Post on 10-Jul-2020
Caporedattore: Ilaria Landuzzi
Redattori: Greta Giovannini, Alice Leccioli Editore Licia Piva
Direttore Isabella Dallapiccola
Vice Direttore Cristina Cannelli
Responsabile grafica Paola Occhi
Anno Scolastico 2018/19 - N°5
Servizio a pag. 2/3
Il Carduccino 2
Nicolò Baglioni, 5B Federico Baglioni, 2B
“R icostruiremo
Notre Dame
ancora più splendida-
mente e voglio che
venga completata in
cinque anni” ha dichia-
rato il Presidente Ma-
cron. Un impressio-
nante incendio ha de-
vastato la cattedrale
parigina, uno dei sim-boli della civiltà euro-
pea. Le fiamme sono
p a r t i r e d a
un’impalcatura che ab-
bracciava la chiesa per
lavori di conservazio-
ne, il 15 aprile verso le
19. Per ore, i cittadini
di Parigi e migliaia di turisti increduli, hanno
guardato l'incendio ar-
dere la cattedrale e-
retta oltre 800 anni fa.
Cinquecento vigili del
fuoco hanno lavorato
con pompe e autogrù,
impotenti nel tentativo
di fermare l'impeto
dell'incendio e solo ore
dopo, in nottata, sono
stati in grado di argi-nare il rogo nel ver-
sante nord. La volta
della navata centrale è
crollata. La guglia e
due terzi del tetto in
legno chiamato “la fo-
resta” perché costruito
con le querce tagliate
da un bosco di 24 et-
tari, sono stati distrutti
dalle alte e imponenti
fiamme, la struttura
nel suo complesso pe-
rò sembra essersi sal-
vata così come le torri
e le opere d’arte tra-
sferite al museo del
Louvre. La cattedrale dei re, della Rivoluzio-
ne che ne fece per
qualche anno il tempio
della Ragione, di Na-
poleone che si mise da
solo in testa la corona
di imperatore e
di Victor Hugo che ne
fissò il mito popolare
poi ripreso da Disney,
A fuoco la Cattedrale di Notre Dame a Parigi
L’incendio del secolo
Il Carduccino 3
Nostra Signora di Pari-
gi e di tutti gli europei,
cattolici e non, ha ri-
schiato di scomparire.
Colpa di un incidente,
sembrerebbe, capitato
proprio nel cantiere
che aveva il compito di
mettere in sicurezza
Notre Dame, salvarla
dal peso dei secoli
passati e trasmetterla
alle generazioni future.
Per condurre i dieci
anni di lavori previ-
sti, era stata edificata
una struttura fatta di
migliaia di tubi di
acciaio e pesante
500 tonnellate,
alta 100 metri,
che doveva servi-
re a restaurare
per prima cosa la
guglia. Per fortu-
na nei giorni pre-
c e d e n t i
all’incendio, le
statue dei dodici apo-
stoli e dei quattro e-
vangelisti poste intor-
no alla guglia erano
state deposte, grazie a
una gru e inviate à
Marsac-sur-l’Isle per
essere restaurate.
L’incendio si è svilup-
p a t o b r u c i a n d o
l’imponente struttura
di travi in legno che
reggeva il tetto. Spen-
to il rogo, si è lasciato
spazio alla solidarietà,
ma anche alle polemi-
che sui soccorsi giunti
in ritardo e sui lavori
di restauro da cui sa-
r e b b e s c a t u r i t o
l’incendio. In meno di
24 ore, sono stati rac-
colti 600 milioni di eu-
ro per il restauro della
Cattedrale distrutta
dalle fiamme. I colossi
della moda come Fen-
di, Bulgari, Christian
Dior, DKNY, Cèline e
Louis Vuitton, hanno
offerto 200 milioni di
euro. I danni riportati
dalla Cattedrale sono
ingenti.
Beatrice Grasselli, 1P
“N ella vita devi
essere quel-
lo che sei”. Queste le
parole che i ragazzi
del liceo “Carducci”
hanno impresso nella
mente. Il giorno 28
marzo, nell’Istituto
Statale Superiore di
Ferrara è stato ospita-
to il talentuoso scrit-
tore Giulio Guidorizzi,
autore de “Ulisse,
l’ultimo degli eroi”.
Nato a Bergamo, Giu-
lio Guidorizzi è cre-
sciuto con la passione
dell’antichità classica,
tanto da specializzarsi
in drammaturgia e an-tropologia e diventare
docente universitario
a Torino e a Milano.
Grazie alla sua dedi-
zione ha pubblicato
nel 2018 il libro
“Ulisse” che racconta
le avventure dell’abile
oratore della Grecia
omerica. Per settima-
ne gli studenti hanno
letto ed esaminato il
suo libro, e alla fine
incontrato l’autore.
Il meeting è durato
circa 2 ore suddivise
in: presentazione
dell’opera e domande
poste dagli allievi del-
le classi prima e se-
conda.
Ci sono, secondo
lei, atteggiamenti
dei personaggi che
possono rispec-
chiarsi nella società
attuale?
“Telemaco. La tipi-
ca figura che cre-
sce senza una gui-
da paterna e che
può essere sog-getta ad attacchi
di gelosia, debo-
lezza e fragilità”.
I luoghi da lei
descritti sono
reali o ritraggo-
no semplice-
mente i perso-
naggi che vi abi-
tano?
“Entrambi. Parte
dell’ambientazione
è legata alla mia
esperienza, in particolare la Gre-
cia.
Il resto è frutto
dell’immaginazione”.
Da dove nasce la
p a s s i o n e p e r
l’antichità?
“Durante l’infanzia mi
è stata regalata
l’Odissea. È stata dav-
vero un regalo prezio-
so!”
28 marzo il Liceo “G. Carducci” viaggia nel tempo
Ulisse, l’ultimo degli eroi Gli studenti incontrano l’autore grecista Giulio Guidorizzi
Il Carduccino 4
Nel libro vengono
trattati importanti
temi come gli stra-
nieri e le donne.
Perché sono così
speciali per lei? “Per la tecnica di ri-
scrittura che utilizzo,
sono fondamentali
perché consentono un
cambio di prospettiva
notevole, le donne in
particolare.
Ogni capitolo infatti si
apre con una figura femminile che descri-
ve Ulisse in modo di-
verso. Il ruolo che
assumono è anche
quello di guida… Pene-
lope è stata sempre il
suo faro.”
Abbiamo sempre
ammirato Ulisse per
le sue ottime quali-
tà, perché enfatiz-
zare anche quelle
negative?
“Semplice. Secondo
me gli eroi non sono
autentici, se nella loro
imperfezione non tro-
vano la perfezione. U-
lisse ha saputo essere
speranza, anche
quando lui stesso non
ne aveva. Nella vita
devi essere quello che
sei e a volte i libri
possono insegnarcelo”.
Il Carduccino 5
Il Carduccino 6 Il Carduccino 6 Il Carduccino 6
Andrea Benatti,
Giulia Dosso,5B
D ivertente, ecci-
tante ma anche
mentale, pen-
sierosa e faticosa, sono
queste le parole chiavi
dell’ultima gita di clas-
se della 5B. Il viaggio
d’istruzione si è svolto
a Cracovia in Polonia,
durante la seconda set-
timana di marzo. La
città artisticamente è
molto affascinante, ma
la caratteristica che ha
colpito maggiormente
gli studenti, è che, al
suo interno, il tempo
sembra essersi ferma-
to. I monumenti forma-
no un enorme puzzle di
storia, le campagne e
ogni opera d’arte con-
tengono un piccolo
frammento del periodo
nazista. La città è una
grandissima testimo-
nianza per non dimen-
ticare e non ripetere le
atrocità del passato. La
visita al ghetto ebraico,
al monumento dei cuori
strappati e al campo di
c o n c e n t r a m e n t o
d’Auschwitz uno e due,
sono state esperienze
faticose e di grande im-
patto emotivo e fisico. I
ragazzi nonostante le
difficoltà hanno com-
preso l’importanza del
ricordo, ancor più ne-
cessaria al giorno
d’oggi, in un’ epoca in
cui i testimoni stanno
scomparendo. La gita
però è stata ricca an-
che di momenti e av-
venture divertenti,
spensierate e indimen-
ticabili. Gli alunni dura-
te la loro permanenze
in Polonia si sono adat-
tati alla cultura del pa-
ese, assaggiando piatti
tipici tradizionali, molto
L’ultimo viaggio formativo della classe 5B
Una gita per ricordare
Il Carduccino 7 Il Carduccino 7 Il Carduccino 7
diversi per gusto e a-
spetto fisico a quelli
della cucina italiana. Al-
cuni hanno anche cer-
cato di apprendere la
lingua polacca, nono-
stante le difficoltà e gli
scarsi risultati ottenuti
sul posto, si è riusciti
comunque a memoriz-
zare parole fondamen-
tali come dzien’ dobry
( b u o n g i o r n o ) o
czes’c’ (ciao). Cracovia
è s i c u r a m e n t e
un’incantevole città ar-
tistica, il castello di Wa-
wel e la cattedrale di
Wawel ne sono due e-
sempi lampanti. En-
trambi i monumenti di
architettura gotica, ro-
manica e barocca, sono
ricchi di storia, tradizio-
ne e leggenda, come
quella della grotta del
drago che ha affascina-
to molto, sia alunni, sia
professori. Durante le
lunghe esplorazioni del-
la capitale polacca, la
classe ha effettuato u-
na b reve sos ta
all’università più presti-
giosa del paese, la qua-
le nel 1489 ha ospitato
il famoso e rivoluziona-
rio Niccolò Copernico.
All’interno del diparti-
mento è custodito un
manoscritto del grande
astronomo, che può es-
sere osservato solo
previo appuntamento.
I ragazzi non sono
quindi riusciti a visitar-
lo, ma hanno comun-
que potuto ripercorrere
i passi del tragitto quo-
tidiano dello studioso.
Una gita sicuramente
molto travolgente e si-
gnificativa, che ha col-
pito sia studenti sia do-
centi, molte delle nu-
merose esperienze fat-
te non saranno scorda-
te facilmente e alcune
di esse resteranno per
sempre impresse nella
memoria.
Di Maurizio Bonora
N ei vari ambien-
ti del nostro
territorio si so-
no insediate, per ope-
ra dell’uomo, specie
animali estranee alla
nostra fauna. La cam-
pagna è coinvolta
dall’invasione di questi
esseri e ne ospita di-
versi, con gravi danni a l l ’ a m b i e n t e ,
all’agricoltura e alle
specie nostrane, spes-
so soppiantate dalla
concorrenza alimenta-
re con le esotiche.
Nel nostro caso gli a-lieni non appartengo-
no alla fantascienza, ma fanno parte di una
preoccupante realtà.
Si tratta, infatti, di
specie animali che so-
no giunte da noi per
imprudenza umana e
stanno causando seri
danni negli ambienti
in cui si sono insedia-
te. Le prime introdu-
zioni di animali
“stranieri” in Italia so-no state effettuate dai
Romani e dai Fenici
che hanno importato il
daino dall’Asia minore
e forse l’istrice dal
Nord Africa. Non sono
però queste paleoin-
troduzioni a preoccu-pare, ma
le immis-
sioni re-
centi di
specie e-
s t r a n e e
alla nostra
fauna. Gli
a n i m a l i p r o v e -
nienti da
altri conti-
nenti sono ormai tan-
tissimi e la campagna,
con i suoi campi colti-
vati e i corsi d’acqua
ne ospita diversi, mol-
ti dei quali si stanno rivelando dannosi
a l l ’ a m b i e n t e ,
all’agricoltura e anche
alle specie nostrane.
Ma come sono arrivati
questi animali fino a
noi? Alcuni sono stati
introdotti per scopi a-
limentari od ornamen-
tali e altri per l’attività
venatoria e per la pe-
sca sportiva. Molti soggetti sfuggiti alla
cattività, incidental-
mente o per sconside-
rata volontà umana,
hanno trovato in natu-
ra condizioni per vive-
re e procrearsi e han-
no fondato colonie in
continua espansione.
Sta di fatto che un e-
sercito di alieni sta a-
vanzando inesorabil-
mente occupando di-
versi ambienti e spo-
destando spesso le
specie originarie, con
le quali si trovano a
dividere habitat e ri-
sorse alimentari. È as-
solutamente necessa-
r i o f e r m a r e
quest’invasione se vo-
gliamo proteggere gli
animali autoctoni da
Alieni in campagnaAlieni in campagna
Il Carduccino 8
invadenti competitori
e tutelare anche le
coltivazioni da animali
particolarmente proli-
fici come, ad esempio,
la nutria. Purtroppo,
in certi casi, è neces-
saria la soluzione
cruenta, osteggiata
però da una parte
dell’opinione pubblica
e da qualche associa-
zione ambientalista.
Bisogna considerare
che un quinto delle
specie di vertebrati,
presenti sul Pianeta,
sono in pericolo per
la minaccia di orga-
nismi provenienti da
altrove e il nostro
patrimonio di biodi-
versità è in serio pe-
ricolo; per ripristina-
re gli equilibri biolo-
gici servono urgen-
temente, leggi e
normative che tute-
lino la fauna autoc-
tona, ma serve an-
che una buona istru-
zione pubblica per far
conoscere i rischi degli
interventi umani sulle
popolazioni faunisti-
che e, lo-
gicamente, sugli eco-
sistemi naturali.
Vediamo qual è la si-
tuazione delle specie
aliene negli ambienti
agricoli.
Per soddisfare le esi-
genze dei pescatori
sportivi, nelle nostre
acque sono stati im-
messi pesci estranei
alle popolazioni ittiche
locali e per la man-
canza di controlli ac-
curati si continua tut-
tora a popolare i corsi d’acqua con specie
straniere. Pensate che
l’Italia ha il non invi-
diabile primato di o-
spitare nelle sue ac-
que interne ben 22
specie di pesci intro-
dotte, quasi la metà di
quelle autoctone, che sono 48. Da un con-
vegno organizzato al-
cuni anni fa da Le-
gambiente e Aipo
(Associazione Italiana
produttori e operatori
pesca sportiva) è ri-
sultato che i maggiori
responsabili di intro-
duzioni di pesci nelle
nostre acque interne
sono i gestori dei la-
Il Carduccino 9
Il Carduccino 10
Unione Europea:
un’unione rivoluzionaria
Bacilieri Luca,
Bartolomeo Chiara,
2H
Tu tti noi ne fac-
ciamo parte,
eppure, soprattutto noi giovani, non sempre ne
siamo pienamente con-
sapevoli; dovremmo
conoscerne meglio la
sua affascinante storia,
che ancora sta evol-
vendo.
Questi e molti altri
dubbi ci sono stati chiariti dal professor
Francesco Badia, do-
cente di economia
presso l’Ateneo di Fer-
rara, che ha svolto u-
na lezione molto sti-
molante ed interes-
sante sull’argomento
e ha portato noi alun-
ni di 2H a molte ri-
flessioni su ciò che è
e sarà l’Unione Euro-
pea e come ci per-
metterà di vivere nel
mondo che sognamo.
Abbiamo riflettuto sul valore della moneta u-
nica europea (EURO),
che ha reso possibile
unire l’economia degli
stati che l’hanno adot-
tata, facilitando com-
merci, scambi e costi
dei prodotti. La libera
circolazione del cittadi-
no europeo, introdotta
dal trattato di Schen-
gen, è un elemento
molto positivo per i
giovani che possono
studiare all’estero tra-
mite Erasmus, cono-
scere le culture dei no-stri vicini o lavorare in
altri paesi. Anche la li-
bera circolazione delle
m e r c i p e r m e t t e
all’economia dei paesi di sopravvivere alle cri-
si che ci stanno flagel-
lando da anni.
Per chiarire le idee ed
interrogarci sulle pro-
blematiche che ostaco-
lano un futuro sicuro
dell’Unione e di tutti
noi, la classe ha pro-
dotto elaborati indivi-
duali sui problemi che
ognuno ritiene più evi-
denti e gravi ma ha an-
che espresso le proprie
aspettative: “Cosa può
fare l’UE per garantirci
un roseo futuro? Nella maggior parte de-
gli elaborati ci si è sof-
fermati sul delicato e
Il Carduccino 11
complesso fenomeno
della migrazione, che è
i n d u b b i a m e n t e
l’argomento protagoni-
sta dei media, come
non lo è mai stato nella
storia dell’Europa.
L’ingresso di un nume-
ro incontrollato di citta-
dini extracomunitari
può generare il timore
della perdita del senso
dell’identità nazionale.
Questa problematica,
preoccupa molto e su-scita polemiche, non
per il problema in sé,
ma per come viene ge-
stito dall’Europa stessa
che non dimostra suffi-
c i e n t e c o e s i o n e
nell’affrontarlo.
Alcuni studenti ritengo-
no che la comunità ab-bia perso lo splendore
con cui è stata creata,
se qualche anno fa le
nazioni lottavano per
avere i requisiti neces-
sari per entrare a farne
parte, ora si promuovo-
no referendum per u-
scirne. Con questo in-
tendiamo dire che le
nobili idee di unità con
cui l’Europa è nata, si
sono forse affievolite o
perdute nel tempo, cre-
ando un clima di diffi-
denza e pregiudizi fra
gli stati membri.
Il lavoro e la sicurezza
sono aspetti fondamen-
tali nella vita e nel ri-
spetto dei cittadini eu-
ropei, che spesso non
si sentono difesi
dall’unione. Ci si aspet-
terebbe l’emanazione e
il rispetto di regola-
menti tutelanti per tutti
i lavoratori.
Anche l’ambiente spes-
so viene ritenuto non
sufficientemente tute-
lato.
I problemi evidenziati,
come infiniti altri, sve-
lano questi aspetti o-
scuri nella nostra unio-
ne, come ferite aperte
difficilmente curabili.
Ma come tutti sappia-
mo prevenire è meglio
che curare!
Ovviamente se ci sono
problemi ci dovranno
essere soluzioni, per
cui, noi studenti, abbia-
mo espresso anche
proposte, idee, possibili
soluzioni, modesti con-
cetti ma dall’enorme
valore che, adottati nel
modo corretto, ci por-
teranno verso il felice
futuro che
vogliamo.
Nobili pa-
role come
u n i t à ,
concretez-
za, solida-
rietà e
c ompas -
s i o n e
sp i c cano
in questi
elaborati.
Ci siamo anche interro-
gati sull’eventuale ne-
cessità di predisporre
organismi deputati alla
difesa. Siamo tanti e
giovani ma siamo
l’Europa, o meglio, lo
saremo un giorno e,
che noi vogliamo o no,
saremo destinati a
cambiarla. Starà alle
attuali e future genera-
zioni scrivere il finale di
questa intrigante sto-
ria.
Il Carduccino 12 Il Carduccino 12
Giulia Dosso, Alice
Manferdini, 5B
È possibile far
riaffiorare il
ricordo delle canzoni
più significative di Fa-
brizio De André, uno
dei massimi esponente
della musica italiana?
Per le ragazze di 5B
del Liceo “G. Carduc-
ci”, progetto Biologia &
Ambiente, la risposta
è scontata: sì, è fatti-
bile e per questo moti-
vo Alice Manferdini,
Giulia Dosso
e Ludovica
Pierro han-
no accettato
con entusia-
smo l'offer-
ta proposta
loro dalla d i r e t t r i c e
del Teatro
Nuovo di
F e r r a r a ,
Cinzia Bonafede, la
quale ha voluto ripor-
tare in vita per una
notte i brani di De An-
dré, attraverso la cre-
azione di uno spetta-
colo unico nel suo ge-
nere. "Venti di Faber"
si è svolto in occasione
del ventennale della morte del cantautore il
16 marzo scorso con
la partecipazione e-sclusiva del gruppo
m u s i c a l e
"Controcanto". Quat-
tordici i brani scelti ap-
positamente per la se-
rata per permettere al
pubblico di rivivere di-
verse storie e realtà
spesso oscurate, ma di
cui De André cantava
senza nascondersi die-
tro ai pregiudizi della
società. Le ragazze si
sono destreggiate nell’
introdurre i tre brani
principali della scalet-
ta, spiegandone le ori-
gini e il significato ce-
lato dietro le parole
"Zirichiltaggia", "La
canzone di Marinella"
e "Nomadismo" sono
Una serata speciale al Teatro Nuovo di Ferrara
NARRATRICI PER UN GIORNO
Tra musicisti, cantanti e narratrici è tornata viva la figura imponente di De André
Il Carduccino 13 Il Carduccino 13
state scelte apposita-
mente per infondere al
pubblico la vera essenza
di De André; in questo
modo gli spettatori han-
no potuto constatare che i vent'anni trascorsi
dopo la sua scomparsa
sono semplicemente un
numero, perché il suo
ricordo continua a riaf-
fiorare nel cuore e nella
mente del pubblico, per
ricordarci che il suo ta-
lento rimane costante nonostante il tempo
passato. Le temati-
che affrontate sono
state tra le più svariate:
dall'amore, alla filosofia,
fino a giungere a conte-
nuti più sociali e di de-
nuncia. L'orchestra ha
dimostrato un eccellen-
te talento di rielabora-
zione dei brani con l'aiu-
to delle ragazze di 5B
che, grazie al-
la loro inter-
p r e t a z i o n e ,
hanno per-
messo un'im-
mersione tota-
le nella musi-
ca proposta
durante la se-
rata. Il pubbli-
co si è dimo-
strato emozio-
nato e com-
mosso anche
dopo l'ultima esibizione
che vedeva i musicisti
abbattere la quarta pa-
rete per insediarsi tra le
file degli spettatori in
modo da entrare così in
empatia con loro. Gli
applausi sono stati calo-
rosi ed abbondanti, data
l'importanza della rap-
presentazione.
Il Carduccino 14
La classe 3O
“Q uesta è una
notte diversa
da ogni altra notte
del mondo. Ogni uo-
mo ha desiderato da sempre conquistare
la luna…oggi è stato
raggiunto
l’irraggiungibile”.
Così scriveva Giusep-
pe Ungaretti, per sot-
tolineare l’importanza
dell’evento a cui circa
900 milioni di telespet-
tatori nel mondo (oltre
20 milioni dei quali e-
rano italiani) avevano
assistito dalle proprie
case o affollando i bar, dal momento che gli
apparecchi televisivi
(allora in bianco e ne-
ro e dalle immagini sgranate) non erano
per tutti.
In quel momento la
Luna si trovava a
388.650 chilometri
dalla Terra ed era prossima al pri-
mo quarto.
In tanti la os-servavano con
il naso all’insù
e con l’orecchio
incollato alla
radio: il corpo
celeste che era stato oggetto di
studio e di os-
servazione fin
dalla nascita
dell’astronomia, l’astro
notturno che per secoli aveva ispirato genera-
zioni di poeti e filosofi,
finalmente era stato
conquistato, e in Italia
erano le 4:56 del 21
luglio 1969 quando il comandante della mis-
sione Apollo 11, Neil
Armstrong, posava il proprio piede sinistro
sul suolo lunare pro-
nunciando una delle
frasi più famose di
sempre: "Questo è un
piccolo passo per un uomo, ma un gigante-
sco balzo per l'umani-
tà".
In piena epoca di
La notte tra il 20 e il 21 luglio 1969 fu la Terra a girare attorno al proprio satellite
Ed il mondo si fermò a guardare… Si celebrano quest’anno i 50 anni dallo sbarco sulla Luna
Il Carduccino 15
“guerra fredda” fra USA
e URSS, quando fra il
1957 e il 1975 le due
superpotenze si sfidava-
no a prevalere anche
nella corsa allo spazio, l’applauso per il primo
passo di Neil Armstrong
fu un gesto che acco-
munò l’Italia e il mondo
intero.
Armstrong (che è dece-
duto nel 2012, ndr.) era
stato subito raggiunto
sul suolo lunare dal compagno di viaggio E-
dwin ‘Buzz’ Aldrin, men-
tre in orbita intorno alla
Luna, a bordo della cap-
sula madre 'Columbia'
che avrebbe riportato a
terra l’intero equipag-
gio, rimaneva ad aspet-
tarli il terzo astronauta
della Missione, Michael
Collins. Gli astronauti
Armstrong e Aldrin, par-
titi il 16 luglio dal Ken-
nedy Space Center di
Cape Canaveral ed en-
trati nell’orbita lunare il
19 luglio, hanno tra-
scorso circa due ore e
mezza al di fuori della
navicella “saltellando”
sul Mare della Tranquilli-
tà, e insieme hanno
piantato al suolo la ban-
diera americana (così
innaturale e così immo-
bile nell’aria senza ven-
to), hanno fotografato
la superficie lunare e
raccolto 21,5 kg di cam-
pioni di roccia che sono
stati poi portati sulla
Terra.
L'equipaggio dell'Apollo
11 ha dovuto abbando-
nare sulla superficie lu-
nare il LEM Eagle, il mo-
dulo di discesa: forse
non tutti sanno che, po-
sizionata sulla gamba di
questo modulo di allu-
naggio, posta fra il terzo
e il quarto piolo della
scaletta, c’era una plac-
ca di acciaio inossidabile
delle dimensioni di circa
22.8 x 19.4 cm.
Quella placca è ancora
lassù, in attesa di
un’eventuale visita da
parte di forme di vita
intelligenti che mai do-
vessero trovarla.
Il Carduccino 16
Intolleranti verso l’intolleranza A 74 anni dall’Olocausto, la nostra società
non sembra così diversa
Sara Lombardi , 5L
D a v i d e ,
E s t e r ,
Lea, Naomi: questi no-
mi, insieme a quelli di
altri sei milioni di per-
sone, appartengono al-
le vittime della Shoah.
Omar, Ismael, Nadir:
loro invece sono solo
alcuni delle centinaia di ragazzi stranieri che
vengono sfruttati attra-verso un nuovo tipo di
schiavitù: il caporalato.
Questi mondi sembrano
così diversi, eppure non
sono così distanti tra
loro. Pur essendo nel
ventunesimo secolo, in-
fatti, l’Italia continua
ad essere in difficoltà
dal punto di vista mul-
tietnico; l’accoglienza
dei migranti
però sta fa-
cendo pro-
gressi, an-
che se non
manca chi
continua a
discrimina-
re. La Se-
conda Guer-
r a M o n d i a l e e
l’Olocausto sembrano
problemi di un’altra ge-
nerazione, eppure pri-
ma dei campi di con-centramento, tutto è
iniziato nello stesso modo: con la discrimi-
nazione degli ebrei. E
così, in un paese dove
ognuno dovrebbe poter
definirsi cittadino del
mondo, è
a n c o r a
presente
la paura
del diver-
so.
Appena si
presenta-
no situazioni difficili,
chi ha il potere non esi-
ta a sfruttare i più de-
boli; facendo così per
anni, l’intero continente
africano è stato drasti-
camente impoverito,
prosciugato di tutte le
risorse. Queste e altre
tragedie della storia so-
no accadute, perché
sono salite al potere
persone sbagliate, ma
il popolo dovrebbe
sempre ribellarsi a ciò
che non trova giusto.
Citando Martin Lhuter
King: “Può darsi che
non siate responsabili
per la situazione in cui
vi trovate, ma lo diven-
terete se non fate nulla
per cambiarla”. È pro-
prio questo quello che
tutti dovrebbero fare:
essere intolleranti ver-
so l’intolleranza.
Il Carduccino 17
Piccinini, Ortiero, Ange-
lini, Bui, Alicante, Chibr,
2C
I documenti della
collezione di alcuni
dei più importanti
edifici pubblici cittadini
dell’architetto e inge-
gnere Carlo Savonuzzi,
sono stati donati dalla
figlia Gloria, al diparti-
mento di architettura di
Ferrara. 400 tubi, 35
buste e 18 raccoglitori
sono stati collocati in
una sala della Bibliote-
ca “Mario Zaffagnini”
presso il prestigioso Pa-
lazzo Tassoni Estense e
visitato dalla classe 2C
del Liceo “G.Carducci”.
L’ingegnere ha lavorato
a Ferrara dal 1922 al
1965 contribuendo alla
ricostruzione della cit-
tà e alla trasformazio-
ne del paesaggio urba-
no, attraverso il suo se-
gno costruttivo e archi-
tettonico: sue sono le
progettazioni di alcuni
dei più importanti edifi-
ci della città: lo Stadio
“Camillo Mazza”, la
scuola “Poledrelli”,
l’Acquedotto, i Magazzi-
ni generali, l’ex MOF,
l’”Alda Costa”, il Museo
di Scienze Naturali,
l’Ospedale “S.Anna”, il
Foro Boario. Nel 1964 il
Teatro Comunale di
Ferrara è stato restitui-
to alla città, grazie an-
che al lavoro di
Savonuzzi. La fi-
glia Gloria, presen-
te e visibilmente
commossa, ci ha
raccontato d i
quando con il papà
andava a scegliere i
giusti materiali per rea-
lizzare nei dettagli il
progetto del padre,
partendo dai tessuti
per i posti a sedere. Per
poter conservare il la-
voro cartaceo e i pro-
getti dell’architetto, si
sono dovuti fare com-
plessi lavori di scanne-
rizzazione, digitalizza-
zione e restauro, in
quanto le opere sono
state trovate arrotolate
e stenderle avrebbe
potuto danneggiarle. Il
progetto di recupero
delle carte ha avuto la
finalità di renderle di-
sponibili agli studiosi e
alla cittadinanza. Diver-
si studenti di due istitu-
ti della città, una terza
media della scuola
“Boiardo” e una terza
superiore dell’”Einaudi”,
con laboratori didattici
hanno reinterpretato
alcuni progetti di Carlo
Savonuzzi.
Città di carta, città di pietra
Il Carduccino 18
Gli studenti del “Carducci”
incontrano il Fiume
Letizia Bagordo,
Linda Occhi, 2D
U n incontro inu-
suale, quello
degli studenti
della 2D e 1C del Liceo
“G.Carducci”, il 9 apri-
le scorso: Cesira
(detta La Sturiona) e
Kurt Von Krumellos
(un viaggiatore un po’
antiquato che a volte
si imbarca come un
vero pirata) li hanno
ospitati su una barca
molto speciale, pensa-
ta per trasportare per-
sone di ogni età sui
fiumi e canali di Ferra-
ra. La Nena è una bar-
ca lenta, scivola via
sulle onde senza quasi
trovare resistenza; la
navigazione avviene in
modo tranquillo, qual-
cuno parla, alcuni bal-
lano, altri canticchiano
e altri ancora fotogra-
fano. È da sempre la
barca dei bambini, dei
giovani e delle famiglie
tanto che nasce come
“ludobarca”, pensata
per riportare la gente
in un ambiente natu-
rale da troppo tempo
dimenticato e far co-
noscere a tutti la cul-
tura del grande fiume.
All’arrivo, alla Wunder-
kammer, prima di sali-
re sull’imbarcazione
Cesira e Kurt ci hanno
raccontato la storia di
Ferrara e del suo fiu-
me. Ferrara nasce sul
fiume e il fiume è
sempre lì. Il fiume Po,
quello che
si ricorda
lungo la
riva della
Via Ripa
Grande e
in Via del-
le Volte,
che è raf-
f i g u r a t o
negli affreschi di Pa-
lazzo Schifanoia, che
diede acqua ai giardi-
ni, alle fontane, ai fos-
sati del Rinascimento,
che circondava le Isole
d i Be lvedere e
Sant’Antonio in Polesi-
ne, che irriga i campi
fertili della bonifica
ferrarese, che dalle
grandi città del nord
scorre fino al mare. Il
fiume collega la gente
e le città come lo fan-
no le strade e i ponti.
Basta navigare per
rendersene conto.
Quando, già nel 1152
a causa della rotta di
Ficarolo, il Po si spostò
più a nord, sembrava
Il Carduccino 19
che voltasse per sem-
pre le spalle a Ferrara.
E invece eccolo qui, a
due passi dal centro,
impegnato a collegare
paesi, prima con ponti
di barche e poi con
quelli in cemento. La
nostra gita è stata un
modo divertente di
stare insieme, tutti
sulla stessa barca.
Dalla vecchia banchina
del porto fluviale, sia-
mo giunti a Pontelago-
scuro, nel passato pa-
ese di navigatori, di
marinai, con la Giari-
na, la storica spiaggia
sul Po dei ferraresi e la
conca, ossia un ascen-
sore per alzare ed ab-
bassare le navi. La
nuova conca, che so-
stituisce la vecchia,
datata 1924, che ser-
viva per trasportare le
barbabietole negli zuc-
cherifici e i primi turi-
sti a Magnavacca, è
stata inaugurata nel
2003. Le sue porte di
acciaio sono immense,
livellano l’acqua fra la
rete dei canali. Qui, su
queste acque la Nena,
il soprannome di
Nazarena Casini,
imparò il mestie-
re della traghet-
tatrice dal pa-
dre, che le inse-
gnò a remare e
a tenere la barca
già all’età di quattor-
dici anni. Nata il 24
settembre del 1913 a
Salvatonica di Bonde-
no (FE) e morta a set-
tantadue anni, il 5
gennaio 1986 è ricor-
data come “la sposa
del fiume”. Dal padre
imparò diversi mestie-
ri, la pesca, il traspor-
to con i carri, il fare
legna, l’intrecciare il
vimini per costruire
trappole per le anguil-
le… ma soprattutto
quello di portare la
gente da una sponda
all’altra del Po. Sem-
bra sentire dalle acque
la voce di quella don-
na, implorarci a non
perdere la memoria di
ciò che fu la cultura
del fiume, a volte ruvi-
da, a volte piena di lu-
ci e colori. La Nena,
sulla quale abbiamo
navigato è un vaporet-
to veneziano, classe
1963, che, grazie ad
un restauro accurato,
conserva ancora il di-
segno dei vaporetti
migliori, eleganti,
snelli, affusolati, che
s c i v o l a n o v i a
sull’acqua con il tic-
chettio insistente dei
loro motori. Portarla
agli antichi splendori è
stata una sfida affasci-
nante, per coloro che
non sapevano nulla di
barche ma avevano
tanta voglia di naviga-
re, di farla diventare
“ludobarca, traghetto,
nave da crociera, sa-
l o t t o i t i n e r a n t e
sull’acqua, palcosceni-
co dei loro progetti”.
Oggi con la Nena si
puo’ arrivare fino a
Venezia.
L’angolo di MartyL’angolo di Marty
DENTRO L’OSCURITÀ
Osservi le gocce sul finestrino
della macchina che corre veloce
nell’oscurità della notte: fanno a
gara fra loro.
La luna ti insegue, non ti lascia
scappare.
Il suono del motore potente rie-
cheggia nell’aria.
L’asfalto scorre veloce sotto le ruo-
te, scuro come il buio
che ti circonda, così denso che
sembra inghiottirti.
I pensieri ti fanno venire mal di te-
sta e il volume
della musica al mas-
simo non riesce a co-
prirli:
puoi fuggire da tutti
ma non da te stessa.
I ricordi riaffiorano.
La tua mente lavora
in mille modi
diversi, senza lasciar-
ti tregua.
Ti ubriachi di stelle e
pensieri
in compagnia dei tuoi
demoni
e intanto ridi della vi-
ta, mentre fissi negli
occhi la luna, quasi a sfidarla.
Scuoti la testa e acceleri, sperando
di poter seminare il tempo,
che però - puntualmente - va sem-
pre più veloce di te.
E poi ti ritrovi nel letto di notte (o forse è già mattina?)
alternando lo sguardo fra il soffitto
bianco e la finestra
da cui hai da poco spostato le ten-
de azzurre
per poter contare le ultime stelle.
Tra poco
i tuoi demoni ti verranno a cercare.
Di Martina Zamboni, 3F