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Acquacoltura sostenibile tra
tradizione e innovazione
Riccardo Ceccarelli
Consulente in Gestione delle Risorse Acquatiche
verso…
26 maggio 2015
Sede ARDAF
Via Livenza, 6 - Roma
Che cosa si intende per acquacoltura? La FAO definisce acquacoltura l’allevamento di organismi acquatici (pesci,
molluschi, crostacei, alghe) sia in acque costiere che interne che prevede
interventi nei processi di accrescimento per aumentarne le produzioni.
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Alcuni aspetti chiave Circa 567 specie sono allevate nella maggior parte dei paesi e rappresentano una
ricchezza di diversità genetica sia entro che tra le specie
80% delle produzioni attuali da acquacoltura sono costituite da specie dei livelli più bassi della catena alimentare come pesci onnivori ed erbivori e molluschi
Negli anni ‘70, le produzioni di pesce da acquacoltura sono state circa 3 Ml di ton
Nel 2012 la produzione mondiale da acquacoltura ha raggiunto 66,63 Ml di ton con un valore di circa 138 Mld di USD
Nel settore sono impiegati 23 Ml di lavoratori, di cui circa 16 Ml sono direttamente coinvolti negli allevamenti
Nel 2012, la regione Asia-Pacifico continua a dominare il settore dell’acquacoltura con circa 88,5% della produzione mondiale
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…un po’ di storia L'acquacoltura e un'attività molto antica, certamente con origini che risalgono ad oltre 5.000 anni or sono. In un
bassorilievo della tomba di Aktihetep risalente al 2.500 a.C., e chiaramente riconoscibile un uomo che raccoglie tilapie (pesci d'acqua dolce) da uno stagno.
Le origini della carpicoltura in Cina. Fang, fra i padri della piscicoltura cinese, tra il 1135 ed il 1122 a.C. costruì stagni per l'allevamento dei pesci, ed è sorprendente come questo pioniere raccolse note sul comportamento e sull'accrescimento dei pesci allevati.
Nel 475 a.C., il politico cinese Fan Li scrisse il primo trattato conosciuto sul piscicoltura, Yang Yu Ching (British Museum).
Le tecniche di allevamento utilizzate da Fenici, Etruschi e Romani nelle attività piscicole nelle aree costiere traggono certamente origine dalle antiche pratiche egizie. In particolare nel nostro Paese, durante l'epoca romana, nelle lagune venivano prodotti molluschi, in particolare ostriche.
In Europa, la piscicoltura moderna ha inizio nel 1741con il monaco tedesco Stephen Ludwig Jacobi, che praticò la prima riproduzione artificiale delle trote fario. Preso dall’interesse naturalistico per lo studio sulla fecondazione, unì uova e sperma di trota, aprendo così la strada all’innovazione nel settore.
Tale tecnica, riscoperta nel 1842 dal prof. Coste del Collegio di Francia, diede l'avvio alla diffusione della troticoltura, che un secolo dopo esplose come la pratica di piscicoltura più diffusa nel mondo nord-occidentale.
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Affresco di Tebe (XVIII Dinastia, 1700
a.C.) raffigurante i giardini con vasca di
acclimatazione, per le esigenze della corte
e della classe sacerdotale. In Egitto, nella
sfera religiosa, il consumo del pesce era
riservato esclusivamente ai detentori del
potere sacerdotale, e tale forma di
privilegio ha giustificato nel corso dei
secoli il collegamento tra specie ittiche ed
elites.
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Bassorilievo rinvenuto a Tebe d’Egitto nella camera del
tempio sotterraneo della regina Hatshepsu (1700 a.C.)
raffigurante il quartiere dedicato ai pesci e agli uccelli di
un giardino di acclimatazione. Costituisce il più antico
documento iconografico che attesti il collegamento tra
vivai e cerimoniale religioso
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Raffigurazione di un parco di allevamento dei molluschi (ostriaria) in una fiaschetta vitrea di Populonia. Una serie di
pali infissi nel fondale, leggermente affioranti sul pelo dell’acqua, permetteva di ancorare una complessa griglia di elementi lignei e cordame, a cui venivano sospesi pergolari
e cestelli. Sugli ostriaria si affacciano balaustre e portici colonnati che risultano fiancheggiati sui due lati da impianti
speculari, caratterizzati da ripartizioni geometriche
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Le vasche di allevamento romane (piscinari) a Ventotene
a Punta di Terra progettati e costruiti secondo concetti
tecnici ed ingegneristici iniziati nella prima metà del I
secolo a.C. e trascritti circa un secolo dopo da Columella
in De re rustica
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In una pubblicazione curata dall’ENEL “L’itticoltura
nell’antichità” nel 1994, lungo il litorale laziale a Nord
della foce del Tevere sono state identificati 54 piscinari di
cui solo per 30 poteva essere accertabile il loro stato di
conservazione
Lagune costiere In Italia, sono presenti più di 190 lagune e bacini
costiere, per una superficie totale di 143.000 ha
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lagune Il termine lagune viene utilizzato per le ampie lagune del Nord (Venezia, Caorle, Marano, Grado) e Sud Adriatico (Varano e Lesina) e per la Laguna di Orbetello.
In accordo alla EU Water Framework Directive le lagune italiane sono quelle caratterizzate da:
- variazioni di marea compresa tra 0 e 50 cm
- superficie compresa tra 5000 ha (Varano) e 55000 ha (Venezia)
- profondità tra 2 e 5,5 mt
- salinità tra 7 e 47‰
- produttività compresa tra 70 e 150 kg/ha
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Il nome deriva dal latino “vallum” che significa argine o protezione. La valle da pesca e un’area lagunare separata dalla laguna aperta da una recinzione fissa costituita oggi da pali o argini nella quale si pratica la vallicoltura, una pratica di itticoltura estensiva. Tale sistema richiede grandi specchi d’acqua in modo che la produzione sia sufficiente a coprire le spese di gestione, nonostante la resa per unita di superficie sia bassa.
…e vallicoltura e il termine che ne indica la gestione produttiva
Valli da pesca
Le valli da pesca nella
storia I documenti dal XI secolo in poi testimoniano che la proprietà delle valli era in mano a poche famiglie nobili e ai monasteri benedettini, che le concedevano in gestione tramite contratti di locazione solitamente annuali, ma che spesso venivano riconfermati allo stesso conduttore anche per decine di anni.
Nel contratto di affitto delle valli che lo stato veneziano stipulava con i conduttori c’erano delle clausole che attribuivano al gestore il compito di provvedere anche alla costruzione di argini e fossi a protezione delle valli stesse e comunque di opere a difesa dell’ambiente lagunare. Le spese sostenute dai vallesani per i lavori e i miglioramenti dovevano poi essere rimborsate dall’amministrazione dogale.
All’interno della valle veniva praticato l’allevamento del pesce e la caccia, ed entrambe queste attività costituivano per la Serenissima una grande riserva di cibo che le permettevano una certa autosufficienza alimentare in caso di necessita.
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Come funzionano le valli I pesci nell’alto Adriatico si riproducono in mare, nella zona delle tegnue, dove i numerosi anfratti delle rocce li
proteggono dalle correnti e dai possibili predatori. Durante la fase giovanile invece si spostano all’interno della
laguna, perché qui trovano cibo e non ci sono predatori. È proprio questa abitudine dei pesci di spostarsi verso
l’interno che viene sfruttata dai vallicoltori, che raccolgono il pesce durante la fase di montata e ne impediscono
l’uscita dalla valle sbarrandone l’ingresso. L’unico pesce che viene allevato in valle e che non si riproduce in
Adriatico e l’anguilla, la cui area di riproduzione e localizzata nel Golfo del Messico.
Mentre la smontada (discesa a mare) dei pesci avviene ogni anno durante il periodo invernale, le anguille una volta
entrate in laguna vi rimangono, affondate nel fango dei fondali, per qualche anno fino a quando non raggiungono la
maturità sessuale: a questo punto migrano verso il mare per riprodursi. Secondo alcuni studiosi, le valli da pesca
probabilmente esistevano in laguna ancora prima della fondazione della città di Venezia.
Sicuramente questa pratica veniva condotta fin dal Medioevo, quando le arginature erano mobili e costituite da
graticci di canna (grisole): questa tecnica permetteva di catturare il novellame, mentre attualmente, a causa della
presenza delle arginature fisse introdotte dopo la caduta della.
Già a partire dal 1314 vennero emesse leggi riguardanti le valli da pesca, e per delimitare l'area soggetta a queste
ordinanze e alle altre leggi emesse dal Magistrato alle Acque nel 1719 si posero 100 cippi che fissavano la
Conterminazione lagunare. Nonostante le valli fossero di proprietà di ricchi signori, costoro non si occupavano né
interessavano minimamente dell'allevamento del pesce, ma la loro attenzione era rivolta principalmente alle risorse
venatorie che in esse si trovavano. Inizialmente le valli erano di due tipi:
· Valli a seragia: il livello dell'acqua interno alla valle è dipendente dal livello delle acque esterne, in quanto la valle
è circondata da una parete continua formata da pali, grisole e pertiche legate assieme con vimini;
· Valli ad argine: il livello d'acqua interno è reso indipendente da quello esterno grazie ad argini di terra fissi,
chiaviche, porte a saracinesca, regolati dal vallicoltore.
Il processo di chiusura delle valli ebbe inizio tra l’Ottocento e il Novecento a seguito di studi e di osservazione
compiute da studiosi come l’ing. Bullo, che ideò il canale circondariale e lo applicò alla valle Pierimpié, di sua
proprieta. In seguito, verso la meta del Novecento, lo stato italiano fornì contributi per incentivare l’arginatura delle
valli.
Il prelievo del pesce novello dagli ambienti lagunari aperti viene effettuato dai “pescenovellanti”: alla fine del 1800
questa professione era una delle attività di pesca più importanti per i pescatori di Burano, Caorle, Cortellazzo,
Pellestrina e Chioggia, e si svolgeva dalla seconda metà di marzo fino alla metà di giugno, ed era molto redditizia
(da A. Granzotto, P. Franzoi, A. Longo, F. Pranovi, P. Torricelli, La pesca nella laguna di Venezia: un percorso di
sostenibilita nel recupero delle tradizioni. Lo stato dell’arte). I pescatori della Valle di Comacchio fin dall'antichita
procedettero alla chiusura fissa con arginature stabili di tutta la loro laguna e si specializzarono nell'allevamento
delle anguille.
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L’acquacoltura moderna L’acquacoltura italiana e cresciuta come attività fortemente diversificata grazie alla elevata diversità ambientale che caratterizza il
nostro territorio. La scelta di siti adatti e stata sempre ed e tuttora l’arma vincente del successo in acquacoltura, naturalmente se accompagnata dalla corretta capacita di gestione dei processi e di definizione del destino dei prodotti.
L’acquacoltura italiana e, infatti, il risultato di una forte interazione tra potenzialità degli ambienti e capacità di trasformazione degli stessi da parte delle comunità locali e, in tempi più moderni, da parte delle imprese. E soprattutto la gestione ittica delle lagune costiere che nel nostro Paese vanta una tradizione antica e consolidata.
La piscicoltura marina tradizionale italiana e nata nelle lagune costiere e ha raggiunto nella vallicoltura il modello più avanzato, fin dalla fine degli anni sessanta. La messa a punto delle tecniche di riproduzione, sviluppatesi dagli inizi degli anni settanta, ha dato l’avvio alla piscicoltura marina moderna in Italia.
Anche la molluschicoltura italiana ha avuto origine nelle aree marine costiere confinate, come lagune, golfi protetti e aree portuali.
L’acquacoltura marina e iniziata con l’allevamento delle specie che naturalmente frequentano aree costiere confinate, essendo capaci di sopportare gli stress dovuti alle variazioni termiche e di salinità (specie euriterme e eurialine). Queste specie, come spigole, orate (o branzini) e anguille, si sono rivelate anche le più adatte per sopportare le manipolazioni umane, insite nel processo produttivo, quali riproduzione indotta, raccolta di giovanili, trasporto, selezione, trasferimento alle peschiere di sverno, trasferimento e stabulazione nei vivai.
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I sistemi di acquacoltura I sistemi acquatici possono essere distinti in:
sistemi naturali (ecosistema);
sistemi modificati.
Un ecosistema e un’unita ecologica di base, ovvero l’insieme di un determinato ambiente di vita e degli organismi vegetali e animali che in questo vivono naturalmente.
I sistemi naturali presentano il grande vantaggio di operare secondo cicli naturali nell’ambito dei quali le diverse componenti della catena alimentare sono in equilibrio tra di esse; generalmente, i cicli produttivi sono piuttosto lenti fornendo produzioni limitate in termini di prodotti destinabili al consumo umano.
L’acquacoltura si e evoluta nel tempo attraverso l’introduzione di tecniche di allevamento innovative e di tecnologie finalizzate alla modifica degli ecosistemi acquatici e all’aumento delle produzioni.
A seconda dei sistemi e delle tecnologie utilizzati i sistemi acquatici modificati possono essere classificati in:
sistemi aperti, in cui la produzione e ottenuta in acque naturali (es. corsi d’acqua, lagune, mare);
sistemi semichiusi, dove la produzione e ottenuta prelevando acqua da risorse naturali, cui fa ritorno dopo un unico passaggio attraverso il sistema;
sistemi chiusi, in cui l’acqua non e mai rinnovata oppure e rinnovata ad ampi intervalli di tempo.
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I sistemi di acquacoltura - 2 Un’ulteriore suddivisione dell’acquacoltura e basata sulla biomassa prodotto e sull’alimentazione:
intensivo,
estensivo
semi-intensivo.
Nell'allevamento intensivo (impianti industriali) i pesci vengono allevati in ambienti confinati, vasche d'acqua dolce, salata o
salmastra, con un’elevata densita (anche > di 25 kg/m2), un elevato ricambio idrico e vengono alimentati con diete artificiali
formulate per essere adatte alle singole specie allevate. Nel caso dell'allevamento intensivo in mare aperto (maricoltura) i pesci
vengono allevati in gabbie galleggianti o sommerse e sono sempre alimentati con diete artificiali.
Nell'allevamento estensivo (vallicoltura) il pesce viene seminato allo stadio giovanile in lagune o stagni costieri e cresce con
alimentazione naturale, sfruttando cioè le risorse fornite dall'ambiente con una produttività compresa tra 70 e 150 kg/ha.
Esiste infine una forma di allevamento intermedia, il semi-intensivo, quando cioè l'alimentazione naturale viene integrata con
diete artificiali
Un comparto importante, poi, dell'acquacoltura e la molluschicoltura. Questa forma di allevamento consiste nel seminare
giovanili, per lo più di origine naturale, in zone marine o lagunari particolarmente idonee al loro rapido accrescimento. Queste
zone vengono scelte in base a determinati requisiti microbiologici, chimici e fisici delle acque. Tali organismi si accrescono
sfruttando il plancton presente nella zona in cui sono seminati. Vengono allevate in tale maniera vongole, cozze, ostriche.
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Avannotteria
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Gli impianti intensivi
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Attualmente nel mondo sono circa cento le specie riprodotte e allevate in
impianti di acquacoltura. Per illustrare questa grande varietà, vedremo
alcuni esempi di pesci e molluschi allevati principalmente in Europa e in
Italia.
Le specie allevate
Anguilla (anguilla anguilla)
L’anguilla e una specie migratrice catadroma (si accresce cioè nelle acque interne
e si riproduce in mare), periodo primaverile-estivo probabilmente nel Mar dei
Sargassi. Dopo una fase larvale trascorsa in mare, le giovani anguille (cieche),
non ancora pigmentate entrano nelle acque interne, maggiormente nelle aree
tirreniche rispetto a quelle adriatiche. Qui trascorrono la fase trofica
(accrescimento) e gli adulti iniziano la migrazione riproduttiva dalle acque interne
al mare (anguille argentine).
L'anguilla è sempre stata una caratteristica culinarie di diverse tradizioni in tutta
Europa, dal Mar Bianco al Mar Nero. Tradizionalmente sono allevate in
allevamento estensivo che consiste nel mantenere le anguille catturate in stagni.
La vallicoltura italiana è da tempo al centro della produzione di anguille in Europa.
La specie è sempre più rara, è infatti nella Lista rossa delle specie minacciate
seriamente dall'Unione internazionale per la conservazione della natura (UICN), e
un piano europeo per la salvaguardia dell'anguilla è stato introdotto nel 2007. Dato
che i tentativi di riprodurre anguilla in cattività siano stati senza successo, la
produzione si basa attualmente su le catture di pesce immaturo, allevato in
allevamento intensivo in impianti che utilizzano sistemi di ricircolo, soprattutto in
Olanda e Danimarca.
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Produzione (UE-27) – 8 164t (2007); 97 % della produzione mondiale.
Valore (UE-27) – 73 milioni € (2007).
Principali paesi produttori UE – Olanda, Danimarca, Italia.
Principali paesi produttori mondiali – idem + Cina, Giappone.
Carpa (Cyprinus carpio)
La carpa ci viene dall’Estremo Oriente. Ma e difficile dire quando sia stata
introdotta in Europa. Probabilmente in epoca romana. Ma è nel Medio Evo che
il suo allevamento si è diffuso nelle acque di superficie della Grande pianura
europea. Questo pesce era diventato una fonte di proteine apprezzata per i
numerosi giorni di magro imposti dal regime cristiano. Non è quindi un caso se
l’allevamento della carpa e stato perfezionato nei monasteri. Gia all’epoca, la
volontà di riservare i più begli individui per la riproduzione ha portato a una
selezione genetica che ha dato vita al pesce robusto, ricco di carne e dalla
longevita impressionante che conosciamo oggi, anche nell’ecosistema
selvaggio. L’allevamento semi-estensivo in stagni è iniziato nel XIX secolo ed è
ancora praticato ai giorni nostri, principalmente nell’Europa centrale, dove la
carpa è sempre presente nella gastronomia.
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Produzione (UE-27) – 66 330 t (2007); 2 % della produzione mondiale.
Valore (UE-27) – 140 milioni € (2007).
Principali paesi produttori UE – Repubblica ceca, Polonia, Ungheria, Germania.
Principali paesi produttori mondiali – Cina, Indonesia, Myanmar.
Storione (Acipenser Baerii)
L’allevamento dello storione siberiano, una specie classificata
vulnerabile nella lista rossa dell’Unione internazionale per la
conservazione della natura, e stato messo a punto negli anni ‘70
nell’ex URSS. Nello stesso periodo i primi individui sono stati introdotti
in Francia, nell’ambito di un programma di cooperazione scientifica. Lo
storione siberiano è stato scelto perché il suo ciclo di riproduzione è
uno dei più brevi della famiglia (7 8 anni invece di 15 anni) e perché
può essere allevato unicamente in acqua dolce, a differenza degli altri
storioni, che emigrano fra mare e fiumi. Lo storione siberiano è ormai
allevato in altri paesi dell’Europa (Belgio, Italia, Germania). Le aziende
si moltiplicano con l’intento di produrre caviale, prodotto di lusso molto
remunerativo.
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Produzione (UE-27) – Carne: 201 t (2007) – Caviale: 12 t (2007).
Valore (UE-27) – Carne: 0,9 milioni € (2007).
Principali paesi produttori UE – Francia (primo produttore europeo di caviale), Polonia, Germania.
Principali paesi produttori mondiali – Russia, Cina.
Trota arcobaleno
(Oncorhynchus mykiss)
La trota arcobaleno, così chiamata a motivo delle numerose
macchie di colore arcobaleno sulla pelle, è la principale specie
dell’acquacoltura europea praticata in acqua dolce. Originaria della
costa del Pacifico degli Stati Uniti, è stata introdotta in Europa alla
fine del XIX secolo. Molto presto, grazie alla sua robustezza e alla
sua rapida crescita, si è rivelata particolarmente adatta
all’acquacoltura. La trota arcobaleno e allevata oggi in quasi tutti i
paesi europei, in particolare nei paesi costieri dal clima temperato.
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Produzione (UE-27) – 204 745 t (2007), 31 % della produzione mondiale.
Valore (UE-27) – 539 milioni € (2007).
Principali paesi produttori UE – Italia, Francia, Danimarca, Spagna, Germania.
Principali paesi produttori mondiali – Cile, Norvegia, Turchia, Iran, USA
Spigola o branzino (Dicentrarchus labrax)
Animale che vive nelle vicinanze delle coste e degli estuari ricchi di
microrganismi, la spigola e da lungo tempo oggetto di un’acquacoltura
tradizionale. Si lasciavano entrare i pesci in lagune o in vasche organizzate
(spesso saline) e se ne chiudeva l’accesso. E il principio della vallicoltura
italiana e degli esteros del sud della Spagna, ancora attualmente operativi. Le
spigole imprigionate si nutrivano allora in modo naturale fino alla raccolta, con
l’inconveniente che la loro voracita portava spesso all’esaurimento
l’ecosistema lagunare. In alcuni punti, era il novellame catturato dai pescatori
locali che popolava questi bacini. Ma, negli anni ‘60, la rarefazione del
novellame, insieme allo sviluppo dell’acquacoltura del salmone nel nord
dell’Europa, ha portato gli scienziati mediterranei a sviluppare un processo di
allevamento intensivo che si basa sulla messa a punto di una tecnica di
incubazione molto complessa e sulla produzione di giovanili
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Produzione (UE-27) – 57 893 t (2007); 92 % della produzione mondiale.
Valore (UE-27) – 304 milioni € (2007).
Principali paesi produttori UE – Grecia, Spagna, Italia, Francia.
Principali paesi produttori mondiali – Grecia, Turchia, Spagna, Italia, Francia, Croazia.
Merluzzo (Gadus morhua)
Il merluzzo occupa un posto importante nelle culture
gastronomiche europee. Malgrado le difficoltà di
approvvigionamento legate all’esaurimento di taluni stock
selvaggi, è sempre oggetto di una forte domanda. Il suo
allevamento appare quindi come un’opportunita commerciale
interessante. Fin dagli anni ‘80, gli scienziati norvegesi hanno
dedicato particolare attenzione all’allevamento del merluzzo.
Parallelamente, gli allevatori norvegesi di salmone, alla ricerca
di diversificazione, hanno iniziato a ingrassare merluzzi selvaggi
catturati in mare, affinando così le tecniche di nutrimento. Ma è
nel 2000, con la prima produzione di novellame in avannotteria,
che l’acquacoltura del merluzzo e realmente decollata,
soprattutto in Norvegia. Ma i primi frutti di questa attività sono
comparsi, con un certo successo, in Scozia e in Irlanda, grazie
agli allevatori di salmoni che hanno approfittato della
somiglianza delle tecniche di ingrasso delle due specie.
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Produzione (UE-27) – 2 560 t (2007); 21 % della produzione mondiale.
Valore (UE-27) – 9,2 milioni € (2007).
Principali paesi produttori UE – Irlanda, Regno Unito.
Principali paesi produttori mondiali – Norvegia, Islanda, Irlanda, Regno Unito.
Orata (Sparus aurata)
Tradizionalmente l’orata era coltivata in modo estensivo in
lagune costiere e stagni salmastri, in particolare nella
vallicoltura del nord dell’Italia e negli esteros del sud della
Spagna. Ma, negli anni ‘80, la riproduzione artificiale
dell’orata e stata realizzata con successo e si sono sviluppati
quindi sistemi di allevamento intensivo, soprattutto nelle
gabbie in mare. L’orata, chiamata così a motivo della sua
testa di colore argentato, è quindi diventata uno dei principali
pesci allevati nell’acquacoltura europea.
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Produzione (UE-27) – 84 590 t (2007); 67 % della produzione mondiale.
Valore (UE-27) – 363 milioni € (2007).
Principali paesi produttori UE – Grecia, Spagna, Italia.
Principali paesi produttori mondiali – Grecia, Turchia, Spagna.
Salmone atlantico (Salmo salar)
L’allevamento del salmone dell’Atlantico risale al XIX secolo,
quando le tecniche di avannotteria sono state messe a punto nel
Regno Unito. Si trattava allora di novellame destinato a ripopolare i
fiumi, per fini di pesca sportiva. Ma è in Norvegia nel 1960 che le
prime aziende marine hanno installato gabbie galleggianti nei fiordi,
per commercializzare salmoni adulti. E con successo. L’allevamento
si è allora sviluppato, dapprima in Europa, poi in tutti i mari
temperati dei due emisferi, sulla base di un ceppo ibrido, risultante
da una fecondazione incrociata del ceppo norvegese con diversi
ceppi locali. Il rapido aumento della produzione ha provocato alla
fine degli anni ‘90 problemi legati alla saturazione del mercato.
Questa crisi e stata all’origine di importanti ristrutturazioni nel
settore.
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Produzione (UE-27) – 142 350 t (2007), 10 % della produzione mondiale.
Valore (UE-27) – 662 milioni € (2007).
Principali paesi produttori UE – Regno Unito, Irlanda.
Principali paesi produttori mondiali – Norvegia (736 168 t - 2007), Cile, Canada.
Ostrica (Crassostrea gigas)
Originaria del Giappone, l’ostrica concava del Pacifico e stata
introdotta in Europa negli anni ‘70, dopo la scomparsa dell’ostrica
portoghese (Crassostrea angulata), decimata da diverse malattie
successive. Grazie alla sua rapida crescita e alla sua grande facilità
di adattamento a diversi ambienti, l’ostrica concava del Pacifico e
oggi l’ostrica più coltivata al mondo, e in particolare in Europa. L’altra
specie di ostrica allevata in Europa - l’ostrica piatta (Ostrea edulis) -
e ancora lontana dall’avere ritrovato il suo livello di produzione dopo
essere stata vittima di due epizoozie negli anni ‘20 e ‘80.
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Produzione (UE-27) – 142 000 t (2007), 4a posizione nella produzione mondiale.
Valore (UE-27) –295 milioni € (2007).
Principali paesi produttori UE UE – Francia (1o produttore europeo e 4o mondiale), Irlanda, Spagna, Portogallo.
Principali paesi produttori mondiali (al di fuori dell’Europa) – Cina, Corea del Sud, Giappone.
Cozza
Quella della cozza è la prima forma di molluschicoltura
organizzata attestata in Europa: una coltura su pali di legno
è menzionata in Francia nel 1235. Successivamente, la
mitilicoltura si è diffusa su tutta la zona di ripartizione della
specie, ovvero tutto il litorale europeo. Dapprima il litorale
atlantico con la cozza comune, poi la costa atlantica iberica
e il Mediterraneo con il mitilo mediterraneo, che è allevato
fino al Mar Nero. Le varie tecniche di allevamento si sono
perfezionate alla fine del XIX secolo, epoca dello sviluppo
della mitilicoltura in quanto fonte poco onerosa di proteine.
La cozza è quindi diventata un piatto molto popolare
nell’Europa occidentale.
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Produzione (UE-27) – 175 934 t (2007); 86 % della produzione mondiale.
Valore (UE-27) – 231 milioni € (2007).
Principali paesi produttori UE – Francia, Paesi Bassi, Irlanda, Regno Unito.
Principali paesi produttori mondiali – Idem. Produzione (UE-27) – 306 934 t (2007).
Valore (UE-27) – 86 265 000 € (2006).
Principali paesi produttori UE – Spagna, Italia.
Principali paesi produttori mondiali – Idem.
Mytilus edulis
Mytilus galloprovincialis
Le produzioni: spigole
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67%
132%
-51%
41%
-30%
-68%
213%
92%
-100% -50% 0% 50% 100% 150% 200% 250%
CROATIA
CYPRUS
FRANCE
GREECE
ITALY
PORTUGAL
SPAIN
TURKEY
Variazione percentuale delle produzioni di spigole (2013/2004) nei paesi
EU (elaborazione personale da dati Federation of European Aquaculture
Producers, 2014)
Le produzioni: orate
26/05/15 RCeccarelli 32
106%
228%
-8%
56%
-7%
-11%
29%
104%
-50% 0% 50% 100% 150% 200% 250%
CROATIA
CYPRUS
FRANCE
GREECE
ITALY
PORTUGAL
SPAIN
TURKEY
Variazione percentuale delle produzioni di orate (2013/2004) nei paesi
EU (elaborazione personale da dati Federation of European Aquaculture
Producers, 2014)
Le produzioni: anguilla
26/05/15 RCeccarelli 33
-42%
-39%
-33%
-56%
-19%
-60% -50% -40% -30% -20% -10% 0%
DENMARK
GREECE
ITALY
NETHERLANDS
SPAIN
Variazione percentuale delle produzioni di anguille (2013/2004) nei
paesi EU (elaborazione personale da dati Federation of European
Aquaculture Producers, 2014)
Quale acquacoltura per il futuro?...
26/05/15 RCeccarelli 34