Il sogno: pubblicare un libro - oblique.it · LA VALIGIA DEI SOGNI Scrivere Ç scavare un pozzo ......

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Gazzetta del Sud Domenica 17 Marzo 2013 15 . Cultura Sono tantissimi gli scrittori con un “romanzo nel cassetto”. Cosa possono fare per trovare un editore? Il sogno: pubblicare un libro Dal classico “manoscritto con lettera” da inviare alla novità del self-publishing Francesco Musolino Finalmente avete scritto il vostro libro. Dopo numerose notti inson- ni, in attesa della proficua ispira- zione davanti al foglio bianco, con vostra somma soddisfazione siete riusciti a mettere la parola “Fine”. Vi sentite destinati a vedere il vo- stro libro in bella mostra nelle ve- trine delle librerie dell’intero sti- vale e perché no, nella top ten, rimbalzando da un quotidiano a un salotto tv. Ma prima che il vo- stro futuro si compia dovrete ne- cessariamente fare i conti con il mercato editoriale e le sue, talvol- ta imperscrutabili, leggi. Vi baste- rà, ad esempio, un rapido passag- gio nelle bacheche dei social net- work per capire come gli aspiranti scrittori, oggi più che mai forse per via della crisi, siano davvero numerosi e spesso insospettabili, ciascuno con un proprio stile, dal thriller al romanzo giovanilistico, dal fantasy sino al romanzo eroti- co. E allora – se non avete cogno- mi “nobili” o vie d’accesso privile- giate cui far appello – fareste me- glio a domandarvi quale sia la mi- gliore strada da intraprendere prima di incocciare nelle garbate ma implacabili lettere di rifiuto di pubblicazione. Sarà meglio scri- vere a tappetto a tutti gli editori, appellarsi agli agenti letterari op- pure, perché no, tentare subito la via dell’autopubblicazione o self-publishing? La “Gazzetta del Sud” ha intrapreso un viaggio nel mondo dell’editoria italiana per aiutare gli aspiranti scrittori. LE CASE EDITRICI Partiamo scegliendo ideal- mente l’itinerario classico, quello dell’invio alle case editrici. Una via tortuosa tuttavia affatto di- sperata, come afferma Luigi Brio- schi – presidente di Guanda edito- re (che pubblica in italiano grandi nomi come Nick Hornby, Javier Cercas e Luis Sepulveda): «Ci so- no molti segnali incoraggianti per gli aspiranti scrittori. Del resto da parecchi anni le case editrici ita- liane sono molto aperte nei con- fronti della nuova narrativa e so- no numerosi gli esordi, anche con lanci mediatici importanti, come il caso di Stefano Piedimonte per “Nel nome dello zio”». Vista però la mole di mano- scritti quotidianamente in arrivo nelle redazioni, ci sono alcuni semplici consigli che possono aiu- Luigi Pirandello alle prese, un po’ faticosamente, con una macchina da scrivere tare l’aspirante autore. Elisabetta Migliavada, direttore della colla- na narrativa Garzanti – storico marchio del gruppo GeMS – con- siglia: «Prima di spedire il proprio manoscritto consiglio di guardare con attenzione il catalogo della casa editrice, per evitare di fare invii a vuoto. Inutile spedire se non si accettano inediti o se non si pubblica il vostro genere narrati- vo. Inoltre è davvero molto im- portante scrivere con cura la pro- pria lettera di presentazione com- pletandola con una breve sinossi del manoscritto, così da facilitare il lavoro dei redattori. Siate pa- zienti – continua la Migliavada, colei che ha “rivelato” Clara Sàn- chez e Vanessa Diffenbaugh al pubblico italiano – noi ci mettia- mo tutta la buona volontà ma dif- ficilmente riusciamo a rispondere entro sei mesi dall’invio». Lasso di tempo minimo confermato da tutti gli intervistati. Dopo aver individuato le case editrici che potrebbero essere in- teressate e aver redatto una lette- ra accurata ma breve – è bene ri- cordare che l’attenzione è sempre fugace – scegliete se spedire il tut- to in formato email o cartaceo. Quest’ultimo è quello preferito dalla romana Daniela Di Sora, fondatrice della casa editrice Vo- land: «Pur non avendo una colla- na espressamente dedicata alla narrativa italiana – la Voland è la “casa” italiana di due grandi fran- cesi come Amélie Nothomb e Phi- lip Djian – ogni settimana ricevia- mo una cinquantina di manoscrit- ti. Scartiamo subito fantasy e rac- conti perché abbiamo scelto di non pubblicarli». La Di Sora sotto- linea un rammarico comune nel mondo dell’editoria: «Se la metà di quelli che scrivono leggesse, il mondo dell’editoria sarebbe un’oasi felice. E invece ancora og- gi non so dire perché sia così forte e trasversale il desiderio di scrive- re; forse per un desiderio di im- mortalità, forse per l’assurda pre- sunzione che scrivere non sia poi arduo, che possano davvero farlo tutti. Ma c’è anche chi scrive per diventare ricco anche se questa è una scelta davvero folle. Il mestie- re dell’editore è davvero arduo, ricco di insidie riguardo pubblica- zioni approvate o negate di cui potresti pentirti, somiglia a quello del rabdomante, sempre alla ri- cerca della fonte salvifica». GLI AGENTI LETTERARI Facendo tesoro dell’esperien- za maturata nel mondo anglosas- sone, anche in Italia sono emersi e hanno preso piede gli agenti lette- rari, figure di intermediazione che possono rivelarsi determi- nanti per le trattative fra l’autore e l’editore ma anche in questo caso ci sono delle premesse d’obbligo. «In primo luogo – afferma Leo- nardo Luccone, fondatore dell’agenzia letteraria Oblique nonché direttore editoriale della casa editrice 66thand2nd – biso- gna scegliere con cura da chi farsi rappresentare per evitare di cade- re dentro “scatole vuote”, ovvero quelle agenzie che non hanno mai pubblicato nulla e che proporran- no di intervenire, a pagamento, più volte sul testo. Il risultato? Al- la fine avrete solo perso tempo. E denari». Ma come ci si può difen- dere? «Bisogna guardare con cura il portfolio dell’agenzia, valutan- do il curriculum degli autori con cui lavorano e i libri pubblicati. La ricerca del giusto agente somiglia a quella della casa editrice. Forse l’ideale è scegliere un professioni- sta che non sia né troppo né trop- po poco affermato, agguerrito ma Lo storico esordio previsto per questa 55/a edizione in un apposito padiglione in via di realizzazione nelle “Sale d’armi” La prima volta della Santa Sede alla Biennale Arte Nicoletta Castagni Una grande mostra internazio- nale e di ricerca con 150 artisti (di cui 13 italiani) dal titolo “Il Palaz- zo Enciclopedico” e 88 partecipa- zioni nazionali nei Giardini e all’Arsenale, ma c’è da scommet- tere che la 55/a edizione della Biennale Arte sarà ricordata so- prattutto per l’esordio della San- ta Sede, per la prima volta nella sua storia presente in un apposito padiglione in via di realizzazione nelle Sale d’armi. Presentata alla stampa dal presidente della Biennale Paolo Baratta e dal curatore dell’esposi- zione internazionale Massimilia- no Gioni, la manifestazione ha ri- chiesto un investimento com- plessivo di circa 13 milioni di eu- ro (tre per la sola mostra). «La co- pertura – ha detto Baratta – è di ben 11,9 milioni, che compren- dono le sponsorizzazioni, i pro- venti della bigliettazione pru- dentemente valutata sulla prece- dente edizione, forte di 450.000 presenze». Il deficit è dunque di 1,1 milioni, quindi «un tasso di copertura del tutto eccezionale – ha sottolineato il presidente – che però non garantisco di ripetere». Il presidente Paolo Baratta LA VALIGIA DEI SOGNI Scrivere è scavare un pozzo con un ago Patrizia Danzè «Scavare un pozzo con un ago» è un bel modo di dire turco che descrive il lavoro dello scritto- re: ne parla Orhan Pamuk in un libretto denso e commovente intitolato “La valigia di mio pa- dre”. Scrive dunque Pamuk co- me il padre prima di morire gli avesse lasciato una valigetta piena dei suoi scritti, dei suoi appunti, esortandolo a darvi un’occhiata quando se ne sa- rebbe andato, nel caso vi fosse qualcosa da pubblicare. Lo scrittore fissò per un bel po’ di tempo quella valigetta senza avere il coraggio di aprirla. Si scrive – dice Pamuk – per paura e per riempire un vuoto, si scri- ve per la paura di essere esclusi, di non contare nulla, di non la- sciare nulla di sé, si scrive per- ché si può sopportare la realtà solo trasformandola. E si scrive in solitudine, perché solo nella dimensione chiusa della pro- pria stanza si può avere – para- dossalmente – l’impressione, talora l’illusione, di creare un mondo; come se da quell’umbi- licus segreto, spesso pieno di fe- rite – le nostre (così profonde che neanche noi le conosciamo bene) – possa uscire il verbo comprensibile a tutti coloro che potranno leggerci, che dovran- no leggerci con la voglia di sen- tirsi vicini alle nostre rabbie, de- nunce, delusioni e malinconie. Ci sono poi sempre i sogni di cui vogliamo parlare grazie ai no- stri scritti, che magari teniamo per anni chiusi gelosamente nei cassetti o nelle cartelle del no- stro pc, nella nostra valigia dei sogni: uno su tutti, quello che ci spinge ad affidare alla parola scritta paranoie e arditezze, elucubrazioni e idiozie, gran- dezze e miserie, è di uscire dai provincialismi, dal nostro pic- colo mondo che ci sta stretto e nel quale tuttavia ci chiudiamo a scrivere, fiduciosi, o speran- zosi (spesso infantilmente) che le nostre parole possiamo ritro- varle nella nostra creatura, un libro scritto e circolante, magari esposto in libreria o in uno dei tanti festival-letteratura dedi- cati ai libri. Sogno di ogni esordiente è scrivere il romanzo o la poesia che dica agli altri cose che tutti conoscono ma che forse non sanno di conoscere, persino la vergogna, la colpa, la violenza, la fantasia sessuale. Altrimenti non si spiegherebbe il fiorire di pubblicazioni di libri di genere che, pur consumati compulsi- vamente come tutti i beni di consumo della nostra liquida società, permettono da quel ta- volo dove qualcuno ha scritto di aprire un mondo o di raggiun- gere il mondo. E chi scrive, allo stesso modo di chi legge, ha vo- glia di perdersi in quel mondo. Forse si scrivono i libri che si vorrebbero leggere e certamen- te si leggono i libri che si vorreb- bero scrivere. Forse, al di là del- le strategie-viatico consegnate agli aspiranti scrittori da scuole di scrittura e da agenti letterari, o peggio, talora da editori-ven- ditori di sogni, ci vorrebbe in- nanzi tutto un’educazione eco- logica alla lettura, e dunque alla scrittura. 3 non saturo di clienti, che dimostri subito di essere stato catturato dal vostro manoscritto, disposto a combattere la vostra battaglia». Navigando in rete abbondano le agenzie che propongono tratta- menti e valutazioni di testi ma at- tenzione: «Il servizio di valutazio- ne di un testo è una consulenza a pagamento e ha un costo – prose- gue Luccone – ma non va confusa col lavoro di rappresentanza che l’agente svolge per l’autore e va inteso come un investimento che diventerà redditizio solo se il libro verrà comprato da un editore (l’agente letterario incassa me- diante fra il 10 e il 20% del con- tratto di vendita del libro)». Proprio per i rischi connessi all’attività e il guadagno incerto, anche l’agente deve procedere coi piedi di piombo per selezionare i manoscritti da rappresentare, co- me conferma Luigi Bernabò, uno dei nomi più quotati del settore: «Siamo invasi di manoscritti, di tutti i tipi. L’attesa può essere lun- ga ma c’è un consiglio importan- te: molti sottovalutano la lettera di autopresentazione. Invece questa dev’essere capace di attira- re la nostra attenzione, facendoci incuriosire subito. Quando Dona- to Carrisi ci propose “Il Suggerito- re” avevamo seri dubbi di portare avanti un altro libro su un serial killer ma lui fu bravo a portarci su- bito dentro il testo, ad anticiparci quanto era necessario per comin- ciare a leggerlo immediatamente. Da lì in poi fu la sua scrittura a cat- turarci». L’AUTOPUBBLICAZIONE E poi c’è sempre la terza via: l’autopubblicazione. La possibili- tà di fare da soli e infischiarsene delle logiche editoriali. Una scelta che può riservare grandi soddisfa- zioni, ma c’è una grossa trappola in agguato, la pubblicazione a pa- gamento, come chiarisce Lucco- ne: «Piuttosto che rivolgervi ad un editore che esige un “contributo editoriale”, che si ridurrà al mero acquisto delle copie del vostro stesso libro, se il vostro desiderio è solo quello di averlo e donarlo ai vostri amici, scegliete di stampar- lo online o in una copisteria. Avre- te raggiunto il vostro scopo senza dar fiato agli speculatori. L’edito- re che punta sul vostro libro ci scommette tempo e denari men- tre chi domanda soldi vuole solo approfittarsi dell’ingenuità, dell’entusiasmo». Sono molti i portali che offrono di stampare e vendere il vostro manoscritto, su tutti Ilmiolibro.it (permette di avere un codice isbn con la possibilità di pubblicizzare il libro su Repubblica e L’Espres- so), Bol.it e Amazon.it (il più grande mercato online). L’autopubblicazione potrebbe essere intesa come una exit strate- gy ma la favola di Anna Premoli, balzata nella topten della narrati- va italiana con “Ti prego lasciati odiare” (Newton Compton), rive- la scenari di convergenza dei mer- cati sinora imperscrutabili. «Ave- vo scritto questo libro durante la gravidanza, non avevo intenzio- ne di pubblicarlo e mi sarebbe sembrato folle persino provarci. Però – prosegue Anna Premoli, il cognome è quello del marito, vi- sta la sua volontà di mantenere comunque un certo anonimato – mio marito era talmente entusia- sta che ha fatto tutto da solo: ha corretto le bozze, ha creato la co- pertina e si è iscritto alla piattafor- ma Narcissus, mettendolo in ven- dita. Però nemmeno lui si aspetta- va il successo che ne è scaturito (oltre diecimila copie vendute a 0.99 cent) e tantomeno che Ne- wton Compton mi contattasse, proponendomi un contratto». Ma oggi alla sua migliore ami- ca cosa consiglierebbe? «Dipende dal tipo di libro. Il genere rosa, giallo e fiction può funzionare con il self-publishing e comunque, è anche un modo per mettersi alla prova, anche davanti alle recen- sioni dei lettori e al mondo edito- riale in cui di colpo, si viene cata- pultati». 3 Ernest Hemingway scrive uno dei suoi romanzi sotto il cielo Elsa Morante Joseph Conrad Marcel Proust Nonostante la presenza in pri- ma fila del direttore dei Musei Va- ticani Antonio Paolucci, non so- no filtrate informazioni sugli arti- sti e le opere che verranno allesti- te nei 450 metri quadrati in cui sarà ospitato il padiglione della Santa Sede. «Sarà fatta un’appo- sita conferenza stampa nelle prossime settimane», ha spiegato Baratta, almeno «dopo Pasqua» ha assicurato Paolucci. Intanto il presidente della Biennale ha rac- contato i lunghi colloqui avuti in questi anni con il cardinale Rava- si e il «desiderio da parte della Santa Sede di esserci in modo giusto, di porsi con gli altri senza nessuna presunzione». Quello che si vedrà nelle Sale d’armi, in via di restauro all’Arsenale (per ospitare padiglioni permanenti) non farà il punto «di come in futu- ro dovrà essere l’arte sacra, quali saranno i suoi canoni, bensì l’at- teggiamento di fondo sarà il dia- logo» con i molteplici linguaggi artistici di tutto il mondo. L’au- spicio di Baratta è che comunque la presenza della Santa Sede alla Biennale si consolidi e che maga- ri si possa allargare anche alla mostra di Architettura. Quest’anno saranno 88 le Par- Beppe Fenoglio Giovanni Guareschi tecipazioni Nazionali, di cui dieci presenti per la prima volta. Fra questi, oltre alla Santa Sede, l’An- gola, le Bahamas, la Repubblica del Kosovo, le Maldive e le Tuva- lu. Ma c’è grande attesa per per la mostra internazionale “Il Palaz- zo Enciclopedico”, che Massimi- liano Gioni ha ideato per rimette- re al centro l’immaginazione, tra- volta dall’oceano di informazioni che sottende la società contem- poranea. In una sorta di museo temporaneo , l’ossessione del sa- pere sarà raccontata attraverso l’opera di artisti storici, outsider di genio, giovani promesse. 3

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Gazzetta del Sud Domenica 17 Marzo 2013 15.

CulturaSono tantissimi gli scrittori con un “romanzo nel cassetto”. Cosa possono fare per trovare un editore?

Il sogno: pubblicare un libroDal classico “manoscritto con lettera” da inviare alla novità del self-publishing

Francesco Musolino

Finalmente avete scritto il vostrolibro. Dopo numerose notti inson-ni, in attesa della proficua ispira-zione davanti al foglio bianco, convostra somma soddisfazione sieteriusciti a mettere la parola “Fine”.Vi sentite destinati a vedere il vo-stro libro in bella mostra nelle ve-trine delle librerie dell’intero sti-vale e perché no, nella top ten,rimbalzando da un quotidiano aun salotto tv. Ma prima che il vo-stro futuro si compia dovrete ne-cessariamente fare i conti con ilmercato editoriale e le sue, talvol-ta imperscrutabili, leggi. Vi baste-rà, ad esempio, un rapido passag-gio nelle bacheche dei social net-work per capire come gli aspirantiscrittori, oggi più che mai forseper via della crisi, siano davveronumerosi e spesso insospettabili,ciascuno con un proprio stile, dalthriller al romanzo giovanilistico,dal fantasy sino al romanzo eroti-co. E allora – se non avete cogno-mi “nobili” o vie d’accesso privile-giate cui far appello – fareste me-glio a domandarvi quale sia la mi-gliore strada da intraprendereprima di incocciare nelle garbatema implacabili lettere di rifiuto dipubblicazione. Sarà meglio scri-vere a tappetto a tutti gli editori,appellarsi agli agenti letterari op-pure, perché no, tentare subito lavia dell’autopubblicazione oself-publishing? La “Gazzetta delSud” ha intrapreso un viaggio nelmondo dell’editoria italiana peraiutare gli aspiranti scrittori.

LE CASE EDITRICIPartiamo scegliendo ideal-

mente l’itinerario classico, quellodell’invio alle case editrici. Unavia tortuosa tuttavia affatto di-sperata, come afferma Luigi Brio-schi –presidente di Guanda edito-re (che pubblica in italiano grandinomi come Nick Hornby, JavierCercas e Luis Sepulveda): «Ci so-no molti segnali incoraggianti pergli aspiranti scrittori. Del resto daparecchi anni le case editrici ita-liane sono molto aperte nei con-fronti della nuova narrativa e so-no numerosi gli esordi, anche conlanci mediatici importanti, comeil caso di Stefano Piedimonte per“Nel nome dello zio”».

Vista però la mole di mano-scritti quotidianamente in arrivonelle redazioni, ci sono alcunisemplici consigli che possono aiu-

Luigi Pirandello alle prese, un po’ faticosamente, con una macchina da scrivere

tare l’aspirante autore. ElisabettaMigliavada, direttore della colla-na narrativa Garzanti – storicomarchio del gruppo GeMS – con -siglia: «Prima di spedire il propriomanoscritto consiglio di guardarecon attenzione il catalogo dellacasa editrice, per evitare di fareinvii a vuoto. Inutile spedire senon si accettano inediti o se non sipubblica il vostro genere narrati-vo. Inoltre è davvero molto im-portante scrivere con cura la pro-pria lettera di presentazione com-pletandola con una breve sinossidel manoscritto, così da facilitareil lavoro dei redattori. Siate pa-zienti – continua la Migliavada,colei che ha “rivelato” Clara Sàn-chez e Vanessa Diffenbaugh alpubblico italiano – noi ci mettia-mo tutta la buona volontà ma dif-ficilmente riusciamo a rispondereentro sei mesi dall’invio». Lasso ditempo minimo confermato datutti gli intervistati.

Dopo aver individuato le caseeditrici che potrebbero essere in-teressate e aver redatto una lette-ra accurata ma breve – è bene ri-cordare che l’attenzione è semprefugace – scegliete se spedire il tut-to in formato email o cartaceo.Quest’ultimo è quello preferito

dalla romana Daniela Di Sora,fondatrice della casa editrice Vo-land: «Pur non avendo una colla-na espressamente dedicata allanarrativa italiana – la Voland è la“casa” italiana di due grandi fran-cesi come Amélie Nothomb e Phi-lip Djian – ogni settimana ricevia-

mo una cinquantina di manoscrit-ti. Scartiamo subito fantasy e rac-conti perché abbiamo scelto dinon pubblicarli». La Di Sora sotto-linea un rammarico comune nelmondo dell’editoria: «Se la metàdi quelli che scrivono leggesse, ilmondo dell’editoria sarebbeun’oasi felice. E invece ancora og-gi non so dire perché sia così fortee trasversale il desiderio di scrive-re; forse per un desiderio di im-mortalità, forse per l’assurda pre-sunzione che scrivere non sia poiarduo, che possano davvero farlotutti. Ma c’è anche chi scrive perdiventare ricco anche se questa èuna scelta davvero folle. Il mestie-re dell’editore è davvero arduo,ricco di insidie riguardo pubblica-zioni approvate o negate di cuipotresti pentirti, somiglia a quellodel rabdomante, sempre alla ri-

cerca della fonte salvifica».GLI AGENTI LETTERARIFacendo tesoro dell’esperien -

za maturata nel mondo anglosas-sone, anche in Italia sono emersi ehanno preso piede gli agenti lette-rari, figure di intermediazioneche possono rivelarsi determi-nanti per le trattative fra l’autore el’editore ma anche in questo casoci sono delle premesse d’obbligo.«In primo luogo – afferma Leo-nardo Luccone, fondatoredell’agenzia letteraria Obliquenonché direttore editoriale dellacasa editrice 66thand2nd – biso -gna scegliere con cura da chi farsirappresentare per evitare di cade-re dentro “scatole vuote”, ovveroquelle agenzie che non hanno maipubblicato nulla e che proporran-no di intervenire, a pagamento,più volte sul testo. Il risultato? Al-la fine avrete solo perso tempo. Edenari». Ma come ci si può difen-dere? «Bisogna guardare con curail portfolio dell’agenzia, valutan-do il curriculum degli autori concui lavorano e i libri pubblicati. Laricerca del giusto agente somigliaa quella della casa editrice. Forsel’ideale è scegliere un professioni-sta che non sia né troppo né trop-po poco affermato, agguerrito ma

Lo storico esordio previsto per questa 55/a edizione in un apposito padiglione in via di realizzazione nelle “Sale d’armi”

La prima volta della Santa Sede alla Biennale ArteNicoletta Castagni

Una grande mostra internazio-nale e di ricerca con 150 artisti (dicui 13 italiani) dal titolo “Il Palaz-zo Enciclopedico”e 88 partecipa-zioni nazionali nei Giardini eall’Arsenale, ma c’è da scommet-tere che la 55/a edizione dellaBiennale Arte sarà ricordata so-prattutto per l’esordio della San-ta Sede, per la prima volta nellasua storia presente in un appositopadiglione in via di realizzazionenelle Sale d’armi.

Presentata alla stampa dalpresidente della Biennale Paolo

Baratta e dal curatore dell’esposi -zione internazionale Massimilia-no Gioni, la manifestazione ha ri-chiesto un investimento com-plessivo di circa 13 milioni di eu-ro (tre per la sola mostra). «La co-pertura – ha detto Baratta – è diben 11,9 milioni, che compren-dono le sponsorizzazioni, i pro-venti della bigliettazione pru-dentemente valutata sulla prece-dente edizione, forte di 450.000presenze». Il deficit è dunque di1,1 milioni, quindi «un tasso dicopertura del tutto eccezionale –ha sottolineato il presidente –cheperò non garantisco di ripetere». Il presidente Paolo Baratta

LA VALIGIA DEI SOGNI

Scrivereè scavareun pozzocon un ago

Patrizia Danzè

«Scavare un pozzo con un ago»è un bel modo di dire turco chedescrive il lavoro dello scritto-re: ne parla Orhan Pamuk in unlibretto denso e commoventeintitolato “La valigia di mio pa-dre”. Scrive dunque Pamuk co-me il padre prima di morire gliavesse lasciato una valigettapiena dei suoi scritti, dei suoiappunti, esortandolo a darviun’occhiata quando se ne sa-rebbe andato, nel caso vi fossequalcosa da pubblicare. Loscrittore fissò per un bel po’ ditempo quella valigetta senzaavere il coraggio di aprirla. Siscrive – dice Pamuk – per paurae per riempire un vuoto, si scri-ve per la paura di essere esclusi,di non contare nulla, di non la-sciare nulla di sé, si scrive per-ché si può sopportare la realtàsolo trasformandola. E si scrivein solitudine, perché solo nelladimensione chiusa della pro-pria stanza si può avere – para -dossalmente – l’impressione,talora l’illusione, di creare unmondo; come se da quell’umbi -licus segreto, spesso pieno di fe-rite – le nostre (così profondeche neanche noi le conosciamobene) – possa uscire il verbocomprensibile a tutti coloro chepotranno leggerci, che dovran-no leggerci con la voglia di sen-tirsi vicini alle nostre rabbie, de-nunce, delusioni e malinconie.Ci sono poi sempre i sogni di cuivogliamo parlare grazie ai no-stri scritti, che magari teniamoper anni chiusi gelosamente neicassetti o nelle cartelle del no-stro pc, nella nostra valigia deisogni: uno su tutti, quello che cispinge ad affidare alla parolascritta paranoie e arditezze,elucubrazioni e idiozie, gran-dezze e miserie, è di uscire daiprovincialismi, dal nostro pic-colo mondo che ci sta stretto enel quale tuttavia ci chiudiamoa scrivere, fiduciosi, o speran-zosi (spesso infantilmente) chele nostre parole possiamo ritro-varle nella nostra creatura, unlibro scritto e circolante, magariesposto in libreria o in uno deitanti festival-letteratura dedi-cati ai libri.

Sogno di ogni esordiente èscrivere il romanzo o la poesiache dica agli altri cose che tutticonoscono ma che forse nonsanno di conoscere, persino lavergogna, la colpa, la violenza,la fantasia sessuale. Altrimentinon si spiegherebbe il fiorire dipubblicazioni di libri di genereche, pur consumati compulsi-vamente come tutti i beni diconsumo della nostra liquidasocietà, permettono da quel ta-volo dove qualcuno ha scritto diaprire un mondo o di raggiun-gere il mondo. E chi scrive, allostesso modo di chi legge, ha vo-glia di perdersi in quel mondo.

Forse si scrivono i libri che sivorrebbero leggere e certamen-te si leggono i libri che si vorreb-bero scrivere. Forse, al di là del-le strategie-viatico consegnateagli aspiranti scrittori da scuoledi scrittura e da agenti letterari,o peggio, talora da editori-ven-ditori di sogni, ci vorrebbe in-nanzi tutto un’educazione eco-logica alla lettura, e dunque allascrittura. 3

non saturo di clienti, che dimostrisubito di essere stato catturato dalvostro manoscritto, disposto acombattere la vostra battaglia».

Navigando in rete abbondanole agenzie che propongono tratta-menti e valutazioni di testi ma at-tenzione: «Il servizio di valutazio-ne di un testo è una consulenza apagamento e ha un costo – prose -gue Luccone – ma non va confusacol lavoro di rappresentanza chel’agente svolge per l’autore e vainteso come un investimento chediventerà redditizio solo se il libroverrà comprato da un editore(l’agente letterario incassa me-diante fra il 10 e il 20% del con-tratto di vendita del libro)».

Proprio per i rischi connessiall’attività e il guadagno incerto,anche l’agente deve procedere coipiedi di piombo per selezionare imanoscritti da rappresentare, co-me conferma Luigi Bernabò, unodei nomi più quotati del settore:

«Siamo invasi di manoscritti, ditutti i tipi. L’attesa può essere lun-ga ma c’è un consiglio importan-te: molti sottovalutano la letteradi autopresentazione. Invecequesta dev’essere capace di attira-re la nostra attenzione, facendociincuriosire subito. Quando Dona-to Carrisi ci propose “Il Suggerito-re” avevamo seri dubbi di portareavanti un altro libro su un serialkiller ma lui fu bravo a portarci su-bito dentro il testo, ad anticiparciquanto era necessario per comin-ciare a leggerlo immediatamente.Da lì in poi fu la sua scrittura a cat-turarci».

L’AUTOPUBBLICAZIONEE poi c’è sempre la terza via:

l’autopubblicazione. La possibili-tà di fare da soli e infischiarsenedelle logiche editoriali. Una sceltache può riservare grandi soddisfa-

zioni, ma c’è una grossa trappolain agguato, la pubblicazione a pa-gamento, come chiarisce Lucco-ne: «Piuttosto che rivolgervi ad uneditore che esige un “contributoeditoriale”, che si ridurrà al meroacquisto delle copie del vostrostesso libro, se il vostro desiderioè solo quello di averlo e donarlo aivostri amici, scegliete di stampar-lo online o in una copisteria. Avre-te raggiunto il vostro scopo senzadar fiato agli speculatori. L’edito -re che punta sul vostro libro ciscommette tempo e denari men-tre chi domanda soldi vuole soloapprofittarsi dell’ingenuità,dell’entusiasmo».

Sono molti i portali che offronodi stampare e vendere il vostromanoscritto, su tutti Ilmiolibro.it(permette di avere un codice isbncon la possibilità di pubblicizzareil libro su Repubblica e L’Espres -so), Bol.it e Amazon.it (il piùgrande mercato online).

L’autopubblicazione potrebbeessere intesa come una exit strate-gy ma la favola di Anna Premoli,balzata nella topten della narrati-va italiana con “Ti prego lasciatiodiare” (Newton Compton), rive-la scenari di convergenza dei mer-cati sinora imperscrutabili. «Ave-vo scritto questo libro durante lagravidanza, non avevo intenzio-ne di pubblicarlo e mi sarebbesembrato folle persino provarci.Però – prosegue Anna Premoli, ilcognome è quello del marito, vi-sta la sua volontà di mantenerecomunque un certo anonimato –mio marito era talmente entusia-sta che ha fatto tutto da solo: hacorretto le bozze, ha creato la co-pertina e si è iscritto alla piattafor-ma Narcissus, mettendolo in ven-dita. Però nemmeno lui si aspetta-va il successo che ne è scaturito(oltre diecimila copie vendute a0.99 cent) e tantomeno che Ne-wton Compton mi contattasse,proponendomi un contratto».

Ma oggi alla sua migliore ami-ca cosa consiglierebbe? «Dipendedal tipo di libro. Il genere rosa,giallo e fiction può funzionare conil self-publishing e comunque, èanche un modo per mettersi allaprova, anche davanti alle recen-sioni dei lettori e al mondo edito-riale in cui di colpo, si viene cata-pultati».3

Ernest Hemingway scrive uno dei suoi romanzi sotto il cielo

Elsa Morante Joseph Conrad Marcel Proust

Nonostante la presenza in pri-ma fila del direttore dei Musei Va-ticani Antonio Paolucci, non so-no filtrate informazioni sugli arti-sti e le opere che verranno allesti-te nei 450 metri quadrati in cuisarà ospitato il padiglione dellaSanta Sede. «Sarà fatta un’appo -sita conferenza stampa nelleprossime settimane», ha spiegatoBaratta, almeno «dopo Pasqua»ha assicurato Paolucci. Intanto ilpresidente della Biennale ha rac-contato i lunghi colloqui avuti inquesti anni con il cardinale Rava-si e il «desiderio da parte dellaSanta Sede di esserci in modo

giusto, di porsi con gli altri senzanessuna presunzione». Quelloche si vedrà nelle Sale d’armi, invia di restauro all’Arsenale (perospitare padiglioni permanenti)non farà il punto «di come in futu-ro dovrà essere l’arte sacra, qualisaranno i suoi canoni, bensì l’at -teggiamento di fondo sarà il dia-logo» con i molteplici linguaggiartistici di tutto il mondo. L’au -spicio di Baratta è che comunquela presenza della Santa Sede allaBiennale si consolidi e che maga-ri si possa allargare anche allamostra di Architettura.

Quest’anno saranno 88 le Par-

Beppe Fenoglio Giovanni Guareschi

tecipazioni Nazionali, di cui diecipresenti per la prima volta. Fraquesti, oltre alla Santa Sede, l’An -gola, le Bahamas, la Repubblicadel Kosovo, le Maldive e le Tuva-lu. Ma c’è grande attesa per per lamostra internazionale “Il Palaz-zo Enciclopedico”, che Massimi-liano Gioni ha ideato per rimette-re al centro l’immaginazione, tra-volta dall’oceano di informazioniche sottende la società contem-poranea. In una sorta di museotemporaneo , l’ossessione del sa-pere sarà raccontata attraversol’opera di artisti storici, outsiderdi genio, giovani promesse.3