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Nomenclatura chimica

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La nomenclatura chimica è regolamentata dalla IUPAC (International Union for Pure and

Applied Chemistry), un'associazione internazionale che periodicamente si riunisce per aggiornare le

regole della "sintassi chimica" alla luce delle nuove conoscenze. Le regole della nomenclatura,

presentate qui e tuttora valide, sono state elaborate durante il congresso IUPAC del 1959, basato

sulle precedenti proposte di Alfred Stock.

Antoine Lavoisier, intorno al 1787, diede per primo una sistemazione alla nomenclatura chimica

rendendola simile alla moderna. I suffissi -ico -oso -ato -ito -uro, usati ancora oggi, furono

introdotti dal chimico francese. Per gli elementi, Lavoisier propose dei simboli geometrici, poi

sostituiti da John Dalton, che all'inizio dell'Ottocento usava segni circolari.

I simboli degli elementi come li conosciamo oggi furono introdotti da Jöns Jacob Berzelius nel

1813. La loro semplicità ha contribuito, a poco a poco, alla definitiva affermazione di tale

simbologia.

I simboli degli elementi sono costituiti da una, due o tre lettere che derivano dal nome originale,

spesso latino dell'elemento chimico. Per esempio, la lettera C rappresenta il carbonio (dal latino

carbo), O l'ossigeno (dal greco oxis e genes), U l'uranio (dal pianeta Urano, scoperto pochi anni

prima dell'elemento), Cu il rame (dal latino cuprum), Fl il flerovio ecc.

Indice

1 La valenza e lo stato di ossidazione

2 Leggere e scrivere le formule

3 La nomenclatura chimica

o 3.1 La nomenclatura dei composti binari

3.1.1 I sali binari

3.1.2 I composti binari dell'ossigeno

3.1.3 I composti binari dell'idrogeno

o 3.2 La nomenclatura dei composti ternari

3.2.1 Gli idrossidi

3.2.2 Gli ossiacidi

3.2.3 Gli acidi meta-, piro-, orto-

3.2.4 I sali ternari

4 Bibliografia

5 Altri progetti

6 Collegamenti esterni

La valenza e lo stato di ossidazione

Lo stesso argomento in dettaglio: Valenza (chimica) e Stato di ossidazione.

Gli atomi formano legami utilizzando gli elettroni degli orbitali esterni: condividendoli, cedendoli o

catturandoli dagli atomi vicini. Da qui deriva il concetto di valenza.

In passato, quando non era chiara la natura del legame chimico, si confrontavano le formule dei

composti con quelle di composti analoghi contenenti idrogeno oppure ossigeno. La valenza di un

elemento era data dal numero di idrogeni o dal doppio degli ossigeni necessari per rimpiazzare

l'elemento considerato. Per esempio, in AgCl l'argento sostituisce un idrogeno di HCl, quindi Ag ha

valenza 1.

Conoscere la valenza degli elementi combinati è di fondamentale importanza per assegnare i nomi e

scrivere le formule corrette dei composti. Per ricavare le valenze dobbiamo conoscere le

configurazioni elettroniche dei composti.

Analogo al concetto di valenza è quello di numero di ossidazione legato al primo dalla relazione

Valenza = Val.ass.( OX).

Lo stato di ossidazione (o numero di ossidazione) di un elemento chimico in un composto è definito

come la differenza tra il numero di elettroni di valenza dell'atomo considerato e il numero di

elettroni che ad esso rimangono dopo aver assegnato tutti gli elettroni di legame all'atomo più

elettronegativo di ogni coppia. Il numero di ossidazione (abbreviato in "n.o.") è positivo se gli

elettroni vengono ceduti, mentre è negativo se vengono acquistati.

Regola Esempio

Gli atomi nelle sostanze elementari hanno sempre

stato di ossidazione zero.

In Cl2 l'OX del cloro è zero.

In S8 lo zolfo ha OX zero.

Lo stato di ossidazione dell'ossigeno è -2, tranne nei

perossidi, in cui vale -1, nei superossidi, dove vale -

0.5 (anione O2-) e quando è legato al fluoro, in cui è

+2.

In Na2O, H2O, MgO, Al2O3 l'ossigeno ha

stato di ossidazione -2.

Nei perossidi di idrogeno e di sodio (per

esempio, H2O2 e Na2O2) ha stato di

ossidazione -1.

In F2O l'ossigeno ha stato di ossidazione +2.

In KO2 (superossido di potassio) vale -0.5

Lo stato di ossidazione dell'idrogeno è +1, fanno

eccezione i casi in cui H è combinato con un metallo,

nel qual caso ha stato di ossidazione -1.

In H2O, HCl, H2SO3, HF, NH3, PH3, CH4

l'idrogeno ha OX +1.

Negli idruri dei metalli, come LiH, CuH,

l'idrogeno ha OX -1 (notiamo che H è posto

a destra della formula).

Gli ioni monoatomici hanno stato di ossidazione

coincidente con la carica elettrica.

Il ferro in Fe3+ ha OX +3. Il sodio in NaCl

(Na+Cl-) ha OX +1. Il magnesio in MgO

(Mg2+O2-) ha OX +2.

In uno ione poliatomico la somma degli stati di

ossidazione deve equivalere alla carica dello ione.

In OH- l'ossigeno ha OX -2 e l'idrogeno ha

OX +1. La somma dà -1.

In SO42- i 4 ossigeni danno -8. Perché avanzi

-2 allo ione, lo zolfo deve avere OX +6.

In Cr2O72- i 7 ossigeni danno -14; perché

restino due cariche negative i due atomi di

cromo devono avere +12, quindi +6

ciascuno.

In una molecola o in un composto ionico la somma

degli stati di ossidazione deve essere zero (le

molecole sono neutre).

In H2O ogni idrogeno ha OX +1 e l'ossigeno

ha OX -2, quindi +1+1-2=0.

In PbO2 i due ossigeni (con OX -2) danno -

4; perché il totale sia zero, il piombo deve

avere OX +4.

In un legame covalente gli elettroni condivisi sono

formalmente attribuiti all'atomo più elettronegativo.

In PCl3 il fosforo forma tre legami con il più

elettronegativo cloro. Quindi il fosforo ha

OX +3 e il cloro ha OX -1.

Lo stato di ossidazione non fa distinzione tra valenza covalente o ionica, ma può essere utile saper

distinguere i due casi poiché i composti ionici hanno caratteristiche molto diverse da quelli

covalenti.

Per quanto riguarda gli stati ionici, in generale i non metalli si trasformano in anioni mentre i

metalli diventano cationi. Gli ioni negativi monoatomici con carica superiore a 1 (O2-, N3-, P3-) non

possono esistere nelle soluzioni acquose, poiché reagiscono con l'acqua. Essi possono trovarsi solo

allo stato solido, combinati con ioni positivi.

Le cariche di tali ioni presentano un andamento periodico evidente, almeno per i gruppi principali.

Leggere e scrivere le formule

Ogni composto è rappresentabile con una formula i cui simboli esprimono, sinteticamente, i tipi di

atomi e il loro numero. Per esempio una molecola di CO2, diossido di carbonio, contiene un atomo

di carbonio e due atomi di ossigeno. Il numero due, in basso a destra di O, si chiama indice

numerico e ci indica quanti atomi di ossigeno ci sono nella molecola o nella formula. A destra del C

non ci sono numeri; per convenzione il simbolo nudo sottintende il numero uno.

Nel leggere gli indici di una molecola usiamo i seguenti prefissi:

Prefisso Quantità

mono- 1

di- / bi- 2

tri- 3

tetra- 4

penta- 5

esa- 6

epta- 7

otta- 8

nona- 9

deca- 10

La maggior parte dei composti è formato da due parti; una, quella a sinistra nella formula chimica, è

costituita da un elemento con carattere metallico o da un catione, mentre l'altra (quella a destra nella

formula chimica) è costituita da un non metallo o da un anione. In generale, scriviamo a sinistra

della formula l'elemento che ha stato di ossidazione più positivo.

Per i composti binari, cioè formati da due elementi, il nome si costruisce indicando per primo

l'elemento scritto a destra (che è più negativo) con la desinenza -uro seguito dal nome dell'altro

elemento. Fanno eccezione i composti dell'ossigeno, che vengono chiamati ossidi e non ossigenuri.

Per poter scrivere correttamente le formule bisogna rispettare la regola 6 degli stati di ossidazione,

in base alla quale la somma degli stati di ossidazione degli atomi più positivi deve essere uguale e

opposta a quella degli elementi non metallici scritti a destra nel composto.

Se tutti e due gli ioni (catione e anione) hanno lo stesso stato di ossidazione in valore assoluto (+1 -

1, +2 -2, +3 -3 ecc.), otteniamo la formula scrivendo affiancati i simboli dei due ioni.

Se gli stati di ossidazione sono diversi, la strada più veloce per arrivare alla formula consiste

nell'usare lo stato di ossidazione di un elemento come indice dell'altro e viceversa.

Nei composti binari, per esempio, il numero di atomi di ciascun elemento nella formula è uguale

allo stato di ossidazione dell'altro elemento, come nella formula del diossido di piombo con stato di

ossidazione Pb+4.

1. Scriviamo i simboli con i rispettivi stati di ossidazione nell'ordine corretto: prima l'elemento

più metallico (catione) e poi l'anione non metallico o poliatomico.

2. Lo stato di ossidazione del metallo diventa l'indice del non metallo e viceversa.

3. Nell'eventualità che i due indici della formula abbiano un divisore comune, la formula si

semplifica. Nel caso in esame, dividiamo gli indici per 2.

La semplificazione non va fatta in alcuni casi, come quello dell'acqua ossigenata (H2O2) o nel caso

in cui l'ossigeno forma un perossido con un elemento del primo gruppo.

Un altro metodo per determinare le formule chimiche è basato sul calcolo del minimo comune

multiplo fra le valenze ioniche.

La nomenclatura chimica

La nomenclatura chimica permette di identificare i composti mediante un nome specifico, che si

definisce a partire dalla formula della sostanza.

Alcuni composti sono indicati prevalentemente con il loro nome comune: sono un esempio l'acqua

(H2O) e l'ammoniaca (NH3). Nella maggior parte dei casi però per attribuire il nome ai differenti

composti si utilizzano alcune regole codificate. Esistono diversi sistemi di nomenclatura: la

nomenclatura tradizionale, quella IUPAC e la nomenclatura di Stock.

1. La nomenclatura tradizionale è basata principalmente sulla divisione degli elementi in

metalli e non metalli e tiene conto dello stato di ossidazione degli atomi che formano la

molecola.

2. La nomenclatura secondo la notazione di Stock, ufficializzata dalla IUPAC nel 1940,

fornisce informazioni più chiare sullo stato di ossidazione degli elementi; essa infatti indica

gli stati di ossidazione con cifre romane poste tra parentesi.

3. La nomenclatura IUPAC è basata sulle regole redatte dalla IUPAC nel 1959, riviste nel

1971 e nel 1990; essa ci consente di evidenziare, in modo chiaro e immediato, la relazione

fra il nome di un composto e la sua formula chimica.

La seguente tabella mostra le radici dei nomi di alcuni elementi usate per attribuire i nomi ai

composti.

Elemento Radice del nome

Idrogeno idr-

Fluoro fluor-

Cloro clor-

Bromo brom-

Iodio iod-

Zolfo solf-

Selenio seleni-

Azoto nitr-

Fosforo fosf-

Carbonio carb- o carbon-

Silicio silic-

Boro bor-

La nomenclatura dei composti binari

Ci sono due classi di composti binari (formati cioè da due elementi chimici): i composti ionici e i

composti molecolari.

I composti ionici sono costituiti da un catione metallico (che si scrive per primo nella formula

chimica) e da un anione non metallico. I composti più importanti appartenenti a questa classe sono

gli idruri ionici (o salini), i sali binari (per esempio gli alogenuri e i solfuri) e gli ossidi basici.

L'altra classe, quella dei composti binari molecolari, comprende gli ossidi acidi (chiamati anidridi

nel linguaggio tradizionale) gli idracidi e gli idruri covalenti (o molecolari).

I sali binari

Le formule di questi composti ionici comprendono una parte metallica (la prima) e una non

metallica (la seconda).

Nella nomenclatura IUPAC, gli ioni monoatomici negativi sono denominati aggiungendo il suffisso

-uro al nome del non metallo da cui derivano.

F- Cl- Br- I- S2- N3-

fluoruro cloruro bromuro ioduro solfuro nitruro

Nella denominazione di questi composti, contrariamente a quanto accade nella formula, il nome

dello ione positivo segue quello dell'anione.

Formula Nome

NaCl cloruro di sodio

CaS solfuro di calcio

Se i due elementi si combinano in modi diversi, usiamo i prefissi mono-, di-, tri-, tetra-, penta-, esa-

, epta- a seconda del numero di atomi che entrano a far parte del composto.

Come possiamo vedere nella tabella seguente, il suffisso -uro segue il nome dell'anione, che a sua

volta è preceduto dal prefisso che indica il numero degli atomi presenti nella formula.

Formula Nome tradizionale Nome secondo Stock Nome IUPAC

FeCl2 cloruro ferroso cloruro di ferro(II) dicloruro di ferro

FeCl3 cloruro ferrico cloruro di ferro(III) tricloruro di ferro

Al2S3 solfuro di alluminio solfuro di alluminio trisolfuro di dialluminio

CuCl cloruro rameoso cloruro di rame(I) monocloruro di rame

CuCl2 cloruro rameico cloruro di rame(II) dicloruro di rame

Per esempio in Fe2S3 l'anione è solfuro e gli atomi di zolfo sono tre: il nome quindi sarà trisolfuro,

dove il prefisso tri- si riferisce ai tre atomi di zolfo. Poiché allo zolfo sono legati due atomi di ferro

si aggiungerà di diferro, dove il prefisso di- indica la presenza dei due atomi di ferro.

La nomenclatura di Stock che è riportata nella tabella prevede l'indicazione dello stato di

ossidazione dello ione (numero romano scritto in parentesi) tranne che nel caso dei composti fra

non metalli. Inoltre, lo stato di ossidazione tra parentesi non va inserito quando il metallo ne

possiede uno solo, e il prefisso mono- va usato solo se necessario.

Nel caso dei sali binari è ancora in uso la nomenclatura tradizionale che utilizza i suffissi -oso e -ico

per indicare rispettivamente lo stato di ossidazione minore e quello maggiore dei cationi metallici.

I possibili stati di ossidazione degli elementi chimici si trovano sulla tavola periodica. Consideriamo

per esempio i due cloruri del ferro. Nel caso di FeCl2 il ferro presenta stato di ossidazione +2; dato

che secondo la tavola periodica il ferro può avere anche stato di ossidazione +3, nella molecola di

FeCl2 il ferro presenta lo stato di ossidazione inferiore; il nome tradizionale sarà perciò cloruro

ferroso (cloruro + nome del catione con suffisso -oso).

Nella molecola FeCl3 lo stato di ossidazione del ferro è +3, ovvero lo stato di ossidazione maggiore

fra quelli possibili: il nome della molecola sarà quindi cloruro ferrico (cloruro + nome del catione

con suffisso -ico).

Analogamente, i due cloruri del rame si chiamano cloruro rameoso e cloruro rameico.

I composti binari dell'ossigeno

L'ossigeno forma composti con quasi tutti gli elementi della tavola periodica; tali composti si

chiamano ossidi. In essi, l'ossigeno ha sempre stato di ossidazione -2. L'unica eccezione è costituita

dal composto OF2, che non è un ossido ma un fluoruro, nel quale O ha stato di ossidazione +2;

infatti il fluoro è l'unico elemento più elettronegativo dell'ossigeno.

Nella formula degli ossidi si scrive mettendo sempre l'ossigeno a destra, preceduto dall'altro

elemento. Nella tabella seguente, in base alla valenza dell'elemento E generico, indichiamo tutte le

possibili formule degli ossidi e alcuni esempi.

La nomenclatura IUPAC utilizza il termine ossido preceduto dai prefissi mono-, di-, tri- ecc. in base

al numero di atomi di ossigeno presenti nella molecola. A tale termine seguono di e il nome del

catione preceduto da un prefisso che specifica il numero di atomi con cui il catione compare nella

molecola.

Secondo la nomenclatura di Stock gli ossidi dei vari elementi, con stato di ossidazione variabile,

sono distinti indicando lo stato di ossidazione con un numero romano posto tra parentesi.

La nomenclatura tradizionale, a differenza delle altre due, distingue gli ossidi dei metalli (ossidi

basici) da quelli dei non metalli (ossidi acidi) e utilizza regole diverse nei due casi.

Gli ossidi dei metalli hanno in genere comportamento basico, indicato dalla reazione dell'ossido con

l'acqua in cui si formano ioni OH- (idrossido) capaci di colorare di blu la cartina universale del pH.

Le sostanze basiche insolubili in acqua sono invece riconoscibili dalla capacità di solubilizzarsi

negli acidi.

Nella seguente tabella riportiamo alcuni esempi di ossidi basici e i relativi nomi, utilizzando sia la

nomenclatura IUPAC, sia quella secondo Stock, sia quella tradizionale.

Stato di ossidazione dell'atomo E Formula generica Esempio Nome IUPAC

1 E2O Na2O ossido di disodio

2 EO MgO ossido di magnesio

3 E2O3 Al2O3 triossido di dialluminio

4 EO2 CO2 diossido di carbonio

5 E2O5 V2O5 pentossido di divanadio

6 EO3 UO3 triossido di uranio

7 E2O7 Mn2O7 eptossido di dimanganese

8 EO4 OsO4 tetrossido di osmio

Elemento Stato di

ossidazione Formula

Nome

tradizionale

Nome secondo

Stock Nome IUPAC

Cu +1

+2

Cu2O

CuO

ossido rameoso

ossido rameico

ossido di rame(I)

ossido di rame(II)

monossido di

dirame

monossido di rame

Sn +2

+4

SnO

SnO2

ossido stannoso

ossido stannico

ossido di stagno(II)

ossido di

stagno(IV)

monossido di

stagno

diossido di stagno

Fe +2

+3

FeO

Fe2O3

ossido ferroso

ossido ferrico

ossido di ferro(II)

ossido di ferro(III)

monossido di ferro

triossido di diferro

Come vediamo nella tabella, secondo la nomenclatura tradizionale si utilizza il suffisso -oso quando

il metallo ha stato di ossidazione minore e il suffisso -ico quando il metallo ha stato di ossidazione

maggiore.

Gli ossidi dei non metalli hanno invece comportamento acido; tale comportamento è caratterizzato

dalla capacità degli ossidi di reagire con l'acqua sviluppando ioni H+ solvatati (H3O+ o ioni idronio).

Le soluzioni acide risultanti sono riconoscibili dalla cartina universale del pH, che assume

colorazione rossa o arancio.

Nel caso degli ossidi acidi, la nomenclatura tradizionale utilizza il termine anidride al posto di

ossido. Tale denominazione, molto comune in passato, non è più utilizzata in chimica.

1. Quando il non metallo ha un solo stato di ossidazione, allora il composto prende il nome di

anidride seguito dal nome del catione con il suffisso -ica: anidride borica.

2. Se il non metallo ha due stati di ossidazione, utilizziamo come al solito i suffissi -osa (stato

di ossidazione minore) e -ica (stato di ossidazione maggiore): anidride solforosa, anidride

solforica.

3. Se infine il non metallo presenta più di due stati di ossidazione aggiungiamo il prefisso ipo-

(stato di ossidazione minimo) e il prefisso per- (stato di ossidazione massimo): anidride

ipoclorosa, anidride clorosa, anidride clorica, anidride perclorica.

Per complicare la situazione, esistono composti che non seguono neppure le regole della

nomenclatura tradizionale; è il caso degli ossidi dell'azoto, del carbonio, del manganese e del

cromo. Questo è uno dei motivi per cui è consigliabile utilizzare sempre la nomenclatura IUPAC.

Per quanto riguarda la nomenclatura secondo Stock, la regola è la stessa degli ossidi basici: ossido

di + nome del non metallo, seguito dallo stato di ossidazione scritto in numeri romani tra parentesi:

ossido di zolfo(IV), ossido di zolfo(VI).

Un tipo particolare di ossidi, i perossidi, contiene due atomi di ossigeno legati tra loro: -O-O-

oppure O2−2, dove l'ossigeno ha stato di ossidazione -1. In questi composti, l'atomo di ossigeno

presente in più rispetto ai normali ossidi tende a essere rilasciato facilmente.

La nomenclatura IUPAC, così come quella tradizionale e quella di Stock, utilizza il termine

perossido seguito dal nome dell'altro elemento: H2O2 perossido di idrogeno; Na2O2 perossido di

sodio (un solido di colore giallo). Il perossido di idrogeno, noto anche come acqua ossigenata, è un

liquido che usiamo comunemente come disinfettante proprio grazie alla sua capacità di liberare

ossigeno, tossico per gli organismi patogeni.

Elemento Stato di

ossidazione Formula Nome tradizionale Nome IUPAC

B +3 B2O3 anidride borica triossido di diboro

C +4

+2

CO2

CO

anidride carbonica o ossido di

carbonio

diossido di carbonio

monossido di carbonio

N

+1

+2

+3

+4

+4

+5

N2O

NO

N2O3

NO2

N2O4

N2O5

protossido di azoto

ossido di azoto

anidride nitrosa

ipoazotide o diossido di azoto

ipoazotide

anidride nitrica

monossido di diazoto

monossido di azoto

triossido di diazoto

diossido di azoto

tetrossido di diazoto

pentossido di diazoto

P +3

+5

P2O3

P2O5

anidride fosforosa

anidride fosforica

triossido di difosforo

pentossido di difosforo

S +4

+6

SO2

SO3

anidride solforosa

anidride solforica

diossido di zolfo

triossido di zolfo

Cl

+1

+3

+4

+5

+7

Cl2O

Cl2O3

ClO2

Cl2O5

Cl2O7

anidride ipoclorosa

anidride clorosa

diossido di cloro

anidride clorica

anidride perclorica

monossido di dicloro

triossido di dicloro

diossido di cloro

pentossido di dicloro

eptossido di dicloro

Cr

+2

+3

+6

CrO

Cr2O3

CrO3

ossido cromoso

ossido cromico

anidride cromica

monossido di cromo

triossido di dicromo

triossido di cromo

Mn

+2

+3

+4

+6

+7

MnO

Mn2O3

MnO2

MnO3

Mn2O7

ossido manganoso

ossido manganico

diossido di manganese

anidride manganica

anidride permanganica

monossido di

manganese

triossido di

dimanganese

diossido di manganese

triossido di manganese

eptossido di

dimanganese

I composti binari dell'idrogeno

Possiamo distinguere i composti binari dell'idrogeno in tre gruppi: idruri salini, idruri molecolari e

idracidi.

Gli idruri salini o ionici sono composti dell'idrogeno con metalli poco elettronegativi,

tipicamente i metalli del I e del II gruppo. Si tratta di composti ionici in cui l'atomo di

idrogeno è presente sotto forma di ione idruro H- con stato di ossidazione -1. La formula di

questi composti si scrive mettendo sempre per primo l'altro elemento e poi l'idrogeno: LiH.

Gli idruri molecolari o covalenti sono composti dell'idrogeno con semimetalli e non

metalli (IV, V, VI gruppo); esempi di tali composti sono il metano e l'ammoniaca. Anche in

questo caso, nella formula scriviamo prima il nome dell'altro elemento e poi quello

dell'idrogeno: CH4, NH3. A differenza dei precedenti, questi composti sono costituiti da

molecole e sono spesso liquidi o gassosi, mentre gli idruri salini sono solidi.

La tabella mostra le differenze tra queste due classi di composti.

Idruri salini Idruri covalenti

Sono formati da un metallo + idrogeno. Non metallo o semimetallo + idrogeno.

Sono solidi (tranne GaH3 che è liquido). Sono gas, spesso infiammabili all'aria, o liquidi.

Hanno un'elevata percentuale di carattere ionico. Sono tutti covalenti, con molecole poco polari o

apolari, tranne NH3 che è molto polare.

Tendono a reagire con l'acqua sviluppando

idrogeno gassoso e lasciando una soluzione

basica di idrossido del metallo.

A contatto con l'acqua reagiscono in modo vario;

CH4, per esempio, non è solubile in acqua e non

reagisce con essa.

La nomenclatura IUPAC di questi composti è unica: usiamo infatti il termine idruro preceduto dal

prefisso mono-, di-, tri-, ecc. (che indica il numero di atomi di idrogeno) seguito da di e dal nome

dell'elemento legato all'idrogeno: tetraidruro di carbonio. Nella nomenclatura tradizionale, il

termine idruro è seguito dal nome dell'altro elemento con il suffisso -oso oppure -ico a seconda

dello stato di ossidazione. La nomenclatura secondo Stock indica come al solito lo stato di

ossidazione tra parentesi e in numeri romani.

È importante ricordare che per molti idruri continuiamo a utilizzare il nome comune, il cui uso è

permesso dalla IUPAC.

Formula Caratteristiche Nome

tradizionale

Nome

comune Nome IUPAC

LiH solido, ionico idruro di litio idruro di litio

BaH2 solido, ionico idruro di bario diidruro di bario

AlH3 solido covalente continuo,

parzialmente ionico

idruro di

alluminio

triidruro di

alluminio

CH4 gas molecolare, infiammabile metano tetraidruro di

carbonio

SiH4 gas molecolare, si incendia all'aria silano tetraidruro di

silicio

NH3 gas molecolare, solubile in acqua ammoniaca triidruro di azoto

PH3 gas molecolare, si incendia all'aria fosfina triidruro di fosforo

AsH3 gas molecolare, si incendia all'aria arsina triidruro di

arsenico

Gli idracidi sono un piccolo gruppo di sei composti binari di natura molecolare, costituiti da

idrogeno e da un non metallo.

La formula degli idracidi si scrive indicando sempre per primo l'atomo di idrogeno: HI, HF, HCl.

Come dice il loro nome, questi composti hanno carattere acido: ciò significa che in soluzione

acquosa le loro molecole si ionizzano liberando ioni H+ e anioni (per esempio ioni I-, F- oppure Cl-).

La presenza degli ioni H+ conferisce una forte acidità alla soluzione, che diventa irritante e colora di

rosso la cartina indicatrice.

La nomenclatura IUPAC denomina queste sostanze aggiungendo il suffisso -uro al nome del non

metallo e aggiungendo poi di idrogeno: ioduro di idrogeno, fluoruro di idrogeno, cloruro di

idrogeno.

Formula Nome IUPAC Nome tradizionale

HF fluoruro d'idrogeno acido fluoridrico

HCl cloruro d'idrogeno acido cloridrico

HBr bromuro d'idrogeno acido bromidrico

Hl ioduro d'idrogeno acido iodidrico

H2S solfuro di diidrogeno acido solfidrico

HCN cianuro d'idrogeno acido cianidrico

È molto usata anche la nomenclatura tradizionale, che aggiunge il suffisso -idrico al nome del non

metallo e lo fa precedere dal termine acido: acido iodidrico, acido fluoridrico, acido cloridrico.

La nomenclatura dei composti ternari

I composti ternari sono formati dalla combinazione di tre differenti elementi. I principali composti

ternari sono gli idrossidi, gli ossiacidi (detti anche ossoacidi) e i sali degli ossiacidi.

Gli idrossidi

Gli idrossidi sono composti di tipo ionico che otteniamo facendo reagire gli ossidi basici con

l'acqua.

Il gruppo monovalente caratteristico degli idrossidi è l'ossidrile (OH) presente come ione idrossido

(OH-).

Nella formula, il simbolo del metallo precede il gruppo ossidrile OH. Per i metalli bivalenti,

trivalenti, ecc., il gruppo OH si racchiude tra parentesi: Ca(OH)2 e non CaOH2.

La nomenclatura IUPAC assegna a questi composti il nome idrossido preceduto dal suffisso -

mono, -di, -tri, ecc. per indicare il numero di gruppi OH presenti nella molecola, seguito dal nome

del catione, per esempio idrossido di sodio.

Nella notazione di Stock facciamo seguire al nome del catione il numero romano tra parentesi che

indica il suo stato di ossidazione; secondo la nomenclatura tradizionale, infine, distinguiamo i due

stati di ossidazione per mezzo dei suffissi -oso e -ico. Dato che il gruppo OH è monovalente e

forma un legame ionico, lo stato di ossidazione del catione coincide con il numero di gruppi OH che

fanno parte della molecola. La tabella seguente riporta alcuni esempi di idrossidi con i relativi nomi.

Formula Nome tradizionale Nome secondo Stock Nome IUPAC

Ca(OH)2 idrossido di calcio idrossido di calcio diidrossido di calcio

Fe(OH)2 idrossido ferroso idrossido di ferro(II) diidrossido di ferro

Fe(OH)3 idrossido ferrico idrossido di ferro(III) triidrossido di ferro

Sn(OH)2 idrossido stannoso idrossido di stagno(II) diidrossido di stagno

Sn(OH)4 idrossido stannico idrossido di stagno(IV) tetraidrossido di stagno

Al(OH)3 idrossido di alluminio idrossido di alluminio triidrossido di alluminio

Gli ossiacidi

Otteniamo gli ossiacidi facendo reagire l'acqua con le anidridi. Secondo la nomenclatura

tradizionale, ancora in uso, il nome di ciascun ossoacido deriva direttamente dalla corrispondente

anidride.

L'unica differenza consiste nella sostituzione della parola anidride con acido; il suffisso terminale

passa da femminile a maschile.

Secondo la nomenclatura tradizionale, quindi, il termine acido è seguito dal nome del non metallo

con il suffisso -oso se il non metallo presenta stato di ossidazione minore e il suffisso -ico se

presenta stato di ossidazione maggiore. Come nel caso delle anidridi, se gli stati di ossidazione del

non metallo sono più di due utilizziamo anche i prefissi ipo- e per-.

La nomenclatura IUPAC chiama l'ossiacido con il nome del non metallo terminante in -ico

indipendentemente dallo stato di ossidazione, che è indicato tra parentesi scritto in numeri romani.

Il nome dell'elemento è preceduto dal prefisso osso- che se necessario riporta anche il numero di

atomi di ossigeno che compaiono nella molecola; per esempio, acido diossonitrico.

Come gli idracidi, anche gli ossoacidi liberano ioni H+ quando vengono messi in soluzione acquosa.

Formula Stato di ossidazione del non metallo Nome tradizionale Nome IUPAC

H2SO3 +4 acido solforoso acido triossosolforico(IV)

H2SO4 +6 acido solforico acido tetraossosolforico(VI)

HNO2 +3 acido nitroso acido diossonitrico(III)

HNO3 +5 acido nitrico acido triossonitrico(V)

H2CO3 +4 acido carbonico acido triossocarbonico(IV)

H3PO3 +3 acido fosforoso acido triossofosforico(III)

H3PO4 +5 acido fosforico acido tetraossofosforico(V)

HClO +1 acido ipocloroso acido monossoclorico(I)

HClO2 +3 acido cloroso acido diossoclorico(III)

HClO3 +5 acido clorico acido triossoclorico(V)

HClO4 +7 acido perclorico acido tetraossoclorico(VII)

Gli acidi meta-, piro-, orto-

Gli ossiacidi derivano dalla reazione di un'anidride con una molecola d'acqua. Alcune anidridi,

però, possono combinarsi con l'acqua in rapporti diversi:

1:1 oppure 1:2 oppure 1:3

A seconda dei casi, otteniamo ossoacidi diversi. In situazioni come questa la nomenclatura

tradizionale utilizza i prefissi meta-, piro- e orto-. La seguente tabella mostra un esempio che

riguarda l'anidride fosforica P2O5.

Rapporto Reazione Nome dell'acido

1 molecola di anidride + 1 molecola

d'acqua P2O5 + H2O → 2HPO3 acido metafosforico

1 molecola di anidride + 2 molecole

d'acqua

P2O5 + 2H2O →

H4P2O7 acido pirofosforico

1 molecola di anidride + 3 molecole

d'acqua

P2O5 + 3H2O →

2H3PO4

acido ortofosforico (o

fosforico)

Questo comportamento è tipico delle anidridi di fosforo, arsenico, antimonio, silicio e boro.

I poliacidi sono acidi che otteniamo facendo reagire due o più molecole di anidridi con una o più

molecole d'acqua; per denominare questi acidi si usano i prefissi di-, tri- e tetra-.

Rapporto Reazione Nome dell'acido

2 molecole di anidride + 1 molecola

d'acqua 2B2O3 + H2O → H2B4O7 acido tetraborico

2 molecole di anidride + 1 molecola

d'acqua 2CrO3 + H2O → H2Cr2O7

acido dicromico (o

bicromico)

4 molecole di anidride + 3 molecole

d'acqua

4SiO2 + 3H2O →

H6Si4O11 acido tetrasilicico

I sali ternari

I sali ternari sono composti ionici che derivano dagli acidi per sostituzione di uno o più idrogeni con

un catione metallico o con lo ione ammonio NH4+.

Per la nomenclatura tradizionale dei sali ternari valgono le seguenti regole:

1. Se l'acido termina in -oso il sale assume il suffisso -ito;

2. Se l'acido termina in -ico il sale assume il suffisso -ato.

Per esempio, dall'acido solforico (H2SO4) otteniamo i solfati, al nome dell'anione segue poi quello

del catione: solfato di sodio, nel caso in cui il catione abbia più stati di ossidazione si farà terminare

il nome del catione con -oso o -ico rispettivamente per lo stato più basso e quello più alto: solfato

rameoso, solfato rameico. Se gli stati di ossidazione sono più di due utilizziamo, come per gli acidi,

i prefissi ipo- e per-: ipoclorito di sodio.

Nel caso in cui gli anioni corrispondenti, e a loro volta i sali, derivano da acidi che contengono due

atomi di idrogeno e solo uno dei due viene perso, tali composti vengono denominati mettendo il

termine "acido" dopo il nome dell'anione. Comunemente non si usa però la parola acido, ma si

preferisce aggiunge il prefisso bi- al nome dell'anione: bisolfato. Se invece gli anioni derivano da

acidi che contengono tre o quattro atomi di idrogeno, si aggiunge la parola "monoacido" se è

rimasto un solo idrogeno; "biacido" se sono rimasti due atomi di idrogeno e "triacido" se ne sono

rimasti tre.

I sali binari derivano invece dagli idracidi per sostituzione di uno o più atomi di idrogeno.

Ricordiamo che in questo caso il nome dell'acido termina in -idrico e il nome del sale assume il

suffisso -uro (per esempio, dall'acido cloridrico HCl deriva il cloruro di sodio NaCl).

La nomenclatura IUPAC utilizza le stesse regole viste per gli ossoacidi: all'anione poliatomico (o

residuo) si aggiunge il suffisso -ato indipendentemente dallo stato di ossidazione del non metallo,

che è indicato tra parentesi in numeri romani; il nome dell'anione è seguito dal nome del catione,

anch'esso, se necessario, seguito dal proprio stato di ossidazione: triossosolfato(IV) di ferro(II). I

prefissi mono-, di-, tri- servono a specificare il numero di atomi.

Gli acidi che contengono più di un idrogeno, come l'acido solforico (H2SO4), sono detti poliprotici

e da essi possiamo togliere un numero variabile di atomi di idrogeno, ottenendo sali acidi. Se la

sostituzione degli ioni idrogeno è parziale al nome dell'anione poliatomico si fa precedere la

dizione: mono-, di- .... idrogeno: (mono)idrogenosolfato(IV); come si può notare, nel caso in cui

residuino uno o più idrogeni, nella nomenclatura il numero di atomi di ossigeno viene sempre

tralasciato. Per ogni idrogeno che viene tolto si aggiunge una carica negativa al residuo. Per

esempio, l'acido carbonico, H2CO3, può originare lo ione CO32- triossocarbonato(IV), perdendo due

idrogeni, o lo ione HCO3-, idrogenocarbonato(IV), perdendone uno solo.

Esistono inoltre sali basici, che uniscono uno o più ioni OH- (idrossido) all'anione dell'acido. Tali

sali sono denominati con l'aggiunta "monobasico" o "dibasico", a seconda del numero di gruppi

OH, che sono indicati tra parentesi.

I cosiddetti sali doppi sono sali composti da due diversi cationi metallici, entrambi legati all'anione

poliatomico. La loro denominazione segue le stesse regole degli altri acidi: aggiungiamo

semplicemente il termine doppio dopo il nome dell'anione: il nome del composto NaK(CO3) è

carbonato doppio di sodio e potassio.

Infine, i sali idrati sono sali le cui molecole sono legate a una o più molecole d'acqua; in questo

caso aggiungiamo al nome del sale il termine idrato preceduto dal prefisso mono-, di-, tri- ecc. in

base al numero di molecole d'acqua indicate dalla formula.