La brunitura rapida dei metalli - TIM e Telecom in un ... · Lo scopo principale della brunitura è...

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La brunitura rapida dei metalli

di Emanuele Orlando TAC ARMI - Gennaio 1969

ACCADE SPESSO che, nel corso della sua attività, l'appassionato, che ami eseguire di persona piccoli lavori di modifica o di rinnovamento alle proprie armi, incontri il grave ostacolo costituito dalla necessità di brunire superfici metalliche nuove o di ricostituire bruniture scomparse o deteriora-te dal tempo e dalla ossidazione.

Questo breve lavoro è appunto destinato a chi, pur non possedendo i mezzi illimitati delle grandi armerie, desideri con modica spesa, con po-chissimo tempo e con l'ausilio di una modestissima attrezzatura domestica, provvedere da solo a lavori di brunitura di armi da fuoco portatili.

Il procedimento che verrà descritto differisce notevolmente da quelli impiegati su scala industriale, tuttavia permette di ottenere bruniture perfet-te ed in nulla inferiori come qualità estetica e durata a quelle ottenute dalle case costruttrici.

Per la tranquillità di chi vorrà sperimentare le formule di brunitura in se-guito descritte, è bene precisare fin dall'inizio che le bruniture di ottima qualità non dipendono assolutamente della perfezione e dalla completezza di attrezzature particolari o da speciale abilità manuale; esse dipendono sol-tanto dalla pazienza e dall'attenzione impiegata dall'operatore nell'affronta-re i semplicissimi stadi del processo, non trascurando alcuna delle opera-zioni consigliate, in quanto esse sono già state ridotte al minimo di difficol-tà e onerosità.

Rispettando questa premessa, i risultati avranno qualità identiche a quel-le che caratterizzano i lavori di lusso dei più fini armieri.

CENNI STORICI E TECNICI La ricerca storica degli inizi dei processi intesi ad ottenere la formazione

di una patina protettiva di colore scuro su oggetti di ferro o di acciaio, sia per scopi ornamentali che per altri propositi, conduce molto lontano nella storia della lavorazione dei metalli. Basta ricordare le armature vecchie di secoli, colorate con la sola azione del fuoco oppure con l'uso a caldo di grassi, sali di zolfo o di antimonio, di acidi o di altre sostanze ossidanti.

Metodi più perfezionati cominciarono a comparire in seguito allo svi-luppo della chimica, finché nel 1781 si può trovare descritto, sullo Hanno-

ver Magazin, il più vecchio procedimento per la brunitura chimica di armi militari, effettuato con « burro di antimonio » (soluzione deliquescente del tricloruro di antimonio Sb C13).

Per le armi non militari i procedimenti di brunitura iniziarono in Inghil-terra molto tempo prima ed erano di uso comune già nell'interno dell'anno 1720, mentre esiste un rapporto inglese che esplicitamente parla di « trat-tamento ossidante » di armi datato addirittura al 1637.

Sul continente europeo i procedimenti di brunitura ebbero inizio pressa-poco nella medesima epoca; si possono infatti trovare numerosissimi esem-plari di bruniture del diciottesimo secolo e molti anche del diciassettesimo secolo.

Esattamente gli stessi progressi ebbero luogo nel continente americano, dove i boscaioli ed i pionieri brunivano con semplici mezzi le canne dei lo-ro storicamente famosi fucili « fatti in casa », dalla metà del diciottesimo secolo in poi.

L'innovazione della brunitura fu adottata rapidamente e totalmente per le armi in uso ai privati, ma molto più lentamente, a causa della difficoltà di trovare il personale specializzato, per le armi militari, per le quali divenne di uso comune verso la fine del diciannovesimo secolo (in Prussia solo do-po il 1871).

Lo scopo principale della brunitura è quello di eliminare le proprietà ri-flettenti delle superfici metalliche levigate delle armi da fuoco, che altri-menti produrrebbero l'abbagliamento del tiratore o segnalerebbero la sua posizione alla selvaggina o al nemico; inoltre, quali finalità secondarie, fornire una certa protezione contro l'ossidazione, e migliorare le carat-teristiche estetiche dell'arma.

Siccome il primo processo di brunitura usato in larga scala sulle armi militari forniva una patina di un caldo colore bruno, esso ebbe il nome, in Inghilterra, di « browning » mentre in America, a causa del colore bleu ot-tenuto con la tempera, il processo ebbe il nome non facilmente traducibile di « blueing ».

Ai giorni nostri ambedue le denominazioni sono scorrette, e, unitamente all'italiano « brunitura », devono essere intese come termini unicamente convenzionali, senza alcun riferimento al colore realmente ottenuto, poiché si preferiscono generalmente le colorazioni di tono nero che hanno un'appa-renza esteticamente più valida e piacevole e sono più facilmente ottenibili.

Il principio teorico di qualsiasi processo di brunitura ammette soltanto due varianti, a seconda che le successive ossidazioni del pezzo vengano fat-te avvenire in aria o sotto l'azione del vapore o dell'acqua bollente. Il primo procedimento dà una finitura bruna, mentre il secondo dà una finitura nera o bleu.

La patina colorata, formata da ossidi, viene ottenuta quindi mediante successive ossidazioni del pezzo.

La prima formazione di ossido è costituita principalmente da idrossido di ferro, che più o meno velocemente diventa ossido di ferro di colore ros-so-bruno. Soggetto all'azione del vapore o dell'acqua bollente l'ossido rosso di ferro si converte nel cosiddetto « ossido magnetico » (ossido ferroso-ferrico) che è molto scuro, e quindi la colorazione della patina tende al nero o al blu a seconda degli ingredienti aggiuntivi di ossidazione impiegati per la composizione del liquido ossidante.

Figura 1. L'estrema semplicità dei componenti il « laboratorio » chimico

Figura 3. Vasca lunga per la brunitura delle canne con il contenitore

per il liquido ossidante. La semplice attrezzatura per la pulizia e la lavora-zione delle superfici

L'ossidazione prodotta da una singola applicazione di liquido ossidante è

troppo leggera per essere considerata definitiva ed è quindi approfondita mediante successive applicazioni e, fra una applicazione e l'altra, è necessa-rio rimuovere, con un procedimento di « scratching » (parola che tra-durremo con « raschiatura »), la polvere di ossido sovrabbondante che non ha fatto presa sul metallo.

Nei procedimenti industriali gli intervalli di tempo fra le successive ope-razioni sono talvolta molto lunghi, potendo variare da qualche ora a qual-che giorno. Nel procedimento che sarà descritto tali intervalli sono invece ridotti a pochi minuti, e cioè al tempo occorrente per ottenere la conversio-ne dell'ossido e per effettuare la raschiatura, talché potranno essere ottenute bruniture in tempi varianti da trenta minuti ad un'ora a seconda della strut-tura più o meno complicata dei pezzi da brunire.

Ovviamente i fori e le altre superfici che non possono essere manual-mente raggiunti per la raschiatura, non possono essere bruniti, ma in gene-rale la brunitura dei fori e delle profonde parti interne delle armi non è ri-chiesta né necessaria.

Ove la si ritenesse assolutamente necessaria, potrà all'uopo essere usato un processo collettivo di colorazione che sarà descritto alla fine della pre-sente trattazione.

Prima di passare alla descrizione particolareggiata dei processi di bruni-tura rapida, si consideri che nella letteratura concernente la colorazione dei metalli delle armi l'argomento della brunitura è sempre trattato marginal-mente, mancando in genere precisi riferimenti alle composizioni chimiche, risultati dalle esperienze in casi particolari, e consigli per evitare inconve-nienti eventuali.

Ottenere poi delucidazioni da parte di artigiani è impresa pressocché di-sperata. Ognuno di essi ha la propria formula segreta, tramandata di padre in figlio per generazioni, e l'immancabile segreto riguardante le modalità di applicazione.

Lo scrivente ebbe occasione, sotto il vincolo del segreto, di esaminare rapidamente le formule usate dagli armieri di una piccola città di provincia. Ebbene, tali formule erano assai simili a quelle riportate sui testi di metal-lurgia per quanto riguarda gli ingredienti principali, erano però completate da quantitativi minimi di ingredienti della più disparata natura ed a volte di natura organica, di cui è assolutamente impossibile spiegare l'utilità.

Negli ultimi anni sono comparsi sul mercato prodotti italiani ed esteri, generalmente a base di diossido di selenio e solfato di rame, per la brunitu-ra a freddo dei metalli.

Tali prodotti sono ottimi per il ritocco, per l'eliminazione dei graffi, a-brasioni, e per la colorazione di oggetti minuti come teste di perni o di viti.

Sono invece assolutamente inadatti, come chiunque può facilmente con-statare, per la brunitura completa di un'arma, in quanto non forniscono co-lorazioni uniformi, esteticamente accettabili e resistenti.

E' necessario specificare ancora una volta che i procedimenti che saran-no descritti sono già stati in via sperimentale ridotti al minimo. Debbono quindi essere seguiti senza alcuna variante per ottenere risultati perfetti.

I PROCEDIMENTI DI BRUNITURA RAPIDA 1) Ingredienti necessari Gli ingredienti necessari per i processi di brunitura rapida sono i seguen-

ti Acqua distillata. Sia per la preparazione delle soluzioni, sia per la bolli-

tura dei pezzi trattati, è assolutamente necessario impiegare acqua distillata o demineralizzata.

E' forse il materiale più difficile da trovare, poiché quella rinvenibile nelle farmacie è troppo costosa. Quella per usi industriali è ottima e costa poco. Come quantitativo di partenza 20 litri sono sufficienti per la brunitura di una decina di armi. Tenere presente che l'uso di acqua potabile conduce al completo fallimento di qualsiasi processo di brunitura.

Acido Nitrico (HNO3) Ne occorre una piccola quantità in quanto viene adoperato in soluzione in acqua distillata al 5 % per un trattamento di pre-parazione dei pezzi.

Acido borico. Occorre soltanto per eliminare la eventuale ruggine del pezzo; 200 grammi sono sufficienti come quantitativo iniziale.

Soda caustica (NaOH o KOH). Occorre per lo sgrassaggio del pezzo, è di bassissimo costo. Uno o due Kg. sono sufficienti.

Sublimato corrosivo (Hg Cl2). Altrimenti noto come cloruro mercurico, è l'ingrediente più costoso. Quantità iniziale consigliata : 25-30 gr.

Clorato di potassio (KClO3). Facilmente reperibile, è di uso comune in farmacia, di basso costo; 200 gr. come quantità iniziale.

Nitrato di potassio (KNO3). Reperibile in farmacia ; 100 gr. come quan-tità iniziale.

Nitrato di sodio (NaNO3). Idem come sopra. Alcool puro a 90°. E' l'alcool usato per la fabbricazione domestica dei

liquori. Assolutamente da evitare l'alcool denaturato da disinfezioni. Quan-tità iniziale 250 gr.

2) Preparazione del pezzo da brunire Il pezzo da brunire deve essere scrupolosamente pulito mediante azioni

chimiche o meccaniche. La prima operazione è quella intesa ad eliminare la ruggine. Il sistema

più semplice consiste nel far bollire il pezzo in una soluzione concentrata di acido borico (due-tre cucchiai per litro) in acqua potabile.

I residui di brunitura e le abrasioni possono essere eliminati con l'uso della spazzola di ferro, con la tela, e, ove esistano camolature profonde, con l'uso delle lime di grana sempre più fine.

In ultimo il pezzo deve essere carteggiato con tela abrasiva a grana finis-sima fino a che il metallo non assuma un aspetto perfettamente liscio e le

superfici non siano brillanti o, come è uso dire, « a specchio », prive di graffi e di camolature anche minime.

In questa operazione è molto utile l'impiego di quei piccoli trapani di uso domestico con piatto frontale in gomma su cui può essere sistemata la tela abrasiva, però, con maggior dispendio di tempo e di energia e con un po' di pazienza, gli stessi risultati possono essere ottenuti anche a mano.

Una cura particolare deve essere posta nella pulizia dei pezzi cromati, la rimozione del cromo è infatti particolarmente difficile e qualora non effet-tuata completamente e a fondo (preferibilmente con mezzi chimici) rende impossibile una buona brunitura.

Una volta pulito il pezzo, deve essere affrontata l'operazione preparato-ria più importante, il pezzo deve essere cioè munito di un sistema di so-spendita in modo da poterlo manovrare senza toccarlo direttamente con le mani, e quindi deve essere completamente e integralmente sgrassato.

Per dotare il pezzo di un sistema di sospendita è spesso sufficiente legar-lo, come meglio si crede, con un buon filo di ferro zincato di conveniente diametro. La cosa è molto facile per i pezzi piccoli, un po' più difficoltosa per le canne dei fucili, le quali potranno essere bloccate inserendo nell'ori-fizio di culatta un robusto gancio di ferro forzato entro un tappo di legno e contrastante in qualche modo con le guide dell'otturatore, oppure con una grande maniglia fissata con viti sotto la culatta.

Per queste prime operazioni ognuno potrà impiegare un proprio metodo, a seconda dei mezzi in suo possesso. Per il seguito invece il procedimento è vincolato.

Quando il pezzo è convenientemente e robustamente bloccato in modo da poter essere sicuramente manovrato senza essere toccato con le mani, si deve procedere alla sgrassatura.

Questa operazione è di estrema importanza, forse l'ostacolo più difficile da superare per i neo-brunitori, dopo quello costituito dall'opposizione delle mogli, in genere ferocemente contrarie alle bruniture casalinghe. Anche il più piccolo residuo di grasso sul pezzo produce, infatti, l'inesorabile falli-mento dell'intera operazione. Esistono molti sistemi sicuri di sgrassaggio, il sistema più semplice ed economico per ottenere una buona sgrassatura è quello di lasciare bollire a lungo il pezzo in una soluzione concentrata (tre-quattro n cucchiai per litro) di soda caustica in acqua potabile. Lavarlo quindi in acqua potabile corrente, senza mai toccarlo con le mani. Il reci-piente in cui avviene la bollitura per lo sgrassaggio non deve essere di al-luminio perché tale metallo è attaccato con reazione rapida ed esotermica dalla soda. Sono ottimi per i pezzi minuti i recipienti in vetro o in acciaio inossidabile di uso domestico. Per le canne dei fucili qualsiasi lattoniere può costruire un recipiente in ferro saldato autogenamente.

I recipienti usati per lo sgrassaggio possono poi essere usati per la bruni-tura. Qualsiasi altro procedimento di sgrassaggio effettuato con sistemi comuni (trielina, alcool o saponi vari) non è idoneo.

3) Formule dei liquidi ossidanti Formula 1, « 20 minuti bleu » Sublimato corrosivo : 8 gr. Clorato di potassio : 4,5 gr. Alcool puro a 90': 7 gr. Acqua distill. a fare : 100 cc. NOTA : Dopo la composizione lasciare riposare 5 giorni. Formula 2, « Express » (a) (b) Sublimato corrosivo 4,5 5,0 gr. Clorato di potassio 6,75 5,0 gr. Nitrato di potassio 7,9 5,0 gr. Alcool puro a 90° 8,75 10,0 gr. Acqua distillata a fare 100 100 cc. NOTA : La composizione (b) è conosciuta anche col nome di « 20 minu-

te browne ». Colore blu scuro. Formula 3, « Old English Bleu » Sublimato corrosivo : 4,5 gr. Clorato di potassio 5,27 gr. Nitrato di potassio: 4,27 gr. Alcool puro a 900: 7 gr. Acqua distill. a fare : 100 cc. NOTA : E' rapidissima e dà un bellissimo colore blu riflettente. Formula 4, « Express Americano » (a) (b) Sublimato corrosivo 4,8 3,5 gr. Clorato di potassio 4,8 3,5 gr. Nitrato di potassio 2,4 1,75 gr. Nitrato di sodio 2,4 1,75 gr. Alcool 4,8 2,4 gr. Acqua distillata a fare 100 100 Cc. NOTA : (a) è per acciai temperati o induriti; (b) è per ferro o acciaio

dolce. Colore : nero.

Formula 5, « Miscela di Howe » Sublimato corrosivo 3,45 gr. Clorato di potassio 5,75 gr. Nitrato di potassio 4,6 gr. Nitrato di sodio 4,6 gr. Alcool a 900 5,75 gr. Acqua distill. a fare 100 cc. NOTA : Colore nero profondo I sali non disciolti che eventualmente restano nelle soluzioni devono es-

sere disciolti a caldo con l'aiuto di una bacchetta di vetro. Si consiglia di preparare soluzioni da 250 cc. tenendo presente che è be-

ne introdurre i sali separatamente in una certa quantità di liquido facendoli sciogliere il più possibile, e quindi aggiungere alla fine il liquido occorrente per ottenere il volume desiderato.

4) Modalità di applicazione Occorre preparare una certa quantità di lana d'acciaio finissima, di quel-

la usata in cucina, nonché due tamponi di cotone fermati all'estremità di una bacchetta di legno secco oppure stretti fra le maglie estreme di un filo di ferro attorcigliato.

Il liquido ossidante deve essere contenuto in un piccolo recipiente im-merso nell'acqua distillata di un recipiente più grande che dovrà contenere il pezzo da brunire, in modo che il pezzo stesso e il liquido ossidante ab-biano sempre la medesima temperatura.

Si parte dal pezzo sgrassato e lavato con acqua potabile corrente. Da questo momento deve essere evitato qualsiasi uso di acqua potabile.

Come prima operazione, prendere il pezzo da brunire e spennellarlo con la soluzione al 5 % di acido nitrico in acqua distillata usando uno dei due tamponi. A seconda delle qualità del metallo il pezzo assumerà una colora-zione perlacea-argentea o oscura.

Immergere quindi il pezzo così preventivamente trattato nel recipiente contenente l'acqua distillata, dalla quale il pezzo deve essere completamen-te ricoperto.

Porre la massima attenzione affinché il recipiente piccolo contenente il liquido ossidante sia ben fissato ad un lato del recipiente più grande e non avvenga un travaso di acqua distillata dal recipiente più grande a quello più piccolo. Immergere il secondo tampone nel liquido ossidante.

Portare il tutto all'ebollizione. Si inizia il ciclo. Dopo qualche minuto di ebollizione, afferrare il pezzo per il ferro di so-

spendita, estrarlo rapidamente dall'acqua e, usando il secondo tampone e

tenendo il pezzo stesso il più vicino possibile alla superficie dell'acqua, spennellarlo con la massima rapidità col tampone bagnato di liquido os-sidante. Si deve cercare di impiegare in questa operazione la minima quan-tità di liquido ossidante, quindi spremere e scuotere preventivamente, il tampone contro le parti del recipiente piccolo allo scopo di eliminare l'ec-cesso di liquido.

Il pezzo si ossida istantaneamente e, se l'operazione è abbastanza rapida, asciuga in pochi secondi assumendo un colore rossastro.

A questo punto la prima ossidazione è terminata, immergere quindi il pezzo nell'acqua bollente e lasciarvelo per tre minuti primi.

Estrarre il pezzo (che nel frattempo si è notevolmente annerito) e ra-schiarlo molto a fondo con la lana di acciaio, appoggiandolo su una super-ficie piana protetta da un foglio di carta pulito, avendo cura di non toccarlo con le mani.

Al termine della raschiatura immergere di nuovo il pezzo nell'acqua bol-lente.

Con questa immersione il pezzo ha terminato il primo ciclo ed ha già as-sunto un tono di colore più o meno profondo.

Ripetendo il ciclo si otterrà un colore di tono superiore. Ripetere il ciclo tante volte quante sono necessarie a produrre un colore

che rimanga costante, indi aggiungere altri due cicli di finitura. In media cinque cicli sono sufficienti anche per gli acciai più duri.

Al termine della ultima raschiatura invece di rimettere il pezzo nell'ac-qua, ungerlo finché è ancora caldo con olio o grasso per armi, oppure con olio di lino cotto, e lasciarlo raffreddare, indi pulirlo con uno straccio e un-gerlo definitivamente.

Il trattamento è finito. Una volta acquistata una certa familiarità con le operazioni, invero sem-

plicissime da compiere, l'intero procedimento può essere portato a termine in circa mezz'ora anche per pezzi di natura relativamente complicata.

5) Inconvenienti e consigli a) Se il colore non « prende» dopo la terza applicazione, lo sgrassaggio

non è stato effettuato correttamente. Occorre ricominciare dall'inizio aspor-tando la brunitura dove ha eventualmente fatto presa.

b) Se il metallo assume un colore rossastro dopo la prima applicazione (inconveniente assai raro), la formula adoperata è inadatta per il tipo di me-tallo. Adoperare una delle altre formule.

c) Un raschiamento mal fatto produce macchie o strisce di colore più o meno profondo. Insistere con pazienza intensificando la raschiatura.

d) Le parti molto piccole devono essere tenute il più possibile vicino alla

superficie dell'acqua per evitare il loro raffreddamento. Per la stessa ra-gione il tampone deve essere tenuto sempre immerso nel liquido ossidante caldo fino al momento dell'uso.

e) Risultati poco soddisfacenti sono possibili se il pezzo non si asciuga immediatamente, perciò occorre, specie per i pezzi di piccola mole, che im-magazzinano poco calore, una spennellatura molto rapida.

Le formule di più facile applicazione che si consigliano per il principiante sono la n. 3 (Old English bleu), qualora si voglia ottenere il colore blu, e la n. 4 (Express American) per il colore nero.

Di quest'ultima si consiglia di adottare la variante (a) direttamente per-ché gli acciai delle armi moderne sono tutti più o meno trattati.

6) Formule e procedimenti di tipo industriale utilizzabili in casa Per chi ne avesse l'interesse, è utile sapere che anche con mezzi casalin-

ghi è possibile ottenere alcune bruniture di tipo industriale. Il procedimento da seguire, per questo limitato numero di bruniture, è esattamente lo stesso procedimento descritto con una sola variante.

Poiché con le formule di brunitura industriale il processo di ossidazione è molto più lento, occorre, in ogni ciclo di trattamento, lasciare ossidare il pezzo dopo la spennellatura con il liquido ossidante per un periodo di circa 3-4 ore in aria, a temperatura ambiente.

Il numero dei cicli occorrenti è poi in genere molto alto, variando da un minimo di sei fino a valori massimi che si aggirano intorno ai 20-25 cicli.

Si danno le seguenti formule Formula 6, « Per canne a tortiglione » (a) (b) Solfato di rame 9,0 5,0 gr. Acido nitrico d. 1.42 18,0 9,0 gr. Alcool a 90° 12,0 18,0 gr. Acqua distillata a fare 100 100 cc. Formula 7, « Nero di Voytier » Sublimato corrosivo : 4,0 gr. Cloruro di rame : 2,0 gr Acido cloridr. d. 1.16: 12,0 gr. Alcool a 90°: 10,0 gr. Acqua distill. a fare : 100 cc. Applicare 2 o 3 volte lasciando essiccare fra ogni applicazione. Indi pro-

cedimento solito. Alla fine bollire per 10 minuti in olio di semi di lino.

Formula 8, « Brunitura al creosoto » (a) (b) (c) Sublimato corrosivo 2,0 2,0 4,0 gr. Ossicloruro di bismuto 1,0 2,0 2,0 gr. Cloruro di rame 1,0 2,0 2,0 gr. Acido cloridrico d. 1.16 6,0 12,0 12,0 gr. Alcool a 90° 5,0 10,0 10,0 gr. Acqua distillata a fare 100 100 100 cc. (a) Michel (b) Krause (c) Metallarbeiter, « Deutsche Waffenzeitung ». Una delle migliori formule industriali dà un profondo colore nero-avorio

con tre o quattro cicli. Richiede la neutralizzazione del bagno che si ottiene versando una pic-

cola quantità di soda caustica nel bagno durante l'ultima bollitura del pezzo. Ricordare di aggiungere gli acidi prima dei sali durante la preparazione del-la miscela ossidante per evitare la precipitazione dei sali di bismuto.

Formula 9, « Bruniture delle Armerie Svizzere » Solfato di rame : 1,8 gr. Soluzione di cloruro di ferro 29% 12,5 gr. Etile nitrito, o alcool a 90° 2,5 gr. Acido nitrico d. 1.42 7,2 gr. Acqua distill. a fare 100 cc. Con l'uso dell'etile nitrico (n. 90 del catalogo MERCK ) l’azione è più

rapida. Considerato lo scopo del seguente lavoro, è inutile elencare altre formu-

le, poiché ne esistono a centinaia più o meno complesse, e fra queste la maggior parte richiede attrezzature o metodi di applicazione speciali. E' chiaro che il metodo più sicuro per il principiante è quello della brunitura rapida; non è escluso però che chi intenda brunire una serie di armi su scala artigianale possa trovare interesse sui metodi industriali di facile applica-zione come quelli appena descritti, o in quelli più complicati, che potrebbe-ro eventualmente esser trattati in altra occasione.

IL RITOCCO Può occasionalmente accadere che a causa di inavvertenze, o per altri

motivi, alcune parti delle superfici rimangano « bianche ». Tali piccoli di-fetti possono anch'essi essere eliminati con l'uso dei preparati commerciali per bruniture a freddo (come già accennato) oppure nel modo seguente, che

è valido anche per eliminare macchie o abrasioni su armi in uso e per anne-rire teste di viti o di perni che difficilmente possono brunirsi con il metodo normale.

La zona da colorare, accuratamente sgrassata, deve essere pennellata con una soluzione satura (2 grammi per 10 cc. di acqua distillata) di solfato di rame. Si forma così immediatamente un deposito di rame metallico che deve essere lasciato asciugare. Ripetere alcune volte l'operazione, indi spennellare la superficie ramata con una soluzione di solfuro di ammonio che produce in pochi secondi il colore nero, dovuto alla formazione di sali neri di rame. Essiccare ancora e ripetere più volte, indi pulire con un panno e oliare,

E' chiaro che questo processo produce risultati assolutamente inferiori per qualità a quelli ottenuti con le bruniture normali, perché il colore non è prodotto sul metallo-base; oltre a ciò i sali di rame non aderiscono in ma-niera del tutto sicura e possono essere facilmente asportati, inoltre non sono resistenti agli agenti ossidanti atmosferici come i sali delle bruniture nor-mali.

BRUNITURE COLLETTIVE Chi si trovi a dover brunire solo eccezionalmente un certo numero di

pezzi minuti può senz'altro adoperare, come già detto, i preparati commer-ciali per le bruniture a freddo. A chi volesse invece svolgere una attività più impegnativa si consiglia il metodo seguente

Si prepari un bagno di sali di acetato di piombo e di iposolfito di sodio da fotografi in acqua distillata, nelle seguenti proporzioni

(a) (b) (c) Acetato di piombo 1,75 2,3 3,8 gr. Iposolfito di sodio 7,0 2,3 12,4 gr. Acqua distillata a fare 100 100 100 cc. Dissolvere i sali separatamente, per primo l'iposolfito scaldando conti-

nuamente, quindi mescolarli. Immergere i pezzi da colorare nella soluzione mantenendola ad una

temperatura variabile fra 60° e 80° C, agitando continuamente il bagno per assicurare un'azione uniforme.

Il colore si forma rapidamente, a seconda di quanto descritto da HIORNS, attraverso le seguenti successive variazioni di colore:

1) Blu chiaro. 2) Blu scuro. 3) Blu misto a porpora. 4) Blu misto a porpora (più chiaro). 5) Blu finissimo uniforme chiaro.

6) Grigio acciaio. 7) Nero, dono circa mezz'ora. Quando il processo è interrotto al momento giusto, il pezzo può essere

colorato esattamente col bellissimo colore « blu tempera », come se fosse prodotto dal riscaldamento in aria o in bagno solforico. La miscela non de-ve essere fatta bollire, altrimenti i colori si formano troppo rapidamente e sono difficilissimi da controllare.

Come personale esperienza, si può aggiungere che il sistema appena de-scritto è di molta utilità per la brunitura di armi antiche di valore non trop-po elevato. Per tali armi infatti una brunitura di tipo moderno è senz'altro anacronistica.

immergendo invece i singoli pezzi preparati e sgrassati nella soluzione portata all'ebollizione, e lasciandoveli bollire per circa mezz'ora, si ottiene una uniforme colorazione opaca grigio-nera che è perfettamente intonata, ad esempio, per armi risalenti all'epoca garibaldina, quali possono essere i gloriosi revolver a spillo o « Lefaucheux ».

CONCLUSIONI AI termine di questa necessariamente breve esposizione non resta che

esprimere la speranza di aver messo in grado la famiglia degli appassionati di armi, lettori di TAC, di completare con successo i piccoli lavori di modi-fica e di rinnovamento che sono sempre necessari. La soddisfazione che de-riva dal potere, con i propri mezzi, ricuperare venerandi rottami o pezzi ab-bandonati per decenni alle ingiurie del tempo, restituendoli alla piena uti-lizzazione come se uscissero oggi dalla fabbrica, è una delle più grandi che possa avere un amatore.

Non bisogna mai disperare. Nessuna arma, in nessuna condizione, meri-ta di essere abbandonata.

Nei casi più gravi, ricordare che il riporto autogeno di metalli può opera-re miracoli.

Può essere qui citato il caso di un fucile Mauser 8 x 57 ricuperato dopo essere stato abbandonato in un pollaio per ventitré anni. con un lavoro di grande pazienza; il caso di un fucile 91 trasformato in carabina 6,5 x 54 Mannlicher-Schönauer con caricatore da 3 colpi e alzo micrometrico, ed infine il caso di una pistola Luger talmente corrosa che il blocco filettato di alloggio della canna si spezzò nettamente in due parti per lo sforzo dello svitaggio, nonostante tutte le precauzioni messe in atto.

Ebbene, in questo ultimo caso, veramente tragico, fu creato un pezzo pieno di acciaio in cui vennero incastrate e saldate le due guance laterali del carrello. Indi il pezzo fu forato e la nuova canna, dopo aver subito l'aspor-tazione totale della filettatura, fu introdotta a forza a caldo, nel suo alloggio

e assicuratavi da una spina conica. Non era infatti possibile creare una nuo-va filettatura In quanto lo spessore di metallo disponibile nel nuovo blocco era troppo esiguo a causa degli incastri e della saldatura autogena delle guance laterali del carrello.

Attualmente questa Luger spara, con estrema indifferenza le potenti car-tucce 9 mod. 38.

Un'ultima raccomandazione : alcuni ingredienti fra quelli menzionati sono altamente caustici e velenosi (in special modo il sublimato corrosivo, l'acetato di piombo e la soda caustica). Si consiglia di tenerli in luogo non accessibile ai bambini, chiusi a chiave, e contenuti in recipienti con la chia-ra indicazione « VELENO ».

Buon divertimento.