Public speaking al femminile prometeo

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C’era una volta un re …

I generiLa storiaDalla piramide alla narrazione …Raccontiamoci una storia (è il primo esercizio, e sarà

simile all’ultimo)

Alle radici della creatività

Parola, segno, significatoLa metaforaIl simboloIl mitoCosa vuol dire essere creativi

Il potere di una storia

Ieri sera prima di venire qui, ho incontrato un artista che mi ha fatto pensare. A Pietrasanta Romano Cosci mi ha detto: so che sono l’ultimo degli artisti, che non so nulla e che devo, alla mia età – 70 anni – imparare tanto. Però penso anche di poter essere più grande di Michelangelo.

Come si spiega la co-presenza di umiltà e ambizione infinite?

In quel momento capii che un artista deve avere entrambe le qualità.

Ciascuno di noi, di voi, è un artista. Ecco perché saper sognare è importante quanto essere realisti e porsi obiettivi misurabili e raggiungibili. Un passo alla volta possiamo andare in capo al mondo.

To be a person is to have a story to tell.

Isak Dinesen

Non sei fregato veramente finche' hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla Alessandro Baricco (Novecento)

Perché raccontare storie …

The magic of influence is less in what we say and more in how we say and who we are. This “how/who” stuff defies categories, definiction, and rational analysis. (Annette Simmons; The Story factor, Perseus Publishing 2002)

Perché le storie convincono …

Intrattengono Fanno pensare Assomigliano alla vita (triste-allegra) Insegnano senza imporre (non sono aride come le

leggi e i regolamenti) Veicolano senso Hanno molte dimensioni Sono in grado di sostenere (e di risolvere) il conflitto e

il paradosso Sono metafore le più potenti (descrivono

l’indescrivibile)

6 storie da raccontare (Annette Simmons; The Story factor, Perseus Publishing 2002)

1. “Chi sono”2. “Perché sono qui”3. “La vision”4. “… quella volta mi ha insegnato”5. “Valori-in-azione”6. “So che cosa state pensando …”

Chi sono

Storie che dicano qualcosa di te … che dimostrano che sei un tipo/a di cui ci si può fidare.

Fatti conoscere per chi sei. Essere candidi e sinceri è un’arma.

A un livello più profondo sappiamo che la vera “forza” non è la perfezione, ma il riconoscimento dei propri limiti.

Perché sono qui

Tutti abbiamo uno scopo, un motivo, un interesse. Chi non lo avesse sarebbe sospetto.

Giocare a carte scoperte è un’altra arma potente. Di nuovo trasparenza, fiducia ….

Se il nostro scopo è quello di influenzare qualcuno (di convincere qualcuno) la partita si gioca principalmente sulla fiducia – fatta salva ovviamente la competenza -.

La vision

Perché penso che la cosa ti possa interessare. Che cosa ci guadagni tu …

Se non si è capaci di individuare “l’affare” per l’altro il gioco è perduto. Fin dall’inizio.

Business is business. The bottom line is important. E non è solo questione di soldi …

Vision è saperli convincere che possono essere eroi invece che vittime …

“… quella volta ho imparato”

Storie di altri .. Valori Esempio: Chi non risica non rosica. Il topo di città e

quello di campagna … La volpe e l’uva. L’arte della citazione.

Valori-in-azione

L’esempio. La forza di una proposta che trascende la legge e le

regole.

So che cosa state pensando …

Se sei capace di prevedere le obiezioni che ti potrebbero essere fatte … la tua storia ha una possibilità in più di essere ascoltata.

Essere capaci di spiegare la trama e i ruoli che le persone hanno (o possono avere) all’interno di essa è “potere”.

Chi sa raccontare la storia migliore ha l’uditorio per sé.

memorabile schema di storia

At the beginning everything is possible, ossia all’inizio tutto è possibile, aperto, curioso.

In the middle things become possible, ossia le cose diventano serie … fino al punto della suspance, della scelta, della verità

At the end everything is necessary. Tutto è cambiato, chiaro, definito…

Esercizio: Racconta una storie in 2 minuti e trenta secondi.

Cos’è la comunicazione

Da Connecting, A cultural-sensitive approach to interpersonal communication competency. Berko et

al. 1997

6 elementi

La comunicazione è un processo in cui si inviano e ricevono messaggi attraverso un mezzo. I suoi elementi sono:

L’emittente Il ricevente Il mezzo Il messaggio Il contesto Il feedback

Le Caratteristiche del buon comunicatore

1.Essere appropriati2. Saper bilanciare obiettivi di comunicazione in conflitto3. Sapersi adattarsi all’interlocutore4. Saper riconoscere gli ostacoli (culturali, ambientali, personali,

relazionali e di linguaggio) e saperli superare5. Essere onesti/sinceri

La percezione di sé e la comunicazione

Quando mi guardo allo specchio vedo … I miei amici descriverebbero la mia relazione con loro

come … Come parte della mia famiglia mi vedo … I miei talenti sono … I miei punti di forza sono … I miei punti di debolezza o le incapacità che più mi

fanno soffrire sono …

La percezione di sé e la comunicazione

Ero … Ero … Ero … Sono … Sono … Sono …. Vorrei essere … Vorrei essere … Vorrei essere …

La percezione di sé e la comunicazione

Indica il grado da 1 (no deciso) a 6 (sì deciso) in cui queste espressioni ti definiscono.

1 Sono una persona indipendente 2 Sono una persona allegra 3 Sono una persona affezionata 4 Sono una persona con una forte personalità 5 Sono una persona simpatetica 6 Agisco come un leader 7 Ho paura del dolore 8 Sono una persona razionale 9 Sono una persona calda e solare

Quanto è importante essere… (ordina da 1-meno importante- a 10 – più importante -)

- ambiziosi (lavorare molto e avere aspirazioni) - di mentalità aperta (curiosi, disposti a cogliere diversi punti di vista) -capaci (competenti, efficaci) - puliti (in ordine, a posto, alla moda) - coraggiosi (capaci di combattere per difendere i propri valori) - capaci di perdonare gli altri (di accogliere) - capaci di aiutare gli altri (di darsi da fare per il prossimo) - onesti (sinceri, veritieri) - capaci di voler bene (affezionati, sensibili)

- responsabili

Quanto è importante avere... (ordina da 1-meno importante- a 10 – più importante -)

- una vita confortevole (essere ricchi) - un mondo di pace (libero da guerre e conflitti) -uguaglianza (pari opportunità per tutti) - sicurezza familiare (poter proteggere i propri cari) - libertà (indipendenza, possibilità di scelta) - felicità (contentezza) - salvezza (vita eterna) - rispetto di sé (autostima) - senso della realizzazione (saper esprimere un contributo durevole)

- saggezza (un matura comprensione della vita)

Tu sei …

La tua idealizzazione (quello che vorresti essere) Il tuo essere reale-presente Quello che dovresti essere

L’auto stima (non la supponenza) è utile perché…

L’atteggiamento contrario blocca. Nessuno ama i musi-lunghi e gli uccelli del mal

augurio. Ci permette di vedere il positivo anche negli altri

(tendiamo a pensare che gli altri siano come noi). Noi vediamo le cose non come sono… ma come

noi siamo (H. M. Tomlinson) Ciò che credi essere vero di te e degli altri tende

ad avverarsi (principio di self-fulfilling prophecy)

l’umiltà è utile perché….

È segno di competenza e di potere vero È segno di conoscenza della realtà Crea simpatia

Che cosa comporta ascoltare?

È il processo attivo di ricevere i segni, decodificarli e ricordarli.

È la più importante delle qualità necessarie alla comunicazione.

Che cosa comporta ascoltare?

1. Percepire 2. Capire 3. Valutare 4. Rispondere

Ascoltare

È un’attività che si apprende.

Si ascolta per …

Capire il significato delle parole Godere il piacere della musica (potente modulatore di

emozioni) Identificare qualcosa Costruire relazioni Aiutare altre persone Capire sé stessi

Minacce all’ascolto

Il rumore Distrazioni esterne Distrazioni interne …. Si superano Con la concentrazione Con la preparazione Con l’interazione

Primo assioma“L’impossibilità di non comunicare”

Non si può non comunicare perché non si può non avere comportamenti; il non comportamento non esiste e quindi non esiste la non comuniazione ed ogni comportamento è un messaggio.

Anche rimanere in silenzio è comunicare. Questo assioma parte da un preupposto: non è

possibile non comportarsi e poiché abbiamo visto che ogni comportamento, in una situazione di interazione, è comunicazione, ne discende che è impossibile non comunicare. Il fatto di non parlare, di ignorarsi reciprocamente, di isolarsi, non indica “non comunicazione”

Secondo assioma

“Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione di modo che il secondo classifica il primo ed è

quindi metacomunicazione”

Tutte le comunicazioni comportano un messaggio di contenuto (notizia, informazione, dati, oggetto ecc..), ma al tempo stesso un messaggio di relazione (le istruzioni, le indicazioni, il comando/richiesta, per il ricevente sul che cosa fare del messaggio contenuto).

Molto spesso è il messaggio di relazione che prende il sopravvento su quello del contenuto, gli dà il vero senso, lo classifica a tal punto che non è tanto importante l’oggetto su cui gli interlocutori si esprimono quanto come si pongano in relazione fra loro attraverso la comunicazione.

Terzo assioma

“La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti”

La punteggiatura dà forma al modo in cui le persone di autodefiniscono e definiscono gli altri e condiziona la relazione tra comunicanti. Ognuno dà le sue interpretazioni a ciò che gli succede attorno, e i vari punti di vista possono essere molto diversi, parziali o poco obiettivi; infatti ognuno vede ciò che vuole vedere e da ciò derivano delle visioni distorte della realtà.

La serie, ad esempio, “mi chiudo in me stesso perché tu brontoli” - “io brontolo perché tu ti chiudi in te stesso” può continuare all’infinito se c’è difficoltà a metacomunicare sui rispettivi modi di punteggiare.

Quarto assioma

“Gli esseri umani comunicano sia con il linguaggio analogico (non verbale) che con quello numerico (verbale)”

 

Quinto assioma

“Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari a seconda che siano basati sull’uguaglianza

o sulla differenza” In alcuni scambi interattivi prevale un modo di comunicare basato

sull’uguaglianza, cioè le parti si pongono sullo stesso piano, l’una tende a rispecchiare il comportamento dell’altra, senza che ci sia chi prevale e domina e chi, invece, è sottomesso.

Questa situazione viene denominata “simmetria”. In altri scambi prevale un modo di comunicare basato sulla differenza,

cioè le parti si pongono su piani diversi: c’è chi si pone in una posizione superiore e chi in una inferiore; tra i due interlocutori può esserci integrazione reciproca o squilibrio problematico, proprio in quanto ognuno sceglie una collocazione non paritetica. Questo porsi diversamente viene appunto chiamata “complementarietà”

Entrambi i tipi di comunicazione possono essere funzionali ed efficienti, ma possono essere anche problematici e disfunzionali, e ciò dipende dalla elasticità o rigidità con cui vengono attuati.

Presentarsi ad un colloquio di assunzione come commesso/a in un negozio di gioielli

Tempo per prepararsi: 5 minuti Tempo per “presentarsi” e illustrare la propria

candidatura: 3 minuti

“Aspetto in piedi, da dove, per prima cosa, comincerò a parlare.”

William Shakespeare

La paura

Alcune ricerche sostengono che la paura di parlare in publico è la fobia numero uno negli Stati Uniti. La paura di morire è al settimo posto.

First…

La prima fase di preparazione consiste nel capire la natura della gente a cui parlerete.

Bisogna anche considerare come vogliamo che il nostro discorso incida sul pubblico. Che cosa vogliamo che provino, pensino o facciano, dopo che ci hanno ascoltato?

La preparazione

Prima di scrivere il tuo discorso, fai una lista di punti che vuoi toccare (non meno di 2 non più di 5). Descrivi ogni punto con una o due frasi.

Sarà più facile convincerli, se parlerai in modo concreto. Se è necessario usa i numeri. Le statistiche sono noiose ma usate con misura molto efficaci. La gente ricorda cioè che è rilevante, che ha il valore della notiziabilità e che è presentato in modo incisivo e chiaro.

Cosa scrivere

Non tentare di buttare giù un testo perfetto subito.

All’inizio butta giù le idee. Non ti preoccupare dell’ortografia, della punteggiatura o della grammatica.

L’editing viene dopo. Il discorso verrà meglio se scrivi (e ti appunti)

con precisione la prima e l’ultima frase, I punti di transizione e le parole chiave.

Organizza il tuo discorso in tre parti: inizio, parte centrale, la fine.

Alcuni consigli (1)

1 Establish your credibility by briefly stating your qualifications and experience, or have someone introduce you this way.2 Open with an attention-getting fact, rhetorical question (making sure you know what the answer will be), quotation (to support your message), or relevant anecdote.3 You may challenge your audience, but make sure you don’t sound hostile.4 You don’t have to start with a joke, especially if it doesn’t support your message.5 Keep it short. Your speech should take less than 20 minutes.

Alcuni consigli (2)

6 Tell the audience what the problem is, what your proposed solution is, and what actions they can take to help bring about the solution.7 When you prepare your final version, write or type the beginning, ending, and key transitions and phrases in large print, and then itemize your main points. Only write two thirds of the way down the page so it won’t be obvious if you need to look at your notes.8 Plan a snappy conclusion that summarizes your main points. But don’t say, “In conclusion …”9 Don’t present new information at the end of your speech.10 Don’t just trail off at the end. Finish with an appeal for action and get out.

Provare e riprovare (1)

Dovresti conoscere il tuo discorso abbastanza bene da poterlo pronunciare guardando appena gli appunti. Fai non meno di 3 prove e non più di 6. In piedi, mai da seduto. Lavora su una cosa per volta: gesti, voce, contenuto, o materiali visivi. Fai più attenzione per l’inizio e la fine. Prova il tuo discorso di fronte a qualcuno e chiedi critiche costruttive. Usa le pause, cambia enfasi e volume. Parla chiaramente.

Provare e riprovare (2) I gesti, i movimenti, il contatto visivo,

aggiungono impatto, ma devono essere naturali e appropriati. Non metterti le mani in tasca.

Guarda l’audience, sorridi, mantieni il contatto visivo. Focalizzati su un volto amico, finisci la frase, e muovi lo sguardo su un’altra persona. Non guardare il pavimento, il soffitto o una sola persona. Non guardare l’orologio (se ti serve mettitelo di fronte, in modo discreto).

Non andare via mentre la gente sta applaudendo.

Esercizio: 11 speakers 11 analisti

Tempo per prepararsi: 5 minuti Tempo per sostenere la propria posizione: 1 minuto e

mezzo.

Principi di persuasività

Principio del contrasto

Quando mettiamo a confronto due cose relativamente diverse una dopo l’altra, ne percepiamo maggiormente la differenza.

Contraccambio

Quando qualcuno ci offre qualcosa, anche se di poco valore, immediatamente nasce in noi il desiderio di contraccambiare.

Coerenza

Quando si prende una posizione su qualcosa o ci si impegna con qualcuno, si cercherà di difendere l’azione a tutti i costi, perfino contro i propri interessi.

Conformismo

Molte persone tendono a conformare i comportamenti a quelli di coloro che considerano loro simili.

Sintonia

Tutti noi tendiamo ad acconsentire con più facilità alle richieste che ci vengono da persone che suscitano la nostra simpatia, con cui percepiamo una sintonia immediata.

Autorità

In molte persone è rilevabile una grande disponibilità a seguire fino all’estremo l’ordine di una autorità.

Scarsità

Le opportunità ci appaiono più desiderabili quando la loro disponibilità è limitata.

Parole potenti

Per favore e graziePerchéAltre parole (benessere, salute, felicità, verità,

sicurezza, giusto, migliorare, profitto, divertente, meritare, scoprire, amore, libero, vantaggio, valore, risultati, nuovo, facile, fiducia, denaro, potere, garantito, vero, tu, noi, vitale, gioia, investimento, comfort, dimostrato, opportunità, crescita

Linguaggio ipnotico

Non usare il “non”, dire le cose in positivo Potrebbe, forse, se …. Ovvio, come già tu sai …

Persuasione e potere

Il potere è la capacità di distribuire risorse e di prendere e imporre decisioni.

L’influenza è un’estensione del potere ed è il meccanismo attraverso il quale le persone utilizzano il potere per modificare il comportamento o gli atteggiamenti altrui.

Persuasione e potere

Il potere si ha. L’influenza si fa (si esercita)

influenzare

Per influenzare con successo bisogna essere disposti a farsi influenzare.

Lasciarsi influenzare è una dimostrazione di fiducia e di rispetto.

Tattiche per influnzare

Inquadrare il problema per determinare il risultato. Usare le informazioni per influenzare il pensiero altrui

e i risultati. In una crescente complessità ha più potere d’influenza

chi ha competenze di tipo tecnico.

reputazione

Un individuo che sviluppi una reputazione caratterizzata da uno sguardo oggettivo, razionalità e sincerità – tutti segni distintivi del potere personale – potrà usare informazioni che possiede per influenzare le discussioni e le decisioni chiave.

persuasione

Unisce arte e scienza. Richiede la capacità di creare fiducia. Si basa sulla raccolta ordinata e sull’analisi delle

informazioni, sulla solida comprensione del comportamento umano e su abilità comunicative ben sviluppate.

credibilità

È la pietra angolare della persuasione. Fiducia (mostrare le 2 facce della medaglia; mantenere le

promesse; mantenere il riserbo; congruenza con i propri valori; accettare idee altrui; capire gli interessi degli altri).

Identificare i centri di influeza

Decisori Stakeholder chiave Persone in grado di influenzare altre

La mappa di influenza (attenzione a non essere e apparire manipolatori)

Analizzare la ricettività dell’interlocutore

Monitorare le reazioni Valutare il linguaggio del corpo Parlare con persone ben informate

Individuare gli stili decisionali

Il pensatore (logica, poco propenso al rischio) dati, informazioni, fatti.

Lo scettico (critica tutto ma alla fine sceglie basandosi sull’emozione) creare il massimo della credibilità, stare al gioco, passare dalla sua parte.

L’emulatore (segue chi ha il potere o la maggioranza) offrire ricerche di mercato, il parere degli opinion leader.

Il controllore (non emotivo, molto analitico, convinto delle sue idee e poco aperto) argomentazioni chiare e strutturate evidenziare i risultati.

Cominciare dalla testa

Struttura problema-soluzione Le due facce … e confutarne una Causa effetto Sequenza sulla motivazione

Il cuore

Descrizioni vivide Metafore Analogie Storie

Vincere le resistenze

Sfiducia Paura

Significante, segno, significato

Il suono rosa, o le 4 lettere della parola, sono significanti per il concetto relativo all’oggetto reale fatto di petali e di un gambo con le spine. Il significante (suono o parola scritta) in sé stesso non è un segno fino a che qualcuno lo riconosce come relazionato al suo significato (il concetto). Per esempio per chi non sapesse l’italiano il suono rosa non significa nulla perché non è un segno, ma sono un suono incomprensibile.

Il segno

Un segno, in linguistica, non è quindi né la parola in sé né l’oggetto a cui si riferisce, ma la relazione tra le due.

Non c’è nulla di necessario nella relazione tra una data parola come significante e l’oggetto significato. È una relazione arbitraria di natura sociale.

I significati di un segno

Denotativo: la cosa in séConnotativo: associazione, simboloIconico: onomatopeico

If narrative is the way we construct our sense of identity, metaphor is how we think, especially in areas in which we need to build our knowledge of the unknown by comparison with the known.

T.R. Wright Theology and Literature 1988

Metafore

Il linguaggio può essere visto come un sistema di simboli parallelo alla realtà, il cui scopo è unire forme e significato. In questo senso il linguaggio è sempre metaforico.

Metafore

Sono metafore tutte le forme del discorso che raggiungono il loro effetto attraverso associazione, comparazione e somiglianza. Forme come:

Antitesi: Molti sono i chiamati (tesi), pochi gli eletti (antitesi) Iperbole: Versare un fiume di lacrime… aspettando per un eternità Metonimia: La Casa Bianca (per il Pres. Degli USA). Il tribunale (per il

giudice). Similitudine: Comportarsi come un elefante in un negozio di cristalli.

Essere come un pesce fuor d’acqua. Essere cocciuto come un mulo.

Metonimie

Il nome della causa per quello dell’effetto: vivere del proprio lavoro

Del contenente per il contenuto: bere una bottiglia Della materia per l’oggetto: sguainare il ferro Del simbolo per la cosa: tradire la bandiera Del luogo d’origine per la cosa: un fiasco di Chianti Dell’astratto per il concreto: eludere la sorveglianza

Il simbolo

Qualcosa che rappresenta qualcos’altro attraverso l’associazione figurativa o la connotazione.

Per esempio una bandiera rappresenta un dato Paese, o una sorgente d’acqua indica l’idea di freschezza e di purezza.

Il mito

Le parole greche mythos e logos significano entrambe parlare, la prima fa riferimento ad un linguaggio poetico, emotivo, la seconda ad un linguaggio analitico, argomentativo.

Il mito è una narrazione antica che fa uso di simboli. Può essere in contrapposizione con storia/vera

(mito/fantastico).

Che cosa vuol dire essere creativi

Vedere nuove relazioni Realizzare/scoprire qualcosa di nuovo associando cose

conosciute Per comunicare bisogna essere creativi (ciò che è

scontato – già saputo - è noioso; ciò che è nuovo è interessante).

Come dipanare la matassa

Chiarezza, ordine, collegamenti ben pensati, secondo una logica stringente ma

non scontata.

Lo schema

Preparare lo shema di un intervento è un po’ come costruire una casa: si comincia dalle fondamenta, l’apertura, e si va avanti pietra dopo pietra, ma sempre seguendo un progetto.

Lo schema è al servizio del pubblico, del suo coinvolgimento, non al servizio dell’oratore o del suo metodo di lavoro. Chiarezza e organizzazione dei contenuti dovrebbero pertanto andare a braccetto con profondità, arguzia e capacità di stimolare l’interesse: caratteristiche che coinvolgono prima della struttura dell’intervento, quella della singola frase.

1. Blocchi da costruzione

Lo schema dell’intervento detto dei “blocchi da costruzione” fa sì che ogni frase sia collegata a quella successiva.

Il fine è far sì che chi ascolta passi da un periodo ad un altro desiderando di saperne di più. In pratica ciascuna informazione fa scattare una domanda che verrà risolta dalla frase che segue.

2. Cronologicamente

L’approccio cronologico definisce un prima e un poi e, se si vuole, un durante.

È tra i più classici schemi di narrazione.

Una sua versione semplificata è quella che elenca il primo punto, il secondo il terzo, il quarto…Mai più di cinque punti in un’intervento breve.

3. La mappa

Lo schema che insiste sull’organizzazione spaziale funziona come una mappa: si presentano luoghi, si esplorano aree ampie o circoscritte, ci si ferma sui particolari, si possono fare movimenti rapidi o lentissimi, usando perfino tecniche mutuate dal cinema.

4. I pareri

Quando l’intervento mette a confronto persone o fonti diverse, è possibile organizzarlo secondo “citazioni” significative.

I punti di vista si espongono o commentano.

Si possono anche costruire opposizioni, assonanze, ripetizioni.

Il puzzle

Un altro possibile schema risponde all’immagine del “puzzle”.

In questo caso la storia acquista la sua leggibilità verso la fine dell’intervento.

Il senso viene dato dal collegamento che le diverse “immagini” hanno tra di loro, un po’ come succede in un “giallo” dove ogni fatto raccontato ha una ragione che sarà svelata solo in fondo.

Ma la fantasia …

I progetti o gli schemi possibili per “dipanare la matassa” sono infiniti così come lo sono le storie che si possono raccontare.

Quelle che abbiamo elencate sono possibili soluzioni applicabili singolarmente o in modo combinato. Come sempre sarà il contenuto – e il pubblico a cui ci dobbiamo rivolgere - a dare indicazioni utili sulla scelta più appropriata.

I 18 segreti dei grandi oratori della storia

By James C. Humes

1. Il potere della pausa

I stand in pause where I shall first begin.Willian ShakespearePrima di cominciare a parlare guarda negli occhi

ciascuno dei tuoi ascoltatori. Ogni secondo che aspetterai renderà più forte il tuo incipit.

Stand, stare and command your audience.Gli uomini e le donne acquistano “statura”

attraverso il silenzio “strategico”.

2. Il potere di aprire bene

Comincia senza esitazioni. Ossia:- senza ovvietà; senza “catpatio benevolentia” - meglio … una schioppetata; o la forza del leader.

3. Il potere dell’abito

L’abito fa il monaco.Adotta uno stile che ti sta bene indosso, e che ti possa

far identificare.

4. Il potere di avere un obiettivo

Speak plain and to the purpose. William ShakespeareQual è il tuo obiettivo?Un discorso è come una sinfonia: può avere tre

movimenti ma deve avere una melodia dominante.Una volta che hai identificato il tuo obiettivo, tutto sarà

diretto a quello scopo.

5. Il potere della brevità

Meno è di più.I lunghi discorsi sono come i libri senza punteggiatura. Incisività è decisività. Racconta una storia, non un discorso.Non dire tutto. Corto è più affilato, breve è meglio.

6. Il potere della citazione

Quelli che non citano mai, non saranno mai citati.Benjamin DisraeliCita solo ciò che conosci bene.

7. Il potere dei numeri

A statistic should tell a story.Margaret ThatcherPer il massimo della credibilità, citando un dato

numerico, tira fuori una scheda, indossa i tuoi occhiali da lettura e leggi …

Non annoiare con troppi dati.Arrotonda i numeri.Fai percepire i numeri attraverso relazioni

significative per l’audience.

8. Il potere della presenza

La voce e la presenza è sempre meglio delle slides.Rinforza con le immagini, non sostituire.Visual display should not be your security blanket, but

rather a hankerchief to pull out of your sleeve.

9. Il potere dell’umorismo

Le storielle non vanno lette.

10 Il potere delle parabole

I concetti sono teoria, le storie sono “pratica” e concretezza.

Le esperienze personali sono una miniera.

11 Il potere del gesto

I gesti dicono più delle parole. San Francesco docet.La leadership talvolta chiede più di parole, chiede fatti.

12. Il potere di chi parla e non legge

Mai parlare guardando in basso. La tecnica di See – Stop – Say Le pause sono ciò che trasformano il discorso in una

conversazione. Quando ti fermi, come per pensare, sembri più sincero

13. Il potere della poesia

Il discorso è fatto per l’orecchio, non per l’occhio. Un disco è poesia senza forma e senza rima.

14. Il potere del testo

Contrast Rhyme (assonanza) Echo (ripetizione dei nomi, dei verbi) Alliteration (usare parole che cominciano con la stessa

lettera) Metaphor

15. Il potere delle domande

Una domanda interpella.Non chiedere, se non sai la risposta.

16. Il potere attivo

Le voci passive sono sbiadite, vaghe, contorte, più lunghe (manca il soggetto).

Voce passiva = Mente passiva The passive is for cover your ass types, but the take-

charge leaders. La voce attiva dà forza, quella passiva è senza midollo

e uccide il discorso.

17. Il potere della chiusura

L’ultima impressione è quella che rimane. Chiudendo appellati alle emozioni: l’onore, la

speranza, l’amore e in certe occasioni la paura.

18. Il potere di essere audaci

Sorprendi la tua audience. Osa essere diverso.

Elementi di retorica aristotelica

“La parola è un potente signore che, pur dotato di corpo piccolissimo e invisibile compie le opere più divine . Essa può far cessare il timore, togliere il dolore, dare una gioia, accrescere la compassione. Chi la ascolta è invaso da un brivido, dal terrore, da una compassione che strappa le lacrime e da una struggente brama di dolore. Il fascino divino che suscita la parola è anche generatore di piacere e può liberare dal dolore. La forza dell'incantesimo, accompagnandosi all'opinione dell'anima, la seduce, persuade e trasforma per mezzo del suo incanto."

Gorgia da Lentini, Elogio di Elena

109/38

Aristotele 384 – 322 a.C.

Allievo di Platone, fondò il Liceo ad Atene, e sviluppò un sapere di enorme ampiezza.Intuì o definì alcune delle principali nozioni su cui poi si sviluppò il pensiero occidentale: sostanza, atto, virtù, spazio e tempo, ecc.

Descrisse il sillogismo dando la base a tutta la logica successiva.

110/38

Opere di AristoteleScritti “essoterici”

Opere destinate alla lettura del grande pubblico, scritte in bello stile, su una grande varietà di argomenti.

Sono andate tutte perdute. Ci restano qua e là pochi frammenti sparsi

Scritti “esoterici”

Un insieme di testi realizzati come appunti di studio, come dispense per un utilizzo interno al Peripato. Hanno uno stile non letterario.

Tutte le Opere che ci sono pervenute, - anche la Retorica - appartengono a questo insieme di scritti.

Organon (scritti di logica) - Etica Nicomachea – Etica Eudemia -

Grande EticaIl cielo – La generazione e la

corruzione – Ricerche sugli animali Metereologici - Fisica – Metafisica –

L’Anima – Politica – Costituzione degli Ateniesi – Retorica – Poetica –

Altre opere minori

La Retorica

Aristotele rappresenta sicuramente il più accreditato studioso e insegnante di retorica di tutti i tempi. Il suo trattato sull’arte retorica è l’unico del mondo greco che ci sia pervenuto.

La retorica è una conoscenza che riguarda cose che in certa misura sono patrimonio comune di tutti gli uomini, e non appartengono a nessuna scienza specifica. Tutti partecipano in un certo senso della retorica, perché tutti in un qualche modo sono impegnati ad esaminare e sostenere un certo argomento, a difendersi, a giudicare.

«Gli uomini, per la maggior parte fanno tutto ciò o senza alcun metodo, o con una familiarità che sorge da una disposizione acquisita. Ma è possibile esaminare la causa e la ragione per cui quelli che sono bravi in questo raggiungono il proprio scopo».

La retorica è definita come la facoltà di scoprire il possibile mezzo di persuasione riguardo a ciascun soggetto.

Cos’è la retorica

113/38

I libro: l’oratoreVi si tratta principalmente della concezione delle argomentazioni, nella misura in cui dipendono dall’oratore, dal suo adattarsi al pubblico, e questo secondo i tre generi riconosciuti del discorso

II libro: il pubblicoVi si tratta delle emozioni e di nuovo delle argomentazioni, ma questa volta in quanto sono recepite (e non più, come nel primo, concepite)

III libro: il messaggioVi si tratta della elocutio, cioè delle figure e della dispositio, cioè dell’ordine delle parti del discorso. Originariamente il terzo libro costituiva un trattato a sé, che poi venne integrato con gli altri due

La divisione del trattato

I tre generi di discorso retorico

Deliberativo

Nelle assemblee che devono fare le leggi. Si deve persuadere il proprio pubblico soprattutto sul futuro

Giudiziario

Nei tribunali. Si deve persuadere circa azioni passate

Epidittico

Discorso di pubblica lode di qualcuno, o di celebrazione: si riferisce soprattutto al presente

Che relazione hanno queste occasioni della vita sociale greca con noi e il nostro tempo?

L’essenza di questi discorsi la ritroviamo anche oggi

- nelle riunioni di lavoro, nei consigli per prendere delle decisioni in azienda, in una associazione, in università.

- Quando si tratta di giudicare un fatto o di difendere una persona.

- quando semplicemente bisogna fare un brindisi o salutare il pubblico in un evento.

Una premessa etica

La retorica non è una tecnica o un’arte sganciata dal contenuto etico delle argomentazioni, o delle questioni. Qualcuno potrebbe criticarla in questo senso (ricordiamo le accuse mosse ai sofisti). Ma Aristotele la difende…

1) I contenuti non sono mai indifferenti, ma quelli veri e buoni sono per loro natura più adatti all’argomentazione e più persuasivi

2) In ogni caso la retorica è come tanti beni (denaro, potere, forza, ecc.) che possono essere utilizzati per fini buoni o per fini cattivi. Non basta possedere l’arte, ma bisogna farne buon uso.

3) Se è vergognoso non sapersi difendere con le proprie braccia, sarebbe ben più vergognoso non sapersi difendere per mezzo della parola, il cui uso è più proprio dell’uomo di quello delle braccia.

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I trattati di tecnica retorica che lo avevano preceduto, secondo Aristotele non avevano afferrato l’essenziale. E si erano occupati solo degli elementi accessori del discorso trascurando il nucleo centrale dell’arte di persuadere: l’argomentazione.

Le argomentazioni possono essere non tecniche, come le testimonianze, le confessioni (anche quelle ottenute sotto tortura…), i documenti scritti. Oppure possono essere argomentazioni tecniche

L’argomentazione

Argomentazioni Tecniche

Il “carattere” dell’oratore

«La persuasione si realizza per mezzo del carattere quando il discorso sia fatto in modo da rendere credibile l’oratore: noi infatti crediamo alle persone affidabili in misura maggiore e con più prontezza riguardo ad ogni questione in generale, e completamente, in quelle che non comportano certezza assoluta ma varietà di opinioni»

Il discorso stesso

«La persuasione si ottiene quando mostriamo il vero o ciò che appare tale attraverso i mezzi di persuasione più appropriati in ogni caso»

La capacità di predisporre il pubblico

«La persuasione avviene anche quando gli ascoltatori siano condotti dal discorso a provare un’emozione. I giudizi non vengono emessi allo stesso modo se si è infuenzati da sentimenti di dolore o di gioia, oppure di amicizia o di odio»

Quest’ultimo è il tipo più essenziale di argomentazione persuasiva

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Parallelamente la retorica produce le sue argomentazioni in due modi:

L’esempio: detto anche induzione retorica, che consiste nel convincere che un certo fatto avviene sempre in un certo modo mostrando casi concreti.

L’argomentazioneC’è un parallelismo tra la retorica e la dialettica. L’una è l’arte della persuasione, l’altra è l’arte della dimostrazione.

La dialettica dimostra le cose attraverso

Induzione: trarre da vari casi particolari una regola generale

Deduzione: partendo dai principi dimostrare un caso particolare (questo avviene con il sillogismo)

L’entimema: detto anche sillogismo retorico, che consiste nell’argomentare logicamente da alcune premesse alcune conclusioni

L’esempio

Esempio reale

Si racconta un fatto storico o attuale, ma comunque reale simile a quello su cui bisogna convincere.

(P.es. il Gran Re e la conquista dell’Egitto)

- Metodo molto usato nei giornali al giorno d’oggi per dimostrare un’idea si racconta una storia che la incarna.

Esempio inventato

Si tratta delle favole che vengono raccontate. Vanno create come le parabole, e devono contenere una analogia che deve essere colta dal pubblico

(esempi in Ret. II, 20. Stesicoro, sorteggio degli alteti)

Gli esempi vanno utilizzati quando non si dispone di entimemi. Oppure vanno messi alla conclusione del ragionamento, per arricchire e dare forza agli entimemi, ma non hanno la stessa forza persuasiva di questi.

Quando li si pone in principio dell’argomentazione devono essere molti, perché un esempio da solo non è credibile.

L’entimema

Cos’è un sillogismo?

Un ragionamento formato da tre proposizioni di cui le prime due sono premesse e la terza conclusione. Esistono vari generi di sillogismo, che Aristotele ha definito in una serie di figure, operando diverse distinzioni tra i vari generi di proposizione.

Sillogismo BAROCO(una univ. aff. e due particolari negative)Tutti gli uomini sono razionaliAlcuni animali non sono razionaliAlcuni animali non sono uomini

Sillogismo BARBARA (tre universali affermative Tutti gli uomini sono mortaliSocrate è un uomoSocrate è mortale

Due esempi

L’entimema

L’entimema si basa sullo stesso principio del sillogismo ma ha alcune caratteristiche specifiche legate al fatto che non deve essere una dimostrazione logica stringente, ma una dimostrazione col fine di persuadere.

Non è necessario che si basi su premesse assolutamente vere, ma più spesso si basa su premesse probabili o verosimili.

Può riguardare anche argomenti futuri, facendo previsioni, proprio perchè non si basa sulla certezza, ma sulla verosimiglianza.

Deve essere di facile comprensione, e deve costituire un ragionamento chiaro, lineare, ed espresso con termini comuni.

L’entimema si fonda su probabilità, segni e prove

Non tutto, nel discorso va dimostrato con un entimema: si devono solo dimostrare i punti in questione. Sarebbe assurdo sforzarsi di argomentare su un punto che già tutti condividono.

La retorica deve studiare i “luoghi comuni” che sono come gli schemi concettuali all’interno dei quali si formano gli entimemi. Le diverse scienze hanno ciascuna i suoi “luoghi specifici”. La retorica ha come dei macroschemi, molto generali, che le servono da guida per costruire le argomentazioni.

Il fine specifico dei discorsi è convincere riguardo a tre categorie

Giusto – ingiusto ret. giudiziaria

Utile – nocivo ret. deliberativa

Bello – brutto ret. epidittica

Oggetto dell’argomentazione e luoghi comuni

Possibile – impossibileEsistente – inesistenteMaggiore – minore

Questo vuol dire che generalmente un’argomentazione ha come obbiettivo di mostrare la possibilità o l’impossibilità di una cosa, la sua maggiore o minore utilità, la verità di un fatto o la sua falsità

Altri “luoghi” (topoi) su cui si costruiscono gli entimemi

I contrari (essere temperanti è un bene poiché l’intemperanza è dannosa)Termini in rapporto reciproco (se è buona l’azione subita è buona anche quella fatta)Il più e il meno (se neppure gli déi sanno tutto difficilmente lo sapranno gli uomini)Il tempoVolgere accuse ricevute (mostrare che chi accusa compie le stesse azioni)Dalla definizioneDistinguere i diversi significati di una parolaDalla Divisione Da un giudizio precedenteDalle partiPartire dalla conseguenzaSviluppare conseguenze degli oppostiIl fine e la causaIl vero non verosimile (è vero proprio perché non è verosimile)Esaminare le contraddizioni della parte avversa

Informazione

L’informazione è alla base della capacità retorica, e della possibilità di costruire argomentazioni, perché queste si basano sulle informazioni a nostra disposizione. Non è un buon oratore chi non è capace di raccogliere informazioni su ciò di cui deve parlare.

L’informazione deve essere completa, congruente e ben selezionata. Bisogna aver chiaro fin dall’inizio cosa si deve conoscere per poter parlare con proprietà di un certo argomento.

Considerazioni sull’uomo

Una grande parte della Retorica è dedicata ad osservazioni di carattere generale sulla vita umana, Sono considerazioni molto intelligenti e azzeccate, e manifestano lo spirito di osservazione di Aristotele, ma anche la sua convinzione che per tenere dei discorsi efficaci bisogna conoscere l’animo umano

Ciò che la gente pensa o crede

Come le persone tendono a comportarsi in certe situazioni

Cosa apprezzano, cosa ammirano

Cosa e chi tendono ad amare e cosa li rende aggressivi

Qual è il modello di vita ideale.

Ecc.

In cosa consiste la ricchezza

Cos’è l’onestà

Che vuol dire godere di buona reputazione

Cosa vuol dire essere fisicamente forte

Le virtù proprie dell’uomo e quelle proprie della donna

Cos’è un bene, e cosa gli uomini considerano beni (cit. p.51)

Come si stabilisce cosa è più utile o più buono tra due possibilità?

Virtù e vizio

Giustizia, ingiustizia

Desiderio (cit. p.89)

Perché l’uomo vuole vendetta

Il piacere

Chi è che commette ingiustizia, e per quali motivi (cit.p.100)

Chi è che subisce ingiustizia e per quali motivi (cit. p. 103)

Alcuni esempi

Cosa ci trasmette questa attenzione enorme di Aristotele per la comprensione di tutto ciò che riguarda gli uomini?

Che è importante farsi molte domande, cercare i perché delle cose che succedono. Risulta convincente e chiaro nel discorso chi mostra di aver capito i motivi delle azioni, chi è capace di fare previsioni fondate su considerazioni intelligenti e non superficiali.

Per Aristotele il retore deve saper elaborare la forma di un discorso, ma soprattutto deve essere in grado di padroneggiare il contenuto

Il carattere dell’oratore

È la seconda delle argomentazioni tecniche, dopo il discorso stesso. La trattazione di Aristotele è molto rapida.

A rendere un oratore credibile sono

Intelligenza

Virtù

Benevolenza

Ed è mancare di una di queste tre caratteristiche che può compromettere la sua credibilità

Le emozioniIl libro II della Retorica contiene una delle trattazioni più acute sulle emozioni umane.

Considerate nell’ottica del retore, le emozioni sono disposizioni che si possono indurre nel pubblico, per ottenere più facilmente l’effetto persuasivo del discorso.Per suscitare un’emozione nel pubblico bisogna conoscere tre cose

In quali disposizioni d’animo si è soliti provarla

Nei confronti di chi la si prova

In quali circostanze questo è solito avvenire.

Aristotele fa un elenco di emozioni (e sentimenti) e per ciascuna espone tutte queste caratteristiche. Noi vedremo solo le definizioni generali

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L’iraUn desiderio di aperta vendetta, accompagnato da dolore, per una palese offesa alla nostra persona, o a qualcuno a noi legato, quando l’offesa non era meritata

La paura

Una forma di sofferenza o uno sconvolgimento che deriva dalla prefigurazione di un male imminente che causa rovina o dolore

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Una forma di sofferenza o di sconvolgimento relativa ad azioni colpevoli presenti, passate o future, che portano disonore

La vergogna

La riconoscenza

(Charis) È un atteggiamento positivo nei confronti di qualcuno che ha compiuto un’azione concreta di servizio – gratuito e senza altri fini – ad uno che ne aveva bisogno.

La compassioneUna forma di sofferenza di fronte alla visione di un

male manifestamente rovinoso o doloroso che ricade su una persona che non lo merita. Un male che anche noi possiamo attenderci di subire

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Lo sdegno

Al contrario della compassione, che è sofferenza di fronte alla sfortuna altrui immeritata, lo sdegno è dolore di fronte a una grande fortuna capitata a chi non la merita

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L’invidiaSimile allo sdegno, l’invidia si rivolge però

verso i simili e quelli di pari condizione. Essa è dolore per il semplice fatto che l’altro abbia un certo bene di cui io sono privo

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L’emulazioneUna forma di sofferenza nel constatare la presenza, in persone simili a noi per natura, di beni tenuti in grande considerazione e che è possibile anche per noi ottenere, sofferenza che deriva non dal fatto che un altro possiede questi beni, ma dal fatto che non li abbiamo noi (per questo l’emulazione è un sentimento onesto, mentre l’invidia è spregevole, in quanto il primo si accinge ad ottenere quei beni, il secondo a impedire che chi gli è vicino li abbia). L’emulazione comporta una certa stima, e porta ad imitare l’altra persona, per eguagliarla.

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Siamo vicini alla conclusione

Anche Aristotele suggerisce di far sì che l’ascoltatore intravveda la fine del discorso, perché è come un atleta, che quando ha in vista l’arrivo si fa coraggio e continua a correre

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Lo stile

La chiarezza: Usare i termini in senso proprio

Non adottare un registro troppo alto né troppo basso

Ornare talvolta lo stile con termini esotici, che attraggono l’attenzione, ma farlo in maniera non artificiosa: deve riuscire naturale e sempre chiaro

Lo stile va adeguato alla questione di cui si tratti

Lo stile deve anche rispecchiare l’oratore, per renderlo credibile (un giovane non può parlare come parlerebbe un vecchio, e viceversa)

Lo stile infine deve adattarsi al tipo di coloritura emotiva che si vuole creare.

Quando si dice qualcosa di esagerato bisogna autocensurarsi in anticipo, per mostrare che si sa che si sta esagerando. (dirò un’enormità: …)

Avere un certo ritmo

Esporre con ordine le premesse del discorso, perché il resto diventi comprensibile

Trarre le conclusioni in maniera chiara

Quando si racconta una storia, dividerla in parti perché non ne risulti una narrazione unica, che si seguirebbe con difficoltà Limitarsi a richiamare cose o vicende note, senza rispiegarle: il pubblico già le conosce, e si annoierebbe

Lo stile

Espressioni brillanti

Si può imparare a crearle per talento naturale o per esercizio.

Sono quelle espressioni che fanno comprendere qualcosa di nuovo. Affermazioni che non sono scontate e banali, ma neanche oscure e incomprensibili. Detti intelligenti che aprono un nuovo “orizzonte di senso” sulle cose. La più importante delle espressioni brillanti è per Aristotele la MetaforaQuesti argomenti sono stati molto ripresi nel barocco, che ha avuto un grande interesse per l’uso sorprendente del linguaggio

È lo strumento più bello e più efficace perché è al tempo stesso chiara, originale, e piacevole. Per costruire metafore è necessario saper vedere l’analogia.

Le metafore sono una sorta di enigma. Istituiscono come una proporzione

Dato che A : B = C : D, utilizzo A e B per parlare di C e D.

(Cit. p. 333.)

La Metafora mette davanti agli occhi ciò di cui si parla, condensandolo in un’immagine.

La metafora è un oggetto linguistico molto studiato anche al giorno d’oggi, in quanto è ricchissimo di valenze (oltre che di fascino) nella filosofia, la poesia, la logica, la retorica, la semiotica

Metafora

Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade (Ungaretti)

Tu fior de la mia pianta percossa e inaridita (Carducci)

e prego anch’io nel tuo porto quiete (Foscolo)

Piove senza rumore sul prato del mare (Pavese)

Sono i tuoi puri occhi due miracolose corolle, sbocciate a lavarmi lo sguardo. (A. Pozzi)

Metafora

Catturare l’attenzione

A quattro cose noi prestiamo attenzione, e questo un retore deve saperlo

Ciò che è grande

Ciò che ci riguarda

Ciò che è piacevole

Ciò che è sorprendente

L’attenzione tende a calare durante il discorso più che all’inizio. Per questo non serve richiamarla all’inizio, ma

solo da un certo punto in poi

Saper argomentare

Sostenere una tesi in modo convincente comporta:

La consapevolezza che si tratta di una tesi e che altri potrebbero pensarla diversamente.

Che ci sono ragionevoli motivi per preferire un punto di vista rispetto ad un’altro.

Per sostenere una tesi bisogna …

Illustrare il proprio punto di vista in modo chiaro e sintetico…

Fornire le proprie ragioni appellandosi a principi; valori condivisi; verità riconosciute- I perché

Fornire dati, esperienze, fatti o opinioni autorevoli a supporto delle teorie- gli esempi

Il percorso …

Chiarire il proprio punto di vista.

Raccogliere ragioni ed evidenze (i principi generali e i casi concreti)

Vagliare le prove che si offrono all’uditorio in termini di:

- Accuratezza e vicinanza nel tempo- Completezza- Credibilità

Identificare le giustificazioni e le credenze che sottointendono l’argomentazione e considerare se gli ascoltatori le accetteranno

Fai attenzione a

1. Essere credibile2. Ricorrere a valori e credenze condivise

3. Usare le informazioni con onestà4. Citare le fonti senza strumentarlizzarle5. Rispettare l’emotività del pubblico

6. Avere un approccio bilanciato

Come trattare i punti di vista avversi

Se presenti un punto di vista diverso, fallo con onestàConsidera la possibilità di attaccare tesi avverse.

- attacca la tesi, le prove, i principi, le giustificazioni e le cose credute.

Considera la possibilità di fare concessioni ad altre posizioni.

Errori da evitare

Non attaccare mai le persone.No al ragionamento circolare. No alle generalizzazioni.Non confondere post hoc, ergo propter hoc ( la causalità non è

la sequenza temporale).No ai falsi dilemmi.Non usare la tattica dei casi limite presentati come regola

generale.No alle catene interminabili non provateNo alle false analogieNo alla verità di popolo

L’arte di ascoltare

Idee e spunti da un manuale pratico per apprezzare il silenzio e dar valore alle

parole di Francesco Torralba

L’ascolto non è semplice passività

È meraviglioso trovarsi in compagnia di una persona che sa ascoltare: senza conoscerne la ragione precisa, vogliamo rimanere con lei il più a lungo possibile.

Ascoltare significa saper rimanere in disparte, praticare la discrezione, essere ricettivi verso gli altri. Possiamo crescere solo acuendo al massimo le nostre percezioni, affinchè la meraviglia che ci circonda trasformi il nostro essere.

1. Ascoltare e sentire

L’ascolto è un atto intenzionale, voluto, selettivo, il cui obiettivo è comprendere.

Sentire è fisiologico.

L’ascolto è la risposta a una ricerca. È correlato ad una aspettativa che ci siamo creati.

Nessuno può obbligarci ad ascoltare.

Ascoltare significa essere disposti a scoprire che non siamo nel vero.

Volontà di capire è la base dell’atto dell’ascolto.

2. Rimuovere i pregiudizi

L’ascolto esige una depurazione preliminare dai pregiudizi che offuscano l’immagine dell’altro. L’altro va sempre oltre l’immagine che ci creiamo di lui.

Il dialogo e la pratica del viaggio interiore sono due potenti antidoti contro il pregiudizio.

3. Prendersi il tempo necessario

L’arte del saper ascoltare richiede tempo.Mentre ci impegniamo ad esprimerci, acquisiamo una

comprensione più prodonda di noi stessi.Non finiamo mai di dire tutto.Concedere tempo all’altro per consentirgli di esprimersi è un

requisito basilare.Esiste il tempo dell’espressione, ma anche quello della

comprensione (da adulti comprendiamo le parole che nostro nonno ci diceva da bambini).

Il tempo della risposta è posteriore a quello della comprensione (altrimenti c’è incomunicabilità).

4. Sgonfiare l’ego

Ascoltare significa voler entrare nel mondo dell’altro. È un modo di decentrarsi e dimenticare sè stessi per riempire la vita mentale con le parole dell’altro.

L’ascolto è un atto di ospitalità.L’ascolto è anche un’incursione, quasi un’intrusione,

nell’interiorità dell’altro.Ascoltare solo chi conferma le nostre tesi è un falso ascolto

perché non c’è apertura. Ciò che abbiamo ascoltato plasma quello che siamo. La

capacità di instaurare un dialogo è la vera umanità dell’uomo.

5. Fare silenzio

L’atto dell’ascolto richiede la pratica del silenzio, non solo fisico, ma anche interiore.

Il silenzio non è l’assenza di parole, ma una creazione interiore.

Occorre far tacere le voci della mente, ma anche le urla del cuore.

Dopo essere riusciti in questa impresa, l’altro risuona in noi, la sua presenza illumina le caverne oscure, e ci rendiamo conto di non essere soli.

6. Discernimento

Discernimento significa distinguere con I sensi ma, soprattutto, con il pensiero.

Distinguere chi merita attenzione e chi non la merita.Discernere con l’intelligenza (che è la capacità di

vedere dentro le cose). Sondare perché dice ciò che dice e perché in un certo

modo … lavoro difficile che esige la pratica dell’ipotesi.

7. L’ascolto pietoso

La ragione di questo ascolto risiede nella gioia che l’altro sperimenta nell’essere ascoltato, una gioia contagiosa, che ci trasforma di riflesso.

Ogni volta che qualcuno arriva a credere all’illusione che gli altri non portano nulla che già non conosce, pone fine alla sua crescita come persona.