Post on 07-Oct-2020
Dimensione e performancedelle imprese in prospettivastoricaLezione 5
Introduzione
Per molto tempo la storia d’impresa èstata storia della grande impresaMotivi: Maggior presenza di archivi Pubblicazioni celebrative per
anniversari Approccio funzional-determinista:
grande impresa e produzione di massasono visti come l’inevitabile sboccodella Prima rivoluzione industriale inglese
PRI: concentrazione della produzione emeccanizzazione, capitalismo famigliare
SRI: crescita dimensionale, integrazione ediversificazione, capitalismo manageriale
Nella PRI si imita il modello inglese Nella SRI si imita il modello USA Ipotesi chandleriana: convergenza di
forme di impresa e sistemi capitalisticiadottati nelle economie industrialiavanzate
Introduzione
Negli anni ‘80 l’approccio agli studicambiaMotivi:
Declino leadership economicaamericana
Approccio relativista attento acontestualizzazione storico-geografica ealle specificità e originalità di altreesperienze: Affermazione imprese giapponesi
Forme di produzione flessibile
Forme modulari della new economy
Invisible hand(mercato, A. Smith)
Visible hand(gerarchie manageriali, A. Chandler)
Vanishing hand(fine della prevalenza delle
gerarchie manageriali?)
Introduzione
Riprendiamo l’ipotesi chandleriana:
La rivoluzione dei trasporti e della comunicazione di fine ‘800 è alla basedell’emergere della grande impresa Ferrovie, telegrafi e navigazione a vapore rendono possibile un ingente flusso di
merci e informazioni su lunga distanza
Le imprese che gestiscono queste reti di merci e informazioni si strutturano comeimprese di grande dimensione a struttura gerarchica
Le nuove possibilità di produzione di grandi volumi a ritmi veloci genera inUSA ed Europa occidentale un’ondata di innovazioni tecnologiche(Seconda Rivoluzione Industriale) delle quali la più importante è l’elettricità
Introduzione
Emergono nuovi settori (acciaio, petrolio, chimica, produzionealimentare di massa, farmaceutica, etc) che rispetto aitradizionali (tessile, abbigliamento, editoria, etc) presentanocaratteristiche diverse Alta intensità di capitale
Sfruttano economie di scala e di gamma: all’aumentare del volumeprodotto scende il costo unitario
Necessitano di flussi costanti di materiali che consentono un utilizzoefficace degli impianti
Le determinanti di costo e profitto sono: Tasso di capacità utilizzata che misura delle economie di scala e
gamma potenziali dipendono dalle caratteristiche materialidegli impianti
Volume della produzione che misura le economie di scala e gammaeffettive sono di natura organizzativa
Introduzione
Per ottenere questi vantaggi era necessario un triplice investimento: Produzione: impianti di grandi dimensioni
Distribuzione: reti di distribuzione e vendita per conquistare mercati ampi e numerosi
Organizzazione: burocrazia manageriale che governa i processi gestionali
Le imprese che compiono il triplice investimento ottengono la leadership neinuovi settori in cui operano e la detengono per decenni
I paesi (Germania e USA), in cui la grande impresa diventa l’elementodominante del sistema economico, conquistarono i mercati a livello globale
In UK prevalse pregiudizio in favore di operazioni di scala limitata econduzione personale dei proprietari e causò la perdita della leadershipeconomica
Piccola, media e grande impresa
L’ipotesi chandleriana viene sempre rispettata?
Consideriamo i dati di Leslie Hannah sulla quota % delle prime 100imprese sul prodotto netto
1890 1918 1929 1938 1947 1970 1990USA 11 22 25 26 23 33 33Giappone 17 23 23 25 28 22 21Germania 11 17 20 20 20 30 23Francia - 12 16 - - 26 -Italia - - - - - 20 14UK 15 17 26 23 22 40 36
Piccola, media e grande impresa
10
20
30
40
1890 1918 1929 1938 1947 1970 1990
Quota % prime 100 imprese sul prodotto netto: USA, Germania e UK
USA Germania UK
In realtà le esperienze delle principali economie industriali occidentali non diverge di molto
Emerge anche il fatto che la grande impresa non dice tutto…
Piccola, media e grande impresa
Immaginiamo il sistema delleimprese come una foresta incui coesistono
sequoie secolari (grandiimprese)
e alberi di dimensioni minori(piccole e medie imprese)
Piccola, media e grande impresa L’impatto occupazionale da informazioni sul peso della «foresta» delle piccole e
medie imprese (dati di Hannah relativi al 1963) La quota delle prime 100 imprese è inferiore a 1/3 del totale
La classe più importante in Germania, USA e UK è quella delle imprese medie (più di 200occupati, ma non fra le prime 100)
In Francia, Italia e Giappone le piccole imprese sono le più rappresentative
Prime 100 imprese Imprese medie Imprese con meno 200 occupatiUSA 25 36 39Giappone 11 35 54Germania 27 39 34Francia 28 21 51Italia 15 19 66UK 32 37 31
Piccola, media e grande impresa
La compresenza di diverse forme di impresa dipende dalle loro strategiecompetitive rispetto a: Attività innovativa
Specificità del settore in cui operano
Tipo di concorrenza nei diversi mercati
Specificità del contesto istituzionale del paese
La dimensione può essere un aspetto della strategia di riduzione dei costi: La ricerca di economie di scala impone di servire mercati di massa
L’organizzazione della produzione e della vendita impone la grande dimensione
La gestione integrata dei processi di produzione (industria petrolifera e siderurgia)è facilitata dalla grande dimensione
La piccola dimensione è adatta alla produzione specializzata o di nicchia
Quota % degli addetti per classe dimensionale nell’industria manifatturiera1-9 10-49 50-99 100-499 >500
Italia 1961 28 19 10.1 21.5 21.41981 23.5 26 10 21 19.51991 26.2 31.7 10 19.2 12.9
Francia 1962 6.4 13.8 8.3 22.9 48.61977 8.7 11.3 7.2 22.3 50.51990 14.5 16.4 8.9 22 38.3
Germania 1967 3.9 6.2 7.5 25.2 57.21977 3.9 6.9 7.7 22.3 50.51990 4.7 6.8 7.8 24.1 56.6
UK 1968 11 - 8 31.6 49.51977 3.8 9.4 7.1 25.6 54.31990 5.8 14 9.3 30 40.9
Giappone 1967 16.4 25.5 11.3 22.1 24.81975 19.1 25.5 11.1 21.2 23.11990 17.6 27.1 12.2 23.1 20
USA 1967 2.5 11.4 9.4 31.1 45.51977 2.9 12.4 10.1 33.6 411987 3.7 14.7 11.1 34.5 36
Piccole, medie e grandi imprese
0
5
10
15
20
25
30
Italia Giappone Germania UK USA
Quota % imprese con meno di 10 addetti
1^ rilevazione 2^ rilevazione 3^ rilevazione
Microimprese sono prevalenti in Italia e GiapponeMotivi:
Radicamento di industria diffusa e distretti in Italia
Struttura piramidale dei gruppi di imprese in Giappone
Tendenza a integrazione produttiva e economie di scala e di diversificazione in USA,UK e Germania
Piccole, medie e grandi imprese
0
20
40
60
80
100
Italia Giappone Germania UK USA
Quota % imprese con più di 100 addetti
1^ rilevazione 2^ rilevazione 3^ rilevazione
Per lo stesso motivo imprese medio-grandi prevalgono in USA, UK e Germania
Si nota anche un ridimensionamento delle imprese di grandi dimensioniMotivi: Diffusione delle ICT che prediligono flessibilità organizzativa e produttiva
Crisi paradigma fordista
Piccole, medie e grandi imprese
05
1015202530354045
Italia Francia Giappone Germania UK USA
Quota % imprese con un numero di addetti tra 10 e 100
1^ rilevazione 2^ rilevazione 3^ rilevazione
Quanto appena detto è confermato dalla crescita delle imprese di dimensioni mediein quasi tutte le economie
La Francia è un caso particolare…
Piccole, medie e grandi imprese
0
10
20
30
40
50
60
1962 1977 1990
Quota % imprese per numero di addetti in Francia
1-50 50-99 100-499 > 500
In Francia si assiste a una polarizzazione fra imprese di dimensioni ridotte e impresemaggiori
Anche in questo caso tuttavia la tendenza è di una crescita del peso delle prime e unridimensionamento delle seconde
Indicatori di performance Esiste una pluralità di indicatori di performance:
1) efficienza contabile con indici specifici (ROI, ROE, etc)
2) solidità patrimoniale d’impresa (indici di leva, current ratio, etc)
3) performance finanziaria (capitalizzazione di borsa, Q di Tobin, etc)
4) approccio «istituzionalista»: posizionamento efficiente nel continuumgerarchia - mercato (struttura organizzativa che permette di ridurre costi ditransazione e minimizzare conflitti principale-agente)
5) approccio «evolutivo»: capacità di sopravvivere nel mercato
6) approccio «strategico»: capacità dell’impresa di interagire con la strutturadell’ambiente circostante (paradigma struttura – condotta- performance)
Indicatori di performance
Lo storico Youssef Cassis ha proposto la divisione dei criteri di valutazione dellaperformance in 5 categorie:
1) dimensione misurata da quota di occupazione o produzione
2) rendimento misurata con i tradizionali indici di redditività
3) sopravvivenza assoluta o come persistenza in un ranking
4) competitività misurata da quote di mercato o da produttività in undeterminato settore
5) etica e reputazione determinata da valutazioni qualitative (impattoambientale, creazione nuove opportunità di lavoro, etc)
I pochi studi, concentrati sulle dinamiche della grande impresa, hanno finoraconsiderato sopravvivenza e rendimento
Indicatori di performance
Per quanto riguarda la sopravvivenza Scale and scope di Chandler permette unariflessione comparativa sulle 200 maggiori imprese in USA, UK e Germania:
Premessa: grande impresa domina i settori ad alta intensità di capitale e simantiene ai vertici delle più grandi imprese
USA e Germania: poco ricambio perché le imprese che hanno acquisito lenecessarie capacità organizzative prima della guerra rimangono leader
UK: ricambio maggiore perché le imprese hanno acquisito quelle capacità più tardi
Le grandi imprese influenzano lo sviluppo del proprio settore e dell’economianazionale
Questo ha permesso a USA e Germania di avere le economie più produttive ecompetitive del XX secolo
Indicatori di performance Il lavoro di Chandler riguarda i dati precedenti al 1990, se si estende l’analisi al secolo
intero le cose cambiano:
Solo 28 delle 543 imprese considerate (5%) è sempre presente nei 6 anni baseconsiderati (es. Procter & Gamble, Du Pont, Goodyear)
267 imprese (49%) compaiono solo una volta In ogni anno base ci sono 70 nuove imprese Il cambiamento è il tratto significativo anche della grande impresa americana
oligopolistica: Il motivo è il cambio di regimi tecnologici: declino del 3^ regime (acciaio, elettricità), ascesa
e declino del 4^ (petrolio e automobile), ascesa del 5^ (ITC)
E’ difficile generalizzare perché le imprese rispondono in maniera diversa a seconda del settore,
della capacità di apprendimento
e della posizione nella traiettoria tecnologica
Indicatori di performance
Dati al 1995 di L. Hannah su prime 100 imprese
Circa la metà delle imprese presenti nel 1912hanno cessato l’attività
1/3 è fallito o andato in bancarotta
Tuttavia il 19% di imprese che sopravvive tra leprime 100 è “chandleriano” settori nuovi (chimica, elettricità, petrolio) o
consumi di massa (alimentari, tabacchi, cosmetici)
NB: in queste statistiche è escluso il settore auto(nessuna grande impresa in USA nel 1912,esplodono dopo)
Probabilità
Sopravvivenza tra le prime100 imprese al 1995
19%
Sopravvivenza e crescitadimansionale (1912-95)
28%
Bancarotta o fallimento 29%
Sopravvivenza comeimpresa indipendente
52%
Cessazione 48%
Indicatori di performance
Le imprese inglesi mostrano un tasso di sopravvivenza più alto di USA e Germania.
E’ un risultato ambiguo La maggior “turbolenza” delle imprese americane e tedesche può essere interpretata
come un indice di un ambiente economico più competitivo e aperto all’innovazione
USA Germania Inghilterra AltriRipartizione per sede 54 14 15 17Capitalizzazione (milioni di $) 90 59 95 56Permanenza nelle prime 100 imprese al 1995 17% 29% 47% 0%Sopravvivenza al 1995 48% 57% 60% 53%Quota imprese che crescono 26% 43% 40% 18%
Indicatori di performance
Per quanto riguarda il rendimento le difficoltà di comparazione sul lungoperiodo sono notevoli
Spesso mancano informazioni sugli investimenti (non è possibile calcolare ilROI)
Si è utilizzato il ROE come proxy della profittabilità d’impresa, ma anche inquesto caso ci sono dei problemi Es. la determinazione degli utili è influenzata da politiche fiscali e dei dividendi
ROI (Return on Investment) = Risultato operativo / capitale investito netto operativo
ROE (Return on Equity) = Risultato d’esercizio / Capitale proprio
Indicatori di performance
0
5
10
15
20
1911-13 1927-29 1953-55 1970-72 1987-89
Tassi di redditività (ROE) in paesi diversi
UK Francia Germania Spagna
Emerge una sostanziale convergenza tendenziale della redditività dellagrande impresa in Germania, Francia, UK e Spagna
L’ipotesi chandleriana di superiorità reddituale della grande impresa deipaesi leader della SRI è messa in crisi dal dato spagnolo
Tuttavia il gap tecnologico-produttivo della Spagna per la maggior partedel XX secolo non consente indicazioni conclusive
Indicatori di performance
L’ipotesi chandleriana e il caso italiano
Sopravvivenza (ipotesi non confermata) Elevato tasso di turbolenza: solo 8 imprese rimangono tra le prime 100 nel
periodo 1913-2001
Redditività (ipotesi confermata) Campione comprendente imprese che coprono 80-90% della capitalizzazione
totale nel periodo 1900-71
Relazione positiva fra dimensione e profittabilità
Relazione positiva fra longevità e profittabilità
Le imprese dei settori ad alta intensità di capitale mostrano una superioreprofittabilità nel lungo periodo
Sintesi della lezione
Argomento FocusIntroduzione L’ipotesi chandleriana: USA e Germania / UKPiccola, media e grandeimpresa
Eccezioni all’ipotesi chandleriana: nuove prospettivesu UK e le alternative italiana e giapponese
Indicatori di performance Pluralità di indici e criteri di CassisRiscontri operativi su sopravvivenza e profittabilità
Bibliografia P.A. Toninelli, Storia d’impresa, Bologna, Il Mulino, 2012, II edizione: capitolo III, paragrafo 1.
Per approfondimenti: F. Amatori (a cura di), L’impresa. Una prospettiva storica, Egea, Milano, 2000: capitolo 4
(traduzione di: A.D. Chandler Jr, «What is a firm? An historical perspective», European Economic Review, 36,1992, pp. 483-492)
Opere citate o utilizzate nella lezione A.D. Chandler Jr, Scale and scope. The dynamics of industrial capitalism, Cambridge (Mass.), Harvard
University Press, 1990
L. Hannah, Delusions of durable dominance or the invisible hand strikes back, London, LSE, 1995
L. Hannah, «Marshall trees and the global ‘forest’: Were ‘Giant Redwoods different», in N. Lamoreaux, D. Raff,P. Temin (acura di), Learning by doing in markets, firms and countries, Chicago, Chicago University Press,1999
R. Giannetti e M. Vasta (a cura di), L’impresa italiana nel Novecento, Bologna, Il Mulino, 2003.