Il sogno: pubblicare un libro - oblique.it · LA VALIGIA DEI SOGNI Scrivere Ç scavare un pozzo ......

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Gazzetta del Sud Domenica 17 Marzo 2013 15.

CulturaSono tantissimi gli scrittori con un “romanzo nel cassetto”. Cosa possono fare per trovare un editore?

Il sogno: pubblicare un libroDal classico “manoscritto con lettera” da inviare alla novità del self-publishing

Francesco Musolino

Finalmente avete scritto il vostrolibro. Dopo numerose notti inson-ni, in attesa della proficua ispira-zione davanti al foglio bianco, convostra somma soddisfazione sieteriusciti a mettere la parola “Fine”.Vi sentite destinati a vedere il vo-stro libro in bella mostra nelle ve-trine delle librerie dell’intero sti-vale e perché no, nella top ten,rimbalzando da un quotidiano aun salotto tv. Ma prima che il vo-stro futuro si compia dovrete ne-cessariamente fare i conti con ilmercato editoriale e le sue, talvol-ta imperscrutabili, leggi. Vi baste-rà, ad esempio, un rapido passag-gio nelle bacheche dei social net-work per capire come gli aspirantiscrittori, oggi più che mai forseper via della crisi, siano davveronumerosi e spesso insospettabili,ciascuno con un proprio stile, dalthriller al romanzo giovanilistico,dal fantasy sino al romanzo eroti-co. E allora – se non avete cogno-mi “nobili” o vie d’accesso privile-giate cui far appello – fareste me-glio a domandarvi quale sia la mi-gliore strada da intraprendereprima di incocciare nelle garbatema implacabili lettere di rifiuto dipubblicazione. Sarà meglio scri-vere a tappetto a tutti gli editori,appellarsi agli agenti letterari op-pure, perché no, tentare subito lavia dell’autopubblicazione oself-publishing? La “Gazzetta delSud” ha intrapreso un viaggio nelmondo dell’editoria italiana peraiutare gli aspiranti scrittori.

LE CASE EDITRICIPartiamo scegliendo ideal-

mente l’itinerario classico, quellodell’invio alle case editrici. Unavia tortuosa tuttavia affatto di-sperata, come afferma Luigi Brio-schi –presidente di Guanda edito-re (che pubblica in italiano grandinomi come Nick Hornby, JavierCercas e Luis Sepulveda): «Ci so-no molti segnali incoraggianti pergli aspiranti scrittori. Del resto daparecchi anni le case editrici ita-liane sono molto aperte nei con-fronti della nuova narrativa e so-no numerosi gli esordi, anche conlanci mediatici importanti, comeil caso di Stefano Piedimonte per“Nel nome dello zio”».

Vista però la mole di mano-scritti quotidianamente in arrivonelle redazioni, ci sono alcunisemplici consigli che possono aiu-

Luigi Pirandello alle prese, un po’ faticosamente, con una macchina da scrivere

tare l’aspirante autore. ElisabettaMigliavada, direttore della colla-na narrativa Garzanti – storicomarchio del gruppo GeMS – con -siglia: «Prima di spedire il propriomanoscritto consiglio di guardarecon attenzione il catalogo dellacasa editrice, per evitare di fareinvii a vuoto. Inutile spedire senon si accettano inediti o se non sipubblica il vostro genere narrati-vo. Inoltre è davvero molto im-portante scrivere con cura la pro-pria lettera di presentazione com-pletandola con una breve sinossidel manoscritto, così da facilitareil lavoro dei redattori. Siate pa-zienti – continua la Migliavada,colei che ha “rivelato” Clara Sàn-chez e Vanessa Diffenbaugh alpubblico italiano – noi ci mettia-mo tutta la buona volontà ma dif-ficilmente riusciamo a rispondereentro sei mesi dall’invio». Lasso ditempo minimo confermato datutti gli intervistati.

Dopo aver individuato le caseeditrici che potrebbero essere in-teressate e aver redatto una lette-ra accurata ma breve – è bene ri-cordare che l’attenzione è semprefugace – scegliete se spedire il tut-to in formato email o cartaceo.Quest’ultimo è quello preferito

dalla romana Daniela Di Sora,fondatrice della casa editrice Vo-land: «Pur non avendo una colla-na espressamente dedicata allanarrativa italiana – la Voland è la“casa” italiana di due grandi fran-cesi come Amélie Nothomb e Phi-lip Djian – ogni settimana ricevia-

mo una cinquantina di manoscrit-ti. Scartiamo subito fantasy e rac-conti perché abbiamo scelto dinon pubblicarli». La Di Sora sotto-linea un rammarico comune nelmondo dell’editoria: «Se la metàdi quelli che scrivono leggesse, ilmondo dell’editoria sarebbeun’oasi felice. E invece ancora og-gi non so dire perché sia così fortee trasversale il desiderio di scrive-re; forse per un desiderio di im-mortalità, forse per l’assurda pre-sunzione che scrivere non sia poiarduo, che possano davvero farlotutti. Ma c’è anche chi scrive perdiventare ricco anche se questa èuna scelta davvero folle. Il mestie-re dell’editore è davvero arduo,ricco di insidie riguardo pubblica-zioni approvate o negate di cuipotresti pentirti, somiglia a quellodel rabdomante, sempre alla ri-

cerca della fonte salvifica».GLI AGENTI LETTERARIFacendo tesoro dell’esperien -

za maturata nel mondo anglosas-sone, anche in Italia sono emersi ehanno preso piede gli agenti lette-rari, figure di intermediazioneche possono rivelarsi determi-nanti per le trattative fra l’autore el’editore ma anche in questo casoci sono delle premesse d’obbligo.«In primo luogo – afferma Leo-nardo Luccone, fondatoredell’agenzia letteraria Obliquenonché direttore editoriale dellacasa editrice 66thand2nd – biso -gna scegliere con cura da chi farsirappresentare per evitare di cade-re dentro “scatole vuote”, ovveroquelle agenzie che non hanno maipubblicato nulla e che proporran-no di intervenire, a pagamento,più volte sul testo. Il risultato? Al-la fine avrete solo perso tempo. Edenari». Ma come ci si può difen-dere? «Bisogna guardare con curail portfolio dell’agenzia, valutan-do il curriculum degli autori concui lavorano e i libri pubblicati. Laricerca del giusto agente somigliaa quella della casa editrice. Forsel’ideale è scegliere un professioni-sta che non sia né troppo né trop-po poco affermato, agguerrito ma

Lo storico esordio previsto per questa 55/a edizione in un apposito padiglione in via di realizzazione nelle “Sale d’armi”

La prima volta della Santa Sede alla Biennale ArteNicoletta Castagni

Una grande mostra internazio-nale e di ricerca con 150 artisti (dicui 13 italiani) dal titolo “Il Palaz-zo Enciclopedico”e 88 partecipa-zioni nazionali nei Giardini eall’Arsenale, ma c’è da scommet-tere che la 55/a edizione dellaBiennale Arte sarà ricordata so-prattutto per l’esordio della San-ta Sede, per la prima volta nellasua storia presente in un appositopadiglione in via di realizzazionenelle Sale d’armi.

Presentata alla stampa dalpresidente della Biennale Paolo

Baratta e dal curatore dell’esposi -zione internazionale Massimilia-no Gioni, la manifestazione ha ri-chiesto un investimento com-plessivo di circa 13 milioni di eu-ro (tre per la sola mostra). «La co-pertura – ha detto Baratta – è diben 11,9 milioni, che compren-dono le sponsorizzazioni, i pro-venti della bigliettazione pru-dentemente valutata sulla prece-dente edizione, forte di 450.000presenze». Il deficit è dunque di1,1 milioni, quindi «un tasso dicopertura del tutto eccezionale –ha sottolineato il presidente –cheperò non garantisco di ripetere». Il presidente Paolo Baratta

LA VALIGIA DEI SOGNI

Scrivereè scavareun pozzocon un ago

Patrizia Danzè

«Scavare un pozzo con un ago»è un bel modo di dire turco chedescrive il lavoro dello scritto-re: ne parla Orhan Pamuk in unlibretto denso e commoventeintitolato “La valigia di mio pa-dre”. Scrive dunque Pamuk co-me il padre prima di morire gliavesse lasciato una valigettapiena dei suoi scritti, dei suoiappunti, esortandolo a darviun’occhiata quando se ne sa-rebbe andato, nel caso vi fossequalcosa da pubblicare. Loscrittore fissò per un bel po’ ditempo quella valigetta senzaavere il coraggio di aprirla. Siscrive – dice Pamuk – per paurae per riempire un vuoto, si scri-ve per la paura di essere esclusi,di non contare nulla, di non la-sciare nulla di sé, si scrive per-ché si può sopportare la realtàsolo trasformandola. E si scrivein solitudine, perché solo nelladimensione chiusa della pro-pria stanza si può avere – para -dossalmente – l’impressione,talora l’illusione, di creare unmondo; come se da quell’umbi -licus segreto, spesso pieno di fe-rite – le nostre (così profondeche neanche noi le conosciamobene) – possa uscire il verbocomprensibile a tutti coloro chepotranno leggerci, che dovran-no leggerci con la voglia di sen-tirsi vicini alle nostre rabbie, de-nunce, delusioni e malinconie.Ci sono poi sempre i sogni di cuivogliamo parlare grazie ai no-stri scritti, che magari teniamoper anni chiusi gelosamente neicassetti o nelle cartelle del no-stro pc, nella nostra valigia deisogni: uno su tutti, quello che cispinge ad affidare alla parolascritta paranoie e arditezze,elucubrazioni e idiozie, gran-dezze e miserie, è di uscire daiprovincialismi, dal nostro pic-colo mondo che ci sta stretto enel quale tuttavia ci chiudiamoa scrivere, fiduciosi, o speran-zosi (spesso infantilmente) chele nostre parole possiamo ritro-varle nella nostra creatura, unlibro scritto e circolante, magariesposto in libreria o in uno deitanti festival-letteratura dedi-cati ai libri.

Sogno di ogni esordiente èscrivere il romanzo o la poesiache dica agli altri cose che tutticonoscono ma che forse nonsanno di conoscere, persino lavergogna, la colpa, la violenza,la fantasia sessuale. Altrimentinon si spiegherebbe il fiorire dipubblicazioni di libri di genereche, pur consumati compulsi-vamente come tutti i beni diconsumo della nostra liquidasocietà, permettono da quel ta-volo dove qualcuno ha scritto diaprire un mondo o di raggiun-gere il mondo. E chi scrive, allostesso modo di chi legge, ha vo-glia di perdersi in quel mondo.

Forse si scrivono i libri che sivorrebbero leggere e certamen-te si leggono i libri che si vorreb-bero scrivere. Forse, al di là del-le strategie-viatico consegnateagli aspiranti scrittori da scuoledi scrittura e da agenti letterari,o peggio, talora da editori-ven-ditori di sogni, ci vorrebbe in-nanzi tutto un’educazione eco-logica alla lettura, e dunque allascrittura. 3

non saturo di clienti, che dimostrisubito di essere stato catturato dalvostro manoscritto, disposto acombattere la vostra battaglia».

Navigando in rete abbondanole agenzie che propongono tratta-menti e valutazioni di testi ma at-tenzione: «Il servizio di valutazio-ne di un testo è una consulenza apagamento e ha un costo – prose -gue Luccone – ma non va confusacol lavoro di rappresentanza chel’agente svolge per l’autore e vainteso come un investimento chediventerà redditizio solo se il libroverrà comprato da un editore(l’agente letterario incassa me-diante fra il 10 e il 20% del con-tratto di vendita del libro)».

Proprio per i rischi connessiall’attività e il guadagno incerto,anche l’agente deve procedere coipiedi di piombo per selezionare imanoscritti da rappresentare, co-me conferma Luigi Bernabò, unodei nomi più quotati del settore:

«Siamo invasi di manoscritti, ditutti i tipi. L’attesa può essere lun-ga ma c’è un consiglio importan-te: molti sottovalutano la letteradi autopresentazione. Invecequesta dev’essere capace di attira-re la nostra attenzione, facendociincuriosire subito. Quando Dona-to Carrisi ci propose “Il Suggerito-re” avevamo seri dubbi di portareavanti un altro libro su un serialkiller ma lui fu bravo a portarci su-bito dentro il testo, ad anticiparciquanto era necessario per comin-ciare a leggerlo immediatamente.Da lì in poi fu la sua scrittura a cat-turarci».

L’AUTOPUBBLICAZIONEE poi c’è sempre la terza via:

l’autopubblicazione. La possibili-tà di fare da soli e infischiarsenedelle logiche editoriali. Una sceltache può riservare grandi soddisfa-

zioni, ma c’è una grossa trappolain agguato, la pubblicazione a pa-gamento, come chiarisce Lucco-ne: «Piuttosto che rivolgervi ad uneditore che esige un “contributoeditoriale”, che si ridurrà al meroacquisto delle copie del vostrostesso libro, se il vostro desiderioè solo quello di averlo e donarlo aivostri amici, scegliete di stampar-lo online o in una copisteria. Avre-te raggiunto il vostro scopo senzadar fiato agli speculatori. L’edito -re che punta sul vostro libro ciscommette tempo e denari men-tre chi domanda soldi vuole soloapprofittarsi dell’ingenuità,dell’entusiasmo».

Sono molti i portali che offronodi stampare e vendere il vostromanoscritto, su tutti Ilmiolibro.it(permette di avere un codice isbncon la possibilità di pubblicizzareil libro su Repubblica e L’Espres -so), Bol.it e Amazon.it (il piùgrande mercato online).

L’autopubblicazione potrebbeessere intesa come una exit strate-gy ma la favola di Anna Premoli,balzata nella topten della narrati-va italiana con “Ti prego lasciatiodiare” (Newton Compton), rive-la scenari di convergenza dei mer-cati sinora imperscrutabili. «Ave-vo scritto questo libro durante lagravidanza, non avevo intenzio-ne di pubblicarlo e mi sarebbesembrato folle persino provarci.Però – prosegue Anna Premoli, ilcognome è quello del marito, vi-sta la sua volontà di mantenerecomunque un certo anonimato –mio marito era talmente entusia-sta che ha fatto tutto da solo: hacorretto le bozze, ha creato la co-pertina e si è iscritto alla piattafor-ma Narcissus, mettendolo in ven-dita. Però nemmeno lui si aspetta-va il successo che ne è scaturito(oltre diecimila copie vendute a0.99 cent) e tantomeno che Ne-wton Compton mi contattasse,proponendomi un contratto».

Ma oggi alla sua migliore ami-ca cosa consiglierebbe? «Dipendedal tipo di libro. Il genere rosa,giallo e fiction può funzionare conil self-publishing e comunque, èanche un modo per mettersi allaprova, anche davanti alle recen-sioni dei lettori e al mondo edito-riale in cui di colpo, si viene cata-pultati».3

Ernest Hemingway scrive uno dei suoi romanzi sotto il cielo

Elsa Morante Joseph Conrad Marcel Proust

Nonostante la presenza in pri-ma fila del direttore dei Musei Va-ticani Antonio Paolucci, non so-no filtrate informazioni sugli arti-sti e le opere che verranno allesti-te nei 450 metri quadrati in cuisarà ospitato il padiglione dellaSanta Sede. «Sarà fatta un’appo -sita conferenza stampa nelleprossime settimane», ha spiegatoBaratta, almeno «dopo Pasqua»ha assicurato Paolucci. Intanto ilpresidente della Biennale ha rac-contato i lunghi colloqui avuti inquesti anni con il cardinale Rava-si e il «desiderio da parte dellaSanta Sede di esserci in modo

giusto, di porsi con gli altri senzanessuna presunzione». Quelloche si vedrà nelle Sale d’armi, invia di restauro all’Arsenale (perospitare padiglioni permanenti)non farà il punto «di come in futu-ro dovrà essere l’arte sacra, qualisaranno i suoi canoni, bensì l’at -teggiamento di fondo sarà il dia-logo» con i molteplici linguaggiartistici di tutto il mondo. L’au -spicio di Baratta è che comunquela presenza della Santa Sede allaBiennale si consolidi e che maga-ri si possa allargare anche allamostra di Architettura.

Quest’anno saranno 88 le Par-

Beppe Fenoglio Giovanni Guareschi

tecipazioni Nazionali, di cui diecipresenti per la prima volta. Fraquesti, oltre alla Santa Sede, l’An -gola, le Bahamas, la Repubblicadel Kosovo, le Maldive e le Tuva-lu. Ma c’è grande attesa per per lamostra internazionale “Il Palaz-zo Enciclopedico”, che Massimi-liano Gioni ha ideato per rimette-re al centro l’immaginazione, tra-volta dall’oceano di informazioniche sottende la società contem-poranea. In una sorta di museotemporaneo , l’ossessione del sa-pere sarà raccontata attraversol’opera di artisti storici, outsiderdi genio, giovani promesse.3