AUMENTA IL NUMERO DELLE PERSONE CHE …INSOSTENIBILE...ma che ci vanno lo stesso, usando computer...

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di JADEL ANDREETTO

«Nel mondo reale – sul pianeta Terra, nellaRealtà, abitano tra i sei e i dieci miliardidi persone. In qualsiasi momento le siosservi, si vedrà che la maggior parte di

loro è intenta a costruire mattoni d’argilla e a lubrificare ipropri AK-47. Circa un miliardo di persone haabbastanza soldi per comprarsi un computer. Di questomiliardo di potenziali possessori di computer, forse soloun quarto se lo compra veramente, e solo un quarto diquesti ultimi ha macchine abbastanza potenti da gestireil protocollo della Strada. Ciò significa che, in qualsiasimomento, circa sessanta milioni di persone possonoaccedere alla Strada. Se a queste ne aggiungiamo altrisessanta milioni che non se lo potrebbero permettere,ma che ci vanno lo stesso, usando computer pubblici oquelli della propria scuola o del proprio ufficio, si puòconcludere che, mediamente, la Strada è occupata da unnumero di persone pari al doppio della popolazione diNew York». La Strada di cui parliamo percorre e taglia in due lungo lalinea dell’equatore il Metaverso, un’invenzione letteraria,creata da Neal Stephenson in Snow Crash nel ‘92. IlMetaverso viene descritto dallo scrittore americano comeuna sorta di realtà virtuale condivisa tramite Internetdove si è rappresentati in tre dimensioni attraverso ilproprio Avatar. Nel Metaverso ogni persona può,pagando, realizzare in 3D ciò che desidera, negozi, uffici,night club, musei e ogni altra cosa che sarà poi visitatadagli utenti. A quindici anni di distanza, anno domini 2007, lapopolazione mondiale non è proprio di dieci miliardi,anche se una parte di essa è intenta a lubrificareKalasnicov o a costruire mattoni di argilla, New Yorknon è poi così densamente popolata, la “Strada” nonesiste, ma il Metaverso sì, ed è frequentato da settemilioni di persone. Già perché, Neal Stephenson,narrando le imprese dell’ultimo hacker free lance, HiroProtagonsit, ha praticamente descritto Second Life. Second Life è una comunità virtuale, una chattridimensionale, creata nel 2003 dalla Linden Lab chenel giro di pochi anni ha visto centuplicare il numero dei

suoi cittadini residenti. La chiave del successo di SecondLife è la stessa che la distingue dai giochi di massa onlinee cioè che ogni personaggio corrisponde a un giocatorereale, a un utente connesso e non a un personaggiocreato dal sistema. Gli incontri all'interno del mondovirtuale si configurano dunque come reali scambi traesseri umani attraverso la mediazione figurata degliavatar. C’è già chi ritiene che la seconda vita rappresenti ilfuturo dei computer, che smetteranno di avere undesktop a interfaccia grafica (icone, cartelle, finestre ecc.)e inizieranno ad avere un’interfaccia 3D simile a SecondLife. Il primo passo in questa direzione è stato fatto da pochesettimane. La Linden Lab infatti ha già messo incircolazione la versione di prova di Second Life Voice. Inpratica, con un cuffia e un microfono, si può dare voce alproprio Avatar che reagisce visivamente al tono dellavoce mostrando all’interlocutore una serie di espressionio di gesti calibrati sulle “emozioni vocali” della propriacontroparte reale. Se fino a qualche mese fa bisognavalimitarsi a chattare con gli altri avatar o complicarsi lavita attraverso l’uso dello streaming ora, con l’arrivo dellavoce, il primo vero passo verso il Metaversostephensoniano è stato fatto. Quando potremmoentrare in Second Life in prima persona (nel romanzoavviene attraverso degli occhiali e delle tute speciali) ilcomputer come finora lo consociamo sarà purovecchiume. Sul Metaverso della Linden Lab si è scrittomolto. Le edicole e le librerie cominciano a far appariresui loro scaffali e ripiani volumi e volumetti dedicati allaseconda vita. La casa editrice ISBN, per esempio, hapubblicato in questi giorni Second life. Guida turisticaessenziale, di Carr e Pond, un libro curioso che si discostadalla produzioni in materia con un taglio quasi da guidadella “lonley planet” o della “rough guide”.Come ogni innovazione Second Life ha i suoi accanitidetrattori e i suoi fanatici ammiratori, e come ogni cosaha i suoi lati positivi e negativi. Al di là dei fenomeni dicostume che fanno notizia come sesso, criminalità (consupereroi che la combattono) e gossip - tuttorigorosamente virtuale - l’uso che si può fare di questapiattaforma tridimensionale ha anche un risvoltointeressante dal punto di vista culturale. È possibile

visitare diversi musei e gallerie d’arte, assistere apresentazioni di libri, concerti, frequentare lezioni eseminari a distanza, infilarsi tra le librerie di bibliotecheda cui è possibile scaricare i file di libri in copyleft(permesso d’autore) o con i diritti scaduti. Anche solo girovagando nella parte italiana delMetaverso ci si imbatte in iniziative e luoghi interessanti(basta cercarli nell’apposita finestra dell’interfaccia eteleportarsi) come la “GridGallery”, la “BibliotecaArchimedica”, il “Delos Book Club”, la splendidamostra multimediale sui diritti umani in concomitanzacon la pubblicazione dell’opera Diritti umani (UTET -De Agostini) o sul versante ludico, il Korova Milk Bar,replica esatta di quello del film Arancia Meccanica e cosìvia. Anche il Ministero degli Affari Esteri, ha aperto in viasperimentale un Istituto Italiano di Cultura all'interno diSecond Life, suscitando perplessità e polemichesull’utilità e sui costi di un’operazione simile, chesecondo i promotori dell’iniziativa servirà a «dare nuovoslancio alla promozione della creatività italianasoprattutto nei settori dell'arte contemporanea, deldesign, dell'architettura e del patrimonio culturale».Certo, se un paese oculato e attento come la Svezia haaperto un proprio consolato in Second Life qualcheragione valida dovrà pur esserci.In effetti è difficile spiegare a chi non è abituato a usare ilcomputer a 360 gradi, il motivo per cui sette milioni dipersone vivano una seconda vita evitando di caderenella trappola dello psicologismo o della sociologia; eancor più difficile spiegare a chi non ha ben capito “cosadiavolo” sia Second Life, il perché qualcuno sia dispostoa pagare soldi veri in cambio di case, isole, vestiti,automobili, tappeti volanti... finti. La seconda vita hauna sua economia, con le sue regole di mercato e il suo

mondo del lavoro. A differenza del mondo reale però,spesso per fare i soldi bisogna essere capaci di farequalcosa. La bravura, l’ingegno e la fantasia pagano, enon importa se anche grandi aziende, immobiliari,finanziarie, multinazionali si affacciano sul Metaverso,perché per riuscirci hanno bisogno di persone chesappiano farlo. Snow Crash, pubblicato in Italia per la prima volta daShake nel ’95, è ora in rotativa per “Rizzoli” - che detienei diritti anche di Cryptonomicon e della trilogia del CicloBarocco (di cui i lettori stanno aspettando da troppotempo il terzo volume) - forse proprio grazie allepopolarità crescente del Metaverso della Linden Lab.Stehpenson ha riplasmato e riscritto le regole di ungenere che sembrava sul punto di capitolare: ilcyberpunk. Prima di lui gli autori del filone si eranolimitati a esplorare le coordinare dettate da Gibson eDick. A lungo andare inevitabilmente la narrativacyberpunk ha mostrato la corda e perso l’eccezionalespinta innovatrice e rivoluzionaria inscritta nel suo DNAdi partenza. Neal Stephenson è riuscito a rianimare ilcadavere insufflando nei suoi polmoni un elemento piùpotente dell’adrenalina: l’ironia. Il Metaverso di Snow Crash è simile a Second Life e la vitache conducono i protagonisti del libro è simile allanostra. La differenza sta nell’iperbole che portaStephenson a dipingere un futuro in cui gli statinazionali si sono sbriciolati diventando quartieri infranchising di proprietà di multinazionali (tra cui spiccala mafia). Hiro Protagonist, il protagonista perl’appunto, vive in un container, “un’unità di 7 x 10 metriin un D-Posit” in cui ci sono migliaia di container(anche più piccoli) adibiti a uso abitativo. A Hiro nonimporta perché, una volta connesso e inforcati gliocchiali, si ritrova nel Metaverso a vivere la sua secondavita come “il più grande guerriero di spada del mondo”.Ma qualcosa non va. Qualcuno sta seminando il panicodiffondendo un virus letale per Avatar e persone reali, lo“Snow Crash” appunto. Un libro, ipercinetico, folle, avventuroso e dotato dicatastrofico senso dell’umorismo. Un libro che conquindici anni di anticipo ha descritto Second Life e cheforse, con trenta, lo ha fatto con il mondo intero.

Venere in guerra ❖ LA SCOMODA ANALISI DELLO STORICO MILITARE ISRAELIANO MARTIN VAN CREVELD

L’insostenibile leggerezzadelle donne in prima linea

L’Universo parallelo è già stato anticipato

quindici anni fa da Neal Stephenson.

Ora sembra una guida turistica

24 GIUGNO 2007 ❖ DOMENICA3

Mode dilaganti ❖AUMENTA IL NUMERO DELLE PERSONE CHE CAMBIANO LA PROPRIA IDENTITÀ E SI AVVENTURANO NEI VIAGGI MENTALI

Scusate, mi assento dal mondoe vivo la mia second life

DIl loro impiego

nelle forze armate si sta rivelando

controproducente:sia per limiti

oggettivi di costituzione fisica,

che le rende inadatte a svolgere

le mansioni più gravose,

sia per le fatalitensioni sessuali

che la loro presenzaprovoca nei reparti

combattenti

di MALISA LONGO

Donne e guerra: fino a metà delsecolo scorso un binomioazzardato, paradossale, chepareva trovare alimento solonell’antico mito di Minerva (ladea latina della sapienza che finìper assumere connotati guerrieri,divenendo la massima protettricedelle città) e nella leggenda delleAmazzoni, le intrepide guerrieredell’Asia Minore unite in unacomunità che escludevacompletamente gli uomini. Ma ineffetti, nell’antichità, lapartecipazione delle donne allevicende belliche non appartenevasolo alla dimensione fantasticadel mito. E lo dimostranonumerose testimonianze dibelligeranza al femminilerinvenute dagli archeologi, apartire dal celebre rilievo inmarmo del II secolo avanti Cristoaffiorato fra le rovine diAlicarnasso: in esso sonochiaramente raffigurate duedonne che duellano faccia afaccia, senza armatura ed elmoma con i polsi ben stretti inrobusti bracciali d’aspettomarziale. E con donne guerriererisolute e temibili ebbero a chefare gli stessi romani nellenumerose campagne contro lepopolazioni germaniche: a darloro filo da torcere, imponendopesanti tributi di sangue, furonosoprattutto Cartimandua, reginadei Briganti, e Boadicea, reginadegli Iceni. Quest’ultima,ispiratrice della rivolta anti-romana del 61 d.C., vienedescritta da Tacito mentre, da un

carro, guida i suoi uominiall’attacco brandendo unapesante spada e urlando ordiniperentori, come il più autorevoledei generali. In seguito, moltisecoli dopo, la gloria delle armiarrise soprattutto, in Europa, aGiovanna d’Arco, la “pulzella”che nel 1429 si mise alla guidadelle armate francesi e liberòOrleans dall’occupazione inglese,consentendo così l’ascesa al tronodi Carlo VII. Nei secoli seguenti

però, fino alla Seconda guerramondiale (con la sola,importante eccezione della guerradi Secessione americana, a cuipresero parte attiva non meno diquattrocento “soldatesse”), ledonne sono sempre rimastelontane dalla “linea del fronte”,limitandosi a svolgere lemansioni di crocerossine o altricompiti ausiliari nelle retrovie.Con l’ultimo conflitto mondiale,e soprattutto con l’erompere su

molti fronti del fenomeno dellebande partigiane, anche le donnecominciano tuttavia a impugnarele armi, divenendo anch’esse – siapure in numeri percentualmentemodesti, eccezion fatta perl’Unione sovietica, dove le donnecombattenti furono quasi unmilione – soggetti attivi dellevicende belliche. Da allora, sulleali di un’emancipazione semprepiù spinta e indiscriminata, ledonne sono entrate diprepotenza nei ranghi militaridell’Occidente (rappresentano,attualmente, il 12-13 per centodelle Forze armate americane e didiversi paesi europei),partecipando talvolta a missioniad alto rischio e versandoconsistenti tributi di sangue sulcampo di battaglia. Basti pensare,in proposito, che fra le vittimeamericane della guerra in Irak sicontano settantun donne uccise e450 ferite più o menogravemente. Ma si può davverodefinire un elemento diprogresso, l’avvento della donnasul Campo di Marte? Lo storicomilitare israeliano Martin VanCreveld, che ha dedicato anni diricerche all’argomento, avanza inproposito diversi dubbi. Nel suolibro Le donne e la guerra (LibreriaEditrice Goriziana, pagg. 295,euro 24) afferma infatti chel’afflusso delle donne nelle Forzearmate «può costituire forse uninteressante esperimento sociale,ma dal punto di vista militarerappresenta un serio problema».Anzitutto perché, data la lorodiversa costituzione fisica, ledonne al fronte non possono

offrire le stesse prestazioni deimaschi, e a parità di impiegosono anche più soggette aincorrere in incidenti. In secondoluogo perché anche nei reparti diprima linea esse sonoassoggettate, comunque, a unadisciplina meno rigida e a “regoled’ingaggio” meno gravose, il checomporta complicazioni di tipoorganizzativo-gestionale che infase operativa possono avereeffetti molto negativi. Se poi sitiene conto delle tensioni dinatura sessuale che fatalmentevengono a crearsi in reparti“bisex” (le cause per molestia esessismo sono ormai moltofrequenti, e non nelle sole Forzearmate americane), si ha unquadro complessivo dellacoesistenza uomo-donna ingrigioverde che Van Creveldgiudica preoccupante, in quantorischia di «avvilire il morale e diminare in profondità l’efficaciacombattiva delle unità miste». Esarebbe una prova di questodisagio il fatto che, a fronte di unnumero sempre maggiore didonne che entrano nelle Forzearmate, si registra un numero viavia crescente di uomini che neescono. Con questo libroprovocatorio e controverso,Martin Van Creveld (che insegnaal Dipartimento di Storia dellaisraeliana Hebrew University eche è uno dei più autorevoliconsulenti del ministero dellaDifesa del suo paese) afferma insostanza che se la parità dei sessiè un valore desiderabile nella vitacivile, il compito di fare la guerradeve esser lasciato ai soli uomini.

03-ter-2406-terza 22-06-2007 13:42 Pagina 1