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La storia di un eroinomane e dei suoi amici the doing guys BIBLOS di Adank Walter Via Muro Padri 12, 37129 Verona www.dio-ti-cerca.net

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La storia di un eroinomane e dei suoi amicithe doing guys

BIBLOS di Adank WalterVia Muro Padri 12, 37129 Verona

www.dio-ti-cerca.net

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Per realizzare un libro c'è bisogno ditanti collaboratori. Grazie a tutti quelli

che hanno dato una mano.

©2002 edizione italianaby clv- Letteratura cristiana- diffusione e.vcap 110135, D-33661 Bielefeld

Edizione italiana a cura di: BIBLOS di Adank WalterVia Muro Padri 12, 37129 Veronawww.dio-ti-cerca.net

Testi e grafica: Andreas Holzer e the doing guysFrasi, impostazioni e copertina: clv; SchumacherStampa e rilegatura: Ebner, Ulm

Indice Prefazione 5

Ballo con la morte 6

La festa ha un termine 37

Sul filo del rasoio 41

L’ebbrezza dei colori 44

Che cos’è il peccato 47

Che cos’è vera fede? 48

Discesa libera 53

Dope 55

Just Life for Fun 59

Che cos’è l’amore? 66

Techno Rave Party 68

XTC - acido 70

La storia di Bernd Maier 74

Scoperto 78

Death is not the end 80

Tutti – veramente tutti? 85

Uno skinhead 87

Quale valore ha una persona? 92

Cambia la tua vita 94

Come contattarci 963

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PrefazioneIn Italia ci sono quasi 1.300.000 alcolisti, migliaia didipendenti da psicofarmaci, in particolare da ansiolitici,ed un’innumerevole quantità di gente che fa uso disostanze stupefacenti; basti pensare che più del 20%dei ragazzi sotto i 24 anni ha provato o, peggio ancora,prende abitualmente droghe sintetiche, come ecstasy oLSD. Innumerevoli sono i fumatori di cannabis, e altret-tanto numerosi sono i consumatori di cocaina ed eroina.

Franz Huber era uno di questi. Tutta la sua vita è statacaratterizzata dalla povertà economica e morale. Nes-suna famiglia, nessun amore, nessuna certezza, pococibo e pochi vestiti, senza un orientamento. «Nel labi-rinto della vita» come una mina vagante.

Nel bilancio della vita sociale sempre più persone per-dono la vita per ragioni oscure e per frustrazioni d’ognigenere. I più svariati problemi portano molta gente allatossicodipendenza. La droga è il cancro dell’anima equel che è peggio è che neanche la più tenace dellevolontà riesce ad estirpare questo male insanabile.

Tuttavia Franz trovò la via d’uscita da quel labirinto e lasua vita cambiò così radicalmente da poter diventared’esempio per molti altri.

Può essere d’esempio anche per te?

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Amsterdam – È una bella giornata estiva e Trixi, unamia vecchia amica, sta sdraiata al parco sotto il solementre sorseggia un bicchiere d’acquavite. Poi, improv-visamente, sale sul tetto di una palazzina e si butta giù.

Amsterdam – In quella bella giornata di sole, lei era làa terra sfigurata con una grave lesione al cervello; pochiminuti dopo l’ambulanza l’ha portata in ospedale dove imedici hanno fatto di tutto per tenerla in vita. Alcunigiorni dopo siamo andati a trovarla ma non le abbiamopotuto parlare; dopo il vuoto della sua vita, desideravasolamente la morte.

Trixi era stata il mio primo amore. La incontrai in unlocale a Monaco e dopo aver ballato insieme la chiesisubito se voleva fumare dell’hascisc. Lei accettò e cosìandammo a casa di un mio amico dove abbiamo ascol-tato dischi dei Beatles e dei Rolling Stones; dopo averfumato ci siamo sdraiati sul pavimento e abbiamo par-lato molto della libertà.

L’anno successivo ci trasferimmo ad Amsterdam e Trixirimase la mia compagna nella via della droga. Spessofrequentavamo un locale simile al posto dove ci siamoconosciuti a Monaco; lì prendevamo e vendevamo ero-ina e in pochissimo tempo ne fummo sopraffatti.

In quel periodo abitavo insieme a Trixi e Jacky. Una seraci venne a trovare il mio amico Bernie e dopo aver presol’eroina insieme, ci distendemmo sui materassi adascoltare della musica. Improvvisamente sentii bussarealla porta,mi tirai su e guardai dallo spioncino e rico-

Ballo con la morte

nobbi Rudy che teneva qualcosa in mano avvolto incarta da regalo e gli aprii la porta. Quando entrò, tiròfuori da quella carta una pistola, me la puntò contro edisse: «Franz tu mi hai fregato!» Mi spinse in un angolocome in un selvaggio film western. La paura mi assalìperché pensai che se qualcuno ci avesse sentito, avreb-be chiamato di sicuro la polizia così saremmo finiti tuttiin prigione; alla fine mi decisi a dargli l’eroina che gliavevo rubato e finalmente andò via.

Qualche tempo dopo mi trovavo con altri due amici,Sigghi e Romano, che giusto la sera prima d’incontrar-mi, rapinarono da una farmacia tutti i preparati a basedi morfina. Abbiamo colto al volo l’occasione e cosìabbiamo preparato un cocktail a base di morfina cosìforte che Romano andò in overdose. Subito spalancam-mo le finestre e lo schiaffeggiammo per farlo riprende-re, tentammo pure la respirazione bocca a bocca maanche questo non servì. Al solo pensiero che lui sareb-be potuto morire a casa nostra e che saremmo finiti

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Franz Huber

Franz quando facevail fotomodello (1965)

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tutti arrestati rabbrivìì!! Presi dal panico caricammoRomano sulle spalle, e veloci giù per le scale, lo por-tammo in strada e lo lasciammo là. Poi di corsa chia-mammo la polizia da una cabina telefonica dicendo chec’era un uomo privo di sensi. Cominciammo a vagareper la città terrorizzati perché sapevamo che la poliziaavrebbe fatto di tutto per scoprire cosa fosse successo.Dopo alcune ore tornammo a casa ma, incredibilmente,Romano era lì ad aspettarci. Indifferenti al pericolo tra-scorso, prendemmo di nuovo l’eroina, ma questa voltaqualcosa cambiò. Romano, in overdose per la secondavolta nel giro di una notte sola, questa volta non ce lafece e morì sotto i nostri occhi.

Monaco – Hirsh Garden (Giardinodel cervo)

Una casa abbandonata. Tossico-dipendenti ed alcolisti come Lupo,Sigghi, Vittorio e Trixi la occupava-no. Questa diventò anche la miacasa. Tutti quanti avevamo incomune un unico interesse: dro-garci; ma quando le nostre dosi finivano non ci creava-mo scrupoli a scassinare le farmacie per rubare qual-siasi preparato a base di morfina. Eravamo soliti tirarea sorte chi doveva farlo, e una di quelle volte toccò a mee Christian.

Noi non eravamo dei professionisti, infatti, eravamomolto rumorosi ed inoltre, una volta entrati dentro la

«Romano, in overdose p er la seconda volta nel girodi una notte sola, ques ta volta non ce la fece emorì sotto i nostri occ hi.»

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Foto tessera del 1980

Lo sapete...

farmacia, non riuscimmo a scassinare l’armadietto coni preparati a base di morfina.. Allora decidemmo di an-dare a chiamare Vittorio perché aveva più volte deruba-to una farmacia. Christian andò a prendere Vittorio ed iorimasi lì, nascosto sotto la macchina, per controllare seveniva qualcuno. Poco dopo Vittorio e Christian ritor-narono ed immediatamente trovammo quello che cer-cavamo: la nostra amata morfina. Avevamo tutto quelloche ci occorreva anche per i giorni a venire, ma sapevoche sarebbe finita presto, infatti, finita la morfina ruba-ta, l’astinenza non tardò ad arrivare e con questa anchei dolori.

Non avevamo più niente da spararci in vena; l’unicacosa che avevamo era una ricetta falsa, così andai inuna farmacia che conoscevo e diedi al farmacista laricetta per un preparato a base di Jetrium. A quell’oradel giorno c’era molto movimento e gli impiegati dellafarmacia erano molto indaffarati. Quando vidi lo Jetriumnella mani del farmacista, il mio cuore cominciò a bat-tere forte perché non vedevo l’ora di spararmelo invena, ma non riuscivo a capire come mai perdesse tutto

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quel tempo. Ad un tratto si aprì la porta dietro di me. «Èlui!» gridò il farmacista puntandomi il dito contro, e cosìcapii che aveva chiamato la polizia e stavano per arre-starmi.

Ero già stato in prigione, ma quella fu la prima volta chemi arrestarono in piena crisi d’astinenza. Che tormentoe che dolore! Niente funzionava più senza l’eroina.

Inizialmente mi misero fra i carcerati comuni ma suc-cessivamente mi trasferirono nel reparto psichiatricodove mi curarono imbottendomi di psicofarmaci. Eroridotto come una bestia: stavo sempre buttato a terranella cella, mi colava il naso, mi lacrimavano gli occhi esudavo al punto di inzuppare i vestiti; gambe e stoma-co mi facevano troppo male e improvvisi brividi di caldoe di freddo mi assalivano. Nella mia mente c’era un solopensiero: EROINA!!

Ma l’unica cosa che potevo fare era rassegnarmi e sop-portare le mie pene perché sapevo che nessuno potevaaiutarmi. Solo il tempo avrebbe alleviato le mie soffe-renze, infatti, in tre o quattro giorni il peggio passò. Incella con me c’erano altri sbandati tossicomani: Lerry,ex soldato vietnamita con una grande passione per ilballo; Roberto, spacciatore psicopatico. C’era ancheuno slavo alcolista, arrestato per affari politici e tantaaltra gente accomunata da un’irreprensibile devianzamentale. La cella era piccola ed angusta. C’erano treletti a castello per sei detenuti, un tavolo, qualche sediaed un armadietto.

The Rolling Stones eranosporchi ma The Doors furonoterribili. Come band sono esi-stiti soltanto per quattro anni.Il radicalismo verbale e leorgie esibizionistiche sul pal-co, li hanno resi indimenticabi-li. Sesso, caos, morte e fantasiedi rebellione hanno fatto inmodo che Jim Morris diventas-se il morto più richiesto nellastoria del rock. Stava sul pal-coscenico come un predicatore,vestito in cuoio nero, roba attillata, oltraggiando il pubblicocon delle oscenità. «Father, I want to kill you, Mother, Iwant...» (canzone: The end). Jim leggeva i libri di Rimbaud,Nietzsche, Kerouac e Jung. Trovandosi in una forte crisi rac-contò a un suo amico: «Se entro il prossimo anno io nonriesco a trovare gratificazione, presto morirò.»

Nella primavera del 1970 uscì il suo album più importante“Morrison Hotel”. Alla ricerca di nuove inspirazioni andò aParigi dove morì all’età di 27 anni. Lo trovarono morto in unavasca da bagno, il 3 luglio 1971.

È stato sepolto in un cimitero di Parigi, che è diventato unluogo di culto per i suoi fans.

Gesù dice: «Io vivo, cosianche voi dovreste vivere».

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«Ero già stato in prigione,ma quella fu la primavolta che mi arrestaronoin piena crisi di asti-nenza.» Jim Morrison

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Le prime notti in carcere furono tremende per me, infat-ti, non riuscivo a prendere sonno perché mi assaliva ladepressione causata dall’astinenza, dalla paura e dagliincubi. Inoltre di notte i carcerati facevano sempre unagran confusione. Spesso imitavano i versi degli animalia tal punto che mi sentivo in uno zoo ma ogni tanto gio-cavano a carte alla luce delle candele create da lorostessi. Non di raro i carcerati in isolamento avevanocrisi di nervi. Loro cominciavano a fracassare gli arma-dietti e poi tiravano i pezzi dalla finestra. Spesso gli altridetenuti li incoraggiavano e dicevano: «Dai tira giù pureil tavolo!». Poi sentivo un rumore d’acqua che scorrevainfatti, rompevano pure i lavelli. Sì, è proprio questa lavita da carcerati.

I nostri argomenti avevano un solo tema: eroina, cocai-na e droghe varie. Ci chiedevamo continuamente comepoter fare ad averne un po’. Un giorno arrivò un vaga-bondo nella nostra cella con una grave crisi d’astinen-za. Sembrava essere completamente matto, infatti,durante le crisi vedeva ragni e scarafaggi d’ogni gene-re camminare nella cella. Quando finì di delirare, pen-sammo di sfruttare al meglio l’occasione e così glidicemmo: «Amico, adesso noi suoniamo il campanellod’allarme così viene la guardia. Quando viene, tu fingi didelirare dicendo di vedere ragni, scarafaggi ed elefanti,così mandano l’infermiere per somministrarti dei psico-farmaci; poi quando ti danno le pillole tu le dai a noi incambio del nostro tabacco, così noi possiamo ottenerequello che vogliamo: un po’ di sballo.»

Per la mia ricetta falsificata, ho dovuto scontare settemesi di carcere, e nelle lunghe notti insonni, potevopensare a tutto quello che la mia vita era stata fino aquel momento.

Sono nato a Mütterheim, mio padre si separò da miamadre poco prima della mia nascita per andare in Ger-mania est, così sono cresciuto senza padre. Abitavoinsieme a mia nonna e mia madre. All’età di nove annimorì mia nonna, così rimasi abbandonato a me stesso.Quando ritornavo dalla scuola, sul tavolo della cucinatrovavo il solito biglietto: «Buon giorno Franz, in cucinac’è della pasta ed in frigo c’è del sugo e dell’affettato;preparati qualcosa di buono; la mamma ti augura buonappetito».

Presto la mamma si portò un amante in casa perchévoleva che prendesse il posto di mio padre. Questo nonriuscii a sopportarlo fino al punto che un giorno litigan-do con lui, cademmo per terra ed io gli graffiai la suatesta pelata e gridai: «Ti odio, ti odio!»

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«Le prime notti in carcere f urono tremende per me, infatti, non riuscivo a pre ndere sonno perché mi assa-liva la depressione causat a dall’ astinenza.»

1977Hanni e

Penelope

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Poche settimane pri-ma del suo 28° com-pleanno, il 18 set-tembre 1970, JamesMarshall Hendrix morì

soffocato nel suo vomito. «Fu la persona più dipendente dalladroga che ho mai conosciuto» ricorda Eric Burdon, un colle-ga musicista.

Hendrix amava la sua chitarra, la droghe e le ragazze. In tuttaEuropa e America lasciò delle tracce di paternità. Nonostan-te tutto, era considerato il più grande musicista del suotempo. Suonava la chitarra con le mani, con i gomiti, con identi e persino con la lingua. Jimmi riusciva a fare uscirefuori dalla sua chitarra dei suoni incredibili. Nonostante ilsuccesso era una persona aggressiva e disperata. Questo sivedeva quando faceva a pezzi qualsiasi cosa trovava sul pal-coscenico. Una volta diede fuoco persino alla sua chitarra.

Gesù dice: «Che giova ha l’uomo se guadagna tutto il mondo e perde l’anima sua?»

Elvis è l’unica rockstar che siesibisce anche da morto. Nel2001 Elvis cantò le sue nume-rose canzoni su un grandeschermo. Probabilmente die-tro tutto ciò c’è la mano delsuo astuto Manager Tom Par-ker che dopo la morte di Elvis,avvenuta il 16 agosto 1976, si èfatto un sacco di soldi.

Elvis nacque nel 1935. La sua carriera è stata grandiosa: 89LP’s, 61 Singles e fino alla sua morte più di 400 milioni diLP’s e Singles venduti. Fu il protagonista in 33 film ed ebbe500 presenze in spettacoli televisivi.

La sua voce e i suoi movimenti sul palcoscenico lo fecerodiventare un “pirata del sesso”. Si fece costruire una casaenorme con 23 camere da letto e un grande parco. Nonostan-te il suo mega-successo, Elvis non ne aveva abbastanza. Ilsuo consumo di droga non conosceva limiti. Negli ultimi 20mesi della sua vita i suoi medici gli hanno prescritto circa10.000 pillole diverse, tra stimolanti, tranquillanti e calman-ti. I suoi avambracci erano così pieni di buchi, che non c’erapiù posto per altri. La bella e sportiva star era diventata un’o-besa massa di grasso che sudava. Il 16 agosto 1977 la suafidanzata lo trovò svenuto nel bagno. Morì a soli 42 anni. Larivoluzione del rock perse il suo più grande interprete. La suavita ci dimostra che la canzone degli Stones “I can’t get nosatisfaction” vale come titolo per un’intera generazione.

«Senza Dio tutto è inutile!»

Jimi Hendrix

Elvis Presley

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Poi arrivò il momento di iniziare a lavorare. Non avevola più pallida idea di quello che avrei voluto fare. Miamadre mi disse: «Trova lavoro da un macellaio, almenoavremo sempre qualcosa da mangiare». Allora non eradifficile trovare un lavoro da apprendista, e fu nel peri-odo in cui stavo imparando il mio lavoro, che cominciaia drogarmi. Iniziai a prendere il Captagon, passavo tuttele notti in discoteca e la mattina, mai prima delle cin-que, andavo direttamente a lavorare senza neancheessere tornato a casa, infatti svolgevo male il miolavoro.

Un giorno stavo preparando dei würstel, e dopo averlidisposti in una teglia accesi il forno, ma la temperaturasalì troppo, così scoppiarono tutti. Quando successequesto incidente, il padrone si trovava al mattatoio masapevo che quando sarebbe tornato, sarei stato presodal panico. E così fu! Quando tornò andò a controllare lateglia e quando vide quello che era successo, presodall’ira, mi tirò tutto contro. Un’altra volta, dovevo affu-micare dei würstel, ma sbagliai e misi troppa segaturasul fuoco e così i würstel, andarono tutti persi un’altravolta. Dopo un anno decisi di lasciare quel mestiere.Non avevo futuro! Perché avrei dovuto lavorare? Nonsapevo neanche perché avessi scelto quel lavoro chenon mi piaceva. Raramente stavo bene ed inoltre nonmi sentivo amato da nessuno.

La notte cominciai a frequentare dei pub rock moltofrequentati. Qui si veniva per ballare e per evadere dallaroutine quotidiana. La musica ci stregava e noi ci la-

«Cercavo di trovare mestesso e il senso dellamia vita tra i freaketto-ni e i vagabondi.»

sciavamo trascinare. Questa discoteca si trovava nelquartiere di Schwabing, dove ho cominciato a fumare lamarijuana ed hascisc e poco dopo cominciai anche aspacciare. Così trascorrevo la mia vita abbandonato ame stesso. Le notti che dormivo in casa erano poche,perché preferivo passarle dagli amici. Cercavo di trova-re me stesso e il senso della mia vita tra i freakettoni ei vagabondi; li trovavo interessanti nonostante loro fos-sero degli emarginati sociali. Sesso droga e rock ‘n’ rollmi presero, ma anche questo mi rendeva solitario. Il miodesiderio d’amore sprofondava sempre più nel tunneldella droga. Le mie giornate erano vuote ed insignifi-canti; la gente per strada cercava la pace ed anche ilmio cuore sperava in quella pace, che purtroppo nontrovavo. «Una canna al giorno toglie il medico di torno».

Questo era il mio modo di affrontare la vita ma, per direla verità il mondo era diventato buio e senza speranza.Uno dei miei punti fermi era, che solo i cretini lavoranoper guadagnare, così decisi di spacciare hascisc edLSD, infatti sera per sera, andavo in giro per i localidove c’erano concerti per vendere la droga ai ragazzi.

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Da un uomo d’Amburgo, ho ricevuto la mia prima dose.Lui ci notò mentre fumavamo dell’hascisc, così si avvi-cinò e disse che aveva l’eroina. Io gli chiesi se me lafaceva provare, così andammo in bagno e lì mi bucaiper la prima volta. Quella esperienza in un certo sensomi diede tutto. Fece risplendere in me tanta gioia edamore per la vita che ho sempre desiderato, però daquel momento in poi, mi trovai in quella strada a sensounico che percorrono tutti i tossicodipendenti.

Qualche tempo dopo conobbi dei ragazzi in un pub, chemi adescarono regalandomi un po’ d’eroina. Ma sapevoche in qualche modo avrei dovuto ripagare quel “rega-lo”; infatti mi ci volle poco per capire che avrei dovutospacciare per loro. Ci incontravamo ogni sera in unabaracca dove regolavamo sempre i conti con una ragaz-za mandata da loro chiamata Misha la rossa. Era lei cheveniva a prendersi i soldi e a portarci altra eroina davendere; poi finalmente potevamo avere la nostra dose.A volte bucarsi richiedeva molto tempo perché non erafacile trovare una vena nelle mie braccia ormai distrut-

te; ma una volta messo in circolo quel veleno, ogni pro-blema sembrava sparire.

Avevo venduto la mia anima alla droga e le poche volteche me ne rendevo conto, sentivo un forte desiderio dimorire. Spesso mi ripetevo: «Sono solo un tossicomanefallito, e per questo mi trovo in prigione».

Sì ero proprio in prigione, ed avevo ancora sette mesida scontare, ma fortunatamente rimasi in contatto conTrixi. Trascorsi i sette mesi, la prima cosa che feci dalibero fu quella di andare da Trixi dove potevo trovarel’eroina; fu così che rientrai a pieno regime nella criccadi eroinomani. Mi bucavo ogni giorno, e portavo semp-re con me la mia siringa con l’ago numero diciotto. Mala mia “libertà”, stava nuovamente per essere interrot-ta, infatti di lì a poco subii un altro processo per l’enne-simo furto in farmacia. Il pensiero di ritornare in carce-re mi faceva rabbrividire, così questa volta decisi discappare oltre frontiera e andare ad Amsterdam: stradi-ne piene di spacciatori, club d’ogni genere, prostitute invetrina, coffeshop e tant’altro. Quale posto migliore perun drogato come me!

Quando ci arrivai, andai subito a cercare l’eroina e lacomprai da un ragazzo di colore tramite cui conobbialtri tossicodipendenti della zona. Molti di loro rubavanoe per questo la polizia aveva sempre gli occhi su di loroe inoltre c’erano pure molte spie infiltrate che informa-vano costantemente la polizia sui loro movimenti. Gentedai corpi scarni, visi magri con occhi scavati e vestiti

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«Mi bucavo ogni giorno eportavo sempre con me lamia siringa con l’agonumero diciotto.»

1996: Franz adAmsterdam…...ma con la testaa posto!

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Questa è la triste storia di John SimonRichie, meglio conosciuto come SidVicious. La sua breve vita da tossicodi-pendente e la sua miserabile morte sonostate tra le peggiori che si possano imma-ginare. La sua vita, così come la sua car-riera, erano completamente senza speranza.Egli si unì ai Sex Pistols e condivideva conloro un profondo menefreghismo nei confrontidella vita. Del suo strumento, il basso, non aveva una grandepadronanza, ma ogni concerto era sempre un grande suc-cesso. Si nascondeva dietro il mito di se stesso, che la pub-blicità aveva contribuito ad ingigantire. Tuttavia era moltotimido, disorientato ed aveva una gran paura del pubblico,infatti cercava di superare queste paure con robuste dosi dieroina (eroina: dal greco heros = eroe).

Un giorno conobbe a Londra una ragazza di nome NancySpungen con la quale si fidanzò, però Sid vide in Nancy piùuna mamma ed una figura che potesse proteggerlo, piutto-sto che un’amante. Presto si trasferirono a New York, ma ilgiorno del viaggio Sid aveva preso così tanta droga da per-dere completamente il controllo, infatti dovettero accompa-gnarlo in barella fuori dall’aereo. Il 12 Ottobre 1978 Nancy futrovata morta nella stanza di un hotel: era stata accoltellata.Sid fu accusato di essere l’assassino, ma in poco tempo,dopo aver pagato la cauzione, fu rilasciato. Nel 1979, a soli21 anni, si tolse la vita perché capì che senza Nancy nonpoteva vivere. Di Sid Vicious oggi rimane solo il mito di unafalsa rockstar, che in realtà non era altro che un uomo moltovulnerabile, un clown velocemente commercializzato, unimbroglione capace addirittura di togliersi la vita.

Dietro ogni dipendenza c’è sempreun incolmabile desiderio d’amoreche solamente Dio può soddisfare!

«Già da tanti anni non ho piùamici. Mi sento colpevole.Non conosco più passione.Non posso più prendere ingiro nessuno di voi. Il delittopiù grande è quello di abbin-dolare gli altri. È megliomorire bruciato di colpoche deperire lentamente».Sono parole scritte da

Cobain nella sua ultima lettera.

Dopo questo, l’idolo e il portavoce della scettica “lost genera-tion” si sparò. Perché? Non aveva forse tutto ciò che si puòdesiderare? Nelle interviste criticava duramente il disorienta-mento del mondo dove tutto funziona, tranne l’amore e i sen-timenti. La sua provenienza da una famiglia distrutta e un’infanzia persa posero la base per la sua rabbia nei confrontidella società. Affari suoi? O sei anche tu tra quelli che posso-no condividere quello che Cobain scrive più avanti nella suaultima lettera: «Essere sempre in giro di quà e di là ma senzagioia. Essere sempre di buon umore grazie all’alcol e alladroga, eppure mai soddisfatti. Praticare l’amore libero eppuremai sentirsi amato. Far finta di non avere dei sentimenti, ma inrealtà essere vulnerabile...»?

Gesù dice: «venite a me, voi tutti che siete affaticatie oppressi, e io vi daròriposo.»

Kurt Cobain

Sid Vicious

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lacerati. Questo triste identikit caratterizzava i tossiciche frequentavo. Fra questi c’era Glenn, un ragazzo dicolore, il vecchio Francesco di Amburgo e Toti daMonaco. Noi abitavamo in una barca trovata da Toti. Laproprietaria era una prostituta che ci lasciava abitare làin cambio di un po’ di eroina. Noi eravamo sempreindaffarati nell’inarrestabile ricerca di soldi e facevamodi tutto per trovarli. Alcuni di noi vendevano cianfru-saglie varie, altri andavano nei centri commerciali arubare borse per signore, che rivendevamo alle prosti-tute; non importava come ma l’importante era reperiresoldi per l’eroina.

A volte avevo l’eroina ma mi mancava il cucchiaio perscioglierla ma sentivo che il bisogno di bucarmi eraforte; allora bussavo in casa di qualcuno dicendo diessere un turista: «Ho un barattolo di fagioli ma nonposso mangiarli; potrebbe darmi un cucchiaio?» Quan-do non riuscivo a trovare i soldi prima del pomeriggio,era tremendo perché in una o due ore mi veniva la crisid’astinenza. A causa della mia cronica dipendenza dalla

Nel 1963 i Beatles ebberoun successo dopo l’altro.Fu il tempo della “Beatles-mania”. John Lennon l’ave-va già predetto nel 1962. Lui aveva partecipato a delle sedu-te spiritiche ad Amburgo dove disse: «Io so che i Beatlesavranno successo. Lo so di sicuro, perchè per questo suc-cesso ho venduto la mia anima al diavolo.» Nel 1966, sul cul-mine del loro successo lui sostenne: «Il cristianesimo morirà.Scomparirà sempre di più. Noi ora siamo più famosi diGesù».

I Beatles si erano costruiti un’apparenza di bravi ragazzi. Madietro quest’apparenza vivevano una vita piena di droga,sesso e occultismo. Canzoni come Norwegian wood, Yellowsubmarine, Strawberry fields e Lucy in the sky parlano didroga e occultismo. Lennon ammisse pubblicamente che luie sua moglie, Yoko Ono, avevano consumato anche l’eroina eche ogni membro della band aveva già preso l’LSD. «Ero abi-tuato a prendere continuamente LSD». Sette anni dopo averscritto la canzone Bring on the Lucie (nella quale lui adoral’anticristo), John Lennon venne ucciso da Marc Chapman,uno dei suoi fans, l’8 dicembre 1980. Il movente dichiaratosecondo Chapman: «Mi sono sentito guidato da delle voci edal diavolo». Questo è triste e allo stesso tempo interessan-te. Il diavolo non è una fiaba: è consigliabile tenersi alla largadalle cose occulte.

Gesù chiamò il diavolo unbugiardo e un assassino.

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John Lennon

1995nuovi amici adAmsterdam!

«Noi eravamo sempreindaffarati nell’inarres-tabile ricerca di soldi efacevamo di tutto pertrovarli.»

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droga, cominciai a rubare quotidianamente; vivevo truf-fando e scroccando alle persone. Per un periodo sonostato complice di un borseggiatore. Il mio compito eradi cercare persone ubriache ed intrattenerle con ragio-namenti inutili. Li distraevo mentre il mio complice liderubava; poi quando finiva, mi faceva un segnale perfarmi capire che aveva preso i portafogli ed io li lascia-vo stare. Così avevamo un portafoglio in più.

C’erano giorni che dovevo perfino chiedere l’elemosina,ed allora andavo alla stazione, salivo su di un treno econ qualche bugia riuscivo a racimolare qualche soldo,dicendo di essere stato derubato, oppure di dovereandare a tutti i costi ad Amburgo. Così, di scomparti-mento in scompartimento, raccontavo alla gente chedovevo andare da mia madre o dalla mia ragazza,oppure che dovevo raggiungere urgentemente miamoglie; di solito riuscivo a racimolare 50 o 100 fiorini.Ricordo un uomo che mi rispose dicendo: «Oggi Lei è ilterzo, ma che cosa succede qui?» Sapevo di non esse-re il solo a scroccare soldi.

Tutta la fatica aveva fine quando compravo la deside-rata eroina. Quale sollievo! Il veleno scorreva nel miocorpo, e sapeva dare sollievo ai miei dolori. Anche seper poco tempo, la droga mi dava tutto quello che cer-cavo. Così passavano i mesi. Vagavo per le strade,scassinavo macchine, truffavo la gente; vendevo fangosecco spacciandolo per hascisc e cartoncini coloratispacciandoli per LSD.

Purtroppo arrivò il giorno in cui la polizia mi espulsedall’Olanda, ma io imperterrito riuscii di nuovo a passa-re la frontiera illegalmente e tornai in Olanda. Dopo l’en-nesimo furto la polizia mi riprese ma non mi rimanda-rono più in Germania, perché tanto capirono cheriuscivo a rientrare; per questo si sono rassegnati eduno di loro mi disse: «È inutile mandarti in Germania, sepoi riesci a tornare in Olanda; è meglio aspettare chemuori, almeno ti rispediamo via dentro una cassa damorto».

La droga aveva accelerato il mio cammino verso l’infer-no. Ormai conoscevo bene la galera; non mi restavaaltro che conoscere il manicomio. Tramite un’azione cri-minale sono stato di nuovo arrestato e poi rinchiuso inuna clinica psichiatrica. Mi sono ritrovato insieme adassassini, maniaci sessuali, deboli di mente, ammassa-ti tutti insieme in un reparto di isolamento. Come sem-pre stavo insieme a tutti i tossici ed il nostro unico temaera la droga. «Senza droga non c’è speranza» dicevamospesso.

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durante unapredica sullastrada

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Il 4 ottobre 1970 morìJanis Joplin. Tentò il suicidioper ben sette volte. La trovarononella stanza di un albergo con 14incisioni nell’avambraccio sinistro. Come sempre, avevaqualcosa in mano: quattro dollari e cinquanta per unpacchetto di sigarette.

Janis era una persona vulnerabile sia esteriormente cheinteriormente. Le sue canzoni erano l’espressione di unavoglia assoluta. Lei viveva quello che cantava, voleva tutto esubito. Era una sovversiva poetica, ma la sua fortuna erafinta. Il blues era la sua vita. Una cosa del genere fino ad al-lora non si era mai sentita.

Alcuni dei suoi concerti erano corredati di scene imbaraz-zanti. Forse non riusciva a reggere due bottiglie di whisky equindi succedeva che insultava il pubblico. Janis Joplin havissuto una vita intensa ma nel modo sbagliato e per questoè morta giovane. Una delle sue canzoni si intitola “Get itwhile you can!”.

Gesù dice: «Io dò la vita inabbondanza!»

Bob Marley e il suoReggae furono sol-tanto una religio-ne, nella quale si

trattava soprattutto di fu-mare spinelli e del ricapovolgimento sociale nella Jamaica,negli U.S.A. e in Europa. Bob Marley fu la prima superstarproveniente dal Terzo Mondo. Cantava “Get up, Stand up!”,un messaggio per tutti quelli che si sentivano oppressi. Pur-troppo la sua religione lo portò anche alla morte. I veri Rastanon si lasciano tagliare i capelli e non si lasciano neancheamputare qualcosa del loro corpo. Bob soffriva di cancro allapelle, che prima si manifestò all’alluce. Aiutarlo divenneimpossibile, visto che rifiutava l’amputazione. Così nel 1981morì il dio dello spinello. Lui credeva nel Dio del VecchioTestamento “JAH”, lo stesso che nel Nuovo Testamento vienchiamato “Gesù”. Solo Gesù ci può salvare da ogni peccatoe ogni iniquità.

“Gesù” significa: “Dio salva.”

Bob Marley Janis Joplin

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Lì ho fatto amicizia con una ragazza, anche lei tossico-dipendente; eravamo molto uniti. Quando il sabato ave-vamo l’ora d’aria all’interno dell’istituto, riuscivamo ascappare e a procurarci la droga. Quando sono statorilasciato, ho interrotto la terapia di recupero che avevopiù volte vanamente iniziato. Ritornavo sempre al puntodi partenza.

Se solo l’avessi saputo prima che c’è una persona ingrado di aiutare tutti quelli come me, tutti gli eroinoma-ni e tutta la gente allo sbando; questa persona ha detto:«Io sono la via la verità e la vita; nessuno viene al Padrese non per mezzo di Me.» (Giovanni 14:6) Questa per-sona, Gesù Cristo, mi è sempre venuta dietro fin quan-do mi ha trovato.

Nel 1970 mi trovavo nuovamente in carcere in un cen-tro per ammalati di mente; lì vennero delle persone chemi fecero vedere un film che parlava di Gesù Cristo. Inmolti si avvicinarono a vedere, ma dopo aver visto quel-la proiezione esclamai: «Questo è solo fanatismo! Dav-vero questo libro nero chiamato Bibbia può liberarci?Non fatemi ridere!!» Anche se non condividevo quelloche ho visto, cominciai a capire qualcosa dell’amore diGesù.

L’estate seguente andai a Monaco all’English Garden emi recai su un prato dove alcuni ragazzi fumavano has-cisc e mi accorsi che su una collina c’erano dei cristia-ni che predicavano e cantavano; non li volevo sentire ecosì girai alla larga. Tempo dopo nello stesso posto,

c’erano di nuovo quei cristiani, ma questa volta non vollicambiare strada, anzi volli mettere loro il bastone fra leruote. Non potevo prenderli a pugni, perché non neavevo la forza, infatti a quei tempi pesavo soltanto 54 chili. In compenso avevo una lingua molto taglientee li aggredii con tante parolacce; poi rimasi in silenzioperché quello che dicevano mi colpì particolarmente.Solo oggi so che quello era l’amore di Gesù.

Frustrato ed amareggiato, decisi di tornare ad Amster-dam; non avevo soldi, niente droga e solo l’astinenza dasopportare. Casualmente mi trovai in un ufficio postalementre cercavo di truffare dei turisti; lì mi venneroincontro due uomini che mi parlarono di Gesù Cristo epregarono con me; fu quella la prima volta che pregai,perché ero davvero allo stremo delle forze, così dissi:«Gesù, se Tu esisti davvero, mandami dell’eroina». Que-sto Gesù non l’avrebbe mai fatto, perché Lui ama i tos-sici ma non l’eroina. A quel tempo io non lo sapevo ecosì ricominciai ad essere sopraffatto dalla droga.

Questa volta ripresi a girovagare con Glenn, in cerca diuno spacciatore e lui mi disse: «Andiamo a cercarequalche soldo». Salimmo su una barca, ci vennero adaprire ed una voce ci invitò a entrare. Glenn era unragazzo di colore, robusto e pieno di forze, anche se sibucava già da tempo. Appena entrò nella barca, tirò una

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«Questa persona, GesùCristo, mi è semprevenuta dietro fin quandomi ha trovato.»

1997 sulla riviera di Split

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bottiglia in un angolo, poi prese l’uomo per la gola e glidisse: «Dammi subito i soldi». Così quell’uomo aprì ilportafoglio e gli diede alcune banconote. «Gli vogliotutti» disse Glenn, e quell’uomo impaurito diede a Glenntutti i suoi soldi. Io aspettavo silenziosamente mentrefumavo, poi siamo fuggiti via e ci siamo divisi il bottino.

Qualche giorno dopo mi trovavo nel quartiere a lucirosse e un amico mi parlò di alcuni cristiani che aveva-no una casa di recupero per tossicodipendenti. Pursapendo che detestavo i cristiani, sapevo pure che lororimanevano la mia ultima speranza per uscire dalla tos-sicodipendenza. In un bar incontrai un giovane che midisse: «Amico, anch’io ero un tossicomane e le ho pro-vate tutte per uscire dalla droga, ma solo uno ti puòliberare: Gesù Cristo.»

Mi sentivo come diviso a metà perché, da un lato vole-vo cercare i cristiani, dall’altro volevo fuggire da loro.

Dopo l’ennesima volta che ero uscito dalla clinica psi-chiatrica, mi era chiaro che avrei passato il resto dellamia vita a fare entra ed esci dai carceri e dalle clinichepsichiatriche. Così mi decisi a cercare i cristiani spe-rando nel loro aiuto per cambiare definitivamente la miavita. Loro mi hanno preso così com’ero, cioè un tossi-codipendente.

Chi altro poteva prendersi cura di me senza preoccu-parsi chi avrebbe pagato le spese per la terapia di recu-pero? Loro avevano una bella casa nel nord dell’Olan-da, dove c’erano tossici, alcolisti, prostitute ma c’eraanche tanta gente liberata dal Signore Gesù. Ogni voltache la crisi d’astinenza assaliva qualcuno, loro eranosempre pronti ad aiutarlo. Questa volta era toccato ame, e uno di quei cristiani era sempre vicino al mioletto; a volte erano anche due o tre a prendersi cura dime e mi raccontavano come il Signore li aveva liberatie pregavano insieme a me.

Il primo libro cristiano che ho letto è stato quello diNicky Cruz, intitolato “Fuggi piccolo, fuggi”. AncheNicky, aveva avuto un passato simile al mio. A 15 anni,lasciò la famiglia per diventare capo di una banda, per-ché la sua sete di potere e di andare contro ogni tipo diautorità, era per lui al di sopra di ogni cosa. Era unomolto violento, che non conosceva l’amore né provavaalcun sentimento. Io sapevo bene quello che aveva pas-sato Nicky, infatti leggendo il libro, mi ritornava inmente tutta la mia vita, e ho dovuto riconoscere che io,come Nicky, avevo camminato in una strada a senso

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«Mi sentivo come diviso a metà perché, da un latovolevo cercare...»

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unico che porta solo alla morte. Come lui. Anch’io erosenza speranza, senza futuro, stanco di scappare.

Arrivò un giorno che decisi di non rimanere più da que-sti cristiani, perché si pregava tutto il giorno, lodando edesaltando il Signore; poi l’ora dello studio biblico e poiancora preghiera. Tutto questo non riuscivo più a sop-portarlo, sicuramente non sarei invecchiato là! Volevoritornare ad Amsterdam e trovare un lavoro quando misarebbe passata la crisi d’astinenza. Lì alla casa direcupero, la gente aveva il difetto di essere troppodevota a Dio.

Ma le cose non andarono così, infatti finita la terapia,rimasi là e un giorno mentre stavo leggendo la Bibbia ilSignore mi parlò attraverso la Sua parola dicendomi:«Colui che viene a Me, Io non lo caccerò fuori» (Giovanni6:37). Che promessa meravigliosa! In preghiera confidaitutti i miei peccati a Gesù e gli dissi: «Non ne posso più,vengo a Te, fascia le mie ferite, fatti sentire e io Tiseguirò, Ti dò i miei peccati e tutta la mia vita, prendimiper mano». Lui mi ha liberato! Niente più dottori, né psi-chiatri ma soltanto Gesù! Nel Salmo 138 c’è scritto:«Nel giorno che ho gridato a Te, Tu mi hai risposto, mihai riempito di coraggio dando forza all’anima mia».Ogni libertà terrena, acceca i nostri occhi e confonde inostri sensi.

La mia ricerca di libertà mi aveva portato a essereschiavo del peccato e la mia vita era diventata un incu-bo. Soltanto Gesù poteva spezzare il vincolo che mi le-

gava al peccato, per questo io Lo glorifico e Lo ringra-zio per l’eternità. Per la Sua grande misericordia, oggisono completamente libero dalla droga e sono felice diessere diventato un figlio di Dio. Lui è morto per ognu-no di noi sulla croce e ci ha liberati dal peccato.

Dopo un anno trascorso in questo centro d’accoglienza,ritornai in Germania in autostop, ma ben presto rimasia piedi perché nessuno andava nella mia stessa destina-zione. Sentivo molto freddo, allora cercai riparo dentrouna cabina telefonica. Lì mi vide la polizia che mi portòin centrale, dove mi fecero una multa che però nonpotevo pagare; per questo motivo mi arrestarono un’al-tra volta, ma questa volta come figlio di Dio, infatti, nellacella cantavo inni di lode con grande meraviglia dei sor-veglianti, che mi guardavano dallo spioncino. In cella hoavuto la possibilità di parlare di Gesù Cristo con unragazzo tossicodipendente.

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«Tutto questo non riuscivopiù a sopportarlo, sicura-mente non sarei invec-chiato là!»

1997: Franz e Markus nel Westpark a Monaco

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Quando venni, ritornai a Monaco,dove ho conosciutoaltri cristiani che mi diedero tutto e mi rimasero vicino.A Monaco Dio mi ha aiutato a trovare lavoro in una piz-zeria. Lui mi ha aiutato e mi ha dato gioia e forza perriuscire a lavorare. Per la prima volta riuscii a lavorarestabilmente senza interruzioni, infatti, riuscii a ottenerele mie prime ferie; questo per me era davvero un gran-de miracolo. Quale gioia di vivere! Finalmente le miemani non servivano più soltanto a rubare, a scassinaree ad iniettarmi della droga; adesso potevo anche aiuta-re il prossimo. Ma non era così semplice per uno che haavuto un passato come il mio.

Le ferite della mia vita passata, erano ormai guarite maimprovvisamente si riaprirono ed io rincominciai a dro-garmi, così tornai ad Amsterdam comprai dell’eroina emi bucai. Nel frattempo i miei amici cristiani, preoccu-pati per me, denunciarono la mia scomparsa improvvisa.

Probabilmente nessuno può capire quello che provaidopo essermi bucato per l’ennesima volta, ma possodire con certezza che me ne vergognai enormemente.Quale scandalo ricadere nello stesso fango per uno cheera stato liberato da Gesù Cristo e aveva assaporato laSua gioia e la Sua pace; ma l’amore di Dio e la Suamisericordia sono più grandi dei nostri fallimenti.

Mentre mi trovavo ad Amsterdam seduto in un bar adascoltare un po’ di musica, entrarono dei cristiani adappendere dei volantini. Decisi di andare da loro e rac-contai che anch’io ero un figlio di Dio ma purtroppo erocaduto di nuovo nel peccato, così pregammo insieme eio confessai i miei peccati a Dio. Tutto ciò mi fece capi-re quanto ero misero, ma anche che nessuno mi avreb-be potuto rapire dalle mani del Padre celeste.

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«Finalmente le mie maninon servivano più soltan-to a rubare, a scassinaree a iniettarmi delladroga.»

Franz allo Speakers Cornerdi Hyde Park a Londra

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Ritornai subito a Monaco, dove trovai i cristiani che pre-gavano per me. Sapevo che, dopo l’ultimo errore cheavevo commesso, il Signore mi ha perdonato e io pote-vo continuare a seguirLo; da quella volta in poi non homai più avuto esitazioni. Da quel momento la mia vitaaveva un senso ed una meta. Dio mi aveva liberato da

tutti i legami con ladroga, mi ha datouna casa e sapevodi stare al sicurocon questo Diomeraviglioso chemantiene le Suepromesse.

Se hai a che farecon uno spacciato-re, non saprai maise lui ti ha dato

dell’eroina o del veleno per topi; credi in lui senza avereprima controllato cosa ti ha dato, infatti, tante personesono state ingannate e sono morte avvelenate.

Ma tu puoi fidarti ciecamente di Gesù, perché Lui nonmente. Questa è la testimonianza che innumerevoli per-sone ci lasciano da millenni. Anch’io mi sono lasciatoguidare con fede dalla Sua Parola e così sono stato libe-rato dal peccato e dalla dipendenza dalla droga. ❁

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«Da quel momento lamia vita aveva unsenso e una metà.»

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Ci sono i buoni

I CATTIVI sono coloroche Distruggono leforeste

I Razzisti quelli che odianoa morte gli stranieri

Questi sono i cattivi -ma tu, certamente sei uno dei BUONI!

Certo!Chiaro!

Beh, comun-que non sono

cattivo!

E i fanatici quelli che combattonoguerre inutili

La maggior parte delle personevivono pensando che:

E i Cattivi

Ma ti sbagli completamente!!!Perché il tuo creatore dice:

Non ciinteressa!

... Però dovrebbe interessarti!

Non C’è Differenza,perché TUTTI

hanno peccato.(Romani 3,23)

e come è stabilito chegli uomini muoiano

una sola volta – dopo diche viene il giudizio.

(Ebrei 9,27)

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Sul filo del rasoioSono due le cose che ho in comune con Franz. Egli èstato per me un amico e un esempio. Poi avevamo lastessa mentalità, quella cioè che ci portava a credereche la vita fosse dura e per questo sopportabile sola-mente con l’aiuto della droga.

Hascisc, LSD, cocaina, eroina e pillole – tutto ben mes-colato – era così che volevo sperimentare la libertà, mainvece caddi in una completa tossicodipendenza.

Sono cresciuta ben protetta dai miei genitori in un pic-colo paese in Austria, amata in modo particolare,essendo la figlia fortemente desiderata. I miei genitorierano orgogliosi di me. Ero la loro bambolina, la figlia damostrare agli altri che sembrava essere sempre qual-cosa di particolare, a scuola, in famiglia, in palestra ealtrove. Ma io volevo evadere da questo modo di vivere.

A 16 anni i miei genitori mi permisero di andare inBaviera per lavorare come cameriera in un ristorante. Lìper la prima volta ebbi contatto con la droga. Da quelmomento la mia vita iniziò ad andare in rovina. Anchese i miei genitori mi fecero ritornare a casa in Austrianon riuscii più a rientrare sui binari.

Il fatto di non vedere un senso nella mia vita e la pro-fonda convinzione che tutto il mondo fosse cattivo mifecero scivolare completamente nel giro infernale delladroga. Il mio mondo era paranoico. Dapperttutto vedevospiriti e demoni che mi perseguitavano. A questo aggiun-si degli utensili demoniaci che misi nel mio apparta-mento. Ma la paura mi stava addosso.

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Certamente puoi continuare la tuavita giornaliera superficialmente.E farti ingannare dal divertimento edal Piacere

E credere a tutte lestupidaggini che ti propone la pubblicità

Ma ricordati che verrà un giornoin cui dovrai render conto della tuavita a dio.

Berretti da base-ball sono fuori-moda - adesso siusano i cestini.

Le riviste scri-vono che vannodi Moda i berretti

da buffone!

Wow!

C’è una via che sembradiritta a qualcuno, ma

piega in sentieri di morte.(Proverbi 14,21)

Evelyn Hofbauer

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Tormentata da queste paranoie in quel periodo conobbiil mio futuro marito. In lui vidi un punto d’appoggio.

Lui era un eroinomane, ma ero convinta che riuscisse adarmi pace e serenità. Mi lasciai ingannare e pocotempo dopo rimasi incinta. Per me continuò la via delladiscesa e nostro figlio Marlon subiva questa situazione.Dopo anni sostituii l’eroina, che fino a quel punto miaveva accompagnata giornalmente, con delle pillole. Ilmio matrimonio era fallito e mio marito aveva un’altradonna.

In questa situazione di alti e bassi, durante la quale sen-tivo di avere già un piede nella fossa, avevo pure il desi-derio di non perdere del tutto il controllo, ma ero men-talmente così confusa che non riuscivo a memorizzareniente. Dovevo perfino annotare quante e quale pilloleinghiottivo. È da non crederci: erano circa 70 al giorno!

A 33 anni ebbi un desiderio sempre più forte di morire.Il pensiero del suicidio non mi lasciò più. In questa fasedi terribile disperazione arrivò la mia salvezza. Marlonvolle andare a ogni costo a una manifestazione cristia-na. Io invece non volevo perché con Dio non volevoavere nulla a che fare ma poi ci andai ugualmente.

La Parola di Dio mi colpì: «Io son la luce del mondo; chimi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la lucedella vita.» (Evangelo secondo Giovanni 8:12). Anche iodesideravo raggiungere questa luce. Le tenebre in cuivivevo erano insopportabili e mi resi conto che sola-mente Dio poteva aiutarmi. Allora pregai: «Dio, noncredo che Tu esisti, ma se esisti veramente, Ti chiedo diaiutarmi, mostraTi a me, portami alla luce e io vivrò lamia vita con Te».

Dio esaudì la mia preghiera. Nessuna terapia, nessunmedico, soltanto Gesù Cristo mi ha liberata, così comeè stato liberato anche Franz, che ho incontrato circadue anni dopo. Lui diventò un caro amico e ho impara-to molto da lui. Soprattutto il suo grande amore verso lepersone fallite e la sua passione verso Gesù Cristo misono stati sempre d’esempio.

Non vorrei cambiare più neanche un solo minuto con letenebre dalle quali Gesù mi ha tirato fuori. ❁

Evelyn Hofbauer

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«Il mio matrimonio era fallito e mio marito avevaun’altra donna.»

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Sono cresciuto a Monaco in una comune famiglia. I mieigenitori sono venuti a Monaco per motivi di lavoro. Lamia infanzia è stata tipica per delle famiglie di immi-grati. Lavoro, soldi, il sogno di una nuova casa... eranoqueste le cose di cui discutevamo più frequentemente.Noi bambini eravamo messi in secondo piano. A casamia si parlavano tre lingue e io ne ho imparato le rela-tive culture. Il sostituto della mia famiglia era il giro deimiei amici. Dopo la scuola ci incontravamo per strada abighellonare.

Poi ci venne un’idea grandiosa: scoprire il mondo deigraffiti. Il libro Subway-Art diventò il nostro libro cult.Finalmente potevamo diventare qualcuno. Avevamo lapossibilità di uscire fuori dall’anonimato e di riceverefinalmente l'attenzione che cercavamo. La nostra metaera quella di diventare famosi. Imbrattare treni e muricon le nostre teg, rubare, sesso, droga e risse facevanoparte della nostra vita quotidiana. La vita di strada, ilvandalismo e le aggressioni dominavano la mia vita.

La realtà dei graffiti è uno specchio della nostra società,infatti solo chi non ha nessun timore o senso di colpariesce a ottenere il riconoscimento di cui è in cerca.

A stento sono riuscito a diplomarmi in un istituto tecni-co per elettricisti. Il mio primo lavoro terminò con unlicenziamento in tronco. Contemporaneamente iniziavala mia carriera di spacciatore e disegnatore di strada,infatti ho lasciato le mie tracce per tutta la Germania.Dipingevo graffiti anche su ordinazione, incontravo altri

L’ebbrezza dei coloridisegnatori e insieme ci facevamo le canne fino al pun-to di essere completamente sballati.

In quel periodo i miei genitori erano molto preoccupatiperché spesso la polizia veniva a casa mia per delleperquisizioni. Il momento più brutto fu quello del mioarresto davanti agli occhi dei miei genitori. Ero senzalavoro, accusato di rapina, vandalismo, truffa e posses-so illegale di armi. I miei migliori amici prendevanol’eroina. Ero arrivato a toccare il fondo, ma a volte toc-care il fondo significa anche prendere una svolta.

“Per caso” in quel periodo incontrai più volte il mioamico Etem, anche lui lavorava con i graffiti. Fu lui araccontarmi con grande entusiasmo della sua nuovavita con Gesù. E siccome il mio psichiatra non riuscivapiù a darmi delle risposte allepiù semplici domande riguar-danti la vita, decisi di andareinsieme a Etem per vedere unpo’ cosa avevano da dire queicristiani. Fu un incontro molto interessante. Incontraidegli ex-drogati, ex-naziskin, ex-alcoolizzati e altragente strana che tramite la Bibbia e il loro modo diessere mi stupirono molto. E per la prima volta nellamia vita ho scoperto dove potevo scaricare tutte le miecolpe.

Franz, un ex-drogato di una cinquantina d'anni, miimpressionò particolarmente. Gesù aveva perdonatoogni colpa della sua vita trascorsa per vent’anni nella

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Pasquale

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droga. Lui emanava la gioia del perdono e della vitanuova. Era proprio quello che anche io stavo cercando.

Questa esperienza diede una svolta alla mia vita. Reali-zzai che la Bibbia da delle vere risposte agli interroga-tivi della vita. L’odio, la droga e tutte quelle altre cosebrutte sparirono dalla mia vita perché sperimentai l'a-more di Gesù.

Ora ho di nuovo un lavorofisso e non uso più sostan-ze stupefacenti perchédentro di me regna la pacee non più la ricerca del suc-cesso. Anche in famiglia tutto è tornato alla normalità.Cerco anche di aiutare altri ragazzi mostrandogli comeuscire fuori da un’esistenza inutile e dalla criminalitàcercando di fare capire loro quello che ho già capito io:che la droga è soltanto una fregatura, la vera vita esi-ste. Basta solo credere.

I seguenti versetti tratti dal Nuovo Testamento oggi sonoil motto della mia vita:

«...liberandoti da questo popolo e dalle nazioni, allequali io ti mando per aprire loro gli occhi, affinché siconvertano dalle tenebre alla luce e dalla potestà diSatana a Dio, e ricevano, per la fede in me, la remissio-ne dei peccati e la loro parte d'eredità fra i santificati.»(Atti 26:17-18) ❁

Pasquale Koukos, [email protected]

Che cos’è il peccato?

Come tanti altri termini, anche la parola “peccato” hasubito un mutamento linguistico. Un termine, che unavolta si associava ai comandamenti, alla Bibbia e a Dio,oggi è diventato una parola che si può collegare contermini come lo spreco, inquinamento dell’ambiente,abuso di cibo. In sintesi è una parola adattabile a tantecose.Ma che cos’è veramente il peccato? Per saperlo dob-biamo informarci lì dove questa parola è stata usata perla prima volta, cioè nella Bibbia. Lì è scritto che il pec-cato non esisteva fin dall’inizio. Il peccato è entratonel mondo quando gli uomini si sono opposti allavolontà di Dio. Lo hanno potuto fare perché Dio avevadato loro la possibilità di scegliere.Ognuno di noi ha una propria volontà, perciò tutti pos-sono decidere a favore oppure contro qualcosa. Questoconcerne anche la decisione di includere Dio nella pro-pria vita e quindi di richiedere la Sua volontà e viveresecondo questa, oppure di respingerLo. Rifiutare Dio –questo è peccato.La Bibbia, che è la Parola di Dio, ci avverte insistente-mente della presenza del peccato. Come una malattiache colpisce e influenza ogni parte della nostra vita,così anche il peccato cambia il nostro modo dipensare, le nostre emozioni e alla fine ci uccide. Lamorte è una conseguenza del peccato: «Poiché il sala-rio del peccato è la morte» (Romani 6:23).Dio desidera conciliare la nostra volontà con la Sua –questo sarebbe il contrario di “peccato”. E il fruttosarebbe la vita – il contrario di “morte”. ❁

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«Poi ci venne un’ideagrandiosa: scoprire ilmondo dei graffiti.»

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Che cos’ è vera fede?

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che cos’ è vera fede?

Tanti anni fa negli Stati Uniti ci fu un grande avveni-mento che suscitò scalpore. Un uomo fece tendereuna fune sulle cascate del Niagara.

Poi l’uomo salì sulla fune munito di una stanga permantenere l’equilibrio.

L’uomo si muoveva su questa fune senza alcu-na insicurezza e lo faceva persino con gli occhibendati.

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che cos’ è vera fede?

che cos’ è vera fede?

Eseguiva inoltre tante altre acrobazie per lagran gioia degli spettatori entusiasti.

...quale sarà stata la risposta alla suadomanda?

Veramente: Il pubblico era del tutto entusiasta.Sì, lo si credeva capace di fare qualunque cosa.Ma cosa stava succedendo? Una carriola! Cheintenzioni poteva avere ora?

CHI DI VOI CREDE CHEIO POSSA PORTARE UNA

PERSONA NELLACARRIOLA DA UNAPARTE ALL’ALTRA?

TUTTI CRE-DIAMO CHE CI

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ALLORA, BENESIGNORI! CHI DIVOI MI DIMOSTRALA SUA FIDUCIA ESI SIEDE NELLACARRIOLA?

SÌ!

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IO!!

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Discesa liberaLa scuola, una professione e una vita “normale” non miaffascinavano proprio. Decisi di fare la mia strada.Facevo arte e musica a Berlino e prendevo droga, miinebriavo del fascino del momento e così passavo lenottate a ballare e i miei problemi li risolvevo ignoran-doli. Era questo il mio modo di autorealizzarmi.

L’arte del dipingere mi diede discreti successi e mi but-tavo nel fascino di creare dei mondi irreali. Pensavo diessere un Picasso degli ultimi tempi e per questoimmortale.

La droga accresceva questa illusione. Che anch’io fossimortale lo sperimentai quando mi risvegliai in un parcodi Berlino, dopo aver preso una dose troppo forte di ero-ina. Da allora in poi, la mia decadenza fudrastica. Niente più arte, mi misero fuori dicasa, la mia fidanzata mi lasciò, persi illavoro e i pochi beni che mi restavano. Vive-vo come drogato per strada, dovendo com-battere da solo in un inferno terrestre.

Niente più era sotto controllo e i bei sogni, leillusioni e i miei sovrani pensieri erano sva-niti nel nulla. Quello che mi circondava era solamenteun’immondizia umana – droga – e quasi quasi ci stavorimettendo la pelle. Ma la mia combattività non eraancora del tutto svanita e così decisi di smetterla con ladroga.

Iniziò una battaglia contro la dipendenza che durò setteanni. Nel circolo vizioso tra terapie, lavoro, rapporti,

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liberarmi dalla droga, dubbi e ricadute, finalmente capiiche ero un tossicodipendente, senza speranza. Dopodue terapie concluse e una cura di metadone (il meta-done rimpiazza l’eroina, ma non libera dalla dipenden-za) mi rassegnai e pensai: «Sarà che la mia vita è pro-prio così.»

Ma ci fu una svolta. Nell’ambito di un’ulteriore terapiaebbi una gran paura di morire e in questa agonia feciqualcosa che mai e poi mai avrei pensato di fare: pre-gai! Dio esaudì la mia preghiera. Subito mi sentii meglioe realizzai dentro di me una pace che fino a quelmomento non avevo mai conosciuto.

Poco tempo dopo incontrai dei cristiani che oggi sonomiei amici. Mi invitarono ad ascoltare la Parola di Dio ea leggerla. Andai insieme a loro, ascoltai la Parola e cre-detti in Gesù Cristo, Colui che è morto in croce per mee per i miei peccati. Capii subito che questa era la veritàche stavo cercando da tanto tempo.

Da allora sono successe tante cose. Il Figlio di Dio hacambiato la mia vita in una maniera meravigliosa, houna famiglia, un lavoro e non mi stanco mai di andare

in giro (scuole, carceri,ghetti...) a parlaredell’incredibile operache Gesù ha fatto inme e che può fare achiunque altro. ❁ 5554

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«Le illusioni e i mieisovrani pensieri eranosvaniti nel nulla.»

Markus eSteffi, il gior-

no del loromatrimonio

(Monaco,Marzo 2002)

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STUPEFACENTI

Questo è il tuo cervello. Tu hai 15 miliardi

di cellule cerebrali e i tuoi nervi hanno

una lunghezza di 500.000 chilometri.

La trasmissione dell'informazione, dentro

il tuo cervello, avviene tramite un liquido

chiamato “sostanza di trasmissione”.

MA A COSA ÈÈ DOVUTO LO SBALLO?

La sostanza principale dell'hascisc è il

THC che ha una somiglianza sorprendente

con la “sostanza di trasmissione”. Il THC

dunque causa dei contatti completamente

sbagliati e inutili tra le cellule cerebrali,

cosa che porta a dei processi incon-

trollati; Per esempio: degli impulsi musi-

cali vengono percepiti come dei colori

oppure sentiti come un formicolio nelle

gambe.

Il cervello andrebbe in tilt se il corpo

non avesse la possibilità di produrre un

antidoto, l'enzima “MONOAMINOOXYDASI”

che è un freno d'emergenza. Qualchevolta

quest'enzima non reagisce, ma lo si com-

prende troppo tardi, MAGARI QUANDO SI ÈÈ

GIA RICOVERATI IN QUALCHE CLINICA PSI-

CHIATRICA.

Ma anche se l'enzima fa effetto, un pro-

blema viene pur causato: Il THC distrugge

la sostanza di trasmissione prodotta dal

nostro corpo.

MA QUALI SONO VERAMENTE

GLI EFFETTI DELLE CANNE?

Finchè hai del THC nel tuo cervello, tutte

le informazioni e i segnali vengono rice-

vuti e memorizzati in modo filtrato.

1. Il tuo bagaglio di esperienze e di

ricordi diventano sempre più irreali.

2. La memoria e la capacità di pensa-

re vengono durevolmente attutite e

paralizzate.

3. Avvengono dei mutamenti genetici

nel nucleo della cellula (circa 1/20

del THC rimane a lungo nel corpo,

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«Ma quali sono verame nte gli effettidelle canne?»

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soprattutto nel cervello, nei testi-

coli, nelle ovaie...).

4. L'hascisc provoca un’atteggiamen-

to di svogliatezza, favorisce una

labilità psichica e riduce i colloqui a

un livello superficiale.

5. Un altro effetto negativo è la dif-

ficoltà di concentrazione. Solo dopo

due o tre giorni il THC che è nel cer-

vello si riduce della metà.

6. Gli interessi avuti normalmente

vanno perdendosi, fino ad arrivare a

uno stato di disorientamento totale e

un’assmiliazione distorta degli avve-

nimenti.

7. L’apparente soluzione dei problemi,

è solamente una bugia: l’uso della

droga in realtà porta sempre ad un

aumento dei problemi e dei conflitti.

8. Ma è soprattutto la propria per-

sonalità che subisce un cambiamento

al punto tale da non rendersene

neanche conto.

9. L'hascisc favorisce la disponibilità

verso le droghe più pesanti, infatti

questo è quasi sempre l’anticamera

della droga. ❁

Just Life for FunPrima di andarmene via di casa, pensavo di essere unapersona abbastanza buona, anche se bevevo tanti alco-lici, cosa che finiva spesso in delle scenate isteriche.Ma più che altro ero orgogliosa di non conformarmi allenorme della società. Una vita noiosa e inutile tra lavoroe televisione era la cosa che volevo meno.

A scuola proiettarono il film “Noi ragazzi dello zoo diBerlino”. Quel film, invece di spaventarci, provocò in mee alcuni dei miei compagni una reazione contraria.Anch’io desideravo una vita eccitante come quella delfilm, e poi chi dice che devi per forza cadere così inbasso. Inoltre, anche se fosse stato veramente così,sarebbe stato meglio di questa noia: «Io mi oppongo,non voglio far parte di questa società che non valenulla e dove io non avrei valore». Poco dopo mi inna-morai di un uomo che fumava le canne, cosa che miaffascinò molto. A 17 anni ci trasferimmo in città ma ilnostro rapporto non durò molto, visto che consideravouna cosa arretrata passare tutta la mia vita con lo stessouomo. La vera causa per cui spesso cambiavo partnerera che credevo che un uomo avrebbe dovuto esserecapace di soddisfare appieno il desiderio di protezionedi una donna e se questo non succedeva, mi cercavoun altro uomo, nella speranza di trovare la sicurezzache cercavo. Alla fine mi sentivo sempre vuota e mi resiconto che una persona non poteva riuscire a riempire ilmio cuore, per quanto poteva essere cara e premurosa.E poi, la “fedeltà” era fuori moda e non avrei maiammesso che in fondo proprio io la desideravo.

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All’alcol e l’hascisc si aggiunsero le pasticche e qualchevolta l’LSD. Riuscivo a sentirmi bene solamente quandoero in stato di trance e nulla era importante. L’impor-tante era non sentire il vuoto che c’era nel mio cuore.

Guadagnavo qualcosa lavorando saltuariamente oppurerubando. Per me non era importante il denaro. Miamadre a volte mi dava qualcosa e così riuscivo a cavar-

mela. Non avevo inten-zione di guadagnare.Volevo semplicementegodermi la vita. Per mequesto significava farequello che volevo. JustLife For Fun! Pensavo

di realizzare subito ogni idea che mi piaceva. Cosìinsieme ad una mia amica pensammo che sarebbestato bello andare in Spagna. Partimmo il giorno dopofacendo l’autostop e restammo in Spagna fino a quan-do finirono i soldi. Poi ebbi voglia di visitare New York,così presi l’aereo e ci andai. Prima avevo pensato distare lì per sei mesi invece rientrai dopo un mese, inte-riormente frustrata. Da una parte mi godevo l’indipen-denza e poter fare tutto ciò che volevo, ma dall’altraparte sentivo che mi mancava qualcosa di fondamenta-le. Non riuscivo a definirlo bene, ma mi resi conto chela vita doveva essere qualcosa di più. Iniziai a interes-sarmi alle varie religioni. In ogni religione tiravo fuori ciòche mi faceva comodo e così costruii il “dio dei mieidesideri”. A tutto questo si aggiunsero delle pratiche

occulte. Solamente quando oltrepassai un certo limite,la mia coscienza, che era diventata quasi insensibile, mimise in allarme.

Il mio ragazzo di allora era tossicodipendente e aveva-mo un rapporto molto problematico. Uno dei motivi erala droga, un altro il mio stile di vita che mi creava deiforti problemi psicologici. Visto che la meditazione nonmi recava più nessun aiuto pregai Dio, chiedendoGli diintervenire nella mia vita e di cambiarmi. Mi resi contoche da sola non ce la facevo più e che avevo bisognodel Suo aiuto.

Quando una volta, dopo aver preso l’LSD, mi sentiimolto male e i miei pensieri ritornarono al tempo in cuifrequentavo la chiesa.

I Salmi riportati nella Bibbia già a quel tempo mi inco-raggiavano e così iniziai a leggerli. Due settimane dopomi telefonò una certa Sabine. Un’anno prima le avevodato il mio numero telefonico. Mi chiese apertamentese qualche volta legessi la Bibbia. Fui contenta di que-sto segno da parte di Dio, visto che poco tempo primaavevo iniziato a leggere la Bibbia e cercavo delle rispo-ste. Ero molto entusiasta e volevo incontrarla al più pre-sto possibile. Così, poco dopo andai a trovarla. Eromolto curiosa di vedere quello che mi aspettava. Laprima impressione è stata scioccante: stava stirando.Pensai: «Essere cristiani va bene, ma mica dovrei finirea dover fare cose del genere». Ma poi cambiai opinione,perché vidi in lei una vera gioia e soddisfazione, anche

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«Non avevo intenzione diguadagnare. Volevo semplicemente godermila vita.»

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Amsterdam, 1992

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se conduceva una “vita normale”. Le chiesi come fossepossibile una cosa del genere e lei mi raccontò di Gesùe di come aveva rinnovato la sua vita, dandole un verosenso.

Mi ricordavo ancora tante cose riguardo Gesù che ave-vamo imparato a scuola o in chiesa. Eppure la maggiorparte delle cose non le avevo capite. Per esempio: cheGesù è morto per i peccati degli uomini. Questo si-gnificava che anch’io ero colpevole davanti a Dio,una colpa che mi divideva da Lui per sempre. Né gliinsegnanti né il parroco erano riusciti a trasmettermiche avevo bisogno di Gesù come Salvatore personale eche Lui ha preso su di sè la condanna che invece avreimeritato di ricevere io.

La visita da Sabine mi era rimasta impressa. Mi accor-si che lei aveva proprio quello che io cercavo da semp-re. Siccome questa gioia ancora non la possedevo,rimasi un po’ delusa e andai in un bar per riflettere.Incontrai un amico del mio ragazzo che mi invitò afumare uno spinello. Andai via insieme a lui, ma eratutto diverso rispetto alle altre volte. Sì, fumai erba,mala mia mente rimase lucida e ciò che avevo sentito diGesù non mi lasciò più. Vedevo due vie davanti a me: inuna c’era il mio ragazzo che prendeva l’eroina; nell’al-tra via c’era Gesù. Sapevo che Dio adesso aspettavauna mia decisione. Mi resi conto che non sarebbe statotanto facile rinunciare ai piaceri della mia vita, ma Gesùmi avrebbe sicuramente aiutato in questo. Quel collo-quio mi aveva fatto cambiare idea su Gesù. Valeva la

pena di affidarGli la mia vita. In fondo non avevo nienteda perdere, visto che fin’ora avevo gestito la mia vita dame. Ero arrivata al punto di dover ammettere di averfallito. In quel momento decisi di dare la mia vita aGesù, Colui che ha pagato sulla croce per i mieipeccati.

Iniziò una vita nuova. Sabine aveva ragione; era vera-mente una grande gioia vivere con Gesù. Finalmentequel vuoto dentro di me era scomparso, e la mia corsaalla ricerca di sicurezza era finita. Oggi leggo giornal-mente la Bibbia ed è stupendo vedere come Dio mi

parla tramite questa. Imparo a conoscerLo sempre di piùe vedo come Lui mi ama e come sono importante perLui. Non mi viene difficile fidarmi di Lui anche per quan-to riguarda le piccole cose della vita quotidiana. Avevouna piccola stanza in un appartamento che usavamo inpiù persone; il padrone di casa non mi sopportava più,perché spesso con me abitavano tre o cinque persone,quasi sempre dei tossicodipendenti. Era verso la metà

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«Anch’io ero colpevole d avanti a Dio, una colpache mi divideva da lui per sempre.»

Amsterdam, 1992

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del mese quando perse le staffe e si mise a urlare,dicendomi che avrei dovuto lasciare la casa entro la finedel mese. La mia amica Doris era molto preoccupata,invece io ero tranquilla. Non riuscivo neanche a essereveramente arrabbiata con quell’uomo. Poco primaavevo letto un libro che diceva che dovevo perdonare glialtri, perché Dio mi ha perdonato. Sapevo di esserediventata una figlia di Dio e che Lui, essendo ora mioPadre, avrebbe provveduto a ogni mio bisogno.

Quando successe questo fatto con il mio padrone dicasa, io e Doris stavamo per andare in un ristorantegreco. Ci sedemmo e ancora prima di ordinare entròuna donna anziana nel locale. Sentii che disse al came-riere che la sua subaffittuaria era andata via. Mi rivolsia lei e le raccontai la mia situazione. Nonostante erodisoccupata ebbi una conferma e due settimane dopomi trasferii in quell’appartamento. La signora mi propo-

se di presentarmi dal suo medico di famiglia, che stavacercando una sostituta per la sua assistente che eraandata in maternità. Anche se non era la mia professio-ne, ebbi il posto. Il mio contratto di lavoro era limitatoper il tempo della supplenza, ma poi il medico mi feceun contratto fisso.

In quel periodo iniziai anche a restituire le cose cheavevo rubato. Mi accorsi che la mia coscienza si erasensibilizzata. Volevo cercare di rimettere in ordine tuttequelle cose con le quali, nel passato, mi ero resa colpe-vole davanti a Dio e davanti agli uomini. Tramite Sabineconobbi anche altri cristiani provenienti da diverseestrazioni sociali. Le persone che prima magari avreidisprezzato diventarono dei veri compagni e dei buoniamici. Dio mi ha anche dato il piacere di stirare la bian-cheria. Per qualcuno non sarà forse niente di specialema per me è un miracolo.

Non mi sono mai pentita di aver fatto questo passoe di aver affidato la mia vita a Gesù Cristo, perché hosperimentato che tutto quello che Lui dice nella suaparola è vero:

«Io son venuto perché abbian la vita e l’abbiano in abbon-danza.»(Giovanni 10:10) ❁

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«In quel periodo iniziai anche a restituire le coseche avevo rubato.»

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Sarebbe questo un Dio d’amore, se permette tutta la miseria che c’è su questo mondo?Perché Dio permette la sofferenza?Prima del peccato originale non esisteva né morte nésofferenza, né qualunque altra cosa che oggi ci creatanta difficoltà. Dio ha creato tutto in modo che l’uomopotesse vivere in condizioni ideali. Per libera sceltal’uomo decide di percorrere la propria strada, che loporta lontano da Dio. La ragione per cui Dio ci consen-te tanta libertà è inspiegabile. Ma constatiamo che chisi allontana da Dio, prima o poi finisce nella miseria.Questa esperienza amara la si fa fino al giorno d’oggi.Alcune persone sono propense a dare la colpa a Dio,senza tener presente che in realtà la causa non è Dio,ma l’uomo stesso.

Se di notte camminiamo in autostrada e spegniamo ifari della macchina, non possiamo sicuramente dare lacolpa alla casa automobilistica se succedesse un’inci-dente. La casa automobilistica ha messo a disposizionel’impianto di illuminazione, se noi però spegniamovolontariamente i fari la colpa è esclusivamente nostra.

DIO È LUCE (Giovanni 1:15) e se noi ci allontaniamo daDio verso le tenebre, non possiamo lamentarci nei con-fronti del Creatore, perché Lui in realtà ci ha creati peressere vicini a Lui. Dio è, e rimane un Dio d’amore,perché ha fatto cose impensabili. Lui ha sacrificatoil proprio Figlio per liberarci dalla nostra situazionedi colpa. Gesù dice di sé stesso nel Vangelo secondoGiovanni 15:13: «Nessuno ha amore più grande che

Che cos’èl’amore?

quello di dar la sua vita per i suoi amici.» Esiste unamore più grande? Mai e poi mai è stato compiuto qual-cosa di più grande per l’uomo come lì sul Golgota (lacollina dove Gesù è stato crocifisso). Così la crocediventa il culmine dell’amore divino.

Noi tutti, credenti o meno, viviamo in una creazionedecaduta, in cui la sofferenza in tutte le sue forme èparte integrante. Resta comunque poco chiaro il motivodella sofferenza personale. Come mai l’uno sta benementre l’altro è duramente colpito da sofferenze emalattie? Spesso il credente soffre addirittura più delnon credente, come afferma il salmista: «Poiché invi-diavo i prepotenti, vedendo la prosperità dei malvagi.Poiché per loro non vi son dolori, il loro corpo è sano eben nutrito. Non sono tribolati come gli altri mortali, nésono colpiti come gli altri uomini» (Salmo 73:3-5).

Lui trova però anche la giusta collocazione per quantoriguarda la sua sofferenza personale e non la consideraun castigo per il proprio peccato. Non litiga con Dio, masi aggrappa a Lui:«Ma pure, io resto sempre con Te; Tumi hai preso per la mano destra; mi guiderai con il Tuoconsiglio e poi mi accoglierai nella gloria. La mia carnee il mio cuore possono venir meno, ma Dio è la roccadel mio cuore e la mia parte di eredità, in eterno.»(Salmo 73:23-24, 26). ❁

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«Ma pure, io restosempre con Te.»

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L’ebbrezza dei techno raver viene soffocata dal suonoiniziale di alcuni aerei jumbo in arrivo. La musica dellecasse martella con più di 120 beats al minuto e migliaiadi Watt sulle piste da ballo. «TEKKKNO...», un turbineirruento che ti esplode dentro con violenza. È ora diviaggiare !!

«Mettersi la cintura di sicurezza!» – troppo tardi. Iniziail viaggio nel tunnel del trance verso un’altra dimensio-ne, un mondo migliore!?

Un po’ di SPEED per un brivido, l’LSD per le allucinazio-ni e così via, ma non troppo, bisogna in fondo teneretutto sotto controllo. A proposito: le anfetamine nonsono delle vitamine.

Techno Rave Party

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Comunque sia, con o senza la droga, il massimo feelingti arriva quando sei completamente fuori di testa, tra-mite le proprie endorfine (sono le molecole dei senti-menti), è tutto gratis, dopo tante ore di scatenamento.

Esiste una vita dopo il Rave party?

Sì, purtroppo esiste. Il prossimo lunedì arriverà sicura-mente ma, in qualche modo, ce la farò a sopravvivere inquesto mondo crudele – fino al prossimo party.

STOP! Fermati e rifletti un attimo. In questo modo nonsto forse correndo dietro la grande felicità senza peròbeccarla mai?

Sicuramente la pista da ballo non è né il posto giustoper realizzarsi, né il giusto biglietto per la felicità.Comunque raffigura uno specchio del tempo in cuiviviamo. Sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, diqualcosa migliore: DESIDERI.

Blaise Pascal, un grande fisico, ha detto che dentro dinoi esiste una forma di vuoto che possiamo cercare diriempire con tutto quello che vogliamo, ma che solo Diopuò veramente riempire.

Solo LUI può soddisfare il tuo desiderio di una vita vera,perché LUI stesso è la vita.

Gesù dice: «Chi viene a me, non lo manderò via» e nonimporta quante cose brutte hai già fatto. LUI ti accettacosì come sei.

E tu, ci hai mai pensato? ❁

«Un po’ di SPEED perun brivido, l’LSD perle allucinazioni...»

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ACIDO: sogno o incubo!?Le porte dei Techno-clubs si aprono a un mondo che perla maggior parte degli oltre 25enni è estraneo. Vistodell’esterno questo è un luogo dannoso per la salute acausa degli impressionanti volumi; ma per i ragazzi checrescono con la cultura “rave”, Techno e musica Houserappresentano uno stile di vita, e non semplicemente unfracasso monotono e apatico. La vita di un raver èarricchita da piccole pillole colorate dalle quali tutti glialtri si mettono in guardia.

Le cosiddette droghe da party, e specialmente l’ACIDO,sempre più spesso sono oggetto di discussioni, ancheperché provocano conseguenze mortali. Gli scienziati ei tutori giovanili sono allarmati e discutono i rischi psi-cologici e medici di queste pillole.

Compositi chimici affiniDietro il nome famoso di ACIDO si nasconde un interogruppo di composti chimici affini.Ognuno di questi deriva dalla sostanza base, la metan-fetamina. Oggi i chimici riescono a variare in qualsiasimodo la struttura base, l’anfetamina, e fare delle nuovemolecole su misura.

Ognuna di queste droghe ha un effetto diverso. Chi percirca 10 Euro compra una di queste pasticche nel casoideale ottiene 0,1 grammi di MDMA (= Metilene DioxiMet Anfetamine). Ma anche sostanze chimiche come ilMDE, MDA o una miscela di diverse sostanze tossiche,oggi vengono offerte in forma di pillole.

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Il punto d’attacco di queste sostanze è il sistema limbi-co che si trova nel nostro cervello (e che rappresenta ilcentro guida delle emozioni). Lì la droga fa in modo chela serotonina resti più a lungo nei posti di collegamen-to che si trovano tra i nervi. Così gli effetti dell’acidosono simili a quelli degli psicofarmaci antidepressivi. Dauna parte è stimolante, dall’altra parte ha l’effetto degliallucinogeni. Essendo in uno stato simile a quello ditrance, i raver riescono a ballare per notti intere senzasentirsi esausti. Queste pastiglie creano uno stato dilieve euforia e recano una consapevolezza di emozionipiù profonda. I propri limiti vengono aboliti, e con per-sone completamente estranee improvvisamente siavverte una strana confidenza.Jens, un ragazzo che frequentava regolarmente i diver-si House-Clubs descrive così la sua esperienza con l’A-CIDO: «Prima senti un calore. Poi inizi a percepire tuttoin modo più intenso, la musica e te stesso. Sei ancoranella stessa stanza con le stesse persone ma improvvi-samente ti senti legato a loro.»

Il pericolo di psicosiIl medico sa dal suo lavoro quotidiano che in questi casil’apparente divertimento innocuo può condurre ad unapsicosi; per esempio: un uomo, soffrendo di una fortemania di persecuzione, si nascose per due settimanesotto un tavolo; oppure un paziente era convinto chetutti potessero leggere i suoi pensieri. Queste allucina-zioni imprevedibili e transitorie invece sono desideratedai raver, perché consentono di vedere per esempio

Music, Drugs & Techno

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delle galline che escono dai condotti di areazione delladiscoteca oppure di ritrovarsi in mezzo a dei dancersenza testa.

L’acido e la musica HouseL’acido consumato nell’ambito di un party di musicaHouse ampflifica l’effetto trance ed eccitante dellamusica stessa. Per i ritmi audaci della musica House(150-280 bpm = beats per minute), l’organismo vienespinto ad aumentare la frequenza dei battiti cardiaci.Per il forte suono e per i flash il corpo viene messo instato permanente d’allarme, rilasciando l’ormonedell’adrenalina. L’effetto assomiglia a quello dell’acido(dilatazione delle pupille, aumento della pressione san-guigna, riduzione delle attività intestinali...). Visto chequesto stato dei raver dura per ore, viene a crearsi unostato che gli psicologi definiscono il fenomeno “ASC”(= altered state of consciousness), cioè “stato alteratodi consapevolezza”.

In &…out!!!Vi racconto la mia breve storia: dall’inferno dei raveparty alla vera felicità. Quando alcuni anni fa entrai perla prima volta in un club di musica House, mi sentiicome in un altro mondo. Rimasi impressionato dallamusica, dall’atmosfera e soprattutto dalle persone cheerano lì. Dopo un po’, ogni weekend mi ritrovai in deiparty del genere. Trovai presto quelli che la pensavanocome me e dopo alcune settimane mi ritrovai in un girodi circa 20-30 persone che volevano soltanto una cosa:divertirsi, divertirsi, solo divertirsi.

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Chiaro che notai la tenacia incredibile di alcuni di loro,che riuscivano a ballare per ore e ore. Così divenne unacosa abituale procurarsi un po’ di SPEED e di ACIDOper il fine settimana. Fino a quel momento avevo presosolamente l’hascisc e mi ero proposto di non andareoltre. Ma la mia curiosità era più forte e così presi perla prima volta una pasticca di acido. L’effetto fu inde-scrivibile: farfalle nella pancia a non finire e una caricaenorme che mi consentiva di ballare per ore. Dopo alcu-ni mesi i party e il consumo della droga divennero un’a-bitudine.

Poi successe una cosa: a un party di raver una ragazzacadde da un cubo e rimase sul pavimento, in mezzo alproprio sangue. Sembrava morta. All’improvviso ci fu ungrande silenzio. Stavamo lì, paralizzati, non sapendocosa fare. La ragazza sopravisse, ma dentro di me sifece viva una domanda che spesso mi ero già posto, mache avevo sempre respinto: Cosa ne sarà di me dopola morte?

Mi ricordai di alcune persone cristiane che dicevanoche la risposta alla mia domanda si trovava nella Bib-bia. Così iniziai a leggere la Bibbia e poco dopo trovaila risposta alla mia domanda:

Gesù dice: Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre senon per mezzo di me.

(Giovanni 14:6) ❁

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Vorrei raccontarvi una di quelle cose incredibili che ilSignore Gesù nella Sua sovranità può fare. Già il fattoche ora posso scrivere queste cose è un miracolo chemi sembra quasi incredibile. Il diavolo mi avevamesso le mani sopra e sfuggirgli sembrava impos-sibile.

Sono cresciuto in un ambiente caratterizzato dalla vio-lenza, dal terrore e dall’alcolismo. Vivevo, sbattuto diquà e di là, un po’ dai miei genitori, un po’ dai mieinonni. Non ho mai sperimentato che cos’è amore esicurezza. Così molto presto venni a contatto con l’alcol.L’astuzia del diavolo consisteva nel trasmettermi unsentimento ingannevole di felicità apparente. Ma danessuna parte trovavo soddisfazione.

Ad un certo punto l’alcol non mi bastava più. In quelperiodo negli Stati Uniti sorse il movimento degli “hip-pies“ che si proclamavano “figli della pace“ e che scri-vevano «amore» sulle loro bandiere. La cosa mi affasci-nava. Pensavo che era proprio quello che da semprecercavo. Ma non mi accorsi che alla fine era solamenteuna fuga dalla realtà. La filosofia del movimento pre-vedeva naturalmente di provare tutti i tipi di droga. Que-

sto mi stava bene perché cer-cavo l’approvazione degli altria tutti i costi. Così provai tantitipi diversi di droga, semprealla caccia di soddisfazioni edi una vita attiva. Just lifefor fun... ma la cosa peggior-

La storia di Bernd Maier

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ava. Più prendevo droga, più aumentava la depressionee la disperazione.

A quei tempi non volevo sentire parlare di Dio e nem-meno sapere niente di Lui. Però non mi accorgevoneanche che ero sulla strada dritta per l’inferno. Erofinito col prendere droghe sempre più forti e così iniziòla via delle pene. Della mentalità degli hippies non erarimasto nient’altro che una bolla di sapone.

Pian piano incominciai a capire che ero diventato untossicodipendente. La droga divenne il punto cardinedella mia vita. Non potevo più finanziare in modo lega-le la mia dipendenza. La mia dipendenza era così dispe-rata e mi dominava a tal punto che non mi importava inche modo riuscivo a procurarmi la roba. Così iniziai afare dei furti e ad aggredire le persone. Rubavo, falsifi-cavo e truffavo. Alla fine non mi creai neanche degliscrupoli a costringere persino le donne con le qualivivevo a prostituirsi. Le conseguenze furono dei con-flitti con polizia e giustizia. Regolarmente venivo chia-mato in tribunale e seguirono anche delle permanenzein carcere e nelle cliniche psichiatriche in tutta Europa.Ho scontato quasi 15 anni della mia vita in carcere peril mio modo di vivere nella criminalità.

Una volta, poco prima di essere arrestato avevo incon-trato un vecchio amico che era stato tossicodipendenteper 23 anni e poi era diventato cristiano. Mi ero nasco-sto da lui e in quel periodo ci furono diversi colloqui suGesù Cristo e la fede. Allora non capii tanto di quel-

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lo che mi disse, ma rimasi impressionato dal suocambiamento e dall’atmosfera pacifica che lo circon-dava.

Durante il periodo della mia detenzione iniziai a interes-sarmi dell’ occultismo. Provai il pendolo, i tarocchi, lameditazione yoga e finii addirittura nel buddismo.

Ma tutto ciò non era quello che cercavo e desideravo.Ogni tanto avevo un forte sentimento di rassegnazio-ne. Per essere sincero, nulla più mi interessava.

Dopo essere stato rilasciato, in tempo record mi ritrovaidi nuovo a drogarmi. Iniziò di nuovo il circolo vizioso!

A motivo del mio stato fisico e psichico miserabile, nel1991 mi fecero fare per l’ennesima volta una terapia didisintossicazione in unospedale a Böblingen.Durante la terza nottestavo toccando il fondoe desideravo morirepiuttosto che vivere espinto da inquietudine,panico e dolori mi misia girare nell’ospedale di quà e di là. Improvvisamentemi trovai davanti a una porta dalla quale usciva fuoriuna luce. Entrai e mi ritrovai tutto solo nella cappelladell’ospedale. Davanti a me c’era una grande croce, adestra e a sinistra c’erano accese delle candele. Ad untratto presi coscienza del mio misero stato di perdizio-ne. Mi avvicinai alla croce, mi inginocchiai e piansi

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amaramente: «Non so, se esisti, ma se esisti aiutamiora, perché non so più come andare avanti.»

Quello che successe dopo non lo posso descrivere conparole. Non ci fu un grande miracolo e non fui nemmenoguarito subito dalla mia tossicodipendenza, ma sentiiuna pace in me. In quel momento Gesù iniziò a operaredentro di me.

Dopo essere uscito dall’ospedale, le cose andarono dinuovo molto male. Pensai seriamente di suicidarmi,perché non avevo soltanto fatto fuori gran parte deisoldi della mia ragazza, ma avevo anche rovinato sia ilrapporto con lei sia quello con le altre persone.

Fu la guida di Dio a farmi incontrare dei giovani cristianiin uno stand di letteratura e mi invitarono a una mani-festazione cristiana che si teneva sotto una tenda. Ciandai quasi ogni sera e mi sentii toccato da vicino dalmessaggio di Dio che mi colpì nel profondo del cuore.

Tutto diventò così chiaro per me. Questo Gesù cheveniva proclamato quì, era veramente quello cheera morto per me, affinché potessi avere il perdono.Finalmente sapevo a chi potevo rivolgermi con tuttoil peso delle mie colpe. L’ultimo giorno dell’evange-lizzazione ho dato la mia vita a Gesù.

Ci son voluti ancora dei passi molto faticosi prima diritornare in piena salute, ma grazie a Dio ho portato atermine la terapia con successo. ❁

Bernd Maier

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1990droghe nuovearrivate daAmsterdam

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1981a Londra

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Davanti a Te ho ammesso ilmio peccato, non ho coperto lamia iniquità. (Salmo 32:5)

RivelazioneDi questo vive la stampa: SCOPRIRE dei segreti e pubbli-care degli avvenimenti che di solito nessuno dovrebbesapere. E il largo pubblico curioso e bramoso di scan-dali consuma le notizie... Finché riguarda gli altri, per-sone pubbliche, vicini, colleghi interessa a tutti! Vero?

CamuffamentoMa appena qualcosa riguarda noi stessi, allora tutto sicapovolge. Allora, ognuno diventa un maestro nelcamuffare. In caso di emergenza si incolpano gli altri.Ma in ogni caso abbiamo pronte diverse scuse, che cimettono tutte in buona luce.

Diventare sinceriDiventare sinceri - davanti a Dio. Questa è la cosa piùimportante. Lui non si può ingannare. Chi lo comprendeviene a Lui, mettendo le carte sul tavolo, apertamente esenza riguardi.

Diventare sinceri - davanti agli uomini. Finirla di fare gliattori, via le maschere. Questo lo può fare solo colui cheè diventato sincero davanti a Dio.

Diventare sincero - davanti a me stesso. Quante perso-ne ingannano se stesse! Ma qual è l’utilità? Nessuna! Ècome stabilirsi delle proprie norme. Si può pensare diessere bravo e buono, ma verrà il giorno in cui ci si ren-derà conto che tutto era un’illusione.

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ScopertoUn esempioLa citazione iniziale è di Davide, un re d’Israele. È unapreghiera notevole.

1. Lui scopre, non camuffa! Lui chiama per nome ilpeccato. Non abbellisce niente e la colpa non

viene data agli altri. Questo è un atteggiamento sincero!

2. Lui lo dice a Dio! Davide sa che Dio non mini-mizza il peccato. Per Dio il peccato è la cosa più

orribile. È come una sberla. Dio deve giudicare il pecca-to e lo farà. OGNI PECCATO! Davide non fuggì lontano daDio, ma fuggì dal peccato! Questo è coraggioso!

3. Lui prende la cosa sul serio! Andare davanti aDio con il suo peccato era una grande pena per

Davide e aveva una paura da morire. Per lui una cosasola contava: come posso fare pace con Dio? Davidesapeva che il suo peccato lo divideva da Dio e che eradiventato colpevole davanti a Lui. Davide si pentì sin-ceramente del suo peccato. Questo è coerente!

Ognuno di noi può venire a DioDavide ricevette il perdono dei suoi peccati. Dio puòperdonare il peccato, perché ha giudicato il Suo proprioFiglio al posto nostro! Eppure la remissione dei peccatiè solo un’ inizio:

Dio vuole dare la vita. Una vita chemerita questo nome.Comunione con Dio e vivere per LUIche morì per me.Questo lo può sperimentare chiunqueè disposto a venire a Lui. ❁

«Si può pensare di esserebravo e buono, ma verràil giorno in cui ci si ren-derà conto che tutto eraun’illusione.»

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Dead is not the end – questa vecchia canzone di BobDylan mi lega in modo particolare a Franz Huber. Questacanzone era una delle sue preferite. Tempo fa abbiamoorganizzato una festa e abbiamo discusso di questoargomento notando come si adatti bene alla nostra vita.

Vivere significa divertirsi, godersi la vita e realizzare ipropri piani. Questo, in poche parole, era il mio atteggia-mento di fronte alla vita. Tutte le cose che andavano oltrequesto argomento non mi interessavano minimamente.

Vivere in questo modo funzionava abbastanza bene.Dopo aver concluso la scuola mi trasferii a Monaco eandai ad abitare insieme a degli amici. Questa metro-poli offriva tanti piaceri, discoteche, party, gente vera-mente eccezionale... e io volevo essere sempre lì inprima fila. Avevo una moto, frequentavo la scuola pro-fessionale e la possibilità di diventare fotografo mi ap-pagava. Per me si stava avverando un sogno.

Fare fotografie diventò il centro della mia vita. Fu unperiodo spericolato, vissuto con molta intensità e a volteavevo delle difficoltà a coordinare tutti i miei impegni.Così succedeva spesso che dopo il lavoro uscivo con gliamici per tutta la notte e la mattina anziché lavorare miaddormentavo nella camera oscura.

Tutto era come un sogno che però mi distoglieva dalvuoto che c’era dentro me e dalla vita priva di sensoche conducevo. Ma questa vita mi piaceva. Se fossestato per me, la mia vita sarebbe potuta continuare cosìper sempre.

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Death is not the end

Ma a 18 anni successe qualcosa che non rientrava perniente nei miei piani. Per molte persone a cui stavo vici-no, e soprattutto per i miei genitori, la mattina del 7maggio iniziò con uno shock. Ho saputo soltanto dopotre mesi quello che mi era successo.

Avevo avuto un incidente con la moto. Fu uno scontrofrontale con una macchina che mi causò delle lesionicerebrali, delle ferite ai polmoni, varie ferite interne euna gamba completamente dilaniata.

Verso le 7.45 il mio cuore smise di battere. Ero clinica-mente morto quando sono stato portato in ospedale.Era tutto finito? Una canzone di Bob Dylan dice che “Lamorte non è la fine” e veramente questa non potevaessere ancora la mia fine. Eppure in un certo senso perme tutto era finito.

Quando dopo dodici settimane mi svegliai dal coma,non sentivo più la mia gamba sinistra. Mi sentivo trop-po debole per guardare che cosa fosse successo, cosìchiesi all’infermiera. Lei rimase paralizzata dalla pauracausata dal mio risveglio e scappò via senza dirmi unaparola. Poco dopo entrò il medico e mi spiegò che avevoperso una gamba nell’incidente.

Solo lentamente compresi il significato di queste paro-le. Avevo subito un’amputazione, ero un disabile cheavrebbe avuto bisogno dell’aiuto degli altri. Tutto era rovi-nato. Nel mio mondo contava l’essere in forma e la bellapresenza. Non sarei più potuto andare in discoteca, masoprattutto non potevo più svolgere la mia professione.

«Verso le 7.45 il mio cuoresmise di battere. Ero clinicamente morto. Eradavvero tutto finito?»

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Non ricordavo niente dell’incidente, neanche che la miafidanzata era in moto con me.

Solo alcuni giorni dopo il mio risveglio mi diedero suenotizie. Era morta in ospedale solo poche ore dopo l’inci-dente. Non c’era più nulla di importante per me e per cuivaleva ancora la pena di vivere. Ero distrutto e avevo sol-tanto un pensiero: SUICIDIO! Ci provai, ma il tentativo fallì.

I continui dolori per le ferite interne mi portarono alladisperazione completa. Anche per queste situazioni cosìgravi in una clinica ci sono degli esperti, e così venneuno psichiatra per aiutarmi.

La sua visita durò poco e l’unica cosa che mi cambiò fuil numero di pillole che dovevo prendere. Prendevo dellecosiddette “pillole buone” – era questo l’unico aiutooffertomi dagli uomini. E sorprendentemente non ebbipiù problemi.

Dopo due settimane però mi venne una tremendapaura. In che modo mi stavano aiutando queste pillole?Tutto sommato, la mia situazione non era cambiata perniente. Avevo perso il controllo dei miei sentimenti edella mia personalità così decisi di buttare le pillole nelgabinetto e così arrivarono i giorni più duri della miavita. Nella disperazione totale per i forti dolori continui,un solo pensiero mi dominava: SUICIDIO, un rimedioveloce, sicuro e senza dolori. Non vedevo più altra viad’uscita, solo un miracolo avrebbe potuto aiutarmi!

Qualche tempo dopo, una visita di controllo dal radiologorivelò quella che era una buona sensazione che avevoda tempo: le ferite interne, che mi provocavano doloriper tutto il giorno e che mi rubavano le forze, eranoguarite inaspettatamente! Non c’era più bisogno di un

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“operazione” che sarebbe stata complicata e alla qualeera stata data poca probabilità di successo. I medicinon riuscirono a spiegarsi cosa fosse successo, ma iocapii che Dio era entrato nella mia vita, Lui voleva cheio vivessi e mi stava dando una seconda possibilità.

Grazie a questo avvenimento compresi una cosa cheavrebbe condotto la mia vita in una direzione completa-mente nuova: Dio esiste e osserva le opere che compio.

Da quel momento in poi guarii molto velocemente edopo un anno trascorso in ospedale incominciai unavita nuova. Pensavo che sarebbe dovuta essere una vitadiversa e ricca di opere buone. E così decisi di non farepiù del male agli altri anzi volevo aiutarli. Pensavo checon questi concetti di etica e morale avrei trovato lapace interna, la soddisfazione e una vita con Dio.

Due anni dopo realizzai che tutto ciò era solamenteun’illusione, capii che ero riuscito a cambiare solo alcu-ni aspetti del mio comportamento, il mio atteggiamentoera rimasto lo stesso perché i miei principi morali eranosolo una costruzione sociale e non venivano dal cuore.Tutto ciò mi faceva sentire vuoto, senza sostegno esenza orientamento.

In quel periodo una mia amica frequentava un incontrodi studio biblico e cercò di convincermi a leggere la Bib-bia. Fu questa la mia reazione: «Sarà un buon libro, ungiorno lo leggerò, ma non ora, e neanche domani, forsequando avrò più tempo». Inoltre pensavo che uno stu-dio biblico fosse qualcosa di molto noioso, quindi nonera per me. Ma un giorno la accompagnai allo studiobiblico e rimasi sorpreso. La gente lì non era poi cosìnoiosa, al contrario, era della gente interessante che siincontrava per leggere la Bibbia.

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La cosa che però più mi rimase impressa era che quel-le persone avevano un vero rapporto personale con Dio.Era proprio quello che stavo cercando anch’io. Giàdall’inizio capii che tutto si aggirava intorno alla personadi Gesù Cristo. Il segreto era nascosto lì. Non credevo inGesù Cristo. Ero sì convinto che Lui fosse esistito comepersonaggio storico, ma non riuscivo a credere che Luifosse il Figlio di Dio morto sulla croce per i nostri peccati.

Gesù dice: «Io sono la via, la verità e la vita» e capii chesolo un rapporto personale con Gesù è la via per arriva-re a Dio. Desiderai con tutto il cuore conoscere questoSIGNORE.

Per la seconda volta sperimentai un punto di svoltanella mia vita. Ma questa volta non furono delle cir-costanze esterne a cambiare, infatti era nella mia cos-cienza che stava succedendo qualcosa. E qualcosa èveramente cambiata. È iniziata la vera vita. Una vita conGesù significa pace con Dio, trovare il senso e uno scopoper la vita e sperimentare la remissione dei peccati.

Da allora sono passati quasi dieci anni. Penso chesenza quell’incidente non avrei mai cercato Dio. Mal-grado le difficoltà che ho nel vivere con una gambasola, non vorrei cambiare per niente al mondo, e anchese mi offrissero una seconda gamba insieme alla miavecchia vita senza Dio, rifiuterei. ❁

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Tutti infatti hanno peccato,sicché tutti son privi della glo-ria di Dio. (Romani 3,23)

Tutti, senza eccezione«Perché ho peccato? Non faccio nien-te di male. In confronto ad altri sonoveramente buono!»

Il giudizio di Dio a riguardo è diverso:Lui non paragona gli uomini tra loro,ma giudica ognuno secondo i Suoi cri-teri.

☞ Il giudizio di Dio è incorruttibile e non può esseremanipolato.

☞ La sentenza è che «Tutti hanno peccato!»✌ Non c’è uomo senza colpa!

Una conseguenza tragica«La gloria di Dio non mi interessa. Io vivo secondo lemie idee.»

Sicuramente si possono chiudere gli occhi davanti allarealtà oppure dichiararla come insignificante.

Ma:

☞ «Non raggiungere la gloria di Dio» significa: viveree morire nell’abisso del peccato che c’é tra Dio enoi.

☞ Davanti a Dio nessun peccato rimane nascosto.✌ Lui giudicherà ogni colpa.

«Capii che solo unrapporto personalecon Gesù è la viaper arrivare a Dio.»

Tutti –veramente tutti?

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Un grande errore«Queste cose servono solo per creare panico.»

Dio non è un demagogo. Lui ci fa vedere la realtà. Il Suogiudizio è assoluto e non è soggetto ai mutamenti dellasocietà.

☞ La nostra colpa personale ci porta alla catastrofe.Abbiamo bisogno di salvezza!

☞ Come possiamo essere liberati dalla colpa?✌ Dio stesso lo può fare.

Dio stesso lo vuole fare!Lui non vuole farci paura ma ci vuole liberare.

La cosa essenzialeDio non vuole la morte del peccatore, ma vuole checambi rotta e viva!

Dio vuole dare qualcosa, che nessuna persona può gua-dagnarsi. La remissione dei peccati. GRATUITAMENTE.

☞ a chi non copre più la suacolpa o la minimizza, ma laconfessa davanti a Dio,

☞ a chi accetta la Parola diDio: Gesù Cristo è statogiudicato per i peccati dicoloro che credono in Lui,

☞ a chi ora vuole vivere per Gesù Cristo, Colui che èmorto ed è resuscitato,

✌ quello riceverà il perdono divino e una vita nuova!Decidi tu! ❁

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Ciao, mi chiamo Jean e prima facevo parte degli Ultras.Il senso della mia vita era quello di distuggere ciò chealtri avevano costruito. Ciò che rallegrava gli altri, erauna spina nell’occhio mio.

La mia vita spesso è stata un fallimento, sia a scuola siaal lavoro. Non facevo nulla di buono e finivo sempre conl’essere buttato fuori.

Inoltre soffrivo a motivo delle mie due nazionalità (tede-sca, greca). Né sapevo chi ero, né sapevo da che partestare. Non mi sentivo né tedesco né greco e così soffri-vo molto di solitudine. Pensavo spesso di essere tra ipiù sfortunati e che tutti gli altri stavano meglio di me.

Poi, verso la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ‘80,quando a Monaco presero piede i punk e i naziskin, misentii fortemente attirato da loro. Provai a stare in tuttie due i tipi di gruppi, ma decisi di rimanere con i nazi-skin. Lì a nessuno interessava chi eri, la cosa essenzia-le era compiere atti di vandalismo.

Avevamo scoperto una grande preferenza per lo stadiodi calcio. A me interessava poco il gioco in sè stesso; ilmio vero interesse era la situazione che si veniva acreare: l’atmosfera, l’azione, gli eccessi... La mia vita siaggirava intorno al calcio, e così diventai un ultras.

Inizialmente mi piaceva condurre una vita da fuorileggesenza dover lavorare e senza avere altre responsabilità.Facevo solamente quello che volevo, ma poi neanche inquesto trovai più qualcosa di nuovo e stimolante.

«La nostra colpa personale ci portaalla catastrofe.» Uno skinhead

Jean Papadopoulos

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Sapevo anche che la cosa non poteva andare avanticosì. La vita non poteva consistere solamente nell’an-dare allo stadio e compiere atti di vandalismo. Sentivodi non avere nessuna prospettiva per il futuro. Ma la vitadoveva essere molto di più di quello che avevo vissutofino ad allora. Non avevo voglia di finire così come dice-va Janis Joplin in una delle sue canzoni:

«Vivi poco, intensamente emuori da giovane».

Volevo diventare anziano, con una famiglia, ecc..

Ma non riuscivo a immaginarmi come questo avrebbepotuto funzionare nella mia vita. Non avevo niente, néun diploma o una professione, né la patente e neppureuna casa. Qualche volta vivevo di quà, qualche volta dilà, così era la mia vita. A volte ero depresso, altre volteaggressivo, in base al tipo di droga che prendevo (has-cisc o alcol). Comunque, sempre disorientato e senzameta.

Poco prima di compiere 18 anni mi beccarono duranteun furto e mi misero dentro. Per quasi due anni fuimesso fuori circolazione e in questo periodo ebbi tempoper riflettere. Decisi di iniziare una nuova vita dopo chesarei stato rilasciato dal carcere.

Con tante nuove idee e del tutto motivato lasciai il car-cere. Ma appena riacquistata la libertà il mio passato miraggiunse e tornai come prima.

Anzi, peggio. I miei amici mi raccontarono tutto ciò cheera successo nel frattempo, cosa che mi fece provare

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un forte bisogno di dover recuperare tutto ciò che miero perso. Così dopo 5 mesi di libertà finii in carcere peraltri 16 mesi.

In quella situazione persi l’ultima speranza di iniziareuna vita normale. Decisi di buttare via qualsiasi concet-to morale e di fare più grana possibile dopo il mio rila-scio, non importava in quale modo.

Ero stufo di vagabondare come uno scemo, senza maiun centesimo in tasca, con un cuore vuoto e di finiresempre in carcere. Stavo per precipitare, ma in mezzoa tutti questi miei piani nuovi, Dio entrò nella mia vitaimprovvisamente.

Ogni qual volta ero da solo nella mia cella coricato sulletto e pensavo al mio futuro, nei miei pensieri miimmaginavo mentre precipitavo da una montagna epoco prima dell’urto mi spaventavo fortemente.

Questa scena si ripe-teva continuamentenei miei pensieri, mapoi ad un tratto que-sta immagine subì uncambiamento. Ognivolta che precipitavoda questa montagnanon mi dirigevo più

verso la morte perché dalla montagna usciva un ramoche era abbastanza spesso per poterlo afferrare eabbastanza robusto per sorreggermi dalla caduta.

1981da adolescente,quando eraancora bravo

1983 con gli amici skinhead 1983 nuove tendenze

1984

Jean aduna marcia(1984)

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Afferravo il ramo e con la spinta che avevo a causadella discesa andavo su e giù. E ogni qual volta mi tro-vavo in basso riuscivo a vedere una grotta in cui vede-vo Gesù bambino nella mangiatoia e tutte le altre coseche solitamente fanno parte di quella scena. In quelmomento non capii molto, ma alcuni mesi dopo avreicompreso che Gesù sarebbe diventato il sostegno dellamia vita.

Comunque sia, iniziai a riflettere su Gesù, cercando diricordarmi ciò che sapevo ancora di Lui e qualche voltapregai. Il pensiero e il desiderio di conoscere Dio diven-tò sempre più forte ma non sapevo come fare.

Dio era così lontano e la Bibbia un enigma. E poi... chis-sà se Dio voleva aver a che fare con me!! Tutto som-mato avevo condotto una vita senza di Lui e avevo fattoquello che volevo.

Dopo il mio trasferimento in un altro carcere, una guar-dia carceriera mi chiese se volevo frequentare uno stu-dio biblico. Acconsentii e fu lì che venni a conoscenza di

Dio e di Suo Figlio Gesù Cristo.

Appresi che noi uomini siamopeccatori e destinati all’inferno.Per me era comunque chiaroche se fosse esistito un Diosarei finito all'inferno.

Ma venni a sapere qualcosa diancora più meraviglioso cioè

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che Gesù, il Figlio di Dio, è venuto per pagare i nostripeccati sulla croce, un’opera completa e per noi deltutto gratuita. E se io lo avessi voluto Lui avrebbe potu-to fare di me una persona completamente nuova.

Era una cosa che desideravo sperimentare e cosìaccettai il Suo dono di perdono. Chiesi in preghiera aGesù di venir a far parte della mia vita e di fare di meuna persona nuova.

Dopo questa preghiera non successe niente, né un sen-timento particolare, né qualcosa di “soprannaturale”,eppure sapevo che qualcosa era cambiato. Solo chenon avevo ancora compreso bene che cosa fosse.

La guardia carceriera mi diede un indirizzo di un’assemblea cristiana, a cui avrei potuto rivolgermi dopoil mio rilascio. Frequento ancora oggi questa assembleadove ho anche conosciuto Franz. Lui mi è stato d’e-sempio per il modo in cui si può vivere la propria fede.Egli ogni giorno si rallegrava di come Gesù Cristo loaveva salvato dalla morte sicura dalla droga e di comegli aveva donato una vita nuova. Franz esprimeva que-sta sua gioia e gratitudine raccontando a tutti ciò cheDio aveva fatto per lui.

Anch'io sono grato al mio Signore Gesù Cristo per lamia vita nuova. A Lui devo ogni cosa. Sono sposato e hotre figli, ho una professione e tutto ciò che fa parte diuna vita “normale”. Ciò che a me sembrava impossibi-le, Lui lo ha reso possibile. ❁

Jean Papadopoulos

Natale 1985: Ubriaco... ... in posa... ... attaccabrighe

1994: Jean consua moglie Tina edi loro figli Samira,

Jakob e Laura

1985

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Dal punto di vista della società

l’uomo alla prova

Quale valore ha una persona?

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Dal punto di vista chimico

contenuto di zuccheri = 14 zollette di zucchero

contenuto di ferro = 1 chiodo medio

contenuto di magnesio = 1 pillola contro il mal di pancia

contenuto di grassi = 7 pezzi di sapone

contenuto di calcio = sufficiente per imbiancare un muro

contenuto di fosforo = 2000 testine di fiammiferi

contenuto di solforico = sufficiente per liberare un cane dalle pulci

Se si vendessero i singoli componenti chimici, si potreb-bero guadagnare dai 5 ai 15 Euro.

Dal punto di vista di DioDio ama l’uomo tanto da incarnarsi Lui stesso nel Suofiglio Gesù Cristo, il quale s’è fatto punire in croce perle colpe di tutta l’umanità. La Bibbia dice: «Perché Dioha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenitoFiglio, affinché chiunque crede in lui non perisca, maabbia vita eterna.» (Giovanni 3:16)

Quanto vale la tua vita?Cosa dà valore alla tua vita?

Tipi Alessan- Anna Guisep- Aldo Micheledro (35, (22, tossico- pina (78, (3) (54, impie-artigiano) dipendente) pensionata) gato statale)

capacità senzaproduttiva ++ – – – – valuta- +5

fisica zione

Bellezza 0 0 – + –

intelligenza + ++2 –3 + 0

mestiere/ ++ – – – +reddito

valore ++1 – – – – + + +sociale

risultato ottimo Insuffi- insuffi- buono4 suffi-ciente ciente ciente

Indicazioni per la valutazione:++ = ottimo+ = buono0 = sufficiente– = scarso– – = insufficiente1 buon contribuente (fiscale)2 purtroppo non è disponibile per la società3 abbassamento della memoria4 il valore momentaneo è basso, ma promettente5 purtroppo in diminuizione

«Se si vendessero i singolicomponenti chimici, sipotrebbero guadagnaredai 5 ai 15 Euro.»

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Se hai letto questo libro sicuramente ti sarai accortoche tutti quelli che hanno raccontato la loro storiahanno qualcosa in comune: la loro vita è ritornata intat-ta, dal momento in cui Dio ha iniziato a operare in loro.

Forse si deve toccare il fondo (anche se non deve esse-re necessariamente così) per capire che una vita senzaDio è una vita senza senso e vuota.

“Change your life”! Cambia la tua vita che hai vissutofin’ora, con una vita nuova. Dio ti offre questa possi-bilità.

Se sei scatenato o un tipo completamente noioso, Dio tioffre una vita ricca e buona.

Alcune cose che dovresti sapere:

1. Dio ama ogni persona e vuole che ogni perso-na riceva la vera vita e non ne conduca una

viziosa. Gesù dice: «Io son venuto perché abbian la vitae l’abbiano in abbondanza». (Giovanni 10:10).

2. Il peccato ti distrugge! Esso ti impedisce diavere contatto con Dio. Ed è proprio il peccato a

distruggere lentamente, ma di sicuro, la tua vita.

C’è chi dice che «peccare è una cosa piacevole». Puòdarsi che in un primo momento sia così, ma è decisivociò che resta tirando le somme.

Dio nella Bibbia dice a riguardo: «Il salario del peccatoè la morte» (Romani 6:23).

Change your life! –Cambia la tua vita!

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Una volta qualcuno ha detto: «Il diavolo promette moltecose ma non ne mantiene nessuna».

3. Gesù è venuto per salvarti dalle conseguen-ze dei tuoi peccati. Lui è morto sulla croce per

te! Ma è anche risorto e adesso vive!

4. Se gli confessi i tuoi peccati, lasciando fare aLui, cioè permettendo che Lui operi nella tua

vita, ti perdonerà qualunque cosa tu abbia mandato inrovina. Lui vuole darti una nuova vita.

Cogli questa occasione e sii sincero davanti a Dio.PortaGli in preghiera tutto il rottame della tua vita, rico-noscendo sia davanti a te stesso sia davanti a Lui chefinora le cose non sono andate bene.

Dio ti ama ed è Colui che ha la vista dell’insieme.Lascia dunque che Lui operi nella tua vita. Leggendo laBibbia potrai conoscere i Suoi pensieri e la Sua volontà.

«Lui ti perdonerà,qualunque cosa tuabbia fatto, dandotiuna nuova vita.»

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Se hai ancora delle domande o dei problemi ti puoirivolgere al seguente indirizzo:

Verona: Walter AdankVia Bertoldi, 90I - 37026 Settimo di Pescantina (VR)phone: (045) 6701007; [email protected]

Palermo: Tommaso PipitoneVia Traversa IX A,74I - 91020 Petrosino (TP)phone: (0923) 731343; [email protected]

Milano: Gino ParisiVia Cuggiono, 33; Barra AI - 20020 Arconate (MI)phone: (0331) 462564; [email protected]

Bologna: Unione per la diffusione della cultura cristianaU.D.C.C. Via di Corticella 54I - 40128 Bolognaphone: (051) 358217; fax: (051) [email protected]

Roma: P.zza BolognaVia Pandolfo I°, 7I - 00162 Romaphone: (06) 765461; [email protected]

Napoli: Napoli BarraVia D. Minichini, 17I - 80147 Napoliphone: (081) 2551934; [email protected]

Foggia: Eliseo SantangeloViale G. Falcone, 2I - 71040 Borgo Mezzanone (FG)phone: (0881) 682098; [email protected]

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Come contattarci

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