INQUINAMENTO, DEFORESTAZIONE E PRIVATIZZAZIONE La … · 2019. 3. 20. · INQUINAMENTO,...

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MARTEDÌ 18 SETTEMBRE 2018 LA STAMPA VIItuttogreen

Una immagine del bacino artificiale del Cerron Grande, minacciato dall’inquinamentoEMANUELE BOMPAN

I N Q U I N A M E N TO , D E F OR ESTA Z I ON E E P R I VAT I Z Z A Z I ON E

La guerra dell’acqua in El SalvadorEmergenza idrica per i più poveri in Centroamerica

Stormi di cormoranisorvolano l’acquadel Cerrón Grande,il bacino di acquadolce più grande delSalvador, ricoperto

di un’immensa distesa di gia-cinti d’acqua in fiore. Appa-rentemente, uno scenario idil-liaco. Ma questo spettacolo della natura rivela un pessimostato di salute delle acque. Il giacinto, infatti, prospera nel-le acque inquinate, essendo re-sistente ai metalli pesanti, fun-gendo anzi da depuratore. Il cormorano, invece, non aven-do nemici naturali presenti nell’area per colpa dell’antro-pizzazione e dell’inquinamen-to, può riprodursi senza con-trollo. Creando una situazioneambientale esplosiva.

«Senza il Cerrón il paesenon beve», spiega Luis Arman-do Pineda, tecnico del ministe-ro dell’Ambiente salvadore-gno. Ma quello che beve non ècerto acqua di qualità. Le con-centrazioni di mercurio e piombo sono altissime.

L’acqua contaminata arrivadal fiume Achelhuate, deva-stato dagli scarichi fognaridella capitale, San Salvador. «Sebbene si lavori costante-mente per migliorarle, le in-frastrutture per la depurazio-ne sono insufficienti», conti-nua Pineda. «Troppe azienderifiutano di dotarsi d’impiantidi depurazione o di stoccare ireflui contaminati. E le città non hanno soldi e risorse tec-niche per gestire gli scarichi».

Secondo la ministra del-l’ambiente Lina Pohl, il 70% dell’acqua salvadoregna ècontaminata. Per gli ecologistiil dato reale supera il 90%. Peril Foro del Agua, una coalizionedi oltre 100 organizzazioni ambientaliste, «la nostra è lasituazione peggiore di tutto ilCentro America».

Nessun diritto all’acqua«In Salvador non c’è una leggegenerale sull’acqua», spiegaMario Nelson Ayala Sosa, pre-sidente dell’Associazione AguaComunitaria del municipio diSuchitoto. L’unica proposta èferma in Parlamento dal 2006«Ognuno fa quello che vuole -continua Sosa - le grandi im-prese, come Coca-Cola, sfrut-tano l’acqua senza pagarla; laproduzione di canna da zuc-chero si beve tutte le risorse, mentre le grandi imprese diagrochimica, i produttori dibatterie locali come BAES, maanche l’industria mineraria contaminano le acque con piombo e arsenico».

Lo scorso luglio ci sono statemolte manifestazioni dopo il tentativo del partito di destraal governo, Arena, di forzare laprivatizzazione della gestioneidrica. A peggiorare la tensio-ne politica la prolungata sicci-tà di agosto, che ha messo in pericolo la fornitura di cibo. «Se non c’è acqua per i poveri,non ci sarà pace per i ricchi!»,era lo slogan scandito ripetu-tamente durante le manifesta-zioni nella capitale. Foro delAgua teme che se Arena vince-rà le presidenziali nel 2019,controllando così potere legi-slativo ed esecutivo, la priva-tizzazione dell’acqua diventi inevitabile.

Salvare il lago artificialeMentre la riforma legislativarimane in stallo, l’emergenzaidrica continua. E il CerrónGrande potrebbe avere unruolo importante. «Questolago artificiale è un immensodepuratore naturale, fonte disostentamento per la pesca edi turismo per gli abitantidelle sue sponde», spiega En-rico Garbellini, capo progettodella Ong ISCOS. «È necessa-rio riformare la governanceambientale, realizzando unpiano strategico per salva-

EMANUELE BOMPANSAN SALVADOR

Inquinamento industriale e fognario e la tentataprivatizzazione di una risorsa comunemettono a rischio il diritto dei salvadoregni all’acqua. E intanto rischia il lago Cerrón Grande

guardare i 135 chilometriquadrati del lago», continuaGarbellini.

Per riuscirci le comunità lo-cali sono intervenute per con-trollare le specie invasive e laqualità dell’acqua, portando allo stesso tempo sviluppo economico. Per contenere ilpesante influsso di pesticidi e

diserbanti, Iscos ha promossoattività agroecologiche che coinvolgono 120 piccole unitàdi produzione familiare nellezone limitrofe al lago, ridu-cendo l’impatto sull’area umi-da. Infine, per creare occupa-zione, la cooperazione pro-muove lo sviluppo del turismoa fini ambientali, con guide

nautiche, che svolgono allo stesso tempo il ruolo di senti-nelle ambientali.

Secondo il titolare della Co-operazione Italiana di San Sal-vador, Marco Falcone, serveun «crescente impegno nella protezione del territorio e, in particolare, delle risorse idri-che, con sostegno a iniziative

per l’accesso all’acqua e la suagestione nella zona orientaledel Paese». La lunga siccità hamostrato quanto urgente sia rafforzare l’approvvigiona-mento idrico del paese. A pat-to che sia fatto in maniera so-stenibile e tutelando il dirittoall’acqua. Per tutti. —

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L’AVVISO DI MERCALLI LUCA MERCALLI

Francia, le dimissioni di Nicolas Hulot l’ennesimo brutto segnale

L e dimissioni di NicolasHulot, ministro fran-cese della TransizioneEcologica, il 28 agosto

scorso, mi hanno profonda-mente inquietato. Lo avevo co-nosciuto all’ambasciata fran-cese a Roma, durante un even-to preparatorio alla conferen-za sul clima di Parigi del 2015:un uomo molto competente eimpegnato da sempre in cam-po ambientale, la figura cheogni Paese si augura di averein quella posizione così impor-tante per il nostro futuro.

Eppure, dopo poco più di unanno, Hulot ha detto basta e lasciato il governo creato daMacron: con il suo gesto ha vo-luto denunciare la difficoltà digiungere a reali cambiamentiverso la sostenibilità, la conti-nua pressione delle lobby ingrado di condizionare le scelteche veramente potrebbero farcambiare rotta all’economiapredatoria, il nascondersi del-la maggioranza del governodietro la politica dei piccoli passi verdi, mentre la gravità della situazione ne richiede-

rebbe di grandi. Questo è il messaggio forte

che il fallimento politico diHulot ci comunica: la crescen-te asimmetria tra gli allarmisulla crisi ambientale, semprepiù documentati da parte dellascienza, e la sottovalutazione,l’indifferenza, la lentezza dellasocietà civile a prenderne co-scienza e ad agire di conse-guenza. Non ci sono state in Francia manifestazioni popo-lari a supporto di Hulot. Soloun paio di petizioni che richia-mano il governo alla priorità

ambientale. La più importan-te, quella diffusa sul quotidia-no Libération,firmata da oltre700 scienziati che chiedono dipassare dalle chiacchiere al-l’azione concreta di riduzionedelle emissioni di carbonio.

D’altra parte, lunedì 10 set-tembre, mentre ero nel Parcodel Gran Paradiso a misuraregli effetti nefasti della quarta estate più calda di due secoli sui nostri ghiacciai, AntonioGuterres, segretario delle Na-zioni Unite, da New York face-va ancora una volta appello al-

l’urgenza di applicare l’accor-do di Parigi: tre anni dopo lafirma il trattato è minacciato«dalla paralisi, dalla mancan-za d’ambizione e dall’incuriadei governi… è fondamentaleche la società civile – giovani,donne, settore privato, comu-nità religiose, scienziati e mo-vimenti ambientalisti delmondo – chiedano conto ai lo-ro dirigenti politici». Molte pa-role e pochi fatti. Ma il riscal-damento globale non attendei nostri ridicoli indugi. —

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