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Laura Antosa

Sostenibilità ambientale e materiali per l’architettura

Progetto e sperimentazione produttiva di componenti edilizi in terra cruda

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I edizione: dicembre 2011

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ad Anna e Beniamino ad Antonio

ed alla preziosissima Silvia con tutta la mia gratitudine

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Indice Introduzione 11 Capitolo 1. Materiali e sistemi costruttivi tra tradizione e innovazione 11 1.1 Sviluppo sostenibile e progettazione ambientale 20 1.2 Metodologia: procedure e strumenti 22 1.3 La terra cruda: cultura, uso e diffusione 28 1.3.1 Il mattone crudo nei trattati degli autori antichi 32 1.4 La materia prima l’argilla e il materiale terra cruda 39 1.5 Sistemi e tecniche costruttive 48 1.6 La produzione e le applicazioni edilizie

63 Capitolo 2. Innovazione tecnologica e sperimentazione produttiva

64 2.1 innovazione tecnologica e sperimentazione 67 2.2 Modelli industriali e innovazione di prodotto 71 2.3 Definizione degli strumenti di controllo della qualità del prodotto

75 Capitolo 3. Repertori normativi, sperimentali e produttivi

75 3.1 Quadro normativo di riferimento sulla terra cruda 84 3.2 Repertorio sugli strumenti di certificazione ambientale 85 3.2.1 Gli indicatori della sostenibilità 93 3.3 Le verifiche strutturali per la individuazione delle prove per la caratterizza-

zione del materiale 98 3.4 Formazione e sperimentazione universitaria 104 3.5 L’offerta produttiva del mercato edilizio 104 3.5.1 La realtà tedesca: il caso studio (Claytec) 108 3.5.2 La realtà italiana il caso della Fornace Brioni

117 Capitolo 4. Definizione di un protocollo per la produzione industriale di

elementi tecnici in terra cruda

122 4.1 Elementi per la definizione del Protocollo di produzione 153 4.2 La sperimentazione produttiva 160 4.3 La certificazione ambientale

163 Bibliografia e Sitografia

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Introduzione

Il presente lavoro illustra i risultati della ricerca sviluppata nel corso dei tre anni del Dottorato in Cultura Tecnologica e Progettazione Ambientale – XX ci-clo – svolto presso il Dipartimento di Tecnologie per l’Ambiente Costruito, Uni-versità degli Studi G. D’Annunzio di Chieti. Nel dibattito intorno alle tematiche ambientali, la cultura contemporanea ha evidenziato la non più possibile distin-zione fra natura ed artificio, la conseguente necessità di interpretare l'ambiente come sistema unitario, l'incongruità nel considerarlo un deposito illimitato di ri-sorse, riconoscendo ed accettando, invece la capacità di auto-riproduzione, così come messa in risalto dalle più recenti ricerche scientifiche di matrice biologica.

Si vuole fare riferimento allo sviluppo del pensiero che ha condotto al gra-duale passaggio dal concetto di ambiente, verso il pensiero ecologista prima e fi-no alle più attuali tendenze informate ai principi della sostenibilità. La ricerca, sempre più diffusa anche nel nostro paese, di materiali e tecniche compatibili trova in primo piano le costruzioni in terra cruda, le cui tecnologie sono eredità di un passato neppure troppo lontano, diffuse in tutto il mediterraneo con notevoli esempi di costruzioni di architettura minore ma non per questo meno significati-va. E’ infatti comune l’idea che un edificio in terra cruda sia destinato a scompa-rire nel tempo di una generazione o peggio al primo attacco atmosferico: nono-stante una prima smentita sia rappresentata proprio dalla testimonianze del passa-to, le remore di natura psicologica e culturale continuano a prevalere.

In realtà, il fatto che circa un terzo della popolazione mondiale viva in case di terra cruda ne evidenzia l’importanza come materiale costruttivo. Inoltre, le tecniche di utilizzo di questo materiale, che risalgono ad oltre 5000 anni fa, in al-cuni paesi hanno subito un percorso evolutivo che le rende quanto mai attuali. La conoscenza del materiale terra (materiali a base di miscele terrose o impasti su base di terre), la varietà di prodotti da costruzione, sfusi o conformati in elementi tecnici, le differenti modalità di produzione e di realizzazione sviluppatesi nel corso dei secoli nelle varie aree climatiche, la cultura materiale come innovazio-ne costruttiva, evidenziano la inevitabile connessione tra l’evoluzione tecnologi-ca dei materiali e i processi di innovazione. La riproposizione delle caratteristi-che sistemiche della tradizione costruttiva, in chiave innovativa, risulta utile per la definizione sia di nuovi modelli edilizi basati sulla sperimentazione di soluzio-ni tecnologiche differenziate che di nuovi modelli di componenti edilizi ad eleva-ta capacità prestazionale attraverso l’uso di materiali e tecniche locali. Particolare attenzione si pone sulla necessità di nuovi approcci progettuali, maggiormente consapevoli dal punto di vista tecnologico – ambientale (a monte del processo) e sull’individuazione di nuove strategie, metodologie e strumenti di supporto al

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progetto orientati alla corretta individuazione di soluzioni verso un percorso di valutazione oggettiva delle specifiche ricadute ambientali prodotte (a valle del processo), e quindi una valutazione estesa all’intero processo progettuale. Per la valutazione di impatti potenziali, possono essere un riferimento le metodologie e gli strumenti resi attualmente disponibili dalla ricerca scientifica nel settore della quantificazione e certificazione di materiali, di prodotto ed edifici.

La sperimentazione di tali modelli è orientata a rispondere alle attuali esi-genze di efficienza energetica ed ambientale dell’architettura nella sapiente rilet-tura di materiale e tecniche costruttive. La reintroduzione di tali materiali e di dette tecniche costruttive si collocano nel campo problematico della risposta alle prestazioni ambientali in un’ottica di sostenibilità ed alla messa a punto di solu-zioni tecnologiche consolidate, volte alla corretta integrazione degli elementi co-struttivi in soluzioni d’involucro coerenti con le esigenze di salvaguardia dell’ambiente del benessere interno e di protezione degli agenti atmosferici. La sperimentazione, in un quadro normativo italiano purtroppo carente, soprattutto rispetto alla sicurezza statica, può ricondursi ad alcune esperienze europee con-dotte sia nella realizzazione di involucri che di prodotti edilizi, soprattutto nel tentativo di migliorare le prestazioni tecnologiche degli elementi costruttivi in crudo. Sulla base delle precedenti considerazioni, e dalle indicazioni delle diret-tive europee, che indirizzano la ricerca scientifica verso scenari applicativi e pro-duttivi volti al soddisfacimento quanto mai impellente di sostenibilità ambientale, si propone di verificare, alla luce delle più recenti sperimentazioni, l’odierna pra-ticabilità della produzione industriale di elementi tecnici in terra cruda, l’innovazione di prodotto e di materiale nell’ottica dei requisiti di sicurezza e qualità ambientali.

Un importante contributo è lo scenario della sperimentazione produttiva contemporanea, che permette di indagare quali siano gli eventuali ambiti speri-mentali e i campi di criticità, elementi fondamentali per la definizione di un pos-sibile protocollo di produzione industriale di elementi in terra cruda. Tappe im-portanti del percorso della conoscenza che hanno contribuito a configurare un adeguato ambito di indagine operativa sono stati stage, effettuati in realtà produt-tive locali, presso il Laboratorio di Costruzione dell’Università di Firenze, coor-dinato dalla prof.ssa Silva Briccoli Bati, per conoscere gli strumenti operativi della caratterizzazione prestazionale del materiale terra cruda; stage presso la Fa-coltà di Architettura di Weimar, Bahaus, referent prof. H. Schroeder, responsabi-le scientifico del Dackverband Lehm e V. e della Fiera del Denkmal a Lipsia, che hanno contribuito a fornire tutti gli elementi per la conoscenza della sperimenta-zione produttiva della terra cruda, supportata da una forte azione di normazione e codificazione del materiale. Si è voluto procedere alla codificazione e classifica-zione di repertori di esperienze nazionali ed internazionali, legati alla produzione industriale di elementi tecnici in crudo, al fine di individuare possibili scenari ed eventuali criticità: elementi per la definizione di un protocollo di produzione in-dustriale di elementi in terra cruda.

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1. Materiali e sistemi costruttivi: tra tradizione e innovazione 1.1. Sviluppo sostenibile e progettazione ambientale

Per noi esiste una sola possibilità: respin-gere sempre e di nuovo tutto quanto può mi-nacciare la sopravvivenza umana: contribuire a disinnescare le bombe ad orologeria, cioè replicare all’incremento irresponsabile con il controllo responsabile, alla congestione con la gestione. In breve la nostra scelta è la proget-tazione 1.

L’aumento dell’inquinamento e la conseguente crescita della temperatura terrestre, così come lo sfrenato consumo di risorse naturali non rinnovabili, rap-presentano le questioni ambientali più critiche che la nostra società deve affronta-re. La via per uno sviluppo sostenibile, inteso come “lo sviluppo che soddisfa alle esigenze del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare le proprie”2, deve necessariamente orientarsi nel perseguimento dei seguenti obiettivi: la riduzione del consumo delle risorse naturali e delle emissio-ni inquinanti. È ormai noto che nell’ultimo secolo la temperatura media della ter-ra è aumenta quasi di 1°C per effetto dell’inquinamento prodotto dall’uomo e che l’energia impiegata nell’intero processo che investe il campo edilizio (dalla co-struzione degli edifici ai materiali ad alto dispendio energetico) contribuisce ad almeno il 50% delle emissioni responsabili dell’effetto serra (Samuels, Prasad, 1994)3. Intorno agli anni 60 la presa di coscienza della complessità degli scambi fra ambiente fisico ed intervento dell’uomo pone in primo piano i gravi fenomeni indotti dalla industrializzazione, dalla mobilità, dal benessere economico, dall’urbanesimo e dalla crescita delle metropoli4, con il conseguente depaupera-mento delle risorse naturali, dell’inquinamento biologico del suolo, delle acque e dell’aria richiedendo, in tal senso, l’urgente necessità di nuovi obiettivi

1 Tomas Maldonado, La speranza Progettuale Ambiente e società, Einaudi Editore, Milano 1970, p. 75. 2 Definizione sancita dal Rapporto Brundtland del 1987, il rapporto conclusivo della commissione del-le nazioni Unte per l’Ambiente e lo Sviluppo, presieduta dal primo ministro Norvegese Gro Harem Brundtland, (in AA.VV. Costruire sostenibile, Alinea, Firenze, 2000); sono tuttavia da segnalare an-che le seguenti dichiarazioni: ONU (WCU,UNEP,WWFN) 1992: "per sviluppo sostenibile s'intende un miglioramento di qualità della vita, senza eccedere la capacità di carico degli ecosistemi alla base" e ICLEI, 1994: "sviluppo che offre servizi ambientali, sociali ed economici di base a tutti i membri di una comunità, senza minacciare l'operabilità dei sistemi naturale, edificato e sociale da cui dipende la fornitura di tali servizi". 3 Laura Elisabetta Malighetti, Recupero Edilizio e sostenibilità, edizioni ilsole24ore, Milano 2004. 4 Virginia Cangemi (a cura di), Emergenza Ambiente, edizione Clean, Napoli 2001.

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nell’ambito progettuale. Appare doveroso citare, quale importante riferimento per la disciplina della progettazione ambientale, ma ancor più per averne indivi-duato e chiarito le radici e le possibili “speranze”, quanto afferma Tomas Maldo-nado, che nel 1970 scrive:

“i nostri rapporti, quindi, con l’ambiente in cui viviamo non sono paragonabili a quel-li che si verificano ad esempio tra un contenuto e un contenitore che si siano venuti svi-luppando indipendentemente l’uno dall’altro (rapporti, questi che a rigore possono implicare corrispondenza reciproca o meno). I nostri, invece, sono sempre rapporti di corrispondenza, il che non esclude che essi, come spesso accade, si possano rivelare sostanzialmente negativi per noi e per il nostro ambiente. Eppure non c’è dubbio che qui il contenuto e il contenitore – la condizione umana e l’intorno umano - sono il ri-sultato di uno stesso processo dialettico, di uno stesso processo di mutuo condiziona-mento e formazione5”.

L’ambiente umano rappresenta un forte legame tra vita coscienziale e vita ambientale, una membrana mediatrice tra l’uomo e la storia. La lettura critica che Maldonado effettua nei confronti del progettista tecnocrate6, è quella di aver avuto fino ad allora una visione unilaterale dell’ambiente, letto come paesaggio più che come un territorio operativo–esistenziale, e di aver effettuato previsioni astratte per schemi e modelli astratti, invitando dunque ad un’azione innovativa ad una coscienza critica della processualità tecnica, attraverso un’utopia non solo concreta, ma efficace, attraverso una verifica della consistenza tecnica. La rispo-sta che Maldonado individua è la necessità di una progettazione ambientale tesa a gestire un controllo responsabile, che non può prescindere dall’innovazione, come processo di riduzione del rischio gestito da una consapevole coscienza cri-tica, e dalla gestione, intesa come comportamento conoscitivo, come trasforma-zione dell’informazione in azione. Negli anni Settanta si inizia a prendere consa-pevolezza che “l’ambiente è un sistema, ad alta complessità, caratterizzato dalla presenza di diversi elementi (fisico-chimici, biologici, socio-culturali, tecnico-economici) strettamente collegati tra loro, nel quale confluiscono componenti oggettive e misurabili come la concentrazione di sostanze inquinanti in atmosfera e sia componenti soggettive come valori, bisogni individuali e collettivi7” di una “gestione tecnologica dell’ambiente, gestione segnalata da valenze positive e ne-gative” (V. Cangemi, 2001). La crisi del modello economico, “energivoro”, im-pone una nuova consapevolezza ecologica, che si informa dei contributi di diver-si settori della ricerca scientifica: dalla biologia alla sociologia, dall’architettura

5 Tomas Maldonado, La speranza progettuale Ambiente e società, Einaudi Editore, Milano, 1970, p. 23.

6 “Ciò che Accade oggi è che si trasformano gli uomini in cose.. vale a dire che invece di operare sull’uomo si opera su certi schemi, cifre o grafici che stanno al suo posto.. in tal senso i modelli diven-tano più importanti degli oggetti o delle persone..” Tomas Maldonado, La speranza progettuale Am-biente e società, Einaudi Editore, Milano 1970, p.44-45.

7 Medardo Chiapponi, Ambiente: Gestione e strategia, un contributo alla progettazione ambientale,edizioni Feltrinelli, Milano 1989.

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alle scienze economiche, con l’obiettivo di tutelare l’ecosistema e il rapporto uomo-ambiente: in particolare si prospetta un’interpretazione della tecnologia “alternativa”, in contrapposizione alla tecnologia dei “processi industrializzati”, che nel settore delle costruzioni si era proposta a servizio dello sfruttamento in-tensivo del suolo8. In questo scenario, il dibattito della nuova cultura ambientali-sta si andava sempre più orientando, grazie ai contributi antropologici biologici e sociologici, verso il rispetto dell’autonomia delle culture e delle tradizioni del luogo, l’attenzione alle risorse dell’ambiente naturale, e la coscienza del possibile esaurimento delle stesse, “nonché l’improvvisa e forte proposizione, nello scena-rio evolutivo della società della modernità, del concetto di limite”9.

Il concetto di limite e la consapevolezza di non poter disporre illimitatamen-te delle risorse naturali, pone ed apre lo scenario al controllo di fattori quali lo smaltimento e l’eventuale riciclo dell’intero ciclo produttivo. Negli anni Novanta si viene formando una “cultura ecologista che analizza il rapporto uomo-ambiente (risorse) individuando in questo i limiti entro cui l’economia e la poli-tica si devono muovere10”, una nuova cultura dello sviluppo che, come afferma sempre Tiezzi, ha un estremo bisogno di biologia e termodinamica. L’ambiente si definisce “bene collettivo”, circoscrive modalità e limiti per una migliore utiliz-zazione delle risorse, viene considerato un sistema caratterizzato dalle relazioni dei suoi elementi primari ed il cui ambito di studio si concentra sulle salvaguar-dia della relazione tra il sistema antropico ed il sistema naturale11. Sempre Tiezzi afferma che è necessario mettere in discussione la crescita materiale senza fine (anche attraverso la revisione dei rapporti di produzione) ed analizza, citando B. Commoner, le interazione dei tre sistemi fondamentali: sistema economico, si-stema produttivo ed ecosistema individuando l’interdipendenza delle tre crisi: la crisi ambientale e la crisi energetica sono frutto delle scelte sbagliate del sistema produttivo e di quello economico. La chiave per capire tali interazioni è l’energia: un sistema basato su energie non rinnovabili porta inevitabilmente alla “distruzione dell’ambiente, all’esaurimento delle risorse e, in ultima analisi, alla crisi economica”. I limiti della crescita materiale sono i limiti della rinnovabilità: rinnovabilità delle risorse, dell’ambiente, dell’energia.

8 Va ricordato, tra i tanti contributi, quello del filosofo Rosario Assunto che identificava nella tecnolo-gia il maggiore strumento di distruzione del paesaggio, inteso come entità estetica; R. Assunto, Il pae-saggio e l’estetica, Giannini, Napoli 1973. 9 Virginia Cangemi, “Lo scenario della progettazione ambientale” in Emergenza Ambiente, edizione Clean, Napoli 2001, p.14. 10 Enzo Tiezzi, Tempi storici, tempi biologici/ la terra o la morte: i problemi della “nuova ecologia”, edizioni Garzanti, Milano 1984, p.15. 11 Isabella Amirante “Morfologia ambientale e progetto” in V. Cangemi (a cura di), Emergenza Am-biente, edizione Clean, Napoli 2001, p.133.

Materiali e sistemi costruttivi tra tradizione e innovazione 13Materiali e sistemi costruttivi tra tradizione e innovazione

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Figura 1. Le interazioni tra gli ecosistemi, sistema produttivo e sistema economico portano all’interdipendenza delle crisi dei tre sistemi stessi12

Il processo progettuale, quindi, si configura come insieme di fasi attente alle aspettative degli utenti e garanti della salvaguardia ambientale (ambiente fisico, sociale, culturale..) il cui obiettivo è il benessere degli abitanti (attraverso solu-zioni di qualità) e l’attenzione ambientale. Un approccio sistemico13 al progetto, una progettazione ambientale-tecnologica che si caratterizza come un processo in cui non c’è una variabile predominante ma tutto è determinante per il raggiungi-mento degli obiettivi. Appare doveroso citare la definizione di Rosario Giuffré, che rileggendo Italo Calvino, enuncia il concetto di sostenibilità “nel progettare un ambiente la sostenibilità del processo non è la sovrapposizione di tematiche e di argomentazioni, lo sfogliarsi funzionalista e micro-ambientale delle specifiche prestazionali, ma la capacità di trasferire sulla globalità della progettazione le interazioni dei requisiti, proiettare su rendimenti prestazionali: cioè una qualità collosa, pervasiva, totalizzante14”. Lo scenario progettuale individua: le “tecno-logie soft”, che diventano sinonimo di interventi non distruttivi dell’ambiente con livelli di flessibilità e reversibilità della trasformazione ambientale concentrati nello studio di materiali e sistemi costruttivi in gradi di rispondere al nuovo qua-

12 Enzo Tiezzi, Tempi storici, tempi biologici/ la terra o la morte: i problemi della “nuova ecologia”,edizioni Garzanti, Milano, 1984.

13 La norma UNI 7867 specifica che il sistema edilizio può essere scomposto in sistema ambientale e in sistema tecnologico, ed ha lo scopo di soddisfare le esigenze dell’utente finale, “esigenze intese come esplicitazioni di bisogni mediati attraverso vincoli che l’ambiente naturale pone all’ambiente costruito” (M. Zaffagnini (a cura di), Progettare nel Processo edilizio, edizioni Luigi Parma, Bologna 1981.

14 R. Giuffré, La cultura tecnologica nella progettazione ambientale, in V. Cangemi, (a cura di), Emergenza Ambiente, edizione Clean, Napoli, 2001, p. 25.

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dro esigenziale, le “tecnologie appropriate15” connesse a valori qualitativi, legati al rispetto dell’ambiente ed alla aderenza alla cultura del luogo, connesse alla ri-proposizione di “tecniche elementari”, come possibile risposta all’esigenza di coniugare la tradizione con l’innovazione. Le tecnologie appropriate, segnano, intorno agli anni 80, il definitivo affrancamento delle tecnologie “povere” e, ri-volgendosi alla cultura occidentale, intendono mantenere ed esaltare le “peculia-rità delle tradizioni locali e conservare la loro più autentica identità come risposta ai ricorrenti processi di omologazione e di diffuso degrado ambientale”16. In tale direzione la ri-lettura del legame tra territorio e risorse, della prassi costruttiva tradizionale, portatrice di adeguate relazioni tra scelta dei materiali e prestazioni specifiche degli elementi, della cultura materiale e della loro interrelazione con le risorse locali si configura un utile repertorio di soluzioni compatibili con le esi-genze di ottimizzazione del rapporto tra costruito e ambiente (naturale o antro-pizzato).

Il riferimento alla cultura materiale intesa come “insieme delle conoscenze e delle pratiche tecniche sviluppate nell’ambito di una data società, in un dato pe-riodo storico, e degli oggetti e manufatti realizzati con quelle tecniche” (La Cre-ta, 1994) rappresenta un utile strumento atto a garantire il legame tra le scelte tecnologiche e costruttive e il territorio, in termini di risorse fisiche e di qualità ambientale17. In tale contesto si colloca la presente ricerca, che nella lettura dell’ampia diffusione storico-geografica del patrimonio architettonico in terra cruda, vuole porre l’accento sul carattere tipicamente ecologico e sostenibile di tale materiale, per la possibilità stimolante di reinterpretare e riconnettere tale “memoria” di soluzioni codificate in possibili “innovazioni” e reinterpretazioni, rinnovando, nell’ambito delle tecnologie appropriate, il legame tra tradizione co-struttiva e nuove forma di produzione. Parlare di terra cruda oggi in chiave inno-vativa, appare un affascinante e quanto mai attuale modalità per rispondere ai re-quisiti di sostenibilità ambientale, in un approccio, che muovendo dallo studio del materiale e delle diverse tecniche costruttive, vuole condurre alla individua-zione di un processo produttivo e progettuale ambientalmente e qualitativamente consapevole.

La diffusione geografica della terra cruda, diversificata nei vari contesti ambientali, socioculturali e socioeconomici, è testimone del carattere di universa-lità di tale materiale da costruzione, oggetto ad oggi di riletture e sperimentazioni tecniche e produttive motivate dall’esigenza sempre più diffusa di utilizzare “ma-teriali naturali” in riferimento alla sempre maggiore consapevolezza della neces-

15 Maria Cristina Forlani (a cura di), Costruzione e uso della terra, edizione Maggioli, 2001, Rimini, p.22. 16 Maria Cristina Forlani, op.cit. 17 Antonio Basti, La cultura materiale come innovazione costruttiva, in G. Mochi (a cura di) Teoria e pratica del costruire saperi, strumenti, modelli, Ravenna, 2005 Edizioni Moderna.

Materiali e sistemi costruttivi tra tradizione e innovazione 15Materiali e sistemi costruttivi tra tradizione e innovazione

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sità di risparmio delle risorse naturali e di salvaguardare l’ambiente. Nella lettura della tradizione costruttiva in terra cruda possono essere individuati caratteri di diversità ed identità culturale: dodici modalità costruttive codificate, dispiegate in varianti che, riflettendo l’identità culturale di ogni paese, si distinguono con ri-sposte diversificate rispetto alle esigenze formali, funzionali e simboliche, oltre-ché alle condizioni ambientali ed ai modelli socioeconomici e culturali di riferi-mento. Molteplici sono anche gli impieghi tipologici dell’architettura in terra cruda: edifici pubblici, minareti, silos, mura urbane, villaggi, case rurali, così come diversificato è l’uso del materiale terra: come materiale di riempimento o portante. Il carattere di universalità dell’architettura di terra è rappresentato dalla diffusione storico-geografica testimoniata dalla lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco di cui il 10% (circa 720 siti) è patrimonio architettoni-co/archeologico in terra e secondo fonti dell’ONU circa il 30 % della popolazio-ne vive in case di terra18: il Perù ha una tradizione architettonica in terra cruda (adobe) pari al 60%, in India il 72%, in Africa circa 36 milioni di case sono co-struite in terra cruda (anno 2000) oltre a numerosi esempi di edifici religiosi risa-lenti alla fine del XIX secolo, anche gli Stati Uniti d’America vedono la presenza di manufatti in terra e l’accrescersi dell’impiego di tale materiale da costruzione (California, New Mexico dove la presenza di auto costruttori e produttori di ado-be aumenta annualmente). L’intera penisola araba, dall’Oman allo Yemen sino all’Arabia Saudita nonostante l’accrescersi delle “architetture del petrolio” con-serva e preserva la tradizione delle tecniche testimoniata dall’insediamento tra cui citiamo quello lungo l’alveo del fiume Hadramawt a Shibam nello Yemen meridionale:un complesso di circa 80 edifici ed alto 30 metri, creato ed abitato da contadini, inserito nel patrimonio dell’Unesco. Vasti insediamenti civili e mona-steri, vecchi e nuovi, realizzati in terra cruda sono in uso nell’area sud-himalayana come in Nepal, Tibet, Ladakh oltre a grandi aree della Cina centra-le19. Vanno menzionate per complessità ed interessanti applicazioni gli insedia-menti abitativi ed i monumenti architettonici dell’Iran, Afghanistan ed in aree pe-riferiche di città dell’Uzbekistan (Samarkanda). L’Europa (Danimarca, Germa-nia, Inghilterra20, Spagna, Portogallo Francia ed Italia) vanta nel patrimonio dell’ambiente costruito numerose testimonianze di architetture in terra cruda: in particolare in Germania e Francia esiste una tradizione di manualistica specifica

18 H. Houben and H. Guillard, “Earth Construction” a Comprensive guide, intermediate Technology Publications, London 1994.

19 “Dove convivono ancora due tecniche: quella del pisé, del tutto simile alle tecniche europee, e quel-la -in negativo - ottenuta scavando e plasmando il conglomerato terroso detto loess”. (E. Galdieri, Sul patrimonio mondiale in terra cruda: diffusione, qualità architettoniche e funzionali, in La costruzione in terra cruda in Italia: verso una normativa nazionale, Modus, Roma 2004).

20 “La terra cruda viene ancor oggi impiegata nell’edilizia di tipo rurale: sottoforma di zolle ancora verdi che una volta disseccate, già in opera, le parti vegetali e le piccole radici formano una fitta rete che salda tra loro le zolle, garantendone la compattezza” (E. Galdieri, Sul patrimonio mondiale in ter-ra cruda: diffusione, qualità architettoniche e funzionali, in “La costruzione in terra cruda in Italia: verso una normativa nazionale”, ed. Modus, Roma 2004).

16 Capitolo 1

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dal centro CRATerre di Grenoble, mentre in Germania sono state create scuole specifiche per formare capomastri in grado di coordinare cantieri di autocostru-zione, impostando la conoscenza e l’uso del materiale come elemento fondante per una corretta gestione dell’intero processo edilizio del manufatto in terra cru-da21. Le costruzioni in terra cruda hanno destato l’interesse di maestri dell’architettura quali Le Corbusier, dopo un illuminante viaggio in Africa, e di Frank Lloyd Wright, culturalmente più vicino ad alcune tradizioni costruttive au-toctone, che furono affascinati dall’impiego della terra in virtù delle possibilità plastiche offerte dalla materia, al punto da progettare alcune reinterpretazioni. Va soprattutto sottolineato il contributo dell’architetto egiziano Hassan Fathy (amico di Le Corbusier) che dedica la sua intera opera alla realizzazione di insediamenti popolari e ville unifamiliari in terra cruda22: elementi emergenti della sua opera sono la stretta correlazione tra forma dell’architettura e l’ambiente attraverso in-dagini sui parametri climatici (temperatura, vento, radiazione solare, umidità), studi fisico-ambientali (termodinamica, conduzione, potere irraggiante, guadagno e dispersione termica, equilibrio termodinamico),e sui processi di termoregola-zione23.

Figura 2. Gli assistenti di Hassan Fathy, al centro dell’immagine circondati dai Gourni sulla cupola di terra cruda di Nouveau Gour-na (Rare Books and Special Collections Li-brary).

La posizione dell’Italia nel contesto dell’architettura di terra cruda nel baci-

no mediterraneo e nel resto del mondo costituisce un patrimonio che per quantità

21 Scudo, Narici, Talamo, Costruire con la terra, p.15 22 In Egitto, in Turchia e negli Sati Uniti (Maria Bottero, H. Fathy Costruire con la gente, storia di un villaggio d’Egitto, Gourma, Jaka Book, Milano, 1986). 23 Maria Cristina Forlani, International Seminar the Mediterranean Medina: materiali, dimensioni e tecnologie sostenibili per il recupero e la costruzione in “crudo”, Pescara 17-19 giugno 2004.

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tipologie e valenza artistica rientra a pieno titolo nella famiglia di architettura mondiale che ha utilizzato e che continua ad oggi ad utilizzare tale materiale da costruzione24.

Per una opportuna configurazione e dello stato dell’arte oltre che evidenzia-re il carattere interdisciplinare dello studio della terra cruda è opportuno eviden-ziare sinteticamente le linee di ricerca internazionale, con l’indicazione del Centri di ricerca, partner Unesco ed ICCROM

CRATerre: Centre International de la Construction en Terre, facoltà di Grenoble, partner dell’ ICCROM nei progetti legati ad attività sulla terra, ha in-trapreso un lavoro considerevole mirato ad attualizzare le conoscenze scientifiche e tecniche riguardo la costruzione in terra cruda, con lo scopo di modernizzare lo sviluppo di questo millenario materiale da costruzione per proporlo come valida alternativa architettonica sostenibile.

In Germania FEB: Forschungslabor für Experimentelles Bauen, presso l’Università di Kassel, coordinatore scientifico prof. G. Minke insieme al Dach-verband Lehm, coordinatore scientifico prof. Horst Schroeder facoltà di architet-tura Bahaus in Weimar, Germania: ampia attività di ricerca volta all’innovazione tecnologica e alla sperimentazione produttiva, attività di codificazione e standar-dizzazione della terra cruda mediante strumenti procedurali in continua rielabo-razione: Lehmbau Regeln.

ICCROM International Centre for the study of the preservation and resto-ration of cultural property, è un organismo internazionale a carattere intergover-nativo (OIG) composto da 107 paesi membri (nel 2003) e 143 partners con i qua-li ha instaurato numerosi programmi di collaborazione con altri centri di ricerca e enti operante nell’ambito della salvaguardia del patrimonio architettonico25,mondiale in terra cruda.

Getty Conservation Institute: dal 1991 con l’obbiettivo di sviluppare proce-dure e tecniche per migliorare il comportamento sismico delle antiche strutture in adobe nel rispetto delle istanze di conservazione dei monumenti storici: attraver-so i risultati di una serie test dinamici per la simulazione sismica, condotti su modelli di costruzioni in adobe in scala1:5 e 1:2, sono state verificate le procedu-re proposte e fornito la necessaria informazione tecnico scientifica per giustifica-re l’uso di tecniche non invasive.

Universiterra: Interessante azione di cooperazione interuniversitaria che in-teressa più atenei collegati in rete, che mira a coordinare tutte quelle realtà uni-versitarie italiane che hanno al loro interno attività scientifiche volte allo studio della terra cruda come materiale da costruzione.

24 Eugenio Galdieri, Le meraviglie della costruzione in terra cruda, edizione Laterza, Bari, 1982.

25 L’ICCROM fu creata in seguito alla decisioni adottate nel 1956 a Nuova Delhi in occasione della IX Conferenza Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per la scienza, l’Educazione e la Cultura (UNESCO), nel momento in cui si andava affermando l’esigenza di un atteggiamento sempre maggiore e più rigoroso in materia di tutela del patrimonio culturale mondiale.

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Figura 3. Immagine della diffusione della terra cruda nell’elaborazione di CRATerre.

Figura 4. Immagine tratta dal Concorso fotografico internazionale sul tema Le case di terra: paesaggi di architetture, bandito dal CedTerra, edizione 2003.

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1.2 Metodologia: procedure e strumenti

Nell’obiettivo di dare scientificità al lavoro effettuato, si è cercato di perse-guire un metodo riconoscibile al fine di riportare risultati che potessero essere verificati ed eventualmente confutati26, e di riferirsi a nozioni, concetti e termino-logie riconosciute nella disciplina della progettazione ambientale, quali lo svi-luppo sostenibile, le tecnologie appropriate e l’innovazione tecnologica, nel caso specifico di un materiale quale la terra cruda.

Le diverse procedure metodologiche sono codificabili in tre strategie: ra-gionamento di tipo abduttivo, enfasi sulla formazione sintetica e creativa dell’ipotesi dall’osservazione all’evento, ragionamento ipotetico-deduttivo, enfa-si sulla discendenza dell’osservazione della teoria pre-formulata e ragionamento induttivo, enfasi sulla discendenza dell’ipotesi dall’osservazione primigenia. Il presente lavoro, di carattere abduttivo, dall’osservazione e classificazione si è avvalso di alcuni strumenti per condurre le procedure d’indagine.

Gli strumenti disciplinari (ricerca bibliografica e sitografica) hanno per-messo di formulare un quadro conoscitivo dello stato dell’arte, partendo dai rife-rimenti normativi a carattere direttivo europeo (il VII Programma Quadro), sulla necessità di intervenire e di indagare sulla sostenibilità ambientale con direttive specifiche ai materiali ed ai processi di trasformazione ad essi legati, alle norma-tiva sulla qualità di carattere cogente e ad adesione volontaria, conoscenza dello stato dell’arte della ricerca nazionale ed internazionale, con particolare riferimen-to ai centri interuniversitari che si occupassero della terra cruda, al fine di indivi-duare possibili campi d’indagine ed eventuali possibili scenari di ricerca. Nello specifico si è voluto indagare il materiale terra cruda, come possibile matrice di risposta ad un innovazione di processo e specificatamente materiale ed elementi tecnici a vocazione industriale che contenesse requisiti di sostenibilità, legate alla cultura materiale, che si ponesse come trade union tra tradizione e innovazione nella sollecitazione quanto mai urgente ed impellente della riduzione delle emis-sioni, e dell’impatto ambientale legato ai processi produttivi ed ai materiali da costruzione.

Gli strumenti metodologici:(stage) hanno costituito tappe importanti del percorso della conoscenza ed hanno contribuito a configurare un adeguato ambi-to operativo: la conoscenza della realtà produttiva locale di una fornace di lateriziche ha permesso la conoscenza delle varie fasi della lavorazione del prodotto in-dustriale; stage presso altre facoltà in particolare con il Laboratorio di Costruzio-ne dell’Università di Firenze, coordinato dalla prof.ssa Silva Briccoli Bati, nel

26 “La conoscenza scientifica si caratterizza per la sistematicità ed oggettività. (Marcello Pera, in Apo-logia del Metodo pp. 11-22, Bari Laterza, 1982). Fra due contrastanti spiegazioni di un fenomeno non è la qualità delle argomentazioni la misura della scientificità ed attendibilità di una posizione rispetto all’altra, quanto il modo in cui esse vengono esposte, l’oggettività di un lavoro scientifico consiste nella possibilità di essere esaminato da chiunque, ripetuto ed eventualmente confutato. La sistematici-tà di un’argomentazione consiste nel suo riferirsi a nozioni, concetti e terminologie accettate all’interno di una comunità scientifica” in Giovanni Neri-Serneri, La formazione del ricercatore il con-tributo di un’esperienza, Alinea, 1997, Firenze a cura di Paolo Felli.

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quale si sono potuti conoscere gli strumenti operativi della caratterizzazione pre-stazionale del materiale terra cruda, individuazione dell prove da eseguirsi per lo studio del comportamento meccanico; stage presso la Facoltà di Architettura di Weimar, Bahaus, referent prof. H. Schroeder, responsabile scientifico del Dack-verband Lehm e V. e della Fiera del Denkmal a Lipsia, dove si sono potuti cono-scere quali sono i campi applicativi della sperimentazione produttiva, dai produt-tori locali alla comunità scientifica tedesca, che oltre ad una forte azione di nor-mazione e codificazione del materiale ha avviato numerosi processi sperimentali di produzione industriale.

Gli strumenti sperimentali: si è voluto procedere alla codificazione e classi-ficazione di repertori di esperienze nazionali ed internazionali, legati alla produ-zione industriale di elementi tecnici in terra cruda ed attraverso l’osservazione e la costruzione di un repertorio, vengono individuati possibili scenari27 ed even-tuali criticità: si è quindi proceduto ad individuare un possibile protocollo di pro-cesso produttivo di tipo industriale in terra cruda, con riferimento alla sperimen-tazione produttiva tedesca e con l’individuazione di possibili ricadute, in termini di ripetibilità dei risultai, a livello locale.

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