Filosofia del linguaggio 2016-2017...Filosofia del linguaggio 2016-2017. Filosofia del linguaggio...

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Filosofia del linguaggio 2016-2017 Unità didattica n. 10 Prof. Stefano Gensini

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Filosofia del linguaggio

2016-2017

Unità didattica n. 10 Prof. Stefano Gensini

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«Allargamento dell’orizzonte

linguistico»

1. Ritorno del greco, nuova percezione «storica» delle lingue

classiche;

2. Messa in grammatica delle lingue volgari (funzione degli Stati);

3. Scoperta dell’America e conoscenza lingue extraeuropee;

4. Missioni verso la Cina e il remoto Oriente

5. Funzione dei gesuiti nello studio delle lingue finora sconosciute

(Congregatio de Propaganda Fide fondata da Gregorio XV nel 1622)

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Nuovi mondi e cartografia

cc

L’America

compare

nelle

carte

d’epoca.

Waldseem

ueller,

1507.

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Tutti figli di uno stesso Adamo?

Ne dubita l’alchimista svizzero Paracelso (m. 1541):

Hoc loco me continere non possum, quin mentionem faciam eorum, qui in

abditis insulis reperti sunt, & ibidem adhuc hodie latent, & inveniuntur. Quos

ex posteritate Adami esse, nemo facile crediderit, cum Adae filii in abstrusas

insulas minime concesserint. Imo, probabile est, ipsos ex Adamo alio

descendere. Nemo enim facile evicerit, ipsos carne & sanguine nobis cognatos

esse. (…) Multa ac diversa passim sunt animalia: fortassis etiam multi

homines, de quibus etiam deinceps disseremus.

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Si impone il confronto delle lingue, il

Pater noster come «traduttore»

Da Bibliander, De communi

ratione omnium linguarum,

1548.

E’ l’archetipo delle molte

raccolte di materiali

linguistici che si succedono

fino all’Ottocento.

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La grande erudizione cinquecentesca:

Conrad Gesner (1515-1565)

Mithridates. De differentiis linguarum tumveterum tum quam hodie … in usu sunt, 1555, 1610

?

Quante furono le lingue del mondo

postbabelico?

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Documenti di lingue poco note e prime

descrizioni di lingue note (da Gesner)

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Angelo Roccha, Bibliotheca Apo-

Stolica Vaticana (1591) contiene

una lunga digressione sui

dialetti italici. Si veda questo

brano, in cui si sofferma sul

vocalismo del siciliano (diverso

da quello toscano, ormai

divenuto norma) e il discorso si

allarga a osservazioni di tipo

antropologico, circa le donne

«repetitrici» che in occasione

dei funerali – dietro compenso –

partecipano con canti e lodi alle

lamentazioni per il defunto.

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Qualcuno comincia a dubitare di

Babele…

Il caso di Claudio Tolomei, Il Cesano (edito nel 1555, scritto molti anni prima)

«Così dunque, se ben si discorre, il parlare a gli huomini è naturale, ma i vocaboli che le cose ci mostrano non da la Natura ma da l’Arte o dal caso in sul fondamento de la Natura formati, la qual ci fece atti e disposti a palrare e a scioglier la lingua in queste parole e in quelle. Quinci nacque prima tanta e sì varia diversità de le lingue che per tutto il mondo si sparsero: perché non essendo gli huomini da la Natura costretti a pigliar più l’uno che l’altro vocabulo, qual maraviglia è se per iscoprire concetti loro altri nomi gli Indiani, altri i Persi, altri i Caldei, altri i Greci, altri i Latini si presero? Nulla certo, che io creda: anzi molta maraviglia sarebbe se, per la lontananza de’ luoghi non conversando queste cotali genti insieme, fussero, per dimostrar le cose, corsi ad abbracciare i medesimi vocaboli».

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… ed emergono le prime ipotesi: Marcus

Zuerius Boxhorn (1612-1653)

Vidit innumera vocabula, Germanis, Latinis, Graecis & aliis per Europam

nationibus, communia esse. Inde conjiciebat à communi fonte eam

similitudinem profectam, id est est eâdem omnium illarum gentium Origine.

Displicuerunt Goropii & Schrickii conatus, neque satisfaciebant novae Cl.

Bochardi, pro Phoenicibus, machinationes. Quare alia via rem aggressus,

communem quandam Linguam, quam Scythicam vocabat, matrem Graeca,

Latinae, Germanicae & Persicae statuit, ex qua illae velut Dialecti,

proficiscantur. Non ergo vel Latinos à Graecis, vel hos à Germanis, quae

communia inter se habent, hausisse, sed ab eâdem, id est Scythica origine

(dalla premessa ad lectorem, in Boxhorn, Originum Gallicarum liber 1654,

s.i.p.).

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Lingua scythica: fra mito e realtà

La Scizia corrispon

de all'area euro-

asiatica che in

antichità, tra l'VIII

secolo a.C. e il II

secolo d.C., fu

abitata dalla

popolazione

degli Sciti.

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Una concreta proposta di

classificazione: Leibniz, 1711-12

(1) il greco; (2) il latino («con i suoi figli: l’italiano, il francese, lo spagnolo, il retico e il rumeno, lingua wallachica); (3) il germanico («con i figli: il fiammingo – lingua belgica – l’inglese, il danese, lo svedese, l’islandese»); (4) il cimbrico o gallese («assieme all’aremorico, allo scozzese montano e all’ibernico – l’irlandese); (5) il basco; (6) lo slavo (che «comprende il russo, il polacco, il boemo, ovvero il ceco, il sorabico – ovvero le lingue slave parlate in Lusazia, nella Germania occidentale – il bulgaro e l’illirico o dalmatico) (7) il finlandese («assieme al lappone e all’estone, a questo imparentato»); (8) il livonico propriamente detto, sopravvissuto in poche località (penso che Leibniz si riferisca qui alle parlate delle antiche stirpi finniche abitanti in Livonia; (9) il lettone (anch’essa una lingua baltofinnica); (10) l’ungherese («a nessun’altra vicina come al finnico»); (11) l’albanese (lingua epirotica); (12) il turco («a cui si avvicina la lingua dei Tartari precopiensi»); (13) l’arabo, di cui risultano sopravvivenze nelle montagne Alpuxara, in Spagna; (14) infine l’antica lingua illirica, corrispondente al veglioto, oggi estinto.

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« Tutta la terra aveva una sola

lingua e le stesse parole.

Emigrando dall'oriente gli uomini

capitarono in una pianura nel

paese di Sennaar e vi si

stabilirono. Si dissero l'un l'altro:

"Venite, facciamoci mattoni e

cociamoli al fuoco". Il mattone

servì loro da pietra e il bitume da

cemento. Poi dissero: "Venite,

costruiamoci una città e una torre,

la cui cima tocchi il cielo e

facciamoci un nome, per non

disperderci su tutta la terra". Ma il

Signore scese a vedere la città e la

torre che gli uomini stavano

costruendo. Il Signore disse: "Ecco,

essi sono un solo popolo e hanno

tutti una lingua sola; questo è

l'inizio della loro opera e ora

quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e

confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro". Il

Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per

questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là

il Signore li disperse su tutta la terra. » (Genesi, 11).