Post on 17-Feb-2019
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Informazioni generali:
DURATA DEL VIAGGIO: 18 – 19 giorni.
PERIODO DEL VIAGGIO CONSIGLIATO: Tutto l’anno. (La sezione di Lake Placid solamente in inverno).
COME ARRIVARE DALL’ITALIA: In aereo. Consigliamo di adoperare sia per l’andata che per il ritorno uno degli
scali aeroportuali di New York City (John Fitzgerald Kennedy, Newark o
LaGuardia).
FUSO ORARIO: - 6 ore rispetto all’Italia.
DOCUMENTI NECESSARI: Passaporto, che non vada a scadere durante la permanenza negli USA. Negli
USA non è più necessario possedere un visto per viaggi turistici che durino
meno di 90 giorni. Dovrete però essere muniti di un’autorizzazione ESTA
(Electronic System for Travel Authorization) da farsi rilasciare tramite
richiesta online preventiva alle autorità statunitensi prima della partenza. Per
richiederlo dovrete per forza possedere un passaporto elettronico (dotato di
microchip).
PATENTE RICHIESTA: Patente Italiana soggetta alle leggi statali dello stato di New York, del
Connecticut e del New Jersey, ma è sempre consigliabile possedere la Patente
Internazionale.
RISCHI SICUREZZA E SANITARI: Non sussiste alcun rischio per la sicurezza in questi territori e gli standard
ospedalieri sono ottimi. Si consiglia però di stipulare un’assicurazione
sanitaria che preveda le copertura alle spese mediche e la copertura per un
eventuale rimpatrio sanitario.
MONETA: DOLLARO STATUNITENSE.
TASSO DI CAMBIO: 1 € = 1,20 Dollari Statunitensi.
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Descrizione del viaggio:
1° giorno: trasferimento fino a New York
Servendo quella che è forse la principale metropoli contemporanea non solo degli Stati Uniti d’America ma probabilmente di tutto il mondo
gli aeroporti di New York costituiscono uno degli scali aeroportuali più trafficati e ben serviti del pianeta. Tra il gigantesco aeroporto John
Fitzgerald Kennedy situato a ridosso dei quartieri del Queens e di Brooklyn, lo scalo di Newark nel territorio del vicino New Jersey e il
vecchio aeroporto urbano di LaGuardia sono quasi 65 i milioni di passeggeri che ogni anno passano per questi congestionati hub aerei.
Come ovviamente è intuibile New York è collegata direttamente con l’Italia sia per quanto concerne gli aeroporti milanesi che per quanto
riguarda gli scali romani e la durata media dei voli diretti si attesta intorno alle 9 ore di viaggio. Esistono peraltro anche svariate possibilità
di compiere la tratta avvalendosi di uno scalo intermedio (in Europa presso i principali scali) eventualità che spesso permette di risparmiare
qualche soldo ma che dilata inevitabilmente, anche di tanto, i tempi di percorrenza per il tragitto di andata. Una volta giunti sul suolo
americano non vi rimarrà altro da fare che raggiungere la vostra location di base nel cuore della Grande Mela, smaltire il cambio di fuso
orario, e prepararvi per l’indomani ad iniziare il vostro tour nordamericano.
2° - 3° - 4° - 5° - 6° - 7° - 8° - 9° - 10° - 11° - 12° giorno: NEW YORK CITY
New York non è solo la più grande metropoli degli Stati Uniti d’America (la mera città con i suoi 8,5 milioni di abitanti sorpassa di più del
doppio la seconda in classifica, Los Angeles, che si ferma a 4 milioni ed inoltre con l’hinterland arriva a sorpassare i 20 milioni di abitanti
che ne fanno la terza megalopoli al mondo per grandezza) ma è anche e soprattutto il cuore dell’economia occidentale, attestandosi de facto
come la capitale finanziaria del pianeta e, secondo molti, come la città più importante e rappresentativa del mondo moderno. New York City
si articola in cinque principali quartieri, quattro dei quali (Brooklyn, Staten Island, Manhatan e il Queens) sorgono su isole, mentre il Bronx
è l’unico ancorato alla terraferma continentale. Per varietà della sua composizione etnica (vi potrete trovare davvero rappresentati di ogni
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nazione del pianeta con oltre 170 lingue parlate correntemente in città) New York è l’emblema della globalizzazione fatta realtà: l’universo
umano che la compone è incredibilmente variegato e sfaccettato (ben il 36% degli autoctoni si stima essere nato all’estero) e forse ancor più
che per la posizione di apice nella gerarchia economica mondiale si può dire che sia questo primato che vale alla Grande Mela l’etichetta di
capitale ufficiosa mondiale. Curiosamente una miscellanea così eclettica di genti, una delle densità di popolazione tra le più elevate del
mondo non si convertono a New York in un tasso di criminalità elevato. Dopo decenni in cui vaste aree della città (Bronx in primis) furono
flagellati da guerre tra gang e famiglie mafiose per il controllo del traffico di droga e delle tangenti oggi New York si attesta tra le metropoli
più sicure non solo degli USA ma persino del mondo intero. In città potrete poi davvero trovare qualsiasi cosa voi cerchiate: ristoranti etnici
di qualsiasi tipo, club musicali di ogni genere, qualunque locale notturno desideriate dai più colti ai più lussuriosi, enormi centri commerciali
e boutique prestigiose, stadi in cui pulsa la passione americana per gli sport più nazionalpopolari, grattacieli imperiosi, musei e pinacoteche
di fama mondiale, spiagge oceaniche, monumenti diventati icone d’America ecc. New York è quindi universalmente nota per essere uno dei
tempi del teatro internazionale (Broadway), una delle città con lo skyline più avveniristico della Terra, un polo giornalistico di primo livello,
(qui hanno sede i quotidiani Wall Street Journal e New York Times, nonché le reti televisive NBC, Fox, ABC e MTV) un centro finanziario di
grido (hanno qui dimora non solo la Borsa Valori americana ma anche alcune delle compagnie bancarie e assicurative più eminenti del
globo come J.P.Morgan, Goldman Sachs, Merrill Lynch e Citigroup) e una delle località turisticamente più inondate di visite all’anno: si
stima che siano oltre 50 milioni i visitatori che annualmente la raggiungono. Come ovviamente intuirete tutta questa concentrazione di
primati, genti e monumenti è un universo che nemmeno in una vita riuscirete a comprendere e conoscere davvero a fondo e pertanto questa
guida vi servirà solo per scalfirne la superficie e per farvi un’idea approssimativa, ma corretta, di ciò che New York City abbia da offrirvi al
suo interno. Di certo quando nel 1609 Henry Hudson scoprì per primo l’isola di Manhattan e quando gli olandesi acquistarono le sue terre
per soli 24 dollari fondando nel 1613 l’allora colonia di Nieuw Amsterdam i primi pionieri mai si sarebbero potuti aspettare che nel’arco di
soli quattro secoli quell’avamposto remoto sarebbe diventato il nuovo fulcro della vita mondiale. Un monito per tutti per la velocità e
l’inafferrabilità delle dinamiche che muovono la storia dell’umanità sin dall’alba dei tempi.
• E’ davvero complesso indicare un punto logico da cui iniziare la scoperta del variegato universo della Grande Mela ma
probabilmente il luogo che più di chiunque altro si addice a tale ruolo è l’estremità meridionale di Manhattan, laddove l’East River e
l’Hudson River convergono a formare l’Upper Bay e dove nel 1613 gli olandesi si stabilirono per la prima volta stanzialmente nei
territori dell’odierna Manhattan fondando la città. Sempre quest’area racchiude poi due tra i monumenti emblematici della metropoli:
Ground Zero, sinistra e solenne testimonianza della contemporaneo periodo di lotta al terrorismo islamico, e la Statua della Libertà
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che con il suo carico di speranza e ideali accoglie da più di un secolo gli immigrati in cerca di fortuna a New York.
Vi consigliamo di iniziare la vostra esperienza newyorkese da Battery Park un’area verde man mano ampliata artificialmente situata
sull’estrema punta meridionale di Manhattan , la quale deve il suo appellativo al fatto che qui in passato erano posizionate batterie di
cannoni pronte a difendere la città. A testimonianza del passato ruolo militare di Battery Park al suo centro sono ancora visibili oggi i
resti delle murature di Castle Clinton, un forte eretto nell’800 per proteggere New York da eventuali scorribande della marina inglese.
Tuttavia il forte non dovette opporsi ad azioni militari, bensì venne riadattato a stazione di raccolta per i migranti in arrivo negli Stati
Uniti e si stima che dal 1855 al 1890 qui vennero smistati ben 7 milioni di individui che avevano appena raggiunto il Nuovo Mondo.
Sempre all’interno di Battery Park si collocano poi alcune statue commemorative di rilievo come il Monumento agli Immigrati di tutte
le nazioni e il monumento a Giovanni da Verrazzano che per primo scoprì la Baia di New York nel 1524.
Sempre da Battery Park partono poi le numerosissime imbarcazioni per turisti che vi permetteranno di raggiungere le due isole
principi della Upper Bay: Ellis Island e Liberty Island. Ellis Island ha una fortissima valenza storica e umanitaria: dal 1892 al 1954
qui transitarono ben 12 milioni di immigrati provenienti da ogni angolo del globo e sull’isola si svolsero migliaia e migliaia di
controlli medici nei confronti dei nuovi arrivati ai quali era persino imposto di cambiare il nome di origine se ritenuto troppo
complesso da trascrivere. La ricompensa era però il nullaosta ad accedere ad una delle metropoli più progressiste e proiettate al
futuro del mondo. Oggi Ellis Island è una sorta di isola museo e l’Immigration Museum offre visite toccanti negli ambienti in cui si
svolsero quegli eventi e approfondisce in maniera metodica e schietta quella fase storica anche con l’ausilio di molte testimonianze
filmate e fotografie d’epoca. Da Ellis Island poi, in pochi minuti, potrete raggiungere via mare l’adiacente Liberty Island dominata
dalla mole alta 46 della Statua della Libertà. Questa vera e propria icona americana fu in realtà concepita e costruita da due francesi:
lo scultore Frédéric Auguste Bartholdi e l’architetto Gustave Eiffel (che ne curò gli interni) che cominciarono i lavori di costruzione a
Parigi nel 1871 e videro issata la loro opera (trasportata via mare) su Liberty Island solo nel 1866. L’idea alla base del progetto fu
quella di commemorare i valori della libertà costituzionale americana ma in concreto la sua funzione originaria era quella di faro di
ingresso al porto di New York. In realtà la scultura si dimostrò così appariscente e indovinata da divenire un simbolo di tutti gli USA e
venne riconvertita a monumento pubblico. “Miss Liberty”, come è soprannominata, si compone di lastre di rame e ha una testa
coronata (raggiungibile a piedi da cui si godono viste memorabili su New York) mentre nella mano destra tiene una fiaccola e nella
sinistra una tavola che rappresenta la Dichiarazione di Indipendenza del 1776. Anche se Liberty Island è davvero minuta e si risolve
pressoché solo nella statua calcolate almeno 90/120 minuti per la visita (prenotate per tempo) giacché vorrete sicuramente indugiare
tra fotografie e momenti di riflessione più a lungo del previsto nel posto. Quando infine vi sentirete pronti riprendete i traghetti in
direzione di Battery Park, dove potrete consumare un lauto pranzo all’aria aperta sui suoi prati.
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Una foto aerea dell’estremità meridionale di Manhattan dove è ben visibile l’area verde che caratterizza Battery Park, che fu teatro
anche dei primi insediamenti stabili degli olandesi nel ‘600 presso New York (allora Nuova Amsterdam). Quindi di seguito
un’immagine che ritrae la storica Ellis Island, per decenni luogo di approdo dei sogni e delle speranze di milioni di immigrati diretti
verso la Grande Mela ed infine una delle icone d’America: la Statua della Libertà che dal 1866 sorveglia l’ingresso dell’Upper Bay.
A pasto concluso vi invitiamo quindi a muovere dall’estremità meridionale di Manhattan di qualche isolato più a nord fino a
raggiungere l’area che fino ai vili e folli attentati terroristici dell’11 settembre 2001 ospitavano le Torri Gemelle (Twin Towers) e il
complesso del World Trade Center. La genesi di quel complesso fu voluta negli anni ’60 dalla famiglia Rockefeller che voleva
ridisegnare lo skyline di Lower Manhattan all’epoca scevro dei grandi grattacieli che invece decoravano il quartiere di Midtown.
L’idea prese corpo tra il 1964 e il 1973 con la costruzione delle Twin Towers e altri cinque edifici attigui che svolgevano il ruolo di
centro del commercio e della finanza mondiale. All’epoca del loro completamento, nel 1973, con i loro 415m ciascuno erano anche gli
edifici più alti del mondo e divennero un punto di riferimento dello skyline newyorkese. Tuttavia tanta grandiosità, come tutti sanno,
venne meschinamente spazzata via nel corso dell’orribile attentato terroristico di matrice islamica estremistica dell’11 settembre 2001
quando due aeroplani colpirono entrambe le torri causandone di lì a poco due cedimenti strutturali irreversibili (in realtà il crollo
avvenne per deformazioni dei pilastri portanti dovute all’immane calore degli incendi che ne scaturirono e non dall’impatto aereo in
sé). Fatto sta che nel corso di quei drammatici eventi ben 2749 persone (impiegati, turisti e 172 pompieri eroi) perirono nel più grave
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attentato su suolo americano dai tempi di Pearl Harbor. Dopo una prima fase in cui nell’area rimasero solo macerie e distruzione (la
zona venne ribattezzata Ground Zero) fu avviata quindi la ricostruzione del sito che fu affidata al noto architetto Daniel Libeskind. Sul
punto esatto dove trovarono ubicazione le Torri Gemelle oggi sorgono fontane della stessa sezione a terra con pannelli in bronzo che
ricordano i nomi delle vittime dell’attentato del 2001 (e anche del minore del 1993) mentre nel parco che le circonda è stata
ricollocata la statua detta Globe miracolosamente scampata all’attentato e si trova il National 11 September Memorial & Museum.
Questo museo ripercorre dei tragici eventi e venne inaugurato l’11 settembre 2011, in occasione del decennale della strage. Infine
completano la nuova fisionomia del World Trade Center attuale il Westfield World Trade Center (un centro commerciale collocato
sotto il livello della strada) e la possente One World Trade Center, un grattacielo completato nel 2014 dell’altezza di 1776 piedi
(541m) evocativo della data d’Indipendenza americana. Costata ben 3,8 miliardi di dollari (l’edificio più oneroso al mondo) la
cosiddetta Freedom Tower è il nuovo simbolo dello skyline newyorkese e ha al suo piano più elevato il One World Observatory (al
102° piano) che regala visioni panoramiche dall’alto tra le più incredibili di tutta New York. State tranquilli comunque, non dovrete
sobbarcarvi una scalata improba: la terrazza si raggiunge in soli 60 secondi con uno degli ascensori più veloci del mondo.
Giunta infine l’ora dell’aperitivo vi consigliamo di abbandonare questo sfavillante mondo di grattacieli e di fare rotta sui vicini
quartieri di Tribeca e Soho. Anche se prima degli anni ’70 queste zone erano tra le più ricche di fabbriche ed esercizi commerciali di
New York, dopo la riqualificazione degli anni ’80 sono diventate altrettanto esclusive delle precedenti e quindi non pensiate di
cavarvela con ristorantini economici, ma almeno avrete a disposizione un’offerta culinaria di livello internazionale unita ad alcune
delle vie dello shopping più esclusive di tutta la Grande Mela. Vale davvero la pena anche solo aggirarsi curiosi tra le vetrine di
questo mondo dorato fatto ad uso e consumo dei miliardari newyorkesi (imperdibili in questo senso sono Green Street e West
Broadway a Soho) e tra i numerosissimi atelier di giovani pittori e scultori abbienti che hanno fatto di Soho la loro base produttiva ed
ideologica.
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Il World Trade Center com’era e come è oggi a distanza di anni dal vile e sanguinoso attentato terroristico dell’11 settembre 2001 che
costò la vita a 2749 persone e che ha cambiato completamente il mondo contemporaneo. Si è passati dalla fisionomia delle Twin
Towers ai monumenti commemorativi siti sull’ex Ground Zero (in terza immagine le fontane situate dove si alzavano le torri) e alla
presenza della One World Trade Center (o Freedom Tower) che si innalza per 541m dal suolo, ridisegnando lo skyline di New York.
• La seconda giornata newyorkese si pone come obiettivo quello di completare la visita degli isolari che compongono Lower Manhattan,
la propaggine più meridionale dell’isola-città stessa. Epicentro della giornata è sicuramente l’esplorazione del mitico Financial
District di New York che ruota attorno alla celebre e famigerata Wall Street. Percorrere questa strada nei giorni lavorativi in orario
d’ufficio è un’esperienza davvero incredibile: vedrete broker, maghi della finanza e investitori miliardari aggirarsi perpetuamente in
ogni direzione, schizzando letteralmente dalle auto nei grattacieli maestosi sempre affaccendati con i loro cellulari. La cosa spesso
assume tonalità quasi grottesche e senza sforzo vi torneranno alla mente scene di pellicole cinematografiche cult come l’omonimo
Wall Street di Oliver Stone del 1987 ed il suo sequel Il Denaro non Dorme Mai del 2010, oppure a leggendaria performance di
Leonardo di Caprio ne The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese del 2013. Sono almeno tre i siti di interesse che non dovreste
lasciarvi sfuggire una volta giunti in loco. Per prima cosa appare doverosa una visita al New York Stock Exchange, la borsa valori
americana, che venne costruita nel 1792 e che oggi svolge in maniera indiscussa il ruolo di arbitro della finanza mondiale. Molti degli
avvenimenti e dei crack avvenuti al suo interno hanno plasmato la recente storia mondiale (come la Grande Depressione del 1929 o la
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recente crisi economica iniziata qui nel 2008) ma va reso atto che il New York Stock Exchange è stato anche il motore della rinascita
post bellica post seconda guerra mondiale e dell’ascesa del sistema capitalistico ai vertici dell’economia mondiale. La borsa valori è
visitabile con tour guidati (prenotate per tempo) e dalla Visitor Gallery potrete ammirare i broker intenti nel loro febbrile lavoro
all’interno del grande salone sottostante. Una volta conclusa la visita potrete quindi fare rientro su Wall Street e seguendo la strada
verso ovest raggiungere in breve la Trinity Church, una chiesa in pietra arenaria rossa ormai annerita dallo smog che venne
riedificata in forme gotiche nel 1846. Anche se appare decisamente soffocata dai vertiginosi grattacieli circostanti vale davvero la
pena entrare in questo luogo di culto di Manhattan che sorprendentemente al suo interno ha ancora un’atmosfera raccolta e solenne
anche grazie al silenzio e alla luce riflessa dalle vetrate policrome che la compongono. Una volta usciti sarete però catapultati, come
per un salto temporale ardito, nel centro della parte terminale di Broadway. Da qui percorrendo a ritroso il percorso verso est, ma
questa volta seguendo Liberty Street, potrete infine raggiungere la Federal Reserve Bank of New York che raccoglie nei suoi caveau
oltre 10 milioni di tonnellate di riserve auree americane. Prenotando per tempo la visita sarete condotti in questi ambienti dove vi
sarà ben chiara la potenza economica a stelle e strisce, specialmente adocchiando questi giganteschi depositi d’oro sotterranei
incredibilmente difesi.
Uno scorcio della mitica Wall Street di Manhattan da oltre due secoli ormai diventata il cuore dell’economia mondiale. In seconda
immagine poi un dettaglio del suo salone operativo principale che potrete ammirare durante il tour guidato del New York Stock
Exchange. Infine la mole gotica e solenne della Trinity Church immersa nella selva di grattacieli del Financial District.
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Giunta quindi l’ora di pranzo vi consigliamo di proseguire oltre lungo Liberty Street (detta qui Maiden Lane) fino a raggiungere i
numerosi moli zeppi di negozi, atelier, ristorazioni e lungo i quali sono ormeggiate diverse barche d’epoca del South Street Seaport.
Oggi ampiamente riqualificato e ideato ad uso e consumo dei turisti questo luogo fu in realtà fino all’800 l’epicentro delle attività
portuali newyorkesi ma oggi appare più che altro come uno sfavillante tentativo di donare a New York un’area marinaresca cool e
moderna. In compenso da qui si godono alcuni dei più bei panorami sull’East River (comprendenti il mitico Brooklyn Bridge) e
potrete mangiare a prezzi modici nel cuore di Lower Manhattan.
Smaltito il pasto nel primo pomeriggio vi consigliamo quindi di muovervi alla volta del Civic Center: una minuta area verde collocata
giusto sulle rampe di accesso al Ponte di Brooklyn nella quale si concentrano gli edifici del potere politico della metropoli. A farla da
padrone sulla scena del Civic Center è indubbiamente il City Hall (municipio) dalle belle forme rinascimentali che fu eretto tra il 1802
e il 1811. Una visita al suo interno vi permetterà di godere di alcuni ambienti superbi come La Rotonda: un atrio contraddistinto da
uno scalone circolare che si inerpica verso l’antica Governor’s Room (antico ufficio del governatore dello stato di New York) sotto
una cupola maestosa sorretta da colonne marmoree. Giusto a fianco della City Hall poi, sul lato opposto di Broadway che la
lambisce, non vi lascerà di certo indifferenti la mole del Woolworth Building uno straordinario grattacielo alto 241m che fu tra i primi
a caratterizzare lo skyline di New York essendo stato completato nelle sue forme neogotiche già nel lontano 1913.
Dopo aver terminato anche queste ultime visite a carattere culturale vi esortiamo infine a completare la giornata portandovi nei vicini
quartieri (siti a nord-est del Civic Center) di Chinatown e Little Italy che da sempre sono due delle più sfavillanti icone dei quartieri
etnici di New York. Chinatown ha un’aura davvero particolare: immerse nel cuore della Grande Mela troverete strade tappezzate di
scritte in mandarino, centinaia di ristoranti cinesi pronti a sfamarvi e un’infinità di negozi polivalenti tipici della cultura orientale.
L’atmosfera è sempre animata e frizzante e gli oltre 100.000 abitanti del posto fanno a gara anche di sera per accaparrarsi i clienti
facendone quindi una buona meta per la serata. Epicentri dell’area sono sicuramente la piazza di Chatham Square e Mott Street ma
ovunque avrete modo di intrattenervi in questa sorta di enclave dell’Estremo Oriente. Di gusti e fattezze decisamente più conosciuti
sono invece le strade di Little Italy che nonostante abbia subito un costante e marcato spopolamento da parte degli immigrati nostrani
negli ultimi decenni presenta ancora locali e negozi in cui potrete udire parlare correntemente il napoletano o il siciliano. Mulberry
Street rimane comunque, oggi come un tempo, una sorta di tempio dell’italianità in territorio americano con diversi locali in cui si
intonano musiche regionali italiche e ristoranti che servono deliziosi piatti della tradizione culinaria del Bel Paese.
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Una vista serale sui moli e sulle banchine riqualificate del South Street Seaport, l’antica area portuale della città sull’East River oggi
adibita a polo commerciale e della ristorazione appannaggio dei turisti. Quindi due scorci iconici di due tra i più famosi quartieri
etnici di New York: Chinatown con le sue sgargianti insegne e Little Italy, pronta ad accogliervi con atmosfere nostrane.
• Dopo i primi due giorni passati tra gli sfavillanti grattacieli e i monumenti simbolo di Lower Manhattan la terza giornata newyorkese
vi permetterà di tirare un attimo il fiato, approfondendo la conoscenza con alcuni dei sobborghi più culturalmente radicati dalla città.
Come punto di inizio della giornata vi consigliamo di portarvi presso Union Square una piazza incastonata nel cuore di Manhattan
che forse come nessun altra sarà capace di fornirvi uno spaccato più completo del complesso mosaico umano che compone la Grande
Mela. Union Square è una piccola oasi di verde nella giungla di cemento che si estende poco a sud rispetto a Midtown ed è
caratterizzata da una serie di monumenti commemorativi, da una rinfrescante fontana e da un passato permeato da diversi episodi di
manifestazione popolare (famosa quella dopo l’esecuzione dei due italiani Sacco e Vanzetti accusati di anarchia nel 1927). Qui oggi
passeggiano miliardari appena usciti dai loro uffici del Financial District, punk sfrecciano sui loro skateboard, rasta e alternativi
inscenano spettacoli di arte di strada e comuni mortali e turisti scattano incessantemente foto e sgranocchiano qualcosa recuperato da
fast food. Union Square è anche uno degli snodi principali della metropolitana newyorkese e quindi vi sarà molto comodo e rapido
muovervi da qui in direzione del limitrofo quartiere di Greenwich Village.
Greenwich Village è ormai da più di cent’anni sinonimo di controcultura, stravaganze, tendenze omosessuali e filosofie alternative. Se
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ad inizi ‘900 furono i bohémien a insediarsi in zona negli anni ’50 questo sobborgo fu la culla della Beat Generation, una tendenza
sociale imperniata su un rifiuto verso norme preconcette e il materialismo e che invece promulgava la libertà sessuale, l’uso libero di
droghe e rappresentazioni nude e crude della realtà umana. Furono proprio questi ideali a stimolare di lì a poco la genesi del
movimento pacifista e comunitario degli hippie (i figli dei fiori) e a spingere molti artisti dell’epoca contemporanei a trasferirvisi (Bob
Dylan, Woody Allen, Andy Warhol, Art Garfunkel, Frank Zappa, Dustin Hoffman, Al Pacino e Joan Baez sono solo alcuni dei suoi
residenti o assidui frequentatori). Gli aspetti turisticamente più interessanti del Greenwich Village sono rappresentati da Christopher
Street, emblema della comunità omosessuale più attiva di New York, e da Washington Square Park un altro grande parco pubblico che
si estende a ridosso degli edifici della università pubblica della New York University. Particolarmente fotogenici qui sono gli scorci
offerti dal Washington Arch del 1895 in marmo per commemorare il centenario dell’elezione a presidente degli Stati Uniti del suo
fondatore e la sfilata di case dal gusto ellenico del lato perimetrale settentrionale, detto The Row. Vi basterà comunque passeggiare
liberamente per le strade di Greenwich Village per apprezzarne l’atmosfera informale e calorosa.
Una vista panoramica sulla sempre affollatissima Union Square, la principale piazza che funge da baricentro di New York tra Lower
Manhattan e Midtown. Quindi le classiche architetture a schiera del sobborgo alternativo e frizzante di Greenwich Village e una vista
serale della sua piazza più animata: Washington Square Park.
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Dal lato opposto di Manhattan rispetto al Greenwich Village e oltre Union Square si aprono quindi i quartieri di East Village e Lower
East Side, perfetti da essere esplorati nel pomeriggio. Il Lower East Side, più a sud, possiede una storia tormentata: tra il 1870 e il
1924 fu teatro di una massiccia immigrazione dapprima europea (ebrei, slavi, polacchi, russi e lituani) e poi afroamericana e ispanica
che lo portarono rapidamente ad essere il luogo con la più alta densità abitativa del mondo. L’ovvia conseguenza fu un dilagare della
criminalità e della povertà che gli affibbiarono l’etichetta di quartiere più malfamato di Manhattan. Dopo decenni di carenze
infrastrutturali e sociali oggi Lower East Side è in ripresa ed è stato preda di uno stuolo di hipster e studenti che l’hanno scelto come
base per la vita in città donandogli una proliferazione inaspettata di club serali, lounge bar e locali di musica dal vivo che lo rendono
perfetto per passare una serata alternativa. L’East Village invece dovrebbe essere la vostra vera meta pomeridiana di giornata: forse
in nessun luogo della Grande Mela si respirano ancora i vecchi cliché legati alla città come in questo angolo di Manhattan. Graffiti
sui muri, atelier di artisti in erba, una miscellanea sociale imprevedibile, bar con dehors all’aperto, taverne storiche e locali con
intrattenimento dal vivo sono la regola dell’East Village che, vista anche la sua posizione centrale, potrebbe tranquillamente essere
scelto come vostra base per esplorare New York (i prezzi sono meno vertiginosi che in altri luoghi). L’arteria stradale basilare
dell’East Village è St Mark’s Place che vi condurrà dritti dritti da Greenwich in direzione del Tompkins Square Park, elemento urbano
che è punto di riferimento del quartiere. Questa strada non tradisce le aspettative ed è un vero crogiolo di vecchi hippie, punk e
cittadini comuni che convivono armoniosamente tra loro. Il Tompkins Square Park è invece perfetto per rilassarsi un po' al sole
improvvisando pic-nic, giocando a scacchi con gli abitanti del posto all’ombra dei frondosi alberi, udendo concerti improvvisati di
suonatori di chitarra o percussioni, scorgendo gruppi di giovani intenti a giocare a basket o persone di mezz’età che passeggiano in
compagnia dei loro cani. Questo, forse più di molti altri scenari celebri di New York, è davvero la quintessenza della Grande Mela.
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Uno scorcio delle moderne atmosfere serali del rigenerato quartiere popolare di Lower East Side, oggi tra i più gettonati dai giovani
per la vita notturna. Quindi una vista sulle classiche strade ricche di palazzi con scale di emergenza a vista dell’East Village, una
delle aree newyorkesi più tradizionali e a misura d’uomo. Infine l’animato Tompkins State Park, cuore dell’East Village.
• Se New York avesse un cuore pulsante questo di certo coinciderebbe con il centro di Midtown. Compreso tra la 42th Street a sud, la
59th Street a nord che affaccia su Central Park e le splendide e trafficatissime 8th Avenue e 5th Avenue l’epicentro di Midtown è forse
l’immagine più emblematica di tutta la Grande Mela. Qui avrete dinnanzi agli occhi uno skyline fatto di imperiosi grattacieli che si
susseguono l’un l’altro senza sosta, strade percorse da folle oceaniche di impiegati e patiti dello shopping che si muovono tra alcune
delle boutique più famose e costose del mondo, strade perennemente congestionate dal traffico sulle quali sfrecciano i tipici taxi gialli
di New York e, non in ultimo, una serie di siti di interesse iconici della città.
Il nostro consiglio è di approcciare questa fantastica area da est iniziando a muovervi tra i lussuosi negozi della Fifth Avenue dalla
Grand Army Plaza adiacente Central Park verso sud. Il primo sito di interesse che incontrerete sarà il Museum of Modern Art (o
MoMA) che dalla sua fondazione avvenuta nel 1929 si è man mano ampliato arrivando a contare una galleria di ben 150.000 opere di
tutti i maggiori maestri dell’arte moderna e contemporanea mondiale (compresi oggetti di design, fotografie d’autore, libri, film e
video). Tra i pezzi più pregiati esposti al suo interno si ricordano il quadro La Città che Sale e la scultura Forme Uniche nell’Unità
dello Spazio di Umberto Boccioni, il capolavoro Ninfee di Claude Monet, Les Demoiselles d’Avignon di Pablo Picasso, Notte Stellata
di Vincent Van Gogh più una serie di elaborazioni pittoriche di Cézanne, Chagall, Dalì, Degas, Pollock, Seurat e Kandinskij.
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Una classica vista della 5th Avenue di Midtown: tutto un susseguirsi di grattacieli, boutique, vociare e taxi gialli che sfrecciano sul
suo asfalto. Quindi due dei principali capolavori che potrete ammirare al MoMA, il museo di arte moderna e contemporanea simbolo
di New York: Notte Stellata di Vincent Van Gogh e Forme Uniche nell’Unità dello Spazio di Boccioni.
Come intuibile la visita al MoMa vi impegnerà per diverse ore della mattinata ma a tour concluso non dovrete camminare molto lungo
la Fifth Avenue per raggiungere il quasi adiacente Rockefeller Center, forse il complesso architettonico più elaborato e lungimirante
mai realizzato in quei di New York. Fu il grande magnate statunitense John D. Rockefeller in persona a voler finanziare e creare
questa sorta di città nella città: in piena Grande Depressione, negli anni ’30, egli infatti ideò la nascita di un centro di 9 ettari di
estensione che riunisse in sé negozi, spazi ricreativi, uffici e servizi vari dando lavoro a migliaia di persone e riplasmando
completamente la fisionomia di Midtown. L’ingresso principale al Rockefeller Center è proprio quello dalla Fifth Avenue noto come
Promenade e costituito da un passaggio pedonale ornato da fontane e statue bronzee a tema animalesco creata da René Chambellan
nel 1935. Al termine della Promenade vi ritroverete nella Lower Plaza, caratterizzata dalla statua bronzea di Prometheus e nota in
tutto il mondo per venire abbellita nel periodo natalizio da un gigantesco albero di Natale attorno al quale sventolano le bandiere
degli stati facenti parte delle Nazioni Unite, che altro non è che il preludio alla Rockefeller Plaza, epicentro del complesso. Da questo
spazio interno potrete accedere a tutti i principali punti di interesse del Rockefeller Center oltre ovviamente a uno stuolo di ristoranti,
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cinema e grandi magazzini di altissima qualità. Tra i luoghi da visitare da non mancare del Rockefeller Center vi ricordiamo gli NBC
Studios (potrete accedere al dietro le quinte della celebre rete televisiva o partecipare a determinate trasmissioni ma dovrete
prenotare con largo anticipo), la Radio City Music Hall (uno straordinario ex cinema da 6000 posti in puro stile art decò
magnificamente restaurato) e il Top of the Rock, un eccezionale terrazza panoramica sita al 70° piano di uno dei grattacieli più alti
del Rockefeller Center da cui si godono alcune delle più memorabili viste dello skyline di tutta Manhattan.
Il gigantesco, quasi monumentale, complesso del Rockefeller Center costiuisce uno dei principali siti di richiamo della Midtown di
Manhattan: nello specifico potete vedere uno scorcio della sua Promenade di ingresso, la Rockefeller Plaza in chiave invernale
riadattata a pista di pattinaggio su ghiaccio e la grandiosa vista dal Top of the Rock, eccezionale bellavista su Manhattan.
Giacché la visita del MoMa e del Rockefeller Center vi terranno tranquillamente impegnati per tutta la mattinata, se non oltre, finirete
inevitabilmente per accedere alla 7th Avenue solo nella prima metà del pomeriggio. State comunque sereni: questa sezione del cuore
di Midtown dona il meglio di sé proprio nella seconda metà della giornata, o meglio ancora dalla sera sin nel cuore della notte.
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Oltrepassata la mitica 6th Avenue, conosciuta anche come Avenue of the Americas per via dei numerosi pannelli che ricordano i 51
stati costituenti gli Stati Uniti d’America, potrete quindi accedere alla 7th Avenue e alla piazza che più di ogni altra suscita
nell’immaginario collettivo il ruolo di baricentro geografico e sociale di New York: Times Square. Questo che in realtà è un mero
incrocio tra le 7th Avenue e Broadway è in realtà la quintessenza degli eccessi e degli stereotipi newyorkesi: palazzi ricoperti da
gigantesche e sfavillanti insegne al neon che cambiano pubblicità ad ogni minuto incorniciano una serie di fast food ai lati delle
strade costantemente percorse da un flusso automobilistico e pedonale tra i più congestionati che abbiate mai visto nella vostra vita.
Ciò che appare incredibile è che a qualsiasi ora vi capiterà di passare in zona la folla e il chiasso non diminuiranno mai sotto livelli
da soglia di guardia. La piazza prende il suo nome dalla ex sede storica del quotidiano New York Times ed appare tutti gli anni sui
notiziari di tutto il mondo per i roboanti festeggiamenti del Capodanno che vi si celebrano: ogni 31 dicembre la piazza si gremisce
oltre ogni limite poiché tutti, ma proprio tutti, vogliono godersi lo spettacolo dei fuochi d’artificio e della discesa della mitica sfera di
cristallo detta Waterford che scende dall’edificio dell’Old Times Square per salutare l’avvento del nuovo anno.
Una volta scattate le fotografie di rito presso Times Square e dopo esservi ripresi dallo shock di un tale scoppio di vitalità nel cuore di
Midtown altro non vi resterà da fare che percorrere la mitica arteria di Broadway (l’unica che taglia in diagonale l’ordinato
scacchiere di Midtown, ha questo particolare percorso poiché è la più antica direttrice stradale che da New York si dirige verso
l’Hudson Valley) verso nord, in direzione del Central Park. Questa sezione di Broadway è nota in tutto il mondo come il Theater
District e raggruppa praticamente tutti i principali teatri newyorkesi (ben 41) nei quali si è sviluppato il mito del musical nella Grande
Mela (indimenticabile in tal senso è West Side Story di Jerome Robbins) e che ha lanciato nel corso degli anni una interminabile serie
di attori entrati man mano anche poi nel mito hollywoodiano. Inutile dire che il meglio che possiate fare durante un’esplorazione di
Broadway sia di assistere ad uno dei magnifici spettacoli dei suoi teatri: il costo del biglietto sarà ampiamente ripagato dalla qualità
esecutiva che potrete ammirare. Tra le diverse sale da concerto del Theatre District merita infine una particolare menzione la
Carnegie Hall, un tempio della musica classica e leggera sin dal 1981 contraddistinto da un’acustica eccezionale e che ha visto nel
corso degli anni esibirsi tutte le principali orchestre del globo.
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Lo shoccante assembramento di pedoni, insegne luminose, traffico e grattacieli di Times Square la piazza che più di ogni altra incarna
lo spirito metropolitano di New York City. Quindi una animata visione notturna di Broadway, la principale via dei teatri newyorkesi e
tempio del musical. Infine l’interno della rinomatissima sala da concerti Carnegie Hall dove si esibiscono orchestre di fama mondiale.
• La quinta giornata del vostro itinerario newyorkese coincide con il completamento della vostra esplorazione di Midtown ponendo
questa volta la vostra attenzione sulle sue aree meridionali e sul quartiere di Hell’s Kitchen che si protende verso l’Hudson River ad
ovest. Continuando idealmente l’itinerario del giorno precedente laddove l’avevate interrotto vi consigliamo di far iniziare la vostra
giornata dal Bryant Park, l’unica vera area verde di una certa dimensione disperso nella selva di grattacieli di Midtown che a
discapito delle sue comunque minute dimensioni regala scorci pittoreschi con chioschi che vendono cibo d’asporto, tavoli adibiti a
scacchiere per partite improvvisate, piste di pattinaggio e piccoli anfiteatri adibiti per concerti. Bryant Park funge inoltre da cornice
perfetta dell’adiacente New York Public Library, un sontuoso edificio del 1911 in stile beaux-arts sulla cui facciata troneggiano due
splendidi leoni in marmo e diverse allegorie (rappresentati la Storia, la Religione, il Romanzo, la Poesia, il Dramma e la Filosofia)
che vi renderà un’idea del ruolo chiave che la Grande Mela riconosce alla cultura e del fatto di quanta opulenza in città sia possibile
grazie alle generosissime offerte filantropiche fatti dai diversi miliardari che abitano la metropoli. Visitarne gli interni è davvero un
must anche per i non bibliofili che potranno rimanere di stucco dinnanzi a eccezionali sale da lettura dalle volte affrescate e permeate
di una intensa e vivida luce naturale che penetra dai finestroni del complesso. Sempre in tema bibliotecario, ma spostandosi di
qualche isolato più a sud presso Madison Avenue, non perdete quindi l’occasione di una rapida visita alla Morgan Library & Museum
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ubicata nella storica abitazione in stile rinascimentale italiano dell’ex magnate dell’acciaio e finanziere J.P.Morgan che ha dato il
nome al proprio istituto bancario. La collezione situata all’interno del complesso è variegata e di alto livello, comprendente la più
vasta collezione di manoscritti statunitensi storci del mondo, diversi arazzi medievali, opere d’arte di maestri europei (Memling, Cima
da Conegliano), una bibbia di Gutenberg, spartiti originali appartenuti a Mozart e scritti di Balzac, Lord Byron, Charlotte Bronte,
Dickens, Walter Scott e Bob Dylan.
Uno scorcio del piccolo ma quanto mai opportuno spazio verde di Bryant Park nel cuore del fitto tessuto urbano di Midtown che sorge
limitrofo a due delle principali biblioteche della Grande Mela: la New York Public Library e la Morgan Library & Museum di cui
potete visionare un paio di splendide aule lettura interne ciascuna.
Continuando quindi a camminare per qualche centinaio di metri in direzione sud lungo Madison Avenue avrete quindi modo di
intersecare rapidamente la traversa di 34th Street, una delle più eleganti vie di Midtown meridionale, che vi consigliamo di prendere
giacché vi condurrà verso i siti di interesse più in vista di questa sezione del quartiere. Immediatamente il vostro sguardo non potrà
che essere rapito dalla mole slanciata, possente e quasi intimorente di uno degli astri più splendenti dello skyline newyorkese: stiamo
ovviamente parlando dell’Empire State Building. Questo grattacielo di pietra calcarea vide la sua genesi nel 1931, in piena Grande
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Depressione, e con i suoi 102 piani e 448m d’altezza si affermò immediatamente come la costruzione più alta mai eretta dall’uomo sul
pianeta. Inutile dire che questo richiamò una grande attenzione sull’Empire State Building che divenne rapidamente un’icona
americana immortalata tra l’altro in diverse pellicole hollywoodiane entrate nel mito del cinema come Un Amore Splendido del 1957
e i lungometraggi imperniati sulla figura di King Kong. Una visita al suo interno vi permetterà di apprezzarne le maestose sale
principali ornate da marmi provenienti dall’Europa ma soprattutto vi consentirà di raggiungere ocn rapidi ascensori le due
indimenticabili terrazze panoramiche site all’86° e 102° piano dalle quali, folla permettendo, si godono alcune delle viste più
incredibili di tutta Manhattan (spesso al tramonto avrete persino modo di riconoscere nitidamente l’ombra prodotta dalla
caratteristica antenna dell’edificio sui più bassi grattacieli circostanti).
Fatto quindi ritorno con gli ascensori su 42th Street continuate senza indugio la vostra camminata in direzione occidentale fin a
imbattervi rapidamente nell’Herald Square. Questa piazza nella quale si intersecano la 7th Avenue (Avenue of the Americas) e anche
Broadway è uno degli spazi pubblici più trafficati e congestionati di Manhattan e funge da scenografico ingresso al Garment Distrct,
un’area ad altissima valenza commerciale di lusso che contraddistingue questi isolati di Midtown. Qui avrete modo di passare ore tra
vetrine di boutique inarrivabili e department stores (grandi magazzini) entrati nel mito americano, primo tra tutti Macy’s che per
dimensione (oltre 10 piani tra i quali ci si muove con pittoreschi ascensori in legno originali del 1901) si attesta tra gli shopping mall
più grandi del mondo e che, fortunatamente, propone anche diversi articoli a un prezzo abbordabile. Inoltre al suo interno vi sono
diversi fast food perfetti per un lauto pranzo.
Dopo aver speso qualche ora ad indugiare tra gli scaffali e l’immenso assortimento del Macy’s e dei negozi del Garment District nel
pomeriggi ovi esortiamo quindi a compiere una breve deviazione in direzione del sobborgo di Hell’s Kitchen. Questa sezione di
Midtown per circa un secolo è stata sinonimo di quartiere operario caratterizzato da un diffusa microcriminalità e dalla presenza di
diversi negozi di generi alimentari ma in seguito a un vero e proprio boom economico ed edilizio che colpì l’area negli anni ’90 oggi
Hell’s Kitchen si è ampiamente riqualificato e impreziosito di bei negozi adatti a tutte le tasche. Una menzione particolare nel
sobborgo merita l’Hell’s Kitchen Flea Market, un delizioso mercato composto da centinaia di bancarelle che vendono abiti vintage,
mobili d’epoca e oggetti di antiquariato nei weekend, e l’Intrepid Sea, Air & Space Museum. Questo museo collocato su uno dei moli
protesi nell’Hudson River, è davvero elettrizzante per gli amanti della tecnologia marina ed aeronautica militare poiché comprende la
portaerei USS Intrepid che combatté nella seconda guerra mondiale, ma anche sottomarini nucleari, un Concorde e lo shuttle
Enterprise.
Fattasi quindi inevitabilmente un’ora tarda e prossima alla cena, dopo esservi goduti i tramonti sull’Hudson River, vi consigliamo in
ultimo di fare ritorno in direzione di Herald Square e del Garment District per raggiungere uno dei templi dello sport e della musica
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americano: il mitico Madison Square Garden Center. Questo vasto ed articolato complesso comprende tra gli altri la Madison Arena
che con una capienza di circa 20.000 spettatori è la casa sia della compagine newyorkese principale di hockey su ghiaccio (i New
York Rangers) che del team di basket dell’NBA dei New York Knicks. Il Madison Square Garden attuale (costruito nel 1968) ha poi da
sempre ospitato una serie di eventi cruciali nella vita sportiva e politica della città: qui si sono tenute sia convention nazionali dei
partiti democratico e repubblicano statunitense, vi si organizza annualmente il draft NBA, è stato adoperato come palcoscenico per
incontri di altissimo profilo di wrestling e di boxe (memorabili le prime due sfide tra Joe Frazier e Muhammad Ali) e ovviamente è
stato adibito a gigantesca sala concerti in cui si sono esibite star del calibro di Frank Sinatra, Elvis Presley, Bruce Springsteen, Elton
John, i Queen, Bon Jovi, Madonna e tutta la crema della musica mondiale del XX secolo. Ovviamente state accorti agli eventi che man
mano vengono organizzati presso il Madison Square Garden e, se sarete accorti ad accaparrarvi i tagliandi con congruo anticipo,
potrete davvero passare una memorabile serata assistendo ad uno spettacolo in uno dei veri templi del divertimento di New York.
Una delle cartoline più celebri di New York City è rappresentato dalla mole (in primo piano) dell’Empire State Building che svetta tra
le guglie dei grattacieli di Manhattan sin dal 1931. Quindi in seconda immagine la portaerei USS Intrepid presso l’Intrepid Sea, Air &
Space Museum sulle acque dell’Hudson River ed infine il mitico complesso ricreativo del Madison Square Garden.
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• Eleganti, sfavillanti, animati e sempre pronti a sorprendervi i quartieri di Turtle Bay e Murray Hill costituiscono la sezione orientale
di Midtown e racchiudono in essi una serie di grandi monumenti simbolo di New York e la crema dei department stores (grandi
magazzini) e boutique della Grande Mela. La giornata non può che avere inizio dalla visita allo United Nation Headquarters, la sede
dell’ONU, ossia quell’organizzazione internazionale delle nazioni che dal 1945 promuove la pace, la collaborazione e la
cooperazione politica, economica e sociale nel mondo. Proprio in questi enormi palazzi affacciati sull’East River si sono svolte
memorabili sedute pubbliche entrate nella storia moderna (famosissima è quella inerente la Crisi dei Missili di Cuba del 1962) che
hanno peraltro evitato lo scoppio di numerose e devastanti guerre internazionali. Se prenoterete per tempo avrete modo (se non ci
sono sedute in atto) di compiere un rapido tour guidato di questi ambienti penetrando nella Sala dell’Assemblea Generale (che può
contenere 2000 delegati internazionali), nella Security Council Chamber (la sala del consiglio di sicurezza composta da Cina,
Francia, Regno Unito, Stati Uniti e Russia che hanno potere di veto sulle delibere dell’assemblea) e in diversi luoghi che hanno
sancito la storia della moderna diplomazia internazionale.
Concluso il breve ma coinvolgente tour potrete quindi iniziare a percorrere in direzione ovest la East 42th Street, una delle più
maestose grandi vie aperte nel cuore di Manhattan nel corso dell’800 che si fa lustro di una serie straordinaria di grattacieli di
inizi’900 comprendenti tra l’altro l’eccezionale Chrysler Building costruito nel 1930 per volere del manate dell’industria
automobilistica americana che fu per pochi mesi anche con i suoi 319m d’altezza l’edificio più alto del mondo (superato di lì a poco
dall’Empire State Building). Ancora oggi a distanza di quasi un secolo il Chrysler Building rimane però un baluardo dello stile art
decò di Manhattan con interni elaborati ed esterni in metallo e vetro. Proseguendo quindi ancora per qualche centinaio di metri lungo
East 42th Street vi imbatterete nella gigantesca stazione ferroviaria di Grand Central Terminal, un autentico mito dell’architettura di
inizi ‘900 che brilla specialmente per il suo enorme atrio interno decorato con volta a motivi zodiacali noto come Main Concourse.
Da qui in avanti, continuando su East 42th Street, ci si insinua quindi nel cuore del tempio dello shopping della Grande Mela
costituito dalle parallele di Park Avenue, Madison Avenue e Fifth Avenue. La sezione di queste vie che si estende dalla Grand Central
Terminal fino al limitare meridionale di Central Park (East 59th Street) raggruppa infatti alcune dei centri commerciali più in vista di
New York (come il Bloomingdale’s) e negozi entrati persino nel mito cinematografico come la notissima gioielleria di Tiffany aperta
nel 1940 e ersa immortale dal film Colazione da Tiffany con Audrey Hepburn del 1961. All’ombra di possenti grattacieli (come la
Trump Tower) in cui dimorano solo ricchi proprietari industriali, star del cinema o campioni dello sport americano potrete davvero
gustarvi gli eccessi e le vetrine dai prezzi astronomici di questa sequela senza fine di boutique comprendenti davvero tutte le principali
griffe internazionale della moda, della gioielleria e del lusso in genere. Non mancate in tal senso una deviazione lungo 47th Street
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nota ai newyorkesi come Diamond Row per la concentrazione di laboratori di diamanti che smerciano e contrattano ben l’80% del
patrimonio diamantifero statunitense.
Una vista sul famosissimo Palazzo di Vetro dell’ONU presso lo United Nation Headquarters, storico parlamento mondiale che ha
sancito alcune svolte nella recente storia contemporanea. Quindi l’enorme Main Concourse della Grand Central Terminal, una delle
stazioni ferroviarie più belle della Grande Mela ed infine uno sguardo su Fifth Avenue, simbolo del lusso e degli eccessi newyorkesi.
Anche se i patiti dello shopping (ma dovranno avvalersi di carte di credito dal platfond quasi illimitato) avranno di che deliziarsi per
tutto il giorno tra i negozi di Turtle Bay i più, dopo qualche ora spesa a curiosare tra le vetrine, sentiranno quasi la necessità di
staccare da questo mondo dorato per fare rientro in un contesto decisamente più reale. Ebbene il nostro consiglio per il pomeriggio è
quello di dirigervi dalla parte est di Midtown all’interno del borough del Queens, sulla sponda opposta dell’East River. A lungo
rimasto un’area ai margini dello sviluppo di New York e a dominanza prettamente agricola il Queens ebbe un rapido e vertiginoso
boom edilizio ad inizi ‘900 grazie anche all’apertura di diversi ponti che la collegavano a Midtown. Oggi il Queens è il quartiere più
etnicamente eterogeneo della vastissima New York e mantiene una forte connotazione immigratoria e questo contribuisce
inevitabilmente alla sua vitalità, sebbene per bellezza esteriore non brilli nemmeno se confrontato con il limitrofo borough di
Brooklyn. Cuore pulsante del moderno Queens rimane comunque l’area nota come Astoria (opposta all’Upper East Side): un
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quartiere storicamente epicentro dell’immigrazione greca che negli ultimi decenni si è contaminato di diversi migranti mediorientali e
latinoamericani. Il risultato è una delle composizioni umane più caratteristiche e radicate di New York che propone lungo la sua
arteria principale, Broadway, una successione di ristoranti in cui assaporare qualsiasi piatto vi venga in mente delle più disparate
cucine nazionali mondiali (e a buon prezzo). All’angolo meridionale di Astoria trova infine ubicazione il Museum of the Moving
Image, un ipetecnologico museo del cinema che svela retroscena e segreti del dietro le quinte del mondo della macchina da presa. Ai
tifosi sfegatati dei campioni del tennis internazionale non sfuggirà infine che l’area dei Queens comprende al suo interno il mitico
quartiere di Flushing al cui interno si trovano i campi in cemento dell’USTA National Tennis Center che ospitano ogni anno ad agosto
gli US Open, una delle tappe fondamentali del più prestigioso circuito del tennis internazionale: il Grande Slam. Se siete cultori di tale
sport e sarete in zona in quel mese potreste davvero pensare di spendere il pomeriggio ammirando i vostri beniamini all’opera.
Tre classiche immagine che caratterizzano le aree più pittoresche del borough del Queens: dapprima uno dei classici ristoranti greci
del quartiere multiculturale di Astoria, quindi l’interno dell’ultramoderno Museum of the Moving Image dedicato al cinema ed infine
un affollatissimo Flushing Meadows durante i festeggiamenti al termine del celebre torneo di tennis degli US Open.
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• Con la settima giornata di visita in quei di New York potrete quindi iniziare ad approcciarvi con i quartieri più settentrionali di
Manhattan (siti a nord rispetto a Midtown) raggruppati attorno al vasto e celebre Central Park. Questa giornata si focalizza
preliminarmente sul quartiere dell’Upper East Side, una delle aree più facoltose di New York dove i costi degli immobili raggiungono
cifre astronomiche e dove vi sarà facile incontrare nella miriade di fashion bar alcuni rappresentati del jet set americano. L’Upper
East Side, specie nel tratto di Fifth Avenue che lambisce il Central Park, è poi una vera e propria mecca per gli amanti dei musei che
avranno a disposizione diversi istituti culturali di fama mondiale, mentre i patiti dello shopping di alta qualità avranno l’imbarazzo
della scelta tra le boutique e i prestigiosi centri commerciali di Fifth Avenue, Madison Avenue e Park Avenue.
L’accesso migliore alle bellezze dell’Upper East Side è rappresentato dalla Grand Army Plaza, una rotatoria di fondamentale
importanza per il traffico cittadino posta all’incrocio tra le Fifth Avenue e 59th Street giusto all’angolo sud-orientale di Central Park.
Questa piazza è nota sia per la presenza della Pulitzer Memorial Fountain che del solenne e sfarzoso The Plaza Hotel, con ogni
probabilità la struttura alberghiera più famosa della Grande Mela. Eretto in forme signorili nel 1907 questo hotel ha da sempre
ospitato celebrità e party eccezionali ma è entrato davvero nel mito grazie alle sue apparizioni in memorabili pellicole
cinematografiche hollywoodiane come Mr.Crocodile Dundee, Mamma ho riperso l’aereo mi sono smarrito a New York e Il Grande
Gatsby. Scattate le fotografie di rito presso la Grand Army Plaza potrete quindi iniziare a percorrere in direzione nord la Fifth Avenue
inoltrandovi nel celebre tratto noto come Museum Mile. Superata la più grande sinagoga del mondo al di fuori di Israele, il Temple
Emanu-El del 1929 che può contenere fino a 2500 fedeli, vi imbatterete nel primo museo degno davvero della vostra attenzione: la
Frick Collection. Nonostante il museo sia ospitato in un piccolo palazzo e comprenda solo poche sale (è ideale per una visita rapida)
al suo interno sono infatti custodite una serie di capolavori davvero insospettati come lavori di Cimabue, Piero della Francesca,
Rembrandt, Tiziano e Vermeer.
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Una classica cartolina dalla Grand Army Plaza contraddistinta dalla presenza dell’Hotel Plaza il più sontuoso e storico tra gli alberhi
newyorkesi. Quindi l’interno del Temple Emanu-El, la più grande sinagoga del mondo al di fuori di Israele, ed infine una vista aerea
dei grattacieli che ornano il Museum Mile dell’Upper East Side affacciati su Central Park.
La Frick Collection non è però che un mero preludio all’immane concentrazione di quadri e sculture entrate di diritto nella storia
dell’arte mondiale custoditi presso il Metropolitan Museum of Art (o Met). La sua ricchissima collezione di opere (oltre due milioni di
pezzi) spazia all’interno di qualsiasi cultura globale e di qualsiasi epoca storica e, statene pur certi, se vorrete farne una visita
approfondita in realtà dovreste dedicargli almeno un paio di giorni (ci sono persino intere ali museali dedicate solo alle armi e alle
armature, agli strumenti musicali (compreso un violino Stradivari), alle espressioni artistiche asiatiche, islamiche, africane,
polinesiane e indiane, tutte esposte con dovizia di dettagli). Ovviamente però gran parte dei turisti che vi accedono sono richiamati dai
suoi capolavori più rinomati che comprendono la notissima sezione dell’arte egizia comprendente i volti scolpiti dei faraoni della XII
dinastia, la sfinge di Amenhotep III e i ritratti di Fayum (ritratti funerari lignei), quella inerente la pittura italiana (lavori di Botticelli
[Annunciazione], Caravaggio, Giotto [Adorazione dei Magi], Mantegna, Raffaello e Tiziano), quella imperniata sulla scuola
fiamminga-olandese-tedesca (Bosch, Memling, Rembrandt, Vermeer [La ragazza col velo], Van Gogh [Cipressi], Bocklin [L’isola dei
morti]), ma anche diversi capolavori di maestri francesi (Degas, Manet, Gauguin [Ave Maria], Monet, Seurat) e spagnoli (Dalì, El
Greco, Goya e Picasso). Vasta eco è poi data anche a lavori diventati simbolo dell’arte moderna e contemporanea come i quadri di
Boccioni (Unica Forma di Continuità nello Spazio), Braque, Picasso (Ritratto di Gertrude Stein), De Chirico, Modigliani, Chagall,
Klee, Kandinskij ed Andy Warhol tra gli altri.
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Il Metropolitan Museum of Art (o Met) è indiscutibilmente non solo il principale museo d’arte di New York City ma una delle più
prestigiose collezioni museali di tutto il mondo. Di seguito un trittico di alcune delle sue più celebri tele: dall’Annunciazione di Sandro
Botticelli all’Isola dei Morti di Bocklin per arrivare all’Ave Maria di Paul Gauguin.
Quasi storditi da tanta magnificenza ideata e realizzata da alcune delle menti umane più visionarie e capaci della storia una volta
usciti dal Met sentirete come l’impellente necessità di fermarvi a rifiatare e rilassarvi un poco, sanando al contempo i morsi della
fame che saranno diventati man mano incipienti. Nulla a tal proposito è più propizio che i vasti prati di Central Park che si irradiano
giusto sul retro del museo con i relativi chioschi dove prendere qualcosa da sgranocchiare all’aria aperta. Dopo aver passato un
sufficiente tempo per rigenerare le vostre pile e la vostra curiosità artistica tra gli ameni scenari di Central Park nel primo
pomeriggio potrete quindi passare al terzo e ultimo museo di grandissimo richiamo del Museum Mile: il Guggenheim Museum. Già
l’edificio che ospita la collezione è un vero pezzo d’arte: fu infatti disegnato da Frank Llyod Wright nel 1959 divenendo ben presto
una controversa ma indimenticabile icona dello stile contemporaneo. La sequela di capolavori che potrete ammirare al suo interno ha
come nucleo fondante la raccolta di quadri e pezzi artistici operata da Solomon Guggenheim, un industriale del rame di origine
svizzero-ebrea, nei primi decenni del ‘900 a cui si aggiunsero poi vaste donazioni di privati tra cui quella celebre di Justin
Thannhauser nel 1974. Tra i dipinti più celebri oggi ospitati all’interno del Guggenheim Museum si ricordano opere di Chagall,
Modigliani (Jeanne Hébuterne in maglione giallo), Picasso, Klee (Pallone Rosso) e una raccolta eccezionale di lavori di Kandinskij
(Composizione VII). Terminata anche quest’ultimo viaggio che vi porterà nel cuore dell’arte moderna e contemporanea non vi resterà
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quindi altro da fare che perdervi lungo la Fifth Avenue, Madison Avenue e Park Avenue (tutte parallele tra loro) e i loro deliziosi bar
ricercati e locali di tendenza: l’Upper East Side è infatti sempre pronto ad accogliere nuovi invitati nel suo gioioso e contagioso
tourbillon di emozioni ed esperienze.
Il Guggenheim Museum, di deliziose forme moderne ideato e realizzato nel ‘900 da Francis Llyod Wright, rappresenta il principale
museo di arte moderna e contemporanea di New York. Qui nel capostipite dei musei omonimi sparsi per il mondo potrete adocchiare
tra le altre opere Jeanne Hébuterne in maglione giallo di Modigliani, Composizione VIII di Kandinskij e Pallone Rosso di Paul Klee.
• L’ottava giornata di permanenza nella metropoli di New York coincide con la visita ad uno dei luoghi più simbolici della città, Central
Park, che peraltro avrete avuto modo di scorgere ed ammirare giù nella giornata precedente perlustrando i musei della 5th Avenue. Il
punto di ingresso più scenografico a questo famosissimo parco e al limitrofo quartiere dell’Upper West Side è indiscutibilmente il
Columbus Circle: uno snodo stradale posto all’angolo sud-occidentale di Central Park dominato dal Monumento a Cristoforo
Colombo realizzato nel 1892 per i quattro secoli della scoperta dell’America da parte del navigatore italiano. Scattata qualche
fotografia di rito potrete quindi varcare il perimetro di Central Park, per antonomasia il parco pubblico di New York. All’interno dei
suoi 341 ettari troverete bacini lacustri, ristoranti pittoreschi, aiuole curatissime e affioramenti rocciosi che in breve vi faranno
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dimenticare di essere nel cuore di Manhattan (ma non abbiate timore vi basterà spingere lo sguardo verso l’esterno per intravvedere
gli enormi grattacieli circostanti). Central Park vide la sua genesi tra il 1858 e il 1870 quando gli illuminati amministratori comunali
dell’epoca decisero di convertire un’area trasandata di Manhattan abitata da senzatetto e usata come campo per far razzolare oche e
maiali nel più grande e maestoso polmone verde della metropoli. Da allora Central Park è entrato dritto nel cuore dei newyorkesi che
amano raggiungerlo per passeggiare nel verde, per fare jogging, per assistere a spettacoli musicali e per rilassarsi al sole (state solo
attenti dopo l’imbrunire che diventa un luogo abbastanza pericoloso vista la relativa solitudine che lo contraddistingue di notte). Una
volta penetrati nel cuore di Central Park dal Columbus Circle vi esortiamo a camminare in direzione della 5th Avenue: così facendo
incrocerete dapprima il bel bacino lacustre di The Pond che in inverno si trasforma in una splendida pista per pattinaggio su ghiaccio
e poi raggiungerete il Central Park Zoo: un parco faunistico del 1864 recentemente revisionato che richiama oltre un milione di
visitatori all’anno attratti dai suoi bellissimi animali. Terminata la visita potrete poi proseguire verso nord all’interno di Central Park
pervenendo così alla vasta spianata erbosa di Sheep Meadow (dove si tengono i concerti che richiamano più pubblico) limitata a est
dal vasto vialone disseminato di busti di personaggi famosi detto The Mall. Questo viale si risolve a settentrione nella famosissima
Bethesda Terrace, considerata il cuore di Central Park e abbellita dall’omonima grandiosa fontana del 1868. Oltre la Bethesda
Terrace si apre quindi il vasto laghetto di The Lake sormontato da una serie di bellissimi ponticelli (il più noto dei quali è il Bow
Bridge) che conducono verso l’area più boscosa del parco, denominata The Ramble. Attraversati i frondosi sentieri della selva
raggiungerete quindi il maniero ottocentesco di foggia scozzese del Belvedere Castle, situato all’incirca al centro geografico di
Central Park. Da qui in poi il parco assume connotazioni meno spettacolari e si propone per ciò che in realtà è davvero: il cuore
verde della Grande Mela. Oltre il Belvedere Castle infatti è la natura a dominare e vi imbatterete, se vorrete percorrerlo tutto,
essenzialmente nella spianata di Great Lawn (altro sito per i concerti open air) e nel più vasto dei laghi del parco: il Reservoir.
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Una straordinaria vista aerea che rende giustizia alle grandi proporzioni e all’incredibile collocazione di Central Park, il vero e
proprio polmone verde di New York. Di seguito poi un paio di sue viste iconiche: barche a remi che galleggiano sulle acque de The
Lake sorvegliate dai grattacieli circostanti e il Belvedere Castle che si erge tra le fronde degli alberi del parco.
Invece di continuare pedissequamente la camminata verso l’estremità nord di Central Park noi vi suggeriamo, una volta giunti al
Belvedere Castle, di svoltare a sinistra e di raggiunge il lato del perimetro del parco rivolto verso l’Upper West Side. Appena fuori i
confini del parco, dritto dinnanzi a voi, vi si paleserà la mole dell’American Museum of Natural History (preceduta dal monumento
equestre in onore di Theodore Roosevelt), uno dei musei naturalistici più famosi ed apprezzati del mondo. Il museo, aperto nel 1869
con architettura in stile romano, vanta oltre 30 milioni di pezzi al suo interno e alcune intramontabili sale come quelle comprendenti
enormi scheletri di dinosauri, quelle nelle quali sono esposte rocce lunari, la sezione di gemmologia con alcuni dei topazi e zaffiri più
grandi del mondo oltre a una serie di reperti che approfondiscono la storia dell’uomo e mostrano migliaia di animali impagliati.
Nel pomeriggio, a visita conclusa, potrete quindi lanciarvi per le strade dell’Upper West Side un quartiere newyorkese che vanta una
tradizione progressista e intellettuale fortemente radicata (sono molti gli attori e i musicisti di grido che vi risiedono). L’epicentro
dell’Upper West Side è oltre ogni ragionevole dubbio il Lincoln Center (posto a cavallo dell’incrocio tra Broadway e W 65th Street)
un raffinatissimo complesso di grattacieli eretto tra il 1959 e il 1969 da architetti di fama mondiale e ancora oggi uno degli isolati più
esclusivi di tutta Manhattan (è il più grane centro di arti per lo spettacolo del mondo). Dalla sua Plaza pavimentata in travertino si
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irradiano infatti il New York State Theater (sede del New York City Ballet e della New York City Opera), l’Avery Fisher Hall (sede
dalla New York Philarmonic) e la celeberrima Metropolitan Opera House . Questo è il più grande teatro d’opera del mondo (può
accogliere fino a 3800 persone) ed è impreziosito persino da dipinti murali di Marc Chagall. Inutile dire che potrete tranquillamente
completare la vostra giornata di visita odierna gironzolando per questi ambienti che hanno fatto la storia dello spettacolo statunitense
e, se sarete accorti a prenotare per tempo, passare la serata assistendo ad un’opera o un concerto nella deliziosa cornice del Lincoln
Center.
Una delle più famose sale interne (quella del tirannosauro) dell’American Museum of Natural History, vera e propria gemma tra i
musei di storia naturale mondiali. Quindi uno sguardo notturno sulla Plaza centrale del leggendario Lincoln Center, autentico tempio
dello spettacolo newyorkese, e un dettaglio dell’interno dell’immensa Metropolitan Opera House.
• I primi insediamenti nell’area di Harlem risultano storicamente essere stati fatti dagli olandesi originaria dell’omonima cittadina dei
Paesi Bassi nel 1658 ma da allora il quartiere posto all’estremità settentrionale dell’odierna Manhattan è sempre stata una meta
privilegiata per gli emigranti. Furono dapprima i russi, i tedeschi e gli irlandesi a prendere qui dimora, salvo poi essere sopraffatti da
un numero sempre più crescente di italiani che plasmarono Harlem tra il 1880 e il 1910. Tuttavia la connotazione più tipica di Harlem
come culla delle comunità afroamericane di New York la si deve ai quasi 250.000 africani che la invasero letteralmente a cavallo
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degli anni ’20 a cui seguì però un lungo periodo di degrado, instabilità sociale, criminalità diffusa e il proliferare di un’infinità di
locali notturni a luci rosse che per decenni hanno infangato la nomea di Harlem. Anche se il consumo di droga e le gang sono ancora
un problema tangibile nella Harlem odierna (specie ad East Harlem) dagli anni ’90 in poi il quartiere ha intrapreso una fase di
rilancio, lenta ma costante. Qui si possono ora ammirare bei negozi e grandi shopping mall lungo la sempre animatissima 125th St
che rappresenta il fulcro del commercio al dettaglio di Harlem, ma anche begli edifici in brownstone da svariate migliaia di dollari
che si stanno affiancando a scapestrate abitazioni di una volta. Sempre lungo 125th St non mancate poi di entrare nel mitico Apollo
Theater un club musicale rifondato nel 1913 che è stato il palcoscenico più prolifico di stelle della musica afroamericana newyorkese.
Qui infatti iniziarono le loro carriere star come Ella Fitzgerald, James Brown, Michael Jackson e i Jackson 5. Particolarmente
intrigante è il classico appuntamento del mercoledì sera quando si inscena l’”Amateur Night”, ossia una serie di esibizioni di
dilettanti dove potreste assistere alla svolta della carriera di un futuro big della musica mondiale. Harlem possiede poi un fascino
davvero retrò se vi capiterà di visitarla la domenica mattina: durante questa occasione vedrete infatti ancora oggi numerose persone
scendere in strada con gli abiti da festa e recarsi alle funzioni religiose cristiano-metodiste tipiche della comunità afroamericana
caratterizzate anche da magnifiche esibizioni di cori gospel. Forse in tal senso la visita migliore che potrete compiere è quella presso
la Abyssinian Baptist Church dove potrete udire delle vere e proprie performance canore degne di Broadway.
Proseguendo nell’esplorazione del quartiere di Harlem vi consigliamo quindi di portarvi nella sua sezione più occidentale nota come
Morningside Heights la quale possiede però caratteristiche profondamente diverse dall’anima nera classica di Harlem. L’elemento
saliente della zona è sicuramente la presenza della prestigiosa Columbia University che fa parte della mitica Ivy League e che per
anno di fondazione (1754) è il più antico ateneo di New York. Ben 101 premi Nobel sono usciti nel corso dei secoli dalle sue aule e qui
hanno insegnato alcune delle personalità scientifiche più celebri degli ultimi secoli come il fisico Enrico Fermi e persino tre presidenti
americani (i due Roosevelt e Barack Obama) hanno tenuto banco in quest’istituzione. Oltre ad aggirarsi per il campus e ammirare le
architetture in stile rinascimentale italiano dei suoi edifici che si dispongono attorno alle centrale Low Memorial Library (dell’800 a
forma di Pantheon) merita davvero passare qualche ora in compagnia dei suoi quasi 30.000 studenti che sapranno coinvolgervi con la
loro contagiosa operosità e apertura mentale. Sempre a Morningside Heights sorge poi il più grande tra gli edifici di culto degli Stati
Uniti: la Cathedral Church of St John the Divine dalla foggia esterna tipicamente bizantina e molto elaborata e dalle proporzioni
interne davvero enormi, che fanno perdere il fiato alla prima vista. Le sue cinque navate gotiche costituenti e l’immenso coro sono
splendidi, così come colpisce il ciclopico rosone centrale composto da oltre 10.000 vetri multicolori che disegnano non solo scene
religiose ma commemorano anche eventi storici di particolare rilievo. A completamento della giornata vi esortiamo infine a
raggiungere le sponde dell’Hudson River poco lontano passando qualche ora all’interno del bel complesso del Riverside Park.
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L’interno dei due principali siti di richiamo di Harlem: dapprima la platea vista dal palcoscenico dell’Apolle Theater che è stato la
culla della migliore tradizione musicale black di Harlem. Quindi una tipica scena da messa domenicale presso la Abyssinian Baptist
Church di Harlem, impreziosita da un coro gospel di altissimo livello. Infine l’enorme e spettacolare interno della Cathedral Church
of St John the Divine a Morningside Heights, la più grande chiesa degli USA.
• L’area di Washington Heights corrisponde all’estrema propaggine settentrionale di Manhattan e deve il nome al padre fondatore
degli Stati Uniti d’America che qui vi fece costruire un forte militare. La zona si contraddistingue per un perfetto connubio sociale tra
i latinoamericani (specie dominicani) immigrati e i newyorkesi di Lower Manhattan che si sono trasferiti qui alla ricerca di aree meno
congestionate dal traffico e con affitti e costi della vita inferiori. Turisticamente Washington Heights si impernia sulla presenza
all’interno del Fort Tyron Parl del Cloisters un edificio degli anni ’30 simile per fattezze ad un monastero eretto in prossimità
dell’Hudson River mescolando vari stili architettonici europei e contraddistinto da giardini curatissimi e da interni
straordinariamente ricchi di opere d’arte. Se il piano inferiore si caratterizza per i 75 pannelli di vetro policromi della Glass Gallery
e per il Treasury comprendente calici antichi di grande valore come quello di Antiochia e di Bertinus il piano terreno ruota attorno al
Cuxa Cloister centrale da cui si irradiano le sale principali del complesso. Nella Nine Heroes Tapestry Room ad esempio sono
conservati alcuni degli arazzi più antichi pervenutici dal Medioevo (sono del ‘300), mentre nell’adiacente Unicorn Tapestries Hall le
pareti sono sormontati dai grandiosi sei arazzi dell’unicorno eseguiti in Belgio nel 1499.
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Tre idilliache immagini che rendono giustizia della pace che caratterizza il complesso dei Cloisters in quei di Washington Heights.
Dapprima uno scorcio del Cuxa Cloister centrale, quindi una sezione degli arazzi della Unicorn Tapestries Hall ed infine alcuni vetri
policromi nella Early Gothic Hall.
Terminata questa visita a carattere spiccatamente culturale non esitate quindi oltre sul suolo di Manhattan e spingetevi all’interno del
mitico quartiere del Bronx. Pochi nomi a New York sono tanto evocativi di degrado urbano, miseria, delinquenza e criminalità quanto
quello del Bronx (tanto per farvi capire vi furono girate pellicole cinematografiche come Il Padrino o Terremoto nel Bronx). Ma se ciò
è stato indiscutibilmente vero soprattutto durante i rovinosi anni ’70 quando disoccupazione, spopolamento e stato di abbandono delle
infrastrutture portò il Bronx sull’orlo del collasso e dell’anarchia (si stima che a causa dei roghi dolosi appiccati dalle gang ben il
40% del patrimonio urbano andò letteralmente in fumo) oggi la situazione è lievemente migliorata, specie nella zona di Belmont
divenuta ultimamente un baluardo dell’italianità d’America con una serie di attività e ristoranti di livello davvero apprezzabili. Certo
questo non vuole dire che ancora il 50% della gente viva sotto la soglia di povertà, che la polizia continui a definire specie South
Bronx area a rischio e che ispanici (50%) e afroamericani (30%) siano ancora le etnie dominanti in zona ma se sarete accorti potrete
visitare la zona senza troppi rischi. Il sito di maggiore richiamo del Bronx è sicuramente identificabile nel vasto parco pubblico che lo
caratterizza al suo centro, poco a est di Belmont. Qui si trovano sia il Bronx Zoo, istituito nel 1899 e che si articola su 107 ettari di
terreno nel quale scorrazzano una quantità tale di animali da farne uno dei più grandi e progrediti parchi faunistici del mondo, che i
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New York Botanical Garden, una vera delizia per gli amanti della botanica che potranno ammirare specie esotiche e non nei suoi 101
ettari costituenti. Il Bronx infine ospita nella sua sezione occidentale (posta giusto sulla sponda opposta del fiume Harlem rispetto a
Washington Heights) il mitico Yankee Stadium, un impianto sportivo da oltre 56.000 posti recentemente ricostruito sulle fondamenta
dello stadio originale del 1923 che funge da casa per la più amata squadra di baseball della città: i New York Yankees. Questa
squadra che ha annoverato tra i suoi giocatori stelle entrate nella storia del baseball come Babe Ruth, Joe Di Maggio, Lou Gehrig e
Mickley Mantle è per distacco la compagine più vincente dalla Major League (con 27 World Series, 18 titoli di division e 40 titoli di
conference) e uno dei miti newyorkesi più conosciuti al mondo. Vale davvero la pena fare la spesa per accaparrarsi uno dei biglietti
per accedere all’impianto e godersi lo spettacolo di una partita degli Yankees in compagnia del suo esigente e caloroso pubblico.
Una sezione dei curatissimi e bucolici New York Botanical Garden posti all’interno del Bronx Park. Quindi una famigliola di leoni che
potrete ammirare perlustrando il Bronx Zoo. Infine una vista panoramica sul nuovo Yankee Stadium, casa della compagine di baseball
pluri vittoriosa dei New York Yankees, vera icona della metropoli americana.
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• Brooklyn è il borough (quartiere) più popoloso di New York (circa 2,6 milioni gli individui presenti) e occupa una vasta sezione
dell’estremità occidentale di Long Island. Da quando nel 1883 venne aperto il leggendario Ponte di Brooklyn che la collega
direttamente a Manhattan (seguito nel 1909 dal vicino Manhattan Bridge) Brooklyn ha iniziato ad assumere le caratteristiche di
enorme area residenziale newyorkese, ideale per le migliaia di pendolari che hanno qui trovato costi delle case e della vita
decisamente più abbordabili che a Manhattan. Col tempo la zona ha poi assunto una vera fisionomia propria con quartieri disseminati
di ristoranti etnici, locali trendy e magnifici edifici facoltosi in brownstone. L’ovvio metodo di accesso consigliato per Brooklyn è
quello di percorrere il Ponte omonimo del 1883 composto da un’unica campata alta 40m dal livello delle acque sorretta da due
enormi piloni in granito ad archi neogotici. Lungo 485m e largo 26m è percorribile anche a piedi e da qui si possono vedere alcuni
degli scorci più memorabili dello skyline di Manhattan. Lo stesso ponte in sé è peraltro divenuta una vera e propria icona di New York
e lo si può ammirare in tutto il suo splendore passeggiando lungo il recuperato Brooklyn Bridge Park, un’area verde ricca di
infrastrutture sportive e chioschi alimentari che si allunga lungo il tratto terminale dell’East River sulla sponda di Brooklyn. Non
disdegnate però anche di lanciare uno sguardo verso l’entroterra del quartiere: qui infatti si collocano alcuni dei palazzi signorili più
sfarzosi della zona lungo Brooklyn Heights Promenade o Esplanade.
Una strabiliante vista al tramonto del Ponte di Brooklyn con sullo sfondo lo skyline di Manhattan che si staglia in un cielo infuocato.
Quindi una vista diurna del medesimo panorama così come appare dal Brooklyn Bridge Park.
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Concluse le fotografie di rito per immortalare il Ponte di Brooklyn potrete quindi lanciarvi alla scoperta dei suoi angoli più suggestivi.
Gli amanti della filosofia hipster e delle tendenze alternative non dovrebbero frasi sfuggire lo stravagante mondo che si può
incontrare all’interno del sobborgo di Williamsburg dove vedrete ad ogni ora del giorno e della notte giovani tatuati e pieni di
piercing confabulare nei pub e nei locali della zona, incuranti di come sostentarsi e amanti di tendenze liberali e sinistroidi. 10th St è
il cuore di questo microcosmo dove gli anziani sembrano essere svaniti e i giovani, nonostante le apparenze sono in realtà rampolli
delle classi più benestanti di Manhattan. Non sarà insomma un caso che proprio qui si tenga nei weekend lo Smogarsburg un delizioso
mercato alimentare nelle cui bancarelle potrete comprare ed assaporare prodotti etnici e regionali di moltissime cucine mondiali
incredibilmente freschi e di qualità.
Se invece delle tendenze culturali moderne siete invece più a vostro agio all’interno di parchi naturali dove si respira un’atmosfera
bucolica abbandonate gli intenti di andare in direzione di Williamsburg e invece dirigetevi presso il Prospect Park, un parco pubblico
ricco di campi da gioco, canali e laghetti ideali per il relax. I Brooklyn Botanical Garden che sorgono all’angolo nord-est del parco
sono poi un altro esempio di straordinaria ingegneria paesaggistica essendo un vero trionfo, specie in primavera, di colori e gusti
squisitamente orientali.
Una meta che invece dovrebbe accomunare tutte le escursioni all’interno del quartiere di Brooklyn è invece quella che porta il nome
di Coney Island. L’ampia e sabbiosa distesa di spiagge che si allungano al limitare meridionale di Brooklyn sono da sempre un sito di
svago prediletto dalle fasce più povere e popolari di New York, aspetto che si evince tranquillamente dai negozi dozzinali e kitsch che
abbondano in zona. La sua leggendaria Boardwalk su passerelle in legno è ancora parzialmente presente, cos’ come i parchi di
divertimento pluridecennali. In compenso qui potrete farvi un’accurata idea dello stile di vita newyorkese medio sia adocchiando i
vecchi intenti a giocare a scacchi all’ombra delle piante, sia buttando un occhio ai molti che si trastullano con qualche alcoolico nei
bar locali. Anche se non è di certo un centro caraibico Coney Island saprà comunque farsi apprezzare specie per la sua tendenza un
po' retrò.
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Una delle vie zeppe di artisti di strada e locali hipster che caratterizza il sobborgo di Williamsburg, a Brooklyn. Quindi una fotografia
che ritrae la bucolica bellezza dei giardini dal gusto giapponese dei Brooklyn Botanical Gardens ed infine una vista all’imbrunire
della spiaggia popolare di Coney Island dove la gente si intrattiene sulla spiaggia, sulla Boardwalk e in parchi divertimento d’antan.
13° giorno: WOODSTOCK, ITHACA
La tredicesima giornata dell’itinerario proposto coincide con la prima giornata del breve ma interessante tour che vi porterà a scoprire gli
anfratti meno noti ma sicuramente assai spettacolari che compongono la gran parte dello stato di New York e del vicino Connecticut. Lo stato
di New York (il terzo più popoloso degli USA dopo California e Texas) rappresenta una vera e propria anomalia tra quelli appartenenti alla
costa atlantica nordamericana. Esso è infatti l’unico che si sviluppa distintamente tra una porzione fortemente antropizzata (il downstate)
comprendente l’enorme conurbazione di New York City e gli abitati della parte finale dell’Husdon Valley e una (l’upstate) dove la natura
con le foreste collinari delle Catskills e con i rilievi montuosi delle Adirondak Mountains riserva ancora ampio spazio alle atmosfere
bucoliche di un tempo. Ad unire queste due realtà inconciliabili tra loro ci prova la capitale, Albany, strategicamente posta quasi sulla linea
di demarcazione di questi due microcosmi che compongono lo stato. Nello specifico la tredicesima tappa del viaggio proposto si articola su
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uno sviluppo chilometrico ingente (400km in tutto) che vi tratterrà alla guida per almeno 5 ore effettive della giornata ma in compenso vi
permetterà di toccare due siti iconici di due mondi diametralmente opposti che trovano ubicazione nei pressi della valle dell’Hudson River.
Prima meta di giornata è la più antica tra le accademie militari dell’esercito statunitense: la United States Military Academy presso la città
di West Point (100km, 90 minuti da New York). Sorte su un punto strategico nel 1778 appena dopo la rivoluzione americana per controllare il
traffico fluviale sull’Hudson River le fortificazioni di West Point costituiscono la base militare perennemente presidiata più antica di tutti gli
Stati Uniti. Da questa scuola per ufficiali militari sono usciti gran parte dei più famosi e scaltri generali dell’esercito a stelle e strisce della
seconda guerra mondiale (come Eisenhower, MacArthur o Patton) e sempre in questi campi di addestramento si sono forgiate le tecniche di
combattimento, di preparazione atletica e il concetto di onore che stanno alla base del credo militare statunitense. La United States Military
Academy è visitabile solo con un tour guidato ma vi è anche un interessantissimo museo ad accesso libero che ripercorre le gesta delle truppe
americane ed i loro valori fondanti.
Conclusa questa visita imperniata sulla disciplina e sul codice militare fate quindi un leggendario salto culturale percorrendo i 105km (75
minuti) che separano West Point dalla minuscola località di Bethel, immersa nella regione collinare della Catskills che si allungano a ovest
del corso dell’Hudson River. Proprio qui tra gole fluviali coperte da muschio e foreste selvagge che ispirarono i pittori paesaggisti della
Hudson Valley School si svolse infatti tra il 15 e il 18 agosto 1969 l’indimenticabile Festival di Woodstock, una rassegna canora ininterrotta
che rappresentò uno dei culmini del movimento hippie sia americano che mondiale. Nel corso dei “tre giorni di pace e musica rock” su un
terreno agricolo affittato da arditi organizzatori apposta per l’occasione si radunarono tra le 400.000 e le 600.000 persone (dati certi non se
ne hanno poiché l’ingresso fu libero e si presentò una folla ben superiore alle aspettative) con l’unico scopo di divertirsi, dedicarsi a qualche
pratica proibita (vertiginoso fu il consumo di cannabis e LSD, ufficialmente illegali), fare all’amore liberamente e ascoltare alcuni dei gruppi
rock più in auge non solo del tempo ma di tutta la storia della musica. Tra i vari artisti che presero parte all’evento si ricordano Richie
Havens, i Sweetwater, John Sebastian, Joan Baez, Santana, i Mountain, Janis Joplin, The Who, gli Jefferson Airplane, oltre ovviamente
l’indimenticato Jimi Hendrix. Anche se sono passati decenni da quel memorabile evento l’astro e il mito di Woodstock non sono ancora
tramontati da nessuna parte del mondo e men che meno a Bethel dove sul luogo dell’avvenimento oggi sorge il Bethel Woods Center for the
Arts comprendente un grande anfiteatro per i concerti e un museo che esemplifica il movimento hippie e i suoi valori e l’evento musicale del
1969.
Nel pomeriggio quindi potrete completare il trasferimento da Bethel in direzione di Ithaca serpeggiando per 200km (2 ore e mezza di guida)
nella regione dei Finger Lakes, un’area caratterizzata da ondulazioni collinari che separano 11 bacini lacustri allungati e allineati come a
formare le dita di un enorme mano. Proprio su uno di questi specchi d’acqua, il Cayuga Lake, attorniato da filari di viti (ottima la produzione
di bianchi) sorge Ithaca una minuta cittadina universitaria dove la controcultura hippie è ancora ben radicata nel tessuto sociale. Ithaca è il
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luogo perfetto per pernottare usufruendo dei suoi numerosi ristoranti e locali notturni, specialmente lungo la pedonale via detta The
Commons, dove a sera sono soliti radunarsi gli studenti della Cornell University. Questo ateneo è una vera e propria istituzione del sapere di
fama internazionale, stabilmente ai primi posti tra le università migliori del mondo, e oltre ad essere iscritto alla prestigiosa Ivy League ha
regalato alla comunità oltre 40 premi Nobel e quattro vincitori del premio Pulitzer. Se siete invece amanti degli scorci romantici sappiate che
nelle immediate vicinanze di Ithaca si trovano una serie di piccoli parchi naturali (di cui forse il più spettacolare è il Taughannock Falls State
Park)che tutelano gole fluviali e cascatelle ideali per una scappatella d’amore.
Un gruppo di cadetti in schieramento da parate militare presso la United States Military Academy di West Point, probabilmente la più
prestigiosa accademia militare per ufficiali degli Stati Uniti. Quindi di seguito una visione dall’alto del Bethel Woods Center for the Arts
sorto nei campi che nel 1969 ospitarono il mitico Festival di Woodstock ed infine la passeggiata pedonale The Commons situata nel cuore di
Ithaca, una deliziosa cittadina universitaria (sede della Cornell University) nella regione dei Finger Lakes.
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14° - 15° giorno: LAKE PLACID
Questa lunga deviazione dal cuore della valle dell’Hudson River è consigliabile a compiersi solamente se visiterete lo stato di New York
durante la stagione invernale. Solo in caso di tale evenienza infatti appare congruo investire buona parte della quattordicesima giornata di
viaggio per completare il trasferimento da Ithaca in direzione della località sciistica principe delle Adirondack Mountains: Lake Placid,
posta a 420km (5 ore di guida) da Ithaca. Questa sviluppata catena montuosa in termini di estensione è la principale dorsale montuosa degli
Stati Uniti nord-orientali e, sebbene non raggiunga altezze vertiginose (massima asperità è il Mt Marcy 1629m), presenta un clima assai
rigido in inverno e una serie infinita di foreste selvagge che la rendono davvero accattivante. Lake Placid è il centro turistico predominante
della zona, soprattutto per il fatto di aver ospitato ben due edizioni (nel 1932 e nel 1980) dei Giochi Olimpici Invernali. Ogni anno dopo il
solstizio di inverno il suo lago prospiciente, il Mirror Lake, si ghiaccia completamente e a fondo diventando un’immensa pista di pattinaggio
naturale e adatta persino per corse di slitte trainate da cani. Inoltre visto il numero di infrastrutture sportive presenti qui avrete la possibilità
di cimentarvi in qualsiasi disciplina invernale desideriate (salto con gli sci, bob, slittino, skeleton, half pipe, pattinaggio di velocità, biathlon)
oltre ovviamente a impegnarvi per ore sui chilometri di piste da fondo tracciate o sui pendii del comprensorio per lo sci alpino che si avvale
di ben 87 piste battute e che fu teatro delle competizioni olimpiche. Quando infine sarete stanchi ed appagati delle vostre performance sulle
nevi non dimenticate da Lake Placid ha ancora attivo l’Olympic Center in cui si rievocano alcune prodezze delle ultime olimpiadi, come la
clamorosa vittoria della nazionale USA sull’URSS nell’hockey su ghiaccio del 1980. Non mancano infine i locali notturni in cui scatenarsi,
volendo anche fino all’alba. Vista la vasta gamma di possibilità sportive e di svago a disposizione riteniamo che nella stagione invernale la
permanenza minima a Lake Placid debba essere di almeno due (meglio tre) giorni. Qualora però veniste in zona in altri periodi dell’anno
sappiate che le Adirondack Mountains sono sempre gradevoli ma probabilmente non valgono una così lunga deviazione dal tracciato
principale dell’itinerario per essere raggiunte.
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Una vista panoramica in chiave autunnale che esemplifica il tipico scenario da media montagna che contraddistingue le Adirondack
Mountains. Quindi una vista aerea particolareggiata di Lake Placid, principale località per gli sport invernali della regione, di cui in ultima
immagine alcune piste da sci alpino del comprensorio di Whiteface Mountain.
16° giorno: HARTFORD, NEW HAVEN
Il Connecticut deve faticare non poco per non passare inosservato collocato com’è tra la sfavillante New York City e i bucolici paesaggi del
New England che si aprono giusto a nord-est dei suoi confini. La storia del Constitution State (stato della costituzione per via del fatto che fu
il primo nel 1638 a dotarsi di una tale impostazione legislativa) si è da sempre legata all’industria che ha vissuto molteplici fasi e diversi
sviluppi in plurimi campi. Subito dopo la Guerra d’Indipendenza il Connecticut si affermò come polo dell’industria baleniera e della
cantieristica navale, primato che mantenne fino almeno alla Grande Depressione che si verificò tra le due guerre mondiali. A quel punto le
fabbriche della costa dello stato compirono la loro prima riconversione di massa promulgandosi nelle attività militari e nel campo delle
munizioni. Dalle sue fucine uscirono infatti i primi elicotteri e sottomarini in dotazione alle forze armate statunitensi, migliaia di aeroplani da
combattimento e una quantità smisurata di munizioni per far fronte all’incredibile mole di capacità di fuoco richiesta dai vari fronti in cui era
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impegnato l’esercito americano. Negli anni ’90 con il crollo del Muro di Berlino e il conseguente ridimensionamento della spesa militare
americana per la dissoluzione dell’URSS il Connecticut subì pesantemente la crisi legata al mondo dell’indotto militare e per alcuni anni
versò in uno stato di crisi e regressione. Per sua fortuna però venne notato da molti newyorkesi facoltosi alla ricerca di un luogo più bucolico
ma non troppo distante dalla città per risiedere e questo spronò la società locale a lanciarsi nell’ultima grande frontiera del capitalismo
locale: le assicurazioni. Hartford (400km, 4 ore di guida da Lake Placid), oltre a essere la capitale amministrativa del Connecticut,
rappresenta infatti una sorta di paradiso del capitalismo e della finanza dato che qui hanno sede alcune delle compagnie assicurative più
intraprendenti e facoltose degli Stati Uniti. Se sarete capaci di vedere oltre lo sfavillante skyline ultra moderno della sua Downtown Hartford
ha però in serbo qualcosa anche per i turisti più attenti. Proprio nelle vicinanze della Downtown sorge infatti il bel museo d’arte detto
Wadsworth Atheneum, il più antico degli States con una collezione di oltre 50.000 opere, mentre all’interno del quartiere di Asylum Hill (a
ovest del centro) gli appassionati di letteratura potranno dilettarsi nella esplorazione della Mark Twain House riadattata a museo a tema e
all’adiacente Harriet Beecher Stowe House che ricorda invece l’autrice del famosissimo romanzo La Capanna dello Zio Tom.
Anche se Hartford merita sicuramente una sosta lungo il cospicuo tragitto tra le Adirondack Mountains e le coste atlantiche del Connecticut
verso metà pomeriggio non indugiate oltre in città e dirigetevi in auto presso la cittadina universitaria di New Haven (65km, 45 minuti) che
deve la sua fama nel mondo per la presenza di una delle istituzioni universitarie più prestigiose degli Stati Uniti: la Yale University. Il terzo
ateneo per anno di fondazione (1701) degli States plasma infatti completamente la realtà di questa città costiera del Connecticut ed è noto
per la vita collegiale assai sentita e per un’apertura mentale accentuata. Anche se è privata (sono circa 11.000 gli studenti ammessi) la Yale
University è aperta alle visite, guidate, del suo campus e dei suoi edifici, senza dimenticare la prestigiosa pinacoteca della Yale University
Art Gallery che possiede lavori del Pollaiolo, Hieronymus Bosch, Tiziano, Van Gogh (Il caffè di Notte) ed Edward Hooper. Va ricordato poi
che la Yale University fa parte dell’associazione della Ivy League e che ha avuto storicamente una scuola di giurisprudenza capace di
formare molti leader politici mondiali e numerosi uomini di potere americani, specialmente dalla fine della guerra del Vietnam ad oggi. Nei
suoi edifici eretti in stile schiettamente neogotico sono infatti stati formati diversi presidenti americani (George Bush padre e figlio, William
Taft, Gerald Ford e Bill Clinton), altri personaggi pubblici come Dick Cheney, Hillary Clinton e Mario Monti, l’economista Irving Fisher,
Samuel Morse ideatore dell’omonimo codice, l’architetto Norman Foster, 16 premi Nobel e alcuni attori e registi hollywoodiani come Jodie
Foster ed Edward Norton. Anche se il fulcro della permanenza a New Haven è l’ateneo di Yale non cadiate nel fraintendimento che la
località in sé è musona o monotona: al calar delle tenebre infatti centinaia di studenti si riversano nei pub e nei locali notturni per fare
baldoria e conoscenza reciproca. Fatevi contagiare da quest’atmosfera vitale e aperta ed immischiatevi nella folla di universitari.
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Una vista al tramonto sullo skyline della Downtown di Hartford, capitale non solo dello stato del Connecticut ma anche della nuova e florida
industria finanziaria delle assicurazioni d’America. Quindi di seguito due scorci sugli edifici neogotici e sui cortili interni che costituiscono
la Yale University, l’ateneo attorno al quale ruota la giovanile città di New Haven.
17° giorno: HAMPTONS
La diciassettesima e ultima vera giornata di viaggio proposta in quest’itinerario vi permetterà di far ritorno nello stato di New York
dedicando la giornata alla scoperta della sezione più abbiente e celebre di Long Island, la lunghissima (190km) e maestosa isola (la più
grande continentale degli USA) che si protende ad est nell’Atlantico oltre New York City. Dedicando magari una buona fetta della mattinata
al completamento della visita della Yale University di New Haven verso metà mattina partite quindi da questa città universitaria del
Connecticut in direzione della vicina Bridgeport (35km, 35 minuti) dove potrete prendere il traghetto che attraversa il braccio di mare che
separa il Connecticut da Long Island (attraccherete a Port Jefferson dopo circa 75 minuti di navigazione). Long Island è da sempre la via di
evasione balneare più accessibile e gettonata degli abitanti della Grande Mela che nel corso dei secoli hanno fondato qui seconde case anche
sfarzose, aziende agricole e vinicole e una serie di località balneari esclusive. Tra queste gli Hamptons (75km, 1 ora da Port Jefferson) hanno
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per fama e classe davvero il posto predominante nel panorama di Long Island. La zona identificata come Hamptons va dall’abitato di
Southampton fino a East Hampton, quasi sull’estrema propaggine orientale di Long Island e presenta caratteristiche comuni: spiagge
sabbiose infinite, ville grandiose, raffinati locali notturni, vicoli pittoreschi e una concentrazione di boutique di alta moda e articoli costosi
unica. La cosa principale che dovreste fare una volta giunti sul posto sarebbe quella di vagare senza meta e secondo intuito in questo
mosaico dove la ricchezza e lo sfarzo la fanno da padrone, lasciandovi ammaliare da residenze così opulente che spesso hanno vere e proprie
piste per atterraggio di elicotteri interni usate dai proprietari che raggiungono le loro dimore direttamente da New York City. Tra le star che
fanno abitualmente base negli Hamptons si ricordano tra gli altri gli attori hollywoodiani Alec Baldwin e Renée Zellweger, alcuni mostri
sacri della canzone come Madonna, Jon Bon Jovi, Lady Gaga, Jennifer Lopez e Roger Waters, l’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani, la
ricca famiglia Hilton, gli stilisti Calvin Klein, Tommy Hilfiger e Ralph Lauren e il regista Steven Spielberg. Anche se il costo per il pernotto
qui è spesso esoso e un poco proibitivo vi raccomandiamo di concedervi almeno una notte in zona per respirare questo clima d’alta
borghesia e aristocrazia che pervade l’estremità orientale di Long Island e per farvi sedurre dal suo stile di vita incredibilmente lussuoso e
ricercato.
Un esempio delle grandiose ville con piscina e ampi parchi annessi che caratterizzano la composizione urbana dei villaggi degli Hamptons.
Quindi l’interno di una delle numerosissime boutique di alta moda della zona ed infine uno scorcio romantico delle candide distese sabbiose
atlantiche degli Hamptons all’alba.
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18° - 19° giorno: trasferimento fino in Italia
Con l’avvento del diciottesimo giorno dell’itinerario proposto giunge infine l’ora di iniziare il percorso che vi porterà a fare rientro sul suolo
italiano. La prima fase di questo tragitto consiste nel trasferimento automobilistico dagli Hamptons in direzione degli aeroporti newyorkesi.
Le distanze stradali non sono elevate (gli aeroporti de LaGuardia o il John Fitzgerald Kennedy distano 135km, 90 minuti di guida, mentre
quello di Newark 180km, 2 ore) e si possono benissimo coprire nell’arco della mattinata. Una volta riconsegnata l’auto con cui avrete
intrapreso il vostro viaggio non vi rimarrà altro da fare che imbarcarvi alla volta dell’Italia. Vi rammentiamo che sia che viaggiate in
direzione di Milano che di Roma esistono diversi voli di linea diretti verso il Bel Paese. In questo caso la durata media dei voli transatlantici
è di 8 ore e mezza ma complice un fuso orario avverso e in avanzamento non è infrequente che atterriate in Italia quando saranno ormai già
le prime ore del giorno successivo di calendario. Mettete così in conto almeno un paio di giorni per il rientro, a maggior ragione se opterete
per l’opzione più economica ma più lunga che prevede uno scalo intermedio per fare rientro in Italia.