- CA VENDO TUTUS -Anno V - N°2 Luglio 2006
VOX MILITIAEVOX MILITIAEVOX MILITIAE
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IL SISTEMA MOGGI: UNA DIFFUSACULTURA AD ELUDERE LE REGOLE.
Raffaele SUFFOLETTA
Ora che il bubbone è venuto allo scoperto molti si sonoaffrettati a dire “era noto a tutti”. Ed è vero. Di tanto in tantopresidenti di società, calciatori e giornalisti, avevanodenunciato e messo in dubbio la linearità di certedesignazioni o decisioni arbitrali, ma poi tutto era semprefinito con un articolo o semplici dichiarazioni a cui nonhanno mai fatto seguito degli accertamenti, che dovevano,comunque, essere un obbligo. Ecco cosa scriveva FrancoBaldini ex direttore sportivo della Roma in un articolo su
Un invito a Juve e Milana salvare il calcio, pur riconoscendo la grandezza delle duesquadre, restituendo “a chi ama questo sport il gustolimpido di tifare senza dover prestare orecchio alle sirenecomplottistiche”. “… lavorate per il calcio, trascurandosolo un poco gli interessi del vostro club, ne ricaverete ungran beneficio soprattutto per i vostri club. Signori Galliani– che più di ogni altro conosce tanto se non tutto di sport,politica e televisione (scusate se è poco) – Giraudo – capace,come ha dimostrato, di cavare sangue dalle rape – Moggi –per il quale sono disposto a disconoscere una delle mieletture preferite, (Erasmo perdonami)e cambiarla per , tale è la sua efficacia –signori, dicevo, ma davvero pensate che vincereste molto dimeno se vi adoperaste un po' di più per gli interessi dicredibilità e maggior trasparenza del calcio in generale?”Chi doveva controllare aveva il dovere di indagare,accertare e intervenire o smentire ufficialmente. Quando c'èun vuoto di potere questo viene riempito da chi ne saapprofittare. Il signor Moggi era ben conosciuto, come lesue capacità di tessere alleanze e convivenze tanto che tutti“lo volevano”. Egli, pertanto, pur se in grado di influenzaregli avvenimenti a proprio favore non è l'unico responsabile.Perché tutti coloro che ricevevano “pressioni” non lodenunciavano? Quando i designatori e gli arbitri ricevevanole telefonate perché non lo rendevano pubblico? Il sistemasi sarebbe spento dall'inizio. Poi, con il tempo, l'influenzadella persona è andata crescendo e nessuno si è sentito più ingrado di sfidarla ormai convinti della sua onnipotenza.Onnipotenza reale visto che tutto faceva capo a Moggi: lesocietà calcistiche, i giocatori, i designatori arbitrali, iselezionatori e chissà se anche le industriedell'abbigliamento sportivo e altro ancora. Il signor Moggiha dichiarato che il suo comportamento era una difesa daipoteri forti, ma si è sostituito a loro come potere forte. Daallora poche cose sono cambiate. E' un po' di tempo checiclicamente vengono fuori situazioni paradossali riferite apersone capaci di monopolizzare tutte le decisioni: Cirio,Parmalat, UNIPOL, BNL. Ed allora la domanda finale èun'altra: era il “Sistema Moggi” o si tratta di una delledebolezze intrinseche al Sistema Italia? Ovvero il mancatorispetto delle regole?
“Quaderno Speciale Limes 2005”.
L'elogio della pazziaL'elogio della bugia
1. Quanti sono attualmente i militari del
contingente italiano impegnati in Afghanistan e
quanti alpini del 9° Reggimento impegnati nel corso
di quest'ultimo anno in ISAF?
2. Quali sono i compiti del contingente e qualiattività svolgono gli alpini del 9° Reggimento?
Allo stato attuale, sono impegnati in Afghanistan circa1200 militari, dislocati nelle aree di Kabul e di Herat.Nel corso di quest'ultimo anno e mezzo, tutto il 9°Reggimento Alpini è stato impegnato nel paese,avvicendando il proprio personale nelle due citate aree.Ora il Reggimento è rientrato in Patria ed è statoavvicendato da un'analoga unità alpina.Nella zona di Herat, le Forze Armate italiane hannoassunto un ruolo dispiegando un diricostruzione provinciale che ha anche lo scopo dicoordinare, in collaborazione con il Ministero degliAffari Esteri italiano, l'impiego delle risorse, messe adisposizione per lo più dal nostro paese. Lo scopo èquello di favorire le condizioni di sviluppo nella regione,nonché di garantire l'adeguata cornice di sicurezza ed ilnecessario supporto logistico.A Kabul, le nostre unità sono alle dipendenze della
, vale a dire l'unitàoperativa della NATO che deve garantire la sicurezza e lastabilità della capitale e della sua provincia. Lo scopodella missione NATO denominata ISAF (
), su mandato delle NazioniUnite, è quello di sostenere la nascita di istituzionidemocratiche in Afghanistan, di fornire assistenza edaiuto alla riorganizzazione delle strutture di sicurezzadell'amministrazione centrale dello Stato e di formare edaddestrare le forze di polizia locale.Si tratta di un ruolo di fondamentale importanza, inquanto la stabilità ed il progresso dell'intero Afghanistandipendono, in misura significativa, dal successo dellamissione NATO a Kabul.Dovendo sintetizzare: alle forze di pace della NATO èaffidato il compito di ridare fiducia alla gente.
Il nostro contingentenazionale opera nelc o n t e s t o d i u n ac o a l i z i o n e c h eannovera 37 nazioni,sia della NATO sia dipaesi che non fannoparte dell'AlleanzaAtlantica.Per noi del 9° Alpini èdoveroso utilizzare iverbi al passato.Tuttavia, nella sede di“Camp Invicta”, aKabul, risiedono icommilitoni del 2°Reggimento Alpini diCuneo, anche loroappar tenen t i a l l aBrigataAlpina “Taurinense”, che ci hanno dato il cambioe svolgono compiti operativi e logistici.I primi riguardano, essenzialmente, il controllo delterritorio, nell'ambito di quella presenza e sorveglianzache tutti i paesi partecipanti alla missione ISAF devonoassicurare in una città che nel corso degli ultimitrent'anni non ha conosciuto altro che guerra, distruzione
leader team
Kabul Multinational Brigade
InternationalSecurity Assistance Force
e devastazione.Pertanto, a turno, pattuglie di nostri Alpinicontribuivano a controllare alcune zone cittadine erurali all'interno di una vasta area di responsabilità, nelsud-ovest della capitale afgana.I militari con compiti logistici si occupavano disupportare gli operativi nello svolgimento delle loromansioni, assicurando il vettovagliamento, irifornimenti e tutto quanto potesse essere utile edindispensabile in un Paese distante dall'Italia più di5000 Km.
Le asperità del terreno, il clima rigido d'inverno etorrido d'estate nonché la micidiale polvere delle pistehanno messo a dura prova le unità impiegate.Tuttavia, l'addestramento degli alpini, svolto in manierameticolosa e costante tra le montagne abruzzesi, hapermesso di affrontare con successo tutte leproblematiche ambientali incontrate. Non bisognadimenticare che Kabul si trova ad una quota di circa1.800 m.Sono stati mesi molto impegnativi, nei quali si sonosusseguiti gli eventi più significativi per la vita delpaese, dall'inizio del processo di pace. Basti pensare allosvolgimento delle elezioni parlamentari, nel settembre2005, e all'inaugurazione del Parlamento Afgano, nelsuccessivo mese di dicembre. Si tratta di eventi che sisono potuti svolgere grazie anche alla costante presenzadelle nostre Forze.
Il nostro lavoro quotidiano è l'addestramento, duro econtinuo. Si tratta di un impegno che porta a sacrificarespesso i propri affetti e la famiglia, con attività che sisvolgono nelle aree addestrative dislocate su tutto il
territorio nazionale.L'addestramento alcombattimento cheviene praticato dalnostro soldato èidoneo a svolgere inmaniera adeguata leattività di
Inoltre, in base allec a r a t t e r i s t i c h epolitiche e socialidel Paese nel qualesi viene chiamati adoperare, vengonoi m p a r t i t e d e l l elezioni mirate, checonsentono al leunità militari di
inserirsi con la maggiore naturalezza possibile nelnuovo contesto di impiego. L'obiettivo è quello di averel'impatto meno traumatizzante possibile sullepopolazioni civili.L'addestramento, comunque, non finisce mai.
3. Quali sono state le maggiori problematicheincontrate?
4. E' sufficiente, per essere impegnato nelleattività di , il livello addestrativoraggiunto dai nostri militari o vi è necessità diintegrarlo con tecniche particolari?
peace-keeping
peace-keeping.
INTERVISTA AL COMANDANTE DEL 9° REGGIMENTO ALPINIColonnello in Servizio di Stato Maggiore Michele PELLEGRINO
“D'aquila penne, ugne di leonessa"Reggimento alpino di solide tradizioni abruzzesi, di stanza a l'Aquila
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LUGLIO 2006VMVM
Trae esperienza da quanto fatto in passato e richiede da partedi istruttori e comandanti il desiderio di tenersi costantementeaggiornati ed il coraggio di confrontarsi con ogni tipo dinuova realtà.Il nostro motto in addestramento è “
”: il che significa tanto lavoro e tanta fatica. Tuttoquesto è finalizzato a mettere i nostri uomini e le nostre donnenelle condizioni per affrontare ogni tipo di situazione e dipericolo, nella maniera migliore possibile.
Kabul è una città che è di recente uscita da un periodo di lottedurato circa trent'anni. E' difficile quindi dire come sia ora lavita rispetto al passato. Di certo la città è percorsa da un fortedesiderio di rinascita e di ricerca del benessere economico.L'impegno straordinario con cui i nostri Soldati svolgono laloro missione aiuta questo processo. Gli alpini riescono adinstaurare con la gente saldi rapporti di simpatia e di rispettoreciproco. Dietro una merendina donata, una bottigliad'acqua messa nelle mani di un bambino c'è un gesto diumanità fuori dal comune. Gli afgani sono sensibili a questecose e, ad ogni passaggio di nostri convogli o pattuglie, vi èsempre un'esplosione di sorrisi e di mani volte al cielo persalutarci. Essi capiscono che noi siamo li per aiutarli nel loroprocesso di ricostruzione e ce lo fanno intendere in ognioccasione.Da sempre noi italiani abbiamo avuto un rapportoprivilegiato con questa gente. Siamo stati i primi a inviare unarappresentanza diplomatica dopo la scacciata del regimetalebano, e questo ha per loro un'importanza fondamentale.Inoltre, essi ci riconoscono il merito di aver dato per tanti anniospitalità al loro vecchio sovrano, Zahir Sha. Infatti, anche sel'Afghanistan è una Repubblica, la figura dell'antico Re èmolto popolare.
più sudore, menosangue
5. Come si vive oggi a Kabul? Cosa si aspettano danoi quelle popolazioni?
ultimi secoli, si permettevano uno o più “harem” masenza che ciò fosse motivo per compromettereminimamente i rapporti tra marito e moglie. Ilmatrimonio, che avveniva senza procedure particolari nécon atti religiosi o civili, era un semplice contratto tra ilpadre della sposa e il futuro marito, poi tra gli stessi direttiinteressati nel quale venivano precisate tutte le clausolecompreso l'indennizzo nel caso di divorzio. La schiavitùnon esisteva se non per i prigionieri di guerra i quali eranodestinati ai lavori pesanti nelle miniere, nelle cave e neicantieri per la costruzione di piramidi, templi ecc. Lamaggior parte della popolazione viveva in unacondizione di servitù della gleba nel senso che la genteprestava la propria opera nelle proprietà del Faraone, deinotabili o dei sacerdoti dei Templi in un regime “diferma” che riguardava tutti per quattro mesi all'anno,quando i campi non potevano essere lavorati a causa dellapiena del Nilo. Circa l'abbigliamento usato dagli antichiEgiziani, possiamo farci un'idea abbastanza chiara dainumerosi documenti rinvenuti (bassorilievi, dipinti,decorazioni ecc.)Acausa del clima costantemente torridodel loro paese, gli Egiziani portavano vesti molto ridotte,di tessuto leggero come il lino o il cotone. L'uomoindossava un gonnellino chiamato “Shendyt” tenutostretto alla vita per mezzo di una cintura. Il Faraone e igrandi dignitari portavano anche essi il gonnellino ma selo aggiustavano in modo da ottenere sul davanti un'ampiaripiegatura triangolare, in seguito sostituita da un drappotriangolare laminato in oro. Il sovrano indossava ilfamoso copricapo detto “Nemes” che consisteva in una
cuffia di tessuto a righe che veniva fatto passare dietro leorecchie creando due bande ai lati del collo chericadevano fino al petto, mentre la parte che rimanevasulle spalle veniva annodata sulla nuca. Frequentemente ilsemplice gonnellino veniva sostituito con la “Kalasìris”una specie di tunica lunga, con maniche corte e ricca dipieghe. La donna, invece, indossava una veste moltoaderente e lunga sino alle caviglie. Spesso sopra questoabito indossava anche una veste di stoffa fine etrasparente. I bambini erano quasi sempre nudi, gliadolescenti, oltre ad indossare un semplicissimogonnellino, portavano la caratteristica acconciatura deicapelli a ciocche riunite in una treccia arricciatalateralmente. Sia gli uomini che le donne andavano con ilcapo rasato o coperto da parrucche e nelle feste siornavano di ricche collane, bracciali, e monili su ampievesti pieghettate e trasparenti. Le feste e i ricevimentierano molto frequenti, caratterizzati da particolariatteggiamenti che costituivano dei veri e propri modelli di“Galateo” che hanno influito nel comportamento civile ditutti i tempi. Modello per tutto l'antico Egitto e, possiamodire, anche attuale per i nostri giorni è quello del saggioVisir (vice Re) Ptah-Hotep (c. 2500 a.C.) rinvenuto supapiro nella sua tomba a Saqqara . Esso recita tra l'altro:“che i tuoi pensieri non siano né superbi né umili. Se seiagitato calmati, l'uomo affabile supera tutti gli ostacoli,colui che si agita tutto il giorno non ha un solo momentobuono.” Ed ancora: “non si deve mai essere superbi delproprio sapere, della propria capacità. Ascoltare è la cosapiù bella che esista “.
6. Quali attività svolgevano imilitari caduti nell'attentatodel 5 maggio 2006?
7. Il senso di appartenenzaalla specialità è molto sentito e“visibile” tra gli alpini: quantoq u e s t o p u ò i n f l u i r e
nell'affrontare situazioni di crisi o emergenza?
8. La perdita del Mar. POLSINELLI è stato unfatto particolarmente grave per il Suo Reggimento.Quale è stata la reazione dei familiari, dei parenti edei commilitoni?
Ognuno di essi aveva un ruoloben preciso. Il Tenente ManuelFiorito era vice-comandante dicompagnia, mentre il MarescialloOrdinario Luca Polsinelli era uncomandante di plotone.Il giorno dell'attentato eranoimpegnati in un'attività dipattuglia del territorio di Kabul,regolarmente pianificata ecomandata.
Un terreno aspro, fortemente compartimentato, conprecarie vie di comunicazione e un clima caratterizzatoda temperature estreme mette a dura prova qualsiasireparto militare.Nelle difficoltà viene fuori la vera natura dell'uomo. Lacaratteristica degli Alpini e del loro peculiareaddestramento è quello di valorizzare quelle qualitàdell'animo umano che maggiormente aiutano lacoesione dell'unità e lo spiritodi corpo. Mi riferisco, inparticolare, alla generosità,all'altruismo, al senso dellaresponsabilità, allo spirito disacrificio e alla condivisionedei rischi.G l i A l p i n i , U f f i c i a l i ,Sottufficiali e truppa, sono dasempre abituati a condivideregli stessi rischi e gli stessidisagi, nei più svariati contestio p e r a t i v i . Q u e s t acaratteristica della specialitàspinge il singolo uomo a faredel suo meglio per il bene dellapropria unità. Le situazioni diemergenza ampl i f icanoq u e s t o c o m p o r t a m e n t ocollettivo ed i risultati si sonopotuti vedere nel passato maanche nel presente.
La perdita di un figlio credo sia il dolore più grande cheun essere umano possa provare, perché va contro le leggi
della natura.I Signori Polsinelli hanno affrontato questa dura provacon grande dignità e compostezza. Con il lorocomportamento esemplare hanno dato, a tutti gli Italiani,una lezione di amor patrio e di senso dello Stato. In unasocietà che fa dell'effimero e dell'apparenza la propriabandiera, la Famiglia Polsinelli ha dimostrato che esisteuna Italia fatta di poche parole e di tanta sostanza.I commilitoni hanno dato testimonianza unanime dellapassione e dell'entusiasmo con cui il Maresciallo LucaPolsinelli faceva il Soldato. Le sue qualità diComandante di uomini, generoso ed altruista, sicommentano da sole. Non credo di dover aggiungerealtro.
Il Reggimento ha dato una dimostrazione di grandecoesione e partecipazione quando si è appresa la notiziadella scomparsa del Maresciallo Polsinelli.Gli Alpini si sono stretti attorno ai familiari del nostrocaduto, dimostrando una presenza forte e costante, madiscreta.I signori Polsinelli hanno trovato nel 9° Reggimento unagrande Famiglia che condivide il loro dolore e il legameinscindibile che si è instaurato contribuirà a dare loroconforto, nel tempo.Il Soldato è consapevole che la propria professione sidistingue dalle altre perché gli può essere chiesto di
sacrificare la vita. L'importante è che il suo sacrificio noncada nell'oblio.Luca è entrato a far parte di quella schiera di Alpini chehanno servito con onore la Patria e la sua memoria saràtramandata finché il Reggimento sarà in vita.
9. E come hanno reagito nell'ambito del SuoReggimento?
Gianpaolo Solini
Parlando dell'Antico Egitto, siamo talmente presi dallastoria di questo popolo e dalla sua grandezza, chetendiamo a dimenticarci delle persone in carne e ossa, dicoloro che furono i veri protagonisti di quella storia e delloro vivere quotidiano. Come era strutturato l'ordinesociale, come praticavano l'agricoltura e l'allevamento delbestiame, come si sviluppavano le comunicazioni e ilcommercio, che cosa bevevano e che cosa mangiavano,come vestivano e come erano le loro case. Le informazioniconcernenti la vita quotidiana degli antichi Egiziprovengono generalmente dalle loro tombe, dalle pitture erilievi in esse contenute. La mobilia rinvenuta in moltesepolture non mancava di buon gusto. Sedie, armadi e lettioltre ad essere molto pratici, ossia perfettamente adattiall'uso per il quale dovevano servire, erano finementerifiniti e ornati di pregevoli intarsi in ebano e avorio. Diparticolare interesse sono anche le loro abitudinigiornaliere e l'abbigliamento che adottavano. Come eranole loro case e i loro palazzi? I poveri, che costituivano lamaggior parte della popolazione, abitavano in capanne difango con il tetto di paglia. I nobili, funzionari, dignitariquelli che comunque facevano parte delle classi sociali piùagiate, avevano il privilegio di abitare in case in muraturacon più stanze e di solito ad un piano. Caratteristicacomune a tutte le case signorili era quella di avere un murodi cinta e di fronte alla casa un giardino con un'ampiapiscina. La porta di entrata era preceduta di solito da unampio portico a quattro colonne, con capitelli decorati afoglie di loto e di papiro. La famiglia dell'Antico Egitto eramonogamica. Solo il Faraone ,i principi ed i potenti degli
LA VITA SOCIALE DEGLI ANTICHI EGIZI
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VMVMLUGLIO 2006
GLI INTERNATI MILITARIITALIANI (IMI) IN GERMANIA:
UNA MEMORIA DASALVAGUARDARE.
Gilberto MARIMPIETRI
Pietro Badoglio l'8 settembre del 1943, con un proclama
letto alla radio, annunciava agli italiani la firma
dell'armistizio con gli anglo –americani. Prive di ordini,
sfiduciate, totalmente prese alla sprovvista, le Forze
Armate italiane si arresero ai tedeschi, che già da tempo si
erano attivati per contrastare una probabile defezione
dell'alleato: qua e là, a macchia di leopardo, da Porta San
Paolo a Cefalonia, i soldati italiani abbozzarono una
resistenza, ma incontrarono la reazione spietata delle
truppe germaniche, intenzionate a mantenere sotto il
proprio controllo una gran parte della penisola, vendicando
il «tradimento» del monarca, di Badoglio e delle alte sfere
dirigenti.
Parecchi soldati e ufficiali caddero sotto i colpi dell'ex
alleato: circa 650.000 militari italiani, catturati e disarmati,
furono puniti con la deportazione e l'internamento in
Germania.
Soldati e graduati, smistati negli furono utilizzati
dalle autorità tedesche come manodopera a basso costo per
sostenere lo sforzo industriale del Paese; gli ufficiali,
invece, distribuiti negli non furono obbligati a
prestare alcun tipo di attività lavorativa ( con alcune
deroghe negli ultimi mesi del conflitto), e ciò permise loro
di avere un tenore di vita migliore, pur con tutti i gravi
limiti che imponeva un severo regime di prigionia.
Sui prigionieri italiani in Germania, i cosiddetti IMI, la
storiografia nazionale ha mantenuto per decenni un
atteggiamento di colpevole distacco, quasi di rimozione:
questi soldati, in fondo, erano accostati alla sconfitta
militare e politica dell'8 settembre, alla guerra perduta da
Mussolini e dal fascismo, erano inconciliabili con la
Resistenza dei partigiani che ha costituito il fondamento
legittimante della Repubblica e ha caratterizzato per quasi
mezzo secolo la cultura politica e la coscienza collettiva
del Paese.
Questa disattenzione soltanto a metà degli anni Ottanta si è
iniziata ad attenuare: a Firenze, nel novembre del 1985, fu
promosso dall'Associazione nazionale ex internati un
convegno di notevole respiro scientifico, con interventi
puntuali e rigorosi. A distanza di qualche anno, nel 1992,
uscì un volume dello storico tedesco Gerhard Schreiber,
, curato dall'Ufficio Storico dello
Stalag,
Oflag,
I
militari italiani internati nei campi di concentramento del
Terzo Reich: 1943 – 1945
Stato Maggiore dell'Esercito. Il saggio più rilevante
sugli IMI risale, tuttavia, al 2002 e appartiene ancora ad
una studiosa tedesca, Gabriele Hammermann. A queste
fondamentali iniziative scientifiche è necessario
aggiungere la pubblicazione di ricordi e diari di ex IMI.
Accanto a nomi importanti come Guareschi e Natta,
parecchi diari sono stati scritti da soldati anonimi, ma le
loro pagine trasudano comunque sofferenza, paura, astio,
dolore… In questo coacervo di testimonianze, ci sembra
degno di nota il diario epistolare dell'ufficiale teramano
Alberto Pepe, che troverà la morte in un campo di
concentramento nazista; il
diario, che rappresenta un
documento straordinario anche
da un punto di vista emotivo e
letterario, squarcia il velo su
fatti e situazioni con le quali la
storiografia ha l'obbligo di
confrontarsi.
«Il diario – annota Riccardo
Cerulli nell'introduzione – fu
scritto da Alberto Pepe di
T e r a m o , U f f i c i a l e d i
complemento di Artiglieria,
sorpreso dall'armistizio in
Dalmazia, ivi catturato e, dopo
qualche settimana, deportato in
Germania settentrionale: fu
trovato nel misero giaciglio sul
quale aveva avuto termine il 4 aprile 1945, nell'orrendo
straflager di Unterlǖss, il martirio dell'autore; il Capitano
Ezio di Curzio, uno degli ufficiali e soldati abruzzesi
rinvenitori, lo portò a Teramo, dove lo consegnò alla
“cara Rosina”, l'adorata moglie, destinataria delle 460
lettere che compongono il manoscritto, vergato a penna,
qualche volta a lapis, in prosa semplice e piana».
Accanto alla storia personale di Alberto Pepe, che il
diario ci ha pudicamente svelato nella sua dimensione
umana e storica, esistono ancora una miriade di altre
storie personali che ignoriamo totalmente, frammenti di
esistenze che potrebbero consentirci di fare ulteriore luce
su aspetti controversi del biennio '43 – '45, che è rimasto
un significativo tornante nella storia del nostro Paese.
Sono degne di grande considerazione le pacate riflessioni
dell'ex IMI Paolo Tomaiuolo, che riflettono lucidamente
il complicato rapporto tra storia e memoria:
«Ricordare. Chiudere gli occhi e iniziare a pensare. Le
sensazioni pian piano iniziano a modellarsi nella propria
mente, prima nebulosamente poi con segni sempre più
forti. Iniziano a prendere forma
quelle immagini sconvolgenti. I
contorni, le scene diventano
ormai chiare […] Ricordare
vuol dire due anni. Due lunghi
anni trascorsi come prigioniero
di guerra. E prigioniero di
guerra è un'espressione troppo
restr i t t iva per intendere
compiutamente cosa voleva
d i r e a l l o r a . N o n e r a
esclusivamente riduzione alla
c o m p l e t a p a s s i v i t à d e l
sottoposto ma, soprattutto,
considerare il segregato come
una macchina umana da
attivare per un tornaconto utile
alla causa perseguita dallo stato
tedesco».
Queste poche parole potrebbero essere sottoscritte
idealmente da ogni prigioniero, che spera in cuor suo di
essere ricordato, di credere che la propria esistenza non sia
stata spesa invano, di avere un risarcimento, anche
simbolico, dalla storia.
Purtroppo, per tanti ex internati il treno è già passato:
parecchi sono oramai deceduti, altri sono molto anziani e
malati, tanti altri hanno accantonato in qualche ' '
della memoria quei momenti così difficili della loro vita.
Senza contare il ´ ` rappresentato da chi non è
mai tornato dalla Germania, da quegli internati che sono
morti per le percosse ricevute o sotto i bombardamenti
alleati.
Risulta difficile stabilire il numero esatto di IMI che
perirono nei campi di prigionia del Terzo Reich. Non
prestando eccessiva attenzione alle cifre esagerate di certa
memorialistica italiana, viene indicata come attendibile
dalla storiografia la soglia di 20 – 30 mila morti. L'Istituto
Centrale di Statistica ha fornito al riguardo i seguenti dati:
19.714 militari morti all'interno dei confini del Reich,
18.502 dei quali soldati, 599 sottufficiali, 313 ufficiali dei
gradi inferiori, 76 ufficiali dei gradi superiori, 13 generali
e 211 militari di cui non viene specificato il grado. I due
periodi compresi tra il febbraio e il luglio del 1944 e tra il
dicembre del 1944 e la fine della guerra registrarono il più
alto tasso di mortalità.
Questa macabra conta dei caduti dà ancor più risalto alla
scelta di tanti IMI di non aderire alla RSI e di non
combattere con i tedeschi. Un rifiuto che espose un gran
numero di prigionieri alla minaccia di pesanti sanzioni
personali, ma le ragioni di questa resistenza non furono
sempre le stesse.
Le testimonianze raccolte, almeno per quanto riguarda
soldati e sottufficiali, indicano il motivo principale nella
stanchezza per una guerra lunga e sfiancante, che aveva
messo in luce la superficialità e l'inadeguatezza della
classe dirigente fascista e della casta militare.
Tra gli ufficiali, viceversa, il movente politico ebbe uno
spazio considerevole, ma per la grande maggioranza degli
IMI questo rifiuto di massa non si può intendere
esclusivamente come il risultato di un processo di
maturazione democratica.
Questo giudizio, che emerge con chiarezza dagli studi
della Hammermann o di un Rochat, non sminuisce affatto
il valore morale di questa scelta, non toglie nulla a tanti
giovani uomini abbandonati da Badoglio e da Vittorio
Emanuele III, oppressi dai tedeschi, ricattati dai fascisti di
Salò, ignorati dall'Italia postbellica, trascurati
colpevolmente dagli storici.
cassettino
buco nero
DOCUMENTI STORICIDOCUMENTI STORICI
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LUGLIO 2006VMVM
La Jugoslavia di Tito
IL MONITO DELLA SOMALIA“L’Europa continentale non vuole né è in grado di difendere se
stessa: ha quasi perso i suoi valori e comunque non vuoledifenderli...” Francesco Cossiga
La Somalia, dopo 15 anni dalla caduta del regime di SiadBarre e oltre 10 anni dal ritiro delle Contingenti ONU,tuttora non ha un governo effettivo e la guerra civilecontinua senza tregua. L'ultima battaglia per la conquistadi Mogadiscio, iniziata lo scorso febbraio, dopo ripetuti esempre disattesi proclami di “cessate il fuoco” tra
si è conclusa con la presadella città da parte delle Corti Islamiche.Dopo il fallimentare intervento dell'ONU, concluso nelmarzo del 1995, la Comunità Internazionale ha prestatoscarsa attenzione alla Somalia che invece aveva bisognodi grossi aiuti per ritrovare pace e stabilità. Al contrario,enorme è stato l'afflusso di armi e mezzi per rifornire leparti in lotta nonostante l'embargo sancito dall'ONU.Durante gli ultimi scontri, le due fazioni avversarie hannoutilizzato armi pesanti, tra cui missili, artiglieria e mortai.Se la situazione attuale dovesse stabilizzarsi con la vittoriadelle Corti Islamiche si aprirebbero nuovi scenari diconflittualità nell'area e nel mondo. Il territorio dell'excolonia italiana diventerebbe un nuovo centro diaddestramento e smistamento di terroristi islamici pronti asacrificarsi per La Jihad nell'intero pianeta. Purtroppo ilmondo Occidentale pur avendo capacità e mezzi superiorisi è dimostrato incapace di combattere perché arrivatoall'apice del benessere che ne ha fiaccato la volontà.Accade così che questa nostra società, sempre pronta astupirsi per le atrocità del mondo, di fronte ad un interventomilitare “serio” e risolutivo, capace cioè di ristabilirel'ordine sconfiggendo i contendenti, in nome dellademocrazia e del pacifismo si tira indietro al momentodello scontro per arroccarsi dietro posizioni politiche (diparte) che non sono in grado di risolvere le controversie.Sia l'ONU che le varie Organizzazioni internazionali hannoprovato a far dialogare le fazioni somale senza mairiuscirci. Ora cosa possiamo aspettarci da una nazione inmano ai sicari di Bin Laden? Non certo una nazioneDemocratica con la quale dialogare, di certo una“Repubblica Democratica Islamica - fondamentalista “.Se in prospettiva guardiamo all'Iraq ed all'Afghanistan ed aquanto sta avvenendo in quei paesi, al disimpegnodell'Occidente e dell'Europa in particolare, nella speranzadi risolvere con la dialettica politica le controversie in atto eun'illusione. Afferma Magdi Allam, sul Corriere della Seradel 7 giugno 2006, “
”.
Non dobbiamo far finta di nonsapere, possiamo chiudere gli occhi e tapparci leorecchie, ma Al Qaeda andrà avanti comunque nellasua strategia di conquista del potere
lasedicente Alleanza anti-terrorismo (ATA), facente capo aiSignori della Guerra, e le milizie delle Corti islamiche,costituite dall'Unione di tutte le fazioni radicali islamiche daAl Qaeda ai Fratelli Musulmani,
Domenica 21 maggio 2006 i montenegrini si sono espressi perl'indipendenza del Montenegro mettendo fine all'Unione traSerbia e Montenegro durata poco più di tre anni. E con il distaccodel Montenegro, piccolo stato grande più o meno come una nostraregione medio-piccola (13.800 kmq) e popolato da 650.000abitanti, si è compiuto il processo di disgregazione della exJugoslavia iniziato nel 1989 con la fine dell'Unione Sovietica. Alreferendum ha partecipato il 90% di montenegrini e lamaggioranza a favore dell'indipendenza è stata del 55,5% conuno scarto di poco più di un migliaio di voti di differenza sui circa480.000 votanti. Sull'esito del voto hanno pesato diversi fattori.Innanzitutto la persistenza e l'antagonismo tra le diversecomponenti etniche, culturali e religiose. Non mancano lemotivazioni storiche, il Montenegro si era ribellato all'imperoottomano alla fine del XVIII secolo e dopo il congresso di Berlinoera sorto il piccolo regno. Il piccolo stato sovrano aveva perso lasua indipendenza dopo il 1918 per mano della Serbia. Infinequelle politiche - economiche. I politici serbi si ostinano atrattare, come è avvenuto per tutti gli altri stati della exJugoslavia, con arroganza e fratelli minori chiunque gli sta vicinosenza curarsi di sviluppare un rapporto di vera collaborazione. Di
positivo c’è che il distacco è avvenuto per la prima volta in modoindolore, almeno per adesso, perché la soluzione definitiva èstata posticipata al 2007. Si aprono ora grandi problematiche. LaSerbia non ha bisogno di riconoscimento a livello internazionaleperché erede diretta della scomparsa federazione Jugoslavamentre il Montenegro lo richiede. Inoltre, chi si accolla i debitidella vecchia federazione? Difficile supporre che il Montenegro,piccolo stato, possa farlo. La Serbia ha poi perduto l'unicosbocco al mare. Merita, infine attenzione la questione delle ForzeArmate, sia per quanto le installazioni della Marina Militarejugoslava stanziata nel porto di CATTARO sia per i repartidell'Esercito e dell'Aviazione. In Montenegro rimanevano ipochi reparti integri dell'Ex esercito popolare jugoslavo (JNA)che aveva cambiato il nome in Esercito Jugoslavo (VJ) scampatiai bombardamenti del 1999. Si profila quindi un contenziosoampio ed articolato complicato dalle condizioni economichedifficile dei due Paesi.. Di positivo c'è che entrambi, Serbia eMontenegro, aspirano ad entrare nell'Unione Europea e ciòdovrebbe favorire il ruolo di intermediazione dell'Unione pergiungere ad una soluzione concordata.
Forma di governo: Repubblica federaleCapitale: Belgrado (1.120.000 ab.,1.571.000 aggl. urbano)Altre città: Novi Sad 191.000 ab., Nis174.000 ab., Pristina 166.000 ab.,Kragujevac 146.000 ab., Podgorica 138.000ab.Gruppi etnici: Serbi 62,5%, Albanesi 16,5%,Montenegrini 5%, Ungheresi 3,5%, Bosniaci3%, altri 9,5%Paesi confinanti: Croazia e BosniaErzegovina a OVEST, Ungheria a NORD,Romania e Bulgaria ad EST, Macedonia eAlbania a SUD
Monti principali: Deravica 2656 m, Crni vrh2585 mFiumi principali: Danubio 588 Km (trattoserbo-montenegrino, totale 2858 Km),Zapadna Morava 308 Km, Juzna Morava 295Km, Ibar 272 KmLaghi principali: Lago di Scutari 218 Km²(parte serba-montenegrina, totale 368 Km²)Isole principali: Ostrvo (nel Danubio) 60Km²Clima: Continentale - mediterraneo
Forma di governo: Repubblica federaleCapitale: Belgrado (1.120.000 ab.,1.571.000 aggl. urbano)Altre città: Novi Sad 191.000 ab., Nis174.000 ab., Pristina 166.000 ab.,Kragujevac 146.000 ab., Podgorica 138.000ab.Gruppi etnici: Serbi 62,5%, Albanesi 16,5%,Montenegrini 5%, Ungheresi 3,5%, Bosniaci3%, altri 9,5%Paesi confinanti: Croazia e BosniaErzegovina a OVEST, Ungheria a NORD,Romania e Bulgaria ad EST, Macedonia eAlbania a SUD
Monti principali: Deravica 2656 m, Crni vrh2585 mFiumi principali: Danubio 588 Km (trattoserbo-montenegrino, totale 2858 Km),Zapadna Morava 308 Km, Juzna Morava 295Km, Ibar 272 KmLaghi principali: Lago di Scutari 218 Km²(parte serba-montenegrina, totale 368 Km²)Isole principali: Ostrvo (nel Danubio) 60Km²Clima: Continentale - mediterraneo
FEDERAZIONE SERBIA MONTENEGRO
SCHEDA PAESE
Superficie: 102.173 Km²Abitanti: 10.687.000 (stime 2003)Densità: 105 ab/Km²
Lingua: Serbo (ufficiale), Albanese,UnghereseReligione: Ortodossa 63%, Musulmana 19%,Cattolica 6%, altro 12%Moneta: Nuovo Dinaro (in Serbia), Euro (inKosovo e Montenegro)
Superficie: 102.173 Km²Abitanti: 10.687.000 (stime 2003)Densità: 105 ab/Km²
Lingua: Serbo (ufficiale), Albanese,UnghereseReligione: Ortodossa 63%, Musulmana 19%,Cattolica 6%, altro 12%Moneta: Nuovo Dinaro (in Serbia), Euro (inKosovo e Montenegro)
REFERENDUM IN MONTENEGRO
E S T E R I
Cartina tratta da “LIMES - Quaderno speciale 1999”
Cartina tratta da “LIMES - 1993/3”
5
VMVM
VOX NOTIZIEVOX NOTIZIE
LUGLIO 2006
Domenico SAVOCCHIO e Luciano DI MARTINO - Pro Natura Abruzzo
La “Strada Napoleonica”, mirabile esempio diarchitettura stradale di fine '700 perfettamente inseritanella natura circostante, offre, dal punto di vista botanico,l'occasione di percepire il paesaggio vegetale della vallatadell'Alto GIZIO e del Monte GENZANA, spaziando dallaConca PELIGNAall'Altopiano delle CINQUEMIGLIA.
Il tracciato si diparte dalle ultime case dell'abitatodi Pettorano sul Gizio ad una quota di circa 650 m eprosegue in una salita costante, ma non ripida, per circa 5km fino alla SS 17, poco prima del paese di Rocca Pia, a1050 m di quota: questo tratto è il meglio conservatopoiché sono osservabili i muretti a secco sul lato a valle e legallerie per il passaggio dell'acqua in prossimità dei fossi;da Rocca Pia la “Napoleonica” continua per altri 3 kmcirca fino all'Altopiano delle Cinquemiglia.
Il primo tratto, di cui si intende evidenziare gliaspetti botanici in vista di un prossimo e augurabile
progetto di recupero, presenta un range altitudinale di400 m e differenti esposizioni: per i primi 3 km S-SE, pergli ultimi 2 km prevalentemente N.
I dati stazionali (substrato geologico, altitudine,esposizione, inclinazione) unitamente al climainfluenzano la vegetazione di una regione, tanto darendere possibile l'individuazione di
: così lungo il versante adriaticodell'Appennino Abruzzese abbiamo alla base la lecceta, a500-600 m il querceto di caducifoglie, verso i 1000-1200m la faggeta, oltre i 1800 m gli arbusteti prostrati e, più inalto ancora, le praterie di altitudine.
Risalendo la “Napoleonica” ci si imbatte neiboschi termofili di Roverella ( ) eCarpino nero ( ) del(con i loro stadi di degradazione, e quindi di sostituzione,rappresentati da arbusteti e garighe) e, dai 900 m in su,nelle faggete del molto numerosi sono irimboschimenti di Pino nero ( ), alcuni deiquali già in avanzata fase di ricolonizzazione da parte dellespecie forestali autoctone.
La Roverella forma boschi e boscaglie che, nellamaggioranza dei casi, si presentano, come cenosi moltodegradate, con la struttura di ceduo o, talora, di ceduomatricinato, che solo raramente realizza una coperturacontinua della volta boschiva. Lungo il versante del nostrotracciato si osservano boscaglie molto pioniere checolonizzano, insieme al Carpino nero, dei suoli moltoprimitivi su versanti impervi e pietrosi. La fisionomia èdata prevalentemente dalla Roverella (
), cui si accompagnano poche altre speciearboree quali l'Orniello ( ) l'Acerocampestre ( ), l'Acero minore (
), ecc. Lo strato arbustivo ècaratterizzato prevalentemente dal Citiso a foglie sessili( ) dalle Rose selvatiche (s.l. dal Ginepro rosso ( subsp.
) dal Corniolo ( ). Una particolarità
≈
fasce o pianivegetazionali potenziali
Quercus pubescensOstrya carpinifolia
Pinus nigra
Quercus
pubescens
Fraxinus ornus ,
Acer campestre Acer
monspessulanum
Cytisus sessilifolius , Rosa canina
), Juniperus oxycedrus
oxycedrus , Cornus mas
PIANO COLLINARE
PIANO MONTANO;
BOSCO DI ROVERELLA
è rappresentata dalla presenza del Bosso (), arbusto molto comune nella Conca
Peligna e di Capestrano ma non frequente nell'interaregione, che rende queste boscaglie simili a delleassociazioni forestali della Francia meridionale.
I mantelli di vegetazioni, gli arbusteti e le siepiche costeggiano il tracciato sono ricchi di Sanguinella( ), Prugnolo ( ),Caprifogli ( e ), Ligustro( ), Rovi ( ,
, ), Sambuco nero (), Biancospini ( e
), Fusaggini () ecc.; tra le erbacee più vistose il Lino o
Capelli delle Fate ( gr. ) e le numeroseorchidee ( , ,
, , , ecc.).Sporadicamente in questo tratto, per via
dell'esposizione meridionale, è possibile incontrare finoa 850 m il Leccio ( ), il Fico ( ) e l'Asparago pungente ( ).
Il Carpino nero, oltre ad associarsisporadicamente con la Roverella nella colonizzazionedei versanti più ripidi, sui versanti settentrionali formapopolamenti misti con il Nocciolo ( ),Olmo montano ( ), Acero di Monte (
), Cerro ( ), Maggiociondolo( ), Ciliegio ( ), ecc.Sui 900-1000 m si pone in contatto con la faggeta in fascedi transizione assai ricche di specie dei due diversi pianivegetazionali.
La faggeta osservabile dalla“Napoleonica” si presenta ricca evariegata nel corteggio floristicoanche delle specie arboreo-arbustive sinora citate: quindi unafaggeta «relativamente calda» delp i a n o b a s s o m o n t a n o ,caratterizzata dalla presenzad e l l ' e r b a c e a A n e m o n edel l 'Appennino (
).Ai bordi della strada è possibileosservare stupende fioriture diorchideee tra cui le Cefalantere( ,
).
I versanti rupetri privi dicopertura arborea sono ricche dipiccoli suffrutici aromatici come
Buxus
sempervirens
Cornus sanguinea Prunus spinosa
Lonicera etrusca L. caprifolium
Ligustrum vulgare Rubus ulmifolius Rubus
hirtus Rubus canescens Sambucus
nigra Crataegus monogyna C.
oxyacantha Euonymus europaeus, E.
verrucosus
Stipa capillata
Ophrys sphegodes Ophrys bertolonii Orchis
purpurea Orchis tridentata Ophrys apifera
Quercus ilex Ficus carica
Asparagus acutifolius
Corylus avellana
Ulmus glabra Acer
obtusatum Quercus cerris
Laburnum anagyroides Prunus avium
Fagus
sylvatica
Anemone
apennina
Cephalantera longifolia C.
damasonium
BOSCHI DI CARPINO NERO
B O S C H I D I FA G G I O (
)
GARIGHE E RUPI
la Santoreggia ( ), iTimi ( sp. pl.), l'Elicriso( ), o dallespettacolari fioriture come gliEliantemi ( ,
).
Ques to brevebotanico ha lasciato solo intravederela notevole ricchezza floristica evegetazionale che fiancheggia lavecchia “Napoleonica”: gli stessimuretti a secco, che in alcuni puntinecessitano di riparazioni (l'incuriaha fatto sì che diversi esemplari diOrniello si sviluppassero tra queisassi), sono ricoperti dai bei fioridell'Alisso montano (
) e delle Borracine( sp. pl.).
Le innumerevoli specie e comunità vegetaliosservabili, insieme agli elementi geologici e zoologici,rendono questa antica strada un “palestra naturale” per ladidattica naturalistica e l'educazione ambientale.
Nel l 'o t t ica di auspicabi le recuperoarchitettonico dei muretti occorrerà sicuramenteestirpare i vegetali di disturbo (come l'Orniello) sui
muretti, ma senza stravolgere la florula ivi tenacementeattaccata ( , ecc.); inoltre sarebbe opportunoeliminare, per quanto possibile, le invasive Robinie( ) ed Ailanti (
), veri e propri cancri verdi della nostra epoca,che cominciano ad attaccare il bordo della strada: il lorosviluppo interferisce negativamente con la naturaleevoluzione delle comunità vegetali, portando in molticasi ad una banalizzazione della flora spontanea e quindiad un abbassamento della biodiversità.
L'idea di un percorso botanico, ma ancorameglio se geologico e zoologico insieme, diventa allorauna buona occasione non solo per salvaguardare laNatura, ma anche le opere dell'Uomo, che della Naturaha sempre fatto parte.
Satureja montana
Thymus
Helichrysum italicum
Helianthemum canum
H. apenninum
exursus
Alyssum
montanum
Sedum
Sedum
Robinia pseudoacacia Ailanthus
altissima
CONCLUSIONI E IDEE PER UNP E R C O R S O B O T A N I C O -NATURALISTICO
IL PAESAGGIO VEGETALE NEI DINTORNIDELLA “STRADA NAPOLEONICA”
NEL TRATTO PETTORANO SUL GIZIO – ROCCA PIAIDEE PER UN PERCORSO BOTANICO-NATURALISTICO
A sinistra, a mezza costa, la strada “Napoleonica”
La strada “Napoleonica” vista dal basso
Una cascata a fondovalleUna cascata a fondovalle
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Savocchio Domenico
Tipografia:
Autorizzazione Tribunale di L’Aquila N.480 del 21.11.2001Tel. 338.2161989
Stampato il 10 luglio 2006 - Spedito il 17 luglio 2006
VOX MILITIAE --6
LUGLIO 2006VMVM
VOX NOTIZIEVOX NOTIZIE
Sabato 13 e domenica 14 maggio in settanta, soci esimpatizzanti della VOX MILITIAE accompagnati dairispettivi coniugi, figli e parenti, hanno compiuto uninteressantissimo viaggio di aggiornamento culturale agliscavi di Pompei ed alle città di Sorrento e Napoli. All'arrivoa Pompei i partecipanti, suddivisi in due gruppi eaccompagnati da due gentilissime e brave guide, hannovissuto momenti di particolare sensazioni percorrendo lestrade, entrando nelle case ed osservando gli oggettiusuali della vita di duemila anni fa.Terminata la visita agli scavi, dopo una breve sosta inalbergo, la comitiva si è rimessa in viaggio per la visita a
Sorrento, uno dei tanti gioielli dell'omonima penisola. Laserata si è conclusa assistendo ad un caratteristicospettacolo di “Tarantella” napoletana che racconta “i puntisalienti della storia di Sorrento e del Regno di Napoli negliultimi 500 anni”. Domenica 14 maggio, dopo una brevevisita al santuario di Pompei, trasferimento nella città diNapoli per una passeggiata guidata nel centro storicoattraverso via Toledo e in riva al mare: S. Lucia, BorgoMarinaro, Castel dell'Ovo, via Caracciolo, …, perapprezzarne i monumenti, la vita e la cucina.Alle 19,30, un po'stanchi ma soddisfatti, la comitiva si èrimessa in viaggio per il rientro a L'Aquila.
ESCURSIONE CULTURALE AL SITO ARCHEOLOGICODI POMPEI, ALLE CITTA' DI SORRENTO E NAPOLI
RADUNO NAZIONALE DEL FANTE
Donato CALABRESE
Nei giorni 29 e 30 aprile 2006 si è svolto nella città diChioggia (VE) il XXVIII° Raduno Nazionale del Fante. Allamanifestazione ha partecipato una vasta rappresentanzadelle Sezioni di Chieti e Sulmona (AQ) al seguito delConsigliere nazionale e responsabile regionale Col. (R)Donato CALABRESE e dei presidenti sezionali Gen. (R)Italo GIAMMARCO e Ten. Col. (R) Pietro VALENTE.Su indicazione della Presidenza Nazionale del Fante,ciascuna Regione partecipante al raduno è stataidealmente chiamata a testimoniare il Valore delleBandiere di Guerra dell'Arma della Fanteria che hannotrovato degna custodia nel Territorio Regionale:
17° Reggimento Fanteria “Acqui”;57° Reggimento Fanteria “San Martino”;123° Reggimento Fanteria “Chieti”.
---
BENVENUTArallegramenti ai genitori
Valentina LARCINESE e Mauro SUFFOLETTA
SOFIA SUFFOLETTAE' nata il 17 giugno 2006 a L'Aquila.
Patronesse Crocerossine
CODICE DELLE PARI OPPORTUNITA' TRA UOMO E DONNA
E’ entrato in vigore il 15 giugno il decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198
recante "Codice delle pari opportunità tra uomo e donna, a norma dell'articolo 6
della legge 28 novembre 2005, n. 246". Il provvedimento, che opera un riordino delle
disposizioni volte a combattere le discriminazioni e ad attuare pienamente ed
effettivamente il principio di uguaglianza, è stato infatti pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale n. 125 del 31 maggio 2006 Suppl. Ordinario n. 133. Il Codice,
composto di 58 articoli, si divide in quattro libri. Il primo contiene disposizioni
generali per la promozione delle pari opportunità tra uomo e donna. Nei libri
successivi trovano spazio le disposizioni volte alla promozione delle pari
opportunità nei rapporti etico-sociali, nei rapporti economici e nei rapporti
civili e politici. Il provvedimento riordina, tra l'altro, le disposizioni relative
alle consigliere e ai consiglieri di parità nominati a livello nazionale, regionale
e provinciale, alle pari opportunità nel lavoro, nell'attività d'impresa e
nell'accesso alle cariche elettive.
IL CODICE DEL CONSUMO
Il Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato on line la versione definitiva
del Codice del Consumo e della Relazione illustrativa. Il Codice del Consumo
rappresenta il testo fondamentale di riferimento in materia di tutela dei diritti
dei consumatori e degli utenti. Per la prima volta, il Codice fa assumere un autonomo
rilievo al diritto dei consumatori nell'ambito dell'ordinamento civile e la sua
articolazione si ispira alle teorie sul processo di acquisto. Il Codice riunisce,
coordina e semplifica le disposizioni normative incentrate intorno alla figura del
consumatore, come cittadino conscio dei propri diritti e doveri. Il Codice è
orientato a favorire l'informazione del consumatore, a tutelarlo nella fase di
raccolta delle informazioni, ad assicurare la correttezza dei processi negoziali e
delle forme contrattuali da cui discendono le decisioni di acquisto. Vengono
definiti inoltre in modo chiaro i diritti e gli interessi individuali e collettivi
dei consumatori e degli utenti, promuovendone la tutela in sede nazionale e locale,
anche in forma collettiva. Si migliora, altresì, la concorrenza, la trasparenza e
l'informazione nel mercato, favorendo la qualità dei prodotti e dei servizi, nonché
la crescita della fiducia dei cittadini e degli operatori economici
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