Hans Jonas - liceosocrate.gov.it · Hans Jonas è stato un filosofo tedesco naturalizzato...

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Hans Jonas

L’etica della responsabilità

Prof.ssa Rosaria Di Donato

.

Hans Jonas, “un filosofo che sapeva sporcarsi le mani”.

Oggi si svolge la prima prova degli esami di maturità. Una delle tracce parte da una frase di Hans Jonas da «Il principio di responsabilità. Un'etica per la civiltà tecnologica», e chiede un'analisi del rapporto fra scienza e responsabilità… Ma chi era Hans Jonas? 20/06/2012

Hans Jonas è stato un filosofo tedesco naturalizzato statunitense di origine ebraica.

• Data di nascita: 10 maggio 1903, Mönchengladbach, Germania

• Data di morte: 5 febbraio 1993, New York, Stati Uniti d'America

• Studi: Università di Marburgo, Università di Friburgo in Brisgovia

• Premi: Premio internazionale per la pace degli editori tedeschi.

Il principio responsabilità

• Per Hans Jonas la responsabilità costituisce il principio cardine dell’etica.

• Il pensiero ambientalista, che ha trovato la sua fondazione filosofica nel Principio responsabilità, si è impresso nella coscienza generale.

• La responsabilità rappresenta, infatti, la consapevole assunzione di motivazioni, scaturite da valutazioni circa l’esito, le conseguenze dell’agire, rese necessarie in ragione dello straordinario potere, che l’uomo ha, ormai, conquistato grazie alla tecnologia.

• L’attenzione etica alle conseguenze coinvolge e riguarda non solo la contemporaneità dei rapporti interpersonali, ma, in un allargamento della qualificazione morale, in senso non solo spaziale, anche la rilevanza etica dell’avvenire, del non ancora, del possibile futuro dell’umanità.

Una nuova etica

• L’etica per la civiltà tecnologica, un’etica per il futuro dell’uomo fondata sul principio responsabilità che operi una riflessione sulla mutata natura dell’agire umano, al fine di evitare sia l’assunto scientista della prevalenza del valore strumentale, sia l’ottimistica convinzione sulla capacità avvalorante dell’uomo nell’individuazione del valore bene.

• Né speranza, né disperazione, ma responsabilità.

• Per realizzare ciò, Jonas sottolinea la necessità di chiarire, mediante un confronto analitico, le caratteristiche che l’etica nuova deve assumere rispetto all’etica tradizionale, ormai inefficace nei confronti delle mutate condizioni dell’agire umano.

1) Etica dell’intenzione 2) Etica della responsabilità (tradizionale) (nuova)

• Nella prima v’è un’attenzione avvalorante alla motivazione dell’agire.

• Nella seconda è presente una considerazione prevalente del valore etico o non etico delle conseguenze.

• Jonas individua tre parametri concettuali, considerati quali punti nodali dell’etica tradizionale:

• la convinzione di avere di fronte una natura immutabile; • la considerazione dell’agire umano come circoscritto e

limitato alla reciprocità (io-tu e viceversa); • la certezza del valore “bene”;

Rottura dell’equilibrio uomo/natura

• Oggi, di fatto, è modificato, nella sua complessità,

proprio il rapporto uomo-natura.

• L’equilibrio è, definitivamente, compromesso nel momento in cui l’agire umano irrompe nel non umano e la dimensione umana diventa sempre più produzione di una dimensione artificiale a prescindere e a scapito di quella naturale.

• Oggi non è più possibile ignorare se ciò che segue l’azione sia un bene o un male per l’umanità.

Sapere /Morale

• L’etica tradizionale è orientata in senso verticale, mentre l’etica della responsabilità è orizzontale. Polis-natura e presente-futuro costituiscono, per Jonas, due momenti indispensabili del processo di determinazione della motivazione dell’agire.

• Occorre sapere come si determina e si svolge il rapporto natura-umana natura-non umana per assumere consapevolmente le motivazioni etiche per la scelta:

• sapere e morale diventano, in tal modo, un binomio inscindibile.

Sapere predittivo

• Si tratta di un sapere, che Jonas definisce predittivo, necessario per fare in modo che la scelta della motivazione all’agire si determini, non solo in riferimento alle immediate conseguenze, ma sia tale da includere, nel suo ambito valoriale, il futuro.

• Massimizzare il sapere relativo alle conseguenze del nostro agire, con riferimento a come esse possano determinare o mettere a repentaglio il futuro destino dell’umanità, consente di porsi in maniera prospettica differente, rispetto all’etica tradizionale, per la quale l’agire deve rispondere, invece, ad un imperativo oltre le conseguenze e a prescindere dalle conseguenze.

• Per Jonas è imprescindibile la ri-flessione sul tempo; fondamentale l’importanza dei saperi scientifici.

• Trascendenza e ripercussione globale dell’agire umano (ad ampio raggio, ad ampio spettro).

Mutata condizione dell’agire umano

• Al posto dell’imperativo categorico su cui si fonda l’etica tradizionale (kantiana), viene così innalzato a dignità etica l’imperativo ipotetico:

• Se vuoi che ci sia un futuro per l’umanità, agisci in modo tale da crearne le condizioni possibili.

• Le principali caratteristiche dell’etica kantiana: • La razionalità autoreferente, la dimensione del presente, il piano

dell’intersoggettività, quale luogo dell’agire etico, la soggettività dell’autodeterminazione, vengono considerate, da Jonas, come limiti alla possibilità della fondazione di un’etica che dia risposte alla mutata condizione dell’agire umano.

• La massima kantiana “agisci in modo che la massima delle tue azioni possa valere come legge universale” diventa una vaga formula, incapace di condurre, effettivamente, all’agire etico e dunque un nuovo imperativo si pone per il soggetto etico:

“Includi nella tua scelta attuale l’integrità futura dell’uomo come oggetto della tua volontà“.

Caratteristiche della nuova etica

• la responsabilità è intesa, in maniera oggettiva, come coerenza con l’eticità delle conseguenze.

• l’orizzonte temporale prevalente è il futuro, quale piano dell’esistenza possibile.

• Al fine di rendere attuabile tutto ciò: è vincolante la necessità di elaborare un sapere indispensabile alla consapevolezza delle motivazioni dell’agire.

Critica dell’ideale baconiano

• L’affermazione di Jonas del valore, per la morale, del sapere, non solo costituisce un punto focale che lo differenzia dall’etica kantiana, ma lo pone in una posizione fortemente critica rispetto all’ ideale baconiano di una scienza considerata come conquista della ragione, potere, che l’umanità ha il compito di accrescere per garantire il progresso e quindi la possibilità di un completo dominio sulla realtà.

• La conoscenza, per Jonas, non deve soltanto aumentare il potere, ma deve dirigerlo ad una finalità etica.

L’idea del male

• “Il Prometeo irresistibilmente scatenato, al quale la scienza conferisce forze senza precedenti e l’economia imprime un impulso incessante, esige un’etica che mediante auto-restrizioni impedisca alla sua potenza di diventare una sventura per l’uomo”.

• Per realizzare ciò la riflessione filosofica avrà come compito quello di trovare un fondamento per un’etica vincolante e la scienza avrà quello di elaborare una futurologia comparata, fondata sul sapere predittivo a partire dalla considerazione della possibilità del male.

Il male possibile

• Il male, quale orizzonte possibile per l’uomo, deve essere sempre connesso all’idea del nostro potere: è nell’ambito delle nostre possibilità (oggi più che in altri momenti della nostra storia), la realizzazione del male dunque:

• la teoria etica ha bisogno dell’idea del male come di quella del bene.

L’euristica della paura

• “Non si deve mai porre, quale posta in gioco della scommessa dell’agire, l’ esistenza delle generazioni future e dunque l’esistenza dell’umanità”.

• Solo quando il potere sarà congiunto a ragione, quando, cioè, alle potenzialità dell’homo faber si accompagnerà la capacità di rielaborare le motivazioni dell’agire, sostituendo alla speranza che il bene si compia, la paura che si compia il male, si realizzerà un’euristica della paura che si trasformerà in un imperativo, inteso come cura dell’ altro, come attenzione, responsabilità nella tutela dell’integrità dell’altro.

• Il dovere, l’obbligazione morale è un dovere verso l’esser-ci, ma è anche e soprattutto un dovere verso l’essere-in un determinato modo.

Dover essere- Dover fare

• Ed è questo spostamento di prospettiva dalla metafisica all’etica, o meglio della fondazione dell’etica sulla metafisica, che induce Jonas a considerazioni tali da portarlo ad elaborare una dottrina dell’uomo, quale unico suo orizzonte possibile.

• La dottrina dell’uomo diventa, infatti, un prerequisito per la fondazione di un’etica del futuro.

La metafisica

• Il bene da realizzare in questo percorso nel tempo, …è che ci sia un’umanità responsabile.

• E’ dal come dell’esistenza dell’umanità, che Jonas vuole dedurre la teoria della responsabilità.

• L’obbligazione morale, il dovere etico fondamentale è che:un’umanità ci sia e che possa essere nella condizione di essere responsabile.

Il bene

L’obbligazione morale, il dovere etico fondamentale è che: un’umanità ci sia e che possa essere nella condizione di essere responsabile. Rendere impossibile ai posteri il loro dover essere è l’autentico crimine. Fondata ontologicamente la responsabilità, Jonas può, così, descriverla in modo che ci possa convincere, definitivamente, della sua peculiarità rispetto alla semplice imputazione causale dell’agire o alla responsabilità soggettiva dell’intenzione.

Solo l’uomo può essere responsabile

• Responsabilità del soggetto: è una tensione deontologica che l’uomo riscopre in sé in vista della realizzazione di una finalità.

• "La responsabilità è la cura per un altro essere quando venga riconosciuta come dovere, diventando apprensione nel caso in cui venga minacciata la vulnerabilità di quell’essere. Ma la paura è già racchiusa potenzialmente nella questione originaria da cui ci si può immaginare scaturisca ogni responsabilità attiva: che cosa capiterà a quell’essere, se io non mi prendo cura di lui? Quanto piú oscura risulta la risposta, tanto piú nitidamente delineata è la responsabilità. Quanto piú lontano nel futuro, quanto piú distante dalle proprie gioie e dai propri dolori, quanto meno familiare è nel suo manifestarsi ciò che va temuto, tanto piú la chiarezza dell’immaginazione e la sensibilità emotiva debbono essere mobilitate a quello scopo“.

Diritti della natura

• Tuttavia è evidente la necessità di superare l’antropocentrismo, inteso come egoismo della specie (specismo), come affermazione della superiorità dei diritti umani su quelli del resto del mondo vitale perché ciò costituisce una minaccia per l’equilibrio simbiotico tra le forme viventi.

• La centralità dell’esistenza umana, del valore precipuo che tale esistenza ha nell’ambito della biosfera e dell’ecosistema, non significa la svalutazione delle altre forme di vita.

L’uomo è la natura

• Se è pur vero che l’uomo è l’unico soggetto di responsabilità, l’unico possibile soggetto etico, egli deve comprendere la propria umanità come naturalità: la natura comprende l’uomo, l’uomo è la natura.

• La comunanza di destini dell’uomo e della natura fa della natura non più qualcosa di eterogeneo o di inferiore all’uomo, ma come sua dimora cosmica.

Superamento dell’antropocentrismo

• La natura è la condizione che consente la determinazione fenomenica del soggetto umano, diventa il presupposto ineludibile per l’esercizio dell’eticità e dunque per il definitivo superamento di un banale antropocentrismo.

• La natura, intesa come il non umano, fagocitato dall’azione dell’homo faber, non ha una capacità autorigenerante così come si credeva nel passato, o meglio, tale capacità è stata messa in crisi dal potere dell’uomo che va perciò contemperato e disciplinato, mediante un percorso nella consapevolezza e nell’ autoeducazione, anche a costo del sacrificio di una parte della propria libertà del volere.

Etica della responsabilità

• “Agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la sopravvivenza delle generazioni future”.

Bibliografia

• Jonas H., Il principio di responsabilità. Un'etica per la civiltà tecnologica [1979], Einaudi, Torino, 2002.

• Jonas Hans, La filosofia alle soglie del Duemila. Una diagnosi e una prognosi, Il Nuovo Melangolo, 1994.

• Jonas H., Il concetto di Dio dopo Auschwitz. Una voce ebraica, Il Nuovo Melangolo, 1993.

• Jonas H., Tecnica, medicina ed etica. Prassi del principio di responsabilità [1985], Einaudi, Torino, 1997.

(Serie di saggi in cui Jonas applica il "principio di responsabilità" a tematiche come la bioetica medica, la manipolazione genetica, la fecondazione assistita, il controllo delle nascite).

video

• filmato you tube: http://www.raiscuola.rai.it/articoli/hans-jonas-principi-etici-della-tecnologia-genetica-l-etica-della-responsabilità/3593/default.aspx

ANGELUS NOVUS • Una sola umanità, una sola pace. Tante nazioni, infinite guerre

• Paul Klee, Angelus Novus , 1910

• "C'è un quadro di Klee che s'intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L'angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l'infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è cosi forte che egli non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta".

• W. Benjamin, Angelus novus, Einaudi, 1962, pp. 76-77

Angelus novus