Il Lager di Mauthausen - Pro Loco Settimo Milanese · 1943: si completa il sistema dei sottocampi...

Post on 16-Feb-2019

213 views 0 download

Transcript of Il Lager di Mauthausen - Pro Loco Settimo Milanese · 1943: si completa il sistema dei sottocampi...

Il Lager di Mauthausen 8 agosto 1938 - 5 maggio 1945

1938: dopo l’Anschluss ("annessione" dell’Austria al Reich) viene costruito il Lager principale, su un'altura sovrastante la cittadi-na di Mauthausen (presso Linz), in prossimità di una cava di granito ceduta dal Comune di Vienna alla DEST, un'impresa di proprietà del-le SS. Alla edificazione del campo (1938-1939) vengono destinati prigionieri tedeschi, austriaci, cechi e boemi, provenienti in gran parte dal Lager di Dachau. Nell’arco di tre anni il numero dei prigionieri raggiunge le 8000 unità.

In questo periodo i prigionieri appartengono alle seguenti cate-gorie: criminali comuni, "asocia-li", politici, Testimoni di Geova (Bibelforscher), zingari. Il cuore dell’attività lavorativa del campo è la cava di granito, che fornisce anche il materiale per l’edificazione dei muri perimetrali, delle torri, dei portali d’ingresso.

1940: viene costruito il Lager dipendente (NebenLager) di Gusen, a 4 km da Mauthausen (4.000 prigionieri alla fine dell’anno). È il primo dei 56 sottocampi, distribuiti in tutta l'area industriale adiacente a Vienna e nella regione dell'alta Austria centrale. La loro funzione

principale era quella di impegnare i prigionieri in attività produttiva di tipo bellico (in molti casi con macchinari collocati in gallerie, per via dei bombardamenti alleati) e nella costruzione delle infrastruttu-re (gallerie, impianti).

Nel marzo 1940 giungono a Mauthausen i primi deportati stranieri (cioè non provenienti da terri-tori del Reich): 448 polacchi. Seguiranno i combattenti re-pubblicani spagnoli esuli in Francia (invasa dai nazifasci-sti), circa 8.000 (ne sopravvi-vranno 1.600), cechi (circa 4000) ed ebrei olandesi (circa 2000). Il gruppo naziona-

le maggioritario risultò, nel corso degli anni, quello dei polacchi, fra cui molti sacerdoti cattolici. Sempre nel 1940 arrivano anche i primi giovanissimi (tra 13 e 18 anni), in genere familiari dei combattenti repubblicani spagnoli. Tra campo e sottocampi si rag-giunge la quota di circa 8.200 prigionieri.

Si tratta, come si è visto, preva-lentemente di "politici", destinati a crescere in numero, con l’evoluzione della guerra: sciope-ranti, resistenti di ogni genere, partigiani, prigionieri di guerra sovietici. In previsione del numero cre-scente di internati e di un accre-scersi della mortalità (dovuta an-che alle condizioni particolar-mente rigide di disciplina e sfrut-tamento) il campo fu dotato di un forno crematorio cui se ne aggiungeranno altri due; di cre-matori si forniranno anche, più avanti, i sottocampi di Gusen (1941), Ebensee (1944) e Melk (1944).

1941: Mauthausen viene catalo-gato da Himmler come "campo di III livello" (ossia di massimo rigo-re), cioè di annientamento dei prigionieri, mediante lavoro o me-no. Alla fine dell’anno il sistema di campi conta quasi 16.000 prigio-nieri; circa 8.500 sono concentrati a Gusen. Verso la fine del 1941, la

configurazione del campo è quella in parte riconoscibile oggi. Si possono individuare tre aree: 1) il campo principale, posto in ci-ma a una collina, recintato sul lato meridionale da un grande muro di granito, alto quattro metri, con torri e ingressi, con aggiunta di filo spi-nato e reticolato elettrificato; a set-tentrione la recinzione era incom-pleta e prevaleva il reticolato. In quest’area erano collocate le baracche dei prigionieri, il piazzale dell’appello, i locali di doccia e disinfezione, le cucine e, a partire dal

1941, il Bunker: un complesso in buona parte sotterraneo con celle, locali per sperimentazioni mediche ed esecuzioni, crematorio e came-ra a gas; 2) la cava di granito, profonda 100 metri e lunga un chilometro, cui si accedeva scendendo una lunga scalinata, dai gradini sconnessi e irregolari. Vi lavoravano da 1.000 a 3.000 prigionieri, compresi quelli assegnati al "distaccamento di pu-nizione" (Strafkommando), co-stretti a portare sulle spalle massi di 50 e più chili; molti prigionieri vennero fatti precipitare lungo la scala o dalle pareti della cava;

3) il "campo ospedale" (Krankenla-ger), un’area rettangolare, racchiu-dente una decina di baracche, con cucina e servizi, che si trovava al di sotto del campo principale, a fianco della strada di accesso. Circondata da reticolati elettrificati, venne de-nominata "Campo russo" (dagli ita-liani "Camporosso"), perché all’origine destinata ai prigionieri di guerra sovietici; ma dal 1943 venne usata per i malati e gli invalidi e di-ventò una struttura a sé, mentre i prigionieri sovietici vennero rinchiusi nelle baracche 16-19 del campo principale (di quarantena) o nella baracca 20, ulteriormente isolata

con filo spinato, i cui 500 prigionieri, nel febbraio 1945, effettuaro-no una fuga in massa in cui solo tre persone si salvarono.

1942: il sistema dei sottocampi si avvia al massimo sviluppo. Il 30 aprile 1942 il capo dell'Ufficio centrale economico amministra-tivo delle SS dirama una circolare per sfruttare nel modo più com-pleto la manodopera costituita dai prigionieri: l'industria bellica te-desca aveva un crescente fabbisogno di forza lavoro. I sottocampi nascono dall'esigenza di collocare le industrie belliche al riparo dai bombardamenti (in gallerie scavate nelle montagne) e di decentrare e distribuire l'enorme quantità di prigionieri che serviva allo scopo, e che non poteva essere concentrata in un unico campo, spesso mol-to distante dai luoghi di lavoro.

I prigionieri sono impiegati in tre settori: Costruzione di infrastrut-ture (strade, centrali elet-triche, indotto); Trasferimento sotterra-neo delle industrie belli-che (scavi gallerie, instal-lazione macchinari); Produzione di armamen-ti. Il Lager principale di Mauthausen nel 1942 as-sume funzioni nuove le-gate a questi sviluppi.

Esso infatti si presenta come: Sede amministrativa centrale del sistema di raccolta, selezione e distribuzione della manodopera dei prigionieri-schiavi, secondo le richieste provenienti dalle varie industrie. Direzione finanziaria per controllare i proventi derivanti dall'affitto dei prigionieri-schiavi alle varie industrie. Direzione centrale dell'organizzazione di sorveglianza. Di conseguenza, ogni nuovo trasporto inviato nell'area di compe-tenza di Mauthausen arrivava al Lager centrale, dove i prigionieri erano registrati, selezionati e predisposti alle durissime condizioni di disciplina e lavoro del Lager mediante la quarantena. Oltre ad assolvere a questa funzione di smistamento, Mauthausen serviva anche come luo-go di raccolta ed elimina-zione degli inabili (dive-nuti tali in conseguenza dei trattamenti subiti du-rante la prigionia e il la-voro forzato) e come centro di annientamento di particolari categorie di nemici del Reich, soprat-tutto prigionieri di guerra sovietici (eliminati col gas), ebrei olandesi e un consistente numero di intellettuali ceco-slovacchi.

Gli ebrei deportati a Mauthausen erano in genere stati arrestati con imputazioni di tipo politico. La loro sorte era comunque incompara-bilmente peggiore: fra i 90 ebrei arrivati nel 1940, alla fine dell’anno 80 erano già deceduti. I circa 2.600 ebrei arrivati da Olanda, Au-stria, Polonia, Cecoslovacchia e Romania fra il 1941 e il 1942 mori-rono nel giro di un anno dall’arrivo; i pochi superstiti furono traferiti ad Auschwitz. Alcune migliaia di ebrei ungheresi (provenienti da Auschwitz) e polacchi arriveranno poi a Mauthausen nell’estate del 1944. Va ricordato che, fra il 1938 e il 1945, il numero degli ebrei morti a Mauthausen risulta di circa 39.000 persone. Un ruolo importante nelle operazioni di an-nientamento era ricoperto dalla camera a gas (gas Zyklon-B): essa viene messa in funzione nel maggio 1942, con l’eliminazione di 208 prigionieri di guerra sovietici. Nel corso di quattro anni vi furono uccise circa 5.000 per-sone, oppositori politici ritenuti pericolosi, malati e inabili al lavoro. Inoltre, fra il 1941 e il 1942, gli inabili e i

malati di Gusen vennero an-che uccisi in un veicolo che faceva la spola fra Gusen e Mauthausen, in cui i traspor-tati (a gruppi di 30) venivano asfissiati probabilmente con ossido di carbonio. Infine, fra l’agosto 1941 e il dicembre 1944, la camera a gas del castello di Hartheim (a 20 km da Linz) eliminò altri malati, inabili e selezionati prove-nienti dai Lager di Mauthau-sen, Gusen e Dachau (nome in codice: azione "14f13"): in tutto circa 8.000 persone, di cui 5.000 trasportate da Mauthausen e Gusen. Alla fine del 1942 il "sistema Mauthausen" conta 14.000 prigionieri.

1943: si completa il sistema dei sottocampi austriaci e della produzione in fabbriche sot-terranee, che va dagli impianti di benzina sintetica agli aerei superveloci agli armamen-ti più convenzionali. Migliaia di deportati fu-rono anche impiegati in fabbriche esterne, spesso di proprietà SS (i Göringwerke). I turni di lavoro erano massacranti (12 ore), anche se gli addetti ad alcune lavorazioni po-tevano usufruire di un vitto leggermente mi-gliore. Ma in molti campi il lavoro significava la mor-te o l’inabilità nel giro di 3 mesi; malati e i-nabili venivano avviati ai Revier, al "Campo russo" di Mauthausen o direttamente elimi-nati nelle camere a gas o con altri sistemi.

Dal 1943 arrivano a Mauthausen gli italiani (per la maggior parte resistenti e antifascisti). Essi ven-gono accolti come traditori dai nazisti, e come nemici fascisti da-gli altri deportati (che ignoravano i mutamenti politici avvenuti in Italia dopo il 25 luglio). Di qui una condizione particolarmente difficile che poté essere modifica-

ta solo dopo molti mesi. Il primo trasporto italiano (ottobre 1943) proveniva dal campo di internamento di Cairo Montenotte, dove si trovavano cit-tadini di Gorizia, Trieste, Capodistria, de-portati dai fascisti. Fino al febbraio 1945 si ebbe una ventina di trasporti, per un totale di deportati che, allo stato attuale delle ricerche, è stimato in circa 8.000 persone. Alla fine del 1943 i deportati di Mauthau-sen (e sottocampi) assommano a 25.000 unità (8.000 a Gusen).

1944: nell’intensificarsi dei trasporti (prevalentemente di "politici") da tutta Europa, si segnalano dall’Italia i convogli di deportati arre-stati in occasione degli scioperi del marzo 1944. L’11 marzo arriva un convoglio con 597 deportati dalla To-scana, dal Piemonte, dalla Lombardia; il 16 marzo è la volta di 563 deportati da Piemonte, Lombardia e Liguria; ai primi di aprile arrivano altri 600 italiani, dalla Lom-bardia. In tutto l’anno si avranno 15 tra-sporti dall’Italia. Le donne deportate (per lo più operaie scioperanti) non rimangono a Mauthausen, ma vengono spostate ad Auschwitz o a Ravensbrück. Verso la fine del '44 i nazisti iniziano l’evacuazione dei Lager orientali e di Au-schwitz, facendo affluire i superstiti delle marce della morte su Mau-thausen. I più deboli vengono eliminati, gli altri smistati nei campi secondari.

La popolazione dei campi del complesso di Mauthausen aumenta così fino a supe-rare le 72.000 unità (tra cui circa 1.000 donne). 1945: le condizioni del campo peggiora-no a causa del sovraffollamento (84.000 prigionieri in marzo) e della mancanza di cibo. Aumenta l’afflusso degli evacuati da Auschwitz (9.000 persone, in preva-lenza ebrei), Gross-Rosen, Sachsenhau-sen, Nordhausen, Ravensbrück. Insieme a loro, giungono gli ebrei inviati a lavora-re alle fortificazioni della frontiera au-stro-ungherese. Nel settore più setten-trionale dell’"area sorvegliata" del campo

viene costruita una tendopoli in cui tifo, denutrizione e malattie provocano centinaia di vittime (molte di esse sepolte in fosse co-muni, perché i crematori non bastavano più allo smaltimento dei cadaveri).

In aprile una serie di trattative con la Croce Rossa permette la libe-razione di alcune centinaia di detenuti (in maggior parte francesi). Ma fra il 20 e il 28 aprile vengono eliminate nella camera a gas del campo principale diverse centinaia di prigionieri (sicuramente alme-no 650) prelevati dal Krankenlager o Revier (Campo russo). Tra di essi un alto numero di italiani. Il 29 aprile la camera a gas viene parzialmente smantellata.

Il 5 maggio 1945 il Lager di Mauthausen viene raggiunto da due au-toblindo alleate e il Comitato internazionale di resistenza, sorto clandestinamente nel marzo, si impadronisce del campo, liberandolo con le armi strappate ai nazisti. Si trovavano nel campo principale, in quel momento, circa 20.000 pri-gionieri, quasi tutti al limite della sopravvivenza.

Più del 10% moriva nel mese successivo alla liberazione.

Si calcola che siano passati per il complesso dei Lager dipendenti da Mauthausen circa 230.000 deportati. I morti furono almeno 120.000. Questa tabella è ricavata dalle ricerche più recenti:

anno 1938 1939 1940 1941 1942 1943 1944 1945 Presenze (1) 1.010 2.995 8.200 15.900 15.900 25.607 72.392 64.800Morti (2) 36 445 3.486 8.114 14.293 8.481 14.776 36.214 (1) non è il numero totale di prigionieri, ma il numero di prigionieri più alto registrato nell'anno. Sono escluse le donne, presenti a Mau-thausen in modo consistente solo nel 1944 (959) e nel 1945 (1.734). (2) il dato del 1945 è sottostimato di circa 16.000 persone, giunte a Mauthausen già morte nei trasporti dall'est, oppure morte nel mese successivo alla liberazione. Tasso complessivo di mortalità: 52,5%.

Il "Giuramento di Mauthausen" Il 16 maggio 1945, in occasione del rimpatrio del primo contingente di deportati, quello sovietico, si tenne sul piazzale dell'appello una grande manifestazione antinazista, al ter-mine della quale fu approvato il testo di questo appello, noto come il "Giuramento di Mauthausen" Si aprono le porte di uno dei campi peggiori e più insanguinati: quello di Mauthausen. Stiamo per ritornare nei nostri paesi liberati dal fasci-smo, sparsi in tutte le direzioni. I detenuti liberi, ancora ieri minacciati di morte dalle mani dei boia della bestia nazista, ringraziano dal più profondo del loro cuore per l'avvenuta liberazione le vittoriose nazioni alleate, e saluta no tutti i popoli con il grido della libertà riconquistata. La pluriennale permanenza nel campo ha rafforzato in noi la consapevolezza del valore della fratellanza tra i popoli. Fedeli a questi ideali giuriamo di continuare a combattere, solidali e uniti, contro l'imperialismo e contro l'istigazione tra i popoli. Così come con gli sforzi comuni di tutti i popoli il mondo ha saputo liberarsi dalla minaccia della pre-potenza hitleriana, dobbiamo considerare la libertà conseguita con la lotta come un bene comune di tutti i popoli. La pace e la libertà sono garanti della felicità dei popoli, e la ricostruzione del mondo su nuove basi di giustizia so-ciale e nazionale è la sola via per la collaborazione pacifica tra stati e popoli. Dopo aver conseguito l'agognata nostra libertà e dopo che i nostri paesi sono riusciti a liberarsi con la lotta, vogliamo:

conservare nella nostra memoria la solidarietà internazionale del campo e trarne i dovuti insegnamenti;

percorrere una strada comune: quella della libertà indispensabile di tutti i popoli, del rispetto reciproco, della collaborazione nella grande opera

di costruzione di un mondo nuovo, libero, giusto per tutti;

ricorderemo sempre quanti cruenti sacrifici la conquista di questo nuovo mondo è costata a tutte le nazioni. Nel ricordo del sangue versato da tutti i popoli, nel ri-cordo dei milioni di fratelli assassinati dal nazifascismo, giuriamo di non abbandonare mai questa strada. Vo-gliamo erigere il più bel monumento che si possa dedi-care ai soldati caduti per la libertà sulle basi sicure del-la comunità internazionale: il mondo degli uomini liberi! Ci rivolgiamo al mondo intero, gridando: aiutateci in questa opera! Evviva la solidarietà internazionale! Evviva la libertà!