sudvietnamita nelle opera-zioni militari9. La CIA era, infatti, del parere che l’aviazione di Saigon

using marked or unmarked aircraft, can bomb and strafe VC installations at Tchepone, Muong Nong, Muong Phine, Saravane and in the Bolovens area generally10.

Il generale sudvietnamita Khiem era favorevole al piano dei servizi

segreti ritenendo che solo in questo modo: “[USA] can catch the So-viet–Chinese aircraft that are now there”11.

La linea “dura” pareva essere l’unica valida alternativa alle opera-zioni dei Viet Cong in Laos e, infatti, il Pentagono e il generale Wil-liam Westmoreland continuavano a fare pressioni perché l’esercito americano–sudvietnamita intraprendesse una violenta offensiva per spingere il Pathet Lao nei territori del nord e restaurare lo status quo precedente al febbraio 1964. L’assistente speciale McGeorge Bundy riuscì, però, ad opporsi con successo alle richieste degli ambienti mili-tari sottolineando come

8 Perry Stieglitz, In a Little Kingdom: The Tragedy of Laos, 1960–1980, M. E. Sharp, Armonk, 1990, p. 33.

9 P. Stieglitz, In a Little Kingdom, cit., p. 38 e anche “Telegram From Leonard Unger to the Department of State”, 3 marzo 1964, in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968.

10 Cfr. “Telegram From the Central Intelligence Agency to William Sullivan”, 16 marzo 1964, in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968.

11 Cfr. “Telegram From Dean Rusk to the Embassy in Laos”, 16 marzo 1964, in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968.

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this is not the time to press against either of these countries [Cambodia and Laos]. This is particularly true if we have any hope of laying a political base for direct pressure against the North. It is going to be difficult enough to lay such a base without also having to face the screams of the rest of the world that we are beating on two small and supposedly neutral countries [Cambodia and Laos]12.

I timori di un’imminente invasione comunista del territorio laotiano

furono in parte rimossi dal momento che le truppe del principe Sou-phanouvong e quelle di Hanoi non si erano spinte fino alle città della valle del Mekong, tradizionale roccaforte delle forze neutraliste–con-servatrici, ma si erano fermate nella Piana delle Giare. Nonostante l’arresto dell’offensiva comunista sembrasse dare spazio al dialogo, il quadro generale non era però migliorato. Le relazioni all’interno del-l’esecutivo di Vientiane erano diventate così tese che Souvanna Phouma minacciò di ritirarsi dalla scena politica dopo le visite ufficiali a Hanoi e Pechino13.

Il premier laotiano aveva perso la fiducia in Phoumi Nosavan, leader della destra, ma la convivenza delle forze neutraliste con quelle conservatrici, soprattutto dopo che i comunisti di Souphanouvong a-vevano ritirato il loro appoggio al governo, era divenuta indispensabi-le. Le eventuali dimissioni del primo ministro avrebbero infatti messo in serio pericolo la delicata struttura neutrale che gli Stati Uniti cerca-vano di mantenere in vita14.

Il 18 aprile 1964, il Pathet Lao chiese che Luang Prabang, la città dove risiedeva il re laotiano Savang Vatthana, fosse demilitarizzata e quindi neutralizzata. Souvanna Phouma non poteva permetterlo: se la città, situata nella zona nord occidentale del paese, fosse rimasta senza alcuna difesa sarebbe stata facile preda del Pathet Lao e dei Viet Cong e ciò avrebbe sancito la fine del governo di unità nazionale.

Nelle prime ore del 19 aprile, le truppe dell’esercito nazionale lao-tiano, comandate dai generali Kouprasith, comandante della 5ª regione

12 Cfr. “Editorial Note”, n. 18, in FRUS, Laos, 1964–1968. 13 Warner Roger, Back Fire: The CIÀs Secret War in Laos and its Links to the

Vietnam War, Simon and Schuster, 1995, p. 43. 14 Cfr. “Telegram From Dean Rusk to the Embassy in Laos” 2 aprile 1964, in

FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968.

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militare — che comprendeva sotto la sua giurisdizione anche la capi-tale Vientiane — e Siho arrestarono i principali esponenti neutralisti e il loro leader15. Il colpo di stato dei due militari era dovuto alla con-vinzione che la politica di Souvanna Phouma fosse del tutto inadegua-ta per affrontare l’avanzata delle forze comuniste16.

Kouprasith, proclamatosi primo ministro, e Siho, divenuto vice pre-mier, instaurarono un governo militare e dichiararono che la loro a-zione intendeva riportare la pace nel paese. Nel pomeriggio, la situa-zione a Vientiane appariva sotto controllo: Souvanna Phouma non a-veva opposto una significativa resistenza e l’imposizione del coprifuo-co, così come la proclamazione della legge marziale, avevano scon-giurato la reazione immediata delle forze comuniste17. Washington fu colta impreparata poiché non si immaginava che i generali Kouprasith e Siho avessero la forza e la capacità di organizzare un’operazione del genere18. Gli Stati Uniti ribadirono il loro riconoscimento al governo di unità nazionale deposto e sollecitarono l’immediato rilascio dei de-tenuti politici. Grazie alle pressioni dell’ambasciatore americano a Vientiane, Leonard Unger, e delle ambasciate francese e inglese, fu possibile ottenere l’annullamento degli arresti e il 22 aprile Souvanna Phouma fu liberato. Il giorno seguente, dopo la promessa di alcuni cambiamenti nei posti chiave dell’amministrazione, i due generali ac-cettarono il ritorno al potere del leader neutralista.

La coalizione di governo era però seriamente compromessa. Al-l’interno della fazione conservatrice, infatti, vi era una profonda frat-tura: i generali responsabili del golpe consideravano eccessivo il pote-re di Phoumi Nosavan e volevano condividere “the general’s lucrative

15 W. Roger, Back Fire, cit., p. 48–49 e anche “Situation Report No. 1”, 19 aprile

1964, in FRUS,, vol. XXVIII, 1964–1968. 16 Cfr. “Memorandum by William Colby”, 19 aprile 1964, in FRUS, vol. XXVIII,

1964–1968. 17 Cfr. “Telegram From the Department of State to Dean Rusk”, 19 aprile 1964,

in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968. 18 Cfr. “Telegram From George Ball to Dean Rusk”, 19 aprile 1964 e “Transcript

of a Teletype Conference Between Leonard Unger and Dean Rusk”, 19 aprile 1964, in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968.

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opium, gold and gambling interests”19. A peggiorare i già difficili rap-porti, il 2 maggio, intervenne la decisione di riconfermare Phoumi al ministero della Difesa. La Casa Bianca appoggiò la scelta, sentendo il bisogno di isolare i golpisti e di rafforzare l’immagine di Souvanna Phouma. In realtà, la credibilità di quest’ultimo era in crisi e Soupha-nouvong, il 3 giugno 1964, temendo un potere fortemente sbilanciato a destra, dichiarò che il Pathet Lao non riconosceva la giunta restaura-ta e pose fine ad una qualsiasi collaborazione.

Verso la fine di maggio era ritornata una parvenza di normalità anche se i comunisti e le forze conservatrici avevano un’influenza maggiore e il National Security Concil americano, consapevole di questo, sottoline-ava che la sopravvivenza politica del governo laotiano dipendeva dalla capacità di tenere sotto controllo “the right–wing hot heads”20.

1.1.3 Le infiltrazioni dei Viet Cong in Laos Mentre l’amministrazione Johnson attendeva che le fazioni politi-

che laotiane trovassero un accordo per il nuovo governo, il National Security Council continuava ad esaminare il problema delle infil-trazioni delle truppe nordvietnamite attraverso il territorio laotiano. Secondo il parere di William Bundy:

although it is not absolutely clear, there is a very strong suggestion from pho-tographic evidence that there has been a massive increase in the use of this route [the Ho Chi Minh trail] for infiltration into SVN. It is essential that we obtain further information as promptly as possible […] in order to ascertain how much is going in and out [and] to take counter–measures21.

Bundy sottolineava la necessità che Johnson autorizzasse azioni di

intelligence allo scopo di verificare l’effettiva entità del problema. Il

19 Timothy N. Castle, At War in the Shadow of Vietnam: U.S. Military Aid to the

Royal Lao Government 1955–1975, Columbia University Press, New York, 1993, p. 64.

20 Cfr. “Summary Record of the 528th Meeting of the National Security Coun-cil”, 22 aprile 1964, in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968.

21 Cfr. “Memorandum From William Bundy to Averell Harriman”, 29 aprile 1964, in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968.

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Vietnam del sud avrebbe fornito il personale per questo compito, men-tre gli advisers americani sarebbero intervenuti solo in un secondo tempo. Le squadre di ricognizione, i cui effettivi non dovevano supe-rare le 50 unità, avrebbero dovuto indossare abiti civili e sarebbero state trasportate nel nord del Laos dall’aeronautica militare sudviet-namita priva, però, delle insegne di riconoscimento. Tenendosi lonta-ne dai centri abitati, avrebbero dovuto limitarsi a raccogliere informa-zioni. Nel caso in cui fossero state attaccate, avrebbero potuto rispon-dere al fuoco, ma se fossero state catturate, la loro esistenza sarebbe stata negata22. Accanto alle azioni di terra era necessario procedere ad un potenziamento delle ricognizioni aeree da parte dell’aviazione tai-landese e laotiana23.

Agli inizi di maggio, il National Security Council poté iniziare ad analizzare i primi rapporti delle squadre coinvolte nelle attività di intelligence. Il quadro che tracciavano non era dei più positivi poiché rivelavano un sostanziale

improvement in road networks, the effect of which is to improve Hanoi’s ability to back up forces in Laos or in South Vietnam24.

Preoccupati dalle possibili conseguenze che le infiltrazioni dei Viet

Cong potevano avere sull’andamento del conflitto, il generale Curtis LeMay e l’ammiraglio David McDonald cominciarono a fare pressio-ni perché si “esportasse” la guerra anche in Laos. Secondo il giudizio dei due militari, infatti:

the war in Vietnam [was] essentially a conventional one, which should be fought by the United States with all the conventional resources at our dispo-sal, especially those which involve a minimum loss of American life”25.

22 Martin Stuart Fox, A History of Laos, Cambridge University Press, Cam-

bridge, 1997, p. 72–75. 23 Cfr. “Summary Record 531st National Security Council Meeting”, 5 maggio

1964, in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968. 24 Cfr. “Memorandum by William Colby”, 5 maggio 1964, in FRUS, vol. XXVIII,

1964–1968. 25 Cfr. “Memorandum From Michael V. Forrestal to William Bundy”, 29 aprile

1964, “Memorandum by William Colby”, 5 maggio 1964, in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968.

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Dal momento che Souvanna Phouma aveva posto il veto alla ri-chiesta dell’aeronautica americana di poter compiere voli di ricogni-zione sul territorio laotiano, la richiesta di LeMay e McDonald fu con-siderata troppo prematura e venne accantonata26.

Secondo il parere dello storico Timothy N. Castle, i documenti di-sponibili non indicano come, quando e soprattutto se l’ambasciatore Unger abbia riferito a Souvanna Phouma dell’intenzione americana di effettuare alcune ricognizioni27. Tuttavia, Washington, il 19 maggio 1964, diede inizio all’operazione Yankee Team. Secondo una nota del Dipartimento di Stato americano, diffusa durante una seduta del Con-gresso americano nel 1969, Souvanna Phouma aveva dato il permesso ai voli sin dal 18 maggio ritenendoli necessari per valutare le violazioni degli accordi del 1962 da parte dei comunisti. In realtà, il 18 maggio, l’ambasciatore Unger aveva riferito al presidente Johnson l’opposizione di Vientiane ai piani americani: “[prime minister] was very stressed and upset, but still did not want to give his approval for the flights”28. Se il documento del 1969 era attendibile, ciò significava che il premier aveva cambiato opinione nel giro di poche ore, ma “such a rapid change of heart — scrive Timothy N. Castle — [was] improbable”29.

Gli Stati Uniti, prendendo atto della difficoltà che la giunta laotiana trovava nel tenere sotto controllo il territorio, decise di approfittarne per condurre azioni militari contro le postazioni comuniste nel nord del paese. Il 18 maggio, la CIA e l’ambasciatore statunitense a Vien-tiane proposero di impiegare alcuni piloti civili americani per compie-re raid aerei con le insegne dell’aviazione laotiana30. Lo stesso giorno il Dipartimento di Stato diede via libera alla proposta di Unger e dei servizi segreti.

26 Cfr. “Special Report of the U.S. Intelligence Board’s Watch Committee”, 17

maggio 1964, in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968. 27 T. N. Castle, At War in the Shadow of Vietnam, cit., p. 67–68. 28 Ibidem. 29 Ibidem. 30 M. Stuart Fox, A History of Laos, cit., p. 97 e anche “Memorandum of Tele-

phone Conversation Between George Ball and William Bundy”, 19 maggio 1964, “Memorandum of Telephone Conversation Between Averell Harriman and William Bundy, 20 maggio 1964 e, infine, “Memorandum by Bromley Smith, 20 maggio 1964, in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968.

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Il 22 maggio, l’aviazione americana disponeva di 6 volontari che, dopo due giorni di addestramento nella base aerea di Udorn in Tailan-dia, iniziarono violenti bombardamenti nella Piana delle Giare utiliz-zando bombe da 500 libbre, napalm e defoglianti31. Le preoccupazioni della Casa Bianca erano numerose poiché l’esercito americano stava agendo in aperta violazione degli accordi di Ginevra del 1962. Tut-tavia, notava Unger, “[These measures] are absolutely necessary if we are to meet urgent requirements in this ugly situation”32. 1.2 L’escalation del conflitto in Laos

1.2.1 La proposta del governo polacco

Il primo ministro laotiano, prendendo atto della sua debole posizio-ne, si era appellato all’articolo 4 della dichiarazione di Ginevra e ave-va convocato nuove consultazioni a Vientiane33. L’idea era stata avan-zata dal governo polacco, favorevole a che le tre fazioni politiche lao-tiane, l’International Control Commission e i responsabili della confe-renza del ’62, Gran Bretagna e Unione Sovietica, si riunissero in un luogo neutrale e risolvessero le loro divergenze34.

Anche gli Stati Uniti concordavano, in linea di principio, sulla ne-cessità di un nuovo accordo dal momento che il primo non aveva dato i frutti sperati, ma la loro presenza sarebbe stata assicurata soltanto a condizione che

31 T. N. Castle, At War in the Shadow of Vietnam, cit., p. 70 e anche “Telegram

From Leonard Unger to the Department of State” 17 maggio 1964, in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968.

32 Cfr. “Telegram From Leonard Unger to the Department of State” 24 maggio 1964, in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968.

33 L’articolo 4 della dichiarazione sulla neutralità del Laos, 23 luglio 1962, af-fermava che: “In the event of a violation of Laos’ sovereignty, independence, neu-trality, unity or territorial integrity, the signatories would consult with the Royal Government and among themselves to ensure observance of the principles and pro-visions of the declaration”. Il testo completo della dichiarazione si trova in American Foreign Policy: Current Documents, 1962, pp. 1075–1082.

34 Cfr. “Telegram From Dean Rusk to the Embassy in the United Kingdom”, 24 maggio 1964, in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968.

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(a) There is an effective cease–fire supervised by the ICC, (b) There is a withdrawal of the Pathet Lao from the positions held by the neutralists on the Plain of Jars before the recent Pathet Lao attacks and (c) it is clearly under-stood that prince Souvanna Phouma as prime minister would represent the government of Laos at the conference35.

I vantaggi della proposta polacca non erano indifferenti poiché a-

vrebbe offerto agli Stati Uniti la possibilità di cercare una soluzione senza dover coinvolgere le Nazioni Unite o tutti i 14 stati firmatari dell’accordo del ’62, con il rischio di dover allargare la discussione ad altri temi delicati come la Cambogia e il Vietnam del sud. Inoltre, la speranza di tenere in vita un governo non–comunista dipendeva da un accordo tra le varie fazioni politiche laotiane: se ci fosse stata anche solo una possibilità di raggiungere un accordo, affermava Hughes, “we should encourage the chance”36. La proposta polacca era forte-mente appoggiata da Mosca che, in questo modo, avrebbe potuto am-bire ad un ruolo più rilevante nello scacchiere dell’Asia sud orientale, prevenire le misure americane contro i comunisti in Laos, tentare di ottenere un riconoscimento politico del Pathet Lao ed una sostanziale divisione del Laos in due zone di influenza, il nord comunista e il sud neutrale o filo–occidentale37.

La Casa Bianca, dal momento che pareva delinearsi una possibilità di miglioramento, decise di ritardare l’adozione delle misure militari più violente. L’obiettivo principale rimaneva evitare il deterioramento della situazione politica e restaurare lo status quo esistente prima del 16 maggio 1964. Se il piano polacco si fosse rivelato un fallimento o se, durante i negoziati, il Pathet Lao e i Viet Cong avessero conquista-to ulteriori porzioni della valle del Mekong, Washington, su richiesta di Souvanna Phouma, avrebbe dato inizio ad una serie di raid contro le postazioni comuniste. Il Dipartimento di Stato americano precisava, inoltre, che il successo o meno delle trattative sarebbe dipeso dal ri-

35 Cfr. “Memorandum From Thomas Hughes to George Ball”, 28 maggio 1964,

in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968. 36 Ibidem. 37 Cfr. “Telegram From the White House to Lyndon B. Johnson”, 29 maggio

1964, in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968.

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stabilimento delle truppe del comandante Kong Le nella Piana delle Giare38.

Il 4 giugno 1964, i consiglieri di Johnson si incontrarono per elabo-rare un piano di pressioni militari con il quale dimostrare all’URSS, al Vietnam del nord e alle truppe del principe Souphanouvong che gli USA non avrebbero accettato che un Laos filo–comunista39. D’altro canto, Washington era anche preoccupata da un possibile colpo di mano della destra poiché “any right wing takeover would be most de-structive to our whole position”40e sapeva che difficilmente sarebbe riuscita a imporre e a mantenere un assetto politico filo–occidentale.

Sfortunatamente, la proposta del governo di Varsavia non ebbe se-guito poiché, il 5 giugno del 1964, un RF–8 da ricognizione america-no fu abbattuto dalla contraerea del Pathet Lao mentre sorvolava la zona attorno alla città di Ban Ban, nella Piana delle Giare. Washington decise, quindi, di dare inizio alla linea “dura”, ordinando una secondo volo di ricognizione, questa volta scortato da 8 caccia autorizzati ad aprire il fuoco contro il nemico41. L’ambasciatore Leonard Unger non era del tutto favorevole alla decisione del presidente:

Problem as I see it is that air reconnaissance exercise, initiated […] primarily as political instrument to provide some encouragement here and serve as warning the communists, risks becoming military exercise for its own sake, running rapidly out of control, seriously endangering our carefully managed position with regard to Geneva accords, our good relations with pri[me] min[ister] and constructive relations with British, Canadians and others42.

38 Joseph J. Zasloff, Vietnam, Laos and Cambodia: Implications for U.S. Policy

in Southeast Asia, Universities Field Staff International (UFSI), Indianapolis, 1987, p. 124.

39 Cfr. “Memorandum by William Colby”, 4 giugno 1964, in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968.

40 Cfr. “Memorandum for Discussion”, 5 giugno 1964, in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968.

41 Cfr. “Memorandum for the Record by Michael V. Forrestal”, 7 giugno 1964, in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968.

42 Cfr. “Telegram From Leonard Unger to the Department of State” 8 giugno 1964, in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968.

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Johnson e i suoi più stretti collaboratori presero in seria considera-zione le osservazioni del diplomatico, ma ritenevano che una rappresa-glia militare contro il Pathet Lao fosse indispensabile per dare un se-gnale forte ad Hanoi. Il 9 giugno 8 caccia F–100 bombardarono la pro-vincia di Xieng Khouang, ma oltre la metà degli ordigni sganciati sba-gliò bersaglio43. Le foto scattate da un aereo spia U–2 e i rapporti dei piloti coinvolti nell’operazione dimostrarono che 14 bombe — ne erano state sganciate 25 — colpirono obiettivi diversi da quelli pianificati. La Cina accusò il Pentagono di aver compiuto un ingiustificato

bombing and strafing of Khang Khay, wounding five and killing one member of the Chinese economic and cultural mission there, as well as destroying the mission’s quarters44.

1.2.2 L’operazione triangolo

Il 10 giugno 1964, i consiglieri della Casa Bianca si riunirono per discutere la linea politica da adottare dopo l’abbattimento dell’RF–8 e dei raid di ritorsione compiuti dall’Air Force americana. Il primo pro-blema che emerse fu il comportamento da tenere con la stampa che cominciava a fare pressioni per capire che cosa stesse realmente acca-dendo in Laos. L’ambasciatore Unger era del parere che “the U.S. not admit that the planes escorting the reconnaissance planes had used suppressive fire”45. McNamara affermava, invece, che il Pentagono avrebbe dovuto dichiarare di aver autorizzato solamente una missione di ricognizione nel nord del territorio laotiano. Per quanto riguardava i bombardamenti americani del 9 giugno, suggeriva invece la via della legittima difesa: gli 8 aerei erano stati attaccati dalla contraerea del Pathet Lao e dei Viet Cong ed erano, quindi, stati costretti a risponde-re al fuoco. McGeorge Bundy era, però, contrario ad una dichiarazione del genere, in quanto chiaramente falsa:

43 Cfr. “Memorandum From William Bundy to Lyndon B. Johnson”, 12 giugno

1964, in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968. 44 Ibidem. 45 Cfr. “Summary Record of Meeting”, 10 giugno 1964, in FRUS, vol. XXVIII,

1964–1968.

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nothing be said now which later could be used to prove that the U.S. govern-ment had told a lie. U.S. must not risk being exposed as making false state-ments46. Vi era poi chi, come William Bundy, sosteneva che rifiutarsi di

fornire un commento ai fatti accaduti “was a much better position than one which, in effect, was not true”47.

Il “no comment” pareva essere l’opzione più comoda se, come so-steneva — erroneamente — Dean Rusk, l’interesse con cui la stampa guardava alla situazione in Laos sarebbe stato di breve durata. La tesi del Segretario di Stato pareva trovare una parziale conferma dallo scarso interesse con cui molti deputati del Congresso “had reacted to a discussion of the recoinnaissance flights in Laos”48. Venne, dunque, deciso di non rivelare niente ai giornali, mettendo al corrente della versione esatta dei fatti solamente il Congresso e i governi alleati coinvolti nell’Asia sud orientale.

I bombardamenti di giugno avevano fatto precipitare la situazione: nessuno credeva più alla possibilità di sbloccare la situazione utiliz-zando gli strumenti pacifici che la diplomazia offriva. Rusk era scetti-co riguardo al futuro americano in Indocina poiché sentiva che i policy makers

were leading the president down a track which oblige him to resort to use of military force in the next three months if the situation were to be saved49. Gli ultimi avvenimenti avevano sollevato il timore che un eventua-

le accordo sul Laos si sarebbe rivelato inefficace e che agli americani non sarebbe rimasta altra scelta se non quella militare50.

Il 15 giugno, durante una nuova riunione alla Casa Bianca, si tentò, senza troppo successo, di fare chiarezza sugli obiettivi americani di

46 Ibidem. 47 Ibidem. 48 Ibidem. 49 Ibidem. 50 P. Stieglitz, In a Little Kingdom, p. 77 e anche “Memorandum by William

Colby”, 10 giugno 1964, n. 89, in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968.

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lungo periodo in Laos51. Sostanzialmente, tutti i partecipanti erano concordi nel ritenere che i recenti sviluppi giustificassero il persegui-mento di due obiettivi: in primo luogo era necessario un Laos neutrale e in grado di esercitare un effettivo potere sul territorio, in secondo luogo si doveva creare una situazione nella quale

neither the government nor the territory of Laos is used to threaten the integ-rity or the internal stability of our two allies, Thailand and south Vietnam52.

Dopo aver stabilito gli obiettivi, il funzionario della CIA Cooper

suggerì di fare una netta distinzione tra questi ultimi e i mezzi per rag-giungerli: se gli accordi di Ginevra fossero stati violati dalle forze co-muniste, era chiaro che gli USA dovevano “[…] achieve [their] ends through other means”53. Lo scenario politico era assai complesso poi-ché, da un lato Washington ambiva alla restaurazione dello status quo di Ginevra, dall’altro si sapeva che, dopo l’offensiva comunista e la controffensiva americana, sarebbe stata impossibile una nuova confe-renza. I due contendenti avevano dimostrato di preferire una soluzione militare e le parole di Cooper erano esemplificative:

we should move into that part of Laos most important to us (along the South Vietnamese and Thai borders and into the key Mekong River towns). We should then emphasize our readiness and, upon a satisfactorily agreement there, our willingness to remove our forces54.

Verso la fine di giugno, i generali di Souvanna Phouma proposero

un piano per conquistare il territorio occupato dal Pathet Lao nella zona di innesto tra la strade n. 7 e 13, punto strategico tra la capitale amministrativa Vientiane e quella reale Luang Prabang55. Il premier

51 Cfr. “Memorandum by Colby”, 15 giugno 1964, in FRUS, vol. XXVIII, 1964–

1968. 52 Cfr. “Memorandum From Chester Cooper to John McCone”, 15 giugno 1964,

in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968. 53 Ibidem. 54 Cfr. “Memorandum From Chester Cooper to John McCone”, 15 giugno 1964,

cit. 55 Cfr. “Memorandum From Jonh Davis to Robert McNamara” 27 giugno 1964,

in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968.

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laotiano chiese che gli Stati Uniti fornissero 6 aerei da trasporto e 15 T–28 per le operazioni di guerra56. La richiesta era modesta, ma era un importante punto di partenza per il coinvolgimento diretto di Washin-gton nelle operazioni militari57. Il piano, denominato operazione Triangle, intendeva mettere al sicuro la strada n. 13, che univa Vien-tiane a Luang Prabang, e la n. 7, che partendo da Muong Soui, rocca-forte delle truppe neutraliste, si dirigeva verso la Tailandia. Quando fu riferito che il piano laotiano aveva ottime possibilità di successo e che lo Stato Maggiore americano lo giudicava positivamente, Johnson diede la sua approvazione.

Tra il 7 e l’8 luglio, 10 battaglioni della FAR lanciarono un violen-to attacco contro il Pathet Lao e i Viet Cong. L’appoggio americano non si limitò al semplice rifornimento di armi e aerei. Le operazioni, infatti, furono coordinate dai generali dell’Air Force, grazie anche all’istituzione di un Forward Air Controllers (FACs) sul territorio lao-tiano che permetteva di dirigere con più efficacia gli attacchi aerei. L’ambasciatore Unger concordava con la decisione della Casa Bianca, pur nutrendo preoccupazioni sulle possibili reazioni internazionali. Il Dipartimento di Stato avvertì, però, che, se fossero sorti problemi di questo genere,

the U.S. public and third country position would be that the operation is mercenary Air America and not US government […] and relates directly to the defense of neutralist forces58.

Le manovre militari continuarono per più di 10 settimane e riporta-

rono un discreto successo, anche se le perdite subite dall’esercito lao-tiano e americano furono pesanti59.

56 Cfr. “Telegram From Dean Rusk to the Embassy in Laos” 27 giugno 1964, in

FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968. 57 Cfr. “Memorandum From William Bundy to Lyndon B. Johnson”, 28 giugno

1964, in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968. 58 T.N. Castle, At War in the Shadow of Vietnam, cit., p. 74. 59 Charles A. Stevenson, The End of Nowhere: American Policy toward Laos

since 1954, Beacon Press, Boston, 1972, p. 171–172.

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1.2.3 La difficile posizione del governo di Vientiane

La linea neutralista dell’amministrazione laotiana era profonda-mente mutata. Il tentato golpe d’aprile aveva, infatti, minato la posi-zione di Souvanna Phouma che, dopo la sconfitta di Kouprasith e Si-ho, era divenuto il leader delle forze non–comuniste abbandonando la sua “tradizionale” politica di equilibrio. L’immagine del governo di Vientiane era stata ulteriormente compromessa quando il Pathet Lao, continuando a negare al primo ministro il diritto di intraprendere azio-ni politiche in assenza di un accordo unanime tra le fazioni, aveva ini-ziato ad accusare Souvanna Phouma di essere un prigioniero della de-stra e degli Stati Uniti. Souphanouvong aveva ritirato l’appoggio al governo e aveva cominciato ad operare per instaurare un regime co-munista nel nord del Laos60. La destra non aveva saputo approfittare della decisione del Pathet Lao e tra le sue fila cominciavano ad emer-gere profonde fratture, in particolar modo tra le forze di Phoumi No-savan, vice primo ministro, e quelle di Phoui Sananikone, presidente del parlamento. D’altro canto, Hanoi, in seguito alle perdite subite dal-le sue truppe durante i raid di giugno, aveva fatto capire che non a-vrebbe accettato un’eventuale eslusione politica dei comunisti laotiani.

Tutto ciò aveva evidenziato l’impossibilità di rendere il governo di Vientiane effettivamente neutrale grazie ad un negoziato internaziona-le. Per ammissione dello stesso Hughes, infatti,

[the] reconstitution of the neutral solution remains our ostensible objective [because] existing circumstances make achievement of this objective highly unlikely. As the contenders are now disposed, restoration of the tripartite government in any real sense would require concessions unacceptable to one side or the other61.

In questo contesto, dissociarsi dalla destra in termini accettabili al

Pathet Lao sarebbe stato assai complicato poiché avrebbe fatto perde-re a Souvanna Phouma la posizione faticosamente raggiunta con l’ap-poggio di Washington “[and] another coup in Vientiane would thus

60 Cfr. “Memorandum From Thomas Hughes to Dean Rusk”, 1 luglio 1964, in

FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968. 61 Ibidem.

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become highly likely”62. In seguito alle operazioni militari del 1963–1964, la divisione territoriale tra le forze comuniste e non–comuniste era divenuta più “ufficiale” e la Casa Bianca cominciava a temere che il premier laotiano, consapevole delle reali intenzioni dei comunisti, e il Pathet Lao, ormai in aperto contrasto con il governo centrale, a-vrebbero potuto considerare la “spartizione” territoriale un’opzione più attraente di quanto lo fosse stata fino all’anno precedente. Senza la Piana delle Giare,

[the] Royal Lao Government territorial holdings would be more compactly disposed, more defensible by Lao forces, and more effectively fortified by conventional means against further nibbling63.

Tuttavia, questo scenario sarebbe stato di discutibile vantaggio per

gli Stati Uniti poiché avrebbe creato la medesima situazione afferma-tasi in Vietnam dopo la conferenza di pace del 1954 e avrebbe reso ancor più facili le infiltrazioni dei Viet Cong64.

Le speranze di raggiungere un accordo erano scarse: nessuno osava ammetterlo, ma, nel giugno–luglio 1964, in Laos era iniziata una vera e propria guerra tra gli USA e il Vietnam del nord65. Tale scontro si articolava su due fronti. Il primo era costituito dalla guerra nel nord del paese dove gli Stati Uniti appoggiavano i circa 40.000 guerriglieri Hmong (Meo) che, coordinati dalla CIA e riforniti dalla Air America, operavano dietro le linee del Pathet Lao e dei Viet Cong. Il secondo, invece, era situato a sud, lungo la striscia di terra — il sentiero di Ho Chi Minh — che portava nel Vietnam del sud. In questa regione, gli Stati Uniti dovettero intraprendere una cruenta lotta per impedire che uomini, armi, munizioni e rifornimenti andassero ad aumentare la for-za dei ribelli comunisti che tentavano di rovesciare il governo di Sai-gon. Se nel primo fronte, quindi, si giocavano i destini del Laos, nel secondo erano in discussione quelli del Vietnam del sud.

62 Ibidem. 63 Ibidem. 64 Cfr. “Probable Consequences of Certain US Actions with Respect to Vietnam

and Laos”, 25 maggio 1964, Central Intelligence Agency, n. 11340. 65 Martin Stuart Fox, Laos: Politics, Economy and Society, Boulder, London,

1986, p. 99–100.

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Un ulteriore motivo di preoccupazione per l’amministrazione Jo-hnson era costituito dal lento procedere dell’operazione Triangle che permetteva al Pathet Lao di avere più tempo a disposizione per orga-nizzare la difesa66. La ragione di questo ritardo nell’implementazione del progetto era dovuto allo scarso accordo esistente tra i generali lao-tiani sugli obiettivi da colpire e le modalità con cui effettuare le opera-zioni67. Data la scarsa preparazione delle forze armate laotiane, era evi-dente che il Pentagono non pretendesse un perfetto coordinamento, tut-tavia “the picture between the lines sounds rather worse than [the] e-xpectations”68 e, inoltre, la partecipazione del personale militare ameri-cano — 11 advisers — all’organizzazione del piano non aveva contri-buito in maniera significativa al miglioramento del quadro generale.

A causa dei modesti progressi ottenuti, il Joint Chief of Staff propo-se che l’aeronautica sudvietnamita iniziasse un bombardamento a tap-peto del Laos. Se questo non si fosse rivelato sufficiente, sarebbe stato necessario fare intervenire anche un battaglione dell’esercito sudviet-namita che, coordinato dai generali americani, avrebbe avuto il compi-to di bloccare le infiltrazioni dei nord vietnamiti lungo il sentiero di Ho Chi Minh69. Verso la fine di luglio l’idea del JCS fu sottoposta all’attenzione del National Security Council, ma fu respinta a causa della rigida opposizione di Souvanna Phouma a qualsiasi intervento sudvietnamita in Laos. Tuttavia, dal momento che gli Stati Uniti non potevano permettere un’ulteriore avanzata del Pathet Lao, venne deci-so di aumentare l’appoggio all’esercito di Souvanna Phouma. La FAR fu così in grado di riconquistare buona parte della Piana delle Giare, ma i comunisti riuscirono a difendere e mantenere sotto stretto con-trollo il sentiero di Ho Chi Minh.

66 Cfr. “Note From William Bundy to Dean Rusk”, 14 luglio 1964, in FRUS, vol.

XXVIII, 1964–1968. 67 Cfr. “Memorandum From John McNaughton to Robert McNamara”, 15 luglio

1964, in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968. 68 Ibidem. 69 M. Stuart Fox, A History of Laos, cit., p. 76 e anche “Memorandum From

James C. Thomson to William Bundy”, 23 luglio 1964, e “Telegram From Dean Rusk to the Embassy in the United Kingdom”, 26 luglio 1964, in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968.

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Nel nord del Laos pareva essersi affermato un certo equilibrio tra le forze di Souphanouvong e quelle neutraliste, ma, Washington sapeva che ciò non era dovuto all’abilità di Souvanna Phouma e dei suoi ge-nerali, bensì ad una momentaneo laissez faire del governo di Hanoi70.

70 Cfr. “Telegram From Leonard Unger to the Department of State” 3 agosto

1964 e “Editorial note”, in FRUS, vol. XXVIII, 1964–1968.