La frutticoltura biologica Difesa antiparassitaria · Aspetti importanti per la progettazione del...

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La frutticoltura

biologica

Difesa

antiparassitaria

Martino Salvetti

Sondrio, 25 marzo 2014

Scopi della frutticoltura biologica

Scopo principale: produzione di alimenti vegetali sani ed equilibrati, senza impiego di sostanze chimiche di sintesiper la fertilizzazione e la difesa dai parassiti e dalle erbe spontanee competitrici.

Obiettivo ricco di stimoli sia per la frutticoltura professionale che per quella familiare, raggiungibile attraverso l’adozione di un nuovo ed articolato sistema colturale.

Un problema di approccio

Applicare il metodo di coltivazione biologica non consiste semplicemente nel sostituire un prodotto chimico con uno consentito dal Reg. Cee 2092/91.

Approccio molto più approfondito

Fondamentale il complesso delle interazioni che agisce sui diversi esseri viventi che costituiscono l’agroecosistema frutteto (il melo, il suolo, le erbe spontanee, gli aspetti della difesa e della concimazione).

Importanti

- le pratiche agronomiche,

- l’accurata scelta varietale,

- dei portinnesti,

- della forma d’allevamento e dei sesti d’impianto

- frutteto in equilibrio vegeto-produttivo che riduca la suscettibilità alle malattie.

Gli interventi fitosanitari vanno dunque attivati solo per mantenere la presenza dei patogeni sotto la soglia di danno.

PROSPETTIVE DI GESTIONE ECOCOMPATIBILE

Difesa e incremento degli antagonisti naturali

Diversità botanica

Utilizzo di miscele attrattive per insetti utili (es.

Buntbarsche)

Il periodo di conversione

Se si comincia a coltivare col metodo biologico un frutteto già esistente, si deve affrontare il discusso problema della conversione. Per definizione (Reg. Cee 2092/91) la conversione di una coltura perenne deve avvenire almeno tre anni prima che il raccolto si possa definire “da agricoltura biologica”.

L’organismo di controllo, con il consenso dell’autorità competente (Mipaf), può abbreviare tale periodo, tenuto conto dell’utilizzazione anteriore degli appezzamenti.

Se il frutteto proveniva da una coltivazione adagricoltura integrata, senza utilizzo didiserbanti o con l’impiego del Bacillusthuringiensis come insetticida, si può valutarela riduzione a 2 anni di conversione.

Es: una notifica di coltivazione col metodobiologico eseguito il 31 agosto 2012 consentiràla vendita di mele “da agricoltura biologica inconversione” nella campagna 2013; il periododi conversione terminerà il 31 agosto 2014,quindi il raccolto 2014 potrà essere certificato“da agricoltura biologica”.

DI ASSOLUTA IMPORTANZA

1)-la localizzazione geografica del frutteto e quindi la sua vocazione in rapporto alla coltura scelta, la presenza di varietà antiche legate al territorio

2) -una buona esposizione (assenza di ristagni di

umidità, corretta insolazione);

3) l’impostazione data al frutteto:

Aspetti importanti per la

progettazione del frutteto bio UBICAZIONE:

CLIMA

Temperatura

Precipitazioni

Luce

Importanti la temperatura media annuale e la

durata del periodo vegetativo; per una frutticoltura

biologica redditizia dovrebbe essere superiore ai

235 giorni; in Europa centrale per esempio la

coltivazione intensiva di drupacee si può effettuare

quando la fioritura dei meli si verifica prima del 10-

15 maggio.

-5,0

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

Temperature medie mensili del periodo 1973-2002 a confronto

con il periodo 2003-2013

1973-2002 2003-2013

-5,0

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

Temperature medie mensili del periodo 1973-2002 a confronto

con il periodo 2003-2013

1973-2002 2003-2013

0,00

20,00

40,00

60,00

80,00

100,00

120,00

140,00

aprile maggio giugno luglio agosto settembre ottobre

Precipitazioni medie mensili del periodo 1973-2002 a

confronto con il periodo 2003-2013

1973-2002 2003-2013

Rispetto dei fattori di

contenimento naturali

Rispetto dei pronubi

Scopi della frutticoltura biologica

Importante il mantenimento e l'incremento della

sostanza organica nel suolo, perché essa sostiene

la biomassa vivente (batteri, funghi, alghe,

protozoi, micro e mesofauna) e garantisce con la

sua lenta mineralizzazione, operata senza sosta dai

microrganismi, l’equilibrata nutrizione delle piante.

Si rileva uno stato di generale benessere e

resistenza alle patologie nelle piante coltivate in

suoli equilibrati e ricchi di sostanza organica

(almeno 2,5 - 3%).

Scopi della frutticoltura biologica Impiego di fertilizzanti organici (Reg.Ce 834/07 è

889/08) ammesso in quantità massima di 170

kg/ettaro/anno di azoto somministrabile al terreno,

La normativa comunitaria inoltre ne prevede

l’impiego soltanto in caso di comprovata necessità

ed è per questo che, nella gran parte dei casi, l’uso

è vincolato al rilascio di un’apposita autorizzazione

da parte dell’organismo di controllo.

Il letame, per quanto di difficile reperimento ed

utilizzazione, rimane la sostanza organica di

riferimento in tema di fertilizzazione.

Avversità

non

parassitarie

Avversità

parassitarie

perdita di oltre un terzo della

produzione agricola potenziale

mondiale

Difesa

la nuova Direttiva sull'uso sostenibile agrofarmaci,

che disciplinerà le modalità d'impiego dei

fitofarmaci, si prefiggono l'obiettivo di

incentivare una difesa fitoiatrica a basso impiego di

mezzi di lotta chimici, in sintonia con la crescente

sensibilità dell'opinione pubblica per la sicurezza

alimentare ed il rispetto dell'ambiente

Difesa

A partire dal 1° gennaio 2014 infatti devono

essere applicati solamente sistemi di

protezione integrata delle colture oltre,

ovviamente, al metodo di produzione

biologico.

È evidente che occorre promuovere l'uso

"sostenibile" dei fitofarmaci privilegiando i

mezzi biologici di difesa

Difesa

Agroecosistema

Monitoraggio

Trattamento

Dati meteo

Difesa

I l regolamento 2092/91 e successive modifiche

consentono

l’utilizzo di insetticidi di origine naturale come

Piretro, Azadiractina, Spinosad, di oli bianchi e

paraffinici, e saponi di potassio. E’ possibile inoltre

impiegare mezzi tecnici come le trappole a

feromoni per la cattura di massa o il monitoraggio

degli insetti dannosi, oppure organismi antagonisti

come insetti, acari, nematodi, batteri, funghi e virus,

oggi disponibili in formulati che ne consentono un

agevole impiego.

Contro i funghi parassiti è necessaria un’attenta

prevenzione volta ad evitare il verificarsi delle condizioni

che ne favoriscono lo sviluppo, tuttavia è consentito

l’impiego del rame (max 6 kg/ettaro/anno di rame

metallo) nei suoi diversi formulati – poltiglia bordolese,

ossicloruri e idrossidi - e dello zolfo, bagnabile o in

polvere, unitamente ad attivatori delle difese naturali

della pianta come Propoli di api ed estratti di alghe,

bicarbonato di sodio e argille. Di difficile impiego, quali

coadiuvanti nella difesa dai parassiti su ampie superfici,

sono i macerati ed i decotti di diverse piante, anche se

oggigiorno diversi preparati erboristici a base di aglio,

equiseto, assenzio, ortica ne facilitano l’impiego pratico.

Difesa

Ticchiolatura-Venturia inaequalis

Manifestazioni sulle foglie

Manifestazioni su frutto

E’ la più grave avversità del melo, provocadanni su foglie, frutti, fiori, e a volte, rametti.

Sui frutti i sintomi possono comparire inqualsiasi stadio di sviluppo; essi appaionosottoforma di piccole macchie di colorebruno che lentamente si estendono. Suigiovani frutticini si possono verificare gravimalformazioni, fenditure e caduta dei fruttimalati.

Sui fiori le infezioni si manifestano conpiccole macchie brunastre a carico dipetali, calice e peduncolo. L’attacco sulfiore si può manifestare più tardi nella cavitàcalicina del frutto.

I rami possono essere colpiti quando sonoancora allo stato erbaceo.

Suscettibilità:

molto suscettibili: Red delicious, Romebeauty, Rubra, Mutsu, Golden Delicious,Gala

Poco suscettibili o resistenti:

Florina, Golden Orange, Goldrush, Modì,Fujon ecc.

Difesa: la difesa chimica delle varietàsuscettibili inizia a schiusura gemme con salidi rame, per poi proseguire con trattamentipreventivi prima dell’inizio delleprecipitazioni.

Difesa

Riduzione dell’inoculo, ovvero delle formesvernanti presenti sul terreno (pseudotecinelle foglie cadute a terra). A tal fine:

Raccogliere le foglie e bruciarle (aspirarleo fresarle)

Trattare le foglie, sia in pianta che sulterreno, con urea

Utilizzare le varietà resistenti

Difesa direttaCome mezzi chimici ammessi nel

biologico sono efficaci solo rame e

polisolfuro di calcio

Rame: nelle sue forme chimiche di

ossicloruro, idrossido o solfato

Minimo dosaggio di rame metallo/hl

efficace: 20-30 g/hl

Possibile l’utilizzo di dosi basse, ma con

interventi ripetuti

Può causare rugginosità e filloptosi

data principio attivodose p.a. puro/hl

dose p.a.puro/ha

dose in litri prodotto commerciale/ha

23-marrame 20% dose piena ml 40 400 2

27-marrame 20% dose ridotta ml 30 300 1,5

02-aprrame 20% metà dose ml 20 200 1

05-aprrame 20% dose piena ml 40 400 2

10-aprrame 20% metà dose ml 20 200 1

18-aprrame 20% dose ridotta ml 30 300 1,5

totale rame 180 1800 9

La resistenza al dilavamento del rame dipende

dal dosaggio (a 20 g di rame metallo resiste al

dilavamento di 40 mm, a dosi maggiori resiste

anche 50-60 mm di pioggia).

Il rame agisce inizialmente legandosi alle spore e

svolgendo azione fungistatica; il rame ha

un’eccezionale capacità di accumulo nelle

spore.

I Sali di rame rilasciano quantità crescenti di ione

rame per azione della CO2 presente nell’aria; le

trasformazioni strutturali ad opera della CO2

portano alla formazione di composti più solubili;

raggiunta la concentrazione ottimale di rame

solubile, queste si mantengono per una decina

di giorni, poi decrescono fino al livello di

partenza.

Il rame accumulato nelle spore inibisce l’attività

degli enzimi respiratori, denatura le strutture

proteiche delle membrane, modifica i processi

redox, si lega alle strutture degli enzimi che

portano il radicale solfidrilico

AZIONE MULTISITO-NO RESISTENZA.

La resistenza al dilavamento è di circa 40 mm,

ma la maggior parte del prodotto (quasi il 90%)

viene asportata dai primi 10 mm di pioggia. La

parte rimanente è quella che rimane attiva

Trascorso il tempo di carenza (20 giorni) il livello

di residui riscontrato sui frutti è sempre inferiore al

limite consentito per legge (20 ppm) ed è

compreso tra 2 e 5 ppm

Vantaggi e svantaggi del rame

Vantaggi: fungicida ad ampio spettro,

abbastanza resistente al dilavamento, attivo con

presenza di acqua, non suscettibile di resistenza

Il rame nella pianta interagisce a livello di tutte le

vie metaboliche e agisce direttamente nella

sintesi della lignina; la carenza è causa di sterilità

del polline

Eccita l’accrescimento apicale, aumenta la

traspirazione, è indispensabile per la sinetsi della

clorofilla

Svantaggi: metallo pesante, si accumula nei

terreni , è pericoloso quanto più il pH è basso

A pH 6 la soglia di tossicità è 10 ppm, a pH 4 è 25

ppm

Tende ad accumularsi nella parte superficiale di

terreno esplorata dalle radici, e quindi è più

tossico per es. per il melo che non per la vite

Tuttavia solo il 20% del rame presente nel terreno è

disponibile, essendo c.ca l’80% assorbito dalla

parte inorganica e quindi non disponibile.

L’eccesso di rame svolge azioni di antagonismo e

sinergismo nell’assorbimento degli altri elementi

(es. Fe)

Il polisolfuro di calcio, o zolfo calcico, è un

prodotto di origine inorganica a base di zolfo e

calcio, in formulazione liquida solubile.

Il polisolfuro di calcio è un prodotto liquido

concentrato, con aggiunta di inerti e

coadiuvanti, fondamentali per la stabilizzazione e

la permanenza della soluzione.

Esso fa parte dei prodotti naturali utile, insieme ai

prodotti di origine vegetale, per il controllo

naturale delle avversità delle piante, poichè

dotato di attività fungicida.

Polisolfuro di calcio

Possiede attività "estintiva" fintanto che persiste

sulla vegetazione; dopodichè si ha attività

protettiva esercitata dallo zolfo. E' infatti utilizzato

per il controllo della Monilia, ticchiolatura, bolla e

oidio.

L'azione tossica è espletata dallo zolfo attivo

(mono e polisolfurico), coadiuvata dalla naturale

causticità dei prodotto. Il polisolfuro infatti, una

volta irrorato sulle piante, libera zolfo sotto forma

di idrogento solforato (H2S) allo stato gassoso,

penetrando e diffondendosi nei tessuti, con

azione tossica per molti insetti e funghi o

crittogame.

Il polisolfuro di calcio non è tossico per insetti utili e

ambiente, se utilizzato nel modo corretto.

coltura avversità Epoca utilizzo note

Pesco

Susino

Ciliegio

Albicocco

Melo

pero

Monilia

Bolla

Oidio

Ticchiolatura

oidio

pre-fioritura (da

gemme gonfie

a bottoni fiorali)

50 kg/ettaro

(20-30 melo e

pero)

post-fioritura

20-30 kg/ettaro

(15-22 melo e

pero)

successivi

20 kg/ettaro

(10-15 melo e

pero)

Ha anche

azione

diradante

Carenza 30

giorni

Vivai fruttiferi

Vite

Oidio 15-30 Kg/ettaro

21-aprpolisolfuro di calcio lit. 1 10

24-aprpolisolfuro di calcio lit. 1,2 12

27-aprpolisolfuro di calcio lit. 1,2 12

29-aprpolisolfuro di calcio lit. 1,2 12

02-magpolisolfuro di calcio lit. 1 10

07-magpolisolfuro di calcio lit. 1,2 12

10-magpolisolfuro di calcio lit. 1 10

21-magpolisolfuro di calcio lit. 1 10

30-magpolisolfuro di calcio lit. 1 10

08-giupolisolfuro di calcio lit. 0,8 8

11-giupolisolfuro di calcio lit. 0,8 8

11,4 114

data principio attivodose p.a. puro/hl

dose p.a.puro/ha

dose in litri prodotto commerciale/ha

Polisolfuro di calcio: esempio di utilizzo

Il polisolfuro ha una azione preventiva in

prefioritura quantificabile in 2-3 giorni e dalla

fioritura in 1-2 giorni. La resistenza al dilavamento

è di circa 30 mm. Deve essere utilizzato con la

foglia bagnata. Occorre avere presente alcune

raccomandazioni legate alla causticità del

prodotto, in particolare si deve fare attenzione a

maneggiarlo e sarebbe opportuno utilizzare un

atomizzatore dedicato, in quanto il prodotto

imbratta parecchio, anche filtri e membrane, e

occorre lavare accuratamente l’attrezzatura

dopo l’utilizzo.

I sintomi dell’infezione di mal bianco si ritrovano sulle

foglie e sui germogli, ma è possibile riscontrarli anche

su fiori e frutti

Oidio:Podosphaera leucotricha

Le foglie appaiono ricoperte da unapolvere bianco-grigiastra. Nelle prime fasidell’infezione questo rivestimento puòessere difficilmente rilevabile; in un secondotempo il micelio è così sviluppato dacostituire una specie di ragnatela.

I fiori infetti appaiono deformi e cadonofacilmente.

I sintomi sui frutti consistono in alterazionidella forma, dimensioni e presenza dirugginosità.

La conservazione del patogeno in invernoavviene come micelio nelle gemme; in alcuniambienti anche i cleistoteci possonoperpetuare il patogeno.

L’infezione primaria inizia a partire dagli organisvernanti; seguono le infezioni secondarie adopera dei conidiofori

Le condizioni ottimali per le infezioni oidichesono: T compresa tra 19 e 23 °C e elevata UR.

La pioggia battente è di ostacolo a questamalattia in quanto le strutture di diffusionesecondaria (conidi) nel mezzo liquido perdonola loro germinabilità.

Le varietà ticchiolatura resistenti sonoparticolarmente sensibili all’oidio

Terapia

Il solo principio attivo registrato nel

biologico, realmente efficace contro

l’oidio è lo zolfo

Tipologie di zolfo:

Zolfo bagnabile

Zolfo liquido (Thiopron, Heliosufre ecc.)

Zolfo in polvere, di miniera

Azione anche su ticchiolatura

Il bicarbonato di potassio (KHC) è una sostanza

naturale. Essa viene anche utilizzata nel settore

alimentare e dal punto di vista della tossicologia

umana è da considerare non problematico. Esso

è inserito in di verse direttive internazionali per

l’agricoltura biologica. Il bicarbonato di potassio

possiede un largo spettro d’azione ed una

elevata efficacia fungicida. Essa si fonda

sull’elevato valore del pH ed al contenuto di ioni

carbonato e bicarbonato. In Europa attualmente

il bicarbonato di potassio non è registrato come

agrofarmaco. É comunque in corso una richiesta

per la registrazione del bicarbonato di potassio

(nome commerciale Armicarb® in sede europea.

Il prodotto formulato Armicarb®, è stato utilizzato

per il contenimento di ticchiolatura, oidio,

alternaria, fumaggini e Gleosporium. Contro la

ticchiolatura e l’oidio soprattutto il prodotto

Armicarb presentava un’efficacia interessante. I

risultati invece nei confronti delle fumaggini e del

Gleosporium non sono ancora completi.

Con elevati dosaggi ed un frequente utilizzo i

carbonati provocavano anche delle bruciature

fogliari e della rugginosità. Un ripetuto utilizzo del

bicarbonato di potassio in estate provocò un

aumento del rapporto K/Ca nella polpa dei frutti

con un conseguente aumento della butteratura

amara e delle perdite nella fase di conservazione

Cancri ramealida Nectria, Phompopsis

ecc.

Nectria: formazione di piccole tacche depresse

sugli organi legnosi; la pianta reagisce

vistosamente formando una barriera cicatriziale.

Formazione di cancri aperti. Formazione di

tumori di forma allungata. In alcune zone umide

si può avere anche l’attacco ai frutti

Sphaeropsis: aree cancerose brunastre,

allungate e depresse, in corrispondenza delle

quali la corteccia presenta profonde

fessurazioni.

Le foglie perdono facilmente turgore, si

accartocciano e infine disseccano e cadono.

Frutti: maculature nerastre della buccia e della

polpa, durante la conservazione in magazzino.

Phomopsis: formazione di una zona cancerosa sugli organi legnosi, con vistose

modificazioni del tessuto corticale in

corrispondenza della porzione di legno

invasa dal fungo.

I cancri si confondono facilmente con quelli

di Nectria e Sphaeropsis; un’analisi sicura è possibile solo mediante indagine

microscopica.

Fattori predisponenti i cancri:

Ferite grosse, anche in seguito a potature, e

non cicatrizzate, eccessi di umidità, di

concimazioni azotate.

Difesa: cicatrizzazione dei tagli e delle ferite,

asportazione delle parti malate, dei residui di

potatura, evitare i ristagni idrici e gli eccessi

di azoto.

N.B.: le infezioni possono favorire gli attacchi

di bostrico

Interventi chimici: Sali di rame

Insetti dannosi

Qualunque parassita interessi la nostra

coltura, è di fondamentale importanza

anche in agricoltura biologica il concetto di

soglia di intervento: questo è il livello di

presenza del fitofago o parassita, che

giustifica anche economicamente un

intervento antiparassitario, superato il quale

non ha più senso intervenire perché non sarà

più possibile limitare il danno, ovvero avrò già

raggiunto la soglia di danno e il fitofago non

sarà più controllabile

Insetti: generalità

Apparato boccale

masticatore

Apparato boccale masticatore In quali insetti lo troviamo?

Larve e adulti di coleotteri

Larve di lepidotteri

Grilli e cavallette

Apparato boccale pungente

succhiante

Apparato boccale pungente

succhiante In quali insetti lo troviamo?

Afidi o pidocchi delle piante

Cimici

puzzolenti……

Cicli vitali degli insetti Olometaboli

farfallacoleottero

Eterometaboli

Cicli vitali degli insetti

cavalletta cimice

COCCINELLE

SIRFIDI

FITOSEIDI

CRISOPE

PARASSITOIDI

Scopazzi del melo

Si tratta di una malattia provocata da un

fitoplasma, un organismo simile a un virus. Viene

trasmessa mediante innesto su piante malate,

anastomosi (contatti) radicali e attraverso un

insetto vettore: la psilla. Ci sono diverse specie di

psille potenziali vettori della malattia (Psylla mali,

Cacopsylla picta e altre).

Perché si chiamano scopazzi? Perché i rami assumono l’aspetto…..di

scope

Principali insetti dannosi

AFIDI (PIDOCCHI)

AFIDE GRIGIO AFIDE VERDE

No trattamenti

AFIDE LANIGERO

AFIDE DELLE GALLE

ROSSE

No trattamenti

Piretro

Azadiractina

L’afide sverna come uovo sui rametti di 2-3

anni.

Alla rottura delle gemme si ha la nascita delle

fondatrici; il loro accrescimento avviene

molto lentamente.

Durante il periodo primaverile si susseguono 3-

4 generazioni, ma già a partire dalla terza

compaiono le femmine migranti che vanno

sull’ospite secondario (piante del genere

Plantago).

In inverno l’afide ritorna sul melo

La Disaphys plantaginea viene ostacolata

da numerosi predatori e parassiti: Adalia

bipunctata, Harmonia conclobata,

Coccinella decempunctata, le larve dei

neurotteri crisopidi ed emerobidi, quelle dei

ditteri sirfidi, del cecidomide Aphidoletes

aphidimiza e altri.

L’afide grigio del melo è il più pericoloso

perché deforma i frutti; è importante

effettuare una difesa chimica in prefioritura

o in postfioritura con imidacloprid,

pirimicarb, azadiractina, thiametoxam,

acetamiprid.

Azadiractina, estratto dalla pianta del neem o

Azadirachta indica.

Nota da oltre duemila anni per i suoi impieghi

medicamentosi e come insetticida. Fu il tedesco

Schmutterer, nel 1959, durante una spedizione in

Sudan organizzata allo scopo di studiare le

locuste, a notare come queste risparmiavano solo

l'albero del Neem.

L'azadiractina e gli altri limonoidi possiedono

un’interessante attività insetticida, svolta con

differenti meccanismi di azione, il principale dei

quali consiste in un effetto chitino inibitore che si

manifesta con un'azione juvenizzante simile aquella degli insetticidi IGR di sintesi, oltre alla

repellenza e alla fagodeterrenza. In alcune specie

fitofaghe, come la Dorifora della patata, è stata

anche accertata una riduzione della fecondità

delle femmine adulte. Questi prodotti non

possiedono quindi alcun effetto abbattente,

agiscono principalmente per ingestione e per

contatto e possiedono una comprovata attività

sistemica, particolarmente interessante nelle

applicazioni per fertirrigazione.

Il piretro e le piretrine naturali sono estratte dai fiori di alcune piante appartenenti al genere Chrysantemum. Hanno un'azione abbattente immediata nei confronti di tutti gli insetti ed una scarsissima persistenza nell'ambiente (a 48 ore dal trattamento non si trovano residui); non sono tossiche per l'uomo. I prodotti a base di piretro vanno usati preferibilmente verso sera perché le piretrine sono fotolabili, cioè si dissolvono con la luce. Sono più efficaci se la soluzione è leggermente acidificata con acido citrico, aceto o succo di limone. La vegetazione trattata va bagnata abbondantemente. Piretro e piretrine sono insetticidi ad ampio spettro, pertanto dannosi all’entomofauna utile.

Usare un preparato a base di pezzetti di sapone di marsiglia sciolti in acqua bollente, circa 20 g/litro , spruzzando a freddo.

Raccolta manuale ed eliminazione

Gli afidi verdi non sono temibili come l’afide grigio,

perché non provocano deformazione dei giovani

frutti.

Aphis pomi colonizza la pagina inferiore delle foglie

provocando un debole accartocciamento fogliare

del lembo.

Rhopalosiphum insertum (afide migrante) provoca

accebtuati accartocciamneti, ma i danni

provocati sono più apparenti che reali, e già

durante la fioritura o poco dopo abbandona il

melo per andare sugli ospiti secondari.

Cocciniglia di S. Josè

(Quadraspidotus perniciosus)

Le cocciniglie sono insetti

appartenenti all’ordine dei Rincoti

omotteri. Colonizza il tronco, i rami, i

frutti e a volte le foglie provovando

evidenti incrostazioni (1).

Le punture provocano e la saliva

iniettata nei tessuti provocano la

comparsa di alterazioni rossastre (2)

1

2

L’insetto sverna con neanidi di prima e

seconda età e a volte con femmine adulte.

Ogni femmina genera 150-200 neanidi (3).

Queste, dopo un periodo di mobilità (sono

trasportate anche dal vento) si fissano e

iniziano a formare un follicolo, che è una

struttura protettiva che poi diventa grigio

ardesia (4) e ultimano lo sviluppo con due

mute.

In natura sono contenute da un parassitoide: la

Prospaltella perniciosi (5)

Prodotti utilizzabili: olio bianco e polisolfuro

di calcio

3

4

5

Tortricidi ricamatori della frutta

Archips podanus

Pandemis cerasana

Hedya nubiferana…………..e molte altre!!

Lepidotteri ricamatori della frutta

Sono lepidotteri le cui larve compiono erosioni sulle

giovani foglioline del melo e in seguito anche sui

frutticini. Compiono un numero di generazioni

variabile tra 2 e 3 a seconda delle zone.

Utilizzabile il

Bacillus thuringiensis batterio sporigeno che vive

nel terreno. Quando viene ingerito mediante

vegetali contaminati, il batterio sporula nell'ospite

liberando tossine dette tossine Bt o più

esattamente delta-endotossine (innocue per gli

esseri umani) che danneggiano il tratto digerente

delle larve di Ditteri come le zanzare o causando

nei bruchi di molti Lepidotteri una malattia

paralitica.

La Carpocapsa (Cydia pomonella)

E’ un lepidottero tortricide originario dei paesi

del mediterraneo, ormai diffuso in tutta Europa

e in gran parte del mondo. Si sviluppa a spese

di melo e pero, ma attacca anche cotogno,

nespolo, kaki, noce e più raramente anche

albicocco, pesco e susino.

Carpocapsa (Cydia pomonella)

Tipo di danno sui frutti:

la larva penetra

all’interno puntando

decisamente verso il

centro dei frutti, dove si

trovano i semi. Divora

anche i semi formando

una galleria che si

riempie di rosura e di

escrementi.

Carpocapsa (Cydia pomonella) CICLO DI SVILUPPO: I generazione

Inverno-aprile Aprile

Maggio

MaggioMaggio-Giugno

Carpocapsa (Cydia pomonella) CICLO DI SVILUPPO II generazione

Giugno Giugno-agosto

Giugno-agostoLuglio-agosto

Tignola orientale del pesco

(Cydia molesta)

E’ un lepidottero dannoso alle drupacee

(pesco, susino ecc.) ma può compiere

danni anche sulle pomacee

Tignola (Cydia molesta) CICLO DI SVILUPPO: I generazione

Inverno-marzo Aprile

Aprile

AprileAprile-maggio

Tignola (Cydia molesta)

CICLO DI SVILUPPO II generazione

Maggio Giugno

Giugno-luglioGiugno-luglio

Tignola (Cydia molesta)

CICLO DI SVILUPPO III generazione

Luglio Luglio-ottobre

Luglio-ottobreLuglio-ottobreOttobre

DIFFERENZE TRA CARPOCAPSA E CYDIA DEL PESCO

Sistemi alternativi di lotta a

Carpocapsa

e altri lepidotteri del melo Utilizzo di semiochimici: tecnica della confusione

mediante feromoni.

I feromoni sono le sostanze biologicamente più

attive che si conoscano.

Il feromone emesso da una sola femmina

vergine di una farfalla (0.00002 mg) è in grado di

eccitare in condizioni climatiche favorevoli

migliaia di maschi entro un raggio di alcuni Km

I feromoni e la confusione sessualeFeromone deriva dal greco

Phero: porto e ormao: stimolo

Sono messaggeri chimici intraspecifici. Sono

sostanze talora volatili, talora no.

Sono percepiti da sensilli chemiorecettori localizzati

sulle antenne e sui pezzi boccali.

Il comportamento del maschio, semplificando

molto, è abbastanza costante e tipico per diverse

specie e si svolge così: quando sulle sue antenne

(sede dell’olfatto – costituito da migliaia di sensilli

chemiorecettori che inviano i dati al cervello)

giungono, via corrente d’aria, le molecole dei

componenti il feromone femminile, il maschio inizia

a volare controvento.

Tipologie di diffusori diversi: sono

prodotti polimerici a forma di

spaghetto, che vengono applicati

alle piante.

I diffusori vengono applicati alle

piante mediante carro raccolta.

Hanno una durata compresa tra 120

e 180 giorni (da 4 a 6 mesi)

Virus della granulosi

Il CpGV è un virus che attacca solo le larvedella carpocapsa. Tali virus sono statiscoperti nel 1964 e a partire dalla fine del1980 si possono trovare in commercio.Attualmente in Europa sono presenti sulmercato diversi preparati a base di CpGV iquali vengono impiegati a scopoterapeutico su una superficie coltivatastimabile in ca. 100.000 ha.

Prove ed osservazioni negli ultimi quindici

anni hanno confermato come i trattamenti a

base di virus della granulosi siano efficaci.

I prodotti a base di CpGV possono essere applicati con

atomizzatori convenzionali. Le larve di carpocapsa

assumono il virus per ingestione, inducendone la morte

a causa di una sistematica infezione virale.

Il decorso dell’infezione virale nella

larva può essere suddiviso in due fasi:

nella prima fase vengono attaccate le

cellule dell’intestino medio; nella

seconda vengono attaccati anche altri

organi.

Nematodi entomopatogeni

Sono entomopatogeni quegli organismi che instaurano con l'insetto un rapporto di parassitismo vero e proprio che si manifesta con una patologia a carattere infettivo. L'agente eziologico della patologia è in genere un microrganismo, ma in questa categoria vengono fatti rientrare anche i Nematodi.

I Nematodi sono chiamati anche vermi cilindriciperché presentano un corpo cilindrico a sezione trasversale circolare, differendo così dai platelminti (o vermi piatti) i quali mostrano uno schiacciamento dorso-ventrale.

Nematodi entomopatogeni

Steinernema carpocapsae è un

organismo particolarmente indicato

contro le larve svernanti di diversi insetti

fitofagi, fra cui la carpocapsa (Cydia

pomonella).

Nematodi entomopatogeni

Rintracciano le larve svernanti e penetranoall’interno attraverso le aperture dell’insetto.

All’interno della larva, i nematodi rilasciano batterisimbionti del genere Xenorhabdus, che causanola morte dell’insetto nel giro di 48 ore. I nematodisi moltiplicano all’interno della larva e possonoprovocare, se le condizioni climatiche lopermettono, l’infezione di altri insetti ospiti. Lamancanza di insetti ospite causa una diminuzionedrastica della popolazione nematodi.

Cemiostoma e Litocollete

Mina a placche

(stigtatonomio)

Leucoptera scitella

Mine puntiformi (pticonomi) di

Phyllonoricter blancardella

Sesia del melo

(Synanthedon myopaeformis)

E’ un lepidottero sesidae (1). La sua larva

xilofaga attacca il melo, meno frequentemente

il pero e di rado altre rosacee. Le larve (2) si

insediano prevalentemente le piante debilitate e

vecchie, e sono favorite dalla presenza di cancri

corticali (3), tumori o spaccature conseguenti

agli attacchi di afide lanigero, o tagli di

potatura mal cicatrizzati. Sono anche in grado

di compiere attacchi a carico del punto di

innesto su alcuni portinnesti clonali come M9,

specialmente in presenza di disaffinità

varietale.

1

2

3

Lepidottero cosside che attacca melo,

pero, altre piante da frutto e svariate

piante forestali e ornamentali.

Le larve (1) minano inizialmente la parte

distale dei germogli (2), poi scavano

gallerie ascendenti nel midollo, nella

zona sottocorticale del tronco (3).

1

2

Rodilegni

1 Rodilegno giallo (Zeuzera pyrina)

3

Ciclo di sviluppo:

Il rodilegno si evolve con un ciclo di 1-2 anni. Gli

adulti (4) volano tra maggio e luglio, dopo la

fecondazione le femmine depongono le uova in

ammassi dentro gallerie larvali, fessure dei rami

ecc.(5). Le larve che nascono dopo 11-15 giorni

compiono inizalmente attacco a livello dei

germogli penetrando poi nel tronco dopo essere

uscite 6-7 volte. Trascorrono l’inverno sempre

come larve; quindi si incrisalidano dando origine

agli adulti dopo circa 20 giorni.

4

5 Contro questo insetto si può

applicare la cattura massale

con trappole a feromoni

posizionate in alto rispetto

alle piante (6)

6

2 Rodilegno rosso (Cossus cossus) Lepidottero cosside che

attacca un notevole numero di

piante arboree e può evolversi

anche sul carciofo e la

barbabietola. Attacca

soprattutto le piante in cattive

condizioni vegetative. Le larve

(1) scavano gallerie soprattutto

nella zona del colletto, nel

tronco e nelle grosse branche,

interessando strati sottocorticali

e poi legno (2).

1

2

Il ciclo avviene in tre anni. Gli adulti

(3) sfarfallano da metà giugno a metà

agosto. Hanno costumi notturni. Le

uova vengono deposte dalle femmine

nelle anfrattuosità del tronco e delle

grosse branche, e nelle gallerie larvali

al colletto delle piante. In inverno

sospendono l’attività. Nel secondo

anno si approfondiscono nel legno.

Nel terzo anno la larva matura

provoca un foro nella corteccia

tamponandolo con rosura e qui si

incrisalida. Si può incrisalidare anche

all’esterno (5).

3

4

5

Ragnetto rosso dei fruttiferi

e ragnetto rosso comune

Differenze tra i due ragnetti

Danni causati Sono ragnetti dannosi ai fruttiferi e

particolarmente a melo e pero. Il danno ècausato dalla sottrazione del contenutocellulare che porta ad una forte diminuzionedell’attività fotosintetizzante delle foglie. Questeassumono un colore grigio bronzeo, sidisseccano e poi cadono prematuramente.

Le infestazioni di ragnetti sono la conseguenze dipratiche errate (utilizzo di insetticidi abbattenti,di ditiocarbammati ecc.)

Psilla del pero (Psylla pyri)

Le neanidi e le ninfe di questo insetto

infestano foglie, germogli e rametti in via di

lignificazione e producono un’abbondante

melata che imbratta la vegetazione e i frutti

e sulla quale si sviluppa la fumaggine, che

interferisce sulla fisiologia della pianta.

L’attacco della psilla arresta

l’accrescimento dei germogli e causa talora

il disseccamento e la caduta delle foglie,

con negative ripercussioni sulla nutrizione

delle gemme e conseguentemente sulla

produzione dell’annata successiva.

Le infestazioni accentuano inoltre una forma

di deperimento vegetativo denominata

“Pear decline”, una grave malattia causata

da micoplasmi, microorganismi trasmessi

dalla psilla.

Difesa:

La psilla viene combattuta in natura dagli

eterotteri Orius e Nabis, e soprattutto da

Anthocoris nemoralis,ma anche da

coccinelle, crisope, e l’imenottero

parassitoide Prionomitus mitratus.

AnthoPAK contiene 500 individui in un materiale

disperdente, che vengono portati in campo in primavera.

Si tratta di un predatore molto mobile ed attivo volatore

che viene introdotto in 2-3 tempi per un totale di 1.500-

2.000 individui per ettaro.

PRODOTTI UTILIZZABILI

IN FRUTTICOLTURA BIOLOGICA

GRAZIE PER L’ATTENZIONE