I L’ENERGIA DI ERRI I - paolascalari.eu · GENTE VENETA n. 11, 15 marzo 2014 21 Erri De Luca,...

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GENTE VENETA n. 11, 15 marzo 2014 2121Erri De Luca, l’intellettuale napoletano conun passato da sessantottino e un presenteda lettore assiduo della Bibbia in ebraico,era a Mestre, nei giorni scorsi, invitatodall’università dei Salesiani a parlare di caso ed energia, in tutte le accezioni

De Luca invita a gettare energia nuovanella macchina della nostra società,appesantita da generazioni anzianee spesso sazie di di ciò che hanno.

Gli immigrati - dice - sono linfa nuova.E invita i giovani a non stare in silenzio

L’ENERGIA DI ERRIAllo Iusve di Mestre valorizza gli immigrati e sprona i giovani:«Serve forza nuova, il guaio è che siamo una società anziana»

AL CINEMA

I Cuccioli tornano,dal 27 marzo,

con “Il Paese del vento”

n via Corti a Treviso, sededi Gruppo Alcuni, proba-bilmente, non si vive più

l’emozione da debutto sulgrande schermo. Ma riconfer-marsi, come sanno tutti coloroche vivono negli ambienti del-lo spettacolo, è più difficile chearrivare in alto.

Quattro anni dopo “Il codicedi Marco Polo”, dal 27 marzosbarcano nuovamente al cine-ma i Cuccioli ne “Il Paese delvento”. Un modo anche per fe-steggiare i dieci anni dalla pri-ma apparizione su Rai 2 dellaserie in animazione “Cuccio-li”, i sei simpatici animali, per-sonaggi nati dalla mente crea-tiva di Sergio e FrancescoManfio, che nel giro di pocotempo sono diventati gli amicifidati dei più giovani telespet-tatori.

In effetti sono state prodottesei serie televisive, sempre tra-smesse da Rai 2 e da Rai Yo Yo.E i Cuccioli sono stati esporta-ti in 61 Paesi del mondo. Sono,anche, protagonisti nel nostropaese di spettacoli teatrali cheappassionano i più piccoli per-ché con loro possono immede-simarsi e interagire. Forti diquesto consenso tra i più gio-vani, ecco il grande passo diGruppo Alcuni: la sala cine-matografica. Senza snaturare,però, quelle che sono delle cer-tezze: «Anche con questo se-condo lungometraggio in ani-mazione che vede protagoni-sti i Cuccioli, abbiamo volutofare un film che tenesse contodi coloro che sono i primi frui-tori del nostro lavoro, e cioè ibambini», precisano i fratelliSergio e Francesco Manfio.

Che per loro non significasolo porre un’attenzione parti-colare alla grafica, al doppiag-gio, alla colonna sonora, per-ché siano il più adatti possibiliper i bambini, ma soprattuttosviluppare anche nel film lapartecipazione attiva del pub-blico. «Nel film, infatti - spie-gano - i bambini non sono so-lo coinvolti emotivamente, mai protagonisti si rivolgono a lo-ro, chiedono consigli, li rendo-no complici nelle scelte e licoinvolgono anche dal puntodi vista gestuale». Tecnicheprese dal teatro.

Nella storia fa capolino an-che uno dei temi cari al Grup-po Alcuni in questi ultimi anni,quello dell’ambiente e delle e-nergie alternative (il Paese delvento che funziona con l’eoli-co). Su questo tema è impron-tato il breve cartoon che si puòammirare nei titoli di coda delfilm e che è il vincitore del con-corso “I bambini di Ovs salva-no il mondo”.

Lucia Gottardello

I

Erri De Lucaallo Iusve di Mestre.Lo scrittoreha parlatoanchedel Papa:«CheFrancescoil primoviaggiol'abbia fattoaLampedusaè una mossarivolta al Suddel mondo:una mossadi apertura,di rotturadellebarriere,delle dighe»

clandestini? Fanno partedell'elasticità di un tessutosociale, secondo Erri De

Luca, lo scrittore di origini na-poletane che venerdì 7 è statoospite di Iusve, l'università sa-lesiana a Mestre, per un dibat-tito che mutuava il titolo dalsuo recente libro “Ti sembra ilCaso?”.

«Altrimenti diventiamo unaspecie di Svizzera, che ha il de-naro fermo in una cassaforte.Da noi invece c'è questa mone-ta nuova che entra e circola pursenza corso legale. E' una mo-neta che arricchisce la nostra e-conomia, la nostra vita socia-le». Queste persone, per De Lu-ca, «qui possono trovare un'ac-coglienza e migliorare il luogoin cui stanno: come tutti i neo-fiti sono pieni di entusiasmo, divoglia di far bella figura, di di-mostrare qualcosa. E' un'ener-gia nuova che migliora l'ener-gia della società».

Non piace, a De Luca, l'e-spressione “ondate migrato-rie”. «L'immagine delle ondaterichiama qualcosa che va re-spinto. Non sono ondate, maflussi. Queste persone vengo-no a rinnovare le fibre di unacomunità stanca, invecchiata,che non fa più i lavori pesanti;rinnova il tasso di natalità eproduttività».

E' anche per questo che, perl'ex militante di Lotta Conti-nua, Papa Francesco è un verorivoluzionario: «Ha buttato agambe all'aria tutto quello cheera stato dato per irremovibiledentro la Chiesa. Io, da non cre-dente, sono incuriosito più daigesti che dalle parole. Giudicole persone per come si com-portano, non per quello che af-fermano. Che il nuovo papa ilprimo viaggio l'abbia fatto aLampedusa... è una mossa ri-volta al Sud del mondo: unamossa di apertura, di rotturadelle barriere, delle dighe».

Il problema della nostra so-cietà – ha detto De Luca aglistudenti di Iusve – è che «è u-na società anziana. Quando e-ro giovane io, i giovani eranola maggioranza, la spinta ge-netica di una nazione da ripo-polare. Avevamo la sensazionefisica di essere maggioranza.

I

Avevamo i mezzi per dichiara-re il nostro punto di vista e con-traddire il punto di vista uffi-ciale. Oggi la gioventù italiana

è scarsa numericamente; e acausa della profonda disoccu-pazione giovanile molti stannopure all'estero. Qui dentro sie-

te maggioranza: approfittate-ne, non vi capiterà più, perchésarete minoranza quando usci-rete fuori...».

Erri De Luca era stato invita-to a parlare agli studenti di Iu-sve dalla prof.ssa Daniela Tu-rato, docente di Genetica per ilcorso di laurea in Psicologiadell'Educazione. Il narratore,infatti, ha da poco pubblicato,insieme a Paolo Sassone-Corsi,il volume Ti sembra il Caso?Schermaglia fra un narratore eun biologo (Feltrinelli). Gli au-tori parlano di Dna, di comequesta formula scientifica, di-venuta quasi onnipotente, con-dizioni lo stare al mondo degliesseri umani, e di quanto inve-ce il Caso riesca a far dirottarel'esistenza di ciascuno verso di-rezioni non previste. (GV)

VENEZIA - Alla Serra di Castello, di venerdì, fino all’11 aprile, per dare un sostegno alle famiglie

«Nonni, non sostituitevi ai vostri figli nel fare i genitori»Quattro incontri parlano del rapporto tra le generazioni, tra tesori e errori

onni, amate i vostri ni-poti, godeteli, ma so-prattutto confermate i

vostri figli nel fare i genitori. Enon sostituitevi a loro. E' unodei messaggi che escono dal ci-clo “Nonsololibri, incontri ger-minativi”, che si tiene a Vene-zia, nella restaurata Serra aiGiardini di Castello, dal 14marzo all'11 aprile.

Si tratta di quattro incontriche hanno al centro il tema deipassaggi intergenerazionali. Siinizia venerdì 14, appunto, al-le ore 17, con l'educatore Fran-cesco Berto e la psicologa Pao-la Scalari che parlano dellenuove generazioni sofferman-dosi sul loro recente libro “Pa-rola di bambino. Il mondo vi-sto con i suoi occhi”.

I detriti trasportati da unagenerazione all’altra. Si conti-nua poi, i venerdì 21 e 28 mar-zo, e l'11 aprile (stessa ora) contemi quali “Nonni, figli e ni-poti”, “La comunicazione infamiglia” e “I disagi della nor-

N

malità”. La relazione tra le genera-

zioni, spiega la psicologa Sca-lari, sta nell'idea che i bambinisono figli delle relazioni con iloro genitori: «Ma mamma epapà - siccome anche loro sonofigli e l'essere figli è ciò che ci u-nisce tutti - a loro volta porta-no modelli, stili e modalità re-lazionali che vengono dalla ge-nerazione precedente, quelladegli attuali nonni».

E di generazione in genera-zione si trasportano valori, co-

stumi, abilità ma anche faticheesistenziali che vengono depo-sitate nella stanza degli ultiminati: «A volte sono come detri-ti carsici, grumi emotivi non e-laborati che vengono dalle ge-nerazioni precedenti, che tran-sitano dentro i figli e di gene-razione in generazione porta-no avanti pensieri, emozioni esentimenti non maturi. Tantoche le famiglie a disagio spes-so sono croniche. E la cronicitàdella sofferenza all'interno dialcune famiglie dipende pro-prio dal fatto che non si riescea porre dighe tra una genera-zione e l'altra, così che questinodi emotivi transitano da ge-nitore e figlio e da figlio a ni-pote... A volte la problematicitàdi un bambino non è dovutatanto alle relazioni dirette coni genitori, ma a una eredità e-motiva che viene da una gene-razione precedente. Noi dicia-mo che ci vogliono tre genera-zioni per creare un disagio psi-chico».

Un bambino – esemplificaPaola Scalari, per introdurre u-na delle tante declinazioni deltema nella vita reale - «può es-sere capriccioso e disobbe-diente, ma può non essere col-pa dei suoi genitori, bensì di u-na ascendenza che non ha aiu-tato a consolidare il genitore dioggi nella sua identità adulta».

La conferma che vien dalnonno. Da ciò l'indicazione difondo della psicologa: «Nonni,confermate i vostri figli nel fa-re i genitori. Ogni attacco cheun nonno fa al proprio figlio,quindi al genitore del nipote,diventa un infragilimento del-le funzioni materne e paterne.Se da vecchio genitore conti-nui a trattare da bambinettotuo figlio e pensi che non siacapace, che sbaglia, che tu seipiù bravo di lui, che a crescerei bambini non si fa così, ti in-trometti nella capacità educa-tiva del genitore di oggi, affie-volisci la consistenza della suaidentità, apparentemente fai il

bene di tuo nipote, ma in realtàgli fai del male».

Viva i nonni “a fisarmonica”. Ecco, dunque, una delle que-stioni centrali del tema del rap-porto intergenerazionale, sucui ci confronterà nei quattropomeriggi alla Serra di Castel-lo: «L'obiettivo – conclude lapsicologa – è che i nonni occu-pino il loro posto nella catenagenerazionale. Cioè che si av-vicinino ai propri figli nel mo-mento del bisogno, del parto,dei primi mesi del neonato,quando c'è il bambino malatoo nei momenti di festa, ma siallontanino quando non c'èpiù bisogno di loro. Siano cioèdei nonni “a fisarmonica”. Siadoperino per la solidarietà frale generazioni, ma ritornino alloro posto e non vivano in fun-zione dell'occupare il postoche non è loro. Perché quandoun figlio rimane solo figlio nonce la farà mai a fare il genito-re».

Giorgio Malavasi

Erri De Luca: «Non sono ateo: penso che gli altriabbiano una relazione con Dio che io non ho»

Legge i testi biblici in ebraico. Scrive con com-petenza di Gesù e dei personaggi biblici. Masi definisce un "non credente". «Il credente -spiega De Luca - è qualcuno che, in obbe-dienza al participio presente, continuamentecrede, rinnova il suo atto di fede. E' uno che

parla con la divinità, le dà del tu. Non sono a-teo: penso che gli altri abbiano una relazionecon Dio che io non ho. Ho conosciuto creden-ti segnati, quasi da un'orma, da un passaggio,dal segno forte di questa relazione, di questotu scambiato con la divinità».

La psicologa Paola Scalari:

«Nonni, confermatei vostri figli

nel fare i genitori»