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Teologia ecumenica e teologie nell’ecumene
Prof. Antonino PILERI BRUNO
A.A 2013-2014
FACOLTÀ TEOLOGICA DI SICILIA
decima lezione
Decima Lezione
Lettura del saggio: “Sanctorum
Communio. Una ricerca dogmatica sulla
sociologia della Chiesa, Milano: Herder-
Morcelliana 1972, 110-154.
Dietrich Bonhoeffer
Nasce a Breslavia in Slesia,
il 4 febbraio 1904, la
famiglia si trasferisce nel
1912 a Berlino per seguire
la carriera universitaria del
padre che aveva vinto la
prima cattedra di
neurologia e psichiatria.
Morì nel campo di
Flossenburg nel 1944.
La dissertazione dottorale Sanctorum Communio
(1927) studia la struttura comunitaria della
Chiesa avvalendosi delle scienze sociali: è una
ricerca teologica che legge la realtà della
Chiesa anche nel suo livello empirico, nella
sua dimensione sociale.
La Chiesa è voluta da Dio e quindi è un
fenomeno spirituale; ma in quanto creata da
Dio ha una sua ben delineata dimensione
storica.
Dal saggio Sanctorum Communio
“La comunione con Dio esiste solo ad opera
di Cristo, ma questi è presente solo nella sua
comunità, cosicché la comunione con Dio c’è solo
nella chiesa”. Di fronte a questo dato fallisce
ogni concetto individualistico di Chiesa. […]
L’entrare nella comunità fonda la fede, così
come la fede è fondamento di quell’ingresso”,
111.
“La chiesa non nasce dal riunirsi di più
individui (sociologia genetica), ma sussiste
grazie allo Spirito operante nella comunità; di
conseguenza, essa non può essere derivata
dalla volontà singola, perché tutt’al più questa
può essere espressione dell’appartenenza alla
chiesa”, 112.
“L’amore trova comunione senza cercarla, o proprio
perché non la cerca. Chi vuol perdere la sua vita
la conserverà. Solo così la donazione della
propria persona alla volontà di Dio nei
riguardi del prossimo, conduce realmente a
quella comunione posta da Dio, che è la
comunione dei santi, per la cui realizzazione
ognuno è strumento di Dio”, 126.
“Si schiudono tre grandi possibilità positive di agire
l’uno per l’altro, nella comunione dei santi: lavorare
per il prossimo attivamente e con spirito di sacrificio,
intercedere nella preghiera per il prossimo e infine
perdonarsi reciprocamente i peccati in nome di Dio”,
133.
“L’unità della chiesa cristiana non si basa sulla
concordia spirituale fra gli uomini, ma sull’unità
spirituale divina. L’unità personale della chiesa è
“Cristo esistente nella comunità”; Paolo poteva dire
che Cristo stesso è la Chiesa”. È in Cristo chi
sta nella chiesa. […] In Cristo tutti gli uomini
sono una sola cosa, non ci sono più differenze
e non c’è più nemmeno pluralità; essi sono tutti
un solo essere, “una sola focaccia”, per dirla come
Lutero”, 146-147.
“La fede è l’accettazione della volontà
sovrana di Dio, la sottomissione alla verità
divina; l’amore è l’attuazione concreta della
fede, operata dallo Spirito. Per sua natura, la
fede, è solo un orientarsi verso Dio; fra più
persone che hanno la fede, puramente in
quanto tali, c’è soltanto l’unità della fede”,
148.
“La fede è possibile solo nella comunità,nella sua unità; essa è attuazione di tale unità;la comunione cristiana nel senso pregnantedella parola, però, la crea solo l’amoreoperante per mezzo della fede. […] L’unità vaconquistata con la lotta, sempre che non cisia. Il mezzo di tale della comunità cristiana,però, è l’amore; così, sarà sempre unacaratteristica pratica e un’esigenza dell’amorecristiano il fatto di tendere all’unità”, 149.
“Tutto quello che abbiamo detto, delineanettamente i confini che ci separano dalconcetto idealistico di unità: 1. L’unitàspirituale immanente è solo l’attuazione inizialedi quell’unità trascendente realmente compiutain Cristo. 2. Non è possibile identificare lospirito della comunità religiosa con lo SpiritoSanto della chiesa. 3. L’uomo toccato dalloSpirito diventa pienamente persona e rimanetale proprio quando si attualizza perfettamentel’unità immanente”, 150.
Grazie!
Prossima lezione 19 maggio 2014
Prof. Antonino Pileri Brunowww.luxecclesiaeorientalis.org