FATTORIDIRISCHIOEFATTORI PROTETTIVI

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FATTORI DI RISCHIO E FATTORI

PROTETTIVIDott.ssa Sofia Cozzi

Psicologa

30 maggio 2019

I FATTORI DI RISCHIO E DI PROTEZIONE

� I fattori di rischio: sono quegli elementi che interferiscono con l’adattamento e che aumentano la probabilità della manifestazione della psicopatologia. Essi possono essere sia interni all’individuo sia appartenenti al contesto.

� I fattori di protezione: ostacolano l’azione dei fattori di rischio, rafforzando così le capacità di coping. Ritroviamo: locus of control interno, il sostegno affettivo, elevata autostima, buone abilità cognitive, positiva percezione di Sé, buone condizioni socio-economiche, un buon legame con la famiglia di origine e il riuscire a stabilire relazioni sociali.

FATTORI DI RISCHIO DEL BURNOUT

La linea teorica moderna vede il burnout come un fenomeno multidimensionale

A livello individuale, il burnout tende a privilegiare particolari categorie di soggetti: non solo empatici, umanitari, disponibili, idealisti, ma anche ansiosi, introversi, ossessivi.

Spesso le persone colpite da burnout sono persone molto meticolose che hanno avuto sempre bisogno di dimostrare agli altri e a se stessi di essere bravi, capaci e convinte che solo così possono ottenere l’approvazione degli altri.

IN CHE MODO I FATTORI CONSIDERATI “SOCIALE, EMOTIVO, COGNITIVO” INTERAGISCONO CON IL

BURNOUT CONFERENDO AGLI INSEGNANTI GLI

STRUMENTI E LE RISORSE PER AFFRONTARE GLI

EVENTI STRESSANTI A SCUOLA?

La letteratura sul burnout � fattori individuali sull’insorgenza della sindrome (Sirigatti e Stefanile, 1993).

Gli anni di servizio sembrano collegarsi in modo significativo all’esordio del burnout � nei primi anni della carriera si è più esposti al rischio burnout e si ha meno soddisfazione lavorativa

GAVISH E FRIEDMAN, 2010

Insegnanti novizi �

alti livelli di burnout, poca integrazione nell’ambiente lavorativo durante i primi anni di insegnamento e poca soddisfazione del supporto ricevuto dai dirigenti, dai colleghi e dai genitori degli alunni;

Crea e Laghi, 2006

Persone che da più anni svolgono la propria professione sono maggiormente sensibili all’insorgenza del burnout e sono meno soddisfatti.

ANALISI DEI FATTORI PROTETTIVI/ PSICOLOGIA

� Si assiste ad un passaggio dal concentrare il focus sul disagio, sulle carenze e sulle patologie al preoccuparsi della promozione del benessere attraverso la diffusione a livello internazionale della Psicologia che privilegia, difatti, l’interesse verso i fattori di protezione utili a sviluppare le potenzialità dei soggetti (Seligman e Csikszentmihalyi, 2000).

Benessere: fattore sociale, fattore emotivo e fattore cognitivo.

IL FATTORE SOCIALE: LA RETE DI SUPPORTO

SOCIALE A DISPOSIZIONE DEGLI INSEGNANTI

Il supporto sociale � transazione interpersonale: basata su un tipo di aiuto sia emotivo che tangibile;:ampio meta-costrutto in cui convergono diversi fattori: scambio di interazioni supportive, percezione di sostegno ricevuto e integrazione sociale (Magrin, 2008).

Il lavoro dell’insegnante è una “professione relazionale“ (Bassi et al., 2006) e come tale è influenzata fortemente dai rapporti che si instaurano a scuola e dalla rete di sostegno a disposizione nelle situazioni complesse sul luogo di lavoro.

CENKSEVEN-ONDER E SARI, 2009

Studio di condotto su 161 insegnanti turchi della città di Adana hanno dimostrato che il benessere soggettivo è predetto da variabili collegate alle relazioni interpersonali.

Consiglio e Borgogni, 2007

I rapporti con i colleghi e i superiori possono costituire sia elementi di rischio, perché caratterizzati molto spesso da situazioni interpersonali difficili e conflittuali favorenti l’insorgenza del burnout; sia fattori di protezione dal momento che un rapporto di collaborazione, di supporto reciproco e confronto costruttivo con i colleghi e i dirigenti, può aiutare a gestire meglio il disagio lavorativo e a ricercare delle strategie adatte a fronteggiare il proprio malessere.

HOBFOLL,1989

Burnout� agisce nel momento in cui la persona non ha più a disposizione le risorse necessarie ad affrontare le richieste esterne quali ad esempio conflitti o carico di lavoro.

Le risorse che possono invece favorire la reazione positiva allo stress sono:

� La qualità delle relazioni con colleghi e superiori� L’autonomia� Il controllo� La possibilità di crescita professionale

� Dalla meta-analisi di Halbesleben (2006) emerge che il supporto scolastico riesce a promuovere benessere in ambito professionale;

� Mentre, il supporto extra-scolastico compensa meglio problemi di depersonalizzazione e di insoddisfazione personale.

IL FATTORE EMOTIVO: LA REGOLAZIONE DELLE

EMOZIONI DEGLI INSEGNANTI

La competenza emotiva: “l’insieme delle capacità che consentono di riconoscere,

comprendere e rispondere coerentemente alle emozioni

altrui e di regolare l’espressione delle proprie”

In tale competenza rientra la regolazione emotiva:

un insieme di strategie utilizzate per far

corrispondere l’esperienza emozionale e la sua

manifestazione esterna alle situazioni

sociali e alle norme culturali del contesto in cui si vive.

Vita scolastica

l’espressione e la regolazione delleemozioni sono implicate in svariate situazioni che

coinvolgono non solo gli insegnantima anche le interazioni che essi hanno con colleghi e

alunni.

PIANTA, 2001

Lo stile di ciascun insegnante nel gestire ed esprimere le emozioni influenza profondamente la qualità della relazione che instaura con gli allievi.

� L’autore parla di relazioni problematiche tra insegnante e allievi quando l’interazione produce esperienze e sentimenti negativi sia da parte dell’alunno che dell’insegnante.

DOUDIN ET AL., 2009

Competenza emotiva degli insegnanti � docenti con bassi livelli di burnout regolano positivamente le loro emozioni;al contrario, alti livelli di burnout, in particolare rispetto alla dimensione della depersonalizzazione e al distacco dalle relazioni, regolano meno bene le proprie emozioni.� Star bene a scuola e creare relazioni positive è una

competenza emotiva importante perché diventa fattore

di protezione per il proprio benessere.

� Allo stesso tempo la motivazione all’apprendimento degli alunni è connessa, in maniera circolare e reciproca, al grado di percezione che essi stessi hanno del benessere dei propri insegnanti (Evers, Tomic e Brouwers, 2004).

INTELLIGENZA EMOTIVA

La competenza emotiva è una capacità appresa, basata

sull’intelligenza emotiva, che risulta in una prestazione

eccellente…

…determina la nostra capacità di apprende le capacità pratiche basate sui suoi 5 elementi:

Consapevolezza- padronanza di sé- motivazione-

empatia- abilità nelle relazioni interpersonali.

Goleman 2002: 4 dimensioni essenziali dell’IE� Consapevolezza di sé

� Gestione di sé

� Consapevolezza sociale

� Gestione delle relazioni

Insiemi di capacità che attraverso l’educazione diventano competenze

In ciascuno di questi ambiti le persone hanno capacità diverse: posso gestire molto

bene la mia ansia ma essere

completamente incapace di

gestire i turbamenti altrui…

Le nostre capacità hanno di per se sempre una base neurale, ma le eventuali carenze nelle capacità emozionali possono essere corrette

GIANNETTI, GIUNTOLI E BERTELLI

(2005)

Hanno valutato la relazione tra stress occupazionale e intelligenza emotiva in un gruppo di 60 insegnanti di scuola primaria, al fine di verificare il ruolo di moderatore dell’intelligenza emotiva rispetto allo stress occupazionale.

I risultati hanno rilevato che tutte le dimensioni dell’intelligenza emotiva sono correlate negativamente con il disagio psicofisico e positivamente con le strategie di coping.

CHAN, 2006

Studio condotto su 167 insegnanti asiatici:

si sono indagate le relazioni tra l’intelligenza emotiva ed il burnout. Dai risultati è emerso che l’intelligenza emotiva può avere differenti effetti sul burnout e che l’esaurimento emotivo può essere considerato causa primaria di depersonalizzazione e di riduzione di realizzazione professionale

Giovanelli (2003) � ha considerato le pratiche riflessive di insegnanti statunitensi di scuola primaria e la loro possibile connessione con la messa in atto di comportamenti efficaci di insegnamento;

QuestionariSelf-report

� regressione multipla

l’atteggiamento riflessivo verso l’insegnamento può essere considerato un predittore dell’efficaciadell’insegnamento stesso.

Riduzione del burnout

IL FATTORE COGNITIVO: LE CONCEZIONI DEGLI

INSEGNANTI SULLO SVILUPPO

DELL’INTELLIGENZA

Le concezioni degli insegnanti sullo sviluppo dell’intelligenza degli allievi si riferiscono all’idea che gli insegnanti si costruiscono rispetto alla personale responsabilità nei confronti della riuscita dell’apprendimento dei propri allievi (Fiorilli, 2009).

Maturare un senso di responsabilità o al contrario di deresponsabilizzazione da parte dell’insegnante dinanzi agli insuccessi scolastici degli alunni potrebbe essere un particolare fattore di stress che compromette il loro benessere.

Due sono le tipologie di concezioni:

� concezioni meno costruttiviste di natura statica proprie di quegli insegnanti che pensano l’intelligenza dell’alunno come un’entità fissa (l’alunno ha fatto un errore perché non è intelligente)

� concezioni più costruttiviste, più dinamiche, secondo cui l’intelligenza degli alunni può essere potenziata con l’intervento dell’insegnante (l’alunno deve ancora lavorare per superare il suo errore).

CONCEZIONI DELL’INTELLIGENZA E CARATTERISTICHE DELL’INTERAZIONE

DELL’INSEGNANTE

Caratteristiche

dell’interazione

dell’insegnante

Concezione meno

costruttivista

Concezione

costruttivista

Misure d’intervento specifiche

L’insegnante ricorre maggiormente alla bocciatura

L’insegnante ricorre menoalla bocciatura

Stile Educativo dell’insegnante

L’insegnante pone piùdomande chiuse

L’insegnante pone piùdomande aperte

Ruolo dell’insegnanterispetto allo sviluppo dell’intelligenza e alledifficoltàd’apprendimentodi alcuni allievi

L’insegnante è passivo(“l’intelligenza èImmutabile non posso farci niente”)

L’insegnante è attivo (“l’intelligenza si evolve,posso fare qualcosa”)

Statuto dell’errore fatto dall’alunno

Indicatore diun’incompetenzaintrinseca dell’allievo

Indicatore di una fase superabile del processod’apprendimento

Stile attributivodell’insegnante

Le difficoltà d’apprendimentoo gli errori sono dovuti a cause interne, stabili eincontrollabili:”l’alunno ha fatto un errore perché non èintelligente”

Le difficoltà d’apprendimentoo gli errori sono dovuti a cause interne, verbali econtrollabili: “l’alunno deve ancora lavorare per superare il suo errore”

Sistemadi valori dell’insegnante

Ideologia deldono, predestinazione

Progressismo, ottimismo

FIORILLI, 2009

L’influenza del tipo di concezioni più o meno costruttiviste per la comprensione dello stato di benessere professionale degli insegnanti.

RISULTATI: gli insegnanti con più anni di servizio �l’intelligenza degli allievi sia innata, quindi causata da fattori di tipo organico, dal patrimonio genetico e dalla famiglia di origine.

Gli insegnanti� atteggiamento più difensivo per paura di fallire nel proprio ruolo perdendo la concezione costruttivista dell’intelligenza

ALBANESE, 2009

Mantenere una concezione più costruttivista vuol dire per il docente sentire di avere una parte importante nel processo di sviluppo dell’allievo e significa anche concentrarsi sulla risoluzione dei problemi professionali.

INSEGNANTI PIÙ O MENO COSTRUTTIVISTI: EFFETTI

SUL BENESSERE

Studi relativi alle concezioni dell’intelligenza e il burnout �145 insegnanti in formazione, della città di Bari, di scuola primaria e secondaria, con oltre 15 anni di insegnamento, hanno messo in evidenza un basso rischio di burnout nelle tre dimensioni e concezioni più costruttiviste per il 58,5 % degli insegnanti.

� insegnanti con concezioni più costruttiviste dell’intelligenza hanno anche bassi livelli di burnout

� Una concezione più costruttivista comporta un minor livello di esaurimento emotivo, maggiore realizzazione professionalmente e minore depersonalizzazione

� Insegnanti costruttivisti ricercano più supporto di quelli meno costruttivisti e lo ricercano nel contesto scolastico quindi da colleghi, da dirigenti, da alunni che non da amici e familiari.

In conclusione il pensiero costruttivista si dimostra essere un fattore protettivo rispetto all’esordio del

burnout.

COSA INSEGNARE?

La capacità di motivare se stessi, nel persistere nel

perseguire un obiettivo nonostante le frustrazioni, di

controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione,

di modulare gli stati d’animo evitando che la

sofferenza ci impedisca di pensare, di essere empatici

e di sapere

LA SCUOLA

Non deve seguire la società….

Deve guidare la società….

Madre Padre

figlio

Magister

Richiedono il meglio

magis

Magister

Mater Pater

Tutto ciò che riguarda il docente riguarda gli studenti

Testimonianze

Giovane docente: ad una delle mie numerose classi, che mi stanno facendo perdere fiducia in me stesso e nella società, è toccato essere classe campione per la prova invalsi di matematica. Davanti ad un osservatore esterno sono riusciti a ridere tutto il tempo, bestemmiare ad alta voce, e scusatemi la volgarità, a scorreggiare davanti al malcapitato, generando il disgusto in chi osservava e la più profonda delle vergogne che si possano provare negli insegnanti titolari. A nulla è servito l’intervento degli insegnanti e del vicepreside. Ora io mi chiedo: è davvero la scuola il luogo più idoneo per questo tipo di ragazzi? Sono sempre più senza parole e non so più cosa pensare di loro.

Insegnante da più di 30anni:

A me sembra rispetto alla scuola di vivere sempre di più nella

dimensione dello «straniamento»; mi sembra di trovare

strano tutto e se si dice qualcosa che sta ai piani di sopra,

quelli trovano strano ciò che diciamo noi. Per la maggior

parte di noi quasi ogni insegnamento si riduce ormai a due

moduli settimanali sovente separati. Arrivi in classe, di solito

di corsa da qualche succursale, apri il registro elettronico

(sperando che ci sia il collegamento), sistemi la burocrazia,

raccogli le idee della volta precedente, introduci il discorso.

Se ti va bene riesci a fare anche un esempio, poi stop! Il tuo

tempo è finito. Lasci la classe con la frase ormai quasi di rito:

ragazzi le domande la prossima volta! Riparti per la

prossima lezione. Se non ci fosse la crisi avrei già cambiato

mestiere, certo con grande rammarico, perché a me piace o

piaceva insegnare.

Le due testimonianze evidenziano:

� Da una parte l’atteggiamento del «bullo» che non si manifesta necessariamente tra i pari, ma si rivolge anche verso gli insegnanti.

� Dall’altra la burocratizzazione dei processi di insegnamento e le nuove barriere prodotte da questo.

IL CONTESTO

Problematica frequente: l’esistenza di una sostanziale

minoranza di alunni che non nutrono interesse nell’apprendimento del programma che offrite.

I loro genitori non vi danno alcun sostegno efficace, probabilmente perché anche loro non erano particolarmente motivati 20/30anni prima.

� È stato stimato che in ogni classe ci sia la presenza di un gruppo di alunni (da 1 a 15) che sono completamente disfunzionali e disturbano le lezioni.

Le migliori situazioni di apprendimento sono quelle in cui i destinatari della conoscenza prodigano tutti i loro sforzi per acquisirla insieme alle abilità necessarie.

Invece le «scuole difficili» assomigliano piuttosto a una prigione o a una caserma in cui molte persone riluttanti devono prestare servizio. L’obbligo avvelena la situazione di apprendimento ideale.

� L’insegnante «normale» deve quindi fare del suo

meglio in questa realtà tremendamente difficile;

� Ovvero deve trarre il meglio dagli alunni con una buona motivazione e colmare/domare altri studenti che si comportano come belve in una gabbia allo zoo.

Ascoltare e lavorare

LA MOTIVAZIONE: STRATEGIE PER CREARLA

� Ciascun insegnante dovrebbe agire in modo coerente nelle stesse situazioni e questo avrebbe un enorme impatto sul comportamento e sulla motivazione.

In realtà

Siete costretti a passare la maggior parte del vostro tempo a mantenere il controllo della classe e tutti i comportamenti che mettete in campo spesso diventano il vostro modo per sopravvivere.

Tuttavia più la situazione diventa difficile più diventa di vitale importanza gratificare positivamente quelli che fanno ciò che volete.

REQUISITI:

� preparazione didattica

� capacità di comunicazione con gli altri

� competenza in campo psicopedagogico

� aggiornamento continuo

� capacità organizzative

� atteggiamento critico verso ciò che si insegna

� conoscenza dei problemi sociali

� sensibilità d'animo

� disponibilità al confronto con gli altri.

A questo proposito lo studioso Carl Rogers pone al centro di tutto il sistema educativo la relazione insegnante/allievo.

L'insegnante non deve assumere un ruolo nella relazione con l'alunno, ma deve essere se stesso, esprimendo i propri sentimenti, positivi o negativi che siano.

Creando un clima di fiducia diventerà facilitatore dell’apprendimento

Rogers afferma che "il modo nel quale ci trattano le

persone importanti determina in larga parte la

nostra percezione di noi stessi, sono queste persone

che ci aiutano a comprendere chi siamo" .

«Sebbene la riuscita degli allievi nelle situazioni sociali e di rendimento sia legata a variabili personali e situazionali, le ricerche evidenziano nel comportamento

dell'insegnante un fattore fondamentale per il sereno inserimento scolastico e per la crescita armonica degli allievi stessi»

tre principali fattoridell’insegnamento

abilità di

insegnamento

caratteristiche

professionali

clima di

classe

INSEGNAMENTO EFFICACE

Gurney (2007) � ha delineato alcuni fattori fondamentali caratterizzanti l’insegnamento efficace:

� conoscenza, entusiasmo e responsabilità nell’apprendimento;

� attività in classe che incoraggino l’apprendimento;� attività di valutazione che sappiano sostenere

l’apprendimento attraverso l’esperienza;� feedback efficaci che contribuiscano allo sviluppo dei

processi di apprendimento in classe;� interazioni efficaci tra alunni e insegnanti, che

supportino l’apprendimento attraverso l’esperienza.

È attraverso l’educazione e lo sviluppo di queste

abilità che possiamo apprendere di essere emotivamente intelligenti, imparando a usare le

emozioni come patrimonio di ricchezza straordinaria, imparando ad agire per scelta non più a

re-agire.

Le emozioni sono alla base del comportamento

L’ARTE DELL’INCORAGGIARE

Incoraggiamento significa:- ACCETTAZIONE- RICONOSCIMENTO- COMUNICARE FIDUCIA

INCORAGGIARE è dare al bambino la possibilitàdi affermare: «Io sono capace! Possocontribuire e influenzare ciò che mi succede»

COME?

Attraverso il modo di comunicare erelazionarsi con lui

Linguaggio dell’incoraggiamento

1. Comunicare Accettazione:“Mi piace il modo in cui hai affrontato la situazione”, “Cosa ne pensi al riguardo?”2. Comunicare fiducia:“ Ce la farai!”, “ Fai progressi”3. Riconoscere il miglioramento e l’impegno:“ Stai migliorando”, “Forse ritieni di non aver raggiunto il tuo scopo ma guarda come sei andato avanti”4. Riconoscere il contributo:“ Ho apprezzato il tuo aiuto” , “Mi aiuteresti a farlo?”

ATTEGGIAMENTI INCORAGGIANTI

1. Approvare l’impegno al di là del risultato2. Aver fiducia e non spingerli oltre le loro capacità3. L’errore non è un fallimento, ma un incidente di percorso4. Correggere il comportamento non la persona5. Avere un approccio ottimistico6. Farli sentire utili

Strategie

scoraggianti

Strategie

incoraggianti

Ascolto non efficace Ascolto efficace

Concentrarsi sugli aspetti negativi

Concentrarsi sugli aspetti positivi

Minacciare Accettare

Non coinvolgimento a livello affettivo

Coinvolgimento affettivo

Enfasi sulla competizione Enfasi sulla cooperazione

Umiliare Stimolare

Autoritarismo Libertà di scelta

Elogio Incoraggiamento

È centrato sui risultati,implica competizione

È centrato sull’impegno,implica collaborazione

È centrato sul controlloesterno (comportarsi come siaspettano)

È centrato sulle abilitànell’affrontare situazioni

Dà importanza al giudiziodegli altri

È centrato sulla valutazioneinterna (l’importante è comepercepisco me stesso e i mieisforzi)

È centrata sull’individuo e suiguadagni personali

Si focalizza su risorse,contributi, stima

FATTORI CHE FAVORISCONOL'INCORAGGIAMENTO

1. La comunicazione2. Regole flessibili3. Apertura col mondo esterno4. Il dialogo5. Il controllo6. La discrezione

L'eventuale giudizio negativo denota un insuccesso non solo dell'alunno, dal punto di vista dell'apprendimento, ma anche della scuola, che non è stata in grado di insegnare qualcosa a quell'alunno.

Chi valuta, ha un potere notevole, in quanto i suoi giudizi possono condizionare fortemente il futuro di chi viene giudicato. Una valutazione positiva costituisce una specie di riconoscimento sociale.

Tale funzione di incentivazione è tanto più efficace, quanto più è accompagnata da una spiegazione circa le ragioni che rendono la prestazione più o meno sufficiente.

Bibliografia

� Gurney, P. (2007). Five factors for effective teaching. New Zealand Journal of Teachers’ Work, 4(2), 89–98.

� Giovanelli, M. (2003). Relationship between reflective disposition toward teaching and effective teaching. The Journal of Educational Research, 96(5), 293–309.

� Goleman D. Intelligenza emotiva che cos’è e coperchè puòrenderci felici. RCS Libri & Grandi Opere. Milano, 1996.