Post on 17-Feb-2019
Argomenti di etica
Aspetti generali (Etica, valori, morale, bioetica,
deontologia)
Carta etica assistenti domiciliari
La responsabilità
Argomenti di discussione:
Gli anziani
Il segreto professionale
Persone disabili
Assistenza alle persone morenti
Eutanasia
pina brocchi 2014
*
*Una definizione (treccani)
*“Ogni dottrina o riflessione speculativa intorno al comportamento pratico dell’uomo,
*soprattutto quando intenda quale sia il vero bene dell’uomo e quali i mezzi atti a conseguirlo, quali siano i doveri morali verso se stesso e verso gli altri e quali i criteri per giudicare sulla moralità delle azioni umane”
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*
*Etica deriva dal latino “eticus” che a sua volta deriva dal greco “ethikos”;
*tali termini sono riferibili alla parola costume (modelli di comportamento).
*È dunque una disciplina filosofica che si occupa delle azioni e del comportamento pratico dell’individuo in rapporto alla società o in rapporto a se stesso.
*Ossia prende in considerazione le azioni delle persone alla luce di un sistema di riferimento e di valori.
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*
*L’etica interessa l’assistente domiciliare o gli
operatori sociali e sanitari in quanto la stessa
ha lo scopo di aiutarlo a prendere delle
decisioni che non contrastino con i valori di
riferimento.
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*
*Il termine valore in filosofia indica tutto ciò
che è oggetto di preferenza di una moltitudine
e non del singolo, anche se i valori individuali
possono indirizzare l’agire delle persone.
*(es. la vita, la libertà, la famiglia etc)
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*
*L’agire dell’uomo fa riferimento a dei valori che
sono stati codificati dalla società di appartenenza e
che l’uomo riconosce e assume come propri.
*La motivazione del suo agire per concretizzare tali
valori non dipende dalla paura di qualche sanzione,
dall’acquisizione del consenso o dall’approvazione
degli altri, ma dal fatto che è capace di agire
conformemente alla propria coscienza.
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*valori
*Da sempre l’uomo è in grado di guidare la
propria esistenza e di determinare le finalità
umane che intende raggiungere.
*L’azione umana deve essere orientata dalla
consapevolezza di percepire il valore che
supporta quell’azione.
*Le azioni umane acquistano significato nella
misura in cui incarnano i valori e
contribuiscono a promuoverli nel mondo.
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*
L'etica in filosofia indica una branca di tale disciplina
che studia i fondamenti razionali che permettono di
assegnare ai comportamenti umani uno status
deontologico,
ovvero
distinguerli in buoni, giusti, leciti, rispetto ai
comportamenti ritenuti ingiusti, illeciti,
sconvenienti o cattivi secondo un ideale modello
comportamentale (ad esempio una data morale).
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*
*Si può intendere per “morale”:
*1)Il complesso delle norme accettate da una
società che sono alla base del comportamento.
2)morale teologica, norme che regolano l’agire
dell’uomo sul piano religioso.
*mentre l’etica utilizza la ragione.
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*
*Termine coniato nel 1971 per definire
*lo studio della moralità dei comportamenti umani nel settore delle scienze della vita;
BIOS (VITA) + ETHIKE (ETICA)
*investe l’operato di tutti i professionisti della sanità.
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*bioetica
*Due importanti documenti internazionali su diritti umani e bioetica:
*1. Convenzione di Oviedo (Consiglio di Europa 04/04/1997)
* “Convenzione per la protezione dei diritti del’uomo e la dignità dell’essere umano riguardo alle applicazioni della biologia e della medicina”
* Rettificata in Italia con la legge 145/2000
*2. Dichiarazione universale di bioetica e diritti umani (UNESCO 19/10/2005)
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*
*Si occupa di inserire nell’esercizio della medicina e dell’assistenza una dimensione morale;
*da questo momento l’ammalato non è più un paziente nelle mani di un professionista, ma è una persona con il suo sistema di valori dei quali si deve tener conto, oggi le persone chiedono di essere considerati come tali e di scegliere fra varie opportunità terapeutiche possibili in quel momento.
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*
*Oggi si distinguono in bioetica due correnti
importanti:
una che fa riferimento alla
sacralità della vita, alla
quale è legata la
popolazione religiosa
(cattolico-cristiana) e gran
parte dei medici i quali
ritengono, quello del
rispetto della vita, un
dovere deontologico
e l’altra che prende in considerazione
come valore assoluto la qualità della
vita. A quest’ultima concezione,
generalizzando, è legata la
componente laica della popolazione;
introduce il concetto di qualità di vita
come condizione, attraverso la quale,
in nome del benessere personale,
l’individuo può richiedere interventi
particolari come l’aborto, l’eutanasia,
od altri ritenuti in grado di
raggiungere, appunto, lo scopo di una
migliore qualità di vita.
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*
*Ci si deve orientare, tra queste due contrapposizioni, tramite la libertà di coscienza, ovvero si deve agire secondo le convinzioni personali, ma nel rispetto delle convinzioni dell’altro.
*Oggi sono temi attuali gli argomenti legati all’inizio della vita:
*aborto, embrioni e loro conservazione, diagnosi prenatale, fecondazione artificiale.
*La bioetica si avvale dei principi di: autonomia, beneficenza, fedeltà, giustizia, non maleficenza, verità.
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*
• Autonomia. principio secondo il quale tutte le persone hanno il diritto ad
operare delle scelte che riguardano la propria persona, in completa libertà.
• Beneficienza. dovere di operare il bene: principio secondo il quale si deve,
nella pratica professionale, aiutare l’altro a raggiungere la massima autonomia
possibile
• Fedeltà. una volta questo aspetto veniva suggellato da una stretta di mano:
questo atto costituiva un impegno indissolubile a portare avanti ciò che era
pattuito; oggi in campo socio-sanitario indica il rispetto dei doveri del rapporto
paziente –operatore (es. riservatezza)
• Giustizia: intesa come corretta distribuzione delle risorse sia materiali che di
assistenza; che non vuol dire per tutti uguale, bensì ripartizione secondo
necessità degli individui affidati alle proprie cure.
• Non maleficienza. obbligo di evitare di fare (procurare) il male; ovvero obbligo
di mettere in pratica tutte le conoscenze al fine di evitare un danno (primum
non nuocere). Evitare di fare il male deve essere anteposto anche al principio
di beneficenza (es. durante una ricerca, nel tentativo di trovare la soluzione di
un problema, se ne aggiunge un altro)
• Verità. dovere dell’operatore di dire la verità al paziente; chiaramente tale
dovere deve intendersi mediato dalla cultura; ovvero la verità deve essere
presentata in maniera adeguata e non brutale
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*
Richiede un approccio interdisciplinare a
cominciare dalla biologia, medicina,
antropologia e sociologia.
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*Com’è nata la Bioetica?
Quali possono essere le ragioni?
1) Evoluzione delle tecnologie applicate alla
medicina (pma, fivet, diagnosi prenatale,
clonazione ecc.);
2) Il passaggio da paziente a cliente
(emancipazione del pz che rivendica il diritto di
informazione e decisione sulla propria salute);
3) La sanità pubblica (diventa base della collettività
e responsabilità comune) .
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*bioetica
CENNI STORICI
Processo di Norimberga
1946
La bioetica è nata sulla spinta del Processo di Norimberga,
dove si condannarono i medici nazisti che nel campo di concentramento tedeschi praticarono senza scrupolo esperimenti su esseri umani senza il loro consenso,
ed anche eutanasie forzate su persone ritenute indegne di vivere'(ritardati mentali, menomati fisici).
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*bioetica
CENNI STORICI
Dichiarazione di Helsinki
1964
*Sviluppata dalla WORLD MEDICAL ASSOCIATION
*Insieme dei principi etici riguardanti la comunità medica.
*Non riteneva sufficiente il consenso informato definito nel 1946. Poteva essere estorto da persone influenzanti.
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*bioetica
CENNI STORICI
Dichiarazione di Helsinki
1964
*Necessità di sottoporre ogni protocollo di sperimentazione sull’uomo ad un comitato etico indipendente.
*Limitare l’arbitrarietà del clinico e garantire al paziente il miglior trattamento curativo, diventano pilastri della bioetica.
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* DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI
DELL’UOMO (1948)
*Prevede una serie di diritti per la persona che
si compendiano nel diritto alla vita, nel diritto
a condurre la propria vita come padroni di se
stessi e dei propri atti, il diritto di integritò
corporale, il diritto alla proprietà privata dei
beni materiali, il diritto a formarsi una
famiglia, il diritto di associazione, il rispetto
della dignità umana etc.
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*
*La deontologia indica i comportamenti che si debbono tenere all’interno della professione e quelli da evitare per impedire che l’immagine sociale della professione venga offuscata.
* Parliamo, quindi di un’insieme di regole di autodisciplina che ogni professione per mezzo dei propri professionisti si da.
*Pertanto il senso di responsabilità di una professione deriva non dall’etica o dalla morale, bensì dalla deontologia.
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*
*L’operatore sanitario o sociale è un agente
morale perché nel suo servizio compie scelte
di natura etica, in quanto l’utente non sempre
è in grado di valutare e decidere.
*Egli deve essere messo in condizione di poter
scegliere e decidere, quando questo è
possibile.
*Per quanto riguarda gli operatori sanitari o
sociali, questi devono costituire la garanzia che
il bene dell’utente venga rispettato.
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*
*Le norme deontologiche, diverse per ogni
professione sono raccolte nei codici
deontologici; essi rappresentano una guida per
erogare un servizio sempre consono allo spirito
della professione stessa e per gli utenti un
mezzo per valutare il comportamento del
singolo professionista o della comunità
professionale.
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* IL CODICE DEONTOLOGICO
DEON + LOGOS
=
DOVERE DELLA PAROLA
=
Insieme dei doveri che riguardano un gruppo
professionale, ovvero gli obblighi, le responsabilità e
le norme che ispirano un comportamento corretto
nell’esercizio di una professione.
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*Si può ritenere che ogni professione sia
sostenuta da regole proprie che fanno
riferimento alla morale. Se questo è vero per
ogni professione, tanto più deve essere vero
per quelle professioni che sono al servizio
dell’uomo.
*Essere al servizio dell’uomo significa avere
grande senso di responsabilità e disponibilità
all’ascolto dell’altro, nonché una buona
preparazione professionale.
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*
*L’etica fa riferimento al modo di comportarsi
nei confronti di se e degli altri e considera
l’agire umano guidato dalla ragione e frutto
della libera determinazione.
*È una disciplina filosofica che si fonda sulla
ragione umana, cioè sulla capacità dell’uomo
di interrogarsi, essere presente a se stesso e
agli altri, consapevole delle conseguenze delle
proprie azioni e capace di porsi in relazione
con l’altro.
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*
*Spesso la pratica quotidiana richiede di operare
delle scelte difficili che pongono dei veri e
propri dilemmi morali.
*Nella pratica assistenziale le situazioni sono
molteplici e frequenti: per questo è importante
e utile avere dei principi di orientamento che
possano servire come guida nello sviluppo di un
comportamento eticamente corretto.
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*
*Uno dei metodi più diffusi per l’analisi
etica in medicina si richiama a quattro
principi fondamentali di riferimento:
*1. il principio di beneficialità (ricercare e fare
sempre il massimo bene)
*2. il principio di non maleficità (ricercare sempre
azioni che non facciano male)
*3. il principio di autonomia (rispetto
dell’autonomia personale dell’assistito)
*4. il principio di giustizia (garantire a tutti, senza
discriminazione medesimi trattamenti)
*Gli stessi principi si possono applicare anche ad
altre professioni a valenza sociale.
*La forza di ciascuno di essi sta nella loro
razionalità, cioè di essere frutto della ragione
dell’uomo
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CARTA ETICA
PER IL LAVORO DI CURA
NELL’ASSISTENZA FAMILIARE A DOMICILIO
(“Insieme nella cura” Reggio Emilia)
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*La “Carta etica” definisce gli aspetti valoriali
del rapporto di assistenza familiare
compresi:
*1.elementi di inclusione
*2.rispetto della persona e dei contratti di
lavoro vigenti
*3.impegno a favorire la libera espressione delle
diversità culturali e religiose
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* Al centro del lavoro di cura a domicilio i valori della
persona e del bene comune:
* bene comune è la ragion d’essere dei servizi a valore
sociale per facilitarne la realizzazione e l’accessibilità
* ogni persona è soggetto di diritti e doveri in quanto
essere umano elemento connettore reciproco e
vicendevole delle relazioni di cura a domicilio.
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*L’assistente familiare:
*opera nell’assistenza a persone non
autosufficienti e fragili presso il loro domicilio
*assicura la massima efficacia della propria
azione in relazione ai bisogni dell’assistito
*acquisisce e sviluppa adeguate conoscenze e
capacità
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*Il Caregiver o l’assistito che svolge le funzioni
di datore di lavoro ha il compito di:
*mettere l’assistente familiare nelle condizioni
di operare in modo efficace,
*partecipare attivamente all’indirizzo delle
attività assistenziali,
*impegnarsi nella propria conoscenza
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*
*L’assistente familiare favorisce l’integrazione
della attività di assistenza familiare nella rete
dei servizi socio assistenziali.
Nella relazione di cura possono essere presenti:
*Servizi pubblici
*soggetti con funzioni professionali
*attori sociali della comunità
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*La consapevolezza del ruolo e l’adeguata
formazione ad esso sono elementi fondanti il
valore etico e la qualità del lavoro di cura
* Il rapporto fra caregiver o assistito/datore di
lavoro e assistente familiare è un rapporto di
lavoro dipendente che viene regolato dalle leggi e
norme vigenti e dalla contrattazione collettiva cui
si rimanda per ogni aspetto e che deve essere
applicato nella sua completezza
*copia del CCNLL ed un documento sulla
prevenzione di rischi lavorativi in ambiente
domestico viene consegnato ai soggetti firmatari
la presente carta.
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*I soggetti che sottoscrivono si impegnano a….
DATORE DI LAVORO
1. Realizzare un incontro/colloquio
preliminare all’assunzione e
comunque precedente alla
conclusione del periodo di prova.
Nel corso del colloquio, espliciterà:
le proprie aspettative, manifestando
preventivamente vincoli e condizioni
sull’assistito, sullo stato delle reti
familiari e assistenziali, sugli stili di
vita e di natura religiosa, i vincoli
culturali che possano incidere
sull’attività assistenziale.
Queste informazioni saranno
periodicamente aggiornate in base alla
evoluzione delle condizioni e dei
bisogni di assistenza
LAVORATORE
1. Richiedere un incontro/colloquio
preliminare all’assunzione e
comunque precedente alla
conclusione del periodo di prova. Nel
corso del colloquio espliciterà le
proprie aspettative e condizioni,
manifestando preventivamente
vincoli: di natura culturale, di stili di
vita, religiosi, etnici che possano
incidere o limitare l’esercizio
dell’attività assistenziale.
Mantenere l’assoluta riservatezza
rispetto a ogni informazione e notizia
di cui fosse venuta a conoscenza
rispetto alla persona assistita (come
ad esempio aspetti medici, finanziari,
abitudini personali).
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DATORE DI LAVORO
2 . Migliorare le condizioni di
sicurezza, nel domicilio
dell’assistito, intervenendo su
ostacoli fisici ed eventuali
situazioni di rischio che possano
influire su di una efficace attività
di cura, operando per ridurre con
il corretto utilizzo di ausili le
conseguenze della disabilità,
mettendo a disposizione strumenti
protettivi (in primo luogo guanti di
lattice monouso, spugne ad uso
cucina e ad uso servizi igienici,
indumento protettivo es camice o
grembiule con pettorina).
LAVORATORE
2. Promuovere il più alto grado di
autonomia possibile dell’assistito
per quanto inerente le funzioni di
vita quotidiana, valorizzando al
meglio la propria comunicazione e
relazione con l’assistito nonché le
opportunità di relazione
rappresentate dalle reti parentali,
amicali e di vicinato.
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Segue…..
*segue….
DATORE DI LAVORO
3. Richiedere disponibilità e
adattabilità in relazione ai bisogni
dell’assistito, nella misura
necessaria per una efficace
prestazione assistenziale;
richiedere, ove esplicitato da
apposita valutazione di natura
sociale o sanitaria, il contributo di
altri professionisti (ad esempio:
assistenza domiciliare,
infermieristica, fisioterapica,
ecc…). Condividere con
l’assistente familiare le
informazioni e le conoscenze utili
ad assicurare la migliore efficacia
degli interventi
LAVORATORE
3. Assicurare la propria disponibilità e
flessibilità (compatibilmente a quanto
previsto nel contratto di lavoro) nella
misura necessaria per una efficace
prestazione assistenziale,
richiedendo alla famiglia, dove
ritenuto necessario, che attivi il
contributo di altri professionisti (es.
assistenza domiciliare,
infermieristica, fisioterapica ecc...).
Partecipare ai progetti di intervento
concordati con i servizi preposti (ad
esempio: servizi sociali, medico di
medicina generale) nella condivisione
delle informazioni e delle conoscenze
utili ad assicurare la migliore efficacia
degli interventi. Assicurare la propria
disponibilità/collaborazione a
verifiche della qualità assistenziale
prestata. pina brocchi 2014
*segue….
DATORE DI LAVORO
4. Segnalare agli Organi
competenti (ai Servizi sociali,
ai Centri Antiviolenza e agli
Sportelli Antidiscriminazione
presenti sul territorio) ogni
situazione di sospetta
negligenza, di omissione di
cura o di rischio di abuso
(fisico, psicologico, emotivo od
economico) ai danni
dell’anziano e dell’assistente
familiare; denunciare,
all’Autorità di Pubblica
Sicurezza preposta, eventi nei
quali si sia esplicitata una
forma di violenza nelle
relazioni di cura presso il
domicilio dell’assistito.
LAVORATORE
4. Segnalare agli Organi
competenti (ai Servizi sociali, ai
Centri Antiviolenza e agli Sportelli
Antidiscriminazione presenti sul
territorio) ogni situazione di
sospetta grave negligenza, di
omissione di cura o di rischio di
abuso (fisico, psicologico,
emotivo od economico) ai danni
dell’anziano e dell’assistente
familiare; denunciare, all’Autorità
di Pubblica Sicurezza preposta,
eventi nei quali si sia esplicitata
una forma di violenza nelle
relazioni di cura presso il
domicilio dell’assistito.
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*segue….
DATORE DI LAVORO 5. Segnalare alle Autorità competenti
l’attività o gli indizi relativi alla possibile
presenza di reti illegali di
intermediazione domanda/offerta di
lavoro, di caporalato o di crimini di
tratta.
6. Assicurare che gli spazi e l’ambiente
di vita di convivenza siano:
caratterizzati da adeguata privacy e
comfort ( es. propria stanza da letto e
collocata in spazi non seminterrati),
areati e temperati, forniti di biancheria,
provvisti di adeguati servizi igienici, di
uso di cucina e di spazio per assumere
il proprio pasto, di accesso a spazi e
attrezzature per il lavaggio, asciugatura
e stiro dei propri indumenti. Assicurare
la reperibilità in caso di emergenza
fornendo all’Assistente Familiare un
proprio numero di cellulare.
LAVORATORE
5. Segnalare alle autorità
competenti l’attività o eventi
relativi alla possibile presenza di
reti illegali di intermediazione
domanda/offerta di lavoro, di
caporalato o di crimini di tratta.
6. Mantenere un comportamento
decoroso e sobrio durante tutta
la permanenza presso il
domicilio dell’anziano,
rispettando le abitudini
personali della famiglia
accogliente e dell’assistito.
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*segue….
DATORE DI LAVORO Agevolare all’assistente familiare la
cura della propria salute,, agli
accertamenti e ai presidi sanitari.
l’accesso alle visite mediche
Favorire la disponibilità temporanea
del domicilio (o altre forme
equivalenti di sostegno, quali un
contributo per poter fruire di alloggi
temporanei gestiti da Associazioni di
volontariato), anche
successivamente all’evento di
cessazione del rapporto di lavoro per
cause indipendenti dalla volontà
delle parti (come, ad esempio, nel
caso di decesso dell’assistito o di
ricovero in strutture residenziali) per
il tempo strettamente necessario al
reperimento di altro alloggio e
comunque per il periodo massimo di
un mese.
LAVORATORE
Si impegna altresì a svolgere le
attività di cura familiare in sintonia
con i bisogni dell’assistito anche
relativamente ai gusti alimentari e
ai suoi interessi, trattando con
cura e attenzione i beni e le
proprietà dell’assistito nel rispetto
del loro valore economico e
affettivo, acquistando e gestendo
farmaci esclusivamente sotto
prescrizione medica
. Si impegna a fornire i riferimenti e
numero di cellulare della persona da
contattare in caso di emergenza
che la riguardi.
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*segue….
DATORE DI LAVORO 7. Promuovere la partecipazione
dell’assistente familiare, a incontri di
formazione e aggiornamento
professionale e ad altre iniziative che
contrastino in primo luogo gli effetti
indotti dall’isolamento e dai rischi di
esclusione e che possano aiutare a
prevenire forme di eccesso di stress
(burn out) e fattori connessi (ad
esempio alcoolismo), nonché a
forme di rappresentanza sindacale e
di categoria.
8. Evitare, nel corso del rapporto di
lavoro, ogni e qualsiasi
comportamento discriminatorio
determinato da: sesso, razza,
nazionalità, credenza religiosa,
evitando disparità nei trattamenti,
mettendo a disposizione risorse
sufficienti per gli acquisti necessari
per la vita familiare dell’assistito e
dell’assistente.
LAVORATORE
7. Partecipare attivamente a
incontri formativi, di
aggiornamento e a altre iniziative
che contrastino in primo luogo gli
effetti indotti dall’isolamento e dai
rischi di esclusione e che possano
aiutare a prevenire forme di
eccesso di stress (burn out) e
fattori connessi (ad esempio
alcoolismo).
8. Contrastare e segnalare ai
Centri Antidiscriminazione
presenti sul territorio o al numero
verde UNAR (ufficio nazionale
antidiscriminazioni razziali
800901010) ogni e qualsiasi
comportamento discriminatorio
determinato da: sesso, razza,
nazionalità, credenza religiosa,
evitando disparità nei trattamenti
nel corso del rapporto di lavoro.
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*segue….
DATORE DI LAVORO 9. Assicurare al lavoratore il
tempo necessario al riposo e al
recupero delle energie fisiche e
psichiche, operando per fornire
in modo regolare sostituzioni e
supporto idoneo, anche tramite
forme di lavoro accessorio /
utilizzo di buoni lavoro
10. Erogare retribuzioni
regolari, comprensive del
pagamento dei contributi e dei
relativi oneri previdenziali,
assicurare puntualità nel
pagamento degli emolumenti e
trasparenza nel loro computo.
Facilitare il versamento delle
imposte dovute dall’Assistente
familiare in relazione al lavoro
effettuato.
LAVORATORE
9. Beneficiare e fruire effettivamente del
tempo necessario al riposo e al recupero
delle energie fisiche e psichiche,
comprendendo che in caso di attività prestata
in convivenza il rapporto di lavoro è
esclusivo
e non consente l’assunzione contestuale di altri
incarichi
Si impegna inoltre a concordare puntualmente
con la famiglia i giorni e gli orari in cui tali
riposi, inclusi quelli giornalieri, saranno
goduti affinché la persona assistita non sia
lasciata priva di assistenza senza il consenso
dei familiari.
10. Richiedere retribuzioni regolari,
comprensive dei contributi e dei relativi oneri
previdenziali. Versare le imposte dovute
in relazione al rapporto di lavoro .
11. Richiedere alla persona assistita ed ai
suoi familiari il permesso di dare ospitalità –
anche temporanea - ad altre persone nel
domicilio dell’assistito
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*La responsabilità
* Capacità di rispondere delle proprie azioni
* Può essere intesa in senso morale o relativa alle norme
giuridiche.
* Nel diritto il soggetto giuridico può essere chiamato a rispondere
della violazione colposa o dolosa di un obbligo giuridico: la
responsabilità può essere civile, penale o amministrativa.
* È responsabile la persona che per causa volontaria di certi
effetti del suo agire può essere chiamata a darne ragione.
* Il problema della responsabilità è connesso a quello della libertà
e della volontà. La libertà come capacità dell’uomo di scegliere
le proprie azioni nel rispetto delle leggi morali. La volontà è la
facoltà del volere e realizzare un comportamento idoneo a
determinati obiettivi.
* Non è possibile ritenere responsabile un individuo che abbia
provocato un’azione in modo assolutamente involontaria.
* Essere responsabili significa riconoscersi come autori dei propri
atti e dei propri comportamenti, ed essere riconosciuti come
tali.
* Proprio per la dimensione umana e sociale della professione che
svolge, l’operatore sociale è investito di una responsabilità che
è in stretta connessione con la persona che sceglie l’ambito
assistenziale come professione: tale responsabilità ha una
dimensione etica.
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*
*La responsabilità è personale e non è delegabile.
*Un superiore può delegare un atto che rientra nelle proprie
competenze, ma ne mantiene la responsabilità.
*Egli, anche se il compito viene eseguito da altri, è
responsabile degli atti dell’operatore prescelto, del controllo
e della buona esecuzione del compito.
*Es. se un caposala delega un operatore alla compilazione di un
elenco di materiale da ordinare, rimane comunque responsabile
degli ordini fatti, se questa rientra tra le sue competenze.
*
*La responsabilità è relativa ad azioni che si compiono, ma esiste
anche una responsabilità relativa alle omissioni di azioni che
avrebbero dovuto essere compiute.
*La responsabilità, inoltre, non è declinabile, ossia, non si possono
rifiutare le responsabilità inerenti al proprio ruolo e alle proprie
funzioni.
*La responsabilità è di vari tipi, in base alla norma che regola e/o
giudica l’azione della quale occorre rispondere.
*Spesso queste responsabilità si sommano tra loro, ma è bene
saperle distinguere, anche perché determinano sanzioni ben
diverse.
*
Tipo di norma forma Tipo di responsabilità
morale Non scritta Morale
deontologica scritta Professionale
legge scritta Penale
civile
Regolamenti,
disposizioni, direttive,
ordini
scritta Disciplinare o
amministrativa
*
*È relativa a norme non scritte di buona convivenza sociale.
*Es. Una norma morale è quella di svolgere bene il proprio
lavoro e di non lasciare in sospeso compiti ad altri colleghi
del turno successivo.
*Altri esempi: fedeltà, sincerità etc
*
*Civile. Deriva dall’inosservanza di norme relative al codice
civile ( es. causare danni materiali che devono essere
risarciti)
*Penale. Deriva dall’inosservanza di norme relative al codice
penale che prevedono sanzioni penali in caso di reati
(limitazione della libertà personale).
*
*Si ha in caso di inosservanza di norme amministrative,
regolamenti, contratti di lavoro etc.
*Si parla anche di responsabilità amministrative
*
Gli anziani
La senescenza comporta profonde trasformazioni organiche
e psicologiche. Con l’avanzare degli anni l’uomo può
subire alterazioni degenerative che ne compromettono
l’efficienza. Altre volte malattie invalidanti possono
lasciare degli esiti. Questi provocano modificazioni
psicologiche indotte dalla perdita di ruolo sociale o
familiare. Tutto ciò può portare a depressione.
È dovere di ogni operatore prestare alla persona anziana
un’umana solidarietà, evitando l’offensivo pietismo o la
fredda indifferenza.
Lo sforzo assistenziale deve essere rivolto a prevenire e
curare la mancanza di autosufficienza che può essere
considerata la vera malattia della vecchiaia.
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*
*Alcune particolari situazioni emergenti
nell’assistenza all’anziano devono fare
riflettere tutti gli operatori con un’attenzione
rivolta soprattutto a eventuali forme di
maltrattamenti (abuso e abbandono), di
negligenza, imperizia assistenziale, con
conseguenze che, oltre a favorire la
regressione della persona e attentare alla
dignità umana, possono avere gravi
conseguenze penali per chi assiste l’anziano.
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*
*Nella relazione di aiuto all’anziano è opportuno
avere degli obiettivi:
*Conservare l’unità della persona (mente, corpo,
contesto);
*Valutare i problemi con metodo
multidimensionale;
*Aumentare la fiducia dell’anziano in se stesso;
*Aiutare il ripristino dell’autonomia;
*Sostenere la collaborazione del malato e dei
familiari;
*Favorire il mantenimento al domicilio
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* Nella formazione degli operatori al rispetto dell’altro, all’etica
della responsabilità e alla cultura del sapere vale la pena di
approfondire l’importanza dell’empatia, ricalcando nella realtà
geriatrica i noti principi di Carl Rogers (psicologo statunitense):
* Solo una persona che conosce se stessa è in grado di capire il vissuto e
il mondo di un anziano, e può stabilire con lui un vero rapporto di
aiuto. Occorre che l’operatore impari ad analizzare se stesso e a
convivere con i propri conflitti personali per poter meglio giudicare,
decidere e assumersi responsabilità.
* Solo un atteggiamento assistenziale autentico e trasparente può
suscitare fiducia nell’anziano disabile e con malattie croniche.
* Il rapporto di aiuto diventa un rapporto terapeutico se è autentico, se
vi è empatia. Le situazioni assistenziali possibili sono numerose e tutte
con grave impegno di responsabilità.
*
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*Dal punto di vista pratico, la relazione
interpersonale deve essere caratterizzata da
atteggiamenti di affetto, nello sforzo di rasserenare
l’esperienza esistenziale dell’anziano disabile e di
fargli meglio accettare l’eventuale perdita di
autonomia fino al termine della vita.
*L’operatore deve controllare le sue emozioni
facendo sentire l’anziano a proprio agio anche in
caso di disabilità gravi o demenza. Altresì deve
essere favorita nel malato, anche attraverso il
linguaggio metaverbale, la capacità d’ascolto e di
comprensione.
*
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*Altri argomenti di discussione:
*- la disabilità
*-il segreto professionale
*-i bisogni
*-assistenza alla persona demente
*-relazione con la persona anziana
*- la contenzione
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* Aboliamo e condanniamo la contenzione nelle Rsa
* 17 NOV - Gentile direttore,
seguo con molto interesse il vostro quotidiano, che apprezzo molto in quanto offre
informazione di qualità e lo spazio per la condivisione di riflessioni, in maniera aperta
e rispettosa. Da circa 6 anni lavoro nelle residenze per anziani e sento l’esigenza di
condivide alcune mie opinioni.
Le difficoltà economiche e sociali nell’accudire gli anziani al proprio domicilio non
sono più negabili. In Toscana la popolazione è invecchiata, e i “grandi” anziani sono
molti ed hanno figli anch’essi anziani, con risorse sempre più scarse e condizioni sociali
spesso disagiate. Ciò detto, ritengo che la residenzialità non generi da una crudeltà di
un familiare ingrato, ma nella stragrande maggioranza dei casi sia pressoché
inevitabile. Il domicilio, spesso obiettivo nobile di molti programmi politici, diviene un
privilegio esclusivo, possibile solo per pochi fortunati.
Nonostante l’evidenza della ineluttabilità della scelta di ricoverare il proprio caro,
rimane però un nel pensiero comune e nelle campagne politiche una sottintesa idea di
residenzialità come di abbandono volontario e crudele, luogo dove nessuno vorrebbe
finire, l’ospizio, la casa di riposo. Ne scaturisce un giudizio negativo che impone a
coloro che lo subiscono, sensi di colpa e dolori morali e sociali. Sottintendendo che la
non autosufficienza corrisponda con la perdita della dignità di individui, gli anziani
vengono quasi automaticamente denudati dei diritti fondamentali: la libertà,
l’autodeterminazione. Si elegge un amministratore di sostegno, che tutela certamente,
ma così non ci sono più decisioni da prendere, scelte da fare, denari da gestire.
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* Periodicamente vengono scoperte delle “case degli orrori”, titoli cubitali sui giornali,
video accessibili a tutti con immagini da lager moderni. Operatori degenerati che
maltrattano anziani per lo più dementi: “e chi sa cosa non accade nelle altre…”,
commenti plausibili.
Lavorando in molte residenze rimango stravolta, non riesco a guardare i video senza
piangere di orrore. Perché degli esseri umani arrivano a un tale livello di abbrutimento?
Quale condizione può portare a tali comportamenti? Quale seme può generare una
pianta così velenosa? E’ mai possibile che la crudeltà abiti quegli animi senza un
ripensamento, da parte di nessuno, senza che l’organizzazione ne abbia la minima
percezione? In un sistema composto da molti, potrà forse esserci un singolo individuo
capace di concepire una tale nefandezza, ma questo da solo non può generare un tale
abominio.
Immagino persone anziane provenienti da vite diverse, realtà diverse, storie di vita
diverse, famiglie ed affetti diversi, “deportate” come direbbe Tim Kitwood, in
strutture chiuse e organizzazioni rigide. Private dei loro averi, dei loro beni, dei loro
affetti, dei loro diritti, della libertà, di tutto ciò che le caratterizza come esseri
umani, perché si dovrebbero aspettare trattamenti migliori? Questa mia domanda
vorrebbe essere ovviamente provocatoria.
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* La nostra società applica con molta benevolenza quella che Tim Kitwood definirebbe la
“Psicologia sociale maligna”: decido io cosa è bene per te, secondo criteri che la società
ritiene benevoli. Così la piramide di Maslow si solidifica in un macigno in cui i bisogni
fisiologici imperano a scapito di ciò che da un senso alla vita: la libertà, l’autodeterminazione.
Il corpo quindi viene alzato, lavato, vestito, con abbigliamento comodo per chi lo devo fare, in
momenti che altri decidono, idratato, nutrito a forza…e continua ad essere un indicatore di
qualità il numero dei bagni effettuati in un anno. La contenzione impera, fisica,
farmacologica, sociale, acquisita per diritto dalla psicologia sociale maligna che la considera
una protezione, i bisogno in cima alla piramide di Maslow pressoché ignorati.
Allora non ci indigniamo mai abbastanza di fronte alle residenze degli orrori, supponiamo che
la responsabilità possa essere esclusivamente dei singoli soggetti o follia di un piccolo gruppo
isolato, anziché generata da una cultura che pone le fondamenta per una tale evoluzione.
Sappiamo benissimo che sono i sistemi a determinare o comunque a tollerare i
comportamenti. Uno dei requisiti di molti sistemi di accreditamento è la presenza in struttura
di protocolli per la gestione della contenzione. Facendo una semplice ricerca su un qualsiasi
motore di ricerca si scopre facilmente che alcuni enti hanno pubblicato delle linee guida
sull’utilizzo della contenzione. Capite che c’è una contraddizione. Sarebbe come se la tortura
fosse regolarizzata da una norma. Comportamenti che ledono diritti fondamentali vengono
regolamentati da linee guida e protocolli, che riterrei quantomeno anticostituzionali.
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* La nostra meravigliosa costituzione all’articolo 13 ci dice: “La libertà personale è inviolabile.
Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né
qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'Autorità
giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge”.
Molti di questi protocolli e linee guida giustificano l’utilizzo della contenzione finalizzandola
alla prevenzione delle cadute. Le evidenze indicano esattamente il contrario: la riduzione
della mobilità, e quindi la contenzione, favoriscono le cadute e ne peggiorano gli esiti.
L’immobilità aumenta la decalcificazione ossea e predispone alle fratture, la contenzione
stessa può provocare la morte della persona. Nelle indicazione di molti di questi documenti si
sottolinea la necessità delle prescrizione medica alla contenzione, con rivalutazione
trimestrale o semestrale. Non è anticostituzionale? Non si dovrebbe considerare aberrante? Chi
stabilisce il limite a questo scempio? Il medico diviene il capro espiatorio.
Allora proporrei una passo coraggioso: abolire e condannare la contenzione e eliminare i
protocolli e linee guida. Le residenze per anziani possono essere luoghi meravigliosi dove
trascorrere gli ultimi anni della propria vita, ma è necessario un paradigma diverso: cosa
rappresentano gli anziani per noi, per la società? Che valore vogliamo dare alla vita? Lavoro in
strutture “illuminate”, che si adoperano per rendere migliore la residenzialità, ponendosi
come obiettivo la felicità e la serenità della persona e della famiglia, ma fanno molta fatica.
La contenzione spesso è utilizzata per carenze di organico o strutturali, decidere di abolirla
vuol dire investire con risorse che non ci sono date. Esistono modelli assistenziali che
riconoscono e soddisfano tutti le dimensioni ed i bisogni della scala di Maslow e creano
ambienti sereni nei quali la relazione è lo strumento cardine: il Gentlecare di Moyra Jones,
l’approccio capacitante di Piero Vigorelli.
La città di Trieste si è dichiarata città libera da contenzione e ne ha fatto uno slogan. Cito la
dott.ssa Maila Mislej: “Siamo riusciti a sciogliere i matti, dobbiamo riuscire a liberare gli
anziani!”. Una sfida coraggiosa sull’impronta di Franco Basaglia e di molti coraggiosi. Ciò che
la nostra società deve prima di tutto scegliere sono i valori su cui vuole fondarsi.
Gli anziani sono un bagaglio di cultura, storia, emozioni, che rimane un tesoro inestimabile per
noi e per le generazioni a venire. Saremo noi in prospettiva. Se la società non sa più farsene
carico, non è colpa loro.
Dott.ssa Cristina Banchi
Infermiera Responsabile Sistemi Qualità
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