L’ Fine di una -...

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Numero novanta Ottobre 2013 Mensile di cultura e conversazione civile diretto da Salvatore Veca Direttore responsabile Sisto Capra DISTRIBUZIONE GRATUITA www.socratealcaffe.it Da Bangkok a Minsk con cento anni di made in Italy Santiago, oh cara! FONDARTERRITORIO GIORGIO FORNI alle pagine 10-11 la Feltrinelli a Pavia, in via XX Settembre 21. Orari: Lunedì - sabato 9:00-19:30 Domenica 10:00-13:00 / 15:30-19:30 FONDAZIONE SARTIRANA ARTE Le tre vite del Mondino Mente e cervello Human Brain Simulation La collaborazione internazionale sull’emicrania in età evolutiva Quando la salute parla italiano DA PAGINA 2 A PAGINA 9 uesta volta devo confessare che con il vecchio Socrate è stata dura. Per fargli capire che a fine ottobre vado in pensione e chiudo la mia carriera accademica, gli ho dovuto spiegare un gran numero di cose. Ha proprio ragione il grande Wittgenstein quando insiste sul fatto che comprendere un frammento di linguaggio vuol dire comprendere una forma di vita. In realtà, come forse ricorderete, il Sileno era un po’ inquieto pensando alla conclusione di un’altra carriera filosofica, la sua. Mi ha borbottato di nuovo qualcosa a proposito della cicuta. E l’ho tranquillizzato alla fine, raccontandogli una piccola storia: la mia. Come prodotto sono stato messo in circolazione dalla mia mamma il 31 ottobre del 1943. Dopo settant’anni, come professore, semplicemente scado. Come le marmellate e le leggendarie scatolette di tonno. La faccenda del tonno e delle marmellate ha incuriosito il nostro amico e l’ha distratto da pensieri cupi. Gli ho anche raccontato che circa ventitre anni fa ho cominciato a insegnare nell’antica e gloriosa Università di Pavia, alla Facoltà di Scienze politiche. Pavia come città universitaria, con i suoi Collegi, mi ha subito affascinato. Mi sono tornate in mente alcune belle pagine su Pavia che il mio maestro alla Statale di Milano, Enzo Paci, aveva scritto nel suo “Diario fenomenologico”, quando insegnava all’Alma Mater Ticinensis. Devo dire che ho impiegato un po’, all’inizio, a orientarmi nei cortili della sede centrale. Più d’una volta mi sono praticamente perso, forse attratto dalle tante lapidi e dalle impronte di una lunga storia. Quando alla fine ho capito come non perdermi nei cortili, ho sentito che avrei dedicato all’Università il mio impegno non solo, com’è ovvio, nell’insegnamento e (Continua a pagina 12) L’EDITORIALE Fine di una storia di Salvatore Veca

Transcript of L’ Fine di una -...

Numero novanta – Ottobre 2013

Mensile di cultura e conversazione civile diretto da Salvatore Veca

Direttore responsabile Sisto Capra

DISTRIBUZIONE GRATUITA

www.socratealcaffe.it

Da Bangkok a Minsk

con cento anni di made in Italy

Santiago, oh cara!

FONDARTERRITORIO

GIORGIO FORNI alle pagine 10-11

la Feltrinelli a Pavia,

in via XX Settembre 21.

Orari: Lunedì - sabato 9:00-19:30 Domenica 10:00-13:00 / 15:30-19:30

FONDAZIONE

SARTIRANA

ARTE

Le tre vite del Mondino

Mente e cervello

Human Brain Simulation

La collaborazione

internazionale

sull’emicrania in età evolutiva

Quando la salute

parla italiano

DA PAGINA 2 A PAGINA 9

uesta volta devo confessare che con il vecchio Socrate è stata dura. Per fargli capire che

a fine ottobre vado in pensione e chiudo la mia carriera accademica, gli ho dovuto spiegare un gran numero di cose. Ha proprio ragione il grande Wittgenstein quando insiste sul fatto che comprendere un frammento di linguaggio vuol dire comprendere una forma di vita. In realtà, come forse ricorderete, il Sileno era un po’ inquieto pensando alla conclusione di un’altra carriera filosofica, la sua. Mi ha borbottato di nuovo qualcosa a proposito della cicuta. E l’ho tranquillizzato alla fine, raccontandogli una piccola storia: la mia. Come prodotto sono stato messo in circolazione dalla mia mamma il 31 ottobre del 1943. Dopo settant’anni, come professore, semplicemente scado. Come le marmellate e le leggendarie scatolette di tonno. La faccenda del tonno e delle marmellate ha incuriosito il nostro

amico e l’ha distratto da

pensieri cupi. Gli ho anche raccontato che circa ventitre anni fa ho cominciato a insegnare nell’antica e gloriosa Università di Pavia, alla Facoltà di Scienze politiche. Pavia come città universitaria, con i suoi Collegi, mi ha subito affascinato. Mi sono tornate in mente alcune belle pagine su Pavia che il mio maestro alla Statale di Milano, Enzo Paci, aveva scritto nel suo “Diario fenomenologico”, quando insegnava all’Alma Mater Ticinensis. Devo dire che ho impiegato un po’, all’inizio, a orientarmi nei cortili della sede centrale. Più d’una volta mi sono praticamente perso, forse attratto dalle tante lapidi e dalle impronte di una lunga storia. Quando alla fine ho capito come non perdermi nei cortili, ho sentito che avrei dedicato all’Università il mio impegno non solo, com’è ovvio, nell’insegnamento e

(Continua a pagina 12)

L’EDITORIALE

Fine

di una

storia

di Salvatore Veca

Pagina 2 Numero novanta - Ottobre 2013

Ecco dove viene distribuito gratuitamente Il giornale di Socrate al caffè

Il giornale di Socrate al caffè Direttore Salvatore Veca

Direttore responsabile Sisto Capra Editore

Associazione “Il giornale di Socrate al caffè” (iscritta nel Registro Provinciale di Pavia delle Associazioni senza scopo di lucro, sezione culturale)

Direzione e redazione via Dossi 10 - 27100 Pavia 0382 571229 - 339 8672071 - 339 8009549 [email protected]

Redazione: Mirella Caponi (editing e videoimpaginazione), Pinca-Manidi Pavia Fotografia Stampa: Tipografia Pime Editrice srl via Vigentina 136a, Pavia

Autorizzazione Tribunale di Pavia n. 576B del Registro delle Stampe Periodiche in data 12 dicembre 2002

I PUNTI SOCRATE

1863

150 anni fa istituito a Pavia l’insegnamento di Neuropsichiatria 1973

40 anni fa la Fondazione Casimiro Mondino viene riconosciuta IRCCS

2003

10 anni fa l’Istituto Neurologico viene trasferito da via Palestra 3

al Campus Cravino

GLI APPUNTAMENTI A PAVIA: 17-18 OTTOBRE 2013

Palazzo Broletto Piazza della Vittoria ore 8.30-10.15

QUANDO LA SALUTE PARLA ITALIANO

Nascita del gruppo di interesse linguistico

neolatino/lingue romanze Tavola rotonda

fra rappresentanti dei gruppi IHS di interesse linguistico italofono,

ispanofono, portoghese, francofono

ore 10.30-12.00

Il dolore innocente Moderatori:

Daniele Bosone, Giuseppe Nappi

Il Dolore tra Scienza e Fede Lettura di S.E. Mons. Lorenzo Leuzzi

Discussant: Salvatore Veca

GIOVEDÌ 17 OTTOBRE

Consorzio di Bioingegneria e Informatica Medica (CBIM) Piazzale Donatori del Sangue

ore 14.00-16.00

COLLABORAZIONE INTERNAZIONALE IN RETE

Dalla teoria alla pratica

ore 14.00 Introduzione Roberto Schmid, Mario Borghese, Ruben Spizzirri ore 14.30 Serious games come strumento per lo screening, la diagnosi e il trattamento degli stati precoci di demenza ore 15.00 L’esperienza Comoestas e le sue ricadute sul futuro ore 15.30 Programma ALFA: la rete e le altre figure professionali sanitarie ore 15.45 Prospettive per il futuro Ore 16.00 Conclusioni

GIOVEDÌ 17 OTTOBRE

Fondazione Istituto Neurologico Nazionale

C. Mondino Aula Berlucchi

ore 16.45-19.00

FROM EUROPE TO ABROAD: THE LATIN HERITAGE

How to deal with child and adolescent

neuropsychiatric disorders

Chairmen: Umberto Balottin (Pavia), Vincenzo Guidetti (Roma)

Palazzo Botta, Aula Golgi

ore 14.00-18.00 THE HUMAN BRAIN PROJECT

(HBP) The Italian Contribution

Tavola rotonda

GIOVEDÌ 17 OTTOBRE

Palazzo Botta, Aula Golgi

ore 8.45-10.00

I PRIMI 40 ANNI DELL’IRCCS C. MONDINO

Moderatore: Angiolino Stella,

Discussants: Cesare Meloni

Francesco Ciro Rampulla Giovanni Pierucci

Giorgio Goggi Remigio Moratti Roberto Schmid

Prospettive per il futuro: Fabio Rugge

Angiolino Stella Coordinamento: Giuseppe Nappi

VENERDÌ 18 OTTOBRE

Palazzo Botta, Aula Golgi ore 10.00 - 11.00

XXIV OTTORINO ROSSI AWARD

ore 11.20 - 18.00

BRIDGING THE GAP BETWEEN PRECLINICAL

AND CLINICAL RESEARCH IN NEURODEGENERATIVE

DEMENTIAS

VENERDÌ 18 OTTOBRE

○ VISITA GUIDATA

Ottobre 2013 - Numero novanta Pagina 3

PAOLA PAOLA CASATICASATI MIGLIORINIMIGLIORINI Perito della Camera di Commercio di Pavia dal 1988 C.T.U. del Tribunale di Pavia

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el corso dei

secoli gli

studi neuro-psichiatrici

hanno

sempre

trovato

spazio

nell’Università di Pavia, ma

una tappa fondamentale in

questo lungo itinerario storico

è certamente rappresentata

dalla prima istituzionalizzazione

dell’insegnamento di

Neuropsichiatria. Fu nel

clima di entusiasmo per

l’appena realizzata unità

politica italiana che, nel 1863, questo insegnamento

venne affidato a un

personaggio presto destinato

a una fama europea, Cesare

Lombroso. A lui fu subito

conferita a Pavia anche la

guida di un servizio ospedaliero per il trattamento

dei malati con patologie del

sistema nervoso. All’epoca

Lombroso non era ancora

quell’autentico fenomeno culturale europeo destinato a

diventare, ma già andava

delineando i temi principali a

cui presto sarebbe stata

legata la sua fama

internazionale: lo studio della

criminalità, della follia, del genio, visti sotto la luce della

neurobiologia. Idee così nuove

e fuori dagli schemi della

cultura scientifica dell’epoca

attirarono presto l’attenzione

di studenti e neolaureati che stavano ancora vivendo

l’entusiasmo per quanto era

stato realizzato nei campi di

battaglia. Uno di questi fu

Camillo Golgi che di Lombroso divenne assistente

e, per qualche mese, anche

sostituto nella direzione

ospedaliera del servizio

neuropsichiatrico.

Nel 1876 Cesare Lombroso vinse la cattedra di Medicina

Legale all’Università di Torino

lasciando libero l’insegnamento di Clinica

delle Malattie Mentali a Pavia.

Nel frattempo si era già

impegnato nella fondazione di

un ampio istituto manicomiale a Voghera che

vedrà la luce proprio

nell’anno della sua partenza.

Da questo momento, fino alla

fine del secolo, il titolare

dell’insegnamento di neuropsichiatria (che dopo la

partenza di Lombroso si

chiamerà di “Psichiatria e

Clinica psichiatrica”) fu anche

primario del manicomio di

Voghera e spesso proprio da questo istituto provenivano

gli ammalati più singolari e

didatticamente interessanti

mostrati agli studenti nel

corso delle lezioni. Come in

una stella doppia con due centri di gravità distinti, a

Pavia stava la direzione

scientifica e una selezione dei

pazienti e a Voghera la

maggior parte dei degenti. A Lombroso subentrò

nell’insegnamento uno dei

principali psichiatri italiani

della seconda metà

dell’Ottocento, Augusto

Tamburini. Studioso di grande spessore scientifico,

rimase in carica soltanto un

anno ma diede avvio

all’esperienza manicomiale

vogherese sotto i migliori

auspici. A Tamburini subentrò Antigono Raggi che

proprio allora pubblicò con

Camillo Golgi una serie di

lavori importanti sulle

trasfusioni peritoneali nei

malati psichici defedati. Durante la sua direzione nella

clinica si sviluppò soprattutto

l’interesse per la psichiatria:

l’istituto pavese-vogherese

diventò un polo di grande attrazione scientifica e destò

anche l’interesse dello

studioso tedesco Emil

Kraepelin, famoso per gli

studi che porteranno a

definire con precisione i caratteri della schizofrenia.

Una nuova fase della storia

della neurologia e della

psichiatria a Pavia prese

origine nell’anno accademico

1898-99 con l’arrivo di Casimiro Mondino. La

direzione della clinica fu

allora disgiunta dalla

direzione del manicomio di

Voghera, un provvedimento

che comportò la carenza di

casi clinici rilevanti per

l’attività di ricerca e per le esigenze didattiche. Mondino

era stato allievo di Camillo

Golgi e sentiva fortemente

l’importanza della

qualificazione scientifica

dell’istituto universitario a lui assegnato. Appena giunto a

Pavia, nella sua prelezione al

corso di Psichiatria e Clinica

psichiatrica, sottolineò con

forza l’idea secondo la quale “l’osservazione clinica ha tolto ogni separazione oramai fra il campo della psichiatria e quello della neuropatologia”.

Una premessa teoretica

presto destinata ad avere

importanti ricadute istituzionali. La conseguenza

pratica era che, secondo

Mondino, sarebbe stato

sufficiente indicare come

“Clinica Neuropatologica” l’istituto che doveva

ricoverare ammalati affetti da

patologie del sistema nervoso, non importa se

primariamente neurologici o

psichiatrici. Tuttavia la

situazione che esisteva a

Pavia, dopo la scissione del satellite vogherese, non era

delle più entusiasmanti.

Mondino si trovò a dirigere

una clinica che ospitava

pochi ammalati in una specie

di angusto caravanserraglio nel Palazzo Del Maino: una

situazione accademicamente

e scientificamente

insostenibile. Con grande

prontezza fece allora stampare una proposta

rivolta agli amministratori

della provincia “Per fornire di una clinica psichiatrica l’ateneo di Pavia“ concepita

su basi tali che non solo ne venisse fuori un istituto degno,

pel momento, dell’Università […] ma che ancora permettesse uno sviluppo Suo progressivo sufficiente perché, anche nell’avvenire, potesse

(Continua a pagina 4)

NELLA FIGURA Disegno originale dell’Istituto Neurologico Nazionale C. Mondino

(Fonte: Annuario dell'Università di Pavia, Anno Accademico 1914-1915, Tipografia Bizzoni, Pavia)

NELLE FOTO A sinistra Cesare Lombroso; a destra Casimiro Mondino

LE TRE VITE

DEL “MONDINO”

di Giuseppe Nappi

(IRCCS C. Mondino, Università di Pavia, Università Sapienza di Roma)

Paolo Mazzarello (Sistema Museale di Ateneo, Università degli Studi di Pavia)

Graziano Leonardelli

(IRCCS Fondazione Istituto Neurologico Nazionale C. Mondino, Pavia)

Pagina 4 Numero novanta - Ottobre 2013

conservarsi all’altezza dell’illustre Ateneo del quale costituisce parte di capitale importanza”. La novità

istituzionale della proposta,

oltre alla prospettiva ampia di

abbracciare tutta la patologia

nervosa, era l’intento di fondare una struttura

scientifica, assistenziale e

didattica fornita di “basi inalterabili di vita rigogliosa e di prosperità indipendentemente, nei limiti del possibile, dalla futura opera delle persone”. L’idea

vincente di Mondino fu

pensare l’ente su basi nuove,

svincolandolo dalle pastoie

burocratiche attraverso un’amministrazione autonoma

delle risorse e una gestione

autosufficiente del personale.

In un certo senso la sua

lunga vista manageriale lo

aveva portato, con decine

d’anni d’anticipo, a prefigurare quelli che poi

diventeranno gli “Istituti di

Ricovero e Cura a Carattere

Scientifico” (IRCCS). Golgi

appoggiò immediatamente questi progetti facendo valere

tutta la sua influenza come

neo-designato senatore del

Regno (1900). I loro sforzi

congiunti, nonostante alcuni

screzi personali dovuti anche alle personalità non

facilmente conciliabili,

portarono finalmente, nel

1913-14, alla fondazione della

nuova Clinica Neuropatologica che nel 1917

(figura a pagina 3), con

decreto luogotenenziale di

Vittorio Emanuele III, fu

eletta a Ente Morale. Mondino

la sentì sempre come una sua creatura destinata a

sopravvivergli. Nel 1924, alla

sua morte, le lasciò in eredità

i suoi beni.

La Clinica Neuropatologica “Casimiro Mondino”, come

venne ribattezzata in onore

del fondatore, si sviluppò

negli anni seguenti sotto la

direzione di importanti neurologi e psichiatri, come

Ottorino Rossi, noto per i suoi

studi neuroanatomici e sulla

patologia infiammatoria,

degenerativa e traumatica del

sistema nervoso, Giuseppe Carlo Riquier, esperto

studioso della semeiologia dei

nervi periferici e di neuro-

riabilitazione e Carlo

Berlucchi noto studioso di psichiatria in particolare delle

alterazioni neuropsichiche in

corso di alcolismo. I rapporti

di collaborazione fra gli enti

sanitari pavesi ebbero nel

1940 un importante momento istituzionale. L’Università di

Pavia, nella persona del

rettore Carlo Vercesi,

patrocinò un importante

accordo fra Policlinico San

Matteo e Clinica Neuropatologica “per il ricovero in quest’ultima dei malati di forme nervose e mentali provenienti dal Policlinico S. Matteo”. La

convenzione fu firmata da Giovanni Battista Maffei,

presidente del Consiglio di

Amministrazione del

Policlinico, da Giuseppe Carlo

Riquier, direttore della Clinica

Neuropatologica e dal rettore Carlo Vercesi. Si stabiliva

allora che, “nell’interesse dell’insegnamento universitario, e dunque dello Stato”, tutti i malati affetti da

patologia nervosa e mentale del Policlinico dovessero

afferire, previa valutazione da

parte di un neurologo

accettante, al “Mondino”. In

tal modo si confermava la

prevalenza istituzionale della Clinica Neuropatologica

rispetto al ricovero, alla cura

medico-farmacologica e alla

riabilitazione dei malati

neuropsichiatrici. [Conv. Registrata a Pavia il 27 gennaio 1940 al n. 2073 Vol.

169 Mod. II a firma del Procuratore Rustioni. Copia presso la Direzione Scientifica dell’Istituto Neurologico Casimiro Mondino di Pavia]. Intanto l’idea di fondare

istituti scientifici autonomi,

anche sulla falsariga del

“Mondino” prese piede a livello nazionale e iniziò ad

avere uno spessore

istituzionale. Nel 1938

troviamo i primi riferimenti

alla figura giuridica degli IRCCS, citata in una legge

senza che ne fossero

comunque precisati i

caratteri. Analoga ambiguità

pervadeva la riforma

ospedaliera del 1968: gli IRCCS pur riconosciuti

ufficialmente con decreto del

Ministero della Sanità di

concerto con quello della

Pubblica Istruzione

mantenevano ancora dei contorni legali non del tutto

definiti. In questo quadro

istituzionale, esattamente

quarant’anni fa, l’Istituto

Neurologico “Mondino” segnava una tappa

importante nella sua storia

istituzionale, quasi una

seconda fondazione giuridica,

con il riconoscimento ufficiale

da parte del Ministero della Salute della qualifica di

IRCCS che ne saldava il

duplice carattere di luogo di

ricerca in campo neurologico

e centro di assistenza e cura

dei pazienti affetti da patologie del sistema nervoso.

Attori di questa importante

fase della decennale vita

dell’Istituto furono il rettore

dell’Università Antonio Fornari, il direttore sanitario

Cesare Meloni e il direttore

della Clinica, Paolo Pinelli.

Proprio allora il “Mondino”

iniziava una nuova vita con

una spiccata internazionalizzazione della

ricerca legata ai nomi dei

direttori scientifici che ne

guidarono poi l’attività: Paolo

Pinelli dal 1973 al 1980,

Faustino Savoldi dal 1981 al 1988 e Giuseppe Nappi dal

1989 a oggi. [Vedi Tabella “I primi 40 anni IRCCS C. Mondino: 1973-2013]. Così come fu importante

l’opera dei professori ordinari Giovanni Lanzi, Vittorio Cosi

e Antonio Arrigo nello

sviluppare la neuropsichiatria

infantile, la

neuroimmunologia clinica e la

neuroriabilitazione. Nel frattempo la qualifica di

IRCCS conquistata sul campo

nel 1973, era riconfermata

nel 1981, nel 1991, nel 2005

e nel 2010. In tutti questi anni lo staminale rapporto

con l’Università di Pavia è

stato mantenuto con

adeguate convenzioni che ne

hanno assicurato il ruolo

polifunzionale di struttura integrata per la ricerca,

l’assistenza di alta

specializzazione, il ruolo di

presidio sanitario di

riferimento sul territorio

relativo alla patologia neurologica e l’indispensabile

attività didattica. In questo

insieme di attività in rapporto

reciproco, il “Mondino” si è

andato configurando come ente indipendente di grande

rilevanza nazionale con

personalità giuridica di diritto

privato. E proprio da questa

autonomia l’Istituto ha tratto

la forza per un altro grande balzo in avanti, quasi una sua

terza fondazione. Esattamente

dieci anni fa il “Mondino” si è

trasferito dall’antica storica

sede di via Palestro

nell’attuale campus universitario all’interno di

una cornice architettonica di

grande ricchezza strutturale,

accademica e culturale. La

compenetrazione dei risultati 2012, raggiunti con i nuovi

criteri di finanziamento,

proiettati nel prossimo

triennio come trama e ordito

di una tela in divenire, tesse

ancora un disegno di eccellenti risultati promossi

dai meriti passati e dal lavoro

intelligente, straordinario,

portato avanti negli ultimi

trent’anni dalla Nuova Scuola

Neurologica Pavese, rifondata negli anni 70 dal Maestro di

tutti noi, il Prof. Paolo Pinelli,

primo Direttore Scientifico

dell’IRCCS “Casimiro

Mondino”, che era da poco ritornato dall’Università di

Roma “La Cattolica” nella

Clinica Neurologica

dell’Università di Pavia dove si

era formato come allievo di

Carlo Berlucchi negli anni Cinquanta. La trasversalità

della Ricerca fondata sul

fecondo apporto

dell’interdisciplinarità

congiunge le due istituzioni

storiche del Sapere in Neuroscienze della tradizione

neurologica pavese:

Università di Pavia e

Fondazione “Mondino”, con il

coinvolgimento delle professionalità più aperte,

fuse nei progetti di ricerca.

Questa nuova ottica multi-

disciplinare/inter-

istituzionale è vitale

all’interno del “Mondino”, istituzione complessa e

costitutivamente trinitaria

capace di sviluppare

un’integrazione evolutiva tra

MinSal-IRCCS, MIUR-UniPV e

strutture regionali (Regione Lombardia-AO/ASL e

Provincia di Pavia). Dopo un

secolo dalla sua prima

fondazione, la neurologia

pavese, sulle tracce di Camillo Golgi, Casimiro Mondino,

Ottorino Rossi, Carlo

Berlucchi, Paolo Pinelli e di

altri maestri che a loro sono

seguiti, può adesso guardare

avanti con rinnovata fiducia alle prospettive di studio,

cura e riabilitazione delle

malattie del sistema nervoso.

(Continua da pagina 3)

IMPRESA CALISTI PAVIA

1928-2013

TRE GENERAZIONI IMPEGNATE NEL RESTAURO CONSERVATIVOTRE GENERAZIONI IMPEGNATE NEL RESTAURO CONSERVATIVOTRE GENERAZIONI IMPEGNATE NEL RESTAURO CONSERVATIVO DI EDIFICI E MONUMENTI STORICIDI EDIFICI E MONUMENTI STORICIDI EDIFICI E MONUMENTI STORICI

Ottobre 2013 - Numero novanta Pagina 5

L’uomo è ciò che sa, ciò che ricorda». Nei tempi antichi l’identità del singolo individuo, la sua uguaglianza ma anche la

diversità dai suoi simili era espressa da questa semplice affermazione. Non è quindi difficile capire come la memoria fosse l’unica funzione mentale che veniva identificata, compresa, ed entro certi limiti studiata. La memoria era l’insieme dei processi mentali con cui si definiva la nostra identità e si delimitavano le nostre conoscenze. Non vi era altro. Non certo il pensiero, il ragionamento o l’attenzione: funzioni complesse e in una qualche misura secondarie e dipendenti rispetto ad apprendere e ricordare. Non vi erano poi la percezione o i processi motori: funzioni troppo periferiche, automatiche, non consapevoli, per essere considerate peculiari dell’essere umano. Lo studio della memoria prosegue dal mondo greco a quello romano, per arrivare fino al medioevo in un susseguirsi di ipotesi e interpretazioni che riflettono la cultura del tempo. La retorica romana è in buona sostanza uno studio sul funzionamento della memoria. Qual è la struttura del discorso che può essere ricordata più facilmente dall’ascoltatore e soprattutto come aiutare l’oratore a memorizzare? I primi testi sulla nostra capacità di ricordare risalgono proprio al mondo greco e romano e sono anche i primi testi in cui si ritrovano descrizioni dettagliate di processi di funzionamento mentale che verranno formalizzate solo 2000 anni più tardi. La facilità di ricordare per immagini, se comparata alla memoria di un testo scritto (picture superiority effect), è alla base di tutte le moderne mnemotecniche ma era stata già ampiamente descritta da Aristotele. Posizionare all’inizio o alla fine di un discorso le informazioni più rilevanti è un principio contenuto in tutti i manuali di retorica ma è anche un principio su cui sono stati formulati numerosi modelli di funzionamento mnemonico del novecento (effetto primacy e recency). Per più di duemila anni, lo studio dei processi mentali si è limitato a questo, a individuare attraverso i meccanismi di memoria delle regole generali di funzionamento mentale,

spesso senza nemmeno comprendere che alla base di tutto vi era il cervello: l’organo che ci permetteva di ricordare e di ragionare, di avere un pensiero creativo o di imparare la sequenza di movimenti necessari a rimanere a galla non era altro che quell’insieme gelatinoso contenuto all’interno della scatola cranica. Per i primi medici non era poi così difficile immaginare che il cuore o i polmoni avessero delle funzioni distinte, che muscoli e ossa - pur nella loro complementarietà - avessero un ruolo distinguibile. Come immaginare invece il funzionamento del cervello? Come distinguere funzioni e processi in una struttura sostanzialmente

omogenea come la materia grigia? Come arrivare a definire i compiti e le funzioni del cervello e a legare questi meccanismi con il nostro comportamento? Il superamento delle teorie medievali avviene con il rinascimento, con la costruzione di modelli mentali più complessi e articolati, ma soprattutto avviene dalla fine del settecento con lo sviluppo della frenologia. Un piccolo gruppo di filosofi e medici si sono ritrovati a condividere alcuni principi sul funzionamento mentale. Il più importante era probabilmente l’ipotesi che il cervello non fosse costituito da un insieme indifferenziato di strutture anatomiche e funzioni ma che, al contrario, ogni area cerebrale potesse essere associata a specifiche competenze. Le conoscenze dell’epoca erano ingenue e superficiali rispetto a quelle odierne ma nondimeno l’approccio era corretto e rivoluzionario. Inoltre, per la prima volta in maniera completa e strutturata, il comportamento umano veniva legata in maniera univoca alla funzioni mentali. È il nostro cervello che ci permette di

interagire con il mondo, ed è ugualmente all’interno del nostro cervello che vanno ricercate le anomalie e i meccanismi responsabili della malattia mentale, della psicopatologia, dei disturbi motori o dell’eloquio che hanno la propria sede nella corteccia cerebrale e non nei muscoli o negli organi periferici che ci permettono di muoverci e parlare. Le teorie frenologiche, e le prime conferme sperimentali a partire dalla metà dell’ottocento, hanno portato alla nascita delle discipline che si occupano dello studio del cervello e del comportamento umano, le scienze neurologiche e psichiatriche, le scienze psicologiche, la neurofisiologia. Con

il passare dei decenni, ogni disciplina ha trovata una sua specificità, metodi di ricerca e strumenti interpretativi distinti. Le conoscenze sul cervello e sul comportamento umano sono state per anni troppo superficiali per permettere una reale integrazione di competenze, una unione di metodi e paradigmi di ricerca che potesse permettere, attraverso il contributo di tutte le discipline, un avanzamento delle nostre conoscenze. Per effettuare questo salto concettuale è stato necessario un avanzamento tecnologico e l’avvento delle neuroscienze. Questa disciplina in realtà nasce a partire dalla metà del novecento, con lo studio del sistema nervoso periferico o l’analisi dei meccanismi cellulari di base che permettono la trasmissione cellulare, ma è solo dalla fine del secolo scorso che lo sviluppo delle tecniche di neuroimmagine ha permesso di vedere dal vivo i processi cerebrali. Non si trattava più di capire come le

cellule neurali permettessero il passaggio del segnale elettrico: si trattava di vedere dal vivo il funzionamento del cervello, in condizioni normali o patologiche, “vedere” un processo di ragionamento o di memorizzazione. Se le intuizioni dei primi frenologi duecento anni fa hanno permesso di avviare lo studio dell’anatomia e della fisiologia dei processi mentali nella giusta direzione, l’avvento delle neuroscienze ha portato a una nuova rivoluzione. Ogni comportamento, ogni processo mentale, ha alla base un meccanismo

fisiologico che è possibile identificare. In alcuni casi le tecniche o i metodi di analisi sono ancora incompleti ma si intravede la direzione futura, si ha la netta percezione che in un futuro non troppo lontano la qualità delle conoscenze che avremo sul nostro cervello non sarà poi così diversa da quella che abbiamo sulla circolazione del sangue o sul sistema scheletrico, sui meccanismi digestivi o sulla respirazione. Le discipline che in passato si erano allontanate si sono di nuovo avvicinate. Come è passibile parlare di strutture neurali senza comprenderne la loro funzioni, come studiare l’anatomia e la fisiologia senza associarle alla dimensione patologica? Neurologia e psichiatria, psicologia e fisiologia si ritrovano non solo ad avere un comune oggetto di studio ma anche, dopo più di cento anni, una sinergia di metodi e teorie, di approcci e modelli interpretativi per dare finalmente una veste integrata e completa alle rispettive conoscenze. La storia dell’Istituto Mondino e dell’Università di Pavia ripercorre fedelmente queste tappe storiche e

dimostra la centralità della neurofisiologia pavese sia in ambito nazionale che internazionale. Dalla creazione delle prime cattedre di clinica delle malattie nervose e mentali al processo di separazione tra neurologia e psichiatria; dalla nascita di una tradizione psicologica maggiormente consapevole della necessità di trovare e giustificare le proprie conoscenze con un forte ancoraggio anatomico al passaggio della fisiologica verso una maggiore

integrazione con le altre discipline. Capire come è fatto non può più disgiungersi dal capire come funziona e a cosa serve. L’unione tra discipline diventa quindi una necessità e una opportunità di sviluppo a cui è impossibile rinunciare. Comprendere il cervello e il suo funzionamento è la sfida del nostro futuro. Sia l’Unione Europea che gli enti di ricerca americani hanno lanciato ambiziosi programmi di ricerca che si concluderanno nel prossimo decennio per arrivare alla comprensione del cervello umano. L’obiettivo è unico e uguale per tutti. Chiunque voglia

competere a livello internazionale e partecipare a questa sfida affascinante non può non comprendere l’importanza dell’integrazione tra discipline e metodi diversi. A Pavia, l’unione e la vicinanza di strutture sperimentali e cliniche, la tradizione di eccellenza e la volontà di continuare a essere in sintonia con lo sviluppo di queste discipline a livello mondiale ha determinato la possibilità di creare un centro di ricerca specifico, in cui tutte le competenze neurologiche e psichiatriche, neurofisiologiche e psicologiche, possano avere un tetto e un senso di appartenenza comune. Il Department of Brain and Behavioral Sciences nasce con questo spirito, per raccogliere una delle sfide più belle e affascinanti che ci siamo mai trovati ad affrontare, forte dei successi passati, della tradizione del Mondino e della nostra Università. C’è un presente di prestigio ed eccellenza, ad esempio con la partecipazione allo Human Brain Project che permetterà nel 2023 di arrivare alla simulazione computazionale dell’intero funzionamento cerebrale, ma vi è anche un futuro fatto di obiettivi condivisi che non potranno mai prescindere dalla qualità e dall’eccellenza scientifica a cui il nostro passato ci ha abituato.

MENTE E CERVELLO Integrare le conoscenze

per comprendere il comportamento

di Tomaso Vecchi (Università degli Studi di Pavia)

IN FOTO Mnemosine, la memoria

nella mitologia greca: quadro di Dante Gabriel Rossetti

Pagina 6

STUDIO DIAPASON PAVIA COUNSELING - PSICOLOGIA - PSICOTERAPIA - PSICOPEDAGOGIA

STUDIO DIAPASON PAVIA SNC DI CASARINI F e AIELLO F - VIA CASE NUOVE, 33/5 - 27028 SAN MARTINO SICCOMARIO (PV) - www.studiodiapasonpavia.it P.IVA/C.F./Iscriz.Reg.Imprese Pv 02264140183 REA 259294

I PROFESSIONISTI DELLO STUDIO:

D.ssa E. Biscuolo Tel. 339 3140196

email: [email protected]

Psicologa - Psicoterapeuta cognitiva-comportamentale

D.ssa M. Pala Tel. 393 4184023

email: [email protected]

Psicologa - Psicoterapeuta Breve Strategica

D.ssa G. Benza Tel. 338 1490089 email: [email protected]

Psicologa Psicoterapeuta Ecobiopsicologica

D.ssa C. Danesini Tel. 366 4138854

email: [email protected]

Psicologa - Psicoterapeuta familiare

D.ssa A. Vescovo Tel. 347 9679789

email: [email protected]

Psicologa con formazione specifica in campo sessuologico

D.ssa G. Borromeo Tel. 392 3344916 email: [email protected]

Psicologa Psicoterapeuta in formazione

D.ssa G. Metelli Tel. 348 3883489 email: [email protected]

Counselor ad orientamento gestaltico

in

dall’antichità

la Scienza si pone, in modo

esplicito o

implicito, il

quesito del

funzionamento del cervello. La

straordinaria capacità

dell’uomo e degli animali di

creare rappresentazioni interne

della realtà e quindi di creare un mondo personale di

pensieri ed emozioni, ha

generato varie riflessioni

scientifiche e filosofiche che

sono approdate alla identificazione del cervello

come sede di tali processi. È

ormai chiaro che tutto ciò che

pertiene alla sfera delle

funzioni nervose e mentali, sia nella fisiologia che

nella patologia, sia

da far risalire

all’attività

cerebrale. Nonostante questa

realizzazione,

basata

sull’evidenza

scientifica e clinica, i

meccanismi

mediante i quali il

cervello genera le

funzioni superiori rimangono

incompresi.

Comprendere le funzioni del

cervello è una delle

maggiori sfide della

scienza

contemporanea, sia per motivi

puramente

filosofici

(comprensione del

funzionamento della mente) che

per le potenziali

applicazioni in

campo biomedico

(diagnosi e terapia delle patologie

neurologiche e

psichiatriche) ed

ingegneristico

(produzione di nuovo sistemi di

calcolo e di

controllo dei

robot). Tuttavia,

studiare le funzioni cerebrali presenta

problemi

particolari che non sono

comuni ad altri campi di

ricerca. Da un lato, il cervello impiega meccanismi molecolari

e cellulari non dissimili da

quelli di altri organi e tessuti.

Dall’altro, il cervello è

composto da reti che connettono circa 1 miliardo di

neuroni (le cellule

fondamentali del sistema

nervoso) tramite circa 1000

miliardi di sinapsi (i punti di contatto e comunicazione tra

neuroni). Mediante tale

struttura il cervello genera le

funzioni sensorimotorie, cognitive, emotive, il

comportamento e la coscienza.

Ma qual è il rapporto tra il

livello molecolare/cellulare e

quello comportamentale? L’evidenza sperimentale

(empirica) derivante dalla

fisiologia e dalla neurologia ci

ha insegnato che la risposta

deve essere ricercata tramite i principi della codificazione

dell’informazione (il cervello

trasforma continuamente

segnali codificati sotto forma di

scariche di potenziali d’azione neuronali), della

comunicazione cellulare (i

neuroni comunicano tra loro

mediante neurotrasmettitori

chimici a livello delle sinapsi) e

della plasticità sinaptica (le

sinapsi possono modificare la

neurotrasmissione dei segali nervosi in seguito

all’esperienza: la plasticità

sinaptica è ritenuta la base

cellulare della memoria).

Mentre la ricerca in specifici settori sta contribuendo a

chiarire questi meccanismi,

una sfida ancora più alta è

quella di delucidare i dettagli

della connettività e delle dinamiche di funzionamento

dei neuroni e dei circuiti al fine

di comprendere in che modo

questi fattori possano determinare il funzionamento

cerebrale nel suo complesso.

Poiché è impossibile, in linea di

principio, registrare

simultaneamente l’attività di tutti i neuroni cerebrali, è

necessario sviluppare nuovi

strumenti per affrontare il

problema. Questa questione si

riflette nel dualismo tra gli approcci riduzionista ed olista,

che in pratica sono tuttora

incompatibili. Le maggiori

agenzie scientifiche hanno

raccolto la sfida e hanno lanciato tre progetti principali

che affronteranno, insieme alle

specifiche problematiche

scientifiche, lo sviluppo di

nuove tecnologie ed i possibili benefici che la società

potrà ottenere da queste

ricerche. Questi progetti

comprendono lo Human Brain Project (HBP), che

promuoverà per primo lo sviluppo di modelli

computazionali su larga

scala del cervello, Active Brain Mapping che

promuoverà lo sviluppo di

nuove tecniche di registrazione per l’imaging

cellulare, e Human Connectome Project che,

basandosi per lo più su

tecniche di Magnetic Resonance Imaging (MRI), promuoverà la comprensione della

connettività strutturale e

funzionale delle diverse

aree cerebrali. Questa

complessa impresa ha ottenuto considerevole

visibilità a livello scientifico

e nei social media.

HBP si focalizza su una

nuova tecnologia chiamata

“realistic computational modeling” (modellizzazione

neuronale realistica) al fine

di realizzare il primo modello matematico su

larga scala delle funzioni

cerebrali. Gli elementi

cardinali possono essere

riassunti come segue (omettendo per semplicità

qualsiasi dettaglio tecnico).

(i) I modelli sono costruiti

sulla base di solidi principi

biofisici, consentendo l’incorporazione di rilevanti

dettagli biologici (proprietà

molecolari e cellulari di

specifici neuroni per esempio).

Questo approccio stabilisce una sostanziale differenza

rispetto ai classici modelli

teorici, nei quali fa funzione

desiderata è anticipata ed il modello è disegnato ad hoc per

generarla. Nella

modellizzazione realistica, le

funzioni sono le "proprietà emergenti" del sistema (sia esso

una molecola, un neurone o un

circuito). Questa differenza può

anche essere espressa

contrastando la natura bottom-up dei modelli realistici con

quella top-down nature dei

modelli teorici. (ii) Ogni predizione generata dal

modello deve essere contro-

testata e confermata da

osservazioni biologiche. Quindi

lo studio delle funzioni biologiche a differenti livelli

(molecolare, cellulare,

circuitale) rimane essenziale.

(iii) È importante notare che una espansione del modello

verso le funzioni globali del

cervello può ora essere

immaginata sulla base degli

impressionanti progressi ottenuti nel campo dell’imaging

funzionale e strutturale.

Queste tecniche non invasive

(inclusa la MRI) possono essere

impiegate per studiare le

funzioni cerebrali in esseri umani ed animali viventi e

consentono di identificare i

circuiti coinvolti in

comportamenti complessi. Il

che, a sua volta, fornisce un punto di riferimento di

importanza critica per la

modellizzazione del cervello. Si

deve notare che la generazione

di modelli sulla scala di

complessità necessaria per

studiare le funzioni cerebrali è ora possibile grazie ai progressi

nel supercalcolo e nelle

tecniche di modellizzazione

matematica. Supercomputers

come BlueGene hanno

sufficiente potenza computazionale per poter

lanciare modelli del cervello di

dimensione e complessità

inimmaginabili in precedenza.

HBP è un progetto “flagship”

della Commissione Europea (EU) e comprende oltre 80

laboratori in tutta Europa (di

cui 5 in Italia) oltre ad una

decina di laboratori in USA ed in altre regioni del mondo. HBP

inizierà ufficialmente il 1

Ottobre 2013 e durerà 10 anni

per un finanziamento iniziale

complessivo di 1.2 miliardi di Euro. HBP è distribuito su 10

piattaforme che comprendono

Brain Simulation,

Neuroinformatics,

Neurorobotics, Neuromorphic Computing, High-performance

Computing, Cognitive

Neuroscience, Theoretical

Neuroscience, Molecular and

Cellular Neurocience, Medical

Informatics, Ethics and

Society. All’interno della piattaforma centrale di Brain

Simulation opera il nostro

gruppo di ricerca presso il

Dipartimento di Brain and Behavioral Sciences dell’Università di Pavia ed il

Brain Connectivity Center dell’IRCCS C. Mondino di

Pavia. Il ruolo fondamentale

del nostro gruppo è quello di

sviluppare modelli dei neuroni e dei circuiti del cervelletto

contribuendo alla generazione

di una strategia generale per la

simulazione del cervello dei

roditori inizialmente e dell’uomo successivamente. Si

deve poi notare che la natura

multi-disciplinare del progetto

ha la potenzialità di coinvolgere

vari settori della Medicina, della Biologia, della Psicologia,

della Fisica, dell’Ingegneria,

solo per nominare i principali.

Pertanto HBP rappresenta non

solamente una delle sfide scientifiche del momento ma

anche una eccezionale

occasione di sviluppo e

coordinazione delle strutture

coinvolte.

HUMAN BRAIN SIMULATION

di Egidio D’Angelo (IRCCS Fondazione Istituto Neurologico Nazionale C. Mondino, Pavia - Università degli Studi di Pavia)

L’Istituto Neurologico Nazionale

C. Mondino al Campus Cravino dal 2003

Pagina 7

STUDIO DIAPASON PAVIA COUNSELING - PSICOLOGIA - PSICOTERAPIA - PSICOPEDAGOGIA

STUDIO DIAPASON PAVIA SNC DI CASARINI F e AIELLO F - VIA CASE NUOVE, 33/5 - 27028 SAN MARTINO SICCOMARIO (PV) - www.studiodiapasonpavia.it P.IVA/C.F./Iscriz.Reg.Imprese Pv 02264140183 REA 259294

Domenica 20 ottobre 2013 ore 11 - Libreria Feltrinelli di Pavia

IL BENESSERE SULLA VIA DELLE EMOZIONI INTERVERRANNO:

dottoressa gisella Benza, psicologa-psicoterapeuta

dottoressa Giulia Metelli, counselor ad orientamento gestaltico

in

dall’antichità

la Scienza si pone, in modo

esplicito o

implicito, il

quesito del

funzionamento del cervello. La

straordinaria capacità

dell’uomo e degli animali di

creare rappresentazioni interne

della realtà e quindi di creare un mondo personale di

pensieri ed emozioni, ha

generato varie riflessioni

scientifiche e filosofiche che

sono approdate alla identificazione del cervello

come sede di tali processi. È

ormai chiaro che tutto ciò che

pertiene alla sfera delle

funzioni nervose e mentali, sia nella fisiologia che

nella patologia, sia

da far risalire

all’attività

cerebrale. Nonostante questa

realizzazione,

basata

sull’evidenza

scientifica e clinica, i

meccanismi

mediante i quali il

cervello genera le

funzioni superiori rimangono

incompresi.

Comprendere le funzioni del

cervello è una delle

maggiori sfide della

scienza

contemporanea, sia per motivi

puramente

filosofici

(comprensione del

funzionamento della mente) che

per le potenziali

applicazioni in

campo biomedico

(diagnosi e terapia delle patologie

neurologiche e

psichiatriche) ed

ingegneristico

(produzione di nuovo sistemi di

calcolo e di

controllo dei

robot). Tuttavia,

studiare le funzioni cerebrali presenta

problemi

particolari che non sono

comuni ad altri campi di

ricerca. Da un lato, il cervello impiega meccanismi molecolari

e cellulari non dissimili da

quelli di altri organi e tessuti.

Dall’altro, il cervello è

composto da reti che connettono circa 1 miliardo di

neuroni (le cellule

fondamentali del sistema

nervoso) tramite circa 1000

miliardi di sinapsi (i punti di contatto e comunicazione tra

neuroni). Mediante tale

struttura il cervello genera le

funzioni sensorimotorie, cognitive, emotive, il

comportamento e la coscienza.

Ma qual è il rapporto tra il

livello molecolare/cellulare e

quello comportamentale? L’evidenza sperimentale

(empirica) derivante dalla

fisiologia e dalla neurologia ci

ha insegnato che la risposta

deve essere ricercata tramite i principi della codificazione

dell’informazione (il cervello

trasforma continuamente

segnali codificati sotto forma di

scariche di potenziali d’azione neuronali), della

comunicazione cellulare (i

neuroni comunicano tra loro

mediante neurotrasmettitori

chimici a livello delle sinapsi) e

della plasticità sinaptica (le

sinapsi possono modificare la

neurotrasmissione dei segali nervosi in seguito

all’esperienza: la plasticità

sinaptica è ritenuta la base

cellulare della memoria).

Mentre la ricerca in specifici settori sta contribuendo a

chiarire questi meccanismi,

una sfida ancora più alta è

quella di delucidare i dettagli

della connettività e delle dinamiche di funzionamento

dei neuroni e dei circuiti al fine

di comprendere in che modo

questi fattori possano determinare il funzionamento

cerebrale nel suo complesso.

Poiché è impossibile, in linea di

principio, registrare

simultaneamente l’attività di tutti i neuroni cerebrali, è

necessario sviluppare nuovi

strumenti per affrontare il

problema. Questa questione si

riflette nel dualismo tra gli approcci riduzionista ed olista,

che in pratica sono tuttora

incompatibili. Le maggiori

agenzie scientifiche hanno

raccolto la sfida e hanno lanciato tre progetti principali

che affronteranno, insieme alle

specifiche problematiche

scientifiche, lo sviluppo di

nuove tecnologie ed i possibili benefici che la società

potrà ottenere da queste

ricerche. Questi progetti

comprendono lo Human Brain Project (HBP), che

promuoverà per primo lo sviluppo di modelli

computazionali su larga

scala del cervello, Active Brain Mapping che

promuoverà lo sviluppo di

nuove tecniche di registrazione per l’imaging

cellulare, e Human Connectome Project che,

basandosi per lo più su

tecniche di Magnetic Resonance Imaging (MRI), promuoverà la comprensione della

connettività strutturale e

funzionale delle diverse

aree cerebrali. Questa

complessa impresa ha ottenuto considerevole

visibilità a livello scientifico

e nei social media.

HBP si focalizza su una

nuova tecnologia chiamata

“realistic computational modeling” (modellizzazione

neuronale realistica) al fine

di realizzare il primo modello matematico su

larga scala delle funzioni

cerebrali. Gli elementi

cardinali possono essere

riassunti come segue (omettendo per semplicità

qualsiasi dettaglio tecnico).

(i) I modelli sono costruiti

sulla base di solidi principi

biofisici, consentendo l’incorporazione di rilevanti

dettagli biologici (proprietà

molecolari e cellulari di

specifici neuroni per esempio).

Questo approccio stabilisce una sostanziale differenza

rispetto ai classici modelli

teorici, nei quali fa funzione

desiderata è anticipata ed il modello è disegnato ad hoc per

generarla. Nella

modellizzazione realistica, le

funzioni sono le "proprietà emergenti" del sistema (sia esso

una molecola, un neurone o un

circuito). Questa differenza può

anche essere espressa

contrastando la natura bottom-up dei modelli realistici con

quella top-down nature dei

modelli teorici. (ii) Ogni predizione generata dal

modello deve essere contro-

testata e confermata da

osservazioni biologiche. Quindi

lo studio delle funzioni biologiche a differenti livelli

(molecolare, cellulare,

circuitale) rimane essenziale.

(iii) È importante notare che una espansione del modello

verso le funzioni globali del

cervello può ora essere

immaginata sulla base degli

impressionanti progressi ottenuti nel campo dell’imaging

funzionale e strutturale.

Queste tecniche non invasive

(inclusa la MRI) possono essere

impiegate per studiare le

funzioni cerebrali in esseri umani ed animali viventi e

consentono di identificare i

circuiti coinvolti in

comportamenti complessi. Il

che, a sua volta, fornisce un punto di riferimento di

importanza critica per la

modellizzazione del cervello. Si

deve notare che la generazione

di modelli sulla scala di

complessità necessaria per

studiare le funzioni cerebrali è ora possibile grazie ai progressi

nel supercalcolo e nelle

tecniche di modellizzazione

matematica. Supercomputers

come BlueGene hanno

sufficiente potenza computazionale per poter

lanciare modelli del cervello di

dimensione e complessità

inimmaginabili in precedenza.

HBP è un progetto “flagship”

della Commissione Europea (EU) e comprende oltre 80

laboratori in tutta Europa (di

cui 5 in Italia) oltre ad una

decina di laboratori in USA ed in altre regioni del mondo. HBP

inizierà ufficialmente il 1

Ottobre 2013 e durerà 10 anni

per un finanziamento iniziale

complessivo di 1.2 miliardi di Euro. HBP è distribuito su 10

piattaforme che comprendono

Brain Simulation,

Neuroinformatics,

Neurorobotics, Neuromorphic Computing, High-performance

Computing, Cognitive

Neuroscience, Theoretical

Neuroscience, Molecular and

Cellular Neurocience, Medical

Informatics, Ethics and

Society. All’interno della piattaforma centrale di Brain

Simulation opera il nostro

gruppo di ricerca presso il

Dipartimento di Brain and Behavioral Sciences dell’Università di Pavia ed il

Brain Connectivity Center dell’IRCCS C. Mondino di

Pavia. Il ruolo fondamentale

del nostro gruppo è quello di

sviluppare modelli dei neuroni e dei circuiti del cervelletto

contribuendo alla generazione

di una strategia generale per la

simulazione del cervello dei

roditori inizialmente e dell’uomo successivamente. Si

deve poi notare che la natura

multi-disciplinare del progetto

ha la potenzialità di coinvolgere

vari settori della Medicina, della Biologia, della Psicologia,

della Fisica, dell’Ingegneria,

solo per nominare i principali.

Pertanto HBP rappresenta non

solamente una delle sfide scientifiche del momento ma

anche una eccezionale

occasione di sviluppo e

coordinazione delle strutture

coinvolte.

HUMAN BRAIN SIMULATION

di Egidio D’Angelo (IRCCS Fondazione Istituto Neurologico Nazionale C. Mondino, Pavia - Università degli Studi di Pavia)

FIGURA 1. HUMAN BRAIN

PROJECT (HBP) HBP comprende

oltre 80 laboratori in tutta Europa (di cui 5 in Italia) oltre

a una decina di laboratori in USA e in altre regioni del

mondo. HBP è distribuito su 10 piattaforme che

comprendono Brain Simulation,

Neuroinformatics, Neurorobotics, Neuromorphic

Computing, High-perfermance

Computing, Cognitive

Neuroscience, Theoretical

Neuroscience, Molecular and

Cellular Neuroscience,

Medical Informatics, Ethics

and Society. Il gruppo

dell’Università di Pavia opera nella

piattaforma centrale, Brain

Simulation. (Gentile

concessione di Human Brain

Project). (Fonte: http://www.huma

nbrainproject.eu/it

FIGURA 2. LIVELLI ORGANIZZATIVI E FUNZIONALI DEL SISTEMA NERVOSO

A livello molecolare il sistema nervoso è governato dai medesimi principi che caratterizzano gli altri tessuti dell’organismo. Tuttavia, i neuroni esprimono specifiche proteine nella membrana cellulare, recettori, canali

ionici e trasportatori, che consentono di generare le loro funzioni eccitabili. In questo modo, il neurone può regolare finemente il potenziale elettrico che si instaura a cavallo della sua membrana cellulare e generare i potenziali d’azione. I neuroni si aggregano in microcircuiti, che a loro volta si connettono tra di loro formando complesse reti. Questo insieme di circuiti aggregati in reti costituisce la

base della funzione cerebrale che emerge infine a livello del comportamento. (Fonte: D’Angelo E., Peres A. (eds), Fisiologia, Edi. Ermes, Milano 2007, vol. II)

Pagina 8 Numero novanta - Ottobre 2013

Introduzione

OCAH (The World Children and Adolescence Headache) è un progetto internazionale di tre anni promosso da Sapienza

Università di Roma, in collaborazione con Fondazione C.

Mondino & il Consorzio di Ricerca Traslazionale Cefalee, Dolore facciale e Disordini Adattativi (UCADH), il cui obiettivo principale è quello di indagare le comorbidità dell'emicrania nei bambini e negli adolescenti, attraverso una procedura di acquisizione online di dati che coinvolge circa 70 università e istituto clinici/di ricerca in tutto il mondo. Questa grande quantità di dati ci aiuterà a raccogliere preziose informazioni non solo sulle comorbidità di malattie legate al mal di testa, ma anche di differenze legate a paesi e culture. Si parlerà di questo progetto in occasione del meeting “itinerante” internazionale THE MEDITERRANEAN REVEALED e FROM EUROPE TO ABROAD: THE LATIN HERITAGE previsto in ottobre p.v. a Vietri sul Mare (giorni 11-12), Roma (il giorno 16), Pavia (il giorno 17) e Brescia (il giorno 18).

Gli obiettivi del progetto La cefalea e l’emicrania nei bambini e negli adolescenti sono comunemente associate con altre patologie concomitanti, in particolar modo: disturbi dell’umore, ansia, disturbi atopici, ADHD (sindrome da deficit di attenzione e iperattività)

ed epilessia. Tali comorbilità creano importanti fattori di disabilità, influenzando profondamente la Qualità della vita (QoL) dei pazienti e delle loro famiglie. L’emicrania si manifesta con attacchi ricorrenti di intenso dolore al capo, mono o bilaterale, che durano da poche ore a qualche giorno e si accompagnano a molti sintomi tra cui nausea, vomito, fotofobia e fonofobia. Il dolore e i disturbi associati sono aggravati dal movimento e ciò costringe il paziente a stare coricato, lontano da stimoli luminosi e sonori fino alla risoluzione della crisi che, abitualmente, avviene entro 72 ore dall’esordio dell’attacco. La totale, seppur temporanea, disabilità che un attacco emicranico può comportare ha un impatto rilevante sulla qualità della vita di chi ne soffre frequentemente. Ogni aspetto della vita quotidiana, dal rendimento scolastico o lavorativo, alle relazioni sociali e familiari, può essere severamente compromesso e questo problema è avvertito come

ancora più invalidante del dolore provocato dal disturbo in sé. L’impossibilità di prevedere con esattezza i giorni a rischio, inoltre, è fonte di ulteriore disagio in termini di qualità della vita, rendendo problematica la programmazione di qualunque impegno, soprattutto lavorativo. Per queste ragioni, negli ultimi decenni, è aumentato

esponenzialmente l’interesse di clinici e ricercatori nei riguardi della disabilità indotta dalle cefalee primarie e in particolare dell’emicrania. Nonostante la sua gravità, tuttavia, l’emicrania è ancora un disturbo poco conosciuto, frequentemente oggetto di errata o tardiva diagnosi e spesso non-trattato oppure sotto-trattato. Più di due terzi delle persone che soffrono di emicrania, preferiscono ricorrere all’uso di prodotti farmaceutici da banco e non richiedono una consultazione medica specialistica. Una delle conseguenze di ciò è il passaggio da forme a carattere episodico a forme croniche e resistenti ai trattamenti, un fenomeno spesso associato anche a condotte di abuso da farmaci. Diversi fattori limitano ancora oggi l’accesso dei pazienti cefalalgici a diagnosi e trattamenti adeguati. Tra questi spicca la persistenza, a tutti i livelli, di autentici pregiudizi culturali, come quello che considera

l’emicrania una semplice espressione somatica di problematiche psicologiche o il fatalismo, molto diffuso tra i pazienti, circa la natura cronica della malattia o, infine, la reticenza legata a deludenti esperienze farmacologiche precedenti e persino la mancanza di empatia e collaborazione da parte del medico curante, che troppo spesso cataloga riduttivamente questo disturbo come “semplice mal di testa”. A

questi fattori se ne aggiungono altri non meno importanti, di tipo logistico ed economico (poche sono, infatti, le strutture adeguate sul territorio e spesso con interminabili liste di attesa) che limitano ulteriormente le possibilità del paziente emicranico di essere curato nella maniera più adeguata e tempestiva. Il problema del controllo del dolore e della riduzione della disabilità di questi pazienti dovrebbe essere incluso tra le priorità della sanità pubblica, magari attraverso programmi di educazione rivolti ai pazienti stessi, ai loro familiari e agli operatori sanitari.

La metodologia L’organizzazione del processo è tipicamente piramidale, i flussi di input dati sono stati organizzati per Aree diverse (Americhe, Asia, Europa, etc.), Nazioni e Istituti/Università. Ogni Area ha un coordinatore, che comunica con i

coordinatori delle nazioni di sua competenza, che a loro volta comunicano con i responsabili di unità di input dati (Istituti/Università) sul territorio. Gli operatori sono formati mediante una piattaforma e-learning e mediante demo inviate ai singoli istituti contenenti il significato delle operazioni e le modalità operative. Attraverso l’accesso dotato di password i coordinatori potranno vedere il processo on-line

dell’avanzamento dell’acquisizione dei dati.

I risultati previsti Il progetto prevede la identificazione di dati epidemiologici, fattori predittivi (*) e linee guida per la piena efficacia delle terapie adottate, anche considerando le grandi differenze culturali che informano le fasi diagnostiche e terapeutiche nei vari paesi coinvolti. (*) attraverso modelli statistici specifici per la identificazione del rischio di cronicizzazione e della comparsa dei fattori invalidanti, che potrebbero influenzare negativamente la Qualità della vita.

La collaborazione internazionale sull’emicrania in età evolutiva

di Umberto Balottin*, ** - Federica Galli*

(*, IRCCS C. Mondino Pavia - ** Università di Pavia. *IRCCS C. Mondino Pavia)

Vincenzo Guidetti - Franco Lucchese (Sapienza Università di Roma)

Ottobre 2013 - Numero novanta Pagina 9

Quando la

salute parla

italiano” comprende

Progetti

operativi da

anni a favore

di una

categoria di persone particolarmente

“svantaggiate”, quali sono i

sofferenti di “mal di testa”

accompagnati, cronicamente,

da disturbi fisici/relazionali che li pongono in condizioni

di debolezza/difficoltà/

emarginazione sociale. Si

tratta di migranti e stranieri

non-italofoni che, per evidenti

limiti di comunicazione, più dei cittadini italiani faticano

ad avere accesso

all’assistenza medica, per un

insieme di “mal di testa”

disabilitanti/parzialmente disabilitanti che

rappresentano, anche

soltanto per la forma

emicranica, l’ottava causa di

invalidità nel mondo.

Si tratta di disturbi di natura soggettiva a ponte tra la

neurologia e la psichiatria,

per i quali è estremamente

importante la comunicazione

verbale tra medico e paziente. Per la raccolta diligente dei

sintomi, chiave è infatti in

questo tipo di patologia il

ruolo della capacità del

cefalalgico di comunicare con

la parola le informazioni contenute all’interno di un

disturbo spesso invisibile,

apparentemente sine materia:

presenza di sintomi in

assenza di segni; senza

riscontri bioelettrici, bioumorali, di imaging, etc.

“Quando la salute parla

italiano” rappresenta la

continuazione ideale della

fortunata esperienza

“Genetica-Ambiente Colombo 2000”, cofinanziato nel 1995-

2005 dal Ministero degli

Esteri di Italia e della nazione

argentina. Promosso nei primi

anni ’90 dai Comitati degli Italiani all’Estero (COMITES),

il Progetto Colombo 2000 si è

avvalso della collaborazione:

in Italia della Fondazione

Mondino/Università di Pavia,

della Fondazione CIRNA e del Consorzio di Bioingegneria e

Informatica Medica (CBIM); in

Argentina/Uruguay degli

Ospedali Italiani di Buenos

Aires/Montevideo e delle Università di Cordova/la

Plata/Buenos Aires. Al

contrario, il nuovo Progetto è

una sorta di “canone inverso”,

questa volta a vantaggio di

stranieri emigrati in Italia negli ultimi tempi.

In veste di Coordinatore

Generale del Progetto Alfa,

finanziato dalla Comunità

Europea all’Università

ISALUD di Buenos Aires, Santiago Spadafora ha scritto

«[…] Esta colaboración desinteresada del Fundación CIRNA Onlus, se enmarca claramente en su permanente vocación de fortalecer los vínculos solidarios entre

quienes promueven la ciencias, incluso más allá de los limites de la propia Nación Italiana. Vocación particularmente encarnada por su mentor y alma mater, el Profesor Doctor Giuseppe Nappi, quien también, visionariamente, impulsara el ambicioso proyecto Colombo 2000, magnificamente sintetizado en la metáfora del crecimiento y la transformación: “COLOMBO-IL VISIONARIO” diventa “COLOMBO - IL PREVEGGENTE” “ULISSE-IL FURBO” si trasforma in “ULISSE-IL SAGGIO”. Colaboración que sencillamente es la continuidad de un fructifero trabajo conjunto entre la Fundación CIRNA Onlus y la Universidad de la Fundación

ISALUD, y cuyos momentos más destacados han sido, y siguen siéndolo aùn hoy, el Proyecto COMOESTAS y el desarrollo del “Gruppo Linguistico Italofono”». Nel capitolo del mal di testa è

operativo da anni un Gruppo

di lingua italiana, spagnola,

portoghese che ha

collaborato/collabora nella traduzione della

Classificazione Internazionale

delle Cefalee nelle tre lingue

nazionali; il Gruppo è anche

attivo nella disseminazione/

implementazione delle nuove conoscenze in tema di cefalea

nei paesi dell’America Latina.

Ricercatori spagnoli,

portoghesi, italiani, argentini,

brasiliani, uruguagi, cileni rinnoveranno il prossimo

ottobre a Pavia il loro

impegno alla costituzione di

un Gruppo di Interesse

Linguistico Neolatino/lingue

romanze integrate.

In un ambiente di e-Learning/e-Health a distanza,

il problema del ruolo delle

lingue nazionali non può

essere più a lungo ignorato,

come anche quello degli

strumenti telematici applicati alla Salute.

Se il linguaggio è logos, se il

linguaggio è pensiero, se il

linguaggio esprime a un

tempo conoscenza e funzioni

creative di sistemi fattuali, allo stato nascente già

concreti, una maggiore/

crescente collaborazione è

auspicabile fra

neuroscienziati, linguisti, informatici.

I codici verbali, pertanto, non

sono soltanto sistemi di

parole in grado di trasmettere

Conoscenza, dal momento

che, in effetti, l’incontro fra le diverse lingue dei popoli si fa

network, la Lingua si fa

Natura (Seconda Natura).

LA CARTA DI PAVIA

SULLE CEFALEE La Carta di Pavia, frutto della

elaborazione concettuale tra

linguistica e neurologia,

nasce a 1200 anni di

distanza dall’anno 813, data comunemente fissata come

nascita “ufficiale” delle lingue

romanze quando, al Concilio

di Tours, promosso da Carlo

Magno, si dichiara

esplicitamente nella XVII deliberazione che i vescovi

debbono «tradurre (transferre) le prediche in modo comprensibile, nella lingua romana rustica o nella tedesca (in rusticam romanam

linguam aut thiotiscam) affinché tutti possano comprendere più facilmente quel che viene detto». La Carta

di Pavia è quindi un’occasione

per poter lavorare su una

modalità di comunicazione in ambito clinico più conforme

alla comprensione e alla

comunicazione sulla malattia

e sulla guarigione.

L’efficacia degli approcci diagnostici in primo luogo, e

poi, conseguentemente,

terapeutici, dipendono molto

dalla possibilità di acquisire il

massimo dell’informazione

disponibile dall’ambiente, dal paziente, dalle possibilità

offerte dagli strumenti e

pratiche terapeutiche

disponibili. Cura e linguaggio

viaggiano insieme, e si influenzano.

Facendo riferimento ad una

concezione computazionale

dell’informazione, l’obiettivo è

quello di massimizzare

l’informazione e minimizzare l’errore in fase di

osservazione. Il procedimento

diagnostico in questo modo

fornirà gli elementi utili per

l’impostazione del processo terapeutico,

indipendentemente dalle

tecniche / strategie scelte.

I lavori per l’emanazione della

Carta di Pavia usufruiranno

di una modalità di condivisione in rete delle

informazioni. Per facilitarne la

redazione è stato approntato

il sito web

www.neolatingrouponheadache.org (figura 1).

L’architettura del sito prevede

due macro-sezioni: 1) la

prima, visibile a tutti, per la

diffusione delle notizie; 2) la

seconda, dotata di password, per gli studiosi impegnati

nello sviluppo del progetto.

Nel sito è attivo un Blog:

http://

blog.neolatingrouponheadache.net (figura 2) propositivo e

concreto che conterrà e

pubblicizzerà gli interventi

qualificati dei ricercatori che

vorranno intervenire allo

sviluppo del progetto.

➩ decalogo (una serie di

raccomandazioni sulle

buone pratiche in tema di specificità/

peculiarità della differenziazione linguisti-

ca; comunicazione medico-paziente; stru-menti tecnologici; riferimenti culturali);

➩ il razionale: le lingue come strumento di

conoscenza; la comunicazione del vissuto

e lo svelamento delle invisibili componenti

della sofferenza dovuta alle cefalee e co-

morbidità relative della serie emozionale-

affettiva;

➩ comunicazione: comunicazione scientifica

e rapporto traslazionale con il paziente: i dati, le conoscenze epidemiologiche, i nu-

meri, il management, le pratiche e i meto-

di, condivisi in inglese, il loro rapporto con

la pratica clinica declinata nelle differenti

lingue; importanza della co-

municazione delle emozioni/

affettività, sullo sfondo di una complessità mentale integrata nel

paradigma “cervello e comportamento”;

➩ medicina narrativa, anamnesi e biografia,

per aumentare l’empowerment del pazien-

te (good clinical practice);

➩ associazionismo tra pazienti; Gruppi di

Auto-Aiuto, Gruppi di Autodifesa, Cittadi-

nanza Attiva, etc.

➩ traduzione: dalla “lingua inglese scientifi-

ca” (advisors di lingua madre inglese) alle

lingue di matrice neolatina;

➩ struttura: i differenti gruppi neolatini si

fondono nel gruppo integrato con sezioni specifiche per le lingue madri.

OBIETTIVI

DELLA CARTA DI PAVIA

QUANDO LA SALUTE PARLA ITALIANO

Lingue parlate dagli uomini e trasmissione

internazionale delle conoscenze scientifiche

di Giorgio Sandrini - Cristina Tassorelli

(IRCCS Fondazione Istituto Neurologico Nazionale C. Mondino, Pavia - Università degli Studi di Pavia)

Franco Lucchese

(Sapienza Università di Roma)

Giuseppe Nappi (IRCCS C. Mondino, Università di Pavia, Università Sapienza di Roma)

Figura 1

Figura 2

QUI E NELLA PAGINA ACCANTO: FUNZIONE SVILUPPO DI FORMA

CONCRETA, DI ANGELO BOZZOLA, 1956, LA SCULTURA COLLOCATA

NEL GIARDINO DELLA TRIENNALE DI MILANO

Pagina 10 Numero novanta - Ottobre 2013

Ottobre 2013 - Numero novanta Pagina 11

inalmente

a Pavia con

l’inizio dell’autunno

ai giardini

Malaspina

e al Collegio

Cairoli. Un ponte lanciato

all’ “Autunno Pavese” e a …

Monet, che al Palazzo

Esposizioni e nelle scuderie

del Castello Visconteo

dialogheranno con le sedi espositive non lontane delle

opere di Bozzola.

Il singolare decalogo delle

bontà del territorio e la

pittura impressionista francese saranno buoni

interlocutori ? Sempre di arte

si tratta, anche quella

culinaria di salumi e

formaggi, vini e dolci

artigianali, offerti in menù degustazioni a chi

raggiungerà la nostra città sul

Ticino.

Arte culinaria dicevamo, così

apprezzata e promossa da tutti i mezzi di comunicazione

… da stravolgere i piani e il

peso culturale di ricerca e

produzione culturale attuale.

Risotto con tartufo o

scultura? Cosa anteporre nella scala dei valori?

Intanto auspichiamo che il

pubblico dei visitatori locali e

dei turisti foresti passi da un

luogo all’altro, apprezzando (o lasciandosi anche solo

incuriosire, per il momento)

dalle proposte che Pavia offre

… sul piatto!

Tra poco (dal 17 al 21 ottobre)

ci sarà una nuova opportunità di “avvicinare

nuovo pubblico alla cultura”.

Al Castello di Belgioioso che

ospiterà in trasloco dal

Collegio Cairoli, i dipinti e le sculture di Angelo Bozzola,

ospite d’onore di “Next

Vintage”, la mostra-mercato

di moda d’epoca. Altro

pubblico, altra opportunità

per un corto circuito di valenze neuronali attivabili.

Un poco - mi si perdoni lo

sfoggio di antico sudore

biochimico-medico - come nel

ciclo virtuoso di Krebs. Quello degli zuccheri. Quando cioè

gli elettroni liberati entrano in

risonanza producendo

energia. Accadrà la stessa

cosa? Si produrrà forse

energia mentale nuova nello scontro gentile tra le opere di

Bozzola, le tele di Monet e …

gli stracotti al Barbera, i

risotti alla Bonarda e le torte

Vigoni? Lo diremo alla Fondazione Cariplo che

sostiene il nostro progetto,

testimoniando i risultati di

questo rocambolesco metodo

per “avvicinare nuovo

pubblico alla cultura”.

FONDAZIONE

SARTIRANA

ARTE

di Giorgio Forni

Borse e calzature”, continua il viaggio promozionale in Bielorussia, quando a Minsk sta già cadendo la

neve, di questo settore della nostra industria legata alla moda. Con un repertorio che copre cento anni di creatività e di abilità alto artigianale. Pagine di una storia scritta con oggetti icona di eleganza, spesso associati a volti famosi. Da Maria Callas a Soraya di Persia, da Brigitte Bardot a Grace Kelly, Principessa di Monaco, da Jacqueline Kennedy a Sophia Loren, da Elton John e Rudolph Nureyev a Julia Roberts, Barbra Streisand o Monica Vitti. Al nastro di partenza della collezione itinerante (1910/1920) la borsa gioiello in corno di bue e argento firmata Ravasco, con le borsette da sera in maglia metallica preziosa per le serate alla Scala di signore milanesi inizio secolo. Per arrivare al beauty-case (porta cagnotto) di Ken Scott, con fori tondi per le prese d'aria a conforto dell'amico a quattro zampe, o a quello Sorelle Fontana per le prime trasvolate atlantiche. Ci sono anche lo zainetto Andrea Pfister per Elton John con applicate caramelle e lecca lecca e le sue borse in rettile o visone a strisce per Ursula Andress e Raquel Welch. Le Bagonghi di Roberta di Camerino, le borse e le scarpe firmate Gucci e Ferragamo, le sacche Versace coloratissime con Medusa, i modelli in finto coccodrillo di Ferrè. Le baguette di Fendi e le tracolle Prada in materiale tecnico. Le calzature con tacco vertiginoso scintillanti di cristalli firmate Cauvilla, Jimmy Choo o Manolo Blahnick. Fatte, queste ultime, in Casa Martinoli a Vigevano, che chiude, gloriosa capitale in passato, con la bandiera marchio (due scarpe affiancate a formare la M) di Moreschi. Prossime tappe? Rimarremo in Europa per tutto il 2014, a Mosca, Stoccolma, Helsinky e Praga.

G.F.

DA BANGKOK A MINSK

CON CENTO ANNI

DI MADE IN ITALY

n secondo nostro carrozzone dei Tespi, carico di luci e arredi di

design, di opere su carta di

Tomaso Buzzi, di incisioni di Fausto

Melotti, di abiti firmati Ferrè - Missoni - Pfister e Versace, il tutto illuminato dalle

“luminose” di Marco Lodola, è sbarcato al porto cileno di Santiago.

Per abitare, ma solo per un mese, gli spazi trasparenti del Centro

Culturale di Las Condes. Ecco un’immagine dell’ottimo lavoro

fatto da Paolo Fazzino e dai suoi collaboratori dell’Istituto Italiano di

Cultura. L'Ambasciatore d’Italia Palladino ha così apprezzato la

mostra da volerla in marzo a Montevideo sua prossima sede.

Nel frattempo però le quattro collezioni stanno arrivando in Paraguay, sempre con il titolo

“Antologia del disegno italiano”. Ad Asuncion saranno inaugurate

dalla nostra Ambasciatrice Antonella Cavallari come biglietto da visita per

il suo arrivo nel Paese come nostro Capo Missione. Doppio motivo di

orgoglio e piacere essere, noi di Sartirana, da anni amici di Antonella e Gherardo La Francesca, ad arrivare

in Sud America come.. il cacio sui maccheroni! Anche le opere di Buzzi

toccano il tema (le carnevalate dei cuochi) e ci aiutano a cucinare/

allestire un evento che parla italiano come meglio non si potrebbe.

Un manifesto augurale per la nostra amica Ambasciatrice, con l'auspicio che le nostre mostre siano un inizio

fortunato e apprezzato per il suo ruolo di Alto Rappresentante del

Tricolore Italiano. G.F.

NELLE FOTO Qui sopra: opere “luminose” di Marco Lodola esposte a Santiago. A destra e a fondo pagina: altre testimonianze

del design italiano in tournée in America Latina. Qui sotto: dipinti di Angelo Bozzola degli anni ‘50

Pagina 12 Numero novanta - Ottobre 2013

nella ricerca, ma anche assumendo responsabilità istituzionali. Avevo avuto un buon numero di responsabilità nell’ambito dell’editoria, del giornalismo e delle Fondazioni culturali, ero impegnato nel dibattito pubblico e politico, da molti anni ero presidente della Fondazione Feltrinelli di Milano, ma all’Università avevo sempre fatto solo il mestiere del professore. Così, grazie alla fiducia delle colleghe e dei colleghi, mi è accaduto di fare il preside a Scienze politiche fra il ’99 e il 2005, il rettore del Collegio Giasone del Maino (ma questo il Sileno lo sapeva già), il prorettore alla didattica con l’allora rettore Roberto Schmid e di partecipare, a partire dalla metà degli anni Novanta, alla progettazione e alla realizzazione dello IUSS, l’ultimo tassello del Sistema universitario pavese. Per questo, quando nel 2005 lo IUSS è stato riconosciuto come Scuola superiore a ordinamento speciale, l’unica Scuola universitaria superiore in Lombardia, mi sono

dedicato negli ultimi otto anni alla crescita e al consolidamento dell’Istituto, in tandem con Schmid che ne aveva assunto la responsabilità di direzione. Il rapporto di stima e di fiducia con Roberto era nato, nel ’92, nel corso dei lavori di un seminario sul presente e sul futuro del sistema universitario italiano promosso e diretto da Luigi Berlinguer, allora rettore dell’Università di Siena, nella splendida Certosa di Pontignano.

Fu in quel contesto che emerse l’esigenza della costruzione di una rete di Scuole Superiori che arricchissero e integrassero il sistema universitario della formazione e della ricerca. Con Roberto pensammo subito a Pavia, memori della proposta innovativa dei primi anni Ottanta del compianto Alberto Gigli Berzolari. Del resto, a metà degli anni Novanta, l’idea di una estensione a più sedi del modello pisano era al centro della discussione. Edoardo Vesentini, già

direttore della Normale, aveva sostenuto con forza questa prospettiva. Il vecchio Socrate, che ascoltava con attenzione blandamente ironica la mia storia, mi ha interrotto. Questa faccenda dello IUSS ormai la conosco e ho letto sul numero scorso della sua genesi e della sua vicenda, dei risultati raggiunti e dei problemi e delle sfide che l’Istituto ha di fronte a sé. Il discorso di Roberto Schmid mi ha illuminato. Ma c’è qualcosa che ancora mi sfugge. È una cosa che riguarda il rapporto fra l’educazione superiore e la polis. Una volta mi hai parlato, in proposito, di cose come diritti di cittadinanza. Questo non sono sicuro di averlo capito bene. Lo sai che so di non sapere, no? Vedi, caro Sileno, la questione te l’avevo spiegata proprio un anno fa, quando uscivamo dalla splendida sede del Broletto, inaugurata da una appassionante prolusione di Noam Chomsky. Ma, dato che repetita juvant, ti confermo la mia tesi che da anni, del resto, continuo a sostenere con interlocutori scettici, critici o solo curiosi. Sono convinto che una Scuola superiore come lo IUSS assolva primariamente a una funzione specifica che ha a che vedere con il

diritto allo studio di ragazze e ragazzi. Il punto è che puoi interpretare in almeno due modi il diritto allo studio. Tieni conto che i due modi sono ordinati fra loro in sequenza. In parole povere, deve essere soddisfatto il primo perché tu possa passare al secondo. Allora, la prima interpretazione ci dice che ciascun partner della polis ha un eguale diritto ad accedere alla formazione e all’educazione superiore. È un vero e proprio diritto di cittadinanza. E ha a che vedere con il bene comune dell’educazione nelle nostre società. Ora, se questa prima interpretazione è assicurata e garantita, possiamo introdurre una seconda interpretazione che ci dice che i nostri giovani hanno diritto, se hanno particolare motivazione a mettere alla prova al meglio il proprio talento, ad accedere a una formazione che soddisfi al meglio la voglia di conoscenza e di sapere, e non la frustri o la inibisca o la sprechi. Così, possiamo dire, egualitarismo del bisogno ed egualitarismo del merito vanno e devono andare in tandem. Di qui, caro Sileno, l’importanza di una Scuola superiore come lo IUSS. Del resto, in questi anni sono state avviate alcune iniziative importanti

in questa direzione, entro il sistema universitario italiano. Pensa all’Università di Padova e alla sua Scuola Galileiana, cui sono molto affezionato. Alla Scuola di Udine, al Collegio di Milano, a quello di Bologna, a quello di Brescia, al Collegio Carlo Alberto di Torino, all’Istituto di Studi avanzati di Roma, all’Istituto di Lecce e alla Scuola di Catania, all’Alta Scuola Politecnica Milano-Torino, solo per citare alcuni casi, senza pretesa di completezza. Sarebbe molto importante fare il punto su questa gamma di esperienze che rispondono alla mia seconda interpretazione del diritto allo studio. E sarebbe bello e significativo che Pavia si impegnasse a riaprire un confronto e una discussione pubblica seria e responsabile sullo stato delle Scuole universitarie superiori in Italia. So che i tempi sono difficili. Ma so anche che Michele Di Francesco, il nuovo rettore dello IUSS, e Fabio Rugge, il nuovo rettore dell’Università, cui vanno i miei più calorosi auguri di buon lavoro, sono pienamente consapevoli del fatto che in tempi difficili la virtù della lungimiranza diventa un must. Quanto al ministro dell’Università, Maria Chiara Carrozza, la

sua eccellente esperienza di rettorato al Sant’Anna di Pisa è la migliore garanzia di una competenza e di un’attenzione particolari alla questione della rete delle Scuole superiori. Ma tra le cose che so, c’è anche quella della data di scadenza delle marmellate e delle scatolette di tonno. E, quindi, caro Sileno, questi sono solo i sogni e gli auspici di un vecchio zio. O meglio: un nonno, come direbbero i miei molti nipoti con cui intrattengo conversazioni filosofiche. E il nonno è ricco di memorie, che affiorano nel suo piccolo commiato. Memorie di tante colleghe e colleghi, collaboratrici e collaboratori, allieve e allievi, cui sa solo esprimere tutta la sua gratitudine. Per aver avuto la fortuna di imparare sempre qualcosa da loro. E, te lo confesso volentieri, amico mio, per aver fatto sì che in tutti questi anni, sia in situazioni luminose e promettenti sia in circostanze difficili e complicate, mi sia capitato di divertirmi sempre un sacco. O un mucchio, come direbbe mia moglie Nicoletta. Alla fine, vi assicuro, il vecchio Socrate ha sorriso e mi ha detto, bofonchiando, di girarvi il suo saluto amicale. Come dire: non perdiamoci di vista.

(Continua da pagina 1)

«A settant’anni, come professore semplicemente scado. Come le marmellate e le scatolette di tonno»

Fine di una storia L’EDITORIALE di Salvatore Veca