Che cosa terribile la guerra! I soldati invadono i paesi tranquilli, portando ovunque odio e...

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Che cosa terribile la guerra!

I soldati invadono i paesi tranquilli, portando

ovunque odio e distruzione. Giungono

perfino nella casa di Carlo, un buon contadino che

vive con la sua famiglia, onesto e laborioso.

Fermatevi, vi

prego!

La casa in fiamme, i sacchi del raccolto

squarciati, il lavoro di tutta la mia vita

perduto!

Via!

O vi uccideremo!

Quando la furia della guerra è passata, Carlo si ritrova a cominciare dal nulla.

Forza, forza, mio vecchio bue, lo so bene che sei

stanco come me!

Eccomi di nuovo povero e

indebitato! Quel vecchio avaro

me li ha prestati, sì, i soldi! Ma ha preteso un

interesse tale che mi ha ridotto suo schiavo!

A forza di lavorare come un mulo per pagare i debiti,Carlo si ammala.

Bambini miei, vi

raccomando di aiutare

la mamma...

Si, papà

…Siate buoni e

onesti come ho cercato di

esserlo io...

Te lo promettiamo, papà!

Sigh!

No, no, non piangere, moglie

carissima. Ci rivedremo in

cielo...

Siete stanchi, bambini?

No, mamma! Ma il campo

è tanto grande...

Ora capisco perché quel povero bue era così magro ad arare tutto il giorno sotto il

sole...

E cosi, come ogni sera,la mamma siede al tavolo

e fa i conti.

Questo terribile debito non finirà mai!

Queste poche monete non bastano neppure per il pane di domani. Come fare, mio Dio,

come fare?

E i bambini hanno

bisogno di scarpe...

Sia io che i bambini

cerchiamo di fare del nostro meglio, ma...

Maria Santissima, ti

prego, occupati di noi!

Così, mentre nella stanza si ode solo il respiro dei fanciulli addormentati, la mamma si affida alla Madonna.

Ma ecco: ad un tratto la mamma ha interrotto le preghiere. Come se qualcuno la chiamasse, si alza, si mette lo scialle sul capo e chiude la candela nella lanterna. Dove va? Chi la chiama?

Devo fare presto…

La luna è alta nel cielo ma per le strade non passa nessuno.

Ma la mamma cammina svelta, quasi corre e, uscendo dal

villaggio, si inoltra nel bosco.

Laggiù, sotto i tigli, vi è una cappellina...

Ecco i tigli, ed ecco il bivio della

strada.

Laggiù deve

esserci la

cappellina..

Oh, ma cos'è questa luce?

Un richiamo misterioso aveva interrotto la sua preghiera, ed

ora la mamma comprende cos'era che la chiamava...

Cos'è mai? Esce... viene verso di me... Tutte quelle stelle

luminose!

Oh, Maria, Maria! Come sei bella e

come sei buona! Ti disturbi per me che sono così povera e

disperata...

Io amo tutti quelli che soffrono. lo aiuto tutti quelli che hanno fede.

I miei bambini

non hanno più scarpe e domani il

vecchio avaro...

So tutto, perché sono stata vicino a te quando

eri sola e preoccupata

. Cosa desideri?

“Vorrei trovare il modo di pagare quel vecchio perché non ci tormenti più e vorrei nutrire e vestire i miei bimbi... Nulla di più!”, rispose la mamma.

La Madonna ascoltava sorridendo...

Poi si volse e si chinò verso il grano che era nel campo vicino...

Prendi queste spighe e portale nella tua

casa. La tua supplica sarà esaudita.

Come posso

ringraziarti, Maria?

Nella notte la mamma ritorna a casa, ma il suo volto è sereno ed i

suoi passi sono leggeri sotto la luna. Tiene le spighe strette al

cuore e mormora una preghiera...

Sono nelle tue

mani, Maria! Aiutaci tu...

È l'alba.

Al canto del gallo la mamma apre gli occhi.

Ecco le spighe della Madonna! Ma come sono gialle... come

sono dure... Non riesco a prenderle, sembrano di metallo!

Bambini, bambini!

Mamma, che c'è?

Venite a vedere!

Guardate la Madonna

cos'ha preparato per

noi...

Mamma, ma... fanno luce!

Mammina, sembrano

d'oro!

Non « sembrano » d'oro, lo sono! Oro massiccio,

meravigliosamente lavorato.

La notizia si sparge in un baleno e la gente accorre...

Che splendore! Non ho mai visto una

cosa simile!

Bisogna dirlo al re! Bisogna dirlo

al re!

Lo hanno detto al re, e il re si è incuriosito.

Così, il tesoriere del palazzo parte su una carrozza con cavalli bianchi, accompagnato da un paggio e da uno scudiero!

Signora, ecco la pergamena del re che vi regala la fattoria dove abitate. Il mio scudiero sta portando in casa vostra il sacco di monete d'oro con cui il re acquista le vostre spighe!

Oh! Grazie!

Ma qualcuno è invidioso.

È il vecchio avaro che, saputo dell’accaduto, andava avanti e indietro, avanti e indietro per la sua stanza, e si arrovellava dalla gelosia...

Ma non è possibile! Non

è giusto! A quella

ignorante un sacco di

monete d'oro e a me, che faccio tanta

fatica a metterne da

parte... niente!

Finché una notte, travestito da mendicante, si incammina a lunghi passi per la via del bosco.

E ad ogni passo la cupidigia aumenta...

Anch'io voglio quei

soldi, anch'io, anch'io...

Speriamo

appaia anche a

me…

Maria, Maria, c'è un povero

mendicante che ti chiama! Maria, tu che ascolti tutti, ascolta anche

me... Ecco le stelle d'oro;

continuiamo più forte!

Maria, Maria, ho bisogno che tu mi aiuti!!!

Eccomi, che

vuoi?

Dammi tante spighe d'oro, Maria!

Voglio anch'io le spighe d'oro come quella contadina ignorante.

Se l'avaro avesse alzato lo sguardo avrebbe visto il volto della Madonna serio e addolorato. Ma egli a nulla pensava se non al bottino che voleva ottenere.

Le spighe sono troppo leggere per te. Prendi questa

pietra!

Grazie, grazie! E... se ne prendessi

due?

Prendine quante

vuoi, se lo desideri.

Che ritorno diverso da quello della mamma!

Così l'avaro corre per la strada senza un pensiero di riconoscenza o di amore.

Ecco: ne ho presi due che pesano abbastanza

Ho buttato quella che mi ha dato

la Madonna... era troppo piccola!

E così per tutta la notte,

avanti e indietro,

avanti e indietro…

Fece tante strade, riempiendo più volte il suo carro.

Avanti, bestiacce, al galoppo vi dico! Avanti! Siamo al terzo viaggio e voglio farne molti

altri…

Voglio prendere tutte le pietre prima che finisca la notte...

Galoppate, avanti!

A casa, infatti…

Se metto i mobili nel cortile,

guadagno più spazio dentro la casa per mettere

altre pietre! E che me ne importa dei mobili, se domani

avrò la casa piena

d'oro?

Eh..eh!

Questo sasso lo metto sul tetto. È

pesante... ma diventerà oro!

È quasi l'alba. Sta per

cantare il gallo.

Ancora questo voglio in casa, questo enorme macigno che

mi farà diventare più ricco del re!

Eh…eh!

Ecco, ecco... ci sono quasi...

La luce dell'alba illumina i mucchi di pietre,entrando dalla finestra.

L'avaro guarda.

Ma dov'è l'oro?

Non vedo oro: vedo quelle crepe nel

muro che si apre... che si allarga pian

piano...

Che abbia dimenticato

qualcosa nell'incantesimo?

Ah, i miei forzieri si sono aperti! I sassi

sono troppo pesanti!

Ma l'oro, dov'è l'oro? Perché non ci sono riuscito? Cos'ho

dimenticato?

Hai dimenticato che l'avidità è come un sasso che trascina con sé una valanga...

Hai dimenticato che le cose diventano d'oro quando si chiede per gli altri e non per sé.

Aiutooo!

Questo è ciò che rimane a chi è avido e avaro.

Nulla!