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Anno I - Numero XI – Settembre 2010 - Organo a diffusione interna (c.i.p) Ass. Cult. FUROR - Via San Giorgio (Catanzaro) - info: acfuror@gmail.com
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LA DOTTRINA TRADIZIONALE
DEI CICLI - Le quattro età
Nel presente bollettino si è accen-
accennato diverse volte alla dottrina
dei cicli cosmici ed il richiamo fre-
quente a questo tema non è casua-
le; trattare argomenti come questo
infatti ci consente di poter dare una
chiave di lettura ai cambiamenti che
si mani festano nel mondo,
nell‟umanità e nell‟uomo. Quanto
diremo non vuole fornire la base ad
alcun discorso catastrofico sulla
fine del mondo, molto di moda ulti-
mamente, ma gettare luce sulle
cause dell‟oscurità di un epoca cao-
tica, quella moderna, che non po-
trebbe essere diversa da quella che
è. Attenendoci all‟interpretazione
delle sacre scritture induiste (Veda
e Vedanta), in ogni era si susseguo-
no 4 età (Yuga in sanscrito) che
possiamo identificare, rifacendoci
alla classificazione di Esiodo in: età
dell‟oro, dell‟argento, del bronzo e
del ferro, il Kali Yuga lett. Kà-
li=nero, Yuga=era) per l‟appunto,
epoca in cui ci troviamo a vivere
oggi. Secondo i testi indù questa
epoca è caratterizzata da una deca-
denza spirituale che investe tutte le
caste. Con il declino delle quattro
virtù dell‟essere umano - penitenza,
veridicità, compassione e carità - i
guerrieri abbandonano il conflitto
onesto e leale, finalizzato alla libe-
razione interiore, e praticano la vio-
lenza con ogni mezzo al fine del
possesso terreno e della ricerca del
potere. Le donne sono lascive ed
immorali incrementando adulterio e
prostituzione, rivolgendo la loro at-
tenzione verso occupazioni tipica-
mente maschili, tralasciando la fa-
miglia ed i figli. Le caste, intese co-
me leggi adattate alle predisposizio-
ni dei singoli, si mescolano in
un‟unica casta inferiore di schiavi
(lo schiavo infatti è colui che è privo
di virtù). I sacerdoti cessano di pre-
occuparsi delle cerimonie religiose,
si cibano di carni e si occupano di
cose che non sono di loro pertinen-
za (vedi le ingerenze politiche e so-
ciali di molti sacerdoti e le richieste
sempre più liberali contro la castità,
la moderazione e la liturgia), i mer-
canti diventano disonesti (in merito
il crescente mercato nero delle con-
traffazione, lo sfruttamento del la-
voro minorile da parte delle multi-
nazionali e della manodopera a bas-
_______________ indirizzi dottrinari _______________
3
so costo degli immigrati). Se pen-
siamo che tutto ciò veniva previsto
migliaia di anni fa, capiamo quanto
sia molto più precisa la dottrina dei
cicli cosmici che una scienza ap-
prossimativa ed arrogante come
quella di stampo positivista che non
riconosce i propri limiti. La durata
delle età, proporzionale alla sequen-
za numerica 4,3,2,1 indica come il
tempo “scorra in maniera più velo-
ce” man mano che
passano gli anni.
Quanto affermato può
essere spiegato anche
dicendo che un pro-
cesso che nell‟età o-
scura si sviluppa in 50
anni nell‟età dell‟oro ci
avrebbe impiegato se-
coli. Per rimanere an-
corati alla storia cono-
sciuta facciamo notare
come una rivoluzione
sessuale come quella
sviluppatasi in occi-
dente nel giro di 20 -
30 anni non si sarebbe
mai potuta sviluppare
con tanta celerità in un Impero Ro-
mano o in una città stato Greca, e
non perché non ci fossero presenti
già i germi di tale sviluppo o la pra-
tica del vizio, quanto perché vi era
anche a livello cosmico una predi-
sposizione all‟ordine e all‟armonia
tra corpo e anima in ogni uomo.
Ancora un esempio del genere si
può applicare allo sviluppo vertigi-
noso nel campo tecnologico degli
ultimi 50 anni o alla diffusione di
regimi dittatoriali e democratici di
massa, tipici di un‟umanità deca-
dente nell‟ultimo secolo.
I Yuga, o le età, formano un‟era, o
manvantara, in sanscrito. Ogni era
è affidata ad un Manu, una specie di
Dio inferiore che alla fine di ogni era
ritorna al Principio. Quattordici ere
formano un Kalpa cioè la storia di
un mondo, alla fine del quale
l‟intero mondo è annientato, o me-
glio riassorbito in Dio. Trecentoses-
santa Kalpa compongono il grande
Anno di Brahma (Dio) e vengono
rappresentati spesso
come una collana di
perle, in cui ogni per-
la rappresenta un
mondo.
Le età sono in ogni
uomo
Non ha senso parlare
di età e di ere se non
si riesce a capire che
ogni uomo, in quanto
essere facente parte
del cosmo, risente
dell‟influenza dell‟età
in cui vive, proprio
come il suo corpo
sente il caldo ed il freddo. Quanto
detto si concretizza nel fatto che
l‟uomo ha delle potenzialità enormi
che purtroppo il sistema, con la sua
opera di propaganda materialista,
annienta e che solo con un atto re-
almente rivoluzionario - da revolvo,
tornare all‟ origine - può riportare in
auge. Rivoluzionarsi vuol dire ricon-
quistare quelle virtù perdute che i
sacri testi indù indicano spesso sim-
bolicamente come le zampe, dun-
que i pilastri, su cui si regge il mon-
do.
Gaspare Dono
IDEOLOGIA E DUALISMO.
UNITA’ E...NICOLA BOMBACCI
Nel “Siddharta” Herman Hesse scri-
veva che quasi sempre sono le paro-
le a dividere, anche laddove il senti-
re unisce. È una verità di cui ci fac-
ciamo senz‟altro testimoni. Il punto è
che il linguaggio è solo un codice,
che ha bisogno di essere decodifica-
to. Ma saperlo fare non è scontato: le
parole per ciascuno hanno un senso
diverso, ognuno ha una differente
capacità di comprensione, variabile è
la percezione del tono, della gestuali-
tà e la relazione che intercorre e che
filtra le parole tra due persone, ecc.
Insomma, il linguaggio, quando ci si
allontana dal concreto, è un mistero.
È una difficoltà relativa anche alla
parola scritta, anzi, in questo caso si
aggiunge la staticità della forma, che
deve essere compresa necessaria-
mente così come espressa. Così ac-
cade che autori e pensatori siano va-
riamente interpretati, che siano criti-
cati, odiati e amati, magari per le
stesse ragioni. Accade che Platone
sia tirato per la giacca da filo-
marxisti e lo si trovi poi tra i riferi-
menti culturali della destra fascista.
Accade che il Principe di Machiavelli
venga scambiato per un partito, da
altri per un ideale capo carismatico.
Solo per fermarci agli esempi più no-
ti. Si tratta di incomprensioni dovute
al linguaggio, al fatto che ognuno
comprende in base a ciò che sa, alla
prospettiva ed, a volte,
all‟opportunismo.
Nella modernità tale incomprensione
ha conosciuto una straordinaria evo-
luzione nella politica grazie al diffon-
dersi delle ideologie. Le ideologie
sono schematizzazioni della realtà,
che cercano di incasellarla, di dare
risposte prestabilite ai problemi, di
razionalizzare un mondo che segue
invece anche altre logiche.
L‟ideologia nasce appunto dalla ne-
cessità di dare coerenza e razionalità
scientifica ad un‟idea, ad un sentire.
Si tratta di una creatura moderna,
non a caso nata con la rivoluzione
francese, laddove il mondo si divide
in due e nasce quel dualismo che
oppone politica e religione, nobili e
popolo ed, in un certo senso, buoni e
cattivi - all‟epoca, infatti, avviene il
primo genocidio ideologico, il massa-
cro dei vandeani che si ribellavano
alla rivoluzione giacobina. È questa
visione dualistica che separa per
sempre l‟occidente dall‟oriente, la
Tradizione dalla modernità. Perché la
Tradizione non conosce dualismo ma
4
_______________ spunti storici _______________
unità: Senatus PopulusQue Roma-
nus, per fare un esempio concreto;
baroni e contadini negli inni vandea-
ni; Chiesa e Impero. Nel fascismo
ritroviamo una ripresa ideale di que-
sta unità, nel simbolo romano del
fascio, che indica l‟unità tra i vari
membri della società anziché la loro
opposizione, nella dottrina corporati-
vista, nella mistica fascista che dava
alla politica una dimensione religiosa,
nel rifiuto categorico dell‟ideologia.
Mussolini stesso definisce il fascismo
come “la chiesa di
tutte le eresie”; egli è
consapevole che il
fascismo è vivo per-
ché è intriso delle
contraddizioni di cui è
pieno il mondo:
all‟ideologia, alla divi-
sione, alla staticità e
ai preconcetti, oppone
una visione anti-ideologica, unitaria,
dinamica. A ciò, dopo tutto, si deve
la sua difficile comprensione.
Proprio al centro di queste contraddi-
zioni sta la storia di un uomo che e-
sprime perfettamente quanto detto,
un uomo che morì per aver rifiutato
l‟ideologia in nome dell‟idea che sta-
va dietro di essa. Stiamo parlando di
Nicola Bombacci. Non vi raccontia-
mo oggi la sua vita ma la sua essen-
za, perché vi fermiate a rifletterci.
Perché Bombacci è morto insieme al
Duce. Perché Bombacci ha condiviso
la stessa umiliazione di piazzale Lo-
reto. Perché Bombacci è stato assas-
sinato come supertraditore dai parti-
giani. La sua colpa? Era socialista. Lo
era col cuore, come il Duce del resto.
Ma in questa parola ci vedeva la giu-
stizia, il rispetto del lavoro, anziché
un‟ideologia. Per questo era stato tra
i principali esponenti del Partito So-
cialista. Per questo aveva poi fondato
il Partito Comunista. Per questo non
aveva resistito al richiamo della Re-
pubblica Sociale Italiana, di una pos-
sibile socializzazione ed aveva rag-
giunto Mussolini nel momento più
difficile della sua vita,
nel momento della
sconfitta imminente
ma con la volontà di
costruire il socialismo.
Non gli importava di
essere stato per tanto
tempo il nemico dei
fascisti, del giudizio o
del ritornello che into-
navano contro di lui, che ora ne sor-
rideva. Nato anche lui nei pressi di
Predappio, già rivoluzionario e uomo
di Mosca in Italia, cambia rotta in
seguito allo stalinismo. Durante un
discorso alla Camera giunge ad au-
gurarsi che la rivoluzione bolscevica
e quella fascista, "entrambe anti-
borghesi", si possano unire in una
"comune lotta contro le plutocrazie
capitaliste". Spiritoso e coraggioso
fino all'ultimo, fu fucilato a Dongo
solo dopo aver gridato "Viva Mussoli-
ni, viva il socialismo!", rendendo o-
nore alla sua fede e all'uomo con cui
fino alla morte l'aveva condivisa.
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Muammar Gheddafi: il vero nemi-
co?
Il 30 Agosto il leader libico Gheddafi
è giunto in Italia. Il suo solito atteg-
giamento spocchioso e le sue azioni
provocatorie hanno suscitato scal-
pore. Essenzialmente le frasi incri-
minate sono tre. La prima pronun-
ciata davanti a “veline”
pagate per ascoltare un
discorso circa la condizione
della donna, dicono più o
meno che l‟islam tratta
con molto più rispetto la
donna a confronto della
società occidentale. La se-
conda ci riporta ad una
vecchia storia, quella della
colonizzazione italiana
dell‟Africa; anche qui non
ha usato mezzi termini in-
dicando in “Graziani ed i suoi” come
gli ispiratori dei campi di concentra-
mento di Hitler. La terza afferma-
zione riguarda la colonizzazione eu-
ropea da parte dell‟islam; il leader
libico invita l‟Europa a farsi islamica
ed auspica che i flussi migratori
possano agevolarne il cambiamen-
to. Come deve reagire un Tradizio-
nalista a tutto ciò? Con un applauso
e qualche postilla.
Primo: è certamente vero che, e-
sclusa l‟infibulazione che comunque
è di origine pre-islamica ed è prati-
cata solo da alcune popolazioni
dell‟Africa più interna, l‟islam rico-
nosce molta più dignità alla donna
rispetto ad una scialba e liberale
società moderna, che ne ha fatto
una schiava lavoratrice o al massi-
mo una bambolina da desiderare.
Rispondiamo però che molta più
dignità trovava e trova la donna in
una società veramente cristiana in
cui, quale immagine e proiezione
della Madre di Dio, essa
sottende alla gestione del
focolare domestico non
come schiava ma per u-
na regalità femminile in-
trinseca, per il mistero
che in lei avviene con la
generazione della vita e
senza il bisogno di indos-
sare il burqa, poiché il
contenimento e la riser-
vatezza se sono solo e-
steriori valgono ben poco.
In ogni caso, poi, già prima del cri-
stianesimo l‟Europa riconosceva alla
donna un posto di prim‟ordine nella
vita civile; non bisogna dimenticare
infatti che a Roma la donna era ma-
ter familias e nella cultura Greca
esercitava funzioni sacerdotali; ed è
sempre la donna presso le popola-
zioni “barbare” dei celti che sussur-
ra all‟orecchio del proprio sposo le
rune, cioè le lettere della Sapienza.
Riguardo la seconda affermazione
non possiamo che annuire e con
vergogna. Graziani sicuramente pulì
la sua coscienza con l‟adesione alla
Repubblica Sociale ma non possia-
mo difendere un uomo che real-
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mente combatté, spesso con mezzi
vili come gas e vendette sui civili,
gruppi umani guerrieri e Tradizio-
nali nel vero senso del termine? La
sua condotta macchiò l‟onore della
nostra nazione ed offuscò, con que-
sto colonialismo borghese di stam-
po anglofrancofono, il vero colonia-
lismo italico fatto di intese, di
scambi culturali e di ricerca di
un‟unità superiore; in merito Ghed-
dafi dovrebbe ricordare anche tutti
quei “colonizzati” che invece rim-
piangono la presenza
italiana, che aveva ra-
zionalizzato lo sfrutta-
mento delle terra e por-
tato molte cose positive
oltre ad una gioia di
vivere e di libertà dal
giogo anglofrancese che
trovava il suo apice nel-
la famosa canzone
“Faccetta nera” in cui si
auspicava un‟unità to-
tale con i popoli colonizzati. Poi,
semmai, i metodi di Graziani ricor-
dano molto di più i campi di stermi-
nio israeliani, che le telecamere di
tutto il mondo testimoniano e che
ancora oggi sono sotto i nostri oc-
chi: in questo Gheddafi ha meno
fegato del suo amico Ahmadinejad
nel riconoscere il tiranno di turno.
Infine sulla conversione dell‟Europa
all‟islam diremo solo che se
l‟Europa non si ri-converte alla sua
storia, cioè alla sua tradizione Ro-
mana e Cattolica, allora, piuttosto
che diventare un bordello per don-
ne dell‟est ed un mercatino ambu-
lante pieno di cinesi, è molto meglio
che si converta all‟islam purché sia
quello puro, quello che riconosce al
di sopra della piccola guerra santa
la grande guerra santa interiore
all‟uomo, quella che reputa Gesù
uno dei massimi profeti e che non
può perciò metterne in dubbio la
morte e la resurrezione pur non ac-
cettando il suo Essere figlio di Dio,
quello semplice di sa-
pore francescano dei
sufi, che non sono
speculatori intellettuali
o pagliacci da circo ma
mistici nel vero senso
della parola. Se questo
è l‟islam a cui si deve
convertire l‟Europa be-
ne ma se l‟ islam a cui
si allude è quello di
facciata che dietro la
poligamia cela un‟incapacità ad e-
sercitare la virtù, dietro la verginità
della donna una pratica diffusa, ta-
cita e nascosta dell‟omosessualità,
dietro un disprezzo per il denaro e
per i beni materiali giacimenti di
petrolio e sfruttamento e dietro una
dottrina pura un terrorismo contro i
civili, allora se lo tenga pure
E l‟Europa si terrà la sua condizione
di puttana dell‟America.
Emanuele Donati
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Onore a Max Biaggi
La vittoria del titolo mondiale
superbike è un trionfo tutto italiano:
ottenuta dal pilota romano Max Biag-
gi, in sella ad una moto italiana -
l‟Aprilia -, sponsorizzata da
un‟azienda italiana e matematica-
mente certa, per grazia del destino,
proprio sul circuito italiano di Imola.
Un grande risultato se si pensa anche
che questo è il primo titolo superbike
vinto da un italiano.
Per Biaggi, soprannominato “Il Corsa-
ro”, è il quinto titolo iridato sommato
ai quattro titoli mondiali ottenuti nella
classe 250cc. si tratta di uno dei più
grandi professionisti italiani e mon-
diali nella storia del motociclismo. Ma
la sua carriera è stata macchiata da
un periodo d‟ombra che ha oscurato
la sua brillante ascesa, ombra alla
quale possiamo attribuire il volto di
Valentino Rossi e l‟etichetta di eterno
secondo che l‟hanno spinto a volte ha
assumere comportamenti non proprio
eroici dettati da una frustrazione se
vogliamo giustificabile. È famosa la
rivalità tra i due piloti italiani che,
spesso è sfociata in polemiche, screzi
ed addirittura risse. Ma, a ben guada-
re i comportamenti di entrambi, pos-
siamo forse attribuire a Rossi il ruolo
di provocatore, seppur ben visto dal
pubblico per i suoi risultati vincenti.
Anche se tutto sommato “l‟eterno se-
condo” Biaggi ha avuto nelle specifi-
che situazioni una razionalità che ha
portato spesso alla risoluzione delle
vicende con le scuse da parte di Ros-
si.
In fin dei conti, il trentanovenne ha
avuto una carriera che lo contraddi-
stingue per serietà e costanza, nel
lavoro e nella ricerca dei risultati.
L‟esempio lampante è quest‟ultima
vittoria ottenuta in un‟età arrivati alla
quale molti piloti preferisco vedere le
gare dal proprio divano. Ciò dimo-
stra la sua voglia di mettersi in gioco
e di riscattarsi. Riscatto che è arriva-
to con questa vittoria storica per
l‟Italia intera, vittoria di un pilota nel
quale c‟è un fuoco che arde, il fuoco
della sfida, del rischio e del coraggio.
Turista
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_______________ rubrica sportiva _______________
CADE LUTTAZZI: COPIAVA LE BATTUTE
Per anni ha dato addosso a tutti, o meglio, a chi politicamente gli era avverso, fino a farsi
cacciare dalla Rai, passando per martire
dell‟informazione, quando in realtà meritava abbondante-mente la cacciata, e non (solo) per la campagna
continua contro l‟attuale premier travestita vi-gliaccamente da satira, ma per la sua insopportabile volgarità. Del resto, basta guardare i contenuti del suo
“show” a Raiperunanotte, anche lì chiamato per recitare il ruolo ormai acqui-sito di martire: un monologo sul rapporto anale, descritto fin nei dettagli. Che classe!
Ma oggi al martire in molti hanno voltato le spalle. Si è infatti scoperto - e lo hanno scoperto i suoi stessi fan: non c‟è Belpietro o Feltri di mezzo stavolta (!) - che Luttaz-zi copiava passo passo i suoi spettacoli e le sue battute da comici americani. Ora è lui ad essere accusato di tacere di fronte alle dieci domande stavolta lanciate dall‟Unità. Stavolta è lui a fuggire dall‟intervista delle Iene. Il 30 % del suo repertorio è copiato e, più che sentirlo dire, impressiona vedere i video che circolano su youtube e mo-
strano i confronti. Ovvio, i video che rimangono perché si è anche scoperto che, da critico della censura, Luttazzi è diventato censore ed ha fatto cancellare su richiesta di una sua società moltissimi video, finchè la storia è venuta comunque fuori. Esiste ormai un blog che raccoglie le prove (Ntvox.blogspot). Ed è esilarante assistere ad un pezzo in cui Luttazzi rimprovera a Bonolis di avergli copiato una battuta, e ci va giù sul pesante: se l‟era presa davvero. Ma ovviamente anche quella battuta l‟aveva co-piata. Date un‟occhiata al video, sicuramente il più divertente della sua carriera…
www.tv.repubblica.it/cronaca/web-vs-luttazzi-online-la-guerra-dei-plagi/48593?video
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L’ISOLA di Pavel Linguine
Il film nella sua semplicità mette in scena una storia,
reale o immaginaria poco importa, di un monaco ortodos-
so russo il quale, dietro una velata immagine di folle e sporco
schiavo del monastero, cela un‟anima mistica e santa che
mette a servizio del popolo e dei confratelli. Il santo ha dei
modi di fare insoliti, strambi e bruschi che ricordano all‟uomo
che Dio non ha le nostra categorie di pensiero e che la semplicità di cuore
e la profonda consapevolezza di essere peccatori, cioè miseramente attaccati
a sé stessi ed alle cose del mondo, può costituire una via per la liberazione
suprema. Un pregio della pellicola è certamente quello di affrontare, seppur
a macchia d‟olio, tutti i principali ostacoli di un cammino spirituale. Il vecchio
Anatoli, questo il nome del monaco, si trova a fronteggiare fratelli in cui al-
berga l‟invidia, la gelosia, la brama delle cose terrene ( in una celebre scena
egli brucia gli stivali del superiore provocandogli un grande dispiacere e lo fa
quasi affogare nel fumo per fargli comprendere quanta misera sia la sua fe-
de). La sintesi del film può racchiudersi in una frase di Leone Tolstoj che af-
ferma “l’uomo è come una frazione in cui al numeratore sta quello che è ed
al denominatore quello che crede di essere, maggiore è il denominatore più
piccola sarà la frazione”.
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TRA STATO E MERCATO. L’ACQUA IN ITALIA E GERMANIA di Giulio Citroni
Il testo che presentiamo deve il suo tributo ad un ramo del sapere qual è l‟Analisi delle politiche pubbliche. Si tratta dunque di un testo a forte carattere scientifico, metodologicamente irreprensibile, selezionato appositamente per l‟approccio de-scrittivo scelto dall‟autore, Giulio Citroni, già docente presso l‟Università di Firenze e quella della Calabria. Il testo, infatti, presenta in maniera obiettiva e senza pregiudi-zi la questione relativa alla privatizzazione dell‟acqua, avvenuta in Italia a partire
dalla Legge Galli del 1994, che ha relegato al passato la gestione comunale del ser-vizio idrico aprendo la strada alla gestione delle Spa a capitale pubblico, privato o misto. Ciò che è evidente dallo studio dei casi (Firenze, Roma, Berlino e Potsdam), e come vediamo anche dalle forme aziendali elencate a titolo esemplificativo, più che di privatizzazione presente/assente si deve parlare di gradi di privatizzazione. In base al grado raggiunto, la gestione del servizio si allontana dal pubblico, dalla tra-sparenza e dal controllo del consiglio comunale. Il rapporto col privato diventa via
via gestito da pochi esponenti dell‟esecutivo ma risulta evidente che mai la privatiz-
zazione consente un controllo del servizio sulla base di criteri propriamente tecnici né trattative ispirate a criteri di concorrenza, il che fa venir meno i motivi per cui l‟ideologia liberista ha portato avanti - dall‟alto, come dimostrato - la privatizzazione
dei servizi essenziali. Infine, si nota come il controllo rimanga su un piano po-
litico, anziché tecnico-qualitativo, motivo per cui la politica invece di allon-
tanarsi dalla gestione rimane legata ad essa attraverso vincoli che diventa-
no però poco trasparenti e spesso informali. E' la politica stessa quindi che
muta in seguito alla privatizzazione, sfuggendo alle logiche del pubblico
per adeguarsi a quelle private con il risultato malcela-
to di "governare, con le Società per Azioni". Un
testo senza dubbio chiaro e completo per saper-
ne di più sull‟argomento.
_______________ angolo librario _______________
PAZIENTE O CLIENTE?
Quando la terapia è business Stando alle stime ufficiali, negli anni „70 i
depressi nel mondo erano circa cento
milioni; oggi avrebbero addirittura supe-
rato il miliardo. Non ci sarebbe da stupir-
si, purtroppo, ma i dubbi fanno presto a
sorgere. Il mondo è diventato più duro?
Gli uomini sono divenuti più deboli? È
una risposta tediosa dal momento che ci
troviamo davanti ad un circolo vizioso.
Quel che è evidente, invece, è che la
depressione nell‟ultimo cinquantennio è
stato oggetto di una particolare attenzio-
ne da parte delle case farmaceutiche che
hanno plasmato, sotto banco, nuove pa-
tologie e inediti bisogni per creare una
categoria nuova e più ampia di pazienti,
inducendo numerosi psichiatri e ricerca-
tori a smettere i panni poveri dell‟etica
professionale per vestirne di più redditizi.
L‟incremento esorbitante degli ultimi an-
ni è infatti frutto dell‟influenza esercitata
dalle multinazionali farmaceutiche, le
quali - finanziando congressi in lussuo-
sissimi hotel e viaggi d‟aggiornamento su
isole paradisiache - hanno per anni pra-
ticato una persuasione di massa. Attra-
verso un oculato “indottrinamento
sanitario” si è giunti alla
prescrizione di anti-
depressivi anche
per quelle per-
sone estranee
al “male di
vivere”. E‟ ovvio che le case farmaceuti-
che, ormai fedelissime alle logiche di
mercato, guardino al profitto, basti pen-
sare a quel 30% del fatturato investito
per fare marketing anziché ricerca (!).
Ma trattandosi di sanità e dignità umana
si spera legittimamente che le cose pos-
sano andare diversamente. Una riflessio-
ne perciò è doveroso farla: oltre gli inte-
ressi, la causa principale per cui “le pillo-
le della felicità” vendono tanto si riflette
certamente nel fenomeno inizialmente
accennato: la crisi esistenziale e dei va-
lori moderna, la debolezza dell‟uomo, il
mondo in involuzione sono dati di fatto.
E se la donna non è più in grado di gesti-
re ciò che di più naturale al mondo possa
esistere - la propria gravidanza -, se
l‟adolescente spaventato dal normale
processo di crescita non trova stimoli
reali ma solo virtuali o dannosi, beh, for-
se non siamo in presenza di depressi ma
di certo c‟è qualcosa che non va. È forse
la trasformazione del mondo, lo stile di
vita, la voglia di avere tutto e subito, la
superbia umana di poter comprare ogni
cosa, ovunque e a qualsiasi condizio-
ne..case, vest i t i , automobi l i….
“felicità”…?! Chissà, certo
dai frutti si rico-
n o s c e
l ‟ a l bero…
( D a t i :
O m s ,
11
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“Le chiamavano brigantesse” conferenza, mostra fotografica
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