Splendore del Vero #inLombardia · Amari, propoli e pappa reale, erbe medicinali e cioccolata vi...

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Splendore del Vero #inLombardia

Magazine

Diciannove sentier i d ’ impronta rel ig iosa, dove i l pel legr ino e i l tur ista coesistono. Spesso nel la medesima persona. Arte, natura, fede e cultura fanno un tutt’uno.I luoghi , abitat i , trasformano i l cammino in esperienza di incontro. E nutrono la memoria anche dopo i l r ientro a casa. Scopri lo Splendore del Vero #inLombardia

In copertina_ Sacro Monte di Varese,Patrimonio Unesco.

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La via Francigena Un percorso lungo oltre duemila chilometri

Una Via che per secol i ha portato i pel legrini verso sud con grandi , immensi sacrif ic i , pur di giungere al l ’ambita e desiderata città eterna.

La Via Francigena è uno dei più importanti itinerari storico culturali, un percorso lungo oltre duemila chilometri che dall’Inghilterra attraversa il vecchio continente, passando per Francia e Svizzera, per giungere fino in Italia. Un lungo corridoio che da Canterbury arriva a Roma.Un esempio significativo di itinerario storico, descritto nel Diario di Sigerico nel 990 e negli ultimi anni interessato da una rinnovata ripresa del fenomeno del pellegrinaggio. La tratta lombarda della Via Francigena attraversa, nei suoi 120 km, i territori di Pavia e di Lodi e si snoda quasi interamente in Lomellina, terra di acque, di risaie, di canali, marcite, con deliziosi paesi quasi fuori dal tempo e poi castelli, ville e cascine storiche tra cui la Sforzesca progettata da Leonardo per Ludovico il Moro. Il primo tratto pavese della Via inizia a Palestro, attraversa Robbio e giunge a Mortara. Lungo il cammino è d’obbligo una tappa alle Chiese di San Valeriano, antico priorato cluniacense risalente all’XI secolo e di San Pietro di Robbio, ricca di splendidi affreschi. A Mortara non potrete non sostare alla Basilica di San Lorenzo, all’Abbazia di Santa Croce e di Sant’Albino, edificata laddove Carlo Magno sconfisse i Longobardi, ancora oggi forte testimonianza della straordinaria importanza di questa Via sul territorio pavese.

Tromello è la prima meta della seconda tratta pavese. Una piccola sosta per visitare il Santuario della Madonna della Bozzola di Garlasco, meta di pellegrinaggi cristiani nel 400, per poi ripartire alla volta di Pavia, capitale del regno longobardo. A pochi chilometri dalla città, in mezzo alla campagna, si erge uno dei massimi capolavori italiani del Rinascimento: la Certosa di Pavia, che Gian Galeazzo Visconti fece edificare come cappella di famiglia nel 1396. Merita una visita anche il Duomo di Pavia, cattedrale a croce greca con tre navate affiancate da cappelle semicircolari, che custodisce le spoglie di San Siro e un prezioso reliquiario secentesco in argento e cristalli con le Sante Spine della Corona di Cristo. Proseguiamo verso San Michele Maggiore, dove il temibile Barbarossa fu incoronato Re d’Italia nel 1155, fino a giungere alla Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, custode delle spoglie di Sant’Agostino. A Lambrinia termina l’ultimo tratto pavese della Via Francigena, omaggio alle radici contadine della provincia, tra ricordi di vita nei campi e di grandi autori italiani come Giuseppe Parini, Ugo Foscolo e Pietro Verri, ospiti illustri dell’antico maniero di Belgioioso, fondato da Galeazzo II Visconti nella seconda metà del XIV secolo.

La Francigena prosegue e si addentra in territorio lodigiano, da Ponte di Mariotto a Orio Litta lungo il fiume Lambro. Fate una sosta a Cascina Cantarana, edificata

dai Monaci Cistercensi a seguito di una sapiente opera di bonifica di un terreno paludoso, grande esempio della loro abilità. Ammirate lo splendido edificio, l’ampia corte sulla quale si affacciano residenze rurali, stalle, lavatoi e abbeveratoi. Proseguite lungo il Po percorrendo l’argine lambrano, immersi nella campagna lodigiana, fino al Transitum Padi di Sigerico nel comune di Senna Lodigiana, meta dei pellegrini provenienti dall’Europa del nord che qui si imbarcavano alla volta di Roma.

Gli appassionati di mountain bike apprezzeranno un itinerario circolare, appositamente realizzato per collegare Orio Litta e Corte Sant’Andrea, attraverso Ospedaletto, Senna Lodigiana e Mirabello.

Esperienze uniche lungo i l camminoSe siete appassionati di l iquori e dist i l lat i art igianal i , non mancate di fare vis ita al la Certosa di Pavia: l ’antica Farmacia è fornita con del le vere particolarità, come l ’Amaro Certosa, Amaro Centerbe, Liquore al caffè e i l Gran Certosa gial lo e verde, prodotti dai monaci .

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Pagina precedente_ Robbio.

1. All’interno dell’Abbazia di Sant’Albino di Mortara, una serie di mattoni portano incise le tracce del passaggio dei pellegrini, risalenti all’XI secolo. Un vero e proprio salto nella storia!

2. Lungo la Via Francigena avrete la possibilità di dormire come gli antichi pellegrini, pernottando in Abbazie, Ostelli del Pellegrino e Santuari.

3. Lo spettacolo suggestivo che offre il Parco del Ticino lungo il tracciato che da Garlasco

porta a Pavia: le viste sul fiume e i fitti boschi, una variegata presenza faunistica.

4. Una giornata a Pavia, splendida città, crocevia di moltissimi cammini storici che virimarrà nel cuore.

5. La natura incontaminata e la bellezza di queste terre che in passato hanno ospitato le dimore estive e le residenze di caccia di illustri personaggi storici, da Galeazzo II Visconti a Ludovico il Moro, che nel 1486 fece edificare a Vigevano Villa Sforzesca.

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5 motivi per percorrere l’itinerario

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Il Cammino di Sant’Agostino L’itinerario della “rosa“

Ripercorrere i l Cammino di una del le f igure più importanti del la storia darà nuova importante dimensione al la vostra conoscenza del la vita.

Il Cammino di Sant’Agostino è stato concepito per creare un collegamento tra cinquanta Santuari mariani della Lombardia e tre località lombarde legate alla figura di Agostino da Ippona: Rus Cassiciacum, luogo della conversione del Santo (oggi Cassago Brianza), Milano, capitale imperiale e luogo del battesimo e Pavia che ospita le sue reliquie dal VII secolo, anno in cui vennero trasferite da Genova attraverso la Via del Sale. Caratteristica peculiare del Cammino di Sant’Agostino è l’itinerario che disegna una figura stilizzata di rosa, che ha il suo fiore nella Brianza comasca, lecchese e monzese, le foglie in direzione est e ovest lungo le province di Monza e Brianza, Milano, Varese e Bergamo, il gambo a unire le città di Monza, Milano, Pavia e Genova in un lungo asse in direzione nord-sud, le radici a collegare le città “agostiniane” di Tunisi-Cartagine, Tagaste e Ippona, sul suolo africano.

Il fiore, percorso circolare di 352 km, inizia e si conclude a Monza, toccando 25 Santuari mariani; si percorre idealmente in 15 giornate di cammino. A Monza potrete visitare la straordinaria chiesa-santuario di Santa Maria delle Grazie e l’attiguo convento. Tappa imperdibile anche il Duomo di Monza, fondato alla fine del VI secolo dalla regina Teodolinda, moglie del re longobardo Autari, così come la cappella del vicino palazzo reale, in una zona allora marginale del piccolo borgo di Monza, a breve distanza dal fiume Lambro.

La foglia orientale collega Milano a Monza in direzione est. E’ un percorso di 99 km, lungo i canali Villoresi e Martesana, tocca 11 Santuari mariani e garantisce il collegamento a piedi al percorso per i pellegrini che giungono dall’aeroporto di Orio al Serio.

La foglia occidentale è un percorso da Monza a Milano a Monza in direzione ovest di 91 km, lungo il canale Villoresi e le Vie d’Acqua dell’area Expo 2015, tocca 10 Santuari mariani e garantisce il collegamento a piedi al percorso per i pellegrini che giungono all’aeroporto di Malpensa.

Il gambo unisce le città di Monza, Milano, Pavia e Genova lungo il Naviglio Grande, il Naviglio Pavese e successivamente lungo l’appenninica Via del Sale, per un totale complessivo (considerando l’andata e il ritorno

su tragitti separati) di 384 km. La partenza è prevista dal Santuario di Santa Maria delle Grazie a Monza e l’arrivo è previsto a Pavia, alle reliquie di Sant’Agostino presso la Basilica di San Pietro in Ciel d’ Oro.

Le radici, infine, uniscono sul suolo africano i percorsi nativi di Agostino, a collegare le città di Tunisi-Cartagine, Tagaste e Ippona. Nel nord Africa, dalla Tunisia all’Algeria e ritorno, la lunghezza complessiva è di circa 605 km per 30 giornate di percorso a piedi.Durante il Cammino i pellegrini avranno la possibilità di pernottare in diverse strutture a prezzi agevolati, grazie alla convenzione posta in essere con una rete di strutture ospitanti, che garantisce alloggi a offerta libera o a condizioni economiche agevolate.

Esperienze uniche lungo i l camminoL’erboristeria è un’antica e nobi le arte colt ivata nei monasteri s in dal Medioevo. Amari , propol i e pappa reale, erbe medicinal i e cioccolata vi aspettano nel l ’antica Farmacia del la Certosa di Pavia. Fate una tappa al Convento del Carrobiolo di Monza e al vicino Brewpub, ideale per la degustazione di birre prodotte dai frati con metodo artigianale.

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Pagina precedente_ S. Pietro al Monte.

1. Avrete modo di vivere in prima persona l’insegnamento di Sant’Agostino: “Il mondo è un libro e chi non viaggia ne conosce solo una pagina”.

2. Potrete testimoniare il vostro cammino grazie alla credenziale (punti di timbratura presso i 50 santuari mariani, il sito storico archeologico di Rus Cassiciacum di Cassago Brianza, il Duomo di Milano, la Basilica di Sant’Ambrogio a Milano e la Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia).

3. Il Cammino di Sant’Agostino si sviluppa sotto il patrocinio benevolo della Vergine Maria e per

cinquanta diversi Santuari: sarete protetti a ogni passo!

4. Potrete meditare sulle Reliquie di Sant’Agostino, custodite in un’urna di cristallo e bronzo dorato presso la Basilica San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia.

5. Non potrete mancare ai molteplici appuntamenti enogastronomici proposti dalle località lungo il cammino, che renderanno completa la vostra esperienza sensoriale. Non avrete che l’imbarazzo della scelta!

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5 motivi per percorrere l’itinerario

La via Francisca del Lucomagno Il medioevo risorge...

Un Cammino di altr i tempi: la magnif icenza del le montagne lascerà i l posto a splendidi panorami dove la natura incontaminata vi avvolgerà in un’esperienza indimenticabi le.

La Via Francisca del Lucomagno si sviluppa lungo importanti tappe ed insediamenti monastici fondamentali per la storia medievale europea. E’ un percorso fitto di testimonianze storiche e religiose, che nell’antichità consentiva a pellegrini ed imperatori di raggiungere Roma partendo dal Lago di Costanza.Dalla Dogana di Lavena Ponte Tresa, punto di partenza, proseguiamo lungo il sedime della vecchia tramvia, che nella prima metà del Novecento collegava Varese a Ponte Tresa e oggi presta qualche chilometro del proprio tracciato alla pista ciclabile. Lungo il tragitto troverete ancora alcune antiche stazioni in stile liberty.A Cadegliano Viconago si incontra il Parco dell’Argentera, nel quale concedersi qualche momento di riposo tra ruscelli, cascatelle e mulini. Proseguendo incontreremo il Maglio e il lago di Ghirla, pittoresca oasi naturalistica, fino a giungere presso la Badia di Ganna che sorge nel luogo in cui, secondo la tradizione, intorno al 1047 venne ucciso e sepolto il giovane diacono Gemolo. Goffredo da Bussero, storico milanese, scrive che l’ospizio fu fondato da tre canonici del Duomo di Milano, che a seguito di una battuta di caccia si fermarono nel luogo dell’uccisione di Gemolo. Dedicate del tempo al Sacro Monte di Varese. Il seicentesco percorso e il borgo di Santa Maria del Monte sono Patrimonio dell’Unesco dal 2003, vanto della città e della Lombardia. E’ possibile parcheggiare in via Prima Cappella, per iniziare la salita dal basso, oppure presso il Piazzale Pogliaghi, alle spalle del Santuario, in cima.Quattordici cappelle accompagnano il visitatore durante la salita, opere artistiche di eccezionale bellezza, tutte dedicate ai misteri del Rosario. Ognuna ha una propria architettura che conserva all’interno sculture e dipinti.

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Quando vi affacciate per osservare le scene rappresentate ricordatevi di guardare anche gli affreschi dei soffitti, sono magnifici.A causa delle grate e dei vetri di protezione non riuscirete a scattare foto soddisfacenti. Meglio goderseli ad occhio nudo! Superata l’ultima cappella, vi trovate dinnanzi alla salita che porta al Santuario e al borgo di Santa Maria del Monte, dove vi accoglie una enorme statua di Mosè; dopo una breve tappa alla terrazza panoramica, visitateil piccolo Santuario, apice del percorso, ricco di affreschi che illustrano la gloriosa Assunzione di Maria Vergine in cielo nella gloria degli Angeli e dei Santi.Dedicate una breve visita anche alla cripta adiacente, restaurata e aperta al pubblico, per ammirare i resti della chiesa altomedioevale ornata da stupendi affreschi trecenteschi. L’ingresso è libero dopo le 17.30, o a pagamento con un’interessante visita guidata.Non pensate che sia tutto qui. Nel borgo di Santa Maria del Monte si trovano due musei che meritano senza dubbio una visita. A fianco del Santuario si trova il Museo Baroffio, con piccole collezioni di sculture romaniche, codici miniati e dipinti donati al Santuario dal Barone Giuseppe Baroffio. È stato riaperto nel 2001 e ampliato con una sezione di opere di arte sacra contemporanea.Una visita è d’obbligo anche al Museo Pogliaghi, ospitato nella casa che l’artista milanese elesse come sua residenza. Ospita all’interno una strabiliante collezione di manufatti. Oltre a bozzetti e sculture dell’artista, reperti greci, romani e orientali, nel salotto troverete il gesso preparatorio della porta del Duomo di Milano a

grandezza naturale, sulla parete di fondo; lo spettacolo vi lascerà a bocca aperta! Infine, una visita alle rovine medievali del Castrum di Castelseprio, Patrimonio Mondiale dell’UNESCO dal 2011 nell’ambito del progetto “Italia Longobardorum – I Longobardi in Italia, i luoghi del potere (568-774 d.C.)” che include una serie di luoghi accomunati dal passaggio della civiltà longobarda nel territorio. Il Castrum di Castelseprio, edificato lungo la strada che collegava Novara a Como, si trova in cima ad un dosso protetto da una spessa cinta muraria, con torri che si intervallano ogni 30 metri circa. Conserva diversi esempi di architettura militare, tra cui segnaliamo il complesso di Torba, Santa Maria Foris Portas e la chiesa di San Giovanni, importanti testimonianze ed oggetto di studio del periodo Longobardo.

Esperienze uniche lungo i l camminoA fine giornata godetevi i l tramonto dal Sacro Monte di Varese, f inale ideale di una giornata r icca di esperienze e vis ite suggestive, in un ambito che porta la dimensione umana a fondersi con la fede, con un passato indimenticabi le, f itto di sensazioni uniche che avvolgono e sospendono i l mistero del la vita.

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Pagina precedente_ Sacro Monte di Varese, Patrimonio Unesco.

1. Il Parco del Ticino, inevitabile sorpresa per chi vi si avventura per la prima volta e appuntamento mai deludente per chi decide di tornare a godere delle meraviglie che offre.

2. Varese, la Città Giardino: un appellativo che rende perfettamente l’idea del connubio tra arte e natura che, da diversi secoli, caratterizza l’anima della città. 3. Il Monastero di Torba, per vivere appieno l’esperienza di un’epoca passata che ha portato questo luogo antico ad essere riconosciuto nell’anno 2011 dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.

4. Lo scenario naturalistico che avvolge il Sacro Monte. Collocato su una collina alle spalle di Varese, nelle belle giornate potrete ammirare da qui buona parte della Pianura Padana e le montagne lombarde fino a quelle della bergamasca e della Valtellina.

5. L’Elixir del Borducan, il liquore del Sacro Monte, infuso a base di arancia ed erbe aromatiche inventato dal garibaldino Davide Bregonzio nel 1872, che potrete gustare nell’omonimo locale al termine della giornata.

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La via degli Abati Dalle colline all’Appennino

Un’esperienza dal lo st i le monastico: un percorso r icco di storia, tradizione, che si svi luppa in un terr itorio di paesaggi assolutamente unici , immutati nel tempo. Nel l ’antichità un’alternativa, attraversando i monti , al tradizionale percorso francigeno.

L’antica Via degli Abati, itinerario francigeno di montagna attraversato annualmente da oltre un migliaio di pellegrini, tra millenari boschi, gole e torrenti, collega le medievali Pavia, Bobbio e Pontremoli, passa quindi per Lucca e termina a Roma, sulla Via del Volto Santo.

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A partire dal ‘600 la Via degli Abati venne utilizzata dai monaci per raggiungere Roma e dagli ecclesiastici irlandesi in pellegrinaggio alla tomba di San Colombano, per il trasporto e la distribuzione dei prodotti dai possedimenti monastici dell’omonimo paese verso i territori piacentini, le Valli del Ceno e del Taro, e la Toscana.Il tracciato, lungo circa 190 km, è molto più impegnativo della nota Via Francigena, si snoda per sentieri, mulattiere, carrarecce attraversando valli e crinali per un dislivello complessivo di oltre 6000 metri. Innumerevoli i borghi, le chiese, le rocche ed i luoghi rimasti immutati nel tempo, dove solo gli elementi naturali e l’abbandono dell’uomo hanno contribuito all’attuale fascino.Il percorso in Lombardia, che da Pavia si dirige verso le colline dell’Oltrepò fino al crinale appenninico del monte Penice, si compone di tre parti, di quasi eguale lunghezza (circa 20 chilometri ciascuna): una prima di pianura da Pavia a Broni ed alla prima collina; una seconda collinare, che termina a Pometo/Caminata; una terza di alta collina e montagna, che da Caminata arriva al crinale del Penice. Da qui si scollina per poi scendere a Bobbio.Dalla periferia est di proseguite lungo la Via Francigena fino al termine delle case, poi puntate verso sud seguendo la Green Way del Parco del Ticino. Si prosegue lungo il sentiero parallelo al fiume fino al Ponte della Becca, in provincia di Pavia, costruito tra il 1910 e il 1912 sulla confluenza tra i fiumi Ticino e Po. Nel 1944 viene parzialmente

distrutto dai bombardamenti durante il secondo conflitto mondiale e viene riaperto al traffico nel 1950. Superato il ponte, si imbocca l’argine maestro del Po sulla sinistra, sterrato e senza traffico, che costeggia il fiume e poi piega verso le colline, in direzione Broni-Stradella.A Broni si risale la via dell’Acqua Calda vecchia fino a Colombarone, all’inizio del crinale di colline che separa la valle Scuropasso dalla valle Versa.Da Colombarone si percorre tutto il crinale, attraverso diverse località: Castana, Sannazzaro, Cella, Spagna e Francia e quindi Ca’ Tessitori, dove si devia per la carrareccia verso Canevino ed infine a Pometo. I tratti su strade asfaltate sono pochi e si trovano solo nei pressi dei centri più importanti.

Esperienze uniche lungo i l camminoSentieri , mulattiere e carrarecce: queste sono le esperienze che r imangono nel la mente e nel cuore di chi le percorre oggi , pensando al le fatiche di un tempo che fu. Un tempo di sentieri impervi , tra monti e campagne mai esplorate.

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Pagina precedente_ Ponte della Becca.

1. Passeggiare per Broni, assaggiare i gustosi prodotti offerti da questa terra millenaria, visitare le sue cantine e sorseggiare il frutto dei variegati vitigni: un’esplosione di sollecitazioni sensoriali!

2. L’esperienza di un passaggio a Pavia. La ricchezza dei luoghi di fede di questa splendida città è tra le più abbondanti nel grande panorama lombardo: Pavia è da sempre il naturale crocevia di moltissimi cammini storici.

3. Le bellezze architettoniche frutto dell’ingegno

dell’uomo: ne sono testimonianza a Broni diversi i palazzi fra i quali Palazzo Arienti, Villa Gallotti e Villa Maccabruni.

4. L’immensa ed ordinata distesa di vitigni, che in autunno si colora di toni caldi e accesi, tra il giallo e il rosso fuoco.

5. Ospitalità genuina e buona cucina ad ogni angolo lungo il cammino.

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Il cammino di San Colombano Il Santo Patrono d’Europa

Ripercorrere i l cammino tracciato da una f igura così straordinaria come San Colombano, s ignif ica valorizzare e comprendere a fondo quel la cultura antica, legata indissolubi lmente al monachesimo, che sognava e ideal izzava un’Europa unita. Traguardo ancora forse lontano in epoca moderna.

La Via di San Colombano è il percorso che attraversando l’intera area della Lombardia Orientale conduceva un tempo sino a Bobbio, sede della celebre abbazia fondata nel cuore dell’Appennino dall’abate irlandese San Colombano all’inizio del VII secolo. Colombano, una delle figure spirituali più influenti della sua epoca, definito “Il Santo Patrono d’Europa”, nasce nel 542 d.c. Nel 591 d.c., salpò con 12 discepoli da Bangor, Irlanda del Nord e per oltre 30 anni viaggiarono attraverso l’Europa fondando comunità e monasteri in territori che oggi sono moderni stati europei: Irlanda, Gran Bretagna, Francia, Germania, Svizzera, Austria e Italia.

Colombano e il suo discepolo Gallo furono figure chiave del monachesimo irlandese, il primo grande movimento monastico d’Europa, che promuoveva l’alfabetizzazione e l’istruzione, anticipando il grande movimento monastico del Medio Evo. Alla tradizione irlandese, e a lui in quanto divulgatore, si deve pure la forma del sacramento della Confessione come la conosciamo oggi: accusa individuale dei peccati e possibilità di ripeterla più volte in vita. L’itinerario è l’occasione per ripercorrere i passi del Santo, che attraverso le Alpi giunse a Milano dai governanti Longobardi che lo indirizzarono verso la piccola cittadina di Bobbio, situata all’estremità settentrionale degli Appennini. Qui San Colombano fondò la sua ultima Abbazia, che divenne centro di stabilità e cultura in un periodo di violenza e turbolenze e resterà per secoli l’istituzione più influente dal punto di vista religioso e culturale di tutto il nord Italia. Colombano morì nel 615 d.c. I suoi resti mortali sono custoditi nella cripta della Basilica dell’Abbazia, dove ogni anno migliaia di persone si recano a venerarne la memoria. L’itinerario italiano parte da Chiavenna, costeggia il lato orientale del lago di Como e prosegue fino a Lecco. Attraverserete i piccoli paesi di Novate, Curcio, Dervio, Bellano e Varenna, denominata “La Perla del Lario”, affacciati sulle acque del lago e circondate dai monti. Continuerete i vostri passi toccando altre due località lariane, Lierna e Abbadia, punto di partenza del Sentiero del Viandante, un altro straordinario cammino che vi porterà alla scoperta delle bellezze artistiche e naturali del lago. Da Lecco proseguite seguendo le correnti del fiume Adda, attraverso Olginate e

Brivio sino a raggiungere l’area del milanese.Una tappa veloce a Melegnano e in un baleno vi troverete davanti al Duomo di Lodi, impianto romanico tra i più grandi della Lombardia e monumento più antico della città. Terminato nel XVI secolo, il Duomo racchiude lungo la navata centrale la statua in rame dorato di S. Bassiano, l’altare sarcofago gotico, affreschi medievali e una rara scultura romanica raffigurante l’Ultima Cena.Riprendete i vostri passi fino a giungere a San Colombano, che agli inizi del novecento diede i natali a don Carlo Gnocchi, sacerdote, educatore e scrittore italiano, venerato come beato dalla Chiesa cattolica. Proseguendo nel cammino si raggiunge finalmente Bobbio.Il Cammino di San Colombano è attualmente oggetto di studio e riqualificazione.

Esperienze uniche lungo i l camminoFermatevi in uno dei numerosi local i del terr itorio di San Colombano al Lambro e pasteggiate bevendo “el vin de Milan”. Nel contempo ci faremo edotti del concetto di quasi exclave di questo sito, appartenente al la Città metropol itana di Milano (da cui dista più di 20 km), ma incuneato fra le province di Lodi e di Pavia.

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Accanto_ Lierna.

Pagina precedente_ San Colombano al Lambro.

1. Percorrendo a piedi questo storico cammino non si può non pensare che per Colombano il tutto iniziò via mare, salpando dal Norddell’Irlanda, esattamente da Bangor. Percorrendo il tratto lombardo siamo in realtà quasi alla fine di questo incredibile cammino

2. Colombano nel suo cammino a Milano venne ricevuto dal Re Longobardo Agilulfo e dalla moglie, la Regina Teodolinda. Grazie alla protezione che essi gli dettero nel suo cammino si fermò scendendo verso Bobbio in una località a cui dette il proprio nome divenuto poi San Colombano.

3. San Colombano, insieme ad alcuni dei suoi discepoli, si trattenne per circa un anno sul territorio Morbegnese della bassa Valtellina.

4. A San Colombano al Lambro si produce un ottimo vino D.O.C. San Colombano, “Il vino di Milano”, grazie alla ottima posizione ed alla abbondante resa dei vitigni dei colli circostanti

5. Le motivazioni spirituali e religiose sono fondamentali nel percorrere questo cammino ma ad esse si affiancano importanti attrattive dal punto di vista ambientale, paesaggistico, culturale, musicale artigianale ed enogastronomico.

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La via Spluga Cammini della Regina, dallo Spluga a Chiavenna

(Via Francigena renana parte 1)Lo Spluga, “passo subl ime”, selvaggio e affascinante, e la sua via, chiusa in una val le aspra ma r icca di storia.

Un’esperienza di cammino che porta nel cuore delle Alpi , da dove dal Settecento prese avvio, per moltissimi intellettuali ed artisti europei, come ad esempio Goethe, la straordinaria esperienza del “Grand Tour” in Italia, primo esempio di moderno turismo. Comincia con la Via Spluga il tratto italiano, tutto lombardo, della cosiddetta Via Francigena renana, grande asse viario storico che collega, attraverso le Alpi centrali, la Valle del Reno con la valle del Po e con la Via Francigena di Sigerico.

Documentato nella cartografia romano-imperiale, il passo ha visto per secoli il passaggio, con bestie da soma, carri e carrozze, di commercianti, viaggiatori, eserciti, pellegrini, e grandi personaggi della cultura europea, come Erasmo da Rotterdam. Poco tempo dopo la costruzione della strada dello Spluga (1823), fu edificata l’importante galleria paravalanghe a sud del casello daziario a scopi di sicurezza durante il periodo invernale. Essa rappresenta oggi una delle ultime testimonianze del massiccio impegno nella costruzione di opere stradali, che per millenni consentì di far fronte ai pericoli dell’inverno. Ritrovamenti dell’età del bronzo e del ferro indicano che il passo dello Spluga venne percorso già in epoca preistorica. Il nome “spluga” deriva da “spelu(n)ca”, cioè spelonca, grotta. Nei pressi di Montespluga, vi è infatti una grotta comunemente chiamata “truna de l’urs” (grotta, tana dell’orso). In passato, il passo dello Spluga veniva denominato monte o passo dell’Orso.

Da qui inizia la discesa lungo la Val San Giacomo. Il tratto iniziale del percorso coincide con l’affascinante e al tempo stesso ardita strada romana nella gola del Cardinello, fino a Chiavenna (m 333), punto “chiave” (Clavenna) della via di valico. Giunti a Chiavenna non potrete mancare una visita alla Collegiata di S. Lorenzo, di origini romaniche. Con i suoi decori interni, il suo splendido quadriportico, l’imponente campanile cinquecentesco, il fonte battesimale del 1156 e il Museo del

Tesoro ricco di opere d’arte, tra cui la preziosa “Pace” di Chiavenna, copertura di evangeliario, capolavoro di oreficeria medievale risalente all’XI secolo, la Collegiata è uno dei monumenti più importanti della città.

Da non perdere anche il Mulino di Bottonera nel vecchio quartiere artigiano di Chiavenna, rarissimo esempio di architettura industriale, dove ancora oggi vive il ricordo dell’incessante lavoro dei mugnai dell’800. Ad ognuno dei quattro piani sui quali è distribuito è possibile ammirare le peculiarità della struttura in legno, materia prima per la costruzione dei suoi elementi principali. Via Spluga è un itinerario a tappe organizzato su misura per i turisti, con una durata da 5 a 7 giorni.

Esperienze uniche lungo i l camminoIl 1492, anno del la scoperta del l ’America, da queste parti s i r icorda per l ’apparizione del la Madonna a due ragazzine, in quel di Gal l ivaggio, dove sorge i l caratterist ico Santuario eretto a testimonianza del la sovrannaturale esperienza di fede mariana vissuta centinaia di anni prima r ispetto a Lourdes, Fatima o Medjugorje.

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Pagina precedente_ Via Spluga.

1. Oltrepassate le “Soste”, antichissimo centro di cambio dei cavalli, si imbocca il vallone del Cardinello, dove il sentiero percorre la gola a mezza costa come una lunga balconata a strapiombo sul torrente Liro, che impetuoso porta alla mente tragiche traversate invernali di eserciti e cavallanti.

2. Impossibile non sostare e rifocillarsi alla “Locanda del Cardinello”, che dal 1722 offre ristoro ai viaggiatori della via Spluga.

3. Il passo dello Spluga, (Splügenpass in tedesco, Pass dal Spleia o Pass dal Splegia in romancio), a 2.114 m,è uno dei più importanti valichi dell’arco alpino, conosciuto

fin dall’antichità come cruciale punto di transito.

4. Nello storico edificio cinquecentesco della frazione Corti di Campodolcino ha sede il Museo della Via Spluga, unico museo lombardo dedicato ad una Via storica, testimone della civiltà della valle e del ruolo storico e commerciale che la Via ha avuto nel corso dei secoli, come canale di comunicazione tra il bacino del Mediterraneo e l’area a nord delle Alpi.

5. Il Santuario di Gallivaggio, chiesa battesimale nella Val San Giacomo, insieme al Santuario di San Guglielmo, ci ricorda come l’itinerario dello Spluga non fosse solo una via per i commercianti, ma anche per i pellegrini.

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5 motivi per percorrere l’itinerario

La via Francisca I Cammini della Regina, da Chiavenna a Sorico

(Via Francigena renana, parte 2)Conosciuto anche come “Sentiero storico di val le”, è un percorso piacevole, r icco di testimonianze storiche e viste spettacolari , a contatto con una natura assolutamente dominante. La piccola chiesa di San Fedel ino, fra lago, f iume e monte, antichissimo luogo di sepoltura del martire San Fedele, suggel la questo meravigl ioso spettacolo.

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Questo itinerario appartiene alla rete dei Cammini della Regina, prosecuzione naturale della Via Spluga. Da Chiavenna verso sud il percorso prosegue come Via Francisca (Via della terra dei Franchi, oppure Via di valico, o ancora via “franca”, libera, pubblica), ovvero il tratto dell’antico percorso nel Piano di Chiavenna, che collegava il Lario con Chiavenna.Il tracciato coincide con il “Sentiero storico di valle”, con segnaletica gialla della Comunità montana della Valchiavenna. Si sviluppa ai piedi delle pendici occidentali del Piano di Chiavenna e termina al confine con il comune di Sorico. Si attraversano i centri abitati del fondovalle e i vecchi nuclei di mezzacosta di Samolaco fino a Casenda (località Fontanedo), frazione

di Samolaco, e alla chiesa di S. Giovanni all’Archetto. Si percorre ancora la piana di Chiavenna, quindi si sale attraverso un imponente scalone in pietra aggirando la dorsale di Monte Berlinghiera, con viste spettacolari sulla Riserva del Pian di Spagna. Proseguendo il sentiero valica il sasso di Dascio, scende nell’omonima frazione e si immette nella antica Via Regina; proseguiamo lungo la sponda occidentale del piccolo lago di Mezzola per giungere a Ponte del Passo, lungo la S.S.340 ed entriamo poi in Sorico. Prima di intraprendere la salita vale la pena fare una breve ma essenziale deviazione alla piccola chiesa di San Fedelino (circa 15 min., lungo la Mera) per poi ritornare sul percorso di salita al Sasso di Dascio.

Esperienze uniche lungo i l camminoTra i cammini lombardi la Via Francisca offre i l massimo del l ’esperienza sensoriale vis iva, unica nel suo genere. Fate qualche sosta per godere del la bel lezza del creato, la magnif icenza del landscape o per megl io dire di paesaggi dove i l c ielo, le montagne ed i l lago quasi s i abbracciano in un vero tr ipudio del la natura.

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Pagina precedente_ Via Francisca.

1. La collegiata di San Lorenzo a Chiavenna, emblema di questa cittadina ricca di chiese ed eleganti edifici che fanno del centro storico una possibile esperienza visivo cognitiva.

2. A Gordona provate una eccitante esperienza di canyoning, avventurandovi lungo il corso del torrente Boggia.

3. A Samolaco, in frazione Vigazzuolo, si incontrano i resti delle “muracche” di delimitazione dei terrazzamenti dei

castagneti. Poco distante troverete il “Crot del Balon” realizzato sotto un enorme macigno.

4. La chiesetta di San Fedelino a Sorico, pietra miliare del romanico lombardo, risale al X secolo.

5. Tra Sorico e Dubino ammirate il paesaggio della Riserva Naturale Pian di Spagna - Lago di Mezzola.

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5 motivi per percorrere l’itinerario

La via Regina Cammini della Regina, da Sorico a Como

(Via Francigena renana, parte 3)La Regina del le Vie, antica, cruciale, percorsa da una f itta rete di ospizi e da straordinari monumenti , testimoni del l ’ importanza storica di questo it inerario.

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L’antica Via Regina, sviluppatasi nel corso dei secoli sulla sponda occidentale del Lario, è il tratto lariano del grande asse transalpino, ben documentato dalla archeologia e dalla cartografia romano-imperiale, che valica le alpi al passo Spluga, provenendo dalla Valle del Reno e dal Lago di Costanza. Insieme al Lario, via di comunicazione - e di difesa - su acqua, costituiva sin dalla più remota antichità un unico grande asse fra il centro delle Alpi e la pianura padana, rafforzato dalla conquista romana tesa verso il limes del Reno. Il Lario, via d’acqua, dei naviganti, dei soldati e dei mercanti, e la via Regina, via di terra adibita ai traffici locali, costituirono un vero e proprio “sistema Lario”, un’articolata rete di percorsi con baricentro a Como, che puntavano a nord, verso i valichi alpini e a sud, verso Milano. Via “regina” significa via selciata principale, via pubblica, e con questo nome è documentata per la prima volta nel 1187. Gli statuti comunali del 1335 documentano l’estensione di questo nome all’intero tratto Como - Chiavenna, ma data l’importanza è probabile che il tracciato comprendesse anche il tratto Milano - Como e, forse, il tratto oltre Chiavenna.

Oggi il percorso, anche se in parte assorbito dall’attuale S.S. 340, conserva significativi e splendidi tratti storici che, adeguatamente interconnessi alla viabilità minore e sentieristica locale, garantiscono la continuità dell’itinerario. Il tutto in un contesto ambientale bellissimo ed unico, per questo giustamente famoso. La Via Regina è stata di fatto una Via Francigena o romea come attestano non solo i documenti, ma anche gli straordinari monumenti e la presenza di una fitta rete di “ospizi” dove i pellegrini diretti a Roma avevano, per statuto, riserva di posti gratuiti.

Il tracciato originale tocca tappe molto interessanti, ricche di monumenti, ville e luoghi storici che meritano indubbiamente l’attenzione del visitatore. Palazzo Gallio a Gravedona, singolare dimora rinascimentale realizzata a partire dal 1583 dal Cardinal Tolomeo Gallio. La Chiesa di Santa Maria delle Grazie, appartenuta ad un convento agostiniano fondato nel 1467, è uno dei più interessanti complessi rinascimentali del Lario. L’interno conserva numerosi affreschi del XVI secolo.

Il Santuario della Madonna della Pace a Menaggio, costruito nel 1658 per l’avvenuta “Pace dei Pirenei” alla fine della guerra tra Francia e Spagna. L’edificio conserva sull’altare un bassorilievo del 1484 che rappresenta la Madonna col Bambino. La chiesa di Sant’Agata a Moltrasio è di epoca romanica, decorata con dipinti murali sulla parete esterna.

L’interno conserva tracce di affreschi risalenti alla primitiva decorazione. A Como si segnalano l’imponente edificio di Villa Olmo, celebre esempio di architettura neoclassica, costruito su progetto dell’architetto ticinese Simone Cantoni per il marchese Innocenzo Odescalchi. All’interno si conservano pregevoli decorazioni neoclassiche e un monumentale salone a doppia altezza con dipinti di Domenico Pozzi.

La basilica romanica di Sant’Abbondio dell’XI secolo, sorta sulle fondamenta di una precedente chiesa di origini paleocristiane. L’edificio, composto da cinque navate, conserva nell’abside un pregevole ciclo di affreschi, eseguito probabilmente fra il 1330 e il 1340.

Esperienze uniche lungo i l camminoRiscoprite i l fascino del la antica via del Lario occidentale, fra monti e lago, castel l i e fort if icazioni , vi l le e palazzi principeschi , ma anche mulattiere e antichi paesi di nuda pietra, e chiese che, come scrigni , racchiudono splendidi affreschi in uno scenario unico, che tutto i l mondo ci invidia.

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Pagina precedente_ Antica Via Regina.

1. Il Sacro Monte di Ossuccio, Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco, comprende il santuario e 14 cappelle, realizzate fra il 1644 ed il 1699, arricchite da statue in terracotta e affreschi.

2. L’isola Comacina, nota per il suo interessante patrimonio archeologico, oltre alle residenze per artisti progettate dall’architetto Pietro Lingeri. Osservate i resti di alcuni edifici religiosi costruiti in forme razionaliste prima della distruzione dell’isola nel 1169.

3. Il complesso di Villa d’Este a Cernobbio sorge sul luogo dell’antica Villa Garrovo appartenuta al cardinale Tolomeo Gallio. Trasformata in un lussuoso hotel,

conserva nel giardino una scenografica esedra e una gradinata con una finta grotta con la statua di Ercole e Lica.

4. Villa Erba, costruita in stile neorinascimentale tra il 1894 e il 1898 su iniziativa di Luigi Erba. In seguito divenne la residenza del regista Luchino Visconti al quale è dedicato oggi un percorso museale.

5. La Cattedrale di Como, caratterizzata da un trionfo di marmi ed elementi decorativi sulla facciata. L’interno del Duomo è adornato da arazzi cinque e seicenteschi, pitture e altre opere d’arte che ne confermano la sontuosità e la bellezza.

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5 motivi per percorrere l’itinerario

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Il cammino di San Pietro Da Como a Milano

(Via Francigena renana parte 4)Un percorso piacevole e pianeggiante, faci lmente ciclable, che, pur in un’area fortemente conurbata, lambisce numerose aree protette e segue la direttr ice del la val le del Seveso, annoverando una folt issima serie di punti di interesse storico-artist ico-ambientale.

Il Cammmino di San Pietro, legato alle vicende del frate domenicano Pietro da Verona e del suo martirio (1252) collega Como con Seveso, luogo del martirio del Santo, attraverso il tracciato medioevale passante per Cantù, e poi, seguendo l’antica Comasinella, coincidente forse con l’asse romano Como- Milano, entra in Milano ad Affori per raggiungere, attraverso il cuore antico della città, il parco delle Basiliche e la Basilica di S Eustorgio dove il Santo è sepolto. Iniziamo il Cammino uscendo da Como lungo la strada romana per Milano, prosecuzione della via Regina, passando alle falde del Baradello e in fregio al monastero e chiesa di S. Carpoforo.Lasciamo poi la via maestra per volgere verso Cantù passando per Albate, Senna. Entrando in Cantù passiamo in fregio all’antico Hospitale di S. Antonio e, con una deviazione segnalata raggiungiamo il complesso monumentale di Galliano (sec. XI) esempio insigne del romanico lombardo. Proseguiamo per Seveso toccando i nuclei rurali di Figino Serenza, passando per Cimnago e Mocchirolo di Lentate sul Seveso e dopo una deviazione per il centro di Lentate non perdiamo la visita dello splendido Oratorio trecentesco di S. Stefano.

Giunti a Seveso non potrete fare a meno di visitare il Santuario di San Pietro Martire in Via S. Carlo, all’angolo nord-ovest dell’ex convento di S. Pietro Martire ora Centro Pastorale Ambrosiano. Subito dopo il martirio (1252) e la canonizzazione del domenicano Pietro da Verona, in suo ricordo e in suo onore, grazie all’iniziativa di alcuni religiosi umiliati fu eretta una cappella ed un hospitale destinato ad accogliere viandanti e pellegrini sul luogo dell’uccisione. L’area detta di S. Pietro è infatti citata in numerose pergamene tra il 1252 e il 1300. Nel corso del secolo XIV agli Umiliati subentrarono i Domenicani: nel giugno1373 Papa Gregorio XI concesse loro, con decreto, la facoltà di «ricevere, fondare, costruire e ritenere in perpetuo la chiesa e l’ospizio di San Pietro Martire». L’edificio attuale, dovuto alla generosità dei conti Arese, venne edificato fra il 1660 e il 1685 su progetto di Girolamo Quadrio.La facciata della chiesa è caratterizzata dalla sovrapposizione di due ordini architettonici e un timpano triangolare che ne sottolinea il corpo centrale, affiancato a sud dalla torre campanaria. La prima domenica di maggio si tiene la Sagra di Calendimaggio, una festa antichissima in onore di S. Pietro Martire. In quel giorno si espone per la venerazione la reliquia riferibile al santo, all’interno del santuario dove è conservato tutto l’anno un falcastro, un grosso coltello ricurvo, col quale un sicario uccise Pietro da Verona. Per l’occasione il quartiere si anima con bancarelle, mostre di prodotti artigianali, divertimenti. La Via, fino a Seveso, sfiora tre aree protette, ed è solcata da un fiume affluente del Seveso di cui poi segue la valle, toccando oltre 30

punti di interesse storico-artistico-ambientale, molti dei quali di notevole spessore, come Galliano o S. Stefano di Lentate.Nel tratto verso Milano, ammirate le eleganti ville patrizie sette-ottocentesche, luoghi di delizie e centri gestionali delle proprietà. Da Seveso proseguiamo per Milano lungo l’antica Comasinella, ed entriamo in città passando per Affori e il quartiere Comasina. Raggiungiamo infine S. Eustorgio e il Parco delle Basiliche attraversando il cuore della città romana imperiale, paleocristiana e cristiana (Duomo, S. Sepolcro, S. Giorgio a Palazzo). In tal modo ci congiungeremo con il tratto finale della Via Francigena Renana: il Cammino dei Monaci. Denso di storia e di memorie locali, il Cammino di San Pietro è una risorsa speciale per un territorio fortemente urbanizzato.

Esperienze uniche lungo i l camminoLungo questo rilassante e piacevole cammino non perdetevi, a Cantù, il complesso monumentale romanico di S.Vincenzo a Galliano, eretto da Ariberto da Intimiano, celebre e unico per il suo straordinario battistero e per la ricchezza della splendida decorazione pittorica aribertiana soprattutto dell’abside, che rappresenta una delle massime espressioni dell’arte ottoniana.

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Pagina precedente_ Basilica di Sant’Eustorgio, Milano.

1. A Novedrate sono assolutamente legate alla tradizione la produzione del pizzo e del merletto, elementi imperdibili e legati alla cittadina che ospita anche la mostra biennale internazionale legata al merletto ed al pizzo.

2. Villa Antona Traversi a Meda, complesso legato all’antico Monastero di San Vittore e la Chiesa di Santa Maria Nascente, ora chiamata Santuario del Crocefisso, realizzato da Paolo Mezzanotte architetto, pittore e storiografo italiano già progettista del palazzo che ospita la borsa di Milano.

3. Meda è, dalla metà degli anni ‘80, sede della Emeroteca Italiana, importante archivio privato relativo all’archiviazione dei giornali quotidiani italiani risalenti alla fine del 700.

4. L’oratorio gentilizio di S. Stefano a Lentate sul Seveso, uno dei monumenti trecenteschi più importanti di Lombardia, unico in Italia per il suo ciclo di affreschi dedicati alla Storia del Santo.

5. La basilica di S. Eustorgio a Milano, dove le spoglie di Pietro martire riposano nell’arca monumentale opera di Balduccio da Pisa, nella Cappella Portinari.

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5 motivi per percorrere l’itinerario

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Il cammino e la Valle dei Monaci Milano - Corte Sant’Andrea, guado francigeno

del Po (Via Francigena renana, parte 5)La possibi l ità di r ipercorrere un cammino storico di fede e pel legrinaggio a pochi chi lometri dal la operosa Milano, immersi in una realtà di un’epoca lontana.

Il Cammino dei Monaci è un itinerario percorribile a piedi o in bicicletta, che conduce dal centro di Milano fino alla via Francigena, attraversando il Po. Lungo il cammino si può sostare in alcuni centri di spiritualità, tra i più antichi e vivaci della Regione.Lungo circa 65 km si attraversano quattro aree protette: il Parco Agricolo Sud Milano, che si estende per 47 mila ettari, il Parco della Vettabbia, l’Oasi WWF di Montorfano e il Parco Locale di di San Colombano.Da qui passava l’antico percorso che collegava Milano all’Abbazia di Chiaravalle, lungo il quale erano nate le cascine che permettevano ai monaci di immagazzinare i raccolti delle terre bonificate tutt’intorno, prima di inoltrarli nel mercato urbano. Una zona ricca di terreni bonificati, sede di piccoli centri abitati molto attivi, di scambi commerciali, attività culturali, animati dalla presenza delle Abbazie di Chiaravalle e Viboldone.

Il Cammino dei Monaci si svolge in quattro tratti fondamentali, percorribili sia a piedi sia in bicicletta: da Milano a Nosedo all’interno dell’area urbana; da Nosedo a Chiaravalle attraverso il Parco della Vettabbia; da Chiaravalle a Viboldone nella terra dei monaci; da Viboldone a Melegnano tra borghi e cascine.Percorriamo il primo tratto del Cammino dei Monaci che si sviluppa da San Lorenzo alle Colonne, nel centro di Milano, verso la periferia sud lungo la roggia Vettabbia, fino alla sua confluenza nel fiume Lambro. Il suo tracciato crea la Valle della Vettabbia, nota anche come Valle dei Monaci.A Nosedo ha sede la Comunità Nocetum - una Associazione privata di fedeli - che risponde ai bisogni delle persone in difficoltà e promuove il territorio.Nella zona si insediarono, nel medioevo, i monaci cistercensi e grazie alla loro azione di bonifica quelle terre, fino ad allora malsane, divennero produttive e fiorirono piccoli ma vivaci centri abitati, animati dalla presenza delle Abbazie di Chiaravalle, Viboldone, Mirasole. Lasciatevi sorprendere dall’Abbazia di Chiaravalle, luogo di preghiera e di cultura alle porte di Milano, l’Abbazia di Chiaravalle può essere a buona ragione citata come uno dei monasteri cistercensi più importanti d’Italia. Fondata da San Bernardo di Chiaravalle nel 1135, appare come un piccolo borgo agricolo, che ospita architetture dedicate alla riflessione e al culto affiancate da spazi aperti al lavoro e all’operosità dei monaci. Ammirate l’antico mulino, restaurato sul finire del 2009, oggi sede di un museo e di interessanti attività didattiche, tra cui lezioni di panificazione, di saponificazione e di

erboristeria, adatti a tutte le età. Il mulino dell’Abbazia di Chiaravalle è gestito dalla cooperativa Koinè, che organizza laboratori per gruppi, scuole e bambini. Le sale della struttura, aperte alla comunità, sono ormai cornice di oratori e centri estivi, appuntamenti stagionali di degustazione e feste per famiglie. Ogni sabato e domenica potrete partecipare a tour guidati che ne raccontano la storia.Il Cammino ci porta poi a proseguire lungo il fiume Lambro, di cui in alcuni tratti si percorre l’argine, fino a incontrare il Po a Corte S. Andrea. Qui, come i pellegrini di un tempo, è possibile effettuare il “Transitum Padi”, cioè l’attraversamento del Po per raggiungere, con navigazione privata, la sponda emiliana a Soprarivo e connettersi, così, alla via Francigena.

Esperienze uniche lungo i l camminoNei monasteri del la Bassa milanese respirate l ’atmosfera del tempo in cui i monaci benedettini , per primi, intervenirono con grandi opere di bonif ica. Visitate l ’Abbaziadi Chiaraval le, nata come borgo agricolo,in cui i monaci s i dedicavano al la preghiera e al lavoro, che propone nel la sua bottega una buona selezione di prodotti bio.

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Pagina precedente_ Abbazia di Chiaravalle, Milano.

1. Un viaggio itinerante, tra letture e suggestioni, alla ricerca di parallelismi tra il cibo dell’anima e il cibo del corpo, che termina nel refettorio quattrocentesco dell’abbazia di Chiaravalle, tutt’oggi luogo predisposto ai pasti della comunità.

2. Dal Parco delle basiliche, nel centro di Milano, verso la periferia sud della città corre la roggia Vettabbia, il cui tracciato crea l’omonima valle, nota anche come valle dei Monaci.

3. L’ Abbazia di Chiaravalle e le sue decorazioni pittoriche, ricche di ornamenti a tema floreale e vegetale.

4. Nel periodo della ricorrenza della data di Sant’Antonio nei pressi della Cascina Nosedo l’accensione del tradizionale falò diviene un evento indimenticabile. Nel recente passato sono stati gli arcieri medievali della Compagnia Bianca ad infiammare la pira, scoccando frecce infuocate in abbigliamento tradizionale.

5. La Valle dei Monaci, che ogni anno si trasforma in palcoscenico sul quale prendono vita spettacoli, rappresentazioni teatrali, attività culturali, laboratori con un ventaglio di proposte di qualità, anche peri più piccini.

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5 motivi per percorrere l’itinerario

La Strada delle Abbazie Un percorso nel milanese

Una vera sorpresa, un percorso di storia, cultura e fede. Tutto ciò che non t i aspetti a pochi chi lometri dal cuore di Milano, passando per i l centro stesso del la metropol i ambrosiana.

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La Strada delle Abbazie disegna un itinerario attraverso il Parco Agricolo Sud Milano e il Parco del Ticino, alla scoperta di ambienti unici, segnati da rogge, canali, fontanili, navigli, mulini, strade di campagna e grandi cascine. Il circuito, poco più di 100 km, è articolato in brevi tratti e ha come prima e ultima tappa due edifici fondati dall’ordine religioso degli Umiliati: l’abbazia di San Lorenzo in Monluè e la chiesa di San Pietro in Gessate. Le Abbazie che incontrerete lungo il cammino sono capolavori architettonici che hanno avuto un ruolo determinante nello sviluppo dell’agricoltura e nel disegno del paesaggio: in quest’ottica il percorso vuole intrecciare turismo religioso, turismo culturale e turismo enogastronomico. Da Monluè attraversate il Parco Agricolo Sud, territorio che già a partire dal Medio Evo ha visto l’uomo operare modificandone la qualità del paesaggio, soprattutto in funzione di una risorsa primaria che ha caratterizzato l’area: l’acqua. E fu proprio il fondatore dell’Abbazia di Chiaravalle, Bernard de Fontaine, detto Bernardo di Chiaravalle, a trasformare tra il 1150 e il 1160 un terreno incolto e paludoso, che gli donò il Comune di Milano, in un centro di lavoro e preghiera. La chiesa ha pianta a croce latina, coro rettangolare e transetto con cappella; una struttura decisamente essenziale, che venne abbandonata nei secoli successivi in favore di corposi interventi, come ad esempio l’imponente torre Campanaria (1347-49, forse ad opera del Pecorari) e il ricco ciclo di pitture.Percorrendo la Strada delle Abbazie giungiamo all’Abbazia di Viboldone, a San Giuliano milanese, in provincia di Milano. Fu fondata nel 1176 e completata nel 1348 dall’ordine religioso degli Umiliati, formato da monaci, monache e laici che qui conducevano vita di preghiera e di lavoro.

L’abbazia, uno dei più importanti complessi medievali lombardi per la bellezza della sua architettura e dei suoi affreschi trecenteschi, è oggi sede di una comunità di monache benedettine dedite al restauro di codici e libri antichi. La chiesa, intitolata a San Pietro, è l’unica parte rimasta dell’antico complesso, ricostruito solo in parte da Luigi Caccia Dominioni nel Secondo Dopoguerra. All’interno, suddiviso in tre navate scandite da massicci pilastri circolari in cotto, ammirate la preziosità e bellezza degli affreschi, ritenuti tra i più importanti e belli realizzati nel 1300 nell’Italia settentrionale e di chiara influenza giottesca. Dopo essere passati da Santa Maria in Calvenzano e Mirasole, fermatevi all’Abbazia di Morimondo, fondata nel 1134 da alcuni monaci Cistercensi che provenivano dall’Abbazia francese di Morimond, a nord di Digione. Dai suoi primi decenni, il monastero divenne centro promotore della colonizzazione agricola e della bonifica, accumulando possedimenti rilevanti. Dalla metà del 1400, iniziò a perdere d’importanza e la soppressione degli ordini avvenne nel 1799, prima del colpo di stato di Napoleone: il 31 maggio 1798, a seguito della rivoluzione francese, fu decretata la soppressione di tutti gli ordini monastici e quindi anche della comunità cistercense di Morimondo. Dal 1950 ha ripreso ad essere abitata dalle Congregazioni religiose che si sono succedute e dal 2006 è affidata al clero diocesano. La chiesa venne costruita fra il 1182 e il 1292 ed è intitolata a Santa Maria Nascente. La pianta è basilicale a tre navate, con volte rette da archi a sesto acuto

poggiati su pilastri cilindrici; sulla crociera poggia un piccolo tiburio ottagonale. All’interno segnaliamo l’acquasantiera trecentesca, il coro ligneo dell’ebanista Francesco Giramo, la Madonna col Bambino e i Santi Benedetto e Bernardo, opera di Bernardino Luini (un affresco strappato, non dipinto qui originariamente). Dopo aver percorso un tratto lungo il Parco del Ticino raggiungiamo infine a Milano la Chiesa di San Pietro in Gessate, che divenne abbazia nel 1493. Si trova sul fondo di un ampio sagrato alberato nel centro di Milano, e venne costruita tra il 1447 e il 1475 vicino ad un antico convento risalente al XIII secolo; il progetto viene generalmente attribuito a Guiniforte o Pierantonio Solari ed è un esempio di architettura del Quattrocento lombardo.

Esperienze uniche lungo i l camminoRiscoprite i l Pasto del Pel legrino al l ’Abbazia di Morimondo, ispirato al la cucina medievale. Tre portate accompagnate da una breve spiegazione, che vi verranno servite nel la sala capitolare: una zuppa di erbe fresche, del la carne di maiale con lenticchie,un migl iaccio di pane o del la torta al le cipol le: da veri buongustai !

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Pagina precedente_ Abbazia di Morimondo, Milano.

1. L’antico Mulino di Chiaravalle, che propone numerose attività: laboratori didattici, corsi di panificazione ed erboristeria, eventi e aperitivi culturali, feste di compleanno e giornate organizzate.

2. Mercatini, sagre, festival enogastronomici, eventi ludici e sportivi che animano in tutte le stagioni la “Strada delle Abbazie”.

3. Le importanti rievocazioni storiche, tra le quali la più famosa è certo la “Trecentesca” a Morimondo, manifestazione internazionale di ricostruzione storica medioevale ambientata nell’epoca viscontea e legata alla battaglia del 1356 di Casorate, sede di uno

scontro tra l’esercito milanese e quello filo imperiale.

4. La straordinaria acustica della chiesa di Morimondo, cassa di risonanza per il canto liturgico, ambiente ideale per concerti di musica classica e sacra e rassegne di canti corali che ogni anno vengono proposti in diverse occasioni.

5. “Abbiategusto”, l’imperdibile appuntamento con la manifestazione enogastronomica di livello internazionale che si svolge nella vicina Abbiategrasso. Come da tradizione, l’evento apre le porte della città a chiunque voglia scoprire il gusto e la storia legata ai sapori del territorio in Lombardia.

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5 motivi per percorrere l’itinerario

Il Cammin Breve 7 tappe nel cuore Milano

Una “breve” guida per 7 chiese nel cuore di Milano.

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Il Cammin Breve è un itinerario che dal cuore di Milano si muove fino a Porta Ticinese. Comprende sette tappe: le chiese di Santa Maria presso San Satiro, San Sebastiano, Sant’Alessandro in Zebedia e di San Giorgio al Palazzo, la Basilica di San Lorenzo Maggiore, il Santuario di Santa Maria della Vittoria e Sant’Eustorgio, grandi testimonianze della storia milanese.

Partendo dunque da piazza Duomo imboccate via Torino, dove si trova la chiesa di Santa Maria presso San Satiro, la cui costruzione fu intrapresa alla fine del Quattrocento per volere del duca Gian Galeazzo Sforza. Poco distante, sempre in Via Torino, ecco apparire la Chiesa di San Sebastiano, detta anche Tempio Civico, per giungere poi alla chiesa di Sant’Alessandro in Zebedia, luogo di culto della grande tradizione cattolica ambrosiana, situato sempre nel centro storico di Milano, esattamente nel luogo dove la tradizione narra che fu tenuto prigioniero Sant’Alessandro martire. La piazza che la accoglie, per quanto sia poco conosciuta, è una delle più caratteristiche della vecchia Milano. Quarta tappa di questo breve itinerario ambrosiano, sempre lungo l’asse di Via Torino, la Chiesa di San Giorgio al Palazzo, perla artistica che si affaccia su una piccola piazzetta laterale. Ancora poche centinaia di metri e vi troverete dinnanzi a una delle più antiche chiese presenti in Italia e a Milano: la Basilica di San Lorenzo Maggiore, affascinante per la sua imponente architettura, ricca di opere d’arte. Nel corso dei secoli è stata oggetto di numerosi e corposi interventi, e oggi porta il visitatore che vi entra ad una particolare ricerca spirituale interiore. Poco lontano sorge il Santuario di Santa Maria della Vittoria. La chiesa fu costruita nel XVII secolo ed è stata aperta la pubblico solo alla fine del XVII, a seguito della soppressione del Convento. Proseguiamo verso Porta Ticinese dove

troviamo l’ultima tappa del Cammin Breve: la Basilica di Sant’Eustorgio. La fondazione della basilica - posta su un’area cimiteriale risalente al III-IV secolo d.C. coincidente, secondo tradizione, con il luogo in cui l’apostolo Barnaba avrebbe battezzato i primi cristiani - è stata, nelle epoche, attribuita a Eustorgio I, vescovo di Milano (344-350 d.C.). I resti di una prima chiesa, di epoca paleocristiana (VI secolo), sono visibili sotto l’abside, la cui muratura, databile alla prima metà dell’XI secolo, testimonia le successive trasformazioni in età romanica.

Esperienze uniche lungo i l camminoIl Duomo di Milano. Imponente, affascinante, eterno. Si erge nel mezzo del l ’ampia e omonima piazza, lasciando a bocca aperta i v is itatori che per la prima volta s i trovino ad osservalo. Dedicate un po’ di tempo al la scoperta del le bel lezze che offre al suo interno e concedetevi una sal ita al le Terrazza per ammirare da vicino le sue magnif iche gugl ie.

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Pagina precedente_ Chiesa di Santa Maria presso San Satiro, Milano.

1. La cappella di S. Aquilino, situata nella parte destra della basilica di San Lorenzo dove sono presenti alcuni dei più antichi mosaici di Milano, risalenti al IV secolo.l’esercito milanese e quello filo imperiale.

2. Scoprite Milano, moderna metropoli che offre a chi la visita un ricchissimo ventaglio di monumenti, musei e luoghi di culto da visitare, tracce dell’importante ruolo che la città ha avuto nel corso dei secoli.

3. I sotterranei della Basilica di S. Lorenzo, dove si trovano le pietre dell’Anfiteatro romano della città di Milano.

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3 motivi per percorrere l’itinerario

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Il cammino di Santa Giulia Un tesoro fra i tesori

Questo cammino, ancora oggi oggetto di approfondit i studi storico geografici , offre un’ importantissima interpretazione per la sua tappa f inale: i l complesso monasteriale di Santa Giul ia, tesoro tra i tesori di questa r icca terra lombarda.

Il “Cammino” di Santa Giulia ripropone l’itinerario compiuto in epoca longobarda per il trasporto delle spoglie della santa martire, da Porto Pisano (Livorno) a Brescia, risalente all’anno 763 d.c. Fu il re longobardo Desiderio, insieme alla moglie Ansa, a volere che le reliquie di Santa Giulia venissero custodite nel monastero benedettino femminile di San Salvatore in Brescia, da loro fondato nel 753 d.c.

Con grande probabilità la traslazione si appoggiò, per il traporto, ai monasteri ed alle roccaforti più saldamente controllate dal potere longobardo. Per questo motivo, il cammino incrocia le località di transito più frequentemente attraversate in epoca altomedievale, seguendo tratti di diramazione della Via Francigena lungo la via da Livorno, attraverso Lucca, la Garfagnana, l’Appennino, Parma, Fontanellato, Busseto, Cremona, fino all’antico monastero benedettino femminile di Santa Giulia in Brescia. L’itinerario si sviluppa attraverso la campagna italiana dimenticata dai grandi percorsi, le valli toscane, i boschi degli Appennini e la pianura padana: un modo per scoprire la natura ed il paesaggio di territori ricchi di arte e di storia.A Brescia rimarrete incantati dal monastero di Santa Giulia, con la basilica di San Salvatore e i suoi preziosi affreschi e stucchi di epoca longobarda - e dall’area archeologica del foro romano, anch’essa parte del sito Unesco.

Concezione espositiva e sede rendono il Museo della città, ospitato all’interno del monastero, unico nel suo genere. Testimonianza di storia, di arte e della spiritualità bresciana dall’età preistorica ad oggi, in un’area espositiva di 14.000 metri quadrati. Il forte legame tra gli oggetti che troverete in esposizione e le mura

che li accolgono, è quello che rende il museo molto particolare. La collezione attuale di Santa Giulia consta di circa 11.000 pezzi, tra reperti celtici come elmi e falere, ritratti e bronzi romani, testimonianze longobarde, corredi funerari, mosaici e affreschi. Simbolo della città è la Vittoria Alata, il grande bronzo risalente al secondo quarto del I secolo d.C. Scoperta nel 1826, è oggetto di recenti indagini, fonti di nuovi spunti nell’analisi della storia dell’arte antica e della vita di Brixia.

Esperienze uniche lungo i l camminoLa città di Brescia è r iconosciuta dal l ’Unesco come Patrimonio del l ’Umanità in tre locazioni differenti : dal le opere del centro storico (“ I Longobardi in Ital ia. I luoghi del potere 568-774 d.C.”, 2011), ai s it i del la Val le Camonica (primo sito ital iano, 1979) nota in tutto i l mondo per la straordinaria r icchezza e varietà di incis ioni rupestr i , ai s it i palafitt icol i del l ’arco alpino concentrati nel l ’area del basso Garda (2011).

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Pagina precedente_ Chiesa di Santa Giulia, Brescia.

1. Si comincia da Brescia, Piazza Paolo VI con ben due cattedrali: il Duomo Vecchio e quello Nuovo, affiancati ma con due stili completamente differenti. Il primo romanico, il secondo tra il barocco e il neoclassico, meritano entrambi una visita.

2. Visiterete i luoghi della tradizione che Alessandro Manzoni riporta in una delle sue opere più celebri, l’Adelchi, che evoca la caduta del regno longobardo.

3. Se tra di voi c’è qualche amante dei motori visitate il Museo Mille Miglia, dedicato alla leggendaria corsa automobilistica di auto storiche, ideato per ripercorrere le tappe della gara. Potrete ammirare alcune delle vetture protagoniste!

4. Appena vorrete un po’ di tranquillità basterà dirigersi verso uno dei vicini laghi, incorniciati da monti o da colline coltivate a vigneto della Franciacorta. Al Lago d’Iseo potrete passeggiare lungo le rive e scovare villaggi di pescatori tra gli oliveti; al Garda invece approfittate del relax offerto dalle Terme di Sirmione.

5. Partendo dalla città vecchia e salendo sulla sommità del Colle Cidneo per raggiungere il Castello di Brescia, troverete due musei storici ma soprattutto una splendida vista del capoluogo dall’alto e, se la giornata è limpida, del paesaggio circostante.

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5 motivi per percorrere l’itinerario

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La Strada Cluniacense della Franciacorta

Camminando fra vigneti e casaliAlla scoperta del le Abbazie cluniacensi .

Il nome Franciacorta ci riporta alla sua storia e al legame con le Corti Franche e all’arrivo dei monaci cluniacensi, grazie ai quali il territorio godette di libero scambio nel commercio (curtes francae); il nome “Franzacurta” compare per la prima volta nel 1277. L’itinerario, tra Brescia e il Lago d’Iseo, attraversa splendidi vigneti, incrocia torri medievali e palazzi cinquecenteschi, castelli e piccoli borghi. La Franciacorta ha conservato i confini del contado di età viscontea. Lungo il percorso avrete l’occasione di scoprire e visitare due siti cluniacensi di questa splendida terra: il monastero di San Pietro in Lamosa, affacciato sulla Riserva Naturale delle Torbiere del Sebino e l’Abbazia Olivetana, arricchita di opere dei principali artisti bresciani del XVI e XVII secolo.

Questi due splendidi complessi, tra i più begli edifici religiosi del Nord Italia, prodotti di secoli di storia e di cambiamenti. L’Abbazia Olivetana di San Nicola a Rodengo Saiano fu costruita intorno al 1050 su un importante quadrivio romano e divenne ben presto luogo di sosta e ristoro per i pellegrini che viaggiavano verso Roma. Alcune opere realizzate dai massimi esponenti della pittura bresciana del 1500-1600 arricchiscono lo splendido complesso, composto dalla chiesa di San Nicola, dal chiostro quattrocentesco, dal chiostro della Cisterna, dal chiostro Grande, dall’Antirefettorio, dal Refettorio e dalla Foresteria. Gli artisti vennero chiamati dai monaci; in particolare Romanino, Moretto, Foppa, Gambara e Cossali, nel 1700, esponente della scuola milanese.Cogliete l’occasione per degustare ed acquistare i tonici distillati prodotti dai monaci dell’abbazia seguendo antiche ricette: un vero toccasana!Il Monastero di San Pietro in Lamosa a Provaglio di Iseo è stato costruito nei pressi di un’importante arteria di traffico. Esternamente presenta caratteristiche del primo edificio romanico, trasformato poi, in modo particolare all’interno, nei secoli successivi, specialmente nel XV e XVI secolo. Non mancate di visitare, accanto al monastero, la sala della Disciplina, impreziosita da affreschi dell’inizio CInquecento e il panorama sulla Riserva Naturale delle Torbiere del Sebino. Ricordatevi che vi trovate nella terra del vino Franciacorta, uno dei vanti delle colline bresciane e motivo di turismo, vinificato in bianco, rosé e satèn, seguendo rigorosamente il metodo classico usato da

tre secoli in Champagne, inventato da Dom Perignon. Un autentico nettare divino. In tutti i sensi. La produzione del Franciacorta infatti non è ad esclusivo appannaggio delle cantine più note. Lo si scopre seguendo il fil rouge del turismo religioso, visitando, ad esempio, il Santuario della Madonna della Neve ad Adro, dove la comunità dei Carmelitani Scalzi è impegnata nella coltivazione delle viti da cui traggono un ottimo Franciacorta, che è possibile acquistare nel Convento. A distanza di pochi chilometri, a Rovato, visitate anche il Convento dell’Annunciata. Grazie al lavoro dei Frati Servi di Maria, che ne sono rientrati in possesso negli anni ’60, il Chiostro e la Chiesa sono stati riportati all’antico splendore. Godetevi un calice di vino pregiato, che troverete in vendita all’interno del Convento.

Esperienze uniche lungo i l camminoCamminare o pedalare in Franciacorta è una esperienza unica. I percorsi s i snodano tra vigneti e casal i , fra agriturismi accogl ienti e ben organizzati . E percorrendo questa strada i l pensiero va ai monaci cluniacensi , che la percorrevano più di 700 anni fa forse pregando o cantando le bel lezze del la generosa terra bresciana.

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Pagina precedente_ Franciacorta.

1. Il Franciacorta Satèn, vino DOCG la cui produzione è consentita nella provincia di Brescia, ed è designazione esclusiva della denominazione Franciacorta.

2. La Riserva Naturale delle Torbiere del Sebino, dichiarata “zona umida di importanza internazionale” secondo la Convenzione di Ramsar, Zona Speciale di Conservazione (ZSC) e Zona di Protezione Speciale (ZPS) nell’ambito della Rete Natura 2000.

3. Montisola, must di carattere internazionale dopo il fenomenale successo di “The Floating Piers”. Da Sulzano in battello si raggiunge Peschiera Maraglio, pittoresco Borgo dei pescatori con porticciolo dove sono ormeggiati i naet le imbarcazioni dei pescatoriè limpida, del paesaggio circostante.

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3 motivi per percorrere l’itinerario

La Linea Cadorna Da cammino difensivo a itinerario naturale

I l sentiero del la pace.

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La Linea Cadorna, denominata più correttamente Sistema Difensivo Italiano alla Frontiera Nord con la Svizzera, fu concepita per proteggere le zone di confine da potenziali attacchi stranieri tra la fine dell’800 e i primi anni del ‘900.

L’idea, ripresa e rigettata più di una volta, venne alla fine realizzata a partire dal 1911 e i lavori furono terminati con lo scoppio della Grande Guerra.Un progetto davvero imponente, che dalla Val d’Ossola arrivava fino alle Alpi Orobiche: vennero realizzate mulattiere, strade, sentieri, trincee, ospedali, osservatori, postazioni di artiglieria su terreni spesso impervi tra i 600 e i 2000 metri. Fortunatamente l’opera non fu mai utilizzata per combattere.

Oggi è possibile ripercorrere l’itinerario che, nonostante la perdita di alcuni tratti per incuria e danni dovuti all’azione della natura, offre ancora molto al visitatore che decide di avventurarvisi. Tutti gli itinerari proposti accompagnano alla scoperta di tracce storiche, nel corso di diverse escursioni all’interno della natura incontaminata. Le gite sono adatte a tutti e hanno durate differenti. E’ importante arrivare preparati: munirsi di attrezzatura da trekking oltre ad una pila frontale, spesso fondamentale per esplorare le gallerie più profonde.Gli itinerari proposti sono i seguenti: Itinerario 1: Santa Maria del Monte- Forte di Orino/ Itinerario 2: Viggiù - Monte Orsa – Monte Pravello/ Itinerario 3: Porto Ceresio –

Monte d’Erta – Bocchetta Stivione/ Itinerario 4: Marzio - Monte Piambello -Bocchetta dei Frati/ Itinerario 5: Viconago – San Paolo – Monte La Nave/ Itinerario 6: Montegrino Val Travaglia - Monte Sette Termini/ Itinerario 7: San Michele – Monte Pian Nave/ Itinerario 8: Cassano Valcuvia - Monte San Martino/ Itinerario 9: Cassano Valcuvia (anello di base).

Esperienze uniche lungo i l camminoIl percorrere anche solo parzialmente i vari cammini per capire cos’è la guerra e per essere comunque e sempre messaggeri di pace!

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Pagina precedente_ Veduta area, Varese.

1. Le fortificazioni della Linea Cadorna sono da considerarsi campali o passeggere, realizzate in punti di importanza tattica, in presunta vicinanza del nemico, con tempo, mezzi e risorse finanziarie assai limitati.

2. La trincea è un’opera difensiva scavata nel terreno e protetta da un parapetto in terra, in pietra o in cemento, dotata di un fosso ricovero. Serve a proteggere la truppa dal fuoco avversario e a consentire ai soldati un impiego efficace delle armi. Vi sono trincee di comunicazione e trincee di battaglia.

3. I camminamenti della Linea Cadorna sono prevalentemente scavati nella roccia o realizzati con copertura cementizia. Consentivano di passare da una trincea all’altra sotto il fuoco nemico, di raggiungere in

sicurezza le postazioni per armi automatiche, di portare a destinazione i rifornimenti, di ritirare i feriti e di dare rifugio ai soldati.

4. Il ricovero in caverna o in galleria serviva a dare rifugio e consentire riposo ai soldati dopo un servizio in trincea o in attesa di entrare in azione, oltre a proteggere e conservare i materiali, munizioni e viveri.

5. La postazione per mitragliatrice può trovarsi all’aperto, in caverna o in casamatta blindata. La postazione all’aperto consta di una piazzola con un rialzo per l’appoggio dell’arma e di un parapetto ripiegato sui fianchi. Generalmente questa postazione ha alle spalle l’apertura di un camminamento.

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Un viaggio nella storia

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Luoghi e Vie della Fede Attraverso la città

La provincia di Lecco, un tesoro di fede e cultura.

Luoghi e Vie della Fede è una proposta unica e innovativa: una serie di percorsi che vi faranno vivere un vero e proprio cammino interiore spirituale. Partiamo dunque alla scoperta dei punti fondamentali di questi luoghi.

Palazzo delle Paure, Lecco, edificato all’inizio del Novecento. L’edificio era sede degli uffici del catasto, delle imposte e della dogana, dove i lecchesi si recavano a pagare le tasse. Le forme richiamano caratteristiche architettoniche medievali e rinascimentali. Oggi è sede di esposizioni, della Sezione d’Arte Contemporanea e Sezione di grafica e fotografia della Galleria Comunale e dell’Osservatorio Alpinistico Lecchese.

Monastero di S. Maria del Lavello, Calolziocorte, uno dei più importanti monumenti religiosi della Valle San Martino. Eretto in un luogo di transito per la via pedemontana che da Como si dirigeva verso Bergamo, divenne meta di pellegrinaggi al ritrovamento di una fonte miracolosa. Nel 1510 i frati iniziarono la costruzione dell’odierno convento. All’interno della chiesa è possibile ammirare vari affreschi e tele, risalenti all’epoca della ricostruzione promossa dai Servi di Maria.

Chiesa di S. Giorgio, Mandello del Lario, situata lungo il Sentiero del Viandante, la chiesa conserva al suo nterno uno spettacolare ciclo di affreschi della seconda metà del ‘400 imperniato sulla rappresentazione di Cristo Giudice, dipinto sull’arco trionfale. Alla sua destra i giusti salgono verso il paradiso e, alla sua sinistra, le anime dei dannati vengono sottoposte alle più efferate torture dei diavoli.

Chiesa dei SS. Gottardo e Colombano, Arlate, Calco la Chiesa, interessante testimonianza dell’architettura romanica lombarda, faceva parte, anticamente, di un complesso monastico cluniacense. Nel cantino absidale, un tempo interamente affrescato, sono visibili i resti di Cristo Pantocratore (XIII secolo).

Chiesa di S. Tommaso di Canterbury, Corenno Plinio, Dervio, edificata probabilmente intorno al XII secolo. L’edificio sorge a ridosso della cinta muraria di un castello e nel corso dei secoli ha subito corposi interventi di restauro. Verso la fine del ‘600 furono realizzate due cappelle e nel 1966 sono stati riportati alla luce vari affreschi sulle pareti laterali della navata, databili tra il ‘300 e il ‘500 Di grande pregio i due monumenti funerari, detti “Arche degli Andreani”.

Chiesa della Madonna di Bondo, Vestreno, situata a circa 700 metri d’ altezza. L’attuale costruzione, risalente al 1677, ha le sue fondamenta sulla preesistente struttura della cappella devozionale, costruitaa seguito di un miracolo avvenuto nel 1583 nel Milanese. Nel corso dei secoli la chiesa fu arricchita con altri apparati e arredi interni: l’altare, la mensa e la balaustra, in marmo nero di Varenna, risalgono al ‘700, come la costruzione del portico e della facciata in granito, mentre all’inizio dell’800 fu costruito il campanile.

Chiesa di S. Giorgio, Annone Brianza, chiesa risalente alla seconda metà del XV secolo affinacata da un campanile romanico. All’interno, il presbiterio è arricchito da un ciclo

Esperienze uniche lungo i l camminoMettete in agenda una vis ita al Monastero di Santa Maria del Monte Carmelo a Concenedo di Barzio, provincia di Lecco, dove le monache Carmelitane Scalze s i dedicano al la real izzazione di bigl iett i con soggetti rel igiosi e vendita di icone.

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Accanto_ Altare di San Pietro, al Monte Civate, Lecco.

Pagina precedente_ Lecco.

di affreschi rinascimentali attribuito al Maestro della Pala Sforzesca.

Abbazia Cistercense di S. Maria di Piona, Colico: affacciata sulle rive del lago di Como, del quale offre una speciale panoramica. Il complesso ha radici molto lontane, legate alla fondazione di un oratorio dedicato a Santa Giustina, ed è tra le architetture romaniche lombarde più suggestive.

Chiesa S. Antonio di Vezio, parrocchia di San Martino di Vezio, Perledo, situata vicino al castello di Vezio, la chiesa presenta una semplice facciata a capanna e una navata con abside quadrangolare. All’interno sono visibili affreschi, datati 1458, con le figure dei Santi Giovanni Battista, Pietro e Antonio Abate. L’altare maggiore accoglie un trittico

cinquecentesco che è stato attribuito a Stefano da Pianello.

Basilica S. Pietro al Monte, Civate: il complesso si trova a circa 650 metri di altitudine ed è raggiungibile solo a piedi. Secondo una leggenda, la fondazione di San Pietro fu voluta dal re longobardo Desiderio, a sostituire un edificio di epoca precedente. Dal punto di vista architettonico l’edificio presenta la particolarità di avere due absidi contrapposte, piuttosto rara nel territorio italiano.

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La Via Matildica del Volto Santo Non solo preghiera

Un grande it inerario di fede e di cultura.

La Via Matildica del Volto Santo è un itinerario dedicato al pellegrinaggio e alla preghiera ma anche alla scoperta del territorio. Il percorso, intitolato a Matilde di Canossa, si sviluppa nelle terre che un tempo furono sotto il dominio della Contessa e si collega alle tracce di San Pellegrino, protettore dei viandanti. Si estende da Mantova e, scavalcando l’Appennino, raggiunge Lucca. Un percorso ricco di testimonianze storiche, monumenti, memorie, che raccontano molto sulle vicende dei pellegrini che scendevano dalle regioni germaniche alla volta di Roma. In territorio lombardo tocca Mantova, San Benedetto Po, Borgoforte, Suzzara, Luzzara e Guastalla.

Mantova, dotata di naturale bellezza e resa ancora più incantevole dalla mano di Leon Battista Alberti, l’autore di due tra le più importanti chiese della città. Il celebre architetto rinascimentale opera a Mantova a metà del XV secolo al servizio della famiglia dei Gonzaga. Il suo compito, fin da principio, è rendere grande una delle più importanti città del rinascimento italiano.Edifica in centro città la Basilica di Sant’Andrea, la più grande chiesa di Mantova, che venne completata molti anni dopo la morte dell’architetto. Come la Chiesa di San Sebastiano, sempre opera dell’Alberti, presenta un’imponente facciata monumentale dal forte impatto visivo: qui da sfoggio di tutte le sue conoscenze architettoniche classicistiche, dando forma a soluzioni davvero interessanti.La facciata di San Sebastiano presenta una rielaborazione degli elementi di un tempio classico, mentre la chiesa di Sant’Andrea è più ispirata ad un modello di tempio etrusco-italico. Passando all’interno, le analogie tra le due chiese diminuiscono soprattutto a partire dalla pianta: a croce greca la prima e a croce romana la seconda. Il classicismo domina comunque prepotentemente anche qui.Merita una visita anche il Complesso Monastico Polironiano che, fondato nel 1007 da Tedaldo di Canossa, si innalza sull’isola che trova la sua dimensione tra il fiume Po e il fiume Lirone.Fino al 1797, dopo la soppressione da parte di Napoleone Bonaparte, il monastero ebbe un ruolo di primo piano grazie all’impegno religioso, politico e culturale che profuse a beneficio del monachesimo. All’interno del complesso si possono visitare i tre chiostri che ne fanno parte: chiostro dei Secolari, Chiostro di San Benedetto e il Chiostro di San Simeone dal quale si accede direttamente alla sala del Capitolo, uno dei

luoghi più antichi e importanti del monastero in quanto centro direttivo del cenobio; all’interno è possibile ammirare i resti di tombe di abati del ‘500. Proseguendo la visita si arriva al Refettorio monastico e nel piano sotterraneo si entra nelle suggestive Cantine cinquecentesche dove sono esposti esemplari di carri agricoli.Il Museo Civico Polironiano di San Benedetto Po, uno dei maggiori musei etnografici d’Italia, presenta la parte materiale della cultura e della società rurale e anche gli aspetti immateriali legati alla magia, religione popolare, leggende locali e alle espressioni artistiche del mondo padano.Infine si può ammirare la maestosa Chiesa Abbaziale, restaurata tra il 1540 e il 1545 mantenendo le sue antiche strutture romaniche e gotiche.

Esperienze uniche lungo i l camminoMantova è una città r icca di storia, dove ancora oggi s i respira l ’atmosfera del TEMPO, di quando regnava una del le più note famigl ie principesche d’Europa, i Gonzaga, protagonist i del la storia ital iana ed europea dal XIV al XVII I secolo.

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Pagina precedente_ Mantova.

1. Dal luglio 2008, Mantova è inserita nella lista dei patrimoni umanità dell’UNESCO. Nel 2016 il MIBACT ha insignito Mantova del titolo di Capitale italiana della Cultura. Nel 2017 Mantova e la sua provincia fanno parte della regione Europea della Gastronomia-Lombardia Orientale, progetto che valorizza i migliori territori della gastronomia nel continente.

2. Mantova ha ospitato grandi geni del passato, da Leon Battista Alberti a Mantegna a Giulio Romano, autori di capolavori architettonici e pittorici senza precedenti.

3. Il salame mantovano, i tortelli di zucca e la “Sbrisolona”, specialità che potrete gustare in una delle tante trattorie con cucina tipica per fare una pausa durante il percorso.

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3 motivi per percorrere l’itinerario

La via Priula Dal nome del suo creatore

It inerario strategico che prende i l nome dal suo artef ice, i l podestà bergamasco Alvise Priul i , che fece “tagl iare la strada nel sasso vivo”.

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Nel 1593 il podestà veneto Alvise Priuli fece realizzare un percorso che consentisse di collegare la Pianura Padana con la Valtellina e l’Oltralpe: la Via Priula, itinerario di grande rilevanza politica e strategica che permetteva il collegamento tra la città Venezia e i passi dello Spluga e del Settimo, appartenenti ai Grigioni, senza attraversare i territori del Ducato di Milano.

In quel periodo la repubblica Veneziana, sovrana sull’intera provincia di Bergamo, aveva necessità di sviluppare nuovi canali commerciali con i territori a nord. Fino a quel momento i collegamenti tra le due zone erano stati complicati e per il trasporto delle merci era necessario aggirare la catena montuosa delle Orobie, attraversare Lecco e il Lago di Como, nel territorio del Ducato di Milano, all’epoca possedimento spagnolo, in aperta competizione con la Repubblica di Venezia. Gli ingenti dazi e il rischio che la merce venisse sequestrata lungo il cammino, furono le principali ragioni che portarono alla costruzione della Via Priula.Con l’apertura di questa nuova via, che trovò collocazione a 1991m di altitudine tra i comuni di Mezzoldo e Albaredo per San Marco, la Repubblica di Venezia rinsaldava i rapporti mercantili con i Paesi d’Oltralpe, La Germania e le Fiandre. Oggi, percorrendo la Via Priula, è possibile da Chiavenna raggiungere a piedi Bergamo attraverso il fondovalle della Valchiavenna, il Pian di Spagna, la Bassa Valtellina, la Valle del Bitto di Albaredo e la Val Brembana o, naturalmente, anche fare viceversa. Si tratta di un lungo itinerario, del quale esiste una versione anche ciclabile, che attraversa uno spaccato del mondo alpino e prealpino della Lombardia, ricco di testimonianze monumentali, culture, specialità gastronomiche, accoglienti locande e alberghi. Una parte dell’itinerario si sviluppa lungo l’antica mulattiera, soprattutto nella parte montana; nei fondivalle prevalgono le strade campestri, le piste ciclo-pedonali e altri sentieri. L’intero tragitto si percorre in più giorni di viaggio, per un totale di circa 140 chilometri. Lungo il percorso si attraversa il Passo San

Marco, dove la strada raggiunge i 2000 metri di quota; lungo l’antico selciato, la vecchia Casa cantoniera ed un cippo monumentale. L’antico tracciato, da oltre 40 anni, è stato sostituito dalla Transorobica, strada che porta questa denominazione poiché interessa le Prealpi e Alpi orobiche. Sopravvivono, però, molte testimonianze del suo passato nella toponomastica, nelle vie, negli edifici. Gli ampi porticati coperti lungo la via principale del paese ricordano il tempo in cui i mercanti qui facevano sosta, scaricavano muli e cavalli adibiti al trasporto e mettevano al riparo le loro merci.Un itinerario variegato che invita all’osservazione ed a un’attenta riflessione sull’azione dell’uomo nella trasformazione del paesaggio.

Esperienze uniche lungo i l camminoDalla elegante Bergamo Bassa si sale in Città Alta con la funicolare, che vide compiersi la sua prima sal ita nel la seconda metà del l ’800, un momento di vera gioia per grandi e piccini . Ma potrete sal ire ancora più in alto, verso i col l i di San Vigi l io, da cui s i gode di un panorama sconfinato.

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Pagina precedente_ Passo San Marco, Bergamo.

1. Un percorso ed una via di tempi lontani che ci ricordano le fatiche dei nostri avi che scendevano questo cammino ricco di panorami e di emozioni senza pari

2. Il Duomo di Bergamo, nella piazza omonima della città, Piazza del Duomo. La cattedrale, dedicata al patrono della città Sant’Alessandro Martire, si innalza sull’originale struttura primitiva del VI secolo dedicata a San Vincenzo il cui aspetto vedeva la presenza di tre navate con orientamento canonico.

3. La Basilica di Santa Maria Maggiore nel cuore della storica Città Alta di Bergamo. L’esterno della basilica, costruita nella seconda metà del XII secolo,

è caratterizzato dall’aspetto tipicamente romanico, mentre al suo interno le decorazioni richiamano lo stile barocco. La chiesa fu voluta dai cittadini bergamaschi, come voto affinché la Madonna ponesse fine a un lungo periodo di siccità.

4. Visitare Città Alta dove ci si può disperdere tra scorci inaspettati, cortili nascosti, sapori e panorami assolutamente unici.

5. 600 opere d’arte magistralmente esposte in 28 sale…questi i numeri che dopo 7 anni di restauro ci presenta l’Accademia Carrara, un percorso artistico che attraversa 5 secoli nella storia dell’arte italiana.

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5 motivi per percorrere l’itinerario

Dalla Francia al la Terrasanta…. Passando dal l ’ Ital ia!

Il Garda ed il suo territorio non sono state le più importanti e significative strade percorse dai pellegrini medievali, ma non si può affermare che la figura del pellegrino sia rimasta sconosciuta a queste terre. La Via Plamaria (Itinerario Burdigalese) sfiorava l’area del basso lago mentre, come documentato dalle testimonianze di antichi ospizi, le riviere gardesane erano percorse da nord verso sud dai pellegrini che scendevano a sciogliere i loro voti ai grandi luoghi della fede cristiana, ai numerosi luoghi minori che la devozione popolare aveva eletto come centri di particolare culto e devozione.

L’itinerario Burdigalense è il più antico percorso documentato da un pellegrino proveniente da Bordeaux e diretto a Venezia per imbarcarsi verso la Terra Santa.

Da Brescia verso la campagna lonatese, su Brodena, Castel Venzago e Centenaro, poi San Pietro di Desenzano, Rivoltella,

Sirmione e Peschiera fino a Cavalcaselle alla volta di Verona. Esistevano hospitali e numerosi conventi e monasteri disseminati lungo tutto il perimetro delle riviere, presso i quali i pellegrini in viaggio trovavano alloggio e ristoro. Oggi il Garda ripropone le mete di un ideale percorso dello spirito, occasione di riflessionee di meditazione.

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Accanto_ Sirmione, Brescia.

La Via Palmaria Burdigalense

Un ideale percorso dello spirito

Esperienze uniche lungo i l camminoPercorrere questa antica via riporta la mente all’immane fatica dei pellegrini, che da Bordeaux raggiungevano Venezia per imbarcarsi alla volta di Gerusalemme. Un cammino definito storicamente “Palmario”, differente da quello che conduceva a Roma, definito “Romeo”. Due cammini diversi ma accumunati da un unico motivo di speranza e di fede.

1. Percorrere un cammino storico circondati dallo splendido panorama lacustre che offrono le rive del Garda.

2. Che il percorso Kneipp sia un toccasana presente in molti dei centri benessere è cosa forse nota ai più, ma forse non tutti sanno che ad inventarlo fu un abate tedesco, Sebastian Kneipp. A fine Ottocento il suo nome si diffuse in tutta Europa ed arrivò fino in Lombardia. Concedetevi una pausa di relax presso i centri termali di Sirmione, uno dei fiori all’occhiello della regione, dove potrete toccare con mano gli insegnamenti dell’abate.

3. Amari, propoli e pappa reale, erbe medicinali e

cioccolata, tutti lavorati dai monaci, si acquistano presso l’Abbazia di San Nicola, a Rodengo, famosa per i suoi tonici-digestivi.

4. Non possono mancare una visita al centro storico di Desenzano alla cinquecentesca piazza Malvezzi, al castello che risale all’alto medioevo ed al porto vecchio, costruito durante il periodo della Repubblica veneziana.

5. Lasciando la costa ed addentrandoci lungo la penisola di Sirmione, alla sua estremità potremo godere della visione delle “Grotte di Catullo” dove si identifica una villa romana edificata tra la fine del I secolo a.C. e il I secolo d.C.

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5 motivi per percorrere l’itinerario

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