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Numero novanta – Ottobre 2013
Mensile di cultura e conversazione civile diretto da Salvatore Veca
Direttore responsabile Sisto Capra
DISTRIBUZIONE GRATUITA
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Santiago, oh cara!
FONDARTERRITORIO
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Orari: Lunedì - sabato 9:00-19:30 Domenica 10:00-13:00 / 15:30-19:30
FONDAZIONE
SARTIRANA
ARTE
Le tre vite del Mondino
Mente e cervello
Human Brain Simulation
La collaborazione
internazionale
sull’emicrania in età evolutiva
Quando la salute
parla italiano
DA PAGINA 2 A PAGINA 9
uesta volta devo confessare che con il vecchio Socrate è stata dura. Per fargli capire che
a fine ottobre vado in pensione e chiudo la mia carriera accademica, gli ho dovuto spiegare un gran numero di cose. Ha proprio ragione il grande Wittgenstein quando insiste sul fatto che comprendere un frammento di linguaggio vuol dire comprendere una forma di vita. In realtà, come forse ricorderete, il Sileno era un po’ inquieto pensando alla conclusione di un’altra carriera filosofica, la sua. Mi ha borbottato di nuovo qualcosa a proposito della cicuta. E l’ho tranquillizzato alla fine, raccontandogli una piccola storia: la mia. Come prodotto sono stato messo in circolazione dalla mia mamma il 31 ottobre del 1943. Dopo settant’anni, come professore, semplicemente scado. Come le marmellate e le leggendarie scatolette di tonno. La faccenda del tonno e delle marmellate ha incuriosito il nostro
amico e l’ha distratto da
pensieri cupi. Gli ho anche raccontato che circa ventitre anni fa ho cominciato a insegnare nell’antica e gloriosa Università di Pavia, alla Facoltà di Scienze politiche. Pavia come città universitaria, con i suoi Collegi, mi ha subito affascinato. Mi sono tornate in mente alcune belle pagine su Pavia che il mio maestro alla Statale di Milano, Enzo Paci, aveva scritto nel suo “Diario fenomenologico”, quando insegnava all’Alma Mater Ticinensis. Devo dire che ho impiegato un po’, all’inizio, a orientarmi nei cortili della sede centrale. Più d’una volta mi sono praticamente perso, forse attratto dalle tante lapidi e dalle impronte di una lunga storia. Quando alla fine ho capito come non perdermi nei cortili, ho sentito che avrei dedicato all’Università il mio impegno non solo, com’è ovvio, nell’insegnamento e
(Continua a pagina 12)
L’EDITORIALE
Fine
di una
storia
di Salvatore Veca
Pagina 2 Numero novanta - Ottobre 2013
Ecco dove viene distribuito gratuitamente Il giornale di Socrate al caffè
Il giornale di Socrate al caffè Direttore Salvatore Veca
Direttore responsabile Sisto Capra Editore
Associazione “Il giornale di Socrate al caffè” (iscritta nel Registro Provinciale di Pavia delle Associazioni senza scopo di lucro, sezione culturale)
Direzione e redazione via Dossi 10 - 27100 Pavia 0382 571229 - 339 8672071 - 339 8009549 siscapr@tin.it
Redazione: Mirella Caponi (editing e videoimpaginazione), Pinca-Manidi Pavia Fotografia Stampa: Tipografia Pime Editrice srl via Vigentina 136a, Pavia
Autorizzazione Tribunale di Pavia n. 576B del Registro delle Stampe Periodiche in data 12 dicembre 2002
I PUNTI SOCRATE
1863
150 anni fa istituito a Pavia l’insegnamento di Neuropsichiatria 1973
40 anni fa la Fondazione Casimiro Mondino viene riconosciuta IRCCS
2003
10 anni fa l’Istituto Neurologico viene trasferito da via Palestra 3
al Campus Cravino
GLI APPUNTAMENTI A PAVIA: 17-18 OTTOBRE 2013
Palazzo Broletto Piazza della Vittoria ore 8.30-10.15
QUANDO LA SALUTE PARLA ITALIANO
Nascita del gruppo di interesse linguistico
neolatino/lingue romanze Tavola rotonda
fra rappresentanti dei gruppi IHS di interesse linguistico italofono,
ispanofono, portoghese, francofono
ore 10.30-12.00
Il dolore innocente Moderatori:
Daniele Bosone, Giuseppe Nappi
Il Dolore tra Scienza e Fede Lettura di S.E. Mons. Lorenzo Leuzzi
Discussant: Salvatore Veca
GIOVEDÌ 17 OTTOBRE
Consorzio di Bioingegneria e Informatica Medica (CBIM) Piazzale Donatori del Sangue
ore 14.00-16.00
COLLABORAZIONE INTERNAZIONALE IN RETE
Dalla teoria alla pratica
ore 14.00 Introduzione Roberto Schmid, Mario Borghese, Ruben Spizzirri ore 14.30 Serious games come strumento per lo screening, la diagnosi e il trattamento degli stati precoci di demenza ore 15.00 L’esperienza Comoestas e le sue ricadute sul futuro ore 15.30 Programma ALFA: la rete e le altre figure professionali sanitarie ore 15.45 Prospettive per il futuro Ore 16.00 Conclusioni
GIOVEDÌ 17 OTTOBRE
Fondazione Istituto Neurologico Nazionale
C. Mondino Aula Berlucchi
ore 16.45-19.00
FROM EUROPE TO ABROAD: THE LATIN HERITAGE
How to deal with child and adolescent
neuropsychiatric disorders
Chairmen: Umberto Balottin (Pavia), Vincenzo Guidetti (Roma)
Palazzo Botta, Aula Golgi
ore 14.00-18.00 THE HUMAN BRAIN PROJECT
(HBP) The Italian Contribution
Tavola rotonda
GIOVEDÌ 17 OTTOBRE
Palazzo Botta, Aula Golgi
ore 8.45-10.00
I PRIMI 40 ANNI DELL’IRCCS C. MONDINO
Moderatore: Angiolino Stella,
Discussants: Cesare Meloni
Francesco Ciro Rampulla Giovanni Pierucci
Giorgio Goggi Remigio Moratti Roberto Schmid
Prospettive per il futuro: Fabio Rugge
Angiolino Stella Coordinamento: Giuseppe Nappi
VENERDÌ 18 OTTOBRE
Palazzo Botta, Aula Golgi ore 10.00 - 11.00
XXIV OTTORINO ROSSI AWARD
ore 11.20 - 18.00
BRIDGING THE GAP BETWEEN PRECLINICAL
AND CLINICAL RESEARCH IN NEURODEGENERATIVE
DEMENTIAS
VENERDÌ 18 OTTOBRE
○ VISITA GUIDATA
Ottobre 2013 - Numero novanta Pagina 3
PAOLA PAOLA CASATICASATI MIGLIORINIMIGLIORINI Perito della Camera di Commercio di Pavia dal 1988 C.T.U. del Tribunale di Pavia
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el corso dei
secoli gli
studi neuro-psichiatrici
hanno
sempre
trovato
spazio
nell’Università di Pavia, ma
una tappa fondamentale in
questo lungo itinerario storico
è certamente rappresentata
dalla prima istituzionalizzazione
dell’insegnamento di
Neuropsichiatria. Fu nel
clima di entusiasmo per
l’appena realizzata unità
politica italiana che, nel 1863, questo insegnamento
venne affidato a un
personaggio presto destinato
a una fama europea, Cesare
Lombroso. A lui fu subito
conferita a Pavia anche la
guida di un servizio ospedaliero per il trattamento
dei malati con patologie del
sistema nervoso. All’epoca
Lombroso non era ancora
quell’autentico fenomeno culturale europeo destinato a
diventare, ma già andava
delineando i temi principali a
cui presto sarebbe stata
legata la sua fama
internazionale: lo studio della
criminalità, della follia, del genio, visti sotto la luce della
neurobiologia. Idee così nuove
e fuori dagli schemi della
cultura scientifica dell’epoca
attirarono presto l’attenzione
di studenti e neolaureati che stavano ancora vivendo
l’entusiasmo per quanto era
stato realizzato nei campi di
battaglia. Uno di questi fu
Camillo Golgi che di Lombroso divenne assistente
e, per qualche mese, anche
sostituto nella direzione
ospedaliera del servizio
neuropsichiatrico.
Nel 1876 Cesare Lombroso vinse la cattedra di Medicina
Legale all’Università di Torino
lasciando libero l’insegnamento di Clinica
delle Malattie Mentali a Pavia.
Nel frattempo si era già
impegnato nella fondazione di
un ampio istituto manicomiale a Voghera che
vedrà la luce proprio
nell’anno della sua partenza.
Da questo momento, fino alla
fine del secolo, il titolare
dell’insegnamento di neuropsichiatria (che dopo la
partenza di Lombroso si
chiamerà di “Psichiatria e
Clinica psichiatrica”) fu anche
primario del manicomio di
Voghera e spesso proprio da questo istituto provenivano
gli ammalati più singolari e
didatticamente interessanti
mostrati agli studenti nel
corso delle lezioni. Come in
una stella doppia con due centri di gravità distinti, a
Pavia stava la direzione
scientifica e una selezione dei
pazienti e a Voghera la
maggior parte dei degenti. A Lombroso subentrò
nell’insegnamento uno dei
principali psichiatri italiani
della seconda metà
dell’Ottocento, Augusto
Tamburini. Studioso di grande spessore scientifico,
rimase in carica soltanto un
anno ma diede avvio
all’esperienza manicomiale
vogherese sotto i migliori
auspici. A Tamburini subentrò Antigono Raggi che
proprio allora pubblicò con
Camillo Golgi una serie di
lavori importanti sulle
trasfusioni peritoneali nei
malati psichici defedati. Durante la sua direzione nella
clinica si sviluppò soprattutto
l’interesse per la psichiatria:
l’istituto pavese-vogherese
diventò un polo di grande attrazione scientifica e destò
anche l’interesse dello
studioso tedesco Emil
Kraepelin, famoso per gli
studi che porteranno a
definire con precisione i caratteri della schizofrenia.
Una nuova fase della storia
della neurologia e della
psichiatria a Pavia prese
origine nell’anno accademico
1898-99 con l’arrivo di Casimiro Mondino. La
direzione della clinica fu
allora disgiunta dalla
direzione del manicomio di
Voghera, un provvedimento
che comportò la carenza di
casi clinici rilevanti per
l’attività di ricerca e per le esigenze didattiche. Mondino
era stato allievo di Camillo
Golgi e sentiva fortemente
l’importanza della
qualificazione scientifica
dell’istituto universitario a lui assegnato. Appena giunto a
Pavia, nella sua prelezione al
corso di Psichiatria e Clinica
psichiatrica, sottolineò con
forza l’idea secondo la quale “l’osservazione clinica ha tolto ogni separazione oramai fra il campo della psichiatria e quello della neuropatologia”.
Una premessa teoretica
presto destinata ad avere
importanti ricadute istituzionali. La conseguenza
pratica era che, secondo
Mondino, sarebbe stato
sufficiente indicare come
“Clinica Neuropatologica” l’istituto che doveva
ricoverare ammalati affetti da
patologie del sistema nervoso, non importa se
primariamente neurologici o
psichiatrici. Tuttavia la
situazione che esisteva a
Pavia, dopo la scissione del satellite vogherese, non era
delle più entusiasmanti.
Mondino si trovò a dirigere
una clinica che ospitava
pochi ammalati in una specie
di angusto caravanserraglio nel Palazzo Del Maino: una
situazione accademicamente
e scientificamente
insostenibile. Con grande
prontezza fece allora stampare una proposta
rivolta agli amministratori
della provincia “Per fornire di una clinica psichiatrica l’ateneo di Pavia“ concepita
su basi tali che non solo ne venisse fuori un istituto degno,
pel momento, dell’Università […] ma che ancora permettesse uno sviluppo Suo progressivo sufficiente perché, anche nell’avvenire, potesse
(Continua a pagina 4)
NELLA FIGURA Disegno originale dell’Istituto Neurologico Nazionale C. Mondino
(Fonte: Annuario dell'Università di Pavia, Anno Accademico 1914-1915, Tipografia Bizzoni, Pavia)
NELLE FOTO A sinistra Cesare Lombroso; a destra Casimiro Mondino
LE TRE VITE
DEL “MONDINO”
di Giuseppe Nappi
(IRCCS C. Mondino, Università di Pavia, Università Sapienza di Roma)
Paolo Mazzarello (Sistema Museale di Ateneo, Università degli Studi di Pavia)
Graziano Leonardelli
(IRCCS Fondazione Istituto Neurologico Nazionale C. Mondino, Pavia)
Pagina 4 Numero novanta - Ottobre 2013
conservarsi all’altezza dell’illustre Ateneo del quale costituisce parte di capitale importanza”. La novità
istituzionale della proposta,
oltre alla prospettiva ampia di
abbracciare tutta la patologia
nervosa, era l’intento di fondare una struttura
scientifica, assistenziale e
didattica fornita di “basi inalterabili di vita rigogliosa e di prosperità indipendentemente, nei limiti del possibile, dalla futura opera delle persone”. L’idea
vincente di Mondino fu
pensare l’ente su basi nuove,
svincolandolo dalle pastoie
burocratiche attraverso un’amministrazione autonoma
delle risorse e una gestione
autosufficiente del personale.
In un certo senso la sua
lunga vista manageriale lo
aveva portato, con decine
d’anni d’anticipo, a prefigurare quelli che poi
diventeranno gli “Istituti di
Ricovero e Cura a Carattere
Scientifico” (IRCCS). Golgi
appoggiò immediatamente questi progetti facendo valere
tutta la sua influenza come
neo-designato senatore del
Regno (1900). I loro sforzi
congiunti, nonostante alcuni
screzi personali dovuti anche alle personalità non
facilmente conciliabili,
portarono finalmente, nel
1913-14, alla fondazione della
nuova Clinica Neuropatologica che nel 1917
(figura a pagina 3), con
decreto luogotenenziale di
Vittorio Emanuele III, fu
eletta a Ente Morale. Mondino
la sentì sempre come una sua creatura destinata a
sopravvivergli. Nel 1924, alla
sua morte, le lasciò in eredità
i suoi beni.
La Clinica Neuropatologica “Casimiro Mondino”, come
venne ribattezzata in onore
del fondatore, si sviluppò
negli anni seguenti sotto la
direzione di importanti neurologi e psichiatri, come
Ottorino Rossi, noto per i suoi
studi neuroanatomici e sulla
patologia infiammatoria,
degenerativa e traumatica del
sistema nervoso, Giuseppe Carlo Riquier, esperto
studioso della semeiologia dei
nervi periferici e di neuro-
riabilitazione e Carlo
Berlucchi noto studioso di psichiatria in particolare delle
alterazioni neuropsichiche in
corso di alcolismo. I rapporti
di collaborazione fra gli enti
sanitari pavesi ebbero nel
1940 un importante momento istituzionale. L’Università di
Pavia, nella persona del
rettore Carlo Vercesi,
patrocinò un importante
accordo fra Policlinico San
Matteo e Clinica Neuropatologica “per il ricovero in quest’ultima dei malati di forme nervose e mentali provenienti dal Policlinico S. Matteo”. La
convenzione fu firmata da Giovanni Battista Maffei,
presidente del Consiglio di
Amministrazione del
Policlinico, da Giuseppe Carlo
Riquier, direttore della Clinica
Neuropatologica e dal rettore Carlo Vercesi. Si stabiliva
allora che, “nell’interesse dell’insegnamento universitario, e dunque dello Stato”, tutti i malati affetti da
patologia nervosa e mentale del Policlinico dovessero
afferire, previa valutazione da
parte di un neurologo
accettante, al “Mondino”. In
tal modo si confermava la
prevalenza istituzionale della Clinica Neuropatologica
rispetto al ricovero, alla cura
medico-farmacologica e alla
riabilitazione dei malati
neuropsichiatrici. [Conv. Registrata a Pavia il 27 gennaio 1940 al n. 2073 Vol.
169 Mod. II a firma del Procuratore Rustioni. Copia presso la Direzione Scientifica dell’Istituto Neurologico Casimiro Mondino di Pavia]. Intanto l’idea di fondare
istituti scientifici autonomi,
anche sulla falsariga del
“Mondino” prese piede a livello nazionale e iniziò ad
avere uno spessore
istituzionale. Nel 1938
troviamo i primi riferimenti
alla figura giuridica degli IRCCS, citata in una legge
senza che ne fossero
comunque precisati i
caratteri. Analoga ambiguità
pervadeva la riforma
ospedaliera del 1968: gli IRCCS pur riconosciuti
ufficialmente con decreto del
Ministero della Sanità di
concerto con quello della
Pubblica Istruzione
mantenevano ancora dei contorni legali non del tutto
definiti. In questo quadro
istituzionale, esattamente
quarant’anni fa, l’Istituto
Neurologico “Mondino” segnava una tappa
importante nella sua storia
istituzionale, quasi una
seconda fondazione giuridica,
con il riconoscimento ufficiale
da parte del Ministero della Salute della qualifica di
IRCCS che ne saldava il
duplice carattere di luogo di
ricerca in campo neurologico
e centro di assistenza e cura
dei pazienti affetti da patologie del sistema nervoso.
Attori di questa importante
fase della decennale vita
dell’Istituto furono il rettore
dell’Università Antonio Fornari, il direttore sanitario
Cesare Meloni e il direttore
della Clinica, Paolo Pinelli.
Proprio allora il “Mondino”
iniziava una nuova vita con
una spiccata internazionalizzazione della
ricerca legata ai nomi dei
direttori scientifici che ne
guidarono poi l’attività: Paolo
Pinelli dal 1973 al 1980,
Faustino Savoldi dal 1981 al 1988 e Giuseppe Nappi dal
1989 a oggi. [Vedi Tabella “I primi 40 anni IRCCS C. Mondino: 1973-2013]. Così come fu importante
l’opera dei professori ordinari Giovanni Lanzi, Vittorio Cosi
e Antonio Arrigo nello
sviluppare la neuropsichiatria
infantile, la
neuroimmunologia clinica e la
neuroriabilitazione. Nel frattempo la qualifica di
IRCCS conquistata sul campo
nel 1973, era riconfermata
nel 1981, nel 1991, nel 2005
e nel 2010. In tutti questi anni lo staminale rapporto
con l’Università di Pavia è
stato mantenuto con
adeguate convenzioni che ne
hanno assicurato il ruolo
polifunzionale di struttura integrata per la ricerca,
l’assistenza di alta
specializzazione, il ruolo di
presidio sanitario di
riferimento sul territorio
relativo alla patologia neurologica e l’indispensabile
attività didattica. In questo
insieme di attività in rapporto
reciproco, il “Mondino” si è
andato configurando come ente indipendente di grande
rilevanza nazionale con
personalità giuridica di diritto
privato. E proprio da questa
autonomia l’Istituto ha tratto
la forza per un altro grande balzo in avanti, quasi una sua
terza fondazione. Esattamente
dieci anni fa il “Mondino” si è
trasferito dall’antica storica
sede di via Palestro
nell’attuale campus universitario all’interno di
una cornice architettonica di
grande ricchezza strutturale,
accademica e culturale. La
compenetrazione dei risultati 2012, raggiunti con i nuovi
criteri di finanziamento,
proiettati nel prossimo
triennio come trama e ordito
di una tela in divenire, tesse
ancora un disegno di eccellenti risultati promossi
dai meriti passati e dal lavoro
intelligente, straordinario,
portato avanti negli ultimi
trent’anni dalla Nuova Scuola
Neurologica Pavese, rifondata negli anni 70 dal Maestro di
tutti noi, il Prof. Paolo Pinelli,
primo Direttore Scientifico
dell’IRCCS “Casimiro
Mondino”, che era da poco ritornato dall’Università di
Roma “La Cattolica” nella
Clinica Neurologica
dell’Università di Pavia dove si
era formato come allievo di
Carlo Berlucchi negli anni Cinquanta. La trasversalità
della Ricerca fondata sul
fecondo apporto
dell’interdisciplinarità
congiunge le due istituzioni
storiche del Sapere in Neuroscienze della tradizione
neurologica pavese:
Università di Pavia e
Fondazione “Mondino”, con il
coinvolgimento delle professionalità più aperte,
fuse nei progetti di ricerca.
Questa nuova ottica multi-
disciplinare/inter-
istituzionale è vitale
all’interno del “Mondino”, istituzione complessa e
costitutivamente trinitaria
capace di sviluppare
un’integrazione evolutiva tra
MinSal-IRCCS, MIUR-UniPV e
strutture regionali (Regione Lombardia-AO/ASL e
Provincia di Pavia). Dopo un
secolo dalla sua prima
fondazione, la neurologia
pavese, sulle tracce di Camillo Golgi, Casimiro Mondino,
Ottorino Rossi, Carlo
Berlucchi, Paolo Pinelli e di
altri maestri che a loro sono
seguiti, può adesso guardare
avanti con rinnovata fiducia alle prospettive di studio,
cura e riabilitazione delle
malattie del sistema nervoso.
(Continua da pagina 3)
IMPRESA CALISTI PAVIA
1928-2013
TRE GENERAZIONI IMPEGNATE NEL RESTAURO CONSERVATIVOTRE GENERAZIONI IMPEGNATE NEL RESTAURO CONSERVATIVOTRE GENERAZIONI IMPEGNATE NEL RESTAURO CONSERVATIVO DI EDIFICI E MONUMENTI STORICIDI EDIFICI E MONUMENTI STORICIDI EDIFICI E MONUMENTI STORICI
Ottobre 2013 - Numero novanta Pagina 5
L’uomo è ciò che sa, ciò che ricorda». Nei tempi antichi l’identità del singolo individuo, la sua uguaglianza ma anche la
diversità dai suoi simili era espressa da questa semplice affermazione. Non è quindi difficile capire come la memoria fosse l’unica funzione mentale che veniva identificata, compresa, ed entro certi limiti studiata. La memoria era l’insieme dei processi mentali con cui si definiva la nostra identità e si delimitavano le nostre conoscenze. Non vi era altro. Non certo il pensiero, il ragionamento o l’attenzione: funzioni complesse e in una qualche misura secondarie e dipendenti rispetto ad apprendere e ricordare. Non vi erano poi la percezione o i processi motori: funzioni troppo periferiche, automatiche, non consapevoli, per essere considerate peculiari dell’essere umano. Lo studio della memoria prosegue dal mondo greco a quello romano, per arrivare fino al medioevo in un susseguirsi di ipotesi e interpretazioni che riflettono la cultura del tempo. La retorica romana è in buona sostanza uno studio sul funzionamento della memoria. Qual è la struttura del discorso che può essere ricordata più facilmente dall’ascoltatore e soprattutto come aiutare l’oratore a memorizzare? I primi testi sulla nostra capacità di ricordare risalgono proprio al mondo greco e romano e sono anche i primi testi in cui si ritrovano descrizioni dettagliate di processi di funzionamento mentale che verranno formalizzate solo 2000 anni più tardi. La facilità di ricordare per immagini, se comparata alla memoria di un testo scritto (picture superiority effect), è alla base di tutte le moderne mnemotecniche ma era stata già ampiamente descritta da Aristotele. Posizionare all’inizio o alla fine di un discorso le informazioni più rilevanti è un principio contenuto in tutti i manuali di retorica ma è anche un principio su cui sono stati formulati numerosi modelli di funzionamento mnemonico del novecento (effetto primacy e recency). Per più di duemila anni, lo studio dei processi mentali si è limitato a questo, a individuare attraverso i meccanismi di memoria delle regole generali di funzionamento mentale,
spesso senza nemmeno comprendere che alla base di tutto vi era il cervello: l’organo che ci permetteva di ricordare e di ragionare, di avere un pensiero creativo o di imparare la sequenza di movimenti necessari a rimanere a galla non era altro che quell’insieme gelatinoso contenuto all’interno della scatola cranica. Per i primi medici non era poi così difficile immaginare che il cuore o i polmoni avessero delle funzioni distinte, che muscoli e ossa - pur nella loro complementarietà - avessero un ruolo distinguibile. Come immaginare invece il funzionamento del cervello? Come distinguere funzioni e processi in una struttura sostanzialmente
omogenea come la materia grigia? Come arrivare a definire i compiti e le funzioni del cervello e a legare questi meccanismi con il nostro comportamento? Il superamento delle teorie medievali avviene con il rinascimento, con la costruzione di modelli mentali più complessi e articolati, ma soprattutto avviene dalla fine del settecento con lo sviluppo della frenologia. Un piccolo gruppo di filosofi e medici si sono ritrovati a condividere alcuni principi sul funzionamento mentale. Il più importante era probabilmente l’ipotesi che il cervello non fosse costituito da un insieme indifferenziato di strutture anatomiche e funzioni ma che, al contrario, ogni area cerebrale potesse essere associata a specifiche competenze. Le conoscenze dell’epoca erano ingenue e superficiali rispetto a quelle odierne ma nondimeno l’approccio era corretto e rivoluzionario. Inoltre, per la prima volta in maniera completa e strutturata, il comportamento umano veniva legata in maniera univoca alla funzioni mentali. È il nostro cervello che ci permette di
interagire con il mondo, ed è ugualmente all’interno del nostro cervello che vanno ricercate le anomalie e i meccanismi responsabili della malattia mentale, della psicopatologia, dei disturbi motori o dell’eloquio che hanno la propria sede nella corteccia cerebrale e non nei muscoli o negli organi periferici che ci permettono di muoverci e parlare. Le teorie frenologiche, e le prime conferme sperimentali a partire dalla metà dell’ottocento, hanno portato alla nascita delle discipline che si occupano dello studio del cervello e del comportamento umano, le scienze neurologiche e psichiatriche, le scienze psicologiche, la neurofisiologia. Con
il passare dei decenni, ogni disciplina ha trovata una sua specificità, metodi di ricerca e strumenti interpretativi distinti. Le conoscenze sul cervello e sul comportamento umano sono state per anni troppo superficiali per permettere una reale integrazione di competenze, una unione di metodi e paradigmi di ricerca che potesse permettere, attraverso il contributo di tutte le discipline, un avanzamento delle nostre conoscenze. Per effettuare questo salto concettuale è stato necessario un avanzamento tecnologico e l’avvento delle neuroscienze. Questa disciplina in realtà nasce a partire dalla metà del novecento, con lo studio del sistema nervoso periferico o l’analisi dei meccanismi cellulari di base che permettono la trasmissione cellulare, ma è solo dalla fine del secolo scorso che lo sviluppo delle tecniche di neuroimmagine ha permesso di vedere dal vivo i processi cerebrali. Non si trattava più di capire come le
cellule neurali permettessero il passaggio del segnale elettrico: si trattava di vedere dal vivo il funzionamento del cervello, in condizioni normali o patologiche, “vedere” un processo di ragionamento o di memorizzazione. Se le intuizioni dei primi frenologi duecento anni fa hanno permesso di avviare lo studio dell’anatomia e della fisiologia dei processi mentali nella giusta direzione, l’avvento delle neuroscienze ha portato a una nuova rivoluzione. Ogni comportamento, ogni processo mentale, ha alla base un meccanismo
fisiologico che è possibile identificare. In alcuni casi le tecniche o i metodi di analisi sono ancora incompleti ma si intravede la direzione futura, si ha la netta percezione che in un futuro non troppo lontano la qualità delle conoscenze che avremo sul nostro cervello non sarà poi così diversa da quella che abbiamo sulla circolazione del sangue o sul sistema scheletrico, sui meccanismi digestivi o sulla respirazione. Le discipline che in passato si erano allontanate si sono di nuovo avvicinate. Come è passibile parlare di strutture neurali senza comprenderne la loro funzioni, come studiare l’anatomia e la fisiologia senza associarle alla dimensione patologica? Neurologia e psichiatria, psicologia e fisiologia si ritrovano non solo ad avere un comune oggetto di studio ma anche, dopo più di cento anni, una sinergia di metodi e teorie, di approcci e modelli interpretativi per dare finalmente una veste integrata e completa alle rispettive conoscenze. La storia dell’Istituto Mondino e dell’Università di Pavia ripercorre fedelmente queste tappe storiche e
dimostra la centralità della neurofisiologia pavese sia in ambito nazionale che internazionale. Dalla creazione delle prime cattedre di clinica delle malattie nervose e mentali al processo di separazione tra neurologia e psichiatria; dalla nascita di una tradizione psicologica maggiormente consapevole della necessità di trovare e giustificare le proprie conoscenze con un forte ancoraggio anatomico al passaggio della fisiologica verso una maggiore
integrazione con le altre discipline. Capire come è fatto non può più disgiungersi dal capire come funziona e a cosa serve. L’unione tra discipline diventa quindi una necessità e una opportunità di sviluppo a cui è impossibile rinunciare. Comprendere il cervello e il suo funzionamento è la sfida del nostro futuro. Sia l’Unione Europea che gli enti di ricerca americani hanno lanciato ambiziosi programmi di ricerca che si concluderanno nel prossimo decennio per arrivare alla comprensione del cervello umano. L’obiettivo è unico e uguale per tutti. Chiunque voglia
competere a livello internazionale e partecipare a questa sfida affascinante non può non comprendere l’importanza dell’integrazione tra discipline e metodi diversi. A Pavia, l’unione e la vicinanza di strutture sperimentali e cliniche, la tradizione di eccellenza e la volontà di continuare a essere in sintonia con lo sviluppo di queste discipline a livello mondiale ha determinato la possibilità di creare un centro di ricerca specifico, in cui tutte le competenze neurologiche e psichiatriche, neurofisiologiche e psicologiche, possano avere un tetto e un senso di appartenenza comune. Il Department of Brain and Behavioral Sciences nasce con questo spirito, per raccogliere una delle sfide più belle e affascinanti che ci siamo mai trovati ad affrontare, forte dei successi passati, della tradizione del Mondino e della nostra Università. C’è un presente di prestigio ed eccellenza, ad esempio con la partecipazione allo Human Brain Project che permetterà nel 2023 di arrivare alla simulazione computazionale dell’intero funzionamento cerebrale, ma vi è anche un futuro fatto di obiettivi condivisi che non potranno mai prescindere dalla qualità e dall’eccellenza scientifica a cui il nostro passato ci ha abituato.
MENTE E CERVELLO Integrare le conoscenze
per comprendere il comportamento
di Tomaso Vecchi (Università degli Studi di Pavia)
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nella mitologia greca: quadro di Dante Gabriel Rossetti
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D.ssa E. Biscuolo Tel. 339 3140196
email: emanuela.biscuolo@gmail.com
Psicologa - Psicoterapeuta cognitiva-comportamentale
D.ssa M. Pala Tel. 393 4184023
email: marzia.pala@gmail.com
Psicologa - Psicoterapeuta Breve Strategica
D.ssa G. Benza Tel. 338 1490089 email: benzagisella@libero.it
Psicologa Psicoterapeuta Ecobiopsicologica
D.ssa C. Danesini Tel. 366 4138854
email: c.danesini@gmail.com
Psicologa - Psicoterapeuta familiare
D.ssa A. Vescovo Tel. 347 9679789
email: anto.ves@libero.it
Psicologa con formazione specifica in campo sessuologico
D.ssa G. Borromeo Tel. 392 3344916 email: borromeog@alice.it
Psicologa Psicoterapeuta in formazione
D.ssa G. Metelli Tel. 348 3883489 email: emilidi@libero.it
Counselor ad orientamento gestaltico
in
dall’antichità
la Scienza si pone, in modo
esplicito o
implicito, il
quesito del
funzionamento del cervello. La
straordinaria capacità
dell’uomo e degli animali di
creare rappresentazioni interne
della realtà e quindi di creare un mondo personale di
pensieri ed emozioni, ha
generato varie riflessioni
scientifiche e filosofiche che
sono approdate alla identificazione del cervello
come sede di tali processi. È
ormai chiaro che tutto ciò che
pertiene alla sfera delle
funzioni nervose e mentali, sia nella fisiologia che
nella patologia, sia
da far risalire
all’attività
cerebrale. Nonostante questa
realizzazione,
basata
sull’evidenza
scientifica e clinica, i
meccanismi
mediante i quali il
cervello genera le
funzioni superiori rimangono
incompresi.
Comprendere le funzioni del
cervello è una delle
maggiori sfide della
scienza
contemporanea, sia per motivi
puramente
filosofici
(comprensione del
funzionamento della mente) che
per le potenziali
applicazioni in
campo biomedico
(diagnosi e terapia delle patologie
neurologiche e
psichiatriche) ed
ingegneristico
(produzione di nuovo sistemi di
calcolo e di
controllo dei
robot). Tuttavia,
studiare le funzioni cerebrali presenta
problemi
particolari che non sono
comuni ad altri campi di
ricerca. Da un lato, il cervello impiega meccanismi molecolari
e cellulari non dissimili da
quelli di altri organi e tessuti.
Dall’altro, il cervello è
composto da reti che connettono circa 1 miliardo di
neuroni (le cellule
fondamentali del sistema
nervoso) tramite circa 1000
miliardi di sinapsi (i punti di contatto e comunicazione tra
neuroni). Mediante tale
struttura il cervello genera le
funzioni sensorimotorie, cognitive, emotive, il
comportamento e la coscienza.
Ma qual è il rapporto tra il
livello molecolare/cellulare e
quello comportamentale? L’evidenza sperimentale
(empirica) derivante dalla
fisiologia e dalla neurologia ci
ha insegnato che la risposta
deve essere ricercata tramite i principi della codificazione
dell’informazione (il cervello
trasforma continuamente
segnali codificati sotto forma di
scariche di potenziali d’azione neuronali), della
comunicazione cellulare (i
neuroni comunicano tra loro
mediante neurotrasmettitori
chimici a livello delle sinapsi) e
della plasticità sinaptica (le
sinapsi possono modificare la
neurotrasmissione dei segali nervosi in seguito
all’esperienza: la plasticità
sinaptica è ritenuta la base
cellulare della memoria).
Mentre la ricerca in specifici settori sta contribuendo a
chiarire questi meccanismi,
una sfida ancora più alta è
quella di delucidare i dettagli
della connettività e delle dinamiche di funzionamento
dei neuroni e dei circuiti al fine
di comprendere in che modo
questi fattori possano determinare il funzionamento
cerebrale nel suo complesso.
Poiché è impossibile, in linea di
principio, registrare
simultaneamente l’attività di tutti i neuroni cerebrali, è
necessario sviluppare nuovi
strumenti per affrontare il
problema. Questa questione si
riflette nel dualismo tra gli approcci riduzionista ed olista,
che in pratica sono tuttora
incompatibili. Le maggiori
agenzie scientifiche hanno
raccolto la sfida e hanno lanciato tre progetti principali
che affronteranno, insieme alle
specifiche problematiche
scientifiche, lo sviluppo di
nuove tecnologie ed i possibili benefici che la società
potrà ottenere da queste
ricerche. Questi progetti
comprendono lo Human Brain Project (HBP), che
promuoverà per primo lo sviluppo di modelli
computazionali su larga
scala del cervello, Active Brain Mapping che
promuoverà lo sviluppo di
nuove tecniche di registrazione per l’imaging
cellulare, e Human Connectome Project che,
basandosi per lo più su
tecniche di Magnetic Resonance Imaging (MRI), promuoverà la comprensione della
connettività strutturale e
funzionale delle diverse
aree cerebrali. Questa
complessa impresa ha ottenuto considerevole
visibilità a livello scientifico
e nei social media.
HBP si focalizza su una
nuova tecnologia chiamata
“realistic computational modeling” (modellizzazione
neuronale realistica) al fine
di realizzare il primo modello matematico su
larga scala delle funzioni
cerebrali. Gli elementi
cardinali possono essere
riassunti come segue (omettendo per semplicità
qualsiasi dettaglio tecnico).
(i) I modelli sono costruiti
sulla base di solidi principi
biofisici, consentendo l’incorporazione di rilevanti
dettagli biologici (proprietà
molecolari e cellulari di
specifici neuroni per esempio).
Questo approccio stabilisce una sostanziale differenza
rispetto ai classici modelli
teorici, nei quali fa funzione
desiderata è anticipata ed il modello è disegnato ad hoc per
generarla. Nella
modellizzazione realistica, le
funzioni sono le "proprietà emergenti" del sistema (sia esso
una molecola, un neurone o un
circuito). Questa differenza può
anche essere espressa
contrastando la natura bottom-up dei modelli realistici con
quella top-down nature dei
modelli teorici. (ii) Ogni predizione generata dal
modello deve essere contro-
testata e confermata da
osservazioni biologiche. Quindi
lo studio delle funzioni biologiche a differenti livelli
(molecolare, cellulare,
circuitale) rimane essenziale.
(iii) È importante notare che una espansione del modello
verso le funzioni globali del
cervello può ora essere
immaginata sulla base degli
impressionanti progressi ottenuti nel campo dell’imaging
funzionale e strutturale.
Queste tecniche non invasive
(inclusa la MRI) possono essere
impiegate per studiare le
funzioni cerebrali in esseri umani ed animali viventi e
consentono di identificare i
circuiti coinvolti in
comportamenti complessi. Il
che, a sua volta, fornisce un punto di riferimento di
importanza critica per la
modellizzazione del cervello. Si
deve notare che la generazione
di modelli sulla scala di
complessità necessaria per
studiare le funzioni cerebrali è ora possibile grazie ai progressi
nel supercalcolo e nelle
tecniche di modellizzazione
matematica. Supercomputers
come BlueGene hanno
sufficiente potenza computazionale per poter
lanciare modelli del cervello di
dimensione e complessità
inimmaginabili in precedenza.
HBP è un progetto “flagship”
della Commissione Europea (EU) e comprende oltre 80
laboratori in tutta Europa (di
cui 5 in Italia) oltre ad una
decina di laboratori in USA ed in altre regioni del mondo. HBP
inizierà ufficialmente il 1
Ottobre 2013 e durerà 10 anni
per un finanziamento iniziale
complessivo di 1.2 miliardi di Euro. HBP è distribuito su 10
piattaforme che comprendono
Brain Simulation,
Neuroinformatics,
Neurorobotics, Neuromorphic Computing, High-performance
Computing, Cognitive
Neuroscience, Theoretical
Neuroscience, Molecular and
Cellular Neurocience, Medical
Informatics, Ethics and
Society. All’interno della piattaforma centrale di Brain
Simulation opera il nostro
gruppo di ricerca presso il
Dipartimento di Brain and Behavioral Sciences dell’Università di Pavia ed il
Brain Connectivity Center dell’IRCCS C. Mondino di
Pavia. Il ruolo fondamentale
del nostro gruppo è quello di
sviluppare modelli dei neuroni e dei circuiti del cervelletto
contribuendo alla generazione
di una strategia generale per la
simulazione del cervello dei
roditori inizialmente e dell’uomo successivamente. Si
deve poi notare che la natura
multi-disciplinare del progetto
ha la potenzialità di coinvolgere
vari settori della Medicina, della Biologia, della Psicologia,
della Fisica, dell’Ingegneria,
solo per nominare i principali.
Pertanto HBP rappresenta non
solamente una delle sfide scientifiche del momento ma
anche una eccezionale
occasione di sviluppo e
coordinazione delle strutture
coinvolte.
HUMAN BRAIN SIMULATION
di Egidio D’Angelo (IRCCS Fondazione Istituto Neurologico Nazionale C. Mondino, Pavia - Università degli Studi di Pavia)
L’Istituto Neurologico Nazionale
C. Mondino al Campus Cravino dal 2003
Pagina 7
STUDIO DIAPASON PAVIA COUNSELING - PSICOLOGIA - PSICOTERAPIA - PSICOPEDAGOGIA
STUDIO DIAPASON PAVIA SNC DI CASARINI F e AIELLO F - VIA CASE NUOVE, 33/5 - 27028 SAN MARTINO SICCOMARIO (PV) - www.studiodiapasonpavia.it P.IVA/C.F./Iscriz.Reg.Imprese Pv 02264140183 REA 259294
Domenica 20 ottobre 2013 ore 11 - Libreria Feltrinelli di Pavia
IL BENESSERE SULLA VIA DELLE EMOZIONI INTERVERRANNO:
dottoressa gisella Benza, psicologa-psicoterapeuta
dottoressa Giulia Metelli, counselor ad orientamento gestaltico
in
dall’antichità
la Scienza si pone, in modo
esplicito o
implicito, il
quesito del
funzionamento del cervello. La
straordinaria capacità
dell’uomo e degli animali di
creare rappresentazioni interne
della realtà e quindi di creare un mondo personale di
pensieri ed emozioni, ha
generato varie riflessioni
scientifiche e filosofiche che
sono approdate alla identificazione del cervello
come sede di tali processi. È
ormai chiaro che tutto ciò che
pertiene alla sfera delle
funzioni nervose e mentali, sia nella fisiologia che
nella patologia, sia
da far risalire
all’attività
cerebrale. Nonostante questa
realizzazione,
basata
sull’evidenza
scientifica e clinica, i
meccanismi
mediante i quali il
cervello genera le
funzioni superiori rimangono
incompresi.
Comprendere le funzioni del
cervello è una delle
maggiori sfide della
scienza
contemporanea, sia per motivi
puramente
filosofici
(comprensione del
funzionamento della mente) che
per le potenziali
applicazioni in
campo biomedico
(diagnosi e terapia delle patologie
neurologiche e
psichiatriche) ed
ingegneristico
(produzione di nuovo sistemi di
calcolo e di
controllo dei
robot). Tuttavia,
studiare le funzioni cerebrali presenta
problemi
particolari che non sono
comuni ad altri campi di
ricerca. Da un lato, il cervello impiega meccanismi molecolari
e cellulari non dissimili da
quelli di altri organi e tessuti.
Dall’altro, il cervello è
composto da reti che connettono circa 1 miliardo di
neuroni (le cellule
fondamentali del sistema
nervoso) tramite circa 1000
miliardi di sinapsi (i punti di contatto e comunicazione tra
neuroni). Mediante tale
struttura il cervello genera le
funzioni sensorimotorie, cognitive, emotive, il
comportamento e la coscienza.
Ma qual è il rapporto tra il
livello molecolare/cellulare e
quello comportamentale? L’evidenza sperimentale
(empirica) derivante dalla
fisiologia e dalla neurologia ci
ha insegnato che la risposta
deve essere ricercata tramite i principi della codificazione
dell’informazione (il cervello
trasforma continuamente
segnali codificati sotto forma di
scariche di potenziali d’azione neuronali), della
comunicazione cellulare (i
neuroni comunicano tra loro
mediante neurotrasmettitori
chimici a livello delle sinapsi) e
della plasticità sinaptica (le
sinapsi possono modificare la
neurotrasmissione dei segali nervosi in seguito
all’esperienza: la plasticità
sinaptica è ritenuta la base
cellulare della memoria).
Mentre la ricerca in specifici settori sta contribuendo a
chiarire questi meccanismi,
una sfida ancora più alta è
quella di delucidare i dettagli
della connettività e delle dinamiche di funzionamento
dei neuroni e dei circuiti al fine
di comprendere in che modo
questi fattori possano determinare il funzionamento
cerebrale nel suo complesso.
Poiché è impossibile, in linea di
principio, registrare
simultaneamente l’attività di tutti i neuroni cerebrali, è
necessario sviluppare nuovi
strumenti per affrontare il
problema. Questa questione si
riflette nel dualismo tra gli approcci riduzionista ed olista,
che in pratica sono tuttora
incompatibili. Le maggiori
agenzie scientifiche hanno
raccolto la sfida e hanno lanciato tre progetti principali
che affronteranno, insieme alle
specifiche problematiche
scientifiche, lo sviluppo di
nuove tecnologie ed i possibili benefici che la società
potrà ottenere da queste
ricerche. Questi progetti
comprendono lo Human Brain Project (HBP), che
promuoverà per primo lo sviluppo di modelli
computazionali su larga
scala del cervello, Active Brain Mapping che
promuoverà lo sviluppo di
nuove tecniche di registrazione per l’imaging
cellulare, e Human Connectome Project che,
basandosi per lo più su
tecniche di Magnetic Resonance Imaging (MRI), promuoverà la comprensione della
connettività strutturale e
funzionale delle diverse
aree cerebrali. Questa
complessa impresa ha ottenuto considerevole
visibilità a livello scientifico
e nei social media.
HBP si focalizza su una
nuova tecnologia chiamata
“realistic computational modeling” (modellizzazione
neuronale realistica) al fine
di realizzare il primo modello matematico su
larga scala delle funzioni
cerebrali. Gli elementi
cardinali possono essere
riassunti come segue (omettendo per semplicità
qualsiasi dettaglio tecnico).
(i) I modelli sono costruiti
sulla base di solidi principi
biofisici, consentendo l’incorporazione di rilevanti
dettagli biologici (proprietà
molecolari e cellulari di
specifici neuroni per esempio).
Questo approccio stabilisce una sostanziale differenza
rispetto ai classici modelli
teorici, nei quali fa funzione
desiderata è anticipata ed il modello è disegnato ad hoc per
generarla. Nella
modellizzazione realistica, le
funzioni sono le "proprietà emergenti" del sistema (sia esso
una molecola, un neurone o un
circuito). Questa differenza può
anche essere espressa
contrastando la natura bottom-up dei modelli realistici con
quella top-down nature dei
modelli teorici. (ii) Ogni predizione generata dal
modello deve essere contro-
testata e confermata da
osservazioni biologiche. Quindi
lo studio delle funzioni biologiche a differenti livelli
(molecolare, cellulare,
circuitale) rimane essenziale.
(iii) È importante notare che una espansione del modello
verso le funzioni globali del
cervello può ora essere
immaginata sulla base degli
impressionanti progressi ottenuti nel campo dell’imaging
funzionale e strutturale.
Queste tecniche non invasive
(inclusa la MRI) possono essere
impiegate per studiare le
funzioni cerebrali in esseri umani ed animali viventi e
consentono di identificare i
circuiti coinvolti in
comportamenti complessi. Il
che, a sua volta, fornisce un punto di riferimento di
importanza critica per la
modellizzazione del cervello. Si
deve notare che la generazione
di modelli sulla scala di
complessità necessaria per
studiare le funzioni cerebrali è ora possibile grazie ai progressi
nel supercalcolo e nelle
tecniche di modellizzazione
matematica. Supercomputers
come BlueGene hanno
sufficiente potenza computazionale per poter
lanciare modelli del cervello di
dimensione e complessità
inimmaginabili in precedenza.
HBP è un progetto “flagship”
della Commissione Europea (EU) e comprende oltre 80
laboratori in tutta Europa (di
cui 5 in Italia) oltre ad una
decina di laboratori in USA ed in altre regioni del mondo. HBP
inizierà ufficialmente il 1
Ottobre 2013 e durerà 10 anni
per un finanziamento iniziale
complessivo di 1.2 miliardi di Euro. HBP è distribuito su 10
piattaforme che comprendono
Brain Simulation,
Neuroinformatics,
Neurorobotics, Neuromorphic Computing, High-performance
Computing, Cognitive
Neuroscience, Theoretical
Neuroscience, Molecular and
Cellular Neurocience, Medical
Informatics, Ethics and
Society. All’interno della piattaforma centrale di Brain
Simulation opera il nostro
gruppo di ricerca presso il
Dipartimento di Brain and Behavioral Sciences dell’Università di Pavia ed il
Brain Connectivity Center dell’IRCCS C. Mondino di
Pavia. Il ruolo fondamentale
del nostro gruppo è quello di
sviluppare modelli dei neuroni e dei circuiti del cervelletto
contribuendo alla generazione
di una strategia generale per la
simulazione del cervello dei
roditori inizialmente e dell’uomo successivamente. Si
deve poi notare che la natura
multi-disciplinare del progetto
ha la potenzialità di coinvolgere
vari settori della Medicina, della Biologia, della Psicologia,
della Fisica, dell’Ingegneria,
solo per nominare i principali.
Pertanto HBP rappresenta non
solamente una delle sfide scientifiche del momento ma
anche una eccezionale
occasione di sviluppo e
coordinazione delle strutture
coinvolte.
HUMAN BRAIN SIMULATION
di Egidio D’Angelo (IRCCS Fondazione Istituto Neurologico Nazionale C. Mondino, Pavia - Università degli Studi di Pavia)
FIGURA 1. HUMAN BRAIN
PROJECT (HBP) HBP comprende
oltre 80 laboratori in tutta Europa (di cui 5 in Italia) oltre
a una decina di laboratori in USA e in altre regioni del
mondo. HBP è distribuito su 10 piattaforme che
comprendono Brain Simulation,
Neuroinformatics, Neurorobotics, Neuromorphic
Computing, High-perfermance
Computing, Cognitive
Neuroscience, Theoretical
Neuroscience, Molecular and
Cellular Neuroscience,
Medical Informatics, Ethics
and Society. Il gruppo
dell’Università di Pavia opera nella
piattaforma centrale, Brain
Simulation. (Gentile
concessione di Human Brain
Project). (Fonte: http://www.huma
nbrainproject.eu/it
FIGURA 2. LIVELLI ORGANIZZATIVI E FUNZIONALI DEL SISTEMA NERVOSO
A livello molecolare il sistema nervoso è governato dai medesimi principi che caratterizzano gli altri tessuti dell’organismo. Tuttavia, i neuroni esprimono specifiche proteine nella membrana cellulare, recettori, canali
ionici e trasportatori, che consentono di generare le loro funzioni eccitabili. In questo modo, il neurone può regolare finemente il potenziale elettrico che si instaura a cavallo della sua membrana cellulare e generare i potenziali d’azione. I neuroni si aggregano in microcircuiti, che a loro volta si connettono tra di loro formando complesse reti. Questo insieme di circuiti aggregati in reti costituisce la
base della funzione cerebrale che emerge infine a livello del comportamento. (Fonte: D’Angelo E., Peres A. (eds), Fisiologia, Edi. Ermes, Milano 2007, vol. II)
Pagina 8 Numero novanta - Ottobre 2013
Introduzione
OCAH (The World Children and Adolescence Headache) è un progetto internazionale di tre anni promosso da Sapienza
Università di Roma, in collaborazione con Fondazione C.
Mondino & il Consorzio di Ricerca Traslazionale Cefalee, Dolore facciale e Disordini Adattativi (UCADH), il cui obiettivo principale è quello di indagare le comorbidità dell'emicrania nei bambini e negli adolescenti, attraverso una procedura di acquisizione online di dati che coinvolge circa 70 università e istituto clinici/di ricerca in tutto il mondo. Questa grande quantità di dati ci aiuterà a raccogliere preziose informazioni non solo sulle comorbidità di malattie legate al mal di testa, ma anche di differenze legate a paesi e culture. Si parlerà di questo progetto in occasione del meeting “itinerante” internazionale THE MEDITERRANEAN REVEALED e FROM EUROPE TO ABROAD: THE LATIN HERITAGE previsto in ottobre p.v. a Vietri sul Mare (giorni 11-12), Roma (il giorno 16), Pavia (il giorno 17) e Brescia (il giorno 18).
Gli obiettivi del progetto La cefalea e l’emicrania nei bambini e negli adolescenti sono comunemente associate con altre patologie concomitanti, in particolar modo: disturbi dell’umore, ansia, disturbi atopici, ADHD (sindrome da deficit di attenzione e iperattività)
ed epilessia. Tali comorbilità creano importanti fattori di disabilità, influenzando profondamente la Qualità della vita (QoL) dei pazienti e delle loro famiglie. L’emicrania si manifesta con attacchi ricorrenti di intenso dolore al capo, mono o bilaterale, che durano da poche ore a qualche giorno e si accompagnano a molti sintomi tra cui nausea, vomito, fotofobia e fonofobia. Il dolore e i disturbi associati sono aggravati dal movimento e ciò costringe il paziente a stare coricato, lontano da stimoli luminosi e sonori fino alla risoluzione della crisi che, abitualmente, avviene entro 72 ore dall’esordio dell’attacco. La totale, seppur temporanea, disabilità che un attacco emicranico può comportare ha un impatto rilevante sulla qualità della vita di chi ne soffre frequentemente. Ogni aspetto della vita quotidiana, dal rendimento scolastico o lavorativo, alle relazioni sociali e familiari, può essere severamente compromesso e questo problema è avvertito come
ancora più invalidante del dolore provocato dal disturbo in sé. L’impossibilità di prevedere con esattezza i giorni a rischio, inoltre, è fonte di ulteriore disagio in termini di qualità della vita, rendendo problematica la programmazione di qualunque impegno, soprattutto lavorativo. Per queste ragioni, negli ultimi decenni, è aumentato
esponenzialmente l’interesse di clinici e ricercatori nei riguardi della disabilità indotta dalle cefalee primarie e in particolare dell’emicrania. Nonostante la sua gravità, tuttavia, l’emicrania è ancora un disturbo poco conosciuto, frequentemente oggetto di errata o tardiva diagnosi e spesso non-trattato oppure sotto-trattato. Più di due terzi delle persone che soffrono di emicrania, preferiscono ricorrere all’uso di prodotti farmaceutici da banco e non richiedono una consultazione medica specialistica. Una delle conseguenze di ciò è il passaggio da forme a carattere episodico a forme croniche e resistenti ai trattamenti, un fenomeno spesso associato anche a condotte di abuso da farmaci. Diversi fattori limitano ancora oggi l’accesso dei pazienti cefalalgici a diagnosi e trattamenti adeguati. Tra questi spicca la persistenza, a tutti i livelli, di autentici pregiudizi culturali, come quello che considera
l’emicrania una semplice espressione somatica di problematiche psicologiche o il fatalismo, molto diffuso tra i pazienti, circa la natura cronica della malattia o, infine, la reticenza legata a deludenti esperienze farmacologiche precedenti e persino la mancanza di empatia e collaborazione da parte del medico curante, che troppo spesso cataloga riduttivamente questo disturbo come “semplice mal di testa”. A
questi fattori se ne aggiungono altri non meno importanti, di tipo logistico ed economico (poche sono, infatti, le strutture adeguate sul territorio e spesso con interminabili liste di attesa) che limitano ulteriormente le possibilità del paziente emicranico di essere curato nella maniera più adeguata e tempestiva. Il problema del controllo del dolore e della riduzione della disabilità di questi pazienti dovrebbe essere incluso tra le priorità della sanità pubblica, magari attraverso programmi di educazione rivolti ai pazienti stessi, ai loro familiari e agli operatori sanitari.
La metodologia L’organizzazione del processo è tipicamente piramidale, i flussi di input dati sono stati organizzati per Aree diverse (Americhe, Asia, Europa, etc.), Nazioni e Istituti/Università. Ogni Area ha un coordinatore, che comunica con i
coordinatori delle nazioni di sua competenza, che a loro volta comunicano con i responsabili di unità di input dati (Istituti/Università) sul territorio. Gli operatori sono formati mediante una piattaforma e-learning e mediante demo inviate ai singoli istituti contenenti il significato delle operazioni e le modalità operative. Attraverso l’accesso dotato di password i coordinatori potranno vedere il processo on-line
dell’avanzamento dell’acquisizione dei dati.
I risultati previsti Il progetto prevede la identificazione di dati epidemiologici, fattori predittivi (*) e linee guida per la piena efficacia delle terapie adottate, anche considerando le grandi differenze culturali che informano le fasi diagnostiche e terapeutiche nei vari paesi coinvolti. (*) attraverso modelli statistici specifici per la identificazione del rischio di cronicizzazione e della comparsa dei fattori invalidanti, che potrebbero influenzare negativamente la Qualità della vita.
La collaborazione internazionale sull’emicrania in età evolutiva
di Umberto Balottin*, ** - Federica Galli*
(*, IRCCS C. Mondino Pavia - ** Università di Pavia. *IRCCS C. Mondino Pavia)
Vincenzo Guidetti - Franco Lucchese (Sapienza Università di Roma)
Ottobre 2013 - Numero novanta Pagina 9
Quando la
salute parla
italiano” comprende
Progetti
operativi da
anni a favore
di una
categoria di persone particolarmente
“svantaggiate”, quali sono i
sofferenti di “mal di testa”
accompagnati, cronicamente,
da disturbi fisici/relazionali che li pongono in condizioni
di debolezza/difficoltà/
emarginazione sociale. Si
tratta di migranti e stranieri
non-italofoni che, per evidenti
limiti di comunicazione, più dei cittadini italiani faticano
ad avere accesso
all’assistenza medica, per un
insieme di “mal di testa”
disabilitanti/parzialmente disabilitanti che
rappresentano, anche
soltanto per la forma
emicranica, l’ottava causa di
invalidità nel mondo.
Si tratta di disturbi di natura soggettiva a ponte tra la
neurologia e la psichiatria,
per i quali è estremamente
importante la comunicazione
verbale tra medico e paziente. Per la raccolta diligente dei
sintomi, chiave è infatti in
questo tipo di patologia il
ruolo della capacità del
cefalalgico di comunicare con
la parola le informazioni contenute all’interno di un
disturbo spesso invisibile,
apparentemente sine materia:
presenza di sintomi in
assenza di segni; senza
riscontri bioelettrici, bioumorali, di imaging, etc.
“Quando la salute parla
italiano” rappresenta la
continuazione ideale della
fortunata esperienza
“Genetica-Ambiente Colombo 2000”, cofinanziato nel 1995-
2005 dal Ministero degli
Esteri di Italia e della nazione
argentina. Promosso nei primi
anni ’90 dai Comitati degli Italiani all’Estero (COMITES),
il Progetto Colombo 2000 si è
avvalso della collaborazione:
in Italia della Fondazione
Mondino/Università di Pavia,
della Fondazione CIRNA e del Consorzio di Bioingegneria e
Informatica Medica (CBIM); in
Argentina/Uruguay degli
Ospedali Italiani di Buenos
Aires/Montevideo e delle Università di Cordova/la
Plata/Buenos Aires. Al
contrario, il nuovo Progetto è
una sorta di “canone inverso”,
questa volta a vantaggio di
stranieri emigrati in Italia negli ultimi tempi.
In veste di Coordinatore
Generale del Progetto Alfa,
finanziato dalla Comunità
Europea all’Università
ISALUD di Buenos Aires, Santiago Spadafora ha scritto
«[…] Esta colaboración desinteresada del Fundación CIRNA Onlus, se enmarca claramente en su permanente vocación de fortalecer los vínculos solidarios entre
quienes promueven la ciencias, incluso más allá de los limites de la propia Nación Italiana. Vocación particularmente encarnada por su mentor y alma mater, el Profesor Doctor Giuseppe Nappi, quien también, visionariamente, impulsara el ambicioso proyecto Colombo 2000, magnificamente sintetizado en la metáfora del crecimiento y la transformación: “COLOMBO-IL VISIONARIO” diventa “COLOMBO - IL PREVEGGENTE” “ULISSE-IL FURBO” si trasforma in “ULISSE-IL SAGGIO”. Colaboración que sencillamente es la continuidad de un fructifero trabajo conjunto entre la Fundación CIRNA Onlus y la Universidad de la Fundación
ISALUD, y cuyos momentos más destacados han sido, y siguen siéndolo aùn hoy, el Proyecto COMOESTAS y el desarrollo del “Gruppo Linguistico Italofono”». Nel capitolo del mal di testa è
operativo da anni un Gruppo
di lingua italiana, spagnola,
portoghese che ha
collaborato/collabora nella traduzione della
Classificazione Internazionale
delle Cefalee nelle tre lingue
nazionali; il Gruppo è anche
attivo nella disseminazione/
implementazione delle nuove conoscenze in tema di cefalea
nei paesi dell’America Latina.
Ricercatori spagnoli,
portoghesi, italiani, argentini,
brasiliani, uruguagi, cileni rinnoveranno il prossimo
ottobre a Pavia il loro
impegno alla costituzione di
un Gruppo di Interesse
Linguistico Neolatino/lingue
romanze integrate.
In un ambiente di e-Learning/e-Health a distanza,
il problema del ruolo delle
lingue nazionali non può
essere più a lungo ignorato,
come anche quello degli
strumenti telematici applicati alla Salute.
Se il linguaggio è logos, se il
linguaggio è pensiero, se il
linguaggio esprime a un
tempo conoscenza e funzioni
creative di sistemi fattuali, allo stato nascente già
concreti, una maggiore/
crescente collaborazione è
auspicabile fra
neuroscienziati, linguisti, informatici.
I codici verbali, pertanto, non
sono soltanto sistemi di
parole in grado di trasmettere
Conoscenza, dal momento
che, in effetti, l’incontro fra le diverse lingue dei popoli si fa
network, la Lingua si fa
Natura (Seconda Natura).
LA CARTA DI PAVIA
SULLE CEFALEE La Carta di Pavia, frutto della
elaborazione concettuale tra
linguistica e neurologia,
nasce a 1200 anni di
distanza dall’anno 813, data comunemente fissata come
nascita “ufficiale” delle lingue
romanze quando, al Concilio
di Tours, promosso da Carlo
Magno, si dichiara
esplicitamente nella XVII deliberazione che i vescovi
debbono «tradurre (transferre) le prediche in modo comprensibile, nella lingua romana rustica o nella tedesca (in rusticam romanam
linguam aut thiotiscam) affinché tutti possano comprendere più facilmente quel che viene detto». La Carta
di Pavia è quindi un’occasione
per poter lavorare su una
modalità di comunicazione in ambito clinico più conforme
alla comprensione e alla
comunicazione sulla malattia
e sulla guarigione.
L’efficacia degli approcci diagnostici in primo luogo, e
poi, conseguentemente,
terapeutici, dipendono molto
dalla possibilità di acquisire il
massimo dell’informazione
disponibile dall’ambiente, dal paziente, dalle possibilità
offerte dagli strumenti e
pratiche terapeutiche
disponibili. Cura e linguaggio
viaggiano insieme, e si influenzano.
Facendo riferimento ad una
concezione computazionale
dell’informazione, l’obiettivo è
quello di massimizzare
l’informazione e minimizzare l’errore in fase di
osservazione. Il procedimento
diagnostico in questo modo
fornirà gli elementi utili per
l’impostazione del processo terapeutico,
indipendentemente dalle
tecniche / strategie scelte.
I lavori per l’emanazione della
Carta di Pavia usufruiranno
di una modalità di condivisione in rete delle
informazioni. Per facilitarne la
redazione è stato approntato
il sito web
www.neolatingrouponheadache.org (figura 1).
L’architettura del sito prevede
due macro-sezioni: 1) la
prima, visibile a tutti, per la
diffusione delle notizie; 2) la
seconda, dotata di password, per gli studiosi impegnati
nello sviluppo del progetto.
Nel sito è attivo un Blog:
http://
blog.neolatingrouponheadache.net (figura 2) propositivo e
concreto che conterrà e
pubblicizzerà gli interventi
qualificati dei ricercatori che
vorranno intervenire allo
sviluppo del progetto.
➩ decalogo (una serie di
raccomandazioni sulle
buone pratiche in tema di specificità/
peculiarità della differenziazione linguisti-
ca; comunicazione medico-paziente; stru-menti tecnologici; riferimenti culturali);
➩ il razionale: le lingue come strumento di
conoscenza; la comunicazione del vissuto
e lo svelamento delle invisibili componenti
della sofferenza dovuta alle cefalee e co-
morbidità relative della serie emozionale-
affettiva;
➩ comunicazione: comunicazione scientifica
e rapporto traslazionale con il paziente: i dati, le conoscenze epidemiologiche, i nu-
meri, il management, le pratiche e i meto-
di, condivisi in inglese, il loro rapporto con
la pratica clinica declinata nelle differenti
lingue; importanza della co-
municazione delle emozioni/
affettività, sullo sfondo di una complessità mentale integrata nel
paradigma “cervello e comportamento”;
➩ medicina narrativa, anamnesi e biografia,
per aumentare l’empowerment del pazien-
te (good clinical practice);
➩ associazionismo tra pazienti; Gruppi di
Auto-Aiuto, Gruppi di Autodifesa, Cittadi-
nanza Attiva, etc.
➩ traduzione: dalla “lingua inglese scientifi-
ca” (advisors di lingua madre inglese) alle
lingue di matrice neolatina;
➩ struttura: i differenti gruppi neolatini si
fondono nel gruppo integrato con sezioni specifiche per le lingue madri.
OBIETTIVI
DELLA CARTA DI PAVIA
QUANDO LA SALUTE PARLA ITALIANO
Lingue parlate dagli uomini e trasmissione
internazionale delle conoscenze scientifiche
di Giorgio Sandrini - Cristina Tassorelli
(IRCCS Fondazione Istituto Neurologico Nazionale C. Mondino, Pavia - Università degli Studi di Pavia)
Franco Lucchese
(Sapienza Università di Roma)
Giuseppe Nappi (IRCCS C. Mondino, Università di Pavia, Università Sapienza di Roma)
Figura 1
Figura 2
QUI E NELLA PAGINA ACCANTO: FUNZIONE SVILUPPO DI FORMA
CONCRETA, DI ANGELO BOZZOLA, 1956, LA SCULTURA COLLOCATA
NEL GIARDINO DELLA TRIENNALE DI MILANO
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inalmente
a Pavia con
l’inizio dell’autunno
ai giardini
Malaspina
e al Collegio
Cairoli. Un ponte lanciato
all’ “Autunno Pavese” e a …
Monet, che al Palazzo
Esposizioni e nelle scuderie
del Castello Visconteo
dialogheranno con le sedi espositive non lontane delle
opere di Bozzola.
Il singolare decalogo delle
bontà del territorio e la
pittura impressionista francese saranno buoni
interlocutori ? Sempre di arte
si tratta, anche quella
culinaria di salumi e
formaggi, vini e dolci
artigianali, offerti in menù degustazioni a chi
raggiungerà la nostra città sul
Ticino.
Arte culinaria dicevamo, così
apprezzata e promossa da tutti i mezzi di comunicazione
… da stravolgere i piani e il
peso culturale di ricerca e
produzione culturale attuale.
Risotto con tartufo o
scultura? Cosa anteporre nella scala dei valori?
Intanto auspichiamo che il
pubblico dei visitatori locali e
dei turisti foresti passi da un
luogo all’altro, apprezzando (o lasciandosi anche solo
incuriosire, per il momento)
dalle proposte che Pavia offre
… sul piatto!
Tra poco (dal 17 al 21 ottobre)
ci sarà una nuova opportunità di “avvicinare
nuovo pubblico alla cultura”.
Al Castello di Belgioioso che
ospiterà in trasloco dal
Collegio Cairoli, i dipinti e le sculture di Angelo Bozzola,
ospite d’onore di “Next
Vintage”, la mostra-mercato
di moda d’epoca. Altro
pubblico, altra opportunità
per un corto circuito di valenze neuronali attivabili.
Un poco - mi si perdoni lo
sfoggio di antico sudore
biochimico-medico - come nel
ciclo virtuoso di Krebs. Quello degli zuccheri. Quando cioè
gli elettroni liberati entrano in
risonanza producendo
energia. Accadrà la stessa
cosa? Si produrrà forse
energia mentale nuova nello scontro gentile tra le opere di
Bozzola, le tele di Monet e …
gli stracotti al Barbera, i
risotti alla Bonarda e le torte
Vigoni? Lo diremo alla Fondazione Cariplo che
sostiene il nostro progetto,
testimoniando i risultati di
questo rocambolesco metodo
per “avvicinare nuovo
pubblico alla cultura”.
FONDAZIONE
SARTIRANA
ARTE
di Giorgio Forni
Borse e calzature”, continua il viaggio promozionale in Bielorussia, quando a Minsk sta già cadendo la
neve, di questo settore della nostra industria legata alla moda. Con un repertorio che copre cento anni di creatività e di abilità alto artigianale. Pagine di una storia scritta con oggetti icona di eleganza, spesso associati a volti famosi. Da Maria Callas a Soraya di Persia, da Brigitte Bardot a Grace Kelly, Principessa di Monaco, da Jacqueline Kennedy a Sophia Loren, da Elton John e Rudolph Nureyev a Julia Roberts, Barbra Streisand o Monica Vitti. Al nastro di partenza della collezione itinerante (1910/1920) la borsa gioiello in corno di bue e argento firmata Ravasco, con le borsette da sera in maglia metallica preziosa per le serate alla Scala di signore milanesi inizio secolo. Per arrivare al beauty-case (porta cagnotto) di Ken Scott, con fori tondi per le prese d'aria a conforto dell'amico a quattro zampe, o a quello Sorelle Fontana per le prime trasvolate atlantiche. Ci sono anche lo zainetto Andrea Pfister per Elton John con applicate caramelle e lecca lecca e le sue borse in rettile o visone a strisce per Ursula Andress e Raquel Welch. Le Bagonghi di Roberta di Camerino, le borse e le scarpe firmate Gucci e Ferragamo, le sacche Versace coloratissime con Medusa, i modelli in finto coccodrillo di Ferrè. Le baguette di Fendi e le tracolle Prada in materiale tecnico. Le calzature con tacco vertiginoso scintillanti di cristalli firmate Cauvilla, Jimmy Choo o Manolo Blahnick. Fatte, queste ultime, in Casa Martinoli a Vigevano, che chiude, gloriosa capitale in passato, con la bandiera marchio (due scarpe affiancate a formare la M) di Moreschi. Prossime tappe? Rimarremo in Europa per tutto il 2014, a Mosca, Stoccolma, Helsinky e Praga.
G.F.
DA BANGKOK A MINSK
CON CENTO ANNI
DI MADE IN ITALY
n secondo nostro carrozzone dei Tespi, carico di luci e arredi di
design, di opere su carta di
Tomaso Buzzi, di incisioni di Fausto
Melotti, di abiti firmati Ferrè - Missoni - Pfister e Versace, il tutto illuminato dalle
“luminose” di Marco Lodola, è sbarcato al porto cileno di Santiago.
Per abitare, ma solo per un mese, gli spazi trasparenti del Centro
Culturale di Las Condes. Ecco un’immagine dell’ottimo lavoro
fatto da Paolo Fazzino e dai suoi collaboratori dell’Istituto Italiano di
Cultura. L'Ambasciatore d’Italia Palladino ha così apprezzato la
mostra da volerla in marzo a Montevideo sua prossima sede.
Nel frattempo però le quattro collezioni stanno arrivando in Paraguay, sempre con il titolo
“Antologia del disegno italiano”. Ad Asuncion saranno inaugurate
dalla nostra Ambasciatrice Antonella Cavallari come biglietto da visita per
il suo arrivo nel Paese come nostro Capo Missione. Doppio motivo di
orgoglio e piacere essere, noi di Sartirana, da anni amici di Antonella e Gherardo La Francesca, ad arrivare
in Sud America come.. il cacio sui maccheroni! Anche le opere di Buzzi
toccano il tema (le carnevalate dei cuochi) e ci aiutano a cucinare/
allestire un evento che parla italiano come meglio non si potrebbe.
Un manifesto augurale per la nostra amica Ambasciatrice, con l'auspicio che le nostre mostre siano un inizio
fortunato e apprezzato per il suo ruolo di Alto Rappresentante del
Tricolore Italiano. G.F.
NELLE FOTO Qui sopra: opere “luminose” di Marco Lodola esposte a Santiago. A destra e a fondo pagina: altre testimonianze
del design italiano in tournée in America Latina. Qui sotto: dipinti di Angelo Bozzola degli anni ‘50
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nella ricerca, ma anche assumendo responsabilità istituzionali. Avevo avuto un buon numero di responsabilità nell’ambito dell’editoria, del giornalismo e delle Fondazioni culturali, ero impegnato nel dibattito pubblico e politico, da molti anni ero presidente della Fondazione Feltrinelli di Milano, ma all’Università avevo sempre fatto solo il mestiere del professore. Così, grazie alla fiducia delle colleghe e dei colleghi, mi è accaduto di fare il preside a Scienze politiche fra il ’99 e il 2005, il rettore del Collegio Giasone del Maino (ma questo il Sileno lo sapeva già), il prorettore alla didattica con l’allora rettore Roberto Schmid e di partecipare, a partire dalla metà degli anni Novanta, alla progettazione e alla realizzazione dello IUSS, l’ultimo tassello del Sistema universitario pavese. Per questo, quando nel 2005 lo IUSS è stato riconosciuto come Scuola superiore a ordinamento speciale, l’unica Scuola universitaria superiore in Lombardia, mi sono
dedicato negli ultimi otto anni alla crescita e al consolidamento dell’Istituto, in tandem con Schmid che ne aveva assunto la responsabilità di direzione. Il rapporto di stima e di fiducia con Roberto era nato, nel ’92, nel corso dei lavori di un seminario sul presente e sul futuro del sistema universitario italiano promosso e diretto da Luigi Berlinguer, allora rettore dell’Università di Siena, nella splendida Certosa di Pontignano.
Fu in quel contesto che emerse l’esigenza della costruzione di una rete di Scuole Superiori che arricchissero e integrassero il sistema universitario della formazione e della ricerca. Con Roberto pensammo subito a Pavia, memori della proposta innovativa dei primi anni Ottanta del compianto Alberto Gigli Berzolari. Del resto, a metà degli anni Novanta, l’idea di una estensione a più sedi del modello pisano era al centro della discussione. Edoardo Vesentini, già
direttore della Normale, aveva sostenuto con forza questa prospettiva. Il vecchio Socrate, che ascoltava con attenzione blandamente ironica la mia storia, mi ha interrotto. Questa faccenda dello IUSS ormai la conosco e ho letto sul numero scorso della sua genesi e della sua vicenda, dei risultati raggiunti e dei problemi e delle sfide che l’Istituto ha di fronte a sé. Il discorso di Roberto Schmid mi ha illuminato. Ma c’è qualcosa che ancora mi sfugge. È una cosa che riguarda il rapporto fra l’educazione superiore e la polis. Una volta mi hai parlato, in proposito, di cose come diritti di cittadinanza. Questo non sono sicuro di averlo capito bene. Lo sai che so di non sapere, no? Vedi, caro Sileno, la questione te l’avevo spiegata proprio un anno fa, quando uscivamo dalla splendida sede del Broletto, inaugurata da una appassionante prolusione di Noam Chomsky. Ma, dato che repetita juvant, ti confermo la mia tesi che da anni, del resto, continuo a sostenere con interlocutori scettici, critici o solo curiosi. Sono convinto che una Scuola superiore come lo IUSS assolva primariamente a una funzione specifica che ha a che vedere con il
diritto allo studio di ragazze e ragazzi. Il punto è che puoi interpretare in almeno due modi il diritto allo studio. Tieni conto che i due modi sono ordinati fra loro in sequenza. In parole povere, deve essere soddisfatto il primo perché tu possa passare al secondo. Allora, la prima interpretazione ci dice che ciascun partner della polis ha un eguale diritto ad accedere alla formazione e all’educazione superiore. È un vero e proprio diritto di cittadinanza. E ha a che vedere con il bene comune dell’educazione nelle nostre società. Ora, se questa prima interpretazione è assicurata e garantita, possiamo introdurre una seconda interpretazione che ci dice che i nostri giovani hanno diritto, se hanno particolare motivazione a mettere alla prova al meglio il proprio talento, ad accedere a una formazione che soddisfi al meglio la voglia di conoscenza e di sapere, e non la frustri o la inibisca o la sprechi. Così, possiamo dire, egualitarismo del bisogno ed egualitarismo del merito vanno e devono andare in tandem. Di qui, caro Sileno, l’importanza di una Scuola superiore come lo IUSS. Del resto, in questi anni sono state avviate alcune iniziative importanti
in questa direzione, entro il sistema universitario italiano. Pensa all’Università di Padova e alla sua Scuola Galileiana, cui sono molto affezionato. Alla Scuola di Udine, al Collegio di Milano, a quello di Bologna, a quello di Brescia, al Collegio Carlo Alberto di Torino, all’Istituto di Studi avanzati di Roma, all’Istituto di Lecce e alla Scuola di Catania, all’Alta Scuola Politecnica Milano-Torino, solo per citare alcuni casi, senza pretesa di completezza. Sarebbe molto importante fare il punto su questa gamma di esperienze che rispondono alla mia seconda interpretazione del diritto allo studio. E sarebbe bello e significativo che Pavia si impegnasse a riaprire un confronto e una discussione pubblica seria e responsabile sullo stato delle Scuole universitarie superiori in Italia. So che i tempi sono difficili. Ma so anche che Michele Di Francesco, il nuovo rettore dello IUSS, e Fabio Rugge, il nuovo rettore dell’Università, cui vanno i miei più calorosi auguri di buon lavoro, sono pienamente consapevoli del fatto che in tempi difficili la virtù della lungimiranza diventa un must. Quanto al ministro dell’Università, Maria Chiara Carrozza, la
sua eccellente esperienza di rettorato al Sant’Anna di Pisa è la migliore garanzia di una competenza e di un’attenzione particolari alla questione della rete delle Scuole superiori. Ma tra le cose che so, c’è anche quella della data di scadenza delle marmellate e delle scatolette di tonno. E, quindi, caro Sileno, questi sono solo i sogni e gli auspici di un vecchio zio. O meglio: un nonno, come direbbero i miei molti nipoti con cui intrattengo conversazioni filosofiche. E il nonno è ricco di memorie, che affiorano nel suo piccolo commiato. Memorie di tante colleghe e colleghi, collaboratrici e collaboratori, allieve e allievi, cui sa solo esprimere tutta la sua gratitudine. Per aver avuto la fortuna di imparare sempre qualcosa da loro. E, te lo confesso volentieri, amico mio, per aver fatto sì che in tutti questi anni, sia in situazioni luminose e promettenti sia in circostanze difficili e complicate, mi sia capitato di divertirmi sempre un sacco. O un mucchio, come direbbe mia moglie Nicoletta. Alla fine, vi assicuro, il vecchio Socrate ha sorriso e mi ha detto, bofonchiando, di girarvi il suo saluto amicale. Come dire: non perdiamoci di vista.
(Continua da pagina 1)
«A settant’anni, come professore semplicemente scado. Come le marmellate e le scatolette di tonno»
Fine di una storia L’EDITORIALE di Salvatore Veca