Maria nel dialogo ecumenico occidentale

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analisi di tre documenti del dialogo ecumenico: Unico mediatore, i santi e Maria (1990); Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi (1997), Maria grazia e speranza in Cristo (2004)

Transcript of Maria nel dialogo ecumenico occidentale

a cura di Paola Barigelli-Calcari

La questione Maria-mariologia è entrata a far parte dell’agenda ecumenica.

dialoghi bilaterali di tipo ufficiale internazionale:

Dichiarazione comune su la Madre di Dio tra Chiesa ortodossa e Vecchicattolici (Chambèsy, 30 agosto 1977) Maria , grazia e speranza in Cristo tra Chiesa cattolica romana e Comunione anglicana (Seattle, 2 febbraio 2004)

dialoghi bilaterali di tipo ufficiale nazionale : L’unico mediatore, i santi e Maria (1990) Gruppo di dialogo fra Cattolici romani e luterani negli USA

dialoghi non ufficiali: Dichiarazione dei Congressi mariologici internazionali (1900…2008) Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei Santi del gruppo di Dombes (1997)

Il “sacro obbligo” di un ecumenismo della verità e della carità raggiunge un

risultato significativo specialmente nella rinnovata fraternità in Cristo e

nell’apprezzamento reciproco nel cammino verso la piena unità.

Il “sacro obbligo” di un ecumenismo della verità e della carità raggiunge un

risultato significativo specialmente nella rinnovata fraternità in Cristo e

nell’apprezzamento reciproco nel cammino verso la piena unità.

Anche le dichiarazioni magisteriali dogmatiche possono essere

espresse diversamente. Aldilà delle dichiarazioni comuni ciò che

veramente conta è “la metanoia continua e convinta”.

Anche le dichiarazioni magisteriali dogmatiche possono essere

espresse diversamente. Aldilà delle dichiarazioni comuni ciò che

veramente conta è “la metanoia continua e convinta”.

La divisione può essere anche feconda, può portare ad una ricchezza maggiore della fede e in tal modo preparare l’una molteplice chiesa, che noi non ci sappiamo ancora immaginare, ma nella quale nulla sarà perduto di ciò che di positivo è cresciuto nella storia, dappertutto nel mondo. Forse abbiamo bisogno di separazioni per arrivare a tutta la pienezza che il Signore aspetta.

La divisione può essere anche feconda, può portare ad una ricchezza maggiore della fede e in tal modo preparare l’una molteplice chiesa, che noi non ci sappiamo ancora immaginare, ma nella quale nulla sarà perduto di ciò che di positivo è cresciuto nella storia, dappertutto nel mondo. Forse abbiamo bisogno di separazioni per arrivare a tutta la pienezza che il Signore aspetta.

Perciò dobbiamo

purificare la fede “dai

fraintendimenti che

continuiamo a trascinarci

dietro, perché troppo

sicuri di noi stessi e

troppo pigri”.

A volte le modalità usate,

oltre alla fissità del

linguaggio dogmatico

delle dichiarazioni

magisteriali, non sono le

migliori possibili e

legittime.

Perciò dobbiamo

purificare la fede “dai

fraintendimenti che

continuiamo a trascinarci

dietro, perché troppo

sicuri di noi stessi e

troppo pigri”.

A volte le modalità usate,

oltre alla fissità del

linguaggio dogmatico

delle dichiarazioni

magisteriali, non sono le

migliori possibili e

legittime.

Per esprimere la nostra

comprensione della

verità nella chiesa

dobbiamo porci

all’ascolto gli uni dagli

altri e gli uni con gli altri

convinti che in un

sincero dialogo religioso

ci sia sempre qualcosa

di nuovo da imparare.

C’è una somiglianza

profonda tra lo stile

ecumenico e le modalità

educative.

Per esprimere la nostra

comprensione della

verità nella chiesa

dobbiamo porci

all’ascolto gli uni dagli

altri e gli uni con gli altri

convinti che in un

sincero dialogo religioso

ci sia sempre qualcosa

di nuovo da imparare.

C’è una somiglianza

profonda tra lo stile

ecumenico e le modalità

educative.

“Ciascuno deve dunque convertirsi

più radicalmente al Vangelo e,

senza mai perdere di vista il

disegno di Dio, deve mutare il suo

sguardo. Con l'ecumenismo la

contemplazione delle meraviglie di

Dio (mirabilia Dei) si è arricchita di

nuovi spazi nei quali il Dio Trinitario

suscita l'azione di grazie: la

percezione che lo Spirito agisce

nelle altre Comunità cristiane, la

scoperta di esempi di santità,

l'esperienza delle ricchezze

illimitate della comunione dei santi,

il contatto con aspetti insospettabili

dell'impegno cristiano”.

“Ciascuno deve dunque convertirsi

più radicalmente al Vangelo e,

senza mai perdere di vista il

disegno di Dio, deve mutare il suo

sguardo. Con l'ecumenismo la

contemplazione delle meraviglie di

Dio (mirabilia Dei) si è arricchita di

nuovi spazi nei quali il Dio Trinitario

suscita l'azione di grazie: la

percezione che lo Spirito agisce

nelle altre Comunità cristiane, la

scoperta di esempi di santità,

l'esperienza delle ricchezze

illimitate della comunione dei santi,

il contatto con aspetti insospettabili

dell'impegno cristiano”.

“Rinnovamento e conversione, sincerità e coerenza evangelica, intensità di preghiera, franchezza di dialogo, collaborazione fraterna” sono gli eventi spirituali che tutti i cristiani devono vivere per arrivare alla “piena comunione nella verità e nella carità”.

“Il dialogo, il confronto, fatto di studio serio e scevro da precomprensioni, deve portare la comunità alla profonda conversione del cuore; alla purificazione degli occhi; al dare spazio e primato assiologico alla Parola rivelata, finalmente liberata dai legacci confessionalistici; a collocare Maria “in” Cristo, nell’alveo trinitario, nella comunione dei santi; a possedere una reciproca comprensione sia sul piano dottrinale sia su quello cultuale, che implica accettare l’esistenza di diverse tradizioni ecclesiali e di sensibilità cultuali diverse; alla partecipazione assidua, paziente, costruttiva e cordiale agli sforzi interconfessionali; all’impegno della preghiera con Cristo e per Cristo, per la Chiesa una”.

“Il dialogo, il confronto, fatto di studio serio e scevro da precomprensioni, deve portare la comunità alla profonda conversione del cuore; alla purificazione degli occhi; al dare spazio e primato assiologico alla Parola rivelata, finalmente liberata dai legacci confessionalistici; a collocare Maria “in” Cristo, nell’alveo trinitario, nella comunione dei santi; a possedere una reciproca comprensione sia sul piano dottrinale sia su quello cultuale, che implica accettare l’esistenza di diverse tradizioni ecclesiali e di sensibilità cultuali diverse; alla partecipazione assidua, paziente, costruttiva e cordiale agli sforzi interconfessionali; all’impegno della preghiera con Cristo e per Cristo, per la Chiesa una”.

Forse oggi siamo distanti dal clima culturale del XVI secolo. Ma se ripensiamo al sincero desiderio di riforma di Martin Lutero e Melantone nella Confessione augustana, nella Apologia della Confessione augustana e alla pungente confutazione della CA da parte dei cattolici, dobbiamo riflettere sull’importanza del linguaggio. Possiamo sostenere che la teologia mariana nei nostri giorni testimonia il “passaggio dall’occultamento al risveglio e dal risveglio all’accoglienza”. Sempre più si prende coscienza che Maria, madre, discepola e serva del Signore, è patrimonio comune, uno dei “valori” della fede cristiana, uno dei precipui “beni” spirituali che la carità del Maestro ha legato alla comunità dei “suoi”.

Le nostre convinzioni fondanti la fede in Cristo possono essere sempre comunicata agli altri con nuove analogie. Perciò la modestia e la prudenza sono le qualità migliori per avvicinarsi alla verità piena e completa.Anche Karl Barth considerava Maria “modello e paradigma di tutti i cristiani chiamati a credere, e perciò ad ubbidire, e perciò a servire”.

Le nostre convinzioni fondanti la fede in Cristo possono essere sempre comunicata agli altri con nuove analogie. Perciò la modestia e la prudenza sono le qualità migliori per avvicinarsi alla verità piena e completa.Anche Karl Barth considerava Maria “modello e paradigma di tutti i cristiani chiamati a credere, e perciò ad ubbidire, e perciò a servire”.

Nel precedente documento Autorità magisteriale e infallibilità nella Chiesa. Dichiarazioni comune e riflessioni (1978) si soffermano sul dogma conciliare dell’infallibilità (1870) sul dogma dell’immacolata concezione (1854) e su quello dell’assunzione (1950).

In quale misura la loro mancata accettazione impedisce

la comunione e l’unità?

Nel precedente documento Autorità magisteriale e infallibilità nella Chiesa. Dichiarazioni comune e riflessioni (1978) si soffermano sul dogma conciliare dell’infallibilità (1870) sul dogma dell’immacolata concezione (1854) e su quello dell’assunzione (1950).

In quale misura la loro mancata accettazione impedisce

la comunione e l’unità?

Il culto ai santi e a

Maria toglie qualcosa

all’onore e alla fiducia

da accordarsi a Gesù

il Cristo, il mediatore

unico della salvezza?

Il culto ai santi e a

Maria toglie qualcosa

all’onore e alla fiducia

da accordarsi a Gesù

il Cristo, il mediatore

unico della salvezza?

Genere letterario, ecclesialità e contesto

Dialogo teologico: tesi dottrinale nata in un contesto orante

Fin dal 1965 il dialogo teologico fra luterani e i cattolici romani negli Stati uniti si è interessato ai punti della dottrina che hanno unito o separato le rispettive Chiese a partire dal XVI secolo.

Genere letterario, ecclesialità e contesto

Dialogo teologico: tesi dottrinale nata in un contesto orante

Fin dal 1965 il dialogo teologico fra luterani e i cattolici romani negli Stati uniti si è interessato ai punti della dottrina che hanno unito o separato le rispettive Chiese a partire dal XVI secolo.

Scopo, motivazione e destinazione

Lo scopo del dialogo ecumenico non è quello di eliminare tutte le divergenze, ma di fare in modo che quelle che rimangono non siano in contrasto con un consenso di base nella fede apostolica e quindi siano legittime o almeno tollerabili (EO 4/90, 1156-1157)

Nel XVI secolo luterani e

cattolici discutevano fra

loro se la venerazione e

l’invocazione a Maria e

agli altri santi del cielo

togliessero qualcosa alla

fede, alla fiducia e alla

speranza che vanno

poste nell’unico

mediatore, Cristo. Oggi

il problema è ancora

vivo (EO 4/39, 1131)

Nel XVI secolo luterani e

cattolici discutevano fra

loro se la venerazione e

l’invocazione a Maria e

agli altri santi del cielo

togliessero qualcosa alla

fede, alla fiducia e alla

speranza che vanno

poste nell’unico

mediatore, Cristo. Oggi

il problema è ancora

vivo (EO 4/39, 1131)

Una sola fonte il Padre

per il Figlio nello Spirito,

a cui è passaggio

obbligato la

testimonianza della

tradizione apostolica

raccolta in una scrittura

aperta nello Spirito al

suo sensus plenior che

accade in Ecclesia nel

frattempo della storia (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 300-301)

Una sola fonte il Padre

per il Figlio nello Spirito,

a cui è passaggio

obbligato la

testimonianza della

tradizione apostolica

raccolta in una scrittura

aperta nello Spirito al

suo sensus plenior che

accade in Ecclesia nel

frattempo della storia (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 300-301)

Criteri ermeneutici

Questo documento va letto alla

luce di Giustificazione per fede

(1983).

L’assunzione comune dell’articolo

di fede della giustificazione come

criterio di autenticità e di

legittimazione di ogni dottrina e

pratica ecclesiale.

“Tutta la nostra speranza di

giustificazione e di salvezza si

fonda su Gesù Cristo e sul suo

Vangelo…” così che “noi poniamo

la nostra fiducia ultima

unicamente nella promessa di Dio

e nella sua opera salvifica in

Cristo” (EO 4/4157)

Criteri ermeneutici

Questo documento va letto alla

luce di Giustificazione per fede

(1983).

L’assunzione comune dell’articolo

di fede della giustificazione come

criterio di autenticità e di

legittimazione di ogni dottrina e

pratica ecclesiale.

“Tutta la nostra speranza di

giustificazione e di salvezza si

fonda su Gesù Cristo e sul suo

Vangelo…” così che “noi poniamo

la nostra fiducia ultima

unicamente nella promessa di Dio

e nella sua opera salvifica in

Cristo” (EO 4/4157)

Nella luce dell’unica mediazione di Cristo, che fu denominata il “correlativo” del principio della giustificazione a mezzo della fede (n. 117).L’unica mediazione diventa così il correlativo del principio cardine della giustificazione: sta cioè con esso in rapporto di reciprocità, di interdipendenza.Le due Chiese su questo hanno un accordo sostanziale.

Questo è un principio interpretativo di tutto il cristianesimo, tale da divenire criterio critico di autenticità della fede, della celebrazione, dell’annuncio, della prassi e dell’organizzazione ecclesiali.

Questo è un principio interpretativo di tutto il cristianesimo, tale da divenire criterio critico di autenticità della fede, della celebrazione, dell’annuncio, della prassi e dell’organizzazione ecclesiali.

Il problema consiste nel modo come si afferma il ruolo di Cristo quale mediatore unico cosicchè tutte le “mediazioni” nella Chiesa non solo non lo sminuiscano, ma lo facciano conoscere e lo esaltino.(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 302)

Il problema consiste nel modo come si afferma il ruolo di Cristo quale mediatore unico cosicchè tutte le “mediazioni” nella Chiesa non solo non lo sminuiscano, ma lo facciano conoscere e lo esaltino.(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 302)

Nel dibattito del XVI secolo i santi e le invocazioni a loro erano istanza che

dividevano molto le chiese.Bisogna vagliare bene la differenza di

prassi, indice di un’imperfetta convergenza sull’uso di un principio

ermeneutico condiviso:l’invocazione dei santi e di Maria e la loro intercessione, sminuisce come sostengono i luterani o fa conoscere

ed esalta l’unico ruolo di Cristo come sostengono i cattolici?

(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 302)

Nel dibattito del XVI secolo i santi e le invocazioni a loro erano istanza che

dividevano molto le chiese.Bisogna vagliare bene la differenza di

prassi, indice di un’imperfetta convergenza sull’uso di un principio

ermeneutico condiviso:l’invocazione dei santi e di Maria e la loro intercessione, sminuisce come sostengono i luterani o fa conoscere

ed esalta l’unico ruolo di Cristo come sostengono i cattolici?

(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 302)

Non si tratta di imporre la propria lectio all’altro, ma di imparare a partire dal rispetto dei rispettivi orizzonti e delle rispettive accentuazioni teologiche, a prendere in seria considerazione che vi possono essere differenze complementari e reciproche, non necessariamente motivo di divisione.

Quando Lutero nel 1517 chiese che si tenesse una discussione accademica sull’uso delle indulgenze e il loro rapporto con il sacramento della penitenza, il culto dei santi e di Maria ne divenne un argomento correlato (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 306)

Quando Lutero nel 1517 chiese che si tenesse una discussione accademica sull’uso delle indulgenze e il loro rapporto con il sacramento della penitenza, il culto dei santi e di Maria ne divenne un argomento correlato (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 306)

Nel 1517-18 egli aveva valutato e trovato manchevoli un certo numero di pratiche e di istituzioni correnti nella Chiesa del suo tempo. Le sue critiche si appuntarono su: la confessione sacramentale e l’assoluzione le indulgenze il papato e il suo potere di legare e di sciogliere il purgatorio e le preghiere per i defunti.Lutero vi scorgeva una pretesa di trasmettere quel perdono che poteva venire solo da Cristo. Osservava nel popolo una maggiore fiducia nei meriti dei santi defunti che in Cristo.

Si può credere che la Chiesa sia la mediatrice del perdono di Dio, sia per il peccato che per le sue conseguenze? Questo era il punto del disaccordo Non possumus fu la risposta di Lutero a Tommaso de Vio, il Caietano (Clemente VI Unigenitus).La retta amministrazione dei sacramenti necessitava di una ragione ed evidenza a Cristo senza un’accentuazione indebita del ruolo della Chiesa.Come esprimere il rapporto tra Cristo unico salvatore e la Chiesa luogo di trasmissione di tale salvezza? In termini di mediazione, in termini di testimonianza?(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 308)

Si può credere che la Chiesa sia la mediatrice del perdono di Dio, sia per il peccato che per le sue conseguenze? Questo era il punto del disaccordo Non possumus fu la risposta di Lutero a Tommaso de Vio, il Caietano (Clemente VI Unigenitus).La retta amministrazione dei sacramenti necessitava di una ragione ed evidenza a Cristo senza un’accentuazione indebita del ruolo della Chiesa.Come esprimere il rapporto tra Cristo unico salvatore e la Chiesa luogo di trasmissione di tale salvezza? In termini di mediazione, in termini di testimonianza?(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 308)

Il rifiuto del culto dei santi e di Maria da parte di Lutero si basava sull’opinione che questa pratica non si fondasse sul comando divino e diminuisse la fede nel solo Cristo. • Cristo è il solo mediatore di salvezza. Abolisce i termini “fare da avvocato” (fürsprecherin) e del mediare (mittlerin). Tollera le feste liturgiche dell’annunciazione, della Visitazione e della purificazione.• “In Cristo abbiamo ogni cosa mille volte meglio”. Combatte la tendenza medievale a trasformare il Cristo benevolo in giudice temibile placabile dall’intercessione di terzi.• Lutero esprime un bisogno di trasparenza del primato cristologico soffocato da un eccesso di mediazioni, di passaggi intermedi.• I santi defunti possono essere venerati come esempio di fede in Cristo, il “santo dei santi”, dal quale discende ogni santità. Si tratta di passare dall’invocazione alla memoria liturgica all’imitazione. (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 309-311)

Il rifiuto del culto dei santi e di Maria da parte di Lutero si basava sull’opinione che questa pratica non si fondasse sul comando divino e diminuisse la fede nel solo Cristo. • Cristo è il solo mediatore di salvezza. Abolisce i termini “fare da avvocato” (fürsprecherin) e del mediare (mittlerin). Tollera le feste liturgiche dell’annunciazione, della Visitazione e della purificazione.• “In Cristo abbiamo ogni cosa mille volte meglio”. Combatte la tendenza medievale a trasformare il Cristo benevolo in giudice temibile placabile dall’intercessione di terzi.• Lutero esprime un bisogno di trasparenza del primato cristologico soffocato da un eccesso di mediazioni, di passaggi intermedi.• I santi defunti possono essere venerati come esempio di fede in Cristo, il “santo dei santi”, dal quale discende ogni santità. Si tratta di passare dall’invocazione alla memoria liturgica all’imitazione. (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 309-311)

Lutero proclama una pubblica testimonianza a favore di Cristo unico centro, unico mediatore di giustificazione e unico avvocato a cui rivolgersi. Melantone, Confessio Augustana (CA) letta nel 1530 alla dieta di Augusta (Baviera): comunque non si può provare attraverso le Scritture che dobbiamo invocare i santi o chiedere il loro aiuto. “Perché uno solo è il mediatore fra Dio e gli uomini, il Cristo Gesù (1 Tm 2,5)”.Nel 1531 Apologia della Confessio Augustana (ACA) in risposta alla Confutatio.Girolamo parla degli onori resi ai santi e non della loro invocazione.Nell’ACA si vede tributare un triplice onore: un ringraziamento a Dio per questi esempi di misericordia consolidano la nostra fede favoriscono l’imitazione della loro fede e virtù secondo la nostra vocazione(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 312-313)

Lutero proclama una pubblica testimonianza a favore di Cristo unico centro, unico mediatore di giustificazione e unico avvocato a cui rivolgersi. Melantone, Confessio Augustana (CA) letta nel 1530 alla dieta di Augusta (Baviera): comunque non si può provare attraverso le Scritture che dobbiamo invocare i santi o chiedere il loro aiuto. “Perché uno solo è il mediatore fra Dio e gli uomini, il Cristo Gesù (1 Tm 2,5)”.Nel 1531 Apologia della Confessio Augustana (ACA) in risposta alla Confutatio.Girolamo parla degli onori resi ai santi e non della loro invocazione.Nell’ACA si vede tributare un triplice onore: un ringraziamento a Dio per questi esempi di misericordia consolidano la nostra fede favoriscono l’imitazione della loro fede e virtù secondo la nostra vocazione(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 312-313)

Lutero negli Articoli di Smalcalda

(AS) 1537 scrive:E benchè gli angeli in cielo preghino per noi (come pure fa Cristo stesso) e così anche i santi sulla terra o forse anche in cielo, non ne consegue affatto che dobbiamo invocare e adorare gli angeli e i santi, offrire sacrifici, fondare chiese, altari e culti per loro e servirli in tanti altri modi e attribuendo a loro aiuti di ogni tipo, assegnandone a ciascuno uno particolare, come insegnano e fanno i papisti. Questa infatti è idolatria e tale onore spetta solo a Dio(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 312-313)

Lutero negli Articoli di Smalcalda

(AS) 1537 scrive:E benchè gli angeli in cielo preghino per noi (come pure fa Cristo stesso) e così anche i santi sulla terra o forse anche in cielo, non ne consegue affatto che dobbiamo invocare e adorare gli angeli e i santi, offrire sacrifici, fondare chiese, altari e culti per loro e servirli in tanti altri modi e attribuendo a loro aiuti di ogni tipo, assegnandone a ciascuno uno particolare, come insegnano e fanno i papisti. Questa infatti è idolatria e tale onore spetta solo a Dio(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 312-313)

Il fatto che i luterani non invocano Maria e i santi esprime una posizione che riflette ed esprime una struttura di pensiero a monte.Dal punto di vista luterano il punto nodale è la natura stessa della mediazione di Cristo.Cristo stesso è la mediazione, egli è l’unico che la svolge, perciò è necessario coniugare il mediatore di salvezza e la salvezza stessa.Non solo annuncia (dicit) e manifesta (significat) ma è (est) il perdono di Dio, la parola di Dio e la vita eterna di Dio, in breve la giustificazione, la santificazione e la risurrezione dell’uomo.(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 323)

Il fatto che i luterani non invocano Maria e i santi esprime una posizione che riflette ed esprime una struttura di pensiero a monte.Dal punto di vista luterano il punto nodale è la natura stessa della mediazione di Cristo.Cristo stesso è la mediazione, egli è l’unico che la svolge, perciò è necessario coniugare il mediatore di salvezza e la salvezza stessa.Non solo annuncia (dicit) e manifesta (significat) ma è (est) il perdono di Dio, la parola di Dio e la vita eterna di Dio, in breve la giustificazione, la santificazione e la risurrezione dell’uomo.(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 323)

È quindi evidente che il fatto che Cristo sia l’unico mediatore non esclude, anzi provoca un’ulteriore mediazione intesa come trasmissione attraverso la Parola e il sacramento (EO 4/45, 1135)“Ciò che conta è divenire in Cristo una nuova creatura”.La santità è simultaneamente dono di Dio e modo di vivere secondo la volontà di Dio, è donus per un munus, una grazia per un compito.Cristo è il nostro merito e il nostro vanto presso Dio.

(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 324-326)

È quindi evidente che il fatto che Cristo sia l’unico mediatore non esclude, anzi provoca un’ulteriore mediazione intesa come trasmissione attraverso la Parola e il sacramento (EO 4/45, 1135)“Ciò che conta è divenire in Cristo una nuova creatura”.La santità è simultaneamente dono di Dio e modo di vivere secondo la volontà di Dio, è donus per un munus, una grazia per un compito.Cristo è il nostro merito e il nostro vanto presso Dio.

(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 324-326)

Non escludono l’ammissione che Maria è viva e prega per noi e che noi possiamo entrare in dialogo con i santi.Anche se rimane viva la domanda del che cosa i loro meriti, la loro intercessione e la loro invocazione aggiungono a quelli di Cristo.I luterani hanno un animo essenziale e sfrondato degli abusi della vita devozionale nella chiesa.Solo Cristo è il Risorto in pienezza, solo Cristo è mediatore-intercessore, solo Cristo è da invocare.Comunque non misconoscono la Communio Sanctorum: sono segni della misericordia di Dio di cui ringraziare e compagni da imitare.

(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 327)

Non escludono l’ammissione che Maria è viva e prega per noi e che noi possiamo entrare in dialogo con i santi.Anche se rimane viva la domanda del che cosa i loro meriti, la loro intercessione e la loro invocazione aggiungono a quelli di Cristo.I luterani hanno un animo essenziale e sfrondato degli abusi della vita devozionale nella chiesa.Solo Cristo è il Risorto in pienezza, solo Cristo è mediatore-intercessore, solo Cristo è da invocare.Comunque non misconoscono la Communio Sanctorum: sono segni della misericordia di Dio di cui ringraziare e compagni da imitare.

(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 327)

Volendo usare il linguaggio della cooperazione di Maria alla salvezza, come dei santi, diciamo che essa non può essere proposta né in termini di merito, né in termini di avvocata invocata e neppure in termini di mediatrice di grazie.Maria edifica la Chiesa in termini di esemplarità, di esempio da imitare e di libera intercessione.(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 328)

Volendo usare il linguaggio della cooperazione di Maria alla salvezza, come dei santi, diciamo che essa non può essere proposta né in termini di merito, né in termini di avvocata invocata e neppure in termini di mediatrice di grazie.Maria edifica la Chiesa in termini di esemplarità, di esempio da imitare e di libera intercessione.(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 328)

L’opera di un gruppo di teologi che parlano alla Dieta di Augusta a proprio nome.Citano Agostino: i cristiani celebrano con riti religiosi la memoria dei martiri al fine di imitarli e di essere associati ai loro meriti ed essere aiutati dalle loro preghiere.(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 328)

L’opera di un gruppo di teologi che parlano alla Dieta di Augusta a proprio nome.Citano Agostino: i cristiani celebrano con riti religiosi la memoria dei martiri al fine di imitarli e di essere associati ai loro meriti ed essere aiutati dalle loro preghiere.(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 328)

Gli angeli pregano per noi (Zc

1,12ss; Gb 33,23ss; Ap 5,8; 8,3). Se lo fanno gli angeli perché negare che lo fanno anche i santi?I santi in cielo sono membra di Cristo (1 Cor 12,12,27; Ef 5,3); le loro volontà sono conformi alla sua; vedono che il loro capo prega per noi; come dubitare che essi non facciano ciò che vedono fare a Cristo?Anche i defunti graditi a Dio continuano a intercedere ( Bar 3,4; Zc 1,12; Gb 33,23; 2 Mc 15,12-14; Ap 5,8; 8,3)

(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 329)

Gli angeli pregano per noi (Zc

1,12ss; Gb 33,23ss; Ap 5,8; 8,3). Se lo fanno gli angeli perché negare che lo fanno anche i santi?I santi in cielo sono membra di Cristo (1 Cor 12,12,27; Ef 5,3); le loro volontà sono conformi alla sua; vedono che il loro capo prega per noi; come dubitare che essi non facciano ciò che vedono fare a Cristo?Anche i defunti graditi a Dio continuano a intercedere ( Bar 3,4; Zc 1,12; Gb 33,23; 2 Mc 15,12-14; Ap 5,8; 8,3)

(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 329)

Decreto sull’invocazione, la venerazione e

le reliquie dei santi e sulle

immagini sacre (G. Bruni, Mariologia ecumenica,

331)

Decreto sull’invocazione, la venerazione e

le reliquie dei santi e sulle

immagini sacre (G. Bruni, Mariologia ecumenica,

331)

È necessario partire dalla categoria del mistero per dialogare su articoli dottrinali controversi che necessitano di ulteriori spiegazioni. Articoli mai affrontati isolatamente, ma sempre inseriti nell’ampio scenario del piano di Dio portato a compimento nel Signore(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 334)

È necessario partire dalla categoria del mistero per dialogare su articoli dottrinali controversi che necessitano di ulteriori spiegazioni. Articoli mai affrontati isolatamente, ma sempre inseriti nell’ampio scenario del piano di Dio portato a compimento nel Signore(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 334)

“Tutto ciò che ha fatto come

mediatore è accaduto perché Dio ha scelto fin dall’eternità di

amare il genere umano e di salvarlo solo

in Gesù”

( EO 4/55, 1141)(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 335)

“Tutto ciò che ha fatto come

mediatore è accaduto perché Dio ha scelto fin dall’eternità di

amare il genere umano e di salvarlo solo

in Gesù”

( EO 4/55, 1141)(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 335)

“Egli è chiamato unico mediatore perché nessuna giustificazione, santificazione, grazia o merito

possono esistere se non per mezzo di lui e meritate da

lui”.

( EO 4/55, 1141)(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 335)

“Egli è chiamato unico mediatore perché nessuna giustificazione, santificazione, grazia o merito

possono esistere se non per mezzo di lui e meritate da

lui”.

( EO 4/55, 1141)(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 335)

Partendo dal “mistero” e passando per la categoria imprescindibile della “mediazione cristologica unica”, la commissione arriva alla “compagnia dei giustificati e dei santificati” dei “battezzati dall’unico Spirito in un unico corpo di cui ogni membro vive, non soltanto per condividere ciò che avviene agli altri, ma per venire incontro alle necessità degli altri membri (1 Cor 12,12-28). A motivo di questa solidarietà i cristiani possono accettare la responsabilità reciproca: con la preghiera, col richiamare reciprocamente le promesse e le richieste di Dio, con la correzione e con l’esempio…”.

( EO 4/61, 1144)(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 335)

Partendo dal “mistero” e passando per la categoria imprescindibile della “mediazione cristologica unica”, la commissione arriva alla “compagnia dei giustificati e dei santificati” dei “battezzati dall’unico Spirito in un unico corpo di cui ogni membro vive, non soltanto per condividere ciò che avviene agli altri, ma per venire incontro alle necessità degli altri membri (1 Cor 12,12-28). A motivo di questa solidarietà i cristiani possono accettare la responsabilità reciproca: con la preghiera, col richiamare reciprocamente le promesse e le richieste di Dio, con la correzione e con l’esempio…”.

( EO 4/61, 1144)(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 335)

Dopo aver introdotto le analogie del sacerdozio di Cristo e della bontà di Dio, il concilio passa alla loro applicazione: “Così pure l’unica mediazione del redentore non esclude anzi suscita da parte delle creature una varia cooperazione (cooperationem) che è partecipazione (partecipatam) dell’unica fonte (ex unico fonte)”. Come il sacerdozio di Cristo è partecipato e la bontà di Dio è realmente diffusa, così la mediazione di Cristo genera una cooperazione derivata negli altri.( LG 61 EV 1/435; EO 4/57, 1142)(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 336)

Dopo aver introdotto le analogie del sacerdozio di Cristo e della bontà di Dio, il concilio passa alla loro applicazione: “Così pure l’unica mediazione del redentore non esclude anzi suscita da parte delle creature una varia cooperazione (cooperationem) che è partecipazione (partecipatam) dell’unica fonte (ex unico fonte)”. Come il sacerdozio di Cristo è partecipato e la bontà di Dio è realmente diffusa, così la mediazione di Cristo genera una cooperazione derivata negli altri.( LG 61 EV 1/435; EO 4/57, 1142)(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 336)

derivata: l’unico mediatore sceglie i suoi discepoli nel tempo e nello spazio e li invia quali cooperatori del mistero di salvezza operato in lui e da lui totalmente dipendente: tutto è da scriversi, ruolo e poteri dei cooperatori, nell’ambito del dono e dell’obbedienza. è asimmetrica: nessuna creatura può essere alla pari con il Verbo incarnato, il Redentore. è partecipata nella grazia e nella libertà: gratuita donazione, libera ricezione, responsabile diffusione fa essere(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 337-8)

derivata: l’unico mediatore sceglie i suoi discepoli nel tempo e nello spazio e li invia quali cooperatori del mistero di salvezza operato in lui e da lui totalmente dipendente: tutto è da scriversi, ruolo e poteri dei cooperatori, nell’ambito del dono e dell’obbedienza. è asimmetrica: nessuna creatura può essere alla pari con il Verbo incarnato, il Redentore. è partecipata nella grazia e nella libertà: gratuita donazione, libera ricezione, responsabile diffusione fa essere(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 337-8)

La tradizione ricevuta è rivisitata a partire dal mistero nascosto e svelato che è Cristo mediatore unico di salvezza, nel quale il Padre nello Spirito dà forma alla nuova creazione esemplificata nella Communio sanctorum semper reformanda, la Chiesa corpo di Cristo attraverso cui egli continua a ri-presentarsi come sorgente di benedizione

(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 339)

La tradizione ricevuta è rivisitata a partire dal mistero nascosto e svelato che è Cristo mediatore unico di salvezza, nel quale il Padre nello Spirito dà forma alla nuova creazione esemplificata nella Communio sanctorum semper reformanda, la Chiesa corpo di Cristo attraverso cui egli continua a ri-presentarsi come sorgente di benedizione

(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 339)

Pertanto la cooperazione, derivata-dipendente-asimmetrica-partecipata, è la via scelta dal Mediatore unico per far essere nel tempo e nello spazio la salvezza di Dio. (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 339)

Pertanto la cooperazione, derivata-dipendente-asimmetrica-partecipata, è la via scelta dal Mediatore unico per far essere nel tempo e nello spazio la salvezza di Dio. (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 339)

Il Nuovo testamento loda coloro che chiedono in favore di altri uomini (EO 4/67).

I discepoli del cielo danno continuità ad una prassi iniziata in terra ad imitazione del loro Signore, l’Intercessore che risorto continua ad intercedere. IL NT è testimone di una preghiera a favore che non esclude nessuno: i nemici (Mt 5,44; Lc 6,28) tutti gli uomini (1 Tm 2,1-2), le Chiese e i cristiani (Rm 1,9-10;15,30; 2 Cor 9,14; 13,7.9; Ef 1,6; 6,18; Fil 1,4.9.19; Col 4,3; Gc 5,16). (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 341)

Il Nuovo testamento loda coloro che chiedono in favore di altri uomini (EO 4/67).

I discepoli del cielo danno continuità ad una prassi iniziata in terra ad imitazione del loro Signore, l’Intercessore che risorto continua ad intercedere. IL NT è testimone di una preghiera a favore che non esclude nessuno: i nemici (Mt 5,44; Lc 6,28) tutti gli uomini (1 Tm 2,1-2), le Chiese e i cristiani (Rm 1,9-10;15,30; 2 Cor 9,14; 13,7.9; Ef 1,6; 6,18; Fil 1,4.9.19; Col 4,3; Gc 5,16). (G. Bruni, Mariologia ecumenica, 341)

La morte non è abbastanza forte per impedire a coloro che sono uniti a Cristo di continuare a pregare per gli altri che sono ancora in via e questi di rivolgersi

a loro per impetrare proprio questa preghiera. (EO 4/66; cf. Rm 15,30-32; 2 Cor 1,11; Col 4,3; Gc 5,16; G. Bruni, Mariologia ecumenica, 341)

La morte non è abbastanza forte per impedire a coloro che sono uniti a Cristo di continuare a pregare per gli altri che sono ancora in via e questi di rivolgersi

a loro per impetrare proprio questa preghiera. (EO 4/66; cf. Rm 15,30-32; 2 Cor 1,11; Col 4,3; Gc 5,16; G. Bruni, Mariologia ecumenica, 341)

I santi del cielo e Maria sono con Cristo. Viventi con il Vivente. Un essere con nella continuità di una forma discepolare tradotta in cristiformità, in

imitazione. L’essere con ( Fil 1,23; Lc 23, 42-43) si traduce in un fare come ( Eb 7,25;Rm 8,34) assieme a lui e in piena consonanza con la sua volontà.

(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 342).

I santi del cielo e Maria sono con Cristo. Viventi con il Vivente. Un essere con nella continuità di una forma discepolare tradotta in cristiformità, in

imitazione. L’essere con ( Fil 1,23; Lc 23, 42-43) si traduce in un fare come ( Eb 7,25;Rm 8,34) assieme a lui e in piena consonanza con la sua volontà.

(G. Bruni, Mariologia ecumenica, 342).

Di fatto cattiva dottrina e abusi devozionali, legati anche a peculiari situazioni geografiche e culturali, richiedono una costante vigilanza “critica della mediazione derivata”. Correggere chi ha la sottile pretesa di ottenere

ciò che chiede per i meriti dei santi e chi teme di rivolgersi a Cristo…( EO 4/63; G. Bruni, Mariologia ecumenica, 342).

Di fatto cattiva dottrina e abusi devozionali, legati anche a peculiari situazioni geografiche e culturali, richiedono una costante vigilanza “critica della mediazione derivata”. Correggere chi ha la sottile pretesa di ottenere

ciò che chiede per i meriti dei santi e chi teme di rivolgersi a Cristo…( EO 4/63; G. Bruni, Mariologia ecumenica, 342).

La “qualità eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti”[1] è riconosciuta anche dal Gruppo di Dombes. La necessità di ritrovare insieme “un’autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa”[2] si basa su “un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale”[3].

La “qualità eccezionale del dialogo

tra cattolici e luterani negli Stati

Uniti” è riconosciuta anche dal

Gruppo di Dombes. La necessità di

ritrovare insieme “un’autentica

teologia mariana integrata nel

mistero di Cristo e della Chiesa”si

basa su “un discernimento tra le

divergenze separatrici e quelle che

risultano compatibili con la

comunione ecclesiale”. É

importante oggi “riconoscere che

la sinfonia della fede esige questi

tipi di dissonanze? L’unisono le

farebbe scomparire. La disunione

fa di esse delle discordanze.

L’unità le renderebbe armoniose”.

Come abbiamo appreso dalla Dichiarazione congiunta e dal Consenso

sulla dottrina della giustificazione “al di là delle forme confessionali delle

varie dichiarazioni di fede v’è un saldo fondamento comune che deve

essere riportato alla ribalta per stimolare ulteriori studi e

approfondimenti”. La rilevazione di un consenso tra luterani e cattolici su

verità fondamentali della dottrina della giustificazione rende “accettabili le

differenze che sussistono per quanto riguarda il linguaggio, gli sviluppi

teologici e le accentuazioni particolari” .

La “qualità eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti”[1] è riconosciuta anche dal Gruppo di Dombes. La necessità di ritrovare insieme “un’autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa”[2] si basa su “un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale”[3].

Il testo di mariologia ecumenica redatto dal gruppo di Dombes, “ha inteso favorire un confronto sereno e competente, teso a superare col tempo le divisioni esistenti specialmente tra cattolici e protestanti”. Per far ciò il Gruppo di Dombes ha usato un metodo che “ingloba l’hic et nunc, l’ante e il post. Si parte dalla domanda del presente, si riscende nel passato, con uno sguardo attento alle lezioni della storia e alla Scrittura, e si risale, ricchi di esperienza e di saggezza propositive nell’oggi”.

Il testo di mariologia ecumenica redatto dal gruppo di Dombes, “ha inteso favorire un confronto sereno e competente, teso a superare col tempo le divisioni esistenti specialmente tra cattolici e protestanti”. Per far ciò il Gruppo di Dombes ha usato un metodo che “ingloba l’hic et nunc, l’ante e il post. Si parte dalla domanda del presente, si riscende nel passato, con uno sguardo attento alle lezioni della storia e alla Scrittura, e si risale, ricchi di esperienza e di saggezza propositive nell’oggi”.

La “qualità eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti”[1] è riconosciuta anche dal Gruppo di Dombes. La necessità di ritrovare insieme “un’autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa”[2] si basa su “un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale”[3].

Maria “non fu all’origine delle nostre divisioni confessionali” perciò non possiamo dimenticare come “nella Vergine tutto è relativo a Cristo e tutto da lui dipende”. Questo è il cuore di una teologia mariana ecumenicamente intesa e condotta. Infatti “le affermazioni riguardanti l’esistenza della Vergine – dal suo inizio alla sua fine - devono essere sempre ordinate all’intelligenza della persona di Cristo e della salvezza che Cristo ci ha portato”.

Maria “non fu all’origine delle nostre divisioni confessionali” perciò non possiamo dimenticare come “nella Vergine tutto è relativo a Cristo e tutto da lui dipende”. Questo è il cuore di una teologia mariana ecumenicamente intesa e condotta. Infatti “le affermazioni riguardanti l’esistenza della Vergine – dal suo inizio alla sua fine - devono essere sempre ordinate all’intelligenza della persona di Cristo e della salvezza che Cristo ci ha portato”.

La “qualità eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti”[1] è riconosciuta anche dal Gruppo di Dombes. La necessità di ritrovare insieme “un’autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa”[2] si basa su “un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale”[3].

Dobbiamo anche ricordare che è primariamente la preghiera comune

continua ed incessante (1 Ts 5,17) quella che ci aiuta nell’opera di ricomposizione

dell’unità tra i cristiani anche verso la Madre del Signore.

“L’unità con Dio e con i nostri fratelli e sorelle è un dono che viene dall’Alto, che scaturisce dalla comunione d’amore tra

Padre, Figlio e Spirito Santo e che in essa si accresce e si perfeziona. Non è in

nostro potere decidere quando o come questa unità si realizzerà pienamente.

Solo Dio potrà farlo!”

Dobbiamo anche ricordare che è primariamente la preghiera comune

continua ed incessante (1 Ts 5,17) quella che ci aiuta nell’opera di ricomposizione

dell’unità tra i cristiani anche verso la Madre del Signore.

“L’unità con Dio e con i nostri fratelli e sorelle è un dono che viene dall’Alto, che scaturisce dalla comunione d’amore tra

Padre, Figlio e Spirito Santo e che in essa si accresce e si perfeziona. Non è in

nostro potere decidere quando o come questa unità si realizzerà pienamente.

Solo Dio potrà farlo!”

La “qualità eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti”[1] è riconosciuta anche dal Gruppo di Dombes. La necessità di ritrovare insieme “un’autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa”[2] si basa su “un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale”[3].

Comunque “l’esigenza prioritaria per tutte le chiese rimane sempre la conversione non gli uni verso gli altri, ma di tutti verso il Signore”

Comunque “l’esigenza prioritaria per tutte le chiese rimane sempre la conversione non gli uni verso gli altri, ma di tutti verso il Signore”

La “qualità eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti”[1] è riconosciuta anche dal Gruppo di Dombes. La necessità di ritrovare insieme “un’autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa”[2] si basa su “un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale”[3].

La preghiera e il lavoro durato cinque anni tra i teologi protestanti e cattolici del gruppo di Dombes ha inteso tra l’altro di cercare e trovare “un nuovo sguardo sulle divergenze che permangono, in particolare sulla dogmatizzazione del posto di Maria nell’opera della salvezza”.

La preghiera e il lavoro durato cinque anni tra i teologi protestanti e cattolici del gruppo di Dombes ha inteso tra l’altro di cercare e trovare “un nuovo sguardo sulle divergenze che permangono, in particolare sulla dogmatizzazione del posto di Maria nell’opera della salvezza”.

La “qualità eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti”[1] è riconosciuta anche dal Gruppo di Dombes. La necessità di ritrovare insieme “un’autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa”[2] si basa su “un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale”[3].

Secondo i protestanti i dogmi dell’Immacolata concezione (1854) e dell’ Assunzione anima e corpo (1950) riguardanti la Dei genetrix “non aiutano a comprendere meglio l’essenziale della fede e danno spesso luogo ad una devozione priva di legame diretto con l’evangelo”.

La “qualità eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti”[1] è riconosciuta anche dal Gruppo di Dombes. La necessità di ritrovare insieme “un’autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa”[2] si basa su “un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale”[3].

Come trovare equilibrio ed armonia tra il riservato silenzio autocensurante protestante e le esagerazioni sentimentali e malsane dei cattolici ?

Come trovare equilibrio ed armonia tra il riservato silenzio autocensurante protestante e le esagerazioni sentimentali e malsane dei cattolici ?

La “qualità eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti”[1] è riconosciuta anche dal Gruppo di Dombes. La necessità di ritrovare insieme “un’autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa”[2] si basa su “un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale”[3].

Proprio guardando alle lezioni della storia in relazione al culto mariano, il Concilio ecumenico Vaticano II ha esortato caldamente i teologi “ad astenersi con ogni cura da qualunque falsa esagerazione, come pure da ogni ristrettezza di mente nel considerare la singolare dignità della Madre di Dio”.

Proprio guardando alle lezioni della storia in relazione al culto mariano, il Concilio ecumenico Vaticano II ha esortato caldamente i teologi “ad astenersi con ogni cura da qualunque falsa esagerazione, come pure da ogni ristrettezza di mente nel considerare la singolare dignità della Madre di Dio”.

La “qualità eccezionale del dialogo tra cattolici e luterani negli Stati Uniti”[1] è riconosciuta anche dal Gruppo di Dombes. La necessità di ritrovare insieme “un’autentica teologia mariana integrata nel mistero di Cristo e della Chiesa”[2] si basa su “un discernimento tra le divergenze separatrici e quelle che risultano compatibili con la comunione ecclesiale”[3].

“Queste due affermazioni mariane (Immacolata e Assunta) costituiscono oggi uno dei capitoli del contenzioso ecumenico e (…) il loro contenuto, le loro formule e il loro fondamento suscitano seri dibattiti”

“Queste due affermazioni mariane (Immacolata e Assunta) costituiscono oggi uno dei capitoli del contenzioso ecumenico e (…) il loro contenuto, le loro formule e il loro fondamento suscitano seri dibattiti”

Mons. George Carey, anglicano e mons. Edward I. Cassidy, cattolico a Mississauga (Canada) nel 2000 domandarono all’ARCIC un apposito studio su Maria nella vita e nella dottrina della Chiesa.

Molto più vasto è il retroterra esplicito di questo documento congiunto che non è ancora una dichiarazione autoritativa tra la Comunione anglicana e la Chiesa cattolica-romana.

L’irreversibilità dell’ecumenismo è oggi rafforzata da una metodologia robusta che favorisce sia il confronto sia le convergenze. Infatti la correttezza metodologica scelta, accettata e condivisa insieme alla pluralità di ermeneutiche utilizzate hanno permesso di riscoprire la figura di Maria “sia come modello tipo della Chiesa, sia come discepola che gode di un posto speciale nell’economia della salvezza”.

Oggi viviamo tempi in cui è evidente la necessità di riprendere il tema mariano nel dialogo ecumenico “per un pieno annuncio della parola di Dio della scrittura”. Esistono molte precomprensioni tra cattolici e luterani “assai spesso più ancorate nell’ambito delle emozioni e delle tradizioni confessionali” più che per questioni di natura teologica.

I cristiani delle varie confessioni debbono “rispettarsi e comprendersi reciprocamente nelle loro motivazioni, intenzioni e condizionamenti storici” e nello stesso tempo devono “dimostrare il coraggio e la libertà di superare tutte quelle barriere che non hanno alla base ragioni di fede”

Se i dialoghi ecumenici degli anni ottanta hanno iniziato a parlare di una “diversità riconciliata” attraverso il “consenso differenziato” il Gruppo di Dombes è stato più audace sapendo “distinguere tra ciò che la fede richiede e ciò che la devozione permette”. Questo stile ha permesso di superare le paure e le preoccupazioni reciproche.

Differenziare il consenso, anche se rispetta le sensibilità e le diversità culturali, ci appare non come una conquista ma come un passaggio intermedio verso una adesione totale e fiduciosa alla Parola di Dio nella storia. Un adesione fondamentalmente aperta ai cambiamenti ma fortemente ancorata nelle tradizioni condivise e viventi. “La dottrina cattolica non trascura ciò che la teologia protestante sottolinea (…) né insiste su ciò che la teologia protestante teme”

L’ARCIC II ha ancor di più affinato la prospettiva dialogica

ecumenica: “il nuovo documento trova un accordo fondamentale

fra le nostre due comunioni nell’onorare Maria e nella

convinzione che ella prega per l’intera Chiesa, alla quale è

inseparabilmente legata”. Di fatto l’habitat favorevole dell’ARCIC si

fonda sin dal principio su “una relazione ecumenica amichevole,

dialogica, rigorosa, onesta e reciprocamente arricchente”.

La dottrina riguardo a Maria , da parte degli anglicani e dei cattolici, non è più un ostacolo nel cammino verso la koinonia visibile anche se non tutti i nodi possono ritenersi sciolti”. I redattori di Maria: grazia e speranza in Cristo hanno compiuto uno sforzo generoso e serio per utilizzare nuove prospettive concernenti il posto di Maria “nella storia della salvezza e nella vita della chiesa”.

La scelta della traiettoria della grazia e della speranza ha permesso di superare le controversie del passato e di esprimere la fede in modo attuale e convincente . In special modo la nozione di analogia ha permesso di riconsiderare il sesto articolo della confessione di fede delle chiese anglicane-episcopali. La ri-ricezione condivisa della concezione anglicana del XV secolo per cui “tutto ciò che è rivelato deve essere contenuto materialmente nelle Scritture” ha mirato “all’intera gamma delle possibili letture di un testo, e in specie alle sue dimensioni narrative, retoriche e sociologiche”.

La comune “riscoperta gioiosa ed emozionante della figura di Maria” nel contesto di tutto il

Nuovo Testamento sullo sfondo del’Antico e alla luce della

tradizione ha reso possibile un’ermeneutica biblica ecumenica. Essa ha potuto intuire ed accettare

una prospettiva escatologica attraverso gli occhi di Paolo (Rm

8,30): “in tal modo vediamo l’economia della grazia nella storia

a partire dalla fine, dal suo compimento in Cristo”.

Il senso teologico e culturale della dichiarazione è “una ri-

proposizione in un contesto di ri-recezione ecumenica della figura di Maria e della riflessione su di lei”. Come retroterra la condivisa

riflessione sulla grazia dono di Dio capace di suscitare la fede quale

“risposta veramente umana e personale” che ci permette di

“corrispondere all’amore di Dio” e di conformarci all’immagine di Cristo, cioè di salvarci. “In tale

contesto, il fiat di Maria può essere visto come l’esempio supremo dell’« Amen» di un credente in

risposta al «sì» di Dio”.

I credenti in Cristo riconoscono alla Theotokos un ministero permanente : essi credono che Maria “veramente vive in Cristo” ed esercita un ministero proprio di assistenza attraverso la sua attiva preghiera. Molti provano per lei “un senso di empatia e di solidarietà” e “possono giungere a vedere in Maria la madre della nuova umanità, attiva nel suo ministero di orientare tutti a Cristo, in vista del bene di tutti i viventi”.

Maria “segno di speranza per tutta l’umanità” “è già una nuova creazione”. Ma ancora di più lei è il “prototipo della speranza della grazia per tutta l’umanità” “figura della tenerezza e della compassione”. “In lei la creazione graziata” permette di “comprendere Maria come il più pieno esempio umano della vita della grazia”.

La prima cosa da fare è cercare di capire le ragioni degli altri cristiani per verificare se la

nostra comune fede compresa e vissuta è secondo il Vangelo di Gesù.

L’invocazione cattolica dei santi e di Maria è stata od è una pratica idolatria?Essa dimostra un disprezzo dell’onore dovuto solo a Dio?

L’unico Mediatore, i santi e Maria n. 19 in EO IV/3335

La prima cosa da fare è cercare di capire le ragioni degli altri cristiani per verificare se la

nostra comune fede compresa e vissuta è secondo il Vangelo di Gesù.

L’invocazione cattolica dei santi e di Maria è stata od è una pratica idolatria?Essa dimostra un disprezzo dell’onore dovuto solo a Dio?

L’unico Mediatore, i santi e Maria n. 19 in EO IV/3335

Invocare i santi e Maria toglie qualcosa:alla fondamentale fiducia verso Gesù Cristo?L’unico Mediatore, i santi e Maria» n. 3 in EO IV/3319nella promessa di Dio e nella sua opera salvifica in Cristo?L’unico Mediatore, i santi e Maria» n. 5 in EO IV/3343Come identificare gli abusi nel culto e nella pietà?L’unico Mediatore, i santi e Maria» n. 5 in EO IV/3343Come riconoscere “un senso immaturo del trascendente” e superare emozioni passeggere, vana credulità e suggestioni in alcune devozioni odierne verso i santi e Maria?L’unico Mediatore, i santi e Maria» n. 4 in EO IV/3320.CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, «Lumen Gentium» n. 67 in EV I/443Di fronte ad un mondo secolarizzato in cui si trascurano o distorcono le cose spirituali non potrebbe darsi che le glorie di Maria e dei santi siano la prova dell’efficacia salvifica dell’unica mediazione di Cristo attraverso l’inesauribile ricchezza dei doni dello Spirito Santo nella proclamazione del Vangelo e nella celebrazione dei sacramenti?L’unico Mediatore, i santi e Maria» n. 1 in EO IV/3339.

Invocare i santi e Maria toglie qualcosa:alla fondamentale fiducia verso Gesù Cristo?L’unico Mediatore, i santi e Maria» n. 3 in EO IV/3319nella promessa di Dio e nella sua opera salvifica in Cristo?L’unico Mediatore, i santi e Maria» n. 5 in EO IV/3343Come identificare gli abusi nel culto e nella pietà?L’unico Mediatore, i santi e Maria» n. 5 in EO IV/3343Come riconoscere “un senso immaturo del trascendente” e superare emozioni passeggere, vana credulità e suggestioni in alcune devozioni odierne verso i santi e Maria?L’unico Mediatore, i santi e Maria» n. 4 in EO IV/3320.CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, «Lumen Gentium» n. 67 in EV I/443Di fronte ad un mondo secolarizzato in cui si trascurano o distorcono le cose spirituali non potrebbe darsi che le glorie di Maria e dei santi siano la prova dell’efficacia salvifica dell’unica mediazione di Cristo attraverso l’inesauribile ricchezza dei doni dello Spirito Santo nella proclamazione del Vangelo e nella celebrazione dei sacramenti?L’unico Mediatore, i santi e Maria» n. 1 in EO IV/3339.

Invocare i santi e Maria toglie qualcosa:alla fondamentale fiducia verso Gesù Cristo?L’unico Mediatore, i santi e Maria» n. 3 in EO IV/3319nella promessa di Dio e nella sua opera salvifica in Cristo?L’unico Mediatore, i santi e Maria» n. 5 in EO IV/3343Come identificare gli abusi nel culto e nella pietà?L’unico Mediatore, i santi e Maria» n. 5 in EO IV/3343Come riconoscere “un senso immaturo del trascendente” e superare emozioni passeggere, vana credulità e suggestioni in alcune devozioni odierne verso i santi e Maria?L’unico Mediatore, i santi e Maria» n. 4 in EO IV/3320.CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, «Lumen Gentium» n. 67 in EV I/443Di fronte ad un mondo secolarizzato in cui si trascurano o distorcono le cose spirituali non potrebbe darsi che le glorie di Maria e dei santi siano la prova dell’efficacia salvifica dell’unica mediazione di Cristo attraverso l’inesauribile ricchezza dei doni dello Spirito Santo nella proclamazione del Vangelo e nella celebrazione dei sacramenti?L’unico Mediatore, i santi e Maria» n. 1 in EO IV/3339.

La fede cristiana luterana ammette il fedele che coopera con Dio: “quando obbedisce all’ordine del Cristo risorto di servire come suo ambasciatore e di dichiarare che egli è il Signore. In altre parole si «coopera» con Dio quando si vive e si agisce credendo che Cristo è l’unico mediatore e confidando che siamo salvati, sola fide, sola gratia” .. Ambasciatori di Cristo: l’unico Mediatore che salva i viventi. Questa visione fortemente cristocentrica è giusta e certamente condivisibile dai cattolici.