Caritas in Veritate

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"di

S. S. Benedetto XVI

1

"Percorso

Premessa TEMA CENTRALE CONTESTO POPULORUM PROGRESSIO E SVILUPPO GLOBALIZZAZIONE FONDAMENTI ANTROPOLOGICI E ETICI CONSEGUENZE LA SFIDA

CARITAS IN VERITATE parte prima

IL CONTENUTO

2

" LO SVILUPPO UMANO INTEGRALE NELLA CARITÀ E

NELLA VERITÀ

Specificamente la Caritas in veritate (=CV) tratta : •  dello sviluppo umano (non di semplice sviluppo materiale

bensì del pieno sviluppo morale,spirituale e culturale); •  della condizione essenziale perché lo sviluppo sia umano: deve

essere integrale, cioè riguardare tutte le dimensioni della persona e tutte le persone;

•  della condizione necessaria perché lo sviluppo sia integrale: deve realizzarsi nella prospettiva della carità e della verità.

TEMA CENTRALE

3

"Il Concilio approfondì quanto appartiene da sempre alla verità della fede,

ossia che la Chiesa, essendo a servizio di Dio, è a servizio del mondo in termini di amore e di verità. Proprio da questa visione partiva Paolo VI per comunicarci due grandi verità.

La prima è che tutta la Chiesa, in tutto il suo essere e il suo agire, quando annuncia, celebra e opera nella carità, è tesa a promuovere lo sviluppo integrale dell’uomo. Essa ha un ruolo pubblico che non si esaurisce nelle sue attività di assistenza o di educazione, ma rivela tutte le proprie energie a servizio della promozione dell’uomo e della fraternità universale quando può valersi di un regime di libertà. […]

La seconda verità è che l’autentico sviluppo dell’uomo riguarda unitariamente la totalità della persona in ogni sua dimensione.

CARITAS IN VERITATE

4

"

5

Benedetto XVI riprende quanto scritto da Paolo VI nella Populorum Progressio (1967), n. 14: Lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere sviluppo autentico, dev'essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l'uomo. Com'è stato giustamente sottolineato da L. J. Lebret: «noi non accettiamo di separare l'economico dall'umano, lo sviluppo dalla civiltà dove si inserisce. Ciò che conta per noi è l'uomo, ogni uomo, ogni gruppo d'uomini, fino a comprendere l'umanità intera».

"L’eminente esperto, cui si riferisce Paolo VI, è il bretone

domenicano, Louis-Joseph Lebret (1897 – 1966), esperto in problemi dello sviluppo economico mondiale, chiamato dalle Nazioni Unite e da molti governi di vari Paesi a studiare e proporre strategie per la soluzione del problema della povertà.

CHI È?

6

"La cornice, entro cui va collocata e interpretata la Caritas in

Veritate, è costituita da due aspetti: [33] •  la ricorrenza degli oltre 40 anni dall’emanazione dell’enciclica

di Paolo VI Populorum progressio (1967); •  l’esplosione dell’interdipendenza planetaria, comunemente

nota come globalizzazione.

Perché Benedetto XVI fa riferimento: •  alla Populorum progressio? •  alla globalizzazione?

CONTESTO

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"•  La Populorum progressio (=PP) costituisce una pietra miliare nel

pensiero della Chiesa circa la “questione sociale”. Quella enciclica, infatti, ha posto a tema la promozione dello sviluppo dei popoli sotto l’angolatura della luce della verità e della carità di Cristo [8], ma, soprattutto, merita essere considerata – così si esprime papa Benedetto XVI – come “la Rerum novarum dell’epoca contemporanea, che illumina il cammino dell’umanità in via di unificazione”.

•  Dunque, più che un semplice tributo di riconoscenza intellettuale o pastorale, Benedetto XVI esprime la sua convinzione che Paolo VI con quella enciclica abbia centrato il problema dei popoli nell’età contemporanea: lo “sviluppo è il nuevo nome della pace” (PP n. 87).

•  È talmente alta la considerazione che Benedetto XVI ha della Populorum progressio, che le dedica tutto il primo capitolo (nn. 10 – 20] della CV.

La POPULORUM PROGRESSIO secondo Benedetto XVI

8

"Della Populorum progressio Benedetto XVI richiama alcuni

concetti, che sono fondativi rispetto al ragionamento successivo :

•  la visione trascendente della persona, •  la prospettiva di una vita eterna, •  la protensione costitutiva dell’uomo ad essere di più, •  lo sviluppo come vocazione.

POPULORUM PROGRESSIO E SVILUPPO

9

"Di particolare importanza, ai fini della comprensione della CV,

risulta l’assioma dello sviluppo come vocazione (n. 17): “La vocazione è un appello che richiede una risposta libera e responsabile. Lo sviluppo umano integrale suppone la libertà responsabile della persona e dei popoli: nessuna struttura può garantire tale sviluppo al di fuori e al di sopra della responsabilità umana.”

SVILUPPO COME VOCAZIONE

10

"Dunque, per garantire lo sviluppo umano sono necessari due

prerequisiti: •  la libertà delle persone e dei popoli, •  la capacità delle persone, anche attraverso le organizzazioni e le

istituzioni da esse liberamente originate, di assumersi concretamente le proprie responsabilità. Non si dà sviluppo delegato!

Di qui: l’importanza del principio di sussidiarietà.

PREREQUISITI PER LO SVILUPPO UMANO

11

"Il principio di sussidiarietà: “una società di ordine superiore non

deve interferire nella vita interna di una società di ordine inferiore, privandola delle sue competenze, ma deve piuttosto sostenerla in caso di necessità ed aiutarla a coordinare la sua azione con quella delle altre componenti sociali, in vista del bene comune” (Centesimus annus, n. 48).

PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETÀ

12

"Alla luce della Rivelazione -“In principio Dio creò il cielo e la

terra… Dio creò l'uomo a sua immagine” (Gn 1, 1. 27) - possiamo comprendere la seguente affermazione tratta dalla Populorum progressio e ripresa dalla CV: “ciascuno rimane, qualunque siano le influenze che si esercitano su di lui, l’artefice della sua riuscita o del suo fallimento” (PP n.15, CV n.17).

BASE DELL’ANTROPOLOGIA CRISTIANA

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"A prima vista affermare che ciascuno è il principale artefice della propria riuscita o

del suo fallimento potrebbe farci ritenere che un povero della Terra, che vive nella condizione di totale indigenza, oltre ad essere sfortunato sia addirittura responsabile della propria indigenza. In realtà il senso è un altro: ogni persona, anche quella indigente, deve poter avere le condizioni per garantirsi il proprio sviluppo. Quindi gli estremi da evitare sono: •  l’asservimento delle persone mediante istituzioni – economiche o politiche

– che impediscano loro di progredire; •  l’assistenzialismo politico, che mantiene comunque le persone in situazione

di dipendenza da qualche potere; •  “i messianismi carichi di promesse, ma fabbricatori di illusioni” (n. 17). •  La ideologia tecnocratica ovvero una tecnica senza orientamenti etici (CV

n. 14) Ancora una volta la soluzione consiste nel corretto modo di realizzare la

sussidiarietà.

OGNUNO ARTEFICE DEL PROPRIO DESTINO

14

"“La verità dello sviluppo consiste nella sua integralità: se non è di

tutto l’uomo e di ogni uomo, lo sviluppo non è vero sviluppo” (n. 18).

REGOLA AUREA DELLO SVILUPPO

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"Perché, nonostante le varie organizzazioni, nazionali e internazionali,

nonostante i fatti e i dati noti a tutti, l’umanità non cresce nella strada dello sviluppo umano?

Queste le CAUSE DEL SOTTOSVILUPPO, secondo la Populorum progressio:

•  “la volontà, che spesso disattende i doveri della solidarietà”. Si pensi ai vari Summit dei G8, G…20, che promettono aiuti ai Paesi in via di sviluppo, ma che regolarmente non vengono rispettati;

•  il pensiero, che non sempre sa orientare convenientemente il volere (Cfr. CV n. 19). Per questo, nel perseguimento dello sviluppo, servono “uomini di pensiero capaci di riflessione profonda, votati alla ricerca di un umanesimo nuovo, che permetta all’uomo moderno di ritrovare se stesso” (PP n. 20);

•  “mancanza di fraternità tra gli uomini e tra i popoli” (n. 19).

CAUSE DEL SOTTOSVILUPPO

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"Fondare la ragione della fraternità sulla visione trascendente della

persona: “La ragione, da sola, è in grado di cogliere l’uguaglianza tra gli uomini e di stabilire una convivenza civica tra loro, ma non riesce a fondare la fraternità. Questa ha origine da una vocazione trascendente di Dio padre, che ci ha amati per primo …” (n. 19)

LA SOLUZIONE DI BENEDETTO XVI

17

"La globalizzazione è la novità principale intervenuta negli ultimi

decenni: “ i termini e l’impetuosità con cui essa si è evoluta sono sorprendenti.” (CV n.33)

•  il pensiero di Benedetto XVI

•  il testo latino

GLOBALIZZAZIONE

18

"

19

"Dove sta la differenza? •  Non è solo nel linguaggio, ma nel significato: è una differenza importante. •  Infatti, se si parla di esplosione, si fa riferimento a qualcosa di imprevisto, ad un

evento improvviso, non voluto, frutto di forze incontrollate e quindi prevalentemente negativo, spesso violento.

•  Se, invece, si parla di effusione, si intende un processo originato e sviluppatosi nel tempo, effetto di cause identificabili e gestibili, non necessariamente violento. Infatti Benedetto XVI coglie anche gli aspetti positivi insiti nella globalizzazione.

•  Inoltre, il latino è più preciso anche nel seguito della frase: “effusio interdependentiae in toto orbe” non è l’interdipendenza planetaria, bensì l’interdipendenza dentro tutta la terra. La lingua latina non lascia dubbi circa l’essenza del fenomeno globalizzazione: il fatto, cioè, che dentro la Terra tutto e tutti siamo interconnessi.

•  Qual è la novità semantica (che ha notevoli conseguenze a proposito dello sviluppo dei popoli e dell’economia di comunità)?

•  L’affermazione che la Terra è l’alveo, la casa che ci tiene uniti tutti. Questo è il fondamento della “questione ecologica” e della necessaria condivisione dei beni.

NOTA LA DIFFERENZA, NON SOLO DI LINGUAGGIO

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"Sono due i paragrafi della cv nei quali il pontefice tratta della

globalizzazione: n. 33 e n. 42. Ecco i punti salienti espressi nel n. 33: •  Globalizzazione significa interdipendenza di tutte le persone e

di tutte le attività dei popoli nel mondo. Quindi, parlando di globalizzazione non ci si riferisce primariamente ad uno spazio che si è fatto, realmente, più ristretto e ravvicinato, bensì alle relazioni che i soggetti, singoli o attraverso le loro istituzioni e organizzazioni, hanno stabilito reciprocamente.

Nuovi interrogativi

BENEDETTO XVI E LA GLOBALIZZAZIONE (n. 33) -

1

21

"•  Tutte le persone sono soggetti consapevoli e protagoniste di

queste relazioni o, invece, alcune (poche? molte?) sono soltanto “oggetto”?;

•  C’è un governo democratico, partecipativo, comunitario della globalizzazione o questa è lasciata ad un incontrollato gioco di forze autoreferenziali?

ALCUNI NUOVI INTERROGATIVI

22

"•  La globalizzazione è oggetto di attenta considerazione, da parte

del Pontefice, che ne indica anche gli elementi positivi. Non solo, la forza con cui tale processo si propone richiede lo sforzo di “dilatare la ragione e di renderla capace di conoscere e di orientare queste imponenti nuove dinamiche” (n. 33).

•  La globalizzazione è una sfida per la ragione, prima che un evento economico e sociale. Nell’età della globalizzazione ne va della comprensione stessa dell’uomo.

•  La globalizzazione è anzitutto una questione antropologica. Nella nuova cornice della globalizzazione l’uomo è rimesso in discussione: deve comprendersi in maniera più integrale e, pertanto, più autentica.

BENEDETTO XVI E LA GLOBALIZZAZIONE (n.33) –

2

23

"In economia la globalizzazione comporta l’avvento di una rete di

relazioni, connessioni, implicazioni, legami nel mondo. Conseguentemente il governo di tali interconnessioni e, quindi, la politica sono a loro volta necessariamente obbligati a fare i conti con una diversa prospettiva. Se prima della globalizzazione lo scenario politico di riferimento poteva essere limitato a le sfere nazionali e regionali oggi l’ambito delle relazioni economiche e sociali tende a coincidere con il mondo . Di qui deriva una diversa e più pesante assunzione di responsabilità che dovrebbe essere propria della politica.

BENEDETTO XVI E LA GLOBALIZZAZIONE (n.33) -

3

24

"•  La globalizzazione, come non è frutto del caso, altrettanto non è senza

un fine: questo non è l’allargamento dei mercati, bensì la trasfigurazione della famiglia umana nella “civiltà dell’amore”.

Affinché tale civiltà dell’amore si realizzi occorre: •  assumere un nuovo stile abituale di vita coerente con la dignità umana

e fondato sulla carità e sulla verità: la crescita personale avviene in un cotesto comunitario caratterizzato da fraternità e inclusione;

•  vivere la solidarietà a tutti i livelli a partire della famiglia – prima cellula della società – sino alle sfere più ampie di relazionalità sul piano nazionale, regionale, mondiale;

•  prepararsi all’avvento dell’amore attraverso l’educazione, cioè mediante l’affinamento dello spirito, che richiede rispetto e senso della bellezza

BENEDETTO XVI E LA GLOBALIZZAZIONE (n. 33) -

4

25

"•  La globalizzazione non deve essere pensata in modo

deterministico “come se le dinamiche in atto fossero prodotte da anonime forze impersonali e da strutture indipendenti dalla volontà umana”. Quindi primariamente il Papa richiama alla responsabilità e alla fatica del pensiero: adagiarsi su una concezione fatalistica e deterministica significa prima di tutto abdicare alla ragione e rinunciare alla responsabilità etica di orientare i processi in atto;

BENEDETTO XVI E LA GLOBALIZZAZIONE (n. 42) -

1

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"•  La globalizzazione è una realtà umana complessa, cioè ricca, che

contiene in sé differenti radici e orientamenti culturali, i quali devono essere compresi innanzi tutto mediante discernimento orientato a una nuova progettualità: “dobbiamo assumere con realismo, fiducia, speranza le nuove responsabilità a cui ci chiama lo scenario di un mondo che ha bisogno di un profondo rinnovamento culturale e della riscoperta di valori di fondo su cui costruire un futuro migliore” (n. 21)

•  La globalizzazione risponde al criterio di verità a due precise condizioni:

- se si fonda sulla dignità della persona e sull’unità della famiglia umana;

- se favorisce lo sviluppo umano e la realizzazione del bene comune.

BENEDETTO XVI E LA GLOBALIZZAZIONE (n. 42) -

2

27

" Non essere vittime, ma protagonisti! Che cosa significa: •  non dobbiamo piegare la mente alla rassegnazione di fronte alla

globalizzazione, ma assumere responsabilmente il compito di guidarla;

•  in che modo? Sotto la guida della ragione, orientata dalla carità e dalla verità.

COMPITO ETICO

28

"Comunemente, quando si pensa a qualcosa di complesso vengono

in mente problemi intricati, e quindi, vie spesso impercorribili. •  Il latino ci facilita: complesso è ciò che tiene unito, che mantiene

assieme. •  Ecco un esempio di complessità: un’ orchestra: tanti strumenti,

ma un’unica sinfonia.

COMPLESSA

29

"Risponde Benedetto XVI: la globalizzazione tiene in sé molte ragioni e molte forze. Quindi bisogna mettere all’opera la ragione, il pensiero, la mente. Prima che questione economica, la globalizzazione è questione

culturale. Infatti la soluzione pratica, suggerita dal Pontefice, è questa:

promuovere un orientamento culturale, aperto alla trascendenza, basato sui principi permanenti della dottrina sociale, specie quelli personalista e comunitario.

PERCHÉ LA GLOBALIZZAZIONE È COMPLESSA?

30

" La direzione culturale, da imprimere alla globalizzazione, non

solo deve fondarsi sui principi personalista e comunitario, ma deve coinvolgere le persone e le comunità.

PERSONALISMO ASTRATTO O PERSONE?

31

"Benedetto XVI dedica l’intero primo capitolo della CV ai contributi

di Paolo VI; in particolare richiama la Populorum progressio (1967), l’Humanae vitae (1968) e l’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi (1975).

BENEDETTO XVI RILEGGE LA POPULORUM PROGRESSIO

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"•  La Dottrina Sociale della Chiesa (DSC) o insegnamento o

magistero sociale della Chiesa deve essere compresa all’interno del patrimonio della Rivelazione e della Tradizione, pur sapendo valutare di volta in volta i diversi e nuovi termini in cui la questione sociale si presenta.

•  Il riferimento a Paolo VI consente a Benedetto XVI di richiamare i fondamenti metafisici ed etici,relativi all’essere e all’agire su cui deve reggere la comprensione della questione sociale, e le relative conseguenze.

PUNTI SALIENTI DELLA PP

33

"•  La concezione trascendente della persona umana: “senza la prospettiva di una

vita eterna, il progresso umano in questo mondo rimane privo di respiro” (CV n. 11).

•  La prospettiva di una vita eterna, che conferisce alla vita umana una dimensione di largo respiro, dilatandola oltre il calendario biologico e, soprattutto, consegnandola alla dimensione della speranza, cui il Pontefice ha dedicato l’intera enciclica Spe salvi (2007).

•  La persona, come essere trascendente, esige un’interpretazione metafisica dell’humanum, in cui la relazionalità è elemento essenziale (55). La persona, secondo il pensiero cristiano, è, costitutivamente, soggetto e relazione. Quindi non basta affermare che l’uomo è “essere-per” o “essere-con”; la persona, cristianamente intesa, è “essere-in-sé-per”. La persona ha una propria originale identità, che non può attuarsi se rimane confinata in se stessa; vive solo se si dona, morendo in certo modo, a se stessa. Come dice Gesù Cristo : “In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12, 24).

FONDAMENTI - 1

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"•  La libertà della persona non consiste nell’agire senza vincoli

“nell’ebbrezza di una totale autonomia” (70) in cui l’individuo viene assunto come metro di ogni cosa, bensì “nella risposta all’appello dell’essere, a cominciare dall’essere che siamo noi stessi” (70).

•  In breve, la libertà è assumere responsabilmente la vocazione all’essere persona dotata di dignità trascendente. Sono libero perché mi realizzo come essere in relazione, fatto per il dono. Qui trova fondamento l’agire morale.

FONDAMENTI - 2

35

"•  Se la relazione è costitutiva dell’essere persona, l’amore o agape

– cui Benedetto XVI ha dedicato la sua prima enciclica Deus caritas est (2005) – diviene la categoria ermeneutica primaria per capire sia l’essere personale, sia il suo agire che si concretizza storicamente nella società e nelle istituzioni governate da norme e principi condivisi.

•  Riferito alla storia contemporanea, soprattutto alla fase della globalizzazione, l’amore si attua attraverso il principio della fraternità, che disvela l’umanità come appartenente ad un’unica famiglia. Di qui l’esigenza di un’economia basata su questo nuovo criterio: l’economia del bene comune.

FONDAMENTI - 3

36

"•  Amore e Verità non sono prodotti umani, ma precedono

l’essere dell’uomo: sono doni che vanno accolti con responsabile libertà.

In questo modo Benedetto XVI sottrae a qualunque forma di soggettivismo la comprensione e la costruzione della felicità umana e della realizzazione del vero progresso.

FONDAMENTI - 4

37

"Dai fondamenti già elencati derivano alcune necessarie

conseguenze in ambito: •  antropologico •  sociologico •  filosofico •  teologico •  economico •  giuridico - politico

CONSEGUENZE

38

"Dalla concezione trascendente della persona discende che: •  è creatura ad immagine di Dio, •  la sua dignità è inviolabile, •  l’apertura alla vita è al centro del vero sviluppo (Cfr. CV nn. 28.44), •  la persona è un essere comunitario, •  le norme morali non sono frutto di patti storici, bensì hanno una origine

trascendente, •  è dovere della persona assumersi la responsabilità dello sviluppo umano

integrale, •  non esiste ecologia naturale senza ecologia umana, •  l’orizzonte dello autentico sviluppo è la realizzazione di tutto l’uomo e tutti

gli uomini, •  l’io è dono, da cui discende l’imperativo di amare l’altro come se stessi

(Cfr. Mt 22, 39).

CONSEGUENZE ANTROPOLOGICHE ED ETICHE

39

"•  Dilatare la ragione: è il tema ricorrente nella maggior parte degli insegnamenti

del Papa. Se Giovanni Paolo II ha proclamato l’invito a spalancare le porte a Cristo, Benedetto XVI non cessa di incoraggiare a superare le barriere che tengono prigioniera la ragione umana. Ideologie, false utopie, pregiudizi, illusione di autosufficienza tecnologica ed economica: queste le principali chiusure della ragione umana.

•  Superare ogni forma di riduzionismo: impedendo alla ragione di dialogare con l’alterità, la trascendenza, la fede, il divino, non la si irrobustisce, quasi si trattasse di preservarla da forme di inquinamento, ma la si limita, illudendosi di rafforzarla. La forza critica della ragione esige, per sua natura, di rapportarsi seriamente e serenamente con tutto ciò che la modernità ha preteso di riservare a sé. I vari saperi - soprattutto quando queste si spingono verso frontiere mai finora esplorate - non possono evitare di farsi accompagnare da una razionalità aperta, cosciente che anche Dio ha diritto di cittadinanza pubblica (56).

•  Aprirsi al prodigio della conoscenza: quando conosco, non colgo soltanto il dato che cercavo, ma sperimento sempre “un di più, che assomiglia molto a un dono ricevuto, ad un’altezza a cui ci sentiamo elevati” (77)

CONSEGUENZE FILOSOFICHE

40

"Il fulcro del pensiero di Benedetto XVI sullo sviluppo integrale

della persona e di ogni persona risiede nel modello di amore trinitario:

“In particolare, alla luce del mistero rivelato della Trinità si comprende che la vera apertura non significa dispersione centrifuga, ma compenetrazione profonda” (54).

Il modello trinitario è il paradigma dell’inclusione relazionale di tutte le persone e di tutti i popoli nell’unica comunità della famiglia umana.

Per chiunque voglia dilatare i confini della ragione, la Trinità è un criterio di ispirazione per la costruzione delle relazioni umane.

CONSEGUENZE TEOLOGICHE

41

"•  L’economia è attività umana e sociale, non la scienza della mera efficienza;

quindi nell’agire economico è necessario considerare gli aspetti valoriali, i significati, gli scopi prima che i risultati in termini di reddito, profitto, mercato;

•  L’essere umano è un valore indisponibile. Esso va compreso all’interno delle dinamiche sociali e culturali, quindi non si può trattarlo come se fosse un mero “dato”

•  Il principio di sussidiarietà come criterio guida per la realizzazione dello sviluppo umano; consente di superare ogni forma di assistenzialismo e riconosce concretamente la dignità della persona e la sua capacità di assumersi liberamente responsabilità verso gli altri;

•  La presenza di gravi ingiustizie e la contemporanea indifferenza verso le stesse: “Mentre i poveri del mondo bussano ancora alle porte dell’opulenza, il mondo ricco rischia di non sentire più quei colpi alla sua porta, per una coscienza ormai incapace di riconoscere l’umano” (75).

CONSEGUENZE SOCIOLOGICHE

42

"•  La concezione dell’economia, che Benedetto XVI accoglie da tutto

l’insegnamento della Chiesa, è la seguente:”La Chiesa ritiene da sempre che l’agire economico non sia da considerare antisociale. Il mercato non è, e non deve perciò diventare, di per sé il luogo della sopraffazione del forte sul debole. La società non deve proteggersi dal mercato, come se lo sviluppo di quest’ultimo comportasse ipso facto la morte dei rapporti autenticamente umani. .. Non va dimenticato che il mercato non esiste allo stato puro. Esso trae forma dalle configurazioni culturali che lo specificano e lo orientano” (n. 36).

•  Dunque? “La sfera economica non è né eticamente neutrale né di sua natura disumana e antisociale. Essa appartiene all’attività dell’uomo e, proprio perché umana, deve essere strutturata e istituzionalizzata eticamente” (n. 36).

CONSEGUENZE ECONOMICHE

43

"•  L’economia è un’ attività che implica molti aspetti: organizzativi,

tecnici, giuridici, politici, sociali, etici; quindi non può ridursi alla semplice “contabilità aziendale” dei profitti e delle perdite;

•  L’economia si può considerare come processo complesso retto da tre logiche:

•  Logica contrattualistica, come scambio di equivalenti; •  Logica politica, come regolazione degli scambi mediante leggi

improntate alla giusta distribuzione delle risorse; •  Logica della gratuità, come dono senza contropartita. •  Conclusione del Pontefice: “L’economia globalizzata sembra

privilegiare la prima logica, quella dello scambio contrattuale, ma direttamente o indirettamente dimostra di avere bisogno anche delle altre due, la logica politica e la logica del dono senza contropartita” (n. 37)]

ECONOMIA COME COSTRUZIONE CULTURALE

44

" L’economia si configura secondo vari sistemi sociali. Questi

devono essere animati da culture coerenti col valore della dignità umana e orientate alla realizzazione del bene comune.

Ciò significa che l’economia è una scienza fatta dall’uomo per l’uomo, non un insieme di leggi che lo devono sovrastare.

Quindi, se notiamo che l’economia ha prodotto alcune distorsioni, non si deve demonizzare l’economia, che rimane pur sempre un semplice strumento, ma si deve “chiamare in causa l’uomo, la sua coscienza morale e la sua responsabilità personale e sociale” (n. 36).

ECONOMIA COME SISTEMA SOCIALE

45

"Non ci si può nascondere dietro affermazioni quali: “queste sono le

leggi del mercato”, oppure “così vanno le cose”. L’uomo deve riprendere su di sé il governo (oggi si preferisce parlare di governance) dei fatti economici.

LEGGI DEL MERCATO?

46

"Se vogliamo che lo sviluppo sia di ogni uomo e di tutto l’uomo,

dobbiamo affrontare e vincere una grande sfida: “mostrare, a livello sia di pensiero sia di comportamenti, che non solo i tradizionali principi dell’etica sociale, quali la trasparenza, l’onestà e la responsabilità non possono venire trascurati o attenuati, ma anche che nei rapporti mercantili il principio di gratuità e la logica del dono come espressione della fraternità possono e devono trovare posto entro la normale attività economica. Ciò è un’esigenza dell’uomo nel momento attuale, ma anche un’esigenza della stessa ragione economica”. (36)

LA SFIDA

47

"•  La logica della gratuità e il principio del dono sono richiesti

dall’uomo attuale. Ciò significa che nella cultura attuale è presente l’esigenza di un cambio radicale nel modo di pensare e gestire l’economia. Ne sono testimonianza le numerose iniziative quali banca etica, commercio equo e solidale, altro mercato, fondi etici e la diffusione, benché a ritmi talora incerti, della responsabilità sociale di impresa (Corporate Social Responsibility).

•  La logica della gratuità e il principio del dono sono un’esigenza della stessa ragione economica. Ciò significa che la scienza economica sta sperimentando una sorta di entropia, dalla quale può salvarsi solo se imbocca la via di un’economia diversa, un’economia il cui fine sia diverso: non il profitto come fine unico ed esclusivo, ma il bene comune.

CONSIDERAZIONI SULLA GRANDE SFIDA - 1

48

"•  La grande sfida deve essere affrontata a livello di pensiero. Ciò

significa che occorre instaurare a livello teoretico un nuovo statuto epistemologico, che dispieghi le ragioni della logica del dono come capace di e necessaria a dare ragione della nuova scienza economica.

•  La grande sfida deve essere affrontata a livello di comportamenti. Ciò significa che le nuove maglie dell’economia del dono devono essere in grado di intessere di sé l’agire concreto del e nel mercato e non come fatti episodici ed eccezionali, bensì come “normale” attività economica.

CONSIDERAZIONI SULLA GRANDE SFIDA - 2

49

"Attraverso la proposta dell’antropologia cristiana, che si riassume

nell’idea dell’umanesimo integrale. Come a dire: è la stessa costituzione ontologica dell’uomo a

richiedere una svolta radicale dell’homo oeconomicus. Quindi, o si abbraccia la nuova visione dell’economia, o ne va della stessa realtà dell’uomo.

COME RISPONDE ALLA GRANDE SFIDA LA CV?

50

"A proposito della “grande sfida”, il testo latino della CV permette

di avanzare due osservazioni: •  usa un aggettivo assai forte: dice che la sfida non solo è grande,

bensì massima (summa provocatio).

Pertanto non si tratta di uno dei tanti compiti a cui l’uomo contemporaneo è chiamato, ma del compito massimo, il più importante. È un impegno assoluto quello a cui l’uomo è interpellato.

LA GRANDE SFIDA - 1

51

"In che cosa consiste la grandezza somma di tale compito?

Nel duplice compito di dimostrare (non solo mostrare), e di sperimentare, con il pensiero e con il comportamento, che il principio di gratuità può trovare posto dentro la normale attività economica.

LA GRANDE SFIDA - 2

52

"Pertanto occorre dare prova (questo è il significato di una

dimostrazione) che: •  a livello teorico il principio di gratuità è sufficiente a fondare

un’economia efficace, oltre che rispettosa del progresso umano; •  a livello pratico esistono concretamente situazioni

(organizzazioni, aziende, imprese) che funzionano sul fondamento del principio di gratuità.

DUPLICE COMPITO

53

"•  Esistono forme di “impresa fondate sul principio di gratuità”? •  Esistono scuole di pensiero che dimostrano la possibilità e la

funzionalità di una impresa del dono?

DOMANDE

54

"Perché il Pontefice tratta dello sviluppo integrale umano dal punto

di vista dell’amore (caritas) e della verità? Questa la risposta complessiva, desunta dal n. 1 della Caritas in

Veritate (CV): •  l’amore è una forza straordinaria, che spinge le persone a

impegnarsi con coraggio e generosità nel campo della giustizia e della pace;

•  aderendo al progetto che Dio ha su ciascun uomo, questi trova la sua verità, assumendo la quale diventa libero.

IL TITOLO

55

"La verità, di cui parla Benedetto XVI nella CV, è Cristo, anzi il

Volto della sua Persona.

In questo modo l’impegno per lo sviluppo integrale umano diventa impegno concreto per una persona bene identificata (il Volto), il cui profilo abbraccia anche la dimensione trascendente.

VERITÀ

56

"Tutto il ragionamento svolto dal Pontefice si muove all’interno di

una circolarità ermeneutica, che ha valore fondativo: (2)

la verità va cercata, trovata ed espressa nell’”economia” della carità, ma la carità a sua volta va compresa, avvalorata e praticata nella luce della verità. In questo modo non avremo solo reso un servizio alla carità, illuminata dalla verità, ma avremo anche contribuito ad accreditare la verità, mostrandone il potere di autenticazione e di persuasione nel concreto del vivere sociale. Cosa, questa, di non poco conto oggi, in un contesto sociale e culturale che relativizza la verità, diventando spesso di essa incurante e ad essa restio.

CIRCOLARITÀ ERMENEUTICA

57

"

FINE

58