Teologia ecumenica e teologie nell'ecumene lezione 3

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Teologia ecumenica e teologie nell’ecumene Prof. Antonino PILERI BRUNO A.A 2012-2013 F ACOLTÀ TEOLOGICA DI SICILIA terza lezione

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Martin Lutero e la questione della giustificazione per "sola fede".

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Teologia ecumenica e teologie nell’ecumene

Prof. Antonino PILERI BRUNO

A.A 2012-2013

FACOLTÀ TEOLOGICA DI SICILIA

terza lezione

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Terza lezione

La riforma luterana come riforma dogmatica;

Il pensiero di Agostino conteso dai riformatori e

controriformatori;

Risposta tridentina;

Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della Giustificazione

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Terza lezione

La riforma luterana come riforma dogmatica;

Il pensiero di Agostino conteso dai riformatori e

controriformatori;

Risposta tridentina;

Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della Giustificazione

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Terza lezione

La riforma luterana come riforma dogmatica;

Il pensiero di Agostino conteso dai riformatori e

controriformatori;

Risposta tridentina;

Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della Giustificazione

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Terza lezione

La riforma luterana come riforma dogmatica;

Il pensiero di Agostino conteso dai riformatori e

controriformatori;

Risposta tridentina;

Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della Giustificazione

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Terza lezione

La riforma luterana come riforma dogmatica;

Il pensiero di Agostino conteso dai riformatori e

controriformatori;

Risposta tridentina;

Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della Giustificazione

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Contesto su cui si afferma la riforma luterana

L’istanza di riforma che pervade la Chiesa cattolica in Europa nei primi

anni del 1500 è di tipo morale. Riforma “in fide et in moribus, in

capite et in membris”. Ciò che da ogni parte si chiedeva nella

Chiesa è la riforma secondo lo spirito del Vangelo, dei costumi della

vita del clero, della gerarchia ecclesiastica.

Negli anni precedenti la Riforma protestante si diffonde e penetra in

Europa un movimento culturale che trae le sue origini dall’

umanesimo italiano, ma che se ne distingue per il particolare

interesse alla Sacra Scrittura e alla riforma della Chiesa.

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Il movimento è detto anche Umanesimo Evangelico, perché è nel

ritorno al Vangelo che esso spera la riforma della vita della Chiesa.

La riforma protestante è una istanza critica anche nei confronti della

teologia scolastica, questa critica mette in risalto il distacco tra la Scrittura e

la teologia di scuola insegnata nella Chiesa del tempo. La prima critica

rivolta contro la teologia tradizionale riguarda la sua ignoranza dei testi

originali della Scrittura (ebraico e greco). La seconda critica alla teologia

tradizionale è quella che riguarda il suo metodo: la disputatio.

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La riforma luterana come riforma dogmatica

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La riforma luterana come riforma dogmatica

E’ su questo sfondo che sorge e si afferma la Riforma

luterana, che però non era, nella sua radice più

profonda, una riforma morale quanto una riforma

dogmatica.

La Riforma luterana concentrò, infatti la sua

attenzione su un tema: la dottrina della

giustificazione, ossia l’atto con cui, in forza della

redenzione operata da Gesù Cristo a vantaggio di tutti

gli uomini, la Grazia trasforma l’uomo, liberandolo

dallo stato di peccato e conducendolo alla

giustificazione a essere cioè giusto davanti a Dio.

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Il problema si complicò quando sotto il nome predestinazione, la

questione investì non solo il rapporto tra azione divina giustificatrice e

libertà umana, ma anche il rapporto tra libertà umana e divina.

Lutero impugna il valore dell’intera tradizione ecclesiastica fino a negare

la funzione della Chiesa.

La giustificazione per mezzo della fede toglie ogni valore alle

cosiddette opere meritorie. Al di fuori dalla fede queste opere non fanno

che aggiungere peccato a peccato: le buone opere non possono quindi

salvare nessuno.

Nel Servo arbitrio Lutero afferma che non si può ammettere nello stesso

tempo la libertà divina e quella umana. Il libero arbitrio è escluso

dall’onnipotenza di Dio.

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DalDe servo arbitrio di Lutero:

«Paolo dichiara in piena e con piena autorità (Rm 3, 21ss): “Ora –però-

indipendentemente dalla legge, è stata manifestata una giustizia di Dio,

attestata dalla legge e dai profeti, vale a dire la giustizia di Dio mediante la

fede in Gesù Cristo, per tutti i credenti; poiché non v’è distinzione; difatti

tutti hanno peccato e son privi della gloria di Dio, e son giustificati

gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Gesù

Cristo, il quale Dio ha prestabilito come propiziazione mediante la fede nel

suo sangue”. Tutte queste parole sono altrettanti colpi di fulmine contro il

libero arbitrio. In primo luogo: la giustizia di Dio -egli dice- è manifestata

senza la legge. Egli distingue la giustizia di Dio e la giustizia della legge.

Infatti la giustizia della fede vien dalla grazia, senza la legge. Questa

espressione “senza legge” non può che significare una cosa sola: la giustizia

cristiana sussiste senza le opere della legge, di modo che le opere della legge

non servono affatto ad ottenerla».

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Risposta di Erasmo da Rotterdam

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Risposta di Erasmo da Rotterdam

«Supponiamo dunque che in un certo senso sia vero ciò che (…)

Lutero asserisce, cioè che qualunque cosa sia da noi fatta non è

opera del libero arbitrio ma della pura necessità, cosa v’è di più

inutile che divulgare questo paradosso ai profani? Supponiamo

parimenti vero, in un certo senso, ciò che Agostino ha scritto in

qualche parte: “Dio opera in noi il bene e il male e in tal modo

rimunera in noi le sue stesse azioni buone così come punisce,

parimenti in noi, le sue cattive”; se lasciassimo circolare fra il popolo

un tale asserto ciò basterebbe per aprire ad innumerevoli mortali

una larga porta all’empietà perché il popolo ha uno spirito lento,

imprevidente, malizioso (…). Quale peccatore potrebbe sostenere,

in simili condizioni una lotta continua e faticosa con la sua carne?

Quale malvagio si impegnerebbe per correggere la propria vita?».

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«A mio avviso si poteva benissimo riconoscere l’esistenza del libero

arbitrio pur evitando quella fiducia eccessiva nei nostri meriti e quegli

altri inconvenienti intravisti da Lutero (…). Ora, siccome nell’azione

umana ci sono tre parti: l’inizio, lo sviluppo, ed il compimento, essi

concedono alla grazia i due estremi momenti e non fanno intervenire il

libero arbitrio che nel momento dello sviluppo. Così due cause concorrono

alla stessa azione, cioè la grazia divina e la volontà umana; ma la grazia è la

causa principale, la volontà è la causa secondaria che non può nulla senza

la principale mentre questa, cioè la grazia, è autosufficiente così come il

fuoco brucia per virtù sua naturale, benché Dio sia la causa essenziale che

sottintende l’azione del fuoco e senza la quale il fuoco perderebbe tutta la

sua efficacia se essa venisse a mancargli». - De libero arbitrio di Erasmo

da Rotterdam

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Libertà divina o libertà umana...?

Libertà umana e libertà divina: come si concordano nella

giustificazione dell’uomo peccatore fin da Adamo?

La discussione sul problema della predestinazione si accese con

l’esplosione della Riforma. Non mancarono da parte cattolica e

protestante le mutue accuse di eresia, o violazione della vera dottrina

della Chiesa.

La dottrina era già stata fissata perché la questione non era nuova. La

si ritrova nelle opere di Agostino, nella controversia contro Pelagio.

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Pelagio. L’uomo ottiene la salvezza con le sue opere

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Pelagio. L’uomo ottiene la salvezza con le sue opere

Pelagio (354-427) aveva sostenuto che l’uomo per vivere

moralmente e conseguire la vita eterna aveva bisogno sì di una

grazia esterna ma anche di una grazia interna. In breve l’uomo

poteva essere condotto a una vita buona e morale dalla

predicazione del Vangelo, ma la decisione di operare il bene

restava interiormente sua ed esclusivamente sua, dunque in

potere dell’uomo stesso e perciò libera.

Pelagio reagiva così contro il manicheismo secondo cui

l’uomo, era impossibilitato a vincere il male che recava in se

stesso.

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Agostino contro Pelagio.Solo la grazia di Dio aiuta l’uomo a salvarsi

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Agostino contro Pelagio.Solo la grazia di Dio aiuta l’uomo a salvarsi

Agostino reagì contro la dottrina pelagiana perché la sua

dottrina riduceva l’azione giustificatrice e salvifica di Dio a

un’azione esterna all’uomo. La parola di Dio e la

predicazione di Cristo si riducevano a un invito, un

esortazione che rimaneva esterna all’uomo. Nella polemica

Agostino non è sempre rigoroso nei termini. Talvolta, egli

parla di corruzione della natura umana e di inclinazione

interiore al male che inficia la libertà di compiere il bene e

rende necessaria la grazia divina; altrove, egli sostiene che è

necessario distinguere un livello di corruzione della natura

umana – che chiama vulnus – e lascia intendere che la libertà

è si colpita ma non uccisa.

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L’uomo , cioè, è certamente incline al male a causa del vizio originario

del peccato, ma tale inclinazione non lo conduce necessariamente a

compiere il male.

La Grazia è dono gratuito della divina benevolenza. Questa dottrina è

difesa da Agostino contro i pelagiani, i quali sostenevano che essa ci

viene data secondo i nostri meriti.

La necessità di difendere la gratuità della Grazia indusse Agostino ad

approfondire il tema della predestinazione. La predestinazione è

secondo Agostino “la prescienza e la preparazione dei benefici di Dio

con i quali sono certamente liberati tutti coloro che sono liberati”.

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Il pensiero di Agostino.Tra Riforma e Controriforma

Non si può affermare che il testo agostiniano sia sempre univoco e

rigorosamente articolato. A tutti premeva avere l’autorità di Agostino

dalla propria parte. Si trattava di stabilire quale fosse la dottrina della

Sacra Scrittura che la tradizione aveva raccolto.

Non è senza significato, che il dibattito intorno al problema della

predestinazione sia strettamente intrecciato alle questioni, che dividono

altrettanto nettamente cattolici e protestanti, intorno all’interpretazione

della Sacra Scrittura e del ruolo che a questo riguardo svolge la

tradizione della Chiesa.

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Dottrina luterana della giustificazione

Solo la fede e la grazia di Dio, non le opere, possono salvare l’uomo.

L’uomo con la sua forza non è in grado di fuoriuscire dalla condizione

peccatrice in cui l’ha piombato il peccato originale. Il testo della lettera ai

Romani risolve il problema di Lutero e lo libera dall’angoscia, in quanto

afferma che le opere e l’osservanza dei precetti morali sono insufficienti per la

salvezza, e che non le opere, ma la fede e solo la fede nella promessa divina di

giustificazione può salvare l’uomo.

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L’uomo senza l’aiuto di Dio non può non peccare.

Lutero si spinge fino ad affermare che non solo le opere buone non servono a

meritare la salvezza, che è mero dono gratuito di Dio, ma anche che l’uomo da

sé non può che peccare. La libertà dell’uomo, la sua libertà naturale non esiste

più, ma è ormai serva del peccato.

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Risposta del Concilio di Trento

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Risposta del Concilio di TrentoSessione VI, 13 gennaio 1547

“In questi anni è stata divulgata con grave danno per molte anime e

per l’unità della chiesa, una dottrina erronea sulla giustificazione.

Perciò questo sacrosanto concilio tridentino ecumenico e generale,

legittimamente convocato nello Spirito Santo (…) intende esporre a

tutti i fedeli cristiani la vera e sana dottrina della giustificazione che

Gesù Cristo (…) ha insegnato, che gli apostoli hanno trasmesso e che la

Chiesa cattolica, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, ha sempre

ritenuto. Nello stesso tempo proibisce assolutamente che d’ora

innanzi qualcuno osi credere, predicare e insegnare diversamente da

quanto è stabilito e proclamato nel presente decreto.

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Cap. 8 “Quando l’apostolo dice che l’uomo viene giustificato “per

fede” e “gratuitamente” (Rm 3, 22.24), queste parole si devono

intendere secondo il significato accettato e manifestato dal concorde e

permanente giudizio della chiesa cattolica, e cioè che siamo giustificati

mediante la fede, perché “la fede è il principio dell’umana salvezza”, il

fondamento e la radice di ogni giustificazione, “senza la quale è

impossibile essere graditi a Dio” (Eb 11, 6) e giungere alla comunione

che con lui hanno i suoi figli; si dice poi che noi siamo giustificati

gratuitamente, perché nulla di ciò che precede la giustificazione, sia la

fede che le opere, merita la grazia della giustificazione: “infatti se lo è

per grazia, non lo è per le opere; altrimenti (come dice lo stesso

apostolo) la grazia non sarebbe più grazia”(Rm 11, 6)”.

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Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della Giustificazione (1999)

“Le interpretazioni e applicazioni contraddittorie del messaggio

biblico della giustificazione sono state nel XVI secolo una causa

primaria della divisione della Chiesa d’Occidente, che si è espressa

anche con condanne dottrinali ” n. 13.

“Le Chiese luterane e la Chiesa cattolica romana hanno ascoltato

insieme la buona novella proclamata dalla Sacra Scrittura, ciò che ha

permesso loro (…) di pervenire ad una comprensione condivisa della

giustificazione”n. 14

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“Insieme crediamo che la giustificazione è opera di Dio uno e Trino.

(…) La giustificazione significa che Cristo stesso è la nostra giustizia

alla quale partecipiamo, secondo la volontà del Padre, per mezzo dello

Spirito Santo.

Insieme confessiamo che non in base ai nostri meriti, ma soltanto per

mezzo della grazia, e nella fede nell’opera salvifica di Cristo, noi siamo

accettati da Dio e riceviamo lo Spirito Santo, il quale rinnova i nostri

cuori, ci abilita e ci chiama a compiere le buone opere” n. 15.

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Grazie!

Prossima lezione 27 febbraio 2013

Prof. Antonino Pileri Brunowww.luxecclesiaeorientalis.org