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26 il Giornale Lunedì 27 aprile 2009

AMICIZIAIndro Montanelli e

Mario Cervi in-sieme nell’ufficio

del direttore al «Gior-nale», quotidiano fon-dato nel 1974 dopo larottura di Indro con il«Corriere della sera».Montanelli e Cervi, an-ch’egli tra i fondatoridel «Giornale», hannofirmato insieme unaStoria d’Italia compo-sta da ben 13 volumi,concentrati sulla sto-ria italiana dal Venten-nio fino agli anni ’90 eai governi Prodi e Ber-lusconi.

Mario Cervi

I l libro - tutto mio - chepre-diligo è, di gran lunga, laStoria della guerra di Gre-cia.Malapiùbellaavventu-ra libraria fu quella con

Montanelli,per lagiustamente fa-mosa Storia d’Italia. Per Rizzolifirmammoaquattromani13volu-mi.Tutto,ancoraunavolta, iniziòpercaso.Ungiorno,pocodopolanascitadelGiornale,quindiame-tà degli anni Settanta, pranzava-mo insieme, come spesso ci capi-tava, alla tavernettaDaElio, inviaFatebenefratelli, a duepassi dallaredazione, allora in piazza Ca-vour(ilGiornalesisarebbetrasfe-rito inviaGaetanoNegri, dovehasede ancora oggi, nel giugno del1979). Chiacchierando, chiesi aMontanelli - che aveva appenapubblicatoL'Italiaincamiciane-ra -quandosarebbeuscito ilnuo-vovolumedellasuaStoria.Abbas-sò le braccia in segno di resa.«Nonho proprio il tempo di dedi-carmici,gli impegnie legranedelgiornalesonotroppi.L’ultimovo-lume, L’Italia in camicia nera,l’ho in sostanza dato all’editoresenza che fosse davvero finito.Avrai notato che il libro è moltopiùbrevedeglialtri». «Perché-but-tai lì -noncontinuiamoinsieme?».«Magari», disse Montanelli, e par-vechelacosafinissecomefinisco-no le chiacchierate in trattoria.

Ma l’indomani, quando ci rive-demmo al Giornale, Montanelli,che non aveva per nulla scordatoquantoavevamo detto,mi conse-gnòduecartelle dattilografate fit-te fitte, com’era nelle sue abitudi-

ni,diLettera22.«Ecco-disse-que-sto è l’inizio di un capitolo maiscritto dell’Italia in camicia ne-ra. Potrebbe invece essere l’ini-zio del nostro nuovo libro. Vaiavantitu».Leduecartelleriguarda-vano il discorsomussolinianodel3 gennaio 1925 e la proclamazio-nedelleleggieccezionalichefece-rodelfascismounaveradittatura.Montanelli mi aveva preso sul se-rio, e quelle paginette diventaro-nol’iniziodeL’Italialittoria,ean-chel’iniziodellanostracollabora-zione. Era nata la coppia Monta-nelli-Cervi.

Questo tipodi lavoro in coppianon era per Montanelli una novi-tà.Dopo l’esordio folgorante nel-ladivulgazioneconlaStoriadiRo-ma e con la Storia dei Greci, pub-blicate a puntate sulla DomenicadelCorriere,Montanelliavevada-to avvioalla Storia d’Italia.Avva-lendosi nei primi sei volumi dellacollaborazione del giovane Ro-berto Gervaso, poi proseguendoda solo. Insieme a Marco Nozzaaveva inoltre scrittounabiografiadi Giuseppe Garibaldi. Non so e

non ho mai voluto sapere qualefosse la divisione dei compiti coni precedenti coautori. Sapevo in-vecebenissimo d’assumermiunaresponsabilitànotevole,perché ilMontanellidirettore-laprimavol-tanelsuoineguagliabilepercorsogiornalistico - era impegna-to a tempopienissi-mo. Tocca-vaameilla-voro gros-so.Eroconsa-pevole delledifficoltàcuian-davo incontro.Maeroegualmen-te consapevoled’alcuni elementipositivi. Il primo,fondamentale, era la«compatibilità» dellamiascritturaconlascrit-tura montanelliana.Non presumevo, intendiamoci,d’avere l’estro e l’incanto di Mon-tanelli. Ci mancherebbe. Avevosolo dalla mia una semplicità euna scorrevolezza che potevanobenissimo fondersi con i guizzimontanelliani. Montanelli, quan-d’anche aveva l’aria di agire a ca-saccio, non lo faceva mai. E se sierafidatodimeperportareavantila Storia d’Italia doveva avere le

suebuone ragioni.[...]L’esigenza di avvicinare la sto-

ria di un divulgatore geniale allastoria degli storici era diventatamolto fortequando iomi associaiaMontanelli.Loeradiventataper-

chésiinoltravasuunterre-no battutissimo, perchéaffrontava temi polemi-ci incandescenti, per-ché ricordava atti edetti di uomini uscitidi scena da poco oancora viventi. Ungiornoincui,con-versandoconIn-dro,gliesprime-vo la mia no-stalgiapercer-te sue passa-te lepidezze,

midissecheavevora-gione, «maNeronenondàque-

rela, Fanfani sì».Voglio essere chiaro: i libri a

quattromani conMontanelli li hoscritti io. Ma non voglio nemme-no essere frainteso. L’apporto diMontanelliaqueitredicilibrièsta-to fondamentale, per una serie diragioni.Primo,loèstatoperchélalinea era sua, e io scrivevo sapen-dodi dovermi adeguare ad essa efacendolo senza alcuno sforzoperché la sua linea era la mia. Se-

condo, di Montanelli era la prefa-zione a ogni volume, a volte an-chelapostfazione.Testibrevi,mamirabili e indispensabili. Con ilsuo dono della sintesi, con le suedoti di chiarezza e di incisività,Montanellimetteva a fuoco i con-cetti e le figure centrali del libro,nessun osannato ideatore di pro-mo televisivi puòeguagliare quelmiracolo d’intelligenza. [...] Infi-ne,terzomotivo,l’immaneprodu-zione giornalistica di Montanelliincludeva reportagee ritratti ade-renti al libroche scrivevo,e alloraattingevo a piene mani. Talvoltalabellezzadeiprofilieracosìspic-catamentemontanellianacheil li-broassomigliavaaun’operadellaquale ioavessi composto il recita-tivo, e Indro le romanze.

Montanelli fu,perquantomi ri-guarda, il più indulgente dei revi-sori, ricordoalmassimounadeci-na di sue aggiunte o correzioni.Nonmenevollequandomi scap-pò - e scappòanchea lui - un «falòdati poi alle fiamme» maliziosa-mente rilevato, in una noticinaproprio sul Giornale, da LucianoSatta.Unanoticina,nonrecensio-ne. Perché Montanelli non vollemaicheisuoilibrifosseroricorda-ti eovviamente lodati sulGiorna-le. Utilizzò con molta discrezione

edirei svogliatezza la suaautoritàper comparsate televisive. [...]

L’intesa con Montanelli era taleche sopravvisse ad avvenimentidai quali avrebbe dovuto essereridotta in macerie. Quando giàMontanelli avevarottoconBerlu-sconi, tra il 1993 e il 1994, diven-tandone il fustigatore implacabi-le,e ioero tornatoalGiornaledo-po la fallimentare esperienzadel-la Voce, quando cioè ci trovava-moin teoria subarricateopposte,scrissi i due ultimi volumi dellaStoriad’Italia (cui seguironoduecompendi, L’Italia del Novecentoe L’Italia del Millennio). I volumifurono L’Italia di Berlusconi eL’Italia dell’Ulivo. Libri come sipuò immaginare molto delicati,che raccontavano vicende nelle

quali eravamo stati direttamentecoinvolti, e giudicavano perso-naggi - a cominciaredalCavaliere- che Montanelli aveva sfidato oappoggiato. Sapevo, scrivendo,di scrivere anche per Indro: che

nelle prefazioni e in una desolatapostfazione fu grandissimo. Manon cambiò una parola di ciò cheavevo scritto.

Montanelli, uomo leale comenessunaltro,nonhamainegatoenemmeno attenuato il mio ruolonei libri firmati insieme. Nell’am-biente tutti sapevano, e del restonon era un segreto, che li avessiscritti io.Marecensoriecommen-tatoriinsistevanonell’elogiare,at-tribuendole a Indro, scorrevolez-ze,piacevolezzeedurezzechesa-pevano essere più modestamen-te di Mario. Nel libro Soltanto ungiornalista di Tiziana Abate, del2002,cheraccogliemolteconver-sazioni con Indro Montanelli, ilmio nome non è mai citato. L’os-servazionenonèstatafattadame,chenonmieropreoccupatodive-rificare, ma da un settimanale,chesospettavachissàquale retro-scena.

Tiziana Abate ha giustificatol’omissione spiegandocheanchemolte altre persone con le qualiMontanelli aveva avuto rapportinon erano menzionate. In realtànessuna di quelle persone, lo di-co con franchezza, era stata pre-sente quanto me nella vita e nel-l’opera di Montanelli. Non so se equantol’omissionesiastatainten-

zionale,macorrispondevaaunta-cito e forse inconsapevole dise-gnodimolti.Disegnoconsistentenelcancellareoquasidallabiogra-fia di Montanelli i vent’anni del

Giornale, nel «corrierizzarlo».Operazione arbitraria: ma menodell’altraconcuisièvolutofarediEnzoBiagi, ilqualeebbeunruolodi protagonista nel giornalismoitaliano, ma anche una formazio-nemoltodiversadaquelladeicor-rieristi - il che non stabilisce unagerarchia di valori ma semplice-menteunadifferenzadi percorso- un pilastro del Corriere della Se-ra. Non solo. Quando il CorrieredellaSera tra il2003eil2004pub-blicò in allegato la Storia d’Italiaarrivò addirittura a ignorare, nel-la copertina dei volumi che mi ri-guardavano, il mio nome. Prote-stai con l’allora direttore StefanoFolli, che mi diede onestamenteragione. A titolo di modesta ripa-razionemi fece intervistare. [...]

Montanelliera,peri libriaquat-tromani,unrilettoreattentoal to-no, alle cadenze e ai ritmi, moltomenoai particolari.Ne sonoderi-vati curiosi equivoci. Era capitatoche Indro sostenesse che nellacampagna d’Etiopia non era maistato fatto uso, da parte italiana,dei gas, e che invece Angelo DelBoca - narratoredel colonialismoitaliano inchiaveaccusatoria - so-stenesseilcontrario.Inrealtà,sep-pure sporadicamente e in misuratalechelacampagnanonnefu in-fluenzata,igasvennerousati.Scri-vendo L’Italia littoria lo affermaispecificamente. E cosìmentre In-dro, rifacendosi essenzialmenteallasuaesperienzapersonale,ne-gava i gas, un libro a sua firma nedava atto. Con la cavalleria che lodistingueva, Montanelli finì perammetterecheDelBocaavevara-gione.

Dall’Italia di Mussolini a quella dell’Ulivo

Cultura&Spettacoli

Montanelli e Cervi hanno firmato insiemeuna Storia d’Italia che si compone di diversivolumi, 13 per l’esattezza quelli pubblicati adoppia firma dai due grandi giornalisti, perRizzoli. A partire da «L'Italia in camicia nera -1920-3 gennaio 1925», che raccontava la sto-ria del Paese dai disordini del 1920 sino all'in-staurazione della dittatura fascista con il Di-scorso del bivacco di Mussolini (nella foto asinistra). Libro seguito poi da «L'Italia littoria- 1925-1936», una storia d’Italia durante ilconsolidamento della dittatura e l'avventuracoloniale. Poi sarebbero arrivati «L'Italia dell'Asse - 1936-10 giugno 1940», «L'Italia delladisfatta - 10 giugno 1940-8 settembre1943», «L'Italia della guerra civile - 8 settem-bre 1943-9 maggio 1946». Il libro, che voluta-

mente definisce il periodo «Guerra civile» enon soltanto «Resistenza» per sottolinearela confusione regnante nel Paese, si chiudecon l'abdicazione di Vittorio Emanuele III. Poisarebbero arrivati «L'Italia della Repubblica -2 giugno 1946-18 aprile 1948», «L'Italia delmiracolo - 14 luglio 1948-19 agosto 1954»,«L'Italia dei due Giovanni - 1955-1965», suPapa Giovanni XXIII (nella foto al centro) eGiovanni Gronchi. Poi «L'Italia degli anni dipiombo - 1965-1978», «L'Italia degli anni difango - 1978-1993», «L'Italia di Berlusconi -1993-1995» e «L'Italia dell'Ulivo -1995-1997», dalla caduta di Berlusconi allaprima crisi del governo Prodi (nella foto adestra). L’ultimo sarebbe stato «L'Italia delmillennio. Sommario di dieci secoli di storia».

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Pergentile concessionedell’editorepubblichia-mo un brano tratto dal libro Gli anni del piom-bo. L’Italia fra cronache e storia di Mario Cervie Luigi Mascheroni (ed. Mursia, pagg. 237, euro17), in libreria da domani (sotto, la copertina).NeldialogoconMascheroni,MarioCerviraccon-ta più di mezzo secolo di storia vissuta in primalinea, alternando spassosi aneddoti ad arguti ri-tratti dei più noti giornalisti del secolo scorso(daOrianaFallaciaOrioVergani,daDinoBuzza-ti a Giulio De Benedetti), assieme ai ricordi deidirettori con cui ha lavorato. Molti retroscena:gli esordi al Corriere, i grandi casi di «nera» deldopoguerra, il lungo sodalizio con Montanelli ela fondazione del Giornale.

La vera storia dei miei libri con IndroCervi, coautore di tredici libri con Montanelli, racconta un aspetto inedito del lungo sodalizio editoriale:«I volumi a quattro mani li ho scritti tutti io, ma il suo apporto era fondamentale. La linea la dettava lui»

DIRETTORE Era troppo

preso dagli impegni,

mi offrii di collaborare

e accettò subito

FIDUCIA Raramente

faceva delle modifiche,

nel libro su Berlusconi

non cambiò una parola

SAGACIA Nella storia

antica usava più ironia

perché, disse, «Nerone

non querela, Fanfani sì»

antipodi design
Evidenziato