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ROCCA CALASCIOSala della Musica
13 AGOSTO 2012 ore 18.45
STAGIONE DEI CONCERTI 2011-2012
OFFICINAMUSICALE
Maria Sullivoce
Antoine Mucciantechitarra
Eugenio Giulianivoce recitante
Il revientà ma mémoire…POeSIA e ChAnSOn in Franciatra Ottocento e Novecento
Rimbaud, Prévert/Kosma, Piaf/Monnot, Fort, Rivgauche/Cabra, Trenet/Chauliac, Aragon, Apollinaire, Hugo, Gainsbourg, Dimey/Salvador, Beart, Baudelaire, Barbara, De Lamartine, Éluard, Wood
Il revient à ma mémoire…POeSIA e ChAnSOn in Franciatra Ottocento e novecento
Le dormeur du val (A. Rimbaud)Les feuilles mortes (Prevert/Kosma)L’hymne à l’amour (Piaf/Monnot)Sables mouvants (J. Prévert)La grande ivresse (P. Fort)La foule (Rivgauche/Cabra)La courbe de tes yeux (P. Éluard)Le temps perdu (J. Prévert)Douce France (C. Trenet)Que reste-t-il de nos amours (Trenet/ Chauliac)Nous dormirons ensemble (L. Aragon)Le Pont Mirabeau (Guillaume Apollinaire)La coccinelle (V. Hugo)Voyages (J. Prévert)Les petits papiers (S. Gainsbourg)Syracuse (Dimey/H.Salvador)Quand tu dors (G. Beart)Tristesse de la lune (C. Baudelaire)Vere novo (V. Hugo)Quelqu’un (J. Prévert)Les souliers (G. Beart)Chanson pour les enfants l’hiver (J. Prévert)Göttingen (Barbara)Le papillon (A. De Lamartine)La source tombait du rocher (V. Hugo)Les mains d’Elsa (L. Aragon)Liberté (P. Éluard)Les roses de Picardie (Haydn Wood)
Il revient à ma mémoire…
Maria Sulli
Ha iniziato a cantare nel coro di Echirolles (Francia). Ha studiato canto e solfeg-gio presso il conservatorio Jean Wiener di Echirolles. Si esibisce in diversi reperto-ri: opera, musica classica e sacra, «chanson française».In quest’ultimo repertorio è anche autrice, compositrice, interprete.
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Antoine Mucciante
Dopo aver suonato con gruppi di musica rock e blues, si è dedicato alla musica new country con accenti country rock.Attualmente suona con i “Freigthliner Hot Country” e con i “Tomahawk”, due dei più importanti complessi del sud est della Francia.A Grenoble si esibisce accompagnando la voce nel repertorio popolare.
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eugenio Giuliani
9, boulevard Eugène Arnaud, 38200 Vienne - Tel : 04 74 85 88 92 - Port : 06 64 34 17 79 - email : e.giuliani@bbox.fr - Comédien, né le 11 juin 1960
TELEVISION2003: « la main, l’esprit, le cœur »; Série: le compagnon; Coproduction France 3 – Light production; Réalisateur: Pierre Lary2004: Fabien Cosma; France 3 production Lyon; Réalisation: Jean-Pierre Vergne
CAFE-THEATRE2008 «Je daibute , alors, fête pas ch…»; De Eugenio Giulian; Mise en scène Euge-nio Giuliani2009 «J’critique pas, mais quand même!»; De Eugenio Giuliani; Mise en scène Eu-genio Giuliani; Festival de l’humour de Vienne en Mars 2010 THEATRE1997 à 2012 De multiples pièces: Feydeau (Les Fiancés de Loches, Chat en po-che…) - Maupassant (L’Héritage) - Foissy, Tardieu, Pouchkine - Labiche (Un chape-au de paille d’Italie) - Molière (Le Médecin malgré lui) - etc...
L’ADDORMENTATO NELLA VALLEArthur Rimbaud, 1854-1891
È una gola di verzura dove il fiume cantaimpigliando follemente alle erbe straccid’argento: dove il sole, dalla fiera
montagnarisplende: è una piccola valle che
spumeggia di raggi.
Un giovane soldato, bocca aperta, testa nuda,
e la nuca bagnata nel fresco crescione azzurro,
dorme; è disteso nell’erba, sotto la nuvola,
pallido nel suo verde letto dove piove la luce.
I piedi tra i gladioli, dorme. Sorridente come
sorriderebbe un bimbo malato, fa un sonno.
O natura, cullato tiepidamente: ha freddo.
I profumi non fanno più fremere la sua narice;
Dorme nel sole, la mano sul suo pettotranquillo. Ha due rosse ferite sul fianco
destro.__________________________________
LE FOgLiE MORTE Jacques Prevert, Musica da Joseph Kosma,
1945, Traduzione e cura di M. Cucchi
Oh, vorrei tanto che anche tu ricordassi i giorni felici del nostro amore Com’era più bella la vita E com’era più bruciante il sole Le foglie morte cadono a mucchi... Vedi: non ho dimenticato Le foglie morte cadono a mucchi come i ricordi, e i rimpianti e il vento del nord porta via tutto nella più fredda notte che dimentica Vedi: non ho dimenticato la canzone che mi cantavi È una canzone che ci somiglia
Tu che mi amavi e io ti amavo E vivevamo, noi due, insieme tu che mi amavi io che ti amavo Ma la vita separa chi si ama piano piano senza nessun rumore e il mare cancella sulla sabbia i passi degli amanti divisi
Le foglie morte cadono a mucchi e come loro i ricordi, i rimpianti Ma il mio fedele e silenzioso amore sorride ancora, dice grazie alla vita Ti amavo tanto, eri così bella Come potrei dimenticarti Com’era più bella la vita e com’era più bruciante il sole Eri la mia più dolce amica... Ma non ho ormai che rimpianti E la canzone che tu cantavi la sentirò per sempre
È una canzone che ci somiglia Tu che mi amavi e io ti amavo E vivevamo, noi due, insieme tu che mi amavi io che ti amavo Ma la vita separa chi si ama piano piano senza nessun rumore e il mare cancella sulla sabbia i passi degli amanti divisi__________________________________
iNNO ALL’AMORETesto di Edith Piaf. Musica di Marguerite
Monnot (1949)
Il cielo blu su noi può crollareE la terra può sprofondare bene.Mi importa poco se mi amiMe ne frego del mondo intero
Purché l’amore innondera le mie mattinePurché il mio corpo rabbrividirà sotto le
tue mani
Mi importano poco i problemiIl mio amore, poiché mi ami
Andrei fino alla fine del mondoMi farei tingere in biondaSe me lo chiedessi
Andrei a sganciare la lunaAndrei a rubare la fortunaSe me lo chiedessi
Rinnegherei la mia patriaRinnegherei i miei amiciSe me lo chiedessi
Si può ridere bene di meFarei qualsiasi cosaSe me lo chiedessi
Se un giorno la vita te strappa da meSe muori, che sia lontano da meMi importo poco se mi amiPerché io morrei anche
Avremo per noi l’eternitàNel blu di tutta l’immensità.Nel cielo, non ci sono più problemiIl mio amore, credi che si amiamo?
Dio riunisce quelli che si amano!__________________________________
SAbbiE MObiLiJacques Prévert (1900-1977) Dèmoni e meraviglieVenti e mareeLontano già si è ritirato il mareE tuCome alga dolcemente accarezzata dal ventoNella sabbia del tuo letto ti agiti sognando
Dèmoni e meraviglieVenti e mareeLontano già si è ritirato il mareMa nei tuoi occhi socchiusiDue piccole onde sono rimaste
Dèmoni e meraviglieVenti e mareeDue piccole onde per annegarmi.__________________________________
EbbREzzA Paul Fort (1872-1960
Nelle notti blu d’estate in cui cantano le cicale, Dio versa
sulla Francia una coppa di stelle. Il vento porta al mio labbro
un gusto del cielo d’estate! Voglio bere lo spazio di fresco argentato.
L’aria della sera è per me il bordo della coppa fredda
dove, gli occhi semichiusi e la bocca avida, bevo come il succo
spremuto di una melagrana, la freschezza stellata
che si diffonde dalle nuvole. Sdraiato su un prato la cui erba è ancora
calda per essersi deliziata al soffio del giorno,
oh! come vuoterei, questa sera, con amore, la coppa
immensa e blu in cui vibra il firmamento.
Sono Bacco o Pan? Mi inebrio di spazio e calmo
la mia febbre alla freschezza delle notti. La bocca aperta al cielo dove palpitano
gli astri, che il cielo scorra in me! Che io mi fonda
in lui! __________________________________
LA FOLLATesto di Michel RivgaucheMusica di Angel Cabra
Rivedo la città in festa e in delirioSoffocante sotto il sole e di gioia.E sento nella musica le grida, le risateChe scoppiano e rimbalzano intorno a me
E perduta tra la gente che me spingeStordita, confusa, resto qua.Quando improvvisamente, mi giro, lui
indietreggiaE la folla mi getta tra le sue braccia
Portati dalla folla che ci trascinaCi porta viaSchiacciati l’uno contro l’altroNon formiamo più che un solo corpo
Ed il flusso senza sforzoCi spinge, incatenati l’uno all’altroE ci lascia tutti e dueRaggianti, rallegrati e felici
Portati via dalla folla che si lanciaE che danzaUna folle farandolaLe nostre due mani rimangono uniteEd a volte sollevatiI nostri due corpi abbracciati si innalzanoE ricadono tutti e dueRaggianti, rallegrati e felici
E la gioia schizzata dal suo sorrisoMi trapassa e fluisce in fondo a me.Ma improvvisamente lancio un grido tra
le risateQuando la folla me lo strappa dalle
braccia
Portati dalla folla che ci trascinaCi porta viaCi allontana l’uno dall’altro.Combatto e lotto
Ma il suono della sua voceÈ soffocato dalle risate degli altri.E grido di dolore, di furore e di rabbiaE piango
Portati via dalla folla che si lanciaE che danzaUna folle farandolaSono portata lontano
E stringo i miei pugniMaledicendo la folla che mi rubaL’uomo che mi aveva datoE che non ho mai ritrovato
LA cuRVA DEi TuOi OcchiPaul Éluard (1895-1952)
La curva dei tuoi occhi gira intorno al mio cuore
un girotondo di danza e di dolcezza,aureola di tempi,culla notturna e sicurae se non so più quello che ho vissutoè perchè non sempre i tuoi occhi mi
hanno visto.Foglie di luce e spuma di rugiadacanne del vento,risa profumate,ali che coprono il mondo di luce,navi cariche di cielo e di mare,cacciatori di suoni e fonti di colori,
profumi schiusi da una cova di auroresempre posata sulla paglia degli astri,come il giorno vive di innocenza,così il mondo vive dei tuoi occhi purie tutto il mio sangue scorre in quegli
sguardi__________________________________
DOucE FRANcETesto e musica di Charles Trenet
Il revient à ma mémoireDes souvenirs familiersJe revois ma blouse noireLorsque j’étais écolierSur le chemin de l’écoleJe chantais à pleine voixDes romances sans parolesVieilles chansons d’autrefois
Douce FranceCher pays de mon enfanceBercée de tendre insoucianceJe t’ai gardée dans mon cœur!Mon village au clocher aux maisons
sagesOù les enfants de mon âgeOnt partagé mon bonheurOui je t’aimeEt je te donne ce poèmeOui je t’aimeDans la joie ou la douleurDouce France
Cher pays de mon enfanceBercée de tendre insoucianceJe t’ai gardée dans mon cœur
J’ai connu des paysagesEt des soleils merveilleuxAu cours de lointains voyagesTout là-bas sous d’autres cieuxMais combien je leur préfèreMon ciel bleu mon horizonMa grande route et ma rivièreMa prairie et ma maison__________________________________
cOSA RESTA DEi NOSTRi AMORiTesto di Charles Trenet.Musica di Léo Chauliac (1942)
Stasera il vento che bussa alla mia porta mi parla degli amori morti, davanti al fuoco che si spegne.
Stasera è una canzone d’autunno nella casa che rabbrividisce, e io penso ai giorni lontani.
Che cosa resta dei nostri amori? che cosa resta di quei bei giorni? Una foto, una vecchia foto della mia giovinezza.
Che cosa resta dei dolci messaggi, dei mesi di Aprile, degli appuntamenti? Un ricordo che mi tormenta senza sosta.
Felicità leggera, capelli al vento, baci rubati, sogni in crescendo: che cosa resta di tutto questo, ditemelo.
Un piccolo villaggio, un vecchio campanile, un paesaggio nascosto; e in una nuvola un viso caro del mio passato.
Le parole, le parole dolci che si sussurrano, le carezze più pure, i rami al fondo dei boschi, i fiori che si ritrovano in un libro, il cui profumo ancora inebria, se ne sono andati
perché?__________________________________
NOuS DORMiRONS ENSEMbLELouis Aragon (1897-1982)
Que ce soit dimanche ou lundi
Soir ou matin minuit midiDans l’enfer ou le paradisLes amours aux amours ressemblentC’était hier que je t’ai ditNous dormirons ensembleC’était hier et c’est demainJe n’ai plus que toi de cheminJ’ai mis mon cœur entre tes mainsAvec le tien comme il va l’ambleTout ce qu’il a de temps humainNous dormirons ensembleMon amour ce qui fut seraLe ciel est sur nous comme un drapJ’ai refermé sur toi mes brasEt tant je t’aime que j’en trembleAussi longtemps que tu voudrasNous dormirons ensemble__________________________________
iL PONTE MiRAbEAuGuillaume Apollinaire (1880-1918)
Sotto il ponte Mirabeau scorre la SennaE i nostri amoriTocca che me lo rammentiLa gioia sempre veniva dopo la penaVenga la notte suoni l’oraI giorni vanno qui m’è dimoraLe mani nelle mani restiamo faccia a
facciaMentre giuDal ponte delle nostre braccia passaD’eterni sguardi l’onda così spossataVenga la notte suoni l’oraI giorni vanno qui m’è dimoraL’amore se ne va come quest’acqua
correnteL’amore se ne vaCome la vita è lentaE come la Speranza è violentaVenga la notte suoni l’oraI giorni vanno qui m’è dimoraPassano i giorni e passano le settimaneNulla del tempo passatoNulla degli amori rivieneSotto il ponte Mirabeau scorre la SennaVenga la notte suoni l’oraI giorni vanno qui m’è dimora
LA cOcciNELLE Victor Hugo (1802-1885)
Elle me dit: «Quelque chose Me tourmente.» Et j’aperçus Son cou de neige, et dessus, Un petit insecte rose. J’aurais dû, -- mais, sage ou fou, A seize ans, on est farouche, -- Voir le baiser sur sa bouche Plus que l’insecte à son cou. On eût dit un coquillage; Dos rose et taché de noir. Les fauvettes pour nous voir Se penchaient dans le feuillage. Sa bouche fraîche était là; Je me courbai sur la belle, Et je pris la coccinelle; Mais le baiser s’envola. «Fils, apprends comme on me nomme», Dit l’insecte du ciel bleu, «Les bêtes sont au bon Dieu; Mais la bêtise est à l’homme.»
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VOyAgESJacques Prévert
Moi aussiComme les peintresJ’ai mes modèles
Un jour Et c’est déjà hier Sur la plate-forme de l’autobusJe regardais les femmesQui descendaient la rue d’Amsterdam Soudain à travers la vitre du busJ’en découvris une Que je n’avais pas vue monterAssise et seule elle semblait sourireA l’instant même elle me plut
énormément Mais au même instantJe m’aperçus que c’était la mienneJ’étais content.
LES PETiTS PAPiERSTesto e musica di Serge Gainsbourg (1965)
Laissez passer Les p’tits papiers A l’occasion Papier chiffon Puissent-ils un soir Papier buvard Vous consoler
Laissez brûler Les p’tits papiers Papier de riz Ou d’Arménie Qu’un soir ils puissent Papier maïs Vous réchauffer
Un peu d’amour Papier velours Et d’esthétique Papier musique C’est du chagrin Papier dessin Avant longtemps
Laissez glisser Papier glacé Les sentiments Papier collant Ça impressionne Papier carbone Mais c’est du vent
Machin Machine Papier machine Faut pas s’leurrer Papier doré Celui qu’y touche Papier tue-mouches Est moitié fou
C’est pas brillant Papier d’argent C’est pas donné Papier-monnaie Ou l’on en meurt Papier à fleurs
Ou l’on s’en fout
Laissez parler Les p’tits papiers A l’occasion Papier chiffon Puissent-ils un soir Papier buvard Vous réchauffer
Laissez brûler Les p’tits papiers Papier de riz Ou d’Arménie Qu’un soir ils puissent Papier maïs Vous réchauffer__________________________________
SyRAcuSETesto di Bernard Dimey.Musica di Henri Salvador
J’aimerais tant voir Syracuse L’île de Pâques et Kairouan Et les grands oiseaux qui s’amusent A glisser l’aile sous le vent.
Voir les jardins de Babylone Et le palais du grand Lama Rêver des amants de Vérone Au sommet du Fuji-Yama.
Voir le pays du matin calme Aller pêcher au cormoran Et m’enivrer de vin de palme En écoutant chanter le vent.
Avant que ma jeunesse s’use Et que mes printemps soient partis J’aimerais tant voir Syracuse Pour m’en souvenir à ParisDans la neige y avait des souliers, deux
souliers,dans la neige, qui étaient oubliés.Passe un homme qui marche à grands
pas, à grands pas,passe un homme qui ne les voit pas.Le deuxième dans la nuit glacée,
le deuxième glisse, il est pressé.Le troisième met le pied dessus,le troisième n’a rien aperçu.__________________________________
QuANDO (Tu) DORMiJacques Prévert
Tu di notte dormie io invece ho l’insonniaio ti vedo dormirequesto mi fa soffrire Hai gli occhi chiusi il lungo corpo distesoE’ buffo ma tutto questo mi fa piangerepoi d’improvviso eccoti sorridereridi di gusto mentre dormima dove sei in quel momentoper dove sei partito mi domandomagari con un’altra donnamolto lontano e in un altro paeseper ridere di me insieme a leiTu di notte dormie io invece ho l’insonniaio ti vedo dormirequesto mi fa soffrireQuando tu dormi non so se mi amisei qui con me eppure sei distanteio tutta nuda mi sto aggrappando a tema è come se io fossi lontanaeppure sento il tuo cuore che battema non so se batte per menon so più niente non ne so più nientevorrei che il tuo cuore non battesse piùse un giorno tu non dovessi più amarmi Tu di notte dormie io invece ho l’insonniaio ti vedo dormirequesto mi fa soffrireTutte le notti io piango tutta la nottee tu sogni e tu sorridima tutto ciò non può durarecerto una notte io ti uccideròe i tuoi sogni allora finirannoe poiché anch’io mi uccideròanche la mia insonnia potrà avere finee i nostri due cadaveri di nuovo assiemedormiranno nel letto nuziale Tu di notte sognie io invece ho l’insonnia
io ti vedo sognaree questo mi fa piangereEcco il giorno e subito ti sveglie proprio a me sorridisorridi con il solee io non penso più alla nottedici quelle parole sempre quelle«Hai passato una buona notte»e io come sempre rispondo«Sì mio caro ho dormito benee ti ho sognato come ogni notte__________________________________
TRiSTEzzA DELLA LuNA Charles Baudelaire (1821-1867)Da: «I fiori del male»
Questa sera la luna sogna più languidamente; come una
bella donna che su tanti cuscini con mano distratta e leggera
prima d’addormirsi carezza il contorno dei seni,
e sul dorso lucido di molli valanghe morente, si abbandona
a lunghi smarrimenti, girando gli occhi sulle visioni
bianche che salgono nell’azzurro come fiori in boccio.
Quando, nel suo languore ozioso, ella lascia cadere su questa
terra una lagrima furtiva, un pio poeta, odiatore del sonno,
accoglie nel cavo della mano questa pallida lagrima
dai riflessi iridati come un frammento d’opale, e la nasconde
nel suo cuore agli sguardi del sole__________________________________
VERE NOVO Victor Hugo
Comme le matin rit sur les roses en pleurs!
Oh! les charmants petits amoureux qu’ont les fleurs!
Ce n’est dans les jasmins, ce n’est dans les pervenches
Qu’un éblouissement de folles ailes blanches
Qui vont, viennent, s’en vont, reviennent, se fermant,
Se rouvrant, dans un vaste et doux frémissement.
O printemps! quand on songe à toutes les missives
Qui des amants rêveurs vont aux belles pensives,
A ces coeurs confiés au papier, à ce tas De lettres que le feutre écrit au taffetas, Au message d’amour, d’ivresse et de
délire Qu’on reçoit en avril et qu’en mai l’on
déchire, On croit voir s’envoler, au gré du vent
joyeux, Dans les prés, dans les bois, sur les eaux,
dans les cieux, Et rôder en tous lieux, cherchant partout
une âme, Et courir à la fleur en sortant de la
femme, Les petits morceaux blancs, chassés en
tourbillons De tous les billets doux, devenus
papillons. __________________________________
QuELQu’uNJacques Prévert
Un homme sort de chez luiC’est très tôt le matinC’est un homme qui est tristeCela se voit à sa figureSoudain dans une boîte à orduresIl voit un vieux Bottin MondainQuand on est triste on passe le tempsEt l’homme prend le BottinLe secoue un peu et le feuillette
machinalementLes choses sont comme elles sontCet homme si triste est triste parce qu’il
s’appelle DuconEt il feuillette, et il continue à feuilleter
Et il s’arrête à la page des « D » Et il regarde à la colonne des « D- U »
du…Et son regard d’homme triste devient
plus gai plus clair…PersonneVraiment personne ne porte le même
nom Je suis le seul DuconDit-il entre ses dentsEt il jette le livre, s’époussette les mainsEt poursuit fièrement son petit
bonhomme de Chemin.__________________________________
LES SOuLiERSTesto e musica di Guy Beart
Dans la neige y avait deux souliers,dans la neige, qui étaient oubliés.Une femme qui regarde mieux, -garde
mieux,une femme ne croit pas ses yeux.Le prochain dit: «Ils sont trop petits».Le prochain trop vite est reparti.Combien d’hommes qui passent sans
voir?Combien d’hommes qui n’ont pas
d’espoir?
Quelle chance, je suis arrivé!Quelle chance, je les ai trouvés!J’ai couru nu-pieds tant de chemins,j’ai couru, je les prends dans ma main.Je les chauffe, ils sont encore froids,je les chauffe en les gardant sur moi.O miracle, les petits souliers,ô miracle, sont juste à mon pied!
Dans la neige ils m’étaient promis,dans la neige je cherche une amie.__________________________________
chANSON POuR LES ENFANTS L’hiVER Jacques Prévert
Dans la nuit de l’hiver Galope un grand homme blanc C’est un bonhomme de neige
Avec une pipe en bois, Un grand bonhomme de neige Poursuivi par le froid.Il arrive au village. Voyant de la lumière Le voilà rassuré. Dans une petite maison Il entre sans frapper ; Et pour se réchauffer, S’assoit sur le poêle rouge, Et d’un coup disparaît. Ne laissant que sa pipe Au milieu d’une flaque d’eau, Ne laissant que sa pipe, Et puis son vieux chapeau.__________________________________
gÖTTiNgENTesto e musica di Barbara (1965) - Versione
italiana di Riccardo Venturi (2004)
Ma certo, non è la Senna,non è il Bois de Vincennes,però è bello lo stessoA Göttingen, a Göttingen.
Niente “quais”, niente canzonettelagnose una dietro all’altrama l’amore fiorisce lo stessoA Göttingen, a Göttingen.
La san meglio di noi, penso,la storia dei nostri re di FranciaHermann, Peter, Helga e HansA Göttingen.
Che nessuno s’offenda,ma i racconti della nostra infanzia,il “c’era una volta” cominciaA Göttingen.
Ma certo, noi abbiamo la Sennae il nostro Bois de Vincennes,ma, Dio, come son belle le roseA Göttingen, a Göttingen.
Noi abbiamo i nostri mattini lividie l’anima grigia di Verlaine,loro, son la malinconia stessa
A Göttingen, a Göttingen.
Quando non sanno dirci nienterimangono lì a sorridercima noi li capiamo lo stessoi bambini biondi di Göttingen.
Tanto peggio per chi si stupisceed agli altri chiedo scusa,ma i bambini sono gli stessia Parigi o a Göttingen.
E fate che mai ritorniil tempo del sangue e dell’odioperché ci son persone che amoA Göttingen, a Göttingen.
E se suonasse l’allarme,se occorresse riprender le armiil mio cuore verserebbe una lacrimaper Göttingen, per Göttingen.__________________________________
LA FARFALLAAlphonse De Lamartine (1790-1869)
Nascere a primavera, morire con le rose,sulle ali di uno zefiro nuotare nella luce,cullarsi in grembo ai fiori appena schiusi,in una brezza pura di profumi e
d’azzurro,scuotere, ancora giovane, la polvere alle
ali,volare come un soffio verso la volta
infinita:ecco della farfalla il destino incantato!Somiglia al desiderio che non si posa
mai,che mai si sazia, ogni cosa sfiorandoper poi tornare al cielo,in cerca di
piacere.__________________________________
LA SOuRcE TOMbAiT Du ROchERVictor Hugo 1802-1885
La source tombait du rocherGoutte à goutte à la mer affreuse.L’océan, fatal au nocher,
Lui dit : - Que me veux-tu, pleureuse ?
Je suis la tempête et l’effroi ;Je finis où le ciel commence.Est-ce que j’ai besoin de toi,Petite, moi qui suis l’immense ? -
La source dit au gouffre amer :- je te donne, sans bruit ni gloire,Ce qui te manque, ô vaste mer !Une goutte d’eau qu’on peut boire.__________________________________
LE MANi Di ELSALouis Aragon 1897-1982
Dammi le tue mani per l’inquietudineDammi le tue mani di cui tanto ho
sognatoDi cui tanto ho sognato nella mia
solitudineDammi le tue mani perch’io venga
salvato
Quando le prendo nella mia povera stretta
Di palmo e di paura di turbamento e fretta
Quando le prendo come neve disfattaChe mi sfugge dappertutto attraverso
le dita
Potrai mai sapere ciò che mi trapassaCiò che mi sconvolge e che m’invadePotrai mai sapere ciò che mi trafiggeE che ho tradito col mio trasalire
Ciò che in tal modo dice il linguaggio profondo
Questo muto parlare dei sensi animaliSenza bocca e senz’occhi specchio senza
immagineQuesto fremito d’amore che non dice
parole
Potrai mai sapere ciò che le dita pensanoD’una preda tra esse per un istante
tenutaPotrai mai sapere ciò che il loro silenzio
Un lampo avrà d’insaputo saputo
Dammi le tue mani ché il mio cuore vi si conformi
Taccia il mondo per un attimo almenoDammi le tue mani ché la mia anima vi
s’addormentiChé la mia anima vi s’addormenti per
l’eternità
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LibERTàPaul Éluard (1895-1952) - da «Poésie et
verité»1942, trad. F. Fortini
Su i quaderni di scolaroSu i miei banchi e gli alberiSu la sabbia su la neveScrivo il tuo nomeSu ogni pagina che ho lettoSu ogni pagina che è biancaSasso sangue carta o cenereScrivo il tuo nomeSu le immagini dorateSu le armi dei guerrieriSu la corona dei reScrivo il tuo nomeSu la giungla ed il desertoSu i nidi su le ginestreSu la eco dell’infanziaScrivo il tuo nomeSu i miracoli notturniSul pan bianco dei miei giorniLe stagioni fidanzateScrivo il tuo nomeSu tutti i miei lembi d’azzurroSu lo stagno sole sfattoE sul lago luna vivaScrivo il tuo nomeSu le piane e l’orizzonteSu le ali degli uccelliE il mulino delle ombreScrivo il tuo nomeSu ogni alito di auroraSu le onde su le barcheSu la montagna dementeScrivo il tuo nome
Su la schiuma delle nuvoleSu i sudori d’uraganoSu la pioggia spessa e smortaScrivo il tuo nomeSu le forme scintillantiLe campane dei coloriSu la verità fisicaScrivo il tuo nomeSu i sentieri risvegliatiSu le strade dispiegateSu le piazze che dilaganoScrivo il tuo nomeSopra il lume che s’accende Sopra il lume che si spegneSu le mie case raccolteScrivo il tuo nomeSopra il frutto schiuso in dueDello specchio e della stanzaSul mio letto guscio vuotoScrivo il tuo nomeSul mio cane ghiotto e teneroSu le sue orecchie dritteSu la sua zampa maldestraScrivo il tuo nomeSul decollo della sogliaSu gli oggetti famigliariSu la santa ora del fuocoScrivo il tuo nomeSu ogni carne consentitaSu la fronte dei tuoi amiciSu ogni mano che si tendeScrivo il tuo nomeSopra i vetri di stuporeSu le labbra attenteTanto più su del silenzioScrivo il tuo nomeSopra i miei rifugi infrantiSopra i miei fari crollatiSu le mura del mio tedio Scrivo il tuo nome.Su l’assenza che non chiedeSu la nuda solitudineSu i gradini della morteScrivo il tuo nomeSul vigore ritornato Sul pericolo svanito Su l’immemore speranza Scrivo il tuo nomeE in virtù d’una parola
Ricomincio la mia vitaSono nato per conoscertiPer chiamartiLibertà. __________________________________
LES ROSES DE PicARDiETesto di E. Weatherly Musica di Haydn
Wood
Dire que cet air Nous semblait vieillot Aujourd’hui Il me semble nouveau
Et puis surtout C’était toi et moi Ces deux mots Ne vieillissent pas ... Souviens-toi Ça parlait De la Picardie Et des roses Qu’on trouve là-bas Tous les deux Amoureux Nous avons dansé Sur les roses De ce temps-là.
Rifugio della RoccaLoc. Rocca Calascio - 67020 Calascio (AQ)
Tel. 338 8059430 - 340 4696928www.rifugiodellarocca.it - reservation@rifugiodellarocca.it
Fabiani Stampatori - L’Aquila