Lycan - Filosofia Del Linguaggio Riassunto

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Riassunto dei primi sette capitoli del manuale di Filosofia del Linguaggio di William Lycan

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FILOSOFIA DEL LINGUAGGIO1. La teoria referenzialeSoltanto alcune sequenze di segni o di suoni sono enunciati dotati di significato.Cosa fa s che una sequenza significhi ci che essa specificamente significa e che gli esseri umani siano in grado di comprendere e produrre un discorso dotato di significato?Teoria referenziale: Ogni parola come un etichetta che denota uno specifico oggetto o una relazione nel mondo. Questa teoria spiegherebbe come un essere umano possa capire un enunciato facendo leva sul fatto che quella persona sa a che cosa si riferiscono le singole parole che lo compongono.Obiezione 1:Non tutte le parole nominano o denotano un oggetto reale, come i nomi di oggetti immaginari ('Pegaso'), i pronomi quantificazionali ('Nessuno') e tutte le parti del discorso che non sembrano riferirsi ad alcun tipo di oggetto ('Molto', 'Il', 'S', 'Ciao').Obiezione 2:Non detto che una semplice lista di nomi significhi qualcosa. Sono necessarie delle regole grammaticali che non possono essere sottintese.Obiezione 3:Esistono termini coreferenziali che non sono sinonimi ('Giovanni Paolo' e 'Il Papa'). Ci fa pensare che vi sia dell'altro nel significato oltre al mero riferimento.2. Descrizioni DefinitePer termini individuali si intendono quei nomi che fanno riferimento ad un oggetto specifico, come i nomi propri ('Berlusconi', 'Vienna') e le descrizioni definite ('Il presidente del consiglio', 'La capitale dell'Austria'). Se per Frege un nome e la propria descrizione definita sono termini equivalenti e con lo stesso senso, Russell la pensa diversamente.Teoria delle descrizioni definite di Russell: Consideriamo questo enunciato paradigmatico.L'autore di Waverley era scozzese.Intuitivamente, sembra essere un semplice enunciato della forma soggetto-predicato che si riferisce a un individuo (Sir Walter Scott) e che ne predica qualcosa (la scozzesit).Per Russell, invece, la presenza dell'articolo determinativo il l'abbreviazione di una costruzione logica pi complessa che comporta dei quantificatori. La frase qua sopra non che una congiunzione di tre enunciati quantificati, nessuno dei quali fa riferimento a Sir Walter Scott in particolare:(a) Almeno una persona l'autore di Waverly, e(b) Non pi di una persona l'autore di Waverly, e(c) Chiunque sia l'autore di Waverly, scozzese.La svolta di Russell consiste nella possibilit di fare completamente a meno dei nomi individuali. Essi possono sembrare indispensabili ad un livello superficiale, quello del linguaggio comune e scientifico, ma ad un livello logico pi profondo sono sempre riconducibili ad enunciati quantificazionali. La teoria di Russell permette inoltre di risolvere quattro problemi lasciati da Frege senza una soluzione convincente.Problema del riferimento apparente ai non esistenti:L'attuale re di Francia calvo.Frege: L'enunciato non n vero n falso, in quanto il soggetto non denota nulla.Russell: L'enunciato falso, dal momento che il primo dei tre congiunti del corrispondente enunciato alla Russell (Almeno una persona l'attuale re di francia) falso.Problema degli esistenziali negativi:L'attuale re di Francia non esiste.Frege: Se l'enunciato vero, allora non pu vertere sull'attuale re di Francia, perch non esiste un tale re su cui l'enunciato possa vertere, e viceversa.Russell: Con il metodo fin qua utilizzato, si avrebbe una contraddizione tra (a) e (c).In realt, 'esistere' non un predicato come 'essere calvo' o 'essere scozzese', e la negazione 'non' non va applicata al terzo congiunto, ma all'intero esistenziale che precede l'enunciato alla Russell. La forma corretta quindi:Non (Almeno una persona l'attuale re di Francia, e non pi di una persona l'attuale re di Francia, e chiunque sia al momento re di Francia esiste).Problema dell'identit:Elizabeth Windsor = L'attuale regina d'Inghilterra.Frege: I due termini individuali denotano la stessa persona, ma l'enunciato pu considerarsi informativo in quanto le espressioni hanno sensi diversi. Questa spiegazione non risolve il problema della contingenza di tale identit.Russell: Formalizzato alla Russell, l'enunciato non sembra pi cos banale.(a) Almeno una persona l'attuale regina d'Inghilterra, e(b) Non pi di una persona l'attuale regina d'Inghilterra, e(c) Chiunque sia l'attuale regina d'Inghilterra, identica a Elizabeth Windsor.L'enunciato solo superficialmente un'identit, ma in realt attribuisce una propriet relazionale complessa a Elizabeth. Ci esprime meglio la contingenza dell'affermazione, in quanto Elizabeth sarebbe anche potuta scappare anzich fare la regina.Problema della sostitutivit: Albert crede che l'autore di 'Nulla ed essere' sia un pensatore profondo.Frege: In un enunciato normale, un termine qualsiasi pu essere sostituito con un altro termine codenotante senza cambiare il significato o il valore di verit dell'enunciato. Ci non vale per nel discorso indiretto. Ammettiamo che l'enunciato sia vero: se, per esempio, lo stesso autore di Nulla ed essere prima scriveveva romanzi erotici da quattro soldi come Veterinari Bollenti, ed Albert ignora che si tratti della medesima persona, allora egli pu non credere affatto che l'autore di Veterinari Bollenti sia un pensatore profondo, rendendo falso l'enunciato che prima della sostituzione era vero. Frege risolve il problema dicendo che la parte subordinata dell'enunciato (quella che viene dopo il 'che') denota un pensiero, ed al variare del senso dell'oggetto del pensiero, cambia anche il senso del pensiero stesso.Russell: La parafrasi dell'enunciato comincia con Albert Crede, seguita dai soliti tre congiunti. In questo modo risulta pi chiaro come la sostituzione del predicato Essere l'autore di Nulla ed essere con Essere l'autore di Veterinari Bollenti attribuisca un significato completamente diverso alla credenza di Albert.La teoria di Russell fu criticata in quanto non poteva sempre applicarsi in situazioni concrete e convenzionali. In generale, non sono le espressioni che si riferiscono a qualcosa, ma le persone. Analizziamo adesso le tre obiezioni di Strawson e la quarta ad opera di Donnellan.Obiezione 1:Strawson critica la soluzione di Russell al problema del riferimento apparente ai non esistenti. In una situazione reale, all'affermazione L'attuale re di Francia Calvo nessuno risponderebbe ' vero' o ' falso', ma noterebbero tutti che c' un errore nell'affermazione stessa: chi ha parlato non si riferisce a nessuna persona. Si tratta di un'asserzione mal riuscita e che non n vera n falsa. Viene cos negato il principio di Bivalenza di Russell.Obiezione 2:Chi proferisce la suddetta affermazione, non asserisce affatto che esiste almeno una persona che l'attuale re di Francia. Si tratta semmai di un'implicazione logica nascosta.Obiezione 3:Molte descrizioni sono dipendenti dal contesto. L'enunciato Il tavolo coperto di libri, formalizzato alla Russell, affermerebbe che esiste uno e un solo tavolo nell'universo, e ci inaccettabile. In realt, gli ascoltatori sanno bene a quale tavolo ci si sta riferendo (ad esempio l'unico tavolo nella stanza o il tavolo di cui parlavano prima). Russell prova a difendersi con la tesi dell'ellissi, secondo cui il tavolo l'abbreviazione di una descrizione definita pi complessa (il tavolo che si trova in questa stanza), ma questa teoria ha alcune implicazioni spiacevoli e complica la struttura logica.Obiezione 4:L'idea di Donnellan, chiamata distinzione di Donnellan, ha un'applicazione pi ampia. Egli nota come spesso le descrizioni definite vengono usate come se fossero semplici etichette o nomi. Donnellan distingue tra uso referenziale ed uso attributivo di una descrizione definita. Nel primo caso, la descrizione usata come un titolo, e serve soltanto per indirizzarci su un particolare individuo indipendentemente dai suoi attributi. Quello preso in considerazione da Russell esclusivamente l'uso attributivo.L'assassino di Smith pazzo.L'uso attributivo intende dire che chiunque abbia commesso questo crimine pazzo.Supponiamo per che non sappiamo i dettagli del caso e che ci troviamo al processo in cui tale Jones accusato dell'omicidio con delle prove convincenti. In questo caso, l'assassino di Smith si riferisce a Jones in persona, indipendentemente dal fatto che egli sia effettivamente l'omicida. Questo l'uso referenziale. Noi continueremmo a dire che Jones pazzo anche nel caso che alla fine il giudice decretasse che Smith si suicidato. La critica di Donnellan rivolta sia a Russell, che ignora l'uso refereziale, sia a Strawson, che invece considera solo quello. Le descrizioni definite sono ambigue, ed il loro utilizzo migliore semplicemente quello che riesce a far capire con successo agli interlocutori di chi o cosa si sta parlando. Per Kripke, il problema quello di riconconoscere il referente effettivo della descrizione tra referente del parlante e referente semantico (attributivo). La comunicazione di tutti i giorni non si basa sulla semantica letterale, ed il pi delle volte siamo portati a comprendere intuitivamente i discorsi, oltrepassando il loro senso letterale.Anafora: L'uomo che viveva dietro l'angolo era un eccentrico.Egli mangiava teste di tartaruga.Come ultima obiezione alla teoria delle descrizioni, Russel non menziona gli usi anaforici.Geach, a difesa di Russell, chiama Egli pronome di pigrizia, e cio una semplice ripetizione sottintesa di L'uomo che viveva dietro l'angolo. Ci non vale per in quest'altra frase:Un coniglio apparso nel nostro giardino dopo cena.Esso non sembrava preoccupato.Se supponessimo che Esso sia un'abbreviazione di Il coniglio che apparso nel nostro giardino dopo cena, ci implicherebbe che non pi di un coniglio apparso nel giardino, mentre la prima frase non esclude affatto che siano apparsi pi conigli.3. Nomi propri: la teoria descrittivaRussell non si limita a confutare la teoria referenziale per le descrizioni definite, che non sono logicamente dei veri e propri nomi singolari, ma anche per i nomi propri. La tesi di Russell che anche tali nomi sono un'abbreviazione di descrizioni definite. Anche in questo caso vi una sorprendente distinzione tra apparenza semantica e realt logica. Questa teoria risolve completamente i quattro puzzle di Frege anche per i nomi propri. Nel caso di un esistenziale negativo (Sherlock Holmes non mai esistito) esso non si riferisce direttamente ad un individuo inesistente, ma pone una domanda sul significato del nome Sherlock Holmes (il leggendario detective inglese che visse al 221B di Baker Street) e sulla sua esistenza. L'enunciato risulta quindi vero. Anche questa teoria fu oggetto di critiche.Obiezione 1: Wilfrid Sellars era un uomo onesto.Per Searle, non c' modo di capire se Wilfried Sellers usato come equivalente a l'autore di La filosofia e l'immagine scientifica dell'uomo oppure Il pi famoso filosofo di Pittsburgh.Quando pronuncio un nome, posso non aver in mente nessuna descrizione definita in particolare fra le tante possibili.Obiezione 2:Sempre secondo Searle, ogni nome ha molti significati diversi per persone diverse. Ci comporta che gli enunciati di due persone che affermano cose opposte sullo stesso individuo, ma che hanno in mente per esso descrizioni diverse, possono essere entrambi logicamente veri, per il semplice fatto che si sta parlando di cose diverse.Teoria dell'agglomerato di Searle: Alla luce di queste obiezioni, Searle propone una variante pi libera e sofisticata della teoria di Russell. Un nome associato non a una particolare descrizione, ma a un vago agglomerato di descrizioni. La vaghezza proprio ci che distingue i nomi dalle descrizioni e ci fa preferire i primi in determinati contesti.La critica di Kripke:Kripke nega l'intera rappresentazione descrittiva dei nomi propri.1) Supponiamo che 'Richard Nixon' sia equivalente a 'il vincitore delle elezioni presidenziali statiunitensi del 1968'. Potrebbe Richard Nixon aver perduto quelle elezioni? (domanda modale) Indubbiamente, 'S'. Tuttavia, secondo la teoria descrittiva, la domanda ha lo stesso significato di:E' possibile che: una e una sola persona abbia vinto le elezioni del 1968 e che chiunque abbia vinto le elezioni del 1968 abbia perso le elezioni del 1968?In questo caso, la risposta chiaramente 'No'. Ipoteticamente, Nixon potrebbe non aver fatto nessuna delle cose generalmente attribuitegli.2) La maggior parte delle persone conosce Godel, se lo conosce, come l'uomo che dimostr il teorema di incompletezza. Anche se ipoteticamente Godel avesse rubato la dimostrazione ad un logico sconosciuto, chi pronuncia 'Godel' continua a riferirsi a Godel piuttosto che ad un altro, e questi usi non sono sostenuti da nessun agglomerato searliano.3) Nel caso io sappia che 'Cicerone' e 'Tullio' denotano la stessa persona, sarei allora portato ad usare per entrambi la stessa descrizione (il famoso oratore romano). In tal caso, l'enunciato 'Cicerone Tullio' avrebbe per me un significato diverso che per gli altri.Due nomi possono essere associati alla stessa descrizione definita e, quando ci accade, nessuna teoria russelliana pu spiegare il fatto che continuino a non essere sostituibili nei contesti di credenza.4) Per Russell, gli enunciati che contengono nomi fittizi (Sherlock Holmes) sono sempre falsi. Per Kripke, invece, enunciati come 'Sherlock Holmes visse a Baker Street' non sono n veri n falsi. Tutto dipende da cosa si intende per esistenza e verit.4. Nomi propri: il riferimento diretto e la teoria storico-causaleLa critica decisiva di Kripke alla teoria descrittiva richiede la nozione di mondo possibile.Nel nostro mondo ci sono fatti che sono veri, ma che potrebbero essere falsi in un universo alternativo, e viceversa. Nel nostro mondo, il presidente degli USA corrisponde a Obama, ma al suo posto ci sarebbe potuto essere benissimo qualcun altro. Tutti questi mondi possibili rappresentano delle possibilit globali non attuali. L'enunciato Obama presidente vero nel mondo attuale, ma ci sono infiniti mondi in cui Obama non si candidato o non nemmeno esistito. Descrizioni ed enunciati cambiano referente e valore di verit da mondo a mondo. Kripke chiama i termini come le descrizioni definite designatori flaccidi, mentre un termine che non cambia il suo referente da mondo a mondo un designatore rigido. Quest'ultimo il caso dei nomi propri. Se noi immaginiamo un mondo in cui Aristotele ha fatto l'allevatore di polli anzich il filosofo, il nome 'Aristotele' continuer a denotare la stessa persona anche in quel mondo. I nomi non sono equivalenti a descrizioni russelliane. Il presidente degli USA avrebbe potuto non essere il presidente degli USA. (VERO)Obama avrebbe potuto non essere Obama. (FALSO)Teoria del riferimento diretto di Kripke: I designatori i rigidi non sono del tutto uguali ai nomi milliani; infatti, esistono delle descrizioni definite che sono rigide (La radice quadrata positiva di 9). Tuttavia, Kripke eredita da Mill l'idea di base per la sua teoria, e cio che i nomi non fanno nulla, da un punto di vista semantico, se non stare per i loro portatori. Vediamo adesso se questa teoria in grado di risolvere il puzzle della sostitutivit:Albert crede che Samuel Langhorne Clemens abbia un secondo nome piuttosto buffo.L'enunciato diventa falso quando a 'Samuel Langhorne Clemens' viene sostituito 'Mark Twain'. Come pu RD spiegare un fatto simile? La strategia consiste di una tesi positiva e di una negativa. La prima che i nomi in questione si sostituiscono l'uno all'altro senza alterare il valore di verit dell'enunciato. I nomi che cadono sotto il campo di azione di 'crede' si riferiscono realmente a ci a cui essi si riferiscono. A noi, tuttavia, l'enunciato che contiene 'Mark Twain' continua a sembrare falso, o senza risposta. Altro esempio:Colombo pensava che l'isola di Castro si trovasse solo a poche miglia dall'India.In questo caso, ci che il parlante intende dire che quando Colombo vide Cuba pens di essere gi nelle Indie Orientali. Ovviamente, Colombo non sapeva ancora nulla di Fidel Castro; eppure il parlante pu asserire l'enunciato riferendosi a Cuba senza assumere i termini con i quali si sarebbe espresso Colombo. La tesi di RD che i nomi hanno significati milliani anche nei contesti di credenza. Rimane il fatto che, se ci mettiamo nei panni di Colombo, non crederemmo affatto che l'isola di Castro si trovi a poche miglia dall'India, poich non avremmo mai sentito parlare di questo Castro. RD ammette la possibilit di queste ''letture opache'', ma non fornisce una spiegazione convincente. Il problema si fa anche peggiore nel caso del riferimento apparente ai non esistenti e degli esistenziali negativi: cosa si pu dire di quei nomi perfettamente dotati di significato che non hanno per un portatore? Tutte e tre le teorie (Russell, Searle, Kripke) sembrano confutate.Teoria storico-causale di Kripke: Abbandoniamo la semantica dei nomi propri ed occupiamoci del problema filosofico del riferimento. Cosa fa s che qualcosa sia il referente di un dato nome? Cos' che collega il proferimento ad un individuo? La spiegazione di Russell/Searle non soddisfa, dato che per RD i nomi non hanno alcun significato autonomo.Kripke propone il modello di una catena storico-causale in cui un nome viene passato da persona a persona a partire dal momento del ''battesimo''. Affinch un nuovo utente possa imparare un nome da un suo predecessore nella catena, necessario che i due condividano un sostrato di descrizioni identificanti, ma non sono queste a fissare il significato del nome. Una volta che il nuovo arrivato ha identificato correttamente il referente del suo predecessore, egli pu liberamente usare il nome per riferirsi direttamente a quella persona. Il vantaggio di questa teoria che permette ad ogni nome proprio (anche ambiguo) di riferirsi ad una e una sola cosa senza bisogno di definizioni ed altre complicazioni logiche. Tuttavia, lo stesso Kripke sostiene di avere solo tratteggiato un'immagine e di non avere elaborato una teoria completa, lasciando ad altri il compito di rifinirla o di abbandonarla. Il primo problema che salta all'occhio la possibilit di un cambio di riferimento durante la trasmissione del nome. Ad esempio, il nome 'Dracula' era originariamente riferito alla reale persona di Vlad l'impalatore, mentre adesso ci si riferisce al personaggio di fantasia creato da Bram Stoker. In casi come questo, il ruolo sociale del nome ha la meglio sulla sua origine storica. Nonostante queste precisazioni, ci sono alcune obiezioni che si applicano a qualsiasi versione della teoria storico-causale.Obiezione 1:Come dare conto dei nomi vuoti, cio dei nomi che non hanno veri portatori? In realt, si pu ammettere che il riferimento ai non esistenti avviene comunque attraverso una catena storico-causale, dove il primo passo l'evento stesso della creazione del personaggio.Obiezione 2:Evans fa notare che i nomi possono cambiare il loro riferimento senza che ce ne si accorga, accidentalmente o per errore, e che la teoria storico-causale non pu dar conto di questo fatto. Un esempio il nome 'Madagascar', originariamente riferito a una regione della terra ferma e successivamente, per un equivoco di Marco Polo, alla grande isola africana. In risposta, Devitt suggerisce la possibilit di uno spostamento della base della catena.Obiezione 3:La strategia delle basi multiple non funziona nel caso si identifichi erroneamente l'oggetto di una cerimonia di battesimo, chiamando qualcosa con il nome dato ad un oggetto simile.Obiezione 4:Le persone possono essere categorialmente in errore circa le proprie convinzioni sui referenti, come quando si scambia un'ombra per un essere umano e le si d un nome.I termini di genere naturale:Kripke e Putnam hanno continuato ad estendere le loro teorie anche ad alcuni predicati, i termini di genere naturale, ovvero i nomi comuni che si riferiscono a sostanze come 'oro', 'acqua' o 'tigre'. Tali espressioni non sono termini singolari, poich non si applicano ad un solo oggetto, ma sono comunque pi simili a nomi che ad aggettivi. Semanticamente, essi sono rigidi e fanno riferimento allo stesso genere naturale in ogni mondo in cui quel genere esiste. 'Acqua' non soddisfatta da una descrizione definita come 'liquido potabile inodore, incolore, insapore', ma la sua essenza si lascia cogliere dalla formula H2O, che necessariamente la stessa in ogni mondo indipendentemente dal colore e dal sapore, che sono invece qualit contingenti.5. Teorie del significato tradizionaliDopo aver visto che la teoria referenziale, secondo cui significato e riferimento coincidono, insostenibile, occorre analizzare le teorie del significato vere e proprie. Le teorie del significato sono indispensabili per chiarire, ad esempio, come due sinonimi possano denotare la stessa cosa o come un'espressione ambigua possa denotare pi cose.Teorie ideazionali: A partire da Locke, molti ritengono che i significati delle espressioni linguistiche siano idee nella mente. Ci che rende significativa una sequenza di segni o di suoni il fatto che esprima in modo appropriato uno stato mentale dotato di contenuto in cui si trova il parlante. Due espressioni saranno sinonimi se esprimono lo stesso pensiero. Un'espressione sar ambigua se c' pi di un pensiero che potrebbe esprimere.Obiezione 1:Cosa si intende per idea? Quando pensiamo ad un cane, non ci immaginiamo tutti i cani o l'essere cane in generale, ma visualizziamo un cane di una particolare razza e taglia.Obiezione 2:Come abbiamo visto con la teoria referenziale, ci sono troppe parole che non hanno immagini mentali o contenuti associati ad esse ('e', 'il', etc.).Obiezione 3: Il significato un fenomeno pubblico e intersoggettivo. Le idee, invece, sono individuali.Obiezione 4:Ci sono enunciati dotati di significato che non corrispondono a nessuna entit mentale effettiva, e cio che non sono mai stati pensati da nessuno.Teoria della proposizione: I significati sono sempre oggetti astratti e linguaggio-indipendenti, ma a differenza delle idee essi sono anche indipendenti dalle persone. Le proposizioni non sono stati mentali delle menti di chi le pensa, ma sono interamente generali ed eterne. Tutte le espressioni dotate di significato stanno in una certa relazione con queste entit astratte. I sinonimi sono quelle espressioni che esprimono la stessa proposizione (dicasi lo stesso per le espressioni analoghe in lingue diverse), mentre le ambiguit nascono da le espressioni che esprimono contemporaneamente proposizioni differenti. Solo gli enunciati, definiti come quelle espressioni che possono essere precedute dal 'che' indiretto, esprimono proposizioni, e il loro valore di verit dipende dalla proposizione ad essi associata.L'attuale regina d'Inghilterra calvaCi che rende questo enunciato vero o falso la proposizione che esso esprime in quella occasione. L'enunciato cambia il suo valore di verit a seconda dell'occasione in cui viene proferito, ma il valore di verit della proposizione permanente: basta controllare il fatto reale espresso dalla proposizione, ed esso ci dir se la regina calva o se ha i capelli. Per quanto riguarda le singole parole, o costituenti degli enunciati, si pu dire che essi esprimono ''concetti''. La teoria della proposizione, sostenuta soprattutto da Russell, evita tutte le obiezioni precedenti presupponendo una certa gamma di entit, come si fa nelle scienze quando si postulano le particelle subatomiche per spiegare il comportamento di sostanze osservabili. Tuttavia, come sempre, anche questa teoria presenta dei problemi.Obiezione 1:Queste entit astratte, atemporali e infinite sembrano una postulazione un po' troppo vaga.Obiezione 2:Il senso comune suggerisce che capire le espressioni non richieda di afferrare oggetti ultra-empirici. Moore risponde che tutto ci normale: basta pensare a cosa accade quando udiamo un enunciato che capiamo e cosa quando invece ne udiamo uno che non capiamo. Obiezione 3:Per Harman, la teoria della proposizione di fatto non spiega nulla: ripete semplicemente i dati con una terminologia pi insolita. Dire che una frase ''esprime una proposizione'' non diverso da dire che ''ha significato''. Obiezione 4:Il significato, qualunque cosa esso sia, deve avere qualche potere causale, mentre le proposizioni, entit completamente astratte, non ne hanno. I filosofi concordano che ci sia bisogno di una teoria che spieghi i fenomeni del significato connettendoli al comportamento umano. Dobbiamo comprendere il linguaggio per mezzo dell'uso del linguaggio.6. Teorie dell'usoLa teoria della proposizione tratta gli enunciati come oggetti completamente astratti ed analizzabili. Per Wittgenstein, quest'immagine del funzionamento del linguaggio errata. Il linguaggio ha piuttosto il comportamento di una pratica sociale, ed il suo significato dipende dal ruolo che esso gioca nel comportamento umano. Per una persona pronunciare un enunciato significa in primo luogo fare qualcosa. Le espressioni linguistiche sono come pezzi di un gioco: il significato costituito dalle regole tacite che governano il suo uso corretto all'interno del discorso. Conoscere il significato di un'espressione significa semplicemente essere in grado di usarla appropriatamente nella conversazione. Ad esempio, il significato di espressioni come 'Ciao' o 'Accidenti' non sta nell'esprimere una proposizione, ma sono solo dei suoni che hanno ruoli funzionali definiti socialmente; ci sono occasioni appropriate e inappropriate per usarli. In sostanza, il punto centrale del linguaggio la funzione, non la connessione. Che dire allora di enunciati apparentemente privi di una funzione sociale come 'La regina d'Inghilterra calva'? Wilfrid Sellars ha fatto appello all'idea dell'inferire come atto sociale. Ci sono delle regole del linguaggio che governano quello che si dovrebbe dire come prodotto dell'inferenza da qualcos'altro detto in precedenza. Un enunciato ne implica un altro non perch i due esprimano proposizioni, una delle quali in qualche modo contenuta nell'altra, ma perch vi un'attesa sociale che il proprio simile inferit il secondo enunciato dal primo. La cosiddetta teoria inferenziale evita senza alcuno sforzo ognuna delle obiezioni mosse alle tre teorie tradizionali (referenziale, ideazionale e proposizionale), ma ci sono ancora alcuni problemi.Obiezione 1:Il significato di un'espressione non esaurito dal ruolo dell'espressione nel gioco linguistico.Obiezione 2:I nomi propri pongono un problema per il teorico dell'uso. Non c' una regola che possa valere per tutti. In questo senso, Wittgenstein trova congeniale il descrittivismo.Obiezione 3:La teoria Wittgensteiniana sembra spacciata difronte alla sorprendente abilit dei parlanti di comprendere degli enunciati lunghi e completamente nuovi senza bisogno di alcuna riflessione. La nostra capacit di comprendere non pu essere il prodotto del fatto che conosciamo delle convenzioni riguardanti quei proferimenti, perch tali convenzioni non si sono mai formate. Il wittgensteiniano deve ammettere che il significato complessivo dell'enunciato dato anche dalle singole parole che ricorrono in esso.Obiezione 4:Si potrebbe conoscere l'uso di un'espressione ed uniformarcisi meccanicamente senza comprendere davvero l'espressione. Uso perfetto, significato zero.Obiezione 5:Si potrebbe immaginare un gioco linguistico in cui vige la regola che tutti gli enunciati proferiti finiscano in rima. Un nuovo arrivato in tale comunit sarebbe inizialmente disorientato, ma dopo un po' indovinerebbe le regole del gioco, senza avere tuttavia alcuna idea di cosa stato detto. In questo caso, al linguaggio Wittgensteiniano manca la nozione di riferimento.Alcuni di questi ostacoli vengono superati dall'incarnazione pi recente della teoria inferenziale sviluppata da Brandom. Per Brandom l'uso di un enunciato dato dall'insieme degli impegni e delle implicazioni associati con il proferimento pubblico di quell'enunciato. Quando una persona pronuncia un enunciato, e fa quindi un'asserzione, si impegna a difenderla contro qualunque obiezione degli ascoltatori. La difesa prender la forma del dare ragioni a favore dell'asserzione, tipicamente inferendola da qualche altro enunciato la cui asserzione non immediatamente soggetta a discussione.7. Teorie psicologiche: il programma di Grice Grice pensa che il significato di un enunciato sia fondato nella mente, negli stati psicologici dei singoli esseri umani. Negli enunciati ambigui o sarcastici emerge una differenza fondamentale tra il significato proprio dell'enunciato e il cosiddetto significato del parlante. Inizialmente Grice tenta di ridurre il significato dell'enunciato al significato del parlante, come Wittgenstein, ma in un secondo stadio tenta di ridurre inoltre il significato del parlante a un complesso di stati psicologici incentrati su di un tipo di intenzione. Se quando dico 'Quella era un idea brillante' quello che intendo che quell'idea era proprio stupida (sarcasmo), sicuramente il significato del parlante qualcosa di psicologico. In generale, sembra che gli atti comunicativi individuali dipendano dal fatto che i parlanti hanno delle intenzioni complesse volte a produrre vari stati mentali nei loro ascoltatori.Il significato del parlante: Prendiamo l'esempio in cui io credo che 'striminzito' significhi immaturo, anzich scarno.Proferendo 'la Messa Piccolomini di Mozart un'opera striminzita', Lycan intendeva dire che la Messa 'Piccolomini' immatura e puerile.1) Il parlante (S) vuole che l'ascoltatore (A) si formi la credenza che P.2) S vuole inoltre che A riconosca la sua intenzione originale.3) S vuole che A si formi la credenza che P almeno in parte sulla base del riconoscimento della sua intenzione originaria. Il nocciolo del significato del parlante un'intenzione, ma nell'analisi intervengono anche degli altri stati mentali, vale a dire lo stato di riconoscimento che si voleva produrre nell'ascoltatore. Nella vita di tutti i giorni, la maggior parte di queste intenzioni sono tacite. Obiezione 1:Di fatto, il significato del parlante non richiede che ci siano degli ascoltatori. Nel caso del soliloquio, il parlante non ha alcuna intenzione specifica rispetto ad un pubblico. Per Grice, anche chi parla da solo deve assumere che ci che dice abbia senso per qualcuno.Obiezione 2:Prendiamo il caso dell'esaminando: uno studente che risponde correttamente a una domanda d'esame vuole dire, per esempio, che la battaglia di Waterloo fu combattuta nel 1815, ma non intende produrre tale credenza nell'esaminatore (che gi la possiede). Grice risponde facendo appello alla ''credenza attivata'': anche se gli ascoltatori credono gi ci che il parlante ha in mente, la sua credenza potrebbe non essere interamente consapevole o psicologicamente attiva. Obiezione 3: Questi stati mentali possono essere comunicati anche tramite espressioni che non hanno alcun significato linguistico, come un grugnito di disprezzo in risposta ad una domanda.Obiezione 4:Nell'esempio del prigioniero americano che pronuncia una frase a caso in tedesco per convincere i soldati italiani di essere tedesco, egli intende comunicare loro una sua intenzione e che si formassero una falsa credenza, dicendo per tutt'altro.La teoria di Grice ha dimostrato di potersi difendere da queste e altre obiezioni tramite delle modifiche ad hoc. Si generalmente d'accordo che il significato del parlante deve in qualche modo avere a che vedere con le intenzioni e gli altri stati mentali del parlante. Torniamo ora al primo stadio del programma di Grice, cio alla riduzione del significato dell'enunciato al significato del parlante. Tuttavia, bisogna prima mostrare gli ostacoli che si presentano alla supposizione che un enunciato in italiano significhi che P solo nel caso in cui i parlanti dell'italiano proferiscano normalmente quell'enunciato intendendo che P.Ostacolo 1:In uno stato mentale particolarmente alterato, ogni parlante potrebbe intendere qualunque cosa con una sequenza di suoni da lui proferita. Se l'analisi di Grice fosse corretta, allora non ci sarebbe nessun vincolo formale su ci che i parlanti potrebbero intendere con una qualunque frase, ma soltanto una statistica su quanto spesso i parlanti intendono questo o quello. Nella realt, il significato dell'enunciato vincola in qualche modo il significato del parlante. Non succede mai di dire 'fa freddo' e intendere 'i maiali hanno le ali'.Ostacolo 2:La maggior parte degli enunciati di una lingua dotati di significato non sono mai stati proferiti. Pertanto, nessuno ha mai voluto dire nulla tramite essi. E' assai difficile che i loro significati siano determinati da ci che i parlanti avrebbero ipoteticamente inteso se mai li avessero proferiti.Ostacolo 3:Anche quando un enunciato completamente nuovo viene proferito, pu venire istantaneamente capito dagli ascoltatori pur non essendoci nessuna aspettativa o convenzione prestabilita riguardo ad esso. Ostacolo 4:Gli enunciati sono spesso usati con dei significati diversi da quelli letterali. Se Grice volesse dire che il significato di un enunciato ci che i parlanti normalmente intendono con esso, bisogna chiarire cosa intende con 'normalmente' indipendentemente dal significato standard dell'enunciato. Le cose vanno anche peggio nel caso dei codici privati o di quegli enunciati che non vengono praticamente mai utilizzati con il loro significato letterale ('sai che ora ?').Il significato dell'enunciato:Grice si concentra sulla nozione ristretta di significato di un enunciato per un particolare individuo, cio il significato che quell'enunciato ha nel linguaggio particolare di quella persona (il suo ''idioletto''). Inoltre, egli restringe ulteriormente il suo oggetto di ricerca iniziale, distinguendo i proferimenti strutturati da quelli non strutturati, che includono le espressioni senza denotazione ('Ahi!') e i gesti non verbali. Grice ipotizza che x (un'espressione non strutturata) significa che P nell'idioletto di S solo nel caso in cui S abbia nel suo repertorio la seguente procedura: proferire x solo se, per qualche ascoltatore A, S vuole che A creda che S creda che P. Questa clausola supera il primo ostacolo, assumendo che la procedura ampiamente diffusa nella comunit. Passiamo ora ai proferimenti strutturati. Grice introduce la nozione di ''procedura risultante'': proprio come gli enunciati dell'italiano sono composti da parti pi piccole dotate di significato in virt delle quali gli enunciati interi significano quello che significano, un singolo parlante avr nel suo repertorio una complessa procedura risultante astratta, composta dalle procedure complete che si attaccano alle sue singole parti componenti. Quindi, il significato di un enunciato non sar direttamente una funzione del significato del parlante, ma piuttosto una funzione dei significati del parlante propri delle rispettive parti componenti.La procedura astratta perch la radice comune degli ostacoli 2 e 3 che gli enunciati nuovi non corrispondono a nessun significato del parlante effettivo, ma plausibile sostenere che essi corrispondono ai significati del parlante ipotetici che sarebbero generati dalle procedure risultanti astratte di Grice. Tuttavia, l'ostacolo 4 presenta ancora un problema, e la necessaria mossa difensiva tradirebbe lo spirito del programma di Grice, cedendo il passo alle teorie del significato rivali.