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20 CRONACHE Lunedì 30 Ottobre 2017 Corriere della Sera

L’ITALIA INMOVIMENTO

I numeri

● Se dal 2002al 2015 il saldomigratorionetto dilaureatisegnava -198mila, latendenza si varafforzando ecoinvolgeadesso anche idiplomati dellescuole mediesuperiori chevanno adimmatricolarsinegli atenei delCentro-Nord.Nel 2015-16Puglia e Siciliahanno perso 6mila studentiguadagnati daLazio, Emilia eLombardia e intotale oggi il24% delleimmatricola-zioni (in valoriassoluti 25mila persone)ogni anno sisposta verso ilNord

● Dai trasporti ai pensionati

L’INCHIESTA IN SETTE PUNTATE

È stato un viaggio in sette puntate «Italia in movimento», ilreportage firmato da Dario Di Vico che si chiude oggi con levite «mobili» dei giovani meridionali. Dall’economia deiflussi all’A4, grandemetafora del Nord, l’inchiesta haraccontato anche le metamorfosi vincenti di Milano e «quelcorridoio che negli anni 80 ha affascinato intellettuali comeGiorgio Fuà»: l’Adriatica. Ma «Italia in movimento» hafotografato anche la fuga all’estero dei pensionati italiani eha descritto come l’alta velocità ha accorciato la penisolaconsentendo amigliaia di professionisti di coniugare lavoroe famiglia. Un’inchiesta sull’Italia di oggi.

di Dario Di Vico

Volendo catalogarla proviamo a definirla«nuova emigrazione intellettuale», nuova per-ché ha caratteristiche profondamente diversedalle ondate del passato che avevano ridisegnatol’Italia a partire dagli anni 60, intellettuale per-ché riguarda per la stragrandemaggioranza lau-reandi e laureati. I flussi da Sud a Nord non sonocerto una novità nella storia patria ma i numeriche circolano giustificano un allarme che sarà ri-badito nei prossimi giorni dal Rapporto annualedella Svimez. Se infatti già negli anni che corro-no dal 2002 al 2015 il saldo migratorio netto dilaureati segnava -198 mila, la tendenza si va raf-forzando e coinvolge adesso anche i diplomatidelle scuole medie superiori che vanno ad im-matricolarsi negli atenei del Centro Nord.

Conseguenze demograficheIl rischio è fin troppoevidente: un impoverimen-to culturale del Mezzogiorno senza precedenti,un drenaggio di intelligenze, competenze e ta-lenti destinato a influenzare la vita civile, ammi-nistrativa e politica. «Può sembrare sproporzio-nato e anacronistico, al tempo delle grandi mi-grazioni dal Sud al Nord del mondo, focalizzarsisullemigrazioni interne—spiegaGiuseppePro-venzano, vicedirettore della Svimez—masi trat-ta di un fenomeno rilevante che ha conseguenzedemografiche più generali e pressoché uniconei Paesi sviluppati». L’accenno alle conseguen-ze demografiche allude a un’altra pericolosa no-vità, il calo della fertilità. Il Sud non fa più figlicome una volta e perde i suoi talenti, si crea cosìuna tenaglia pericolosissima. Saltano le vecchiereti di subcultura che riproducevano tradizioni/

ruoli e in parallelo non si sviluppa di una societàcivilemoderna, dinamica e responsabile.Chi studia il fenomeno delle vite mobili dei

giovani meridionali segmenta in tre comparti inuovi flussi Sud-Nord: i diplomati delle scuolemedie superiori che scelgono di andare a stu-diare altrove, i laureati delle universitàmeridio-nali che appena presa la pergamena volgono laprua nella stessa direzione e i pendolari a lungoraggio, residenti nelle regioni del Sud (magarisolo per pagare una polizza auto più bassa) mache di fatto vivono/lavorano al Nord. Comin-ciano dai teen ager. La mobilità universitaria inItalia è generalmente elevata, uno studente sucinque frequenta atenei che non sono localiz-zati nella sua regione ma questi trasferimentivisti dal Sud sono pressoché a senso unico. Se-condo l’economista Gianfranco Viesti, docente

all’università di Bari, un quarto degli studentimeridionali oggi si immatricola negli atenei delCentro-Nord. Nel 2015-16 Puglia e Sicilia hannoperso 6mila studenti guadagnati da Lazio, Emi-lia e Lombardia e in totale oggi il 24% delle im-matricolazioni (in valori assoluti 25mila perso-ne) ogni anno si sposta verso Nord. Viesti citauna ricerca della Fondazione Res che ha calco-lato, tra l’altro, come sommando le tasse uni-versitarie, l’alloggio e il vitto si trasferisce ancheuna spesa di 2,5 miliardi l’anno. «Se ne vannogli studenti forti, quelli con il voto di diplomapiù alto, quelli che vengono dai licei e che han-no la famiglia con il miglior reddito».

Le università e il lavoroCosa alimenta la diaspora? Viesti che sta condu-cendo una battaglia in merito risponde e pole-mizza: «Non discuto il valore di quelle universitàma spesso il loro prestigio è costruito anche at-traverso buone campagne sui mezzi di comuni-cazione e robusti investimenti di marketing». Adeterminare il tutto, secondo l’economista bare-se, concorrono più fattori: l’ampiezza dell’offertaformativa, la maggiore qualità percepita di alcu-ne università del Nord ma soprattutto i canaliche esse offrono per incontrare la domanda dilavoro dei laureati. «Negli ultimi anni c’è statouno spostamento degli studenti più verso Mila-no e Torino a danno del Lazio e della Toscana. Dacosa è dipeso? Da uno scadimento delle univer-sità del Centro o dal fatto che gli sbocchi di lavo-ro sono più forti al Nord? La risposta è facile». Eun’ulteriore dimostrazione secondo Viesti la sirintraccia esaminando i dati dei laureati del tri-ennio. Nel 2008-2014 l’11% dei meridionali e il15% degli universitari delle Isole aveva scelto diprendere la successiva laureamagistrale al Nord,

Liceali e laureati lasciano il SudOra l’emigrazione è intellettuale

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