Post on 30-Jul-2016
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la cultura della città programma per le politiche urbane
Torino - elezioni amministrative 2016
Questo documento nasce dalle voci dal Bunker, dalle consultazioni proposte da Giorgio Airaudo a partire dal mese di dicembre 2015, e dagli incontri aperti a cittadini, società civile, associazioni e professionisti che sono seguiti.
ALLA DILATAZIONE DEI COSTI DI GESTIONE DELLA CITTÀ, L’ATTUALE AMMINISTRAZIONE HA RISPOSTO PRIVILEGIANDO POLITICHE DI CARATTERE PREVALENTEMENTE FINANZIARIO, PROMUOVENDO NUOVE COSTRUZIONI, ERODENDO IL PATRIMONIO PUBBLICO, SENZA CHE A CIÒ SI SIA ACCOMPAGNATA LA ENUNCIAZIONE DI UN PROGETTO POLITICO COMPLESSIVO.
LA STORIA RECENTE
Torino ha certo cambiato in questi anni il proprio volto, conquistandosi il prestigio di
città internazionale, riferimento per l’arte, la cultura, l’università, il gusto, la scienza e
la tecnologia e meta riconosciuta del turismo culturale; ma molti problemi della città
- con minore visibilità ma maggiore radicamento - sono rimasti irrisolti: i luoghi della
marginalità, nelle periferie e nel centro; i grandi vuoti urbani delle fabbriche
abbandonate; la mobilità appesantita dal traffico privato; l’inquinamento dell’aria; il
costo e l’efficienza dei servizi. La difficoltà di uscire dal modello economico
tradizionalmente egemonizzato dalla FIAT ha lasciato segni profondi, che ancora
imprigionano una parte consistente della città.
La configurazione di Torino è oggi, come in molte città occidentali, conseguenza di un
gigantesco processo di dilatazione, generato dalle esigenze di crescita industriale. A
crescita conclusa, il suo territorio è, appunto, estremamente dilatato, mentre la
popolazione (e il numero di contribuenti) ridotta, le sue sovrastrutture
sovradimensionate, inefficienti per i processi economici e i modelli di vita urbana
attuali; questo impone dei costi di gestione eccessivi per le risorse pubbliche, risorse
che hanno subito tagli consistenti da parte del governo centrale.
Le politiche fino ad ora messe in atto, sono state caratterizzate da 4
principali linee di azione: la riduzione dei costi (spesso tagli dei servizi al
cittadino); l’uso degli oneri di costruzione a copertura del funzionamento
della macchina comunale (e, di conseguenza, l’incentivazione di nuove
iniziative immobiliari private); l’attivazione di linee di credito, che ha posto
le banche in condizioni di esercitare la loro influenza sulle scelte di governo
della città; la vendita sistematica di proprietà pubbliche per raccogliere
risorse, senza che a ciò si sia accompagnata la formulazione di un progetto
politico complessivo.
Occorre, invece, partire dalla consistenza del patrimonio pubblico, per
costruire una prospettiva di reale rilancio economico della città e di crescita
della qualità urbana, rispondendo ai bisogni dei cittadini.
La Cultura della città
METTENDO AL CENTRO DELLA NOSTRA STRATEGIA LE POLITICHE SUI BENI E SUGLI SPAZI PUBBLICI, INTENDIAMO INCIDERE INSIEME SULL’ACCESSIBILITÀ, SULLA VITA ECONOMICA E SOCIALE, SUL VERDE; SULL’IMMAGINE, SULLE RETI DI MOBILITÀ.
IL DIRITTO ALLA CITTÀ È ANCHE IL DIRITTO ALLA RETE. IL WIFI DEVE ESSERE LIBERO SU TUTTO IL TERRITORIO.
AZIONI PER L’INNOVAZIONE
Occorre in primo luogo sfuggire alla presunta necessità di aderire a politiche
conformiste, anche prendendo esempio da esperienze innovative messe in atto da
altre città: anzitutto rinegoziando con le banche il debito della città,
ricercando altri canali di finanziamento, istituendo agenzie pubblico/private
in grado di raccogliere risorse, attivando circuiti microeconomici, riducendo
costi parassitari…… ricorrendo quando opportuno all’auto-costruzione (come
è avvenuto in paesi dove la presenza di migranti era consistente).
La contemporaneità va affrontata con strategie nuove, non convenzionali, capaci di
mettere da parte modelli e stereotipi cristallizzati: privilegiare obiettivi e azioni che
permettano di fare molto con poco, promuovendo iniziative che - a costi limitati -
siano in grado di produrre ricadute su più settori ed attivare effetti di propagazione;
l’intervento sui beni e sugli spazi pubblici richiede risorse più limitate di quanto
possa richiedere una politica che si propone di ri-plasmare i volumi edificati, ma
permette risultati altrettanto incisivi, poiché costituisce un nodo di intersezione tra
settori diversi e, attraverso la sua capacità di accogliere e coinvolgere, genera
attenzione anche sul tessuto urbano al contorno; lo spazio urbano rappresenta l’idea
del bene comune per eccellenza, riproduce l’immagine dei rapporti sociali dentro la
città e ne mette in luce i conflitti, è il luogo dove si svolgono le nostre vite e si
formano le identità collettive, dove si creano spazi per la democrazia e trovano spazio
anche le pratiche spontanee e i soggetti più svantaggiati.
Autorevoli ricerche sulla qualità urbana, hanno individuato il successo degli spazi
pubblici in quattro caratteristiche chiave: - gli spazi sono accessibili; - sono accoglienti ed offrono una buona immagine; - in quegli spazi gli abitanti sono occupati in attività; - sono spazi di socialità: luoghi dove ci si incontra e dove si portano le
persone che vengono in visita.
Il diritto alla città è anche il diritto alla rete. Occorre offrire ai cittadini la copertura
wireless su tutto il territorio con isole attrezzate per le postazioni all'aperto, la ricarica
degli accessori digitali, la connessione via cavo. Altrimenti la "smart city" resta solo
uno slogan. Occorre offrire, quindi, nuovi servizi in rete ai cittadini e ai visitatori,
ottimizzare attraverso la rete i servizi pubblici, le economie collaborative, la
trasparenza e l’accesso ai dati che la città produce ogni giorno, …
Azioni concrete e sperimentazioni:
. Migliorare la qualità diffusa di strade, piazze
e giardini, attivando iniziative e funzioni utili
e attrattive che garantiscano un elevato
livello di animazione, significa contribuire allo
stesso tempo alla crescita sociale ed
economica degli abitanti, avviare percorsi di
inclusione, migliorare la percezione di
sicurezza; in tale direzione è possibile
ampliare il ventaglio delle funzioni
aggregative, utili e potenzialmente diffuse,
come le “case della salute” (aggregazioni di
servizi sanitari di base); luoghi per
l’aggregazione, la socialità, l’orientamento, lo
studio, la creatività studentesca e
giovanile….) cosi come è possibile estendere
a tutti i cittadini l’uso - al di fuori dell’orario
scolastico - delle attrezzature e dei cortili
delle scuole, in modo da disporre a costi
molto limitati di una rete diffusa di luoghi per
stare insieme, per la cultura, il tempo libero
e così via …
• Riqualificare vuoti urbani con interventi
limitati alle azioni di prima necessità, per
ospitare eventi e nuove forme di
imprenditorialità - limitando gli interventi
alla messa in sicurezza dei fabbricati,
riducendo i tempi e la complessità delle
procedure, agevolando i finanziamenti -
può attirare l’attenzione, rendere credibile
la volontà di intervento istituzionale e, di
conseguenza, richiamare interesse da parte
di altri operatori che potrebbero
progressivamente estendere il processo di
innovazione della città …
SOSTENIBILITÀ
La sostenibilità - insieme di saperi e pratiche rivolte alla tutela e allo sviluppo delle risorse ambientali, economiche e sociali - va intesa come una strategia intimamente connessa con la struttura fisica, la cultura e la vita della città; un piano di azione indirizzato a uno scopo, piuttosto che la meccanica applicazione di parametri quantitativi o la messa in opera di dispositivi tecnologici; dunque occorre un progetto politico, una scelta operativa, temi e strumenti su cui vale la pena puntare. Un primo, generale criterio di sostenibilità è che le azioni dirette alla sostenibilità comportino costi contenuti (ancora, fare molto con poco). Piuttosto che indirizzare i consumatori verso nuove merci “sostenibili”; buoni risultati possono essere raggiunti modificando i comportamenti dei cittadini. 1. Un primo, generale, criterio è che le azioni dirette alla sostenibilità comportino costi contenuti (ancora, fare molto con poco). Piuttosto che indirizzare i consumatori verso nuove merci “sostenibili”; buoni risultati possono essere raggiunti modificando i comportamenti dei cittadini. 2. Un secondo criterio è quello di abbandonare progressivamente - nelle scelte di sistema che riguardano i servizi urbani - il paradigma della grande centrale (verso cui ci aveva educato il pensiero della modernità) riferita a energia, smaltimento, commercio, sanità…. La logica della centrale è di far convergere in pochi luoghi la produzione di servizi ed i percorsi di distribuzione erogati in una sola direzione (dalla centrale agli utenti). Al paradigma della centrale occorre sostituire il paradigma della rete multidirezionale, che distribuisce con equilibrio i servizi e i flussi sul territorio, vicino a dove serve e, all’occorrenza, oltre che erogare, offre la possibilità di ricevere da chi produce. La logica del concentrare risorse si giustifica solamente dove si verifichino condizioni di eccellenza ed elevata specializzazione, dove le attrezzature e le abilità siano poche, costose, rivolte a risolvere eventi gravi e poco diffusi. In analogia, anche il sistema della mobilità, per diventare sostenibile, deve congedarsi dall’idea delle grandi arterie che concentrano il traffico veloce, per indirizzarsi piuttosto verso una rete di percorsi fluidi, diffusi e lenti. Perché la velocità non è una categoria appropriata per la città, assorbe risorse, produce pericolo, stress, rumore e inquinamento, mentre la lentezza permette di attivare scambi, interagire con le persone e i luoghi, percepire informazioni ed emozioni, far convivere mezzi di trasporto diversi. 3. Un terzo criterio riguarda le logiche della produzione, del consumo e dello smaltimento delle merci: già stanno affiorando, in alcune città occidentali, iniziative istituzionali ed esperienze spontanee rivolte a ridurre il consumo ingiustificato di risorse; consumo che ha origine da una logica dissipativa e da una visione settoriale dei mercati e dei settori produttivi.
Azioni concrete e sperimentazioni:
• Sradicare abitudini energivore, favorire a
stili di vita e consumi virtuosi;
• Incentivare le iniziative di condivisione;
• Rendere più convenienti i trasporti pubblici
e razionalizzare tempi e distanze dei
sistemi di distribuzione delle merci;
• Diffondere le zone a 30 km/h nella viabilità
locale ed evitare la concentrazione di
traffico veicolare su poche arterie di
attraversamento;
• Migliorare l’uso di riscaldamento,
raffreddamento e ventilazione degli edifici,
coinvolgendo tecnici e abitanti;
• Disincentivare l’uso di imballaggi e
packaging, proibire nei luoghi pubblici l’uso
di merci usa e getta, ricostruire i saperi e le
tecniche della riparazione e del riciclo,
ancorché nella dimensione limitata di piccoli
nuclei sperimentali, significa fornire un
contributo strutturale alla riduzione dei
consumi, alla nascita di opportunità di
lavoro, al risparmio di risorse utilizzate;
• Promuovere la produzione di energia in loco
da fonti rinnovabili
PRIMI, SIGNIFICATIVI RISULTATI SUL TEMA DELLA SOSTENIBILITÀ, POSSO ESSERE OTTENUTI INTERVENENDO SUI COMPORTAMENTI E SUI MODELLI DI CONSUMO.
4. Un quarto criterio riguarda il tempo. Gli strumenti tradizionali di governo della città hanno fino ad ora operato privilegiando la dimensione dello spazio, e considerato come variabile indipendente la dimensione del tempo. Eppure oggi ci accorgiamo che anche il tempo costituisce una risorsa sempre più limitata, che i ritmi e le abitudini di vita sempre più fanno attrito con le scansioni tradizionali della giornata e del calendario, che le attività, i picchi e le fasi piatte nella dinamica dei flussi urbani (mobilità, energia, informazione…) richiedono prima di tutto una gestione intelligente, che permetta di ridurre i consumi e le ricadute negative, attraverso una redistribuzione equilibrata nel tempo. La velocità non costituisce un valore utile per la città: crea pericoli consuma energia costringe a sovrastrutture costose; al contrario la lentezza permette la coesistenza. Alle questioni più direttamente associate al tema della sostenibilità a scala urbana, due temi possono offrire opportunità di azione politica diretta: - Il tema ricorrente del “ridurre il consumo di suolo” costituisce un obiettivo di politica urbana cui non si può sfuggire; questo deve necessariamente orientare le iniziative edilizie verso opere di riordino e valorizzazione del tessuto esistente, non certo verso la rinuncia a qualsiasi trasformazione in senso innovativo della città. Va tuttavia osservato che Torino, dopo essersi svuotata di luoghi di lavoro, si è fino ad oggi saturata di funzioni convenzionali come residenza in proprietà e grande distribuzione, oggi in declino anche all’interno delle logiche di mercato; poco ancora è stato fatto nella direzione di nuove funzioni urbane, capaci di attivare dinamiche virtuose sia in termini economici che sociali: nuove forme di lavoro, domanda di abitare sociale e condiviso, nuove modalità di commercio solidale. - Agire sul sistema del verde e della permeabilità, oltre a incidere positivamente sui fenomeni legati al clima del tessuto micro-urbano, significa aumentare il valore degli spazi pubblici. Promuovere l’agricoltura in città, individuale o affidata a organizzazioni, insieme con luoghi di scambio e consumo a km 0 e luoghi dedicati al benessere, può costituire una rete di comportamenti virtuosi, con ricadute positive sulla qualità fisica e sociale della città.
ORIENTARE LE INIZIATIVE EDILIZIE VERSO OPERE DI RIORDINO E VALORIZZAZIONE DEL TESSUTO ESISTENTE; AGIRE SUL SISTEMA DEL VERDE.
Azioni concrete e sperimentazioni:
. Promuovere la riqualificazione a ZERO
CONSUMO DI SUOLO e A ZERO ENERGIA: ci
sono cento buoni esempi in Europa da
esaminare (modello Hammarby, BedZED
Zero Energy Development, …)
COMPLESSITÀ
Il governo di una città come Torino, immersa in un processo di riorganizzazione economica, sociale e istituzionale molto profondo, rappresenta una sfida seria e di elevatissima complessità, investe settori diversificati (servizi, energia, finanze, cultura, società…), richiede strutture operative, idee, competenze, risorse umane ed economiche rilevanti. Anche la morfologia e la qualità formale della città, meglio ancora se in concorso con altre discipline capaci di intervenire sulla società, costituiscono uno strumento efficace per sfuggire agli effetti che la crisi produce sulle dinamiche sociali, sulla marginalità, sull’isolamento, sulla diffidenza nei confronti dell’altro e del diverso. L’elevato impegno che la complessità comporta deve condurre a un progetto politico condiviso da una alleanza ampia di cittadini, in grado di ottenere una distribuzione più equa delle risorse e delle opportunità, di contenere gradi di flessibilità tali da includere elementi di spontaneità e auto-organizzazione; di produrre una città più accogliente e più solidale. Occorre anche riconoscere che gli strumenti e le tecniche tradizionali di governo del territorio comportano tempi dilatati, costi ingenti, procedure macchinose che, oltre a non rispondere alle esigenze dell’oggi, al contrario, con la propria rigidità producono rendite di attesa, frenano l’avvio di iniziative, inducono al conformismo anche i tentativi di innovazione più originali. Garantire all’iniziativa privata regole e tempi certi costituisce una prima condizione per attrarre investimenti. Per affrontare questi nodi, è necessario che il governo della città sia in grado di interagire con la natura specifica dei singoli luoghi, con il loro carattere morfologico, storico e sociale, ascoltando e interpretando i bisogni formulati dal basso, coinvolgendo gli abitanti, mettendo in gioco soggetti e idee innovative e superando i modelli operativi convenzionali. Dunque, operare in modo trasversale ai settori funzionali in base ai quali è tradizionalmente organizzato l’apparato tecnico comunale, ed i diversi enti ed agenzie sovra-ordinate e sotto-ordinate, di varia natura istituzionale, che oggi guidano e controllano le iniziative edilizie.
LA CITTÀ COSTITUISCE UN FENOMENO COMPLESSO ED ETEROGENEO, CHE VA AFFRONTATO CON STRUMENTI AGILI, FLESSIBILI E CAPACI DI INTERVENIRE SUL CARATTERE SPECIFICO DEI LUOGHI, COINVOLGERE GLI ABITANTI, SCAVALCARE LE BARRIERE CONVENZIONALI TRA DISCIPLINE E SETTORI OPERATIVI.
GARANTIRE ALL’INIZIATIVA PRIVATA REGOLE E TEMPI CERTI COSTITUISCE UNA PRIMA CONDIZIONE PER ATTRARRE INVESTIMENTI.
Azioni concrete e sperimentazioni:
. Agevolare le iniziative private sostenibili e
in grado di avere una buona ricaduta sulla
città;
. Snellire delle procedure amministrative per
il rilancio dei permessi;
. Facilitare - anche attraverso l’istituzione di
un servizio di accompagnamento all’interno
della pubblica amministrazione - per la
definizione di progetti complessi.
Approfondimenti tematici LE TRASFORMAZIONI URBANISTICHE
LO SPAZIO PUBBLICO E I LUOGHI DEL CAMBIAMENTO
Spazio pubblico Il tema dello spazio pubblico nei suoi vari livelli, fisici e virtuali, costituisce un nodo strategico su cui il governo della città può e deve esercitare direttamente la propria capacità di incidere sui processi di qualità urbana. Nello spazio pubblico si determina infatti l’intersezione tra diversi temi sensibili della città: la socialità e le diverse funzioni aggregative (culturali, commerciali, politiche, legate allo sport e al tempo libero…); l’immagine pubblica, i valori e i simboli della cultura civile; l’irradiamento delle reti di mobilità e accessibilità; la configurazione degli spazi aperti, del verde, dei sistemi di convogliamento delle acque meteoriche, in relazione ai volumi edificati, in relazione ai fenomeni atmosferici.
Residenza e crescita della città
È urgente offrire risposte concrete all’emergenza abitativa, di circa 10.000 famiglie, adottando misure e incentivi rivolti al recupero del patrimonio edilizio esistente. È essenziale coinvolgere l’Anci e il governo centrale per promuovere e attivare un piano nazionale straordinario di investimenti sul tema della casa. Questo si potrà fare attraverso tecnologie di contenimento dei consumi, e incentivando lo sfruttamento delle fonti di energia alternative. Il prossimo mandato amministrativo porrà il Sindaco di Torino alla guida della Città Metropolitana, soggetto amministrativo neonato per il governo di una vasta area che comprende i confini amministrativi dei comuni della prima e seconda conurbazione. Impegno che sottende attività di governo diverse e progetti di trasformazione ben più articolati e complessi, su ambiti che per decenni (e in alcuni casi da tutto il dopoguerra) sono sfuggiti a prescrizioni urbanistiche coerenti. Nuove frontiere da attraversare, conoscere e interpretare, spazi pubblici di inedite centralità, intorno ai quali si potranno attivare processi di ricostruzione ambientale e promuovere al contempo forme di mobilità sostenibili pubbliche e private. Occorre infatti avviare una rinnovata politica dei trasporti.
AGIRE SULLO SPAZIO PUBBLICO COSTITUISCE UNA OPPORTUNITÀ DIRETTA, EFFICACE E CONVENIENTE PER INTERVENIRE SUL CONSUMO DI SUOLO, SUL PAESAGGIO URBANO, SULLA QUALITÀ DI VITA, SUL CLIMA E SUL CONSUMO DI ENERGIA. LO SPAZIO PUBBLICO COSTITUISCE IL TEATRO NATURALE DI PRATICHE SOCIALI E AZIONI URBANE AUTO-ORGANIZZATE E CONDIVISE.
PROMUOVERE UN PIANO NAZIONALE STRAORDINARIO DI INVESTIMENTI SUL TEMA DELLA CASA.
L’ISTITUZIONE DELLA CITTÀ METROPOLITANA RAPPRESENTA L’OCCASIONE PER RIPENSARE, IN UN QUADRO PIÙ GENERALE E COMPLETO, ALLE STRATEGIE DI TRASFORMAZIONE DELLA CITTÀ.
Azioni concrete e sperimentazioni:
- Azioni rivolte alla progettazione di spazi
pubblici con carattere innovativo,
controllo e incentivazione degli
insediamenti di attività di servizio alle
persone e alle imprese in relazione alla
qualità degli spazi pubblici.
- Nuova politica attiva per affrontare
l’emergenza abitativa che preveda il
recupero dello stock di case invendute,
oltre al recupero funzionale dei beni
pubblici adatti all’uso residenziale.
- Il Comune, anche attraverso i suoi organi
tecnici, deve farsi soggetto attivo per
diffondere l’uso delle tecnologie rivolte a
ottimizzare il comportamento energetico
degli edifici, attuato attraverso una
concreta politica di incentivazione fiscale..
- Miglioramento dell’efficienza e
promuovere l’uso del trasporto pubblico;
applicare in modo diffuso sistemi di
trasporto condiviso; dotarsi di una rete
capillare di piste ciclabili; Torino deve
proporsi come modello all’avanguardia
nella sperimentazione del trasporto
elettrico pubblico e privati. - Promozione di mobility management, car
sharing, car pooling, pedibus, pack and
ride;
- Realizzazione di parcheggi fuori dal centro
della città, situati in prossimità del nodi di
interscambio.
Trasformazioni urbane e dibattito pubblico
La qualità delle trasformazioni urbane dipende strettamente dalla qualità dei processi decisionali e di accompagnamento dei progetti, che dovranno essere inclusivi e incentrati sui reali valori di partecipazione. La base per l’avvio di nuovo processi di trasformazione deve essere costruita su processi di profonda analisi dei contesti e delle comunità residenti rivolte all’ascolto, al coinvolgimento degli abitanti e alla definizione delle vocazioni dei luoghi dovranno costituire la base per l’avvio di nuovi processi di trasformazione. Occorre guardare al progetto come strumento di innovazione, di confronto pubblico, di negoziazione tra gli attori sociali e prefigurazione degli esiti della trasformazione. Il progetto costituisce una preziosa opportunità attraverso la quale diffondere la cultura della qualità urbana e i suoi significati.
Negli ultimi anni l’Amministrazione torinese ha diffusamente utilizzato, per le trasformazioni degli immobili di proprietà pubblica, il dispositivo della “concessione di valorizzazione” attraverso il quale, per mezzo di bando, viene affidato a privati l’intera operazione, dal progetto alla esecuzione e gestione del bene. In questo modo il Comune rinuncia pressoché totalmente ad intervenire come soggetto attivo nella definizione della qualità del progetto; nei contenuti di innovazione architettonica, sociale, tecnologica necessari; nei processi di ascolto e coinvolgimento dei cittadini; nell’esercizio del controllo della qualità dei materiali e delle tecniche di esecuzione e dei valori economici incorporati. Aspetti questi che, salvo intervento a posteriori degli enti di controllo, sono così totalmente gestiti dai soggetti affidatari, che tenderanno ad agire prevalentemente nell’interesse proprio e seguendo logiche e modelli precostituiti dal mercato.
Occorre riaffermare la specificità delle competenze pubbliche rispetto a quelle private, e diffondere maggiormente l’utilizzo dell’affidamento di incarico, separando i ruoli in base a competenze e responsabilità: analisi, progetto e direzione lavori, realizzazione, gestione. Gli incarichi vanno affidati attraverso concorsi ad evidenza pubblica, in grado di produrre una reale competizione intellettuale sul progetto.
Azioni concrete e sperimentazioni:
• Ristrutturazione degli uffici comunali
mediante una nuova integrazione
multidisciplinare delle competenze.
• Promozione della consultazione
pubblica e dei concorsi di progettazione
come strumenti principali di
competizione intellettuale sul progetto.
• Attivazione dell’istituto del Debat
Pubblic sul modello francese, per tutti
gli interventi di trasformazione più
significativi alla scala urbana.
L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE DEVE ASSUMERE IL RUOLO DI SOGGETTO ATTIVO NELLA ELABORAZIONE DI UN PROGETTO DI INNOVAZIONE, FINALIZZATA ALLA REALIZZAZIONE DI DIRITTI E AL RIEQUILIBRIO DI RISORSE E OPPORTUNITÀ; PER FARE QUESTO DEVE, TRA LE ALTRE COSE, RIAFFERMARE LA SPECIFICITÀ DELLE COMPETENZE PUBBLICHE E DI QUELLE PRIVATE.
Trasformazioni e struttura tecnica comunale
Occorre rafforzare gli uffici tecnici con nuove competenze a carattere
interdisciplinare, tali da garantire un quadro critico più ampio e
complesso. Semplificare le procedure e favorire un maggiore lavoro di
regia e coordinamento dei vari settori di competenza sulle
trasformazioni urbanistiche, dalla manutenzione ordinaria delle
strade, al disegno dei giardini, all’illuminazione, all’arredo
urbano. Gli uffici dovranno essere resi più efficienti ed integrati,
le capacità professionali dei funzionari dovranno tornare ad essere
riconosciute e valorizzate, restituendo al pubblico il ruolo chiave
nella definizione delle pratiche di qualità, evitando il fenomeno
dei comparti stagni separati.
Occorre ri-programmare il ruolo e il mandato dell’Urban Center
verso una posizione critica realmente terza, aperta alla
condivisione con i cittadini sia nella fase di analisi che nella fase di
definizione delle scelte alla base dei progetti di trasformazione.
L’Urban Center deve rivestire, tra le altre cose, il compito di
diffondere la cultura urbana attraverso occasioni pubbliche di
confronto tra gli attori coinvolti nelle trasformazioni.
Su temi di particolare complessità, l’Urban Center deve potersi avvalere
di esperti nominati per bando, per inquadrare le intenzioni di sviluppo
dell’Amministrazione e le legittime intenzioni dei privati, in un quadro
critico più ampio e a carattere interdisciplinare.
Tutte le iniziative urbane che incidono sulla qualità, la forma e le
funzioni, siano esse di natura pubblica o privata, devono assumere
piena evidenza pubblica ed essere sottoposte ad approvazione da
parte degli organismi preposti alla tutela del territorio e alla tutela della
qualità urbana, organizzati secondo regole di rappresentanza
democratica.
L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE DEVE DOTARSI DI STRUMENTI OPERATIVI RINNOVATI NEI COMPITI, NELL’ORGANIZZAZIONE NELL’EFFICIENZA.
Azioni concrete e sperimentazioni:
• Coinvolgimento concreto dei cittadini e
coproduzione nelle trasformazioni del
territorio;
• Partecipazione dal basso anziché creazione
del consenso, ovvero co-produzione dei
processi;
• Urban center: trasparenza, promozione
culturale, controllo della qualità.
La città dei cittadini
Torino ha anzitutto bisogno di tornare ad immaginare il proprio futuro e a ridisegnare la propria identità. Il passaggio da città fabbrica a città di residenze e commercio, affiancata dalla cosiddetta trasformazione in città culturale e di eventi, ha mostrato la propria debolezza. Il turismo e l’organizzazione di eventi correlati, non sono in grado da soli di sostenere la ricrescita economica. Si tratta di una metamorfosi gestita prioritariamente dal settore pubblico che, di fatto, nelle sue varie articolazioni, risulta essere oggi il più grande datore di lavoro dei cittadini torinesi. Dopo un processo di progressivo allontanamento del lavoro dalla città è necessario oggi investire tutte le energie possibili per invertire la tendenza. Occorre anzitutto innescare processi all’interno dei quali i privati, la produzione industriale e artigianale, così come quella agricola dentro la città metropolitana tornino ad assumere ruoli chiave. Occorre uscire dallo schematismo della città della quantità che, dall’approvazione del piano regolatore in avanti, ha prevalentemente considerato le occasioni di trasformazione urbana come opportunità per incassare oneri di urbanizzazione e costruzione. La trasformazione urbana, così come l’immissione sul mercato del patrimonio pubblico dismesso, è stata letta quasi esclusivamente in termini di bilancio economico cittadino. Come è noto questa ipotesi economica non ha funzionato: il patrimonio pubblico - in gran parte sopravalutato per garantire pareggi di bilancio - è rimasto invenduto, con un sostanziale scostamento tra le valutazioni operate e le reali possibilità di mercato; così come la mancata trasformazione urbanistica di importanti tasselli di città non ha portato nelle casse comunali gli introiti sperati. Una possibile nuova linea di azione potrà in alcuni casi introdurre una maggior rarefazione urbana, secondo una trasformazione in chiave ambientale, di valorizzazione paesistica e del verde. Nuovi modelli di sviluppo potranno offrire nuovi paradigmi di crescita, concentrando l’attenzione e i finanziamenti, così come gli investimenti privati su di un progetto di eccellenza di tipo ambientale, di vivibilità della città, di mobilità alternativa e sostenibile, ovvero mirare a un progetto paesistico di città capace di rinnovare l’attenzione anche turistica ed internazionale su Torino e sulla città metropolitana, connettendo Po, Dora e Stura, al sistema delle regge sabaude.
Azioni concrete e sperimentazioni:
- Piano immobili pubblici per il lavoro in
città: spazi e laboratori per piccola e media
impresa;
- Flessibilità di destinazione d’uso per i
luoghi del lavoro, senza rigide
differenziazioni tra terziario e produzione;
- Individuazione aree dismesse per aziende
ad alta tecnologia, accentramento servizi,
de-fiscalizzazione e de-burocratizzazione, .
- Agenzia di sviluppo per la produzione
pulita;
- Trasporto pubblico e privato efficiente;
- Agricoltura indoor nella fabbriche dismesse
con nuove produzioni di agricoltura
biologica al coperto affiancate da strutture
commerciali per la distribuzione e la
vendita dei prodotti;
- Nuove imprese per il riciclo dei materiali,
per il packaging sostenibile, affiancati da
vivai e negozi rivolti agli agricoltori urbani.
IL PASSAGGIO DALLA CITTA’ FABBRICA ALLA CITTA’ DI RESIDENZE E COMMERCIO HA DIMOSTRATO LA PROPRIA DEBOLEZZA: BISOGNA INVESTIRE SU NUOVE FORME DI LAVORO E NUOVI MODELLI PRODUTTIVI; DEFINIRE UNA STRATEGIA DI UTILIZZO DEL PATRIMONIO PUBBLICO URBANO.
Questa nuova fase di rigenerazione urbana, deve riguardare
tanto quelle periferie che non sono state coinvolte nelle recenti
trasformazioni, quanto quelle dove gli interventi hanno prodotto
nuovi problemi irrisolti.
Occorre reperire risorse in modo da non gravare soltanto sulle esigue
possibilità di finanziamento pubblico dell’Amministrazione. Al di là della
possibilità di accedere a linee di finanziamento europeo e coerentemente
con la necessità di “fare molto con poco” occorre ripensare l’utilizzo di
tutti i beni pubblici comunali e demaniali presenti sul territorio. In
opposizione alla cosiddetta e diffusa pratica di “valorizzazione” dei beni
pubblici, - di fatto la vendita di questi per sopperire alla carenza di
liquidità dell’Amministrazione, - si deve attuare una nuova strategia
di utilizzo dei beni dismessi e in via di dismissione per attivare
processi di rigenerazione urbana.
Si deve procedere anzitutto ad un censimento di tutti i beni in
disponibilità dell’Amministrazione, per individuare gli edifici più
adatti a recepire funzioni strategiche allo sviluppo del quartiere.
Occorre recuperare una dimensione comune e collettiva della politiche
urbane, a partire dalla dimensione pubblica della città, dalle risorse, dalle
vocazioni specifiche dei luoghi, dalle concrete iniziative di trasformazione
che vanno via via emergendo.
Occorre intervenire ripensando al ruolo di luoghi simbolo della città, di
alcune aree, tra cui i Murazzi, la Cavallerizza, Palazzo del Lavoro, OGM,
Nebiolo, Spina 2, Mirafiori.
Azioni concrete e sperimentazioni:
• La Cavallerizza una volta de-cartolarizzata
potrà diventare il centro per lo sviluppo di
una nuova cultura urbana incentrata sul
recupero di una dimensione pubblica e
collettiva dell’abitare; un nuovo Hub
culturale sul modello del Museum Quartier
di Vienna o della Friche di Marsiglia, con
ostello, foresteria dedicata agli artisti e agli
operatori culturali, spazi per il teatro, la
musica, l’arte, l’aggregazione giovanile; un
modello che lasci spazio anche alle attività
di carattere informale: per la promozione
di una cultura non solo dedicata ai grandi
eventi.
• Una volta effettuato il censimento dei beni
pubblici si potrà attuare un piano
strategico di ri-utilizzo che preveda la
attribuzione degli spazi per funzioni sia di
carattere associativo che produttivo. Spazi
per piccole attività produttive o artigianali,
ma anche luoghi per la musica, l’arte, la
cultura potranno essere concessi in
comodato d’uso, anche a titolo gratuito, e
secondo accordi condivisi con la
cittadinanza.
- Progetto complessivo dei lungofiume Po,
Dora, Stura: revisione concessioni centri
sportivi, riassetto dei Murazzi,
individuazione aree di balneazione,
agricoltura urbana e orti.
RIGENERAZIONE URBANA BASATA SULL’UTILIZZO DEI BENI PUBBLICI COMUNALI E DEMANIALI PRESENTI SUL TERRITORIO