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Il Sole 24 Ore

Martedì30Luglio2013 -N.207 Impresa&territori 37

?Lespesedi rappresentanzapossonoesserededucibili?Segnali di distensioneper il dossier-vino

Èla domanda del giorno.Chi pagherà dazio a cau-sa dell’attesissimo accor-

do Europa-Cina sull’import dipannelli solari cinesi incentra-to sull’undertaking, vale a direil doppio principio del prezzominimo e del massimo quanti-tativoesportabile?

Cominciamo dalla rispo-sta: i consumatori europei,vittime di una concorrenzafalsata da meccanismi comel’undertaking che si basanosulla mutua accettazione diun livello tollerabile di com-petizione sleale.

Ma riavvolgiamo il nastro eripartiamo dalle decisioni incantiere.

Se i 28 commissari sarannod’accordo la Cina non potràesportare più di 7 gigawatts dipannelli solari in Europa (con-tro i 12 dell’anno scorso) e po-trà farlo al prezzo minimo di57centesimi per watt. In caso disforamento, infatti, scatterà iltemutissimo antidumping del47,6percento.

Nel 2012 la capacità cineseè stata di oltre 55 gigawatt,pari al 150% del consumo glo-bale. Una volta e mezza il fab-bisogno mondiale, l’eccessodi capacità cinese era pari aldoppio del fabbisogno euro-peo, 15 gigawatt.

Nel2009,appenaquattroan-ni fa, la Cina ne produceva ap-pena 6,5, ratificando l’accordod’ora in poi potrà esportare inEuropaunaquantitàdipocosu-periore,7 gigawatt.

Un simile sistema farà beneanche alla concorrenza che, losappiamo,èilsaledellacompe-tizioneleale?

Il pericolo dei dazi avevaaperto alla concorrenza di al-trioperatoriasiatici,giappone-si, taiwanesi, coreani. Oggiche alla Cina viene permessodivendereipannelliaunprez-zo prestabilito i concorrentivedono sfumare le prospetti-vesull’Europa. Ilminimumpri-ce fixing, illegale se praticatoda privati, è appunto il cuoredell’accordo europeo.

Bene ha fatto l’Europa a ne-goziare con la Cina, nonostan-te la pressione delle procedurearaffica–dalpoly-siliconstatu-nitenseecoreano,alvinoeuro-peo, alla toluidina tedesca –aperte da Pechino in un pugnodisettimane.

BenehafattoPechinoaidea-re e a chiedere, come previstodalla normativa antidumping,un’alternativa al muro contromuro che avrebbe pregiudica-to le relazioni sinoeuropee daquiall’eternità.

Ma la via dell’undertaking èdi quelle che possono produr-redanni collaterali.

Perché Europa e Cina si so-no accordati su un livello de-cente di concorrenza slealeche l’Europa si impegna a subi-redietrol’impegnodellaCinaamonitorare container su con-tainer.LaCommissioneavrà lapossibilità di controllare le im-portazioni vendita per venditaequestoèpesante per i cinesi.

Ma il prezzo lo pagherannogli europei, come dimostranole contestazioni di Prosun, lalobby che minaccia il ricorsoalla Corte europea di Giusti-zia, non solo i produttori ma,soprattutto, i consumatori cheavrebbero potuto aspirare auna scelta tra più offerte, scel-ta che d’ora in poi sarà condi-zionata dalle tariffe minime"made in China".

E la concorrenza con altrioperatori forse è morta ancorprimadinascere.

In realtà, il vero regalo indi-rettochel’EuropahafattoaPe-chinostanellostessomeccani-smo che garantisce un assorbi-mento standard del surplusproduttivo, liberando prezioserisorseperlaricerca.SelaCinafarà questo, compirà sicura-menteunpasso da gigantever-soprodottidiqualitàepiùcom-petitivi.LaCinapotràesaràco-stretta a investire in ricerche.Forse èquesto il miglior regalochel’Europa potessefargli.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

LaquestioneindustrialeDOGANE E FOTOVOLTAICO

Emanuele Scarci

Sospiro di sollievo delle1.300aziendevinicoleitalianedo-pol’accordofraUeeCinasuipan-nellisolari.Sonoinfatti1.300ipro-duttori (su 1.500 esportatori nel2012)chesisonoregistratipressoilministerodelloSviluppoecono-mico ai fini dell’indagine anti-dumping e antisussidi promossada Pechino. «L’intesa Ue-Cinanon chiude l’indagine antidum-ping sul vino – osserva Domeni-coZonin,presidentedell’Unioneitaliana vini – Governo e Com-missione europea devono anco-

ralavorareperfarlaarchiviarere-almente. Ora la Cina ha guada-gnato un punto, la prossima ma-nodevepremiareglieuropei».

Ilgovernocineseperò èallafi-nestra: l’unica apertura che po-trebbeconcedereèladisponibili-

tàafavorire ildialogodirettofraiproduttoridivinoeuropeiequel-licinesiperraggiungereunaccor-do economico di tipo generale.LaCommissionesembrerebbefa-vorevoleall’aperturadel tavoloeall’accordo tra produttori e perquesto starebbe consultando an-che l’associazione europea. Equest’ultima ieri avrebbe tenutounaconferencecallconlerappre-sentanzenazionali.

«Larisposta di 1.300 produtto-ri italiani – valuta il presidentedellaUiv–èimportante.Dàlami-sura della risposta italiana. I 200

operatori che non si sono regi-strati evidentemente esportanosolopochicartonidivino».

Ma non si tratta solo del vi-no. «È aperto anche il dossiersulla chimica – aggiunge Zonin– che coinvolge pesantementei tedeschi. Inutile dire che ilrapporto di valore tra chimicae vino è di cento a uno».

Sulla stessa lunghezza d’ondaSandro Boscaini, patron di MasiAgricola: «L’accusa alla Ue disovvenzionare l’export di vino –sostienemisterAmarone –èma-nifestamente infondata. I fondi

Ocmvino sono diretti a finanzia-re le promozionali all’estero enonl’exportfisicodivinooiprez-zi praticati sugli scaffali cinesi.Credocheicinesiandrannoavan-ti nella loro indagine, infatti han-no già detto che non si tratta diuna ritorsione ma della sentenzadi un tribunale cinese che ha ac-colto il ricorso depositato daun’associazione di produttori lo-cali.Forseperòinterromperesu-bitolaproceduraavrebbeconfer-mato la ritorsione mentre se lachiudessero tra un po’ di temposi salverebbe la forma. Spero chela vicenda si chiuda presto». LaMasi agricola è «stata fin dal pri-missimo momento sul mercatocinese - ricorda Boscaini -. È un

lavoro lungo ma quello che èmancatoall’Italiaèstataunapro-mozione istituzionale di spesso-re. Solo l’Enoteca di Siena svolgeunlavorocapillare,mapossiamoancorarecuperareeconvincereiconsumatori cinesi che il vinononèsolofrancese».

«Sièfattounpassoavanti– in-tervieneGiovanni Geddes de Fi-licaja, ceo di Frescobaldi – manon va abbassata la guardia. Og-gipernoiilmercatocinesesigni-fica poco, meno di un milione difatturato,maquestoperchéfran-cesi, australiani e persino cilenisono stati più aggressivi di noi. Ifondi Ocm sono serviti ma biso-gnafaresquadra».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

TUTTELENOVITÀDELLEULTIMESENTENZEFISCALIDOMANIINSERTOSPECIALECONILSOLE24OREIn16pagineilpuntosulleprincipalisentenzetributarie,conilquadrocompletodiunannodinovità

Ilbracciodi ferro sullebottiglie.Disponibili adun tavolo traproduttori cinesi edeuropei perunaccordo commerciale

Invenditaa0,50eurooltrealprezzodelquotidiano

SOSPIRODISOLLIEVOLavicendanonchiudeautomaticamente l’indaginedelleautoritàsul settoremaindirizza il contenziosoversounapossibilesoluzione

LucaOrlandoMILANO

«Eravamo un’azienda flori-da, ora si sopravvive a malapena:se l’idea è quella di far chiudere ilsettore basta dirlo». L’umore diLuciano Brandoni non è al top e arovinarglilagiornataèl’annunciodell’accordo «amichevole» rag-giunto sabato scorso tra Europa eCina per risolvere la disputa con-correnzialesuipannellisolari.

Ilcompromessoraggiunto, im-posizione di prezzi minimi senzaperò adottare dazi antidumpingsuiprodottiasiatici,èsalesullefe-rite per Brandoni, uno dei pochiproduttorinazionalidipannellifo-tovoltaici, 50 addetti e 30 milionidi ricavi nel 2012. Fatturato chequasicertamentescenderà,inpar-te per la frenata del mercato allalucedellariduzionedegli incenti-vi, in parteper laprogressiva per-ditadiquoteafavoredeiprodutto-ri asiatici. «L’accordo – aggiungeBrandoni–misembrasoltantounmodo per dire "grazie" alla Cina,in particolare da parte della Ger-mania. Sono arrabbiato, e ovvia-mente preoccupato per la nostraattività: se non ci proteggiamo èimpossibile fare ricerca e innova-re,così si muore». Appena più di-plomatica rispetto alla posizionediBrandonièlalineadell’Ifi,asso-ciazione di riferimento per i pro-duttori italianidipannelli,cheve-de un’Europa più debole alla lucedi questo accordo. «La Commis-sione – spiega il presidente di IfiAlessandroCremonesi–perlapri-ma volta nella storia è uscita dalproprio ruolo tecnico e si è fattapersuadere da spinte politiche dialcuni paesi preoccupati per le ri-torsionichelaCinaavrebbepotu-toadottare: da oggi l’Europa è ne-gozialmentepiùdebole».L’intesaraggiunta–ieridifesadalcommis-sarioal Commercio KarelDe Gu-cht come «una boccata d’ossige-no» e accettata secondo fonti Uedal 70% dei produttori cinesi,mentre per il restante 30% ci sa-ranno dazi del 47,6% – prevedel’ipotesi di un prezzo minimo di56 centesimi per watt (ma la con-

ferma formale della soglia ancoranonc’èndr.)conlapossibilitàperPechinodivendereaquestivalorifino a sette gigawatt all’anno, cir-ca il 70% della domanda europea.Prezzo minimo che suscita più diunaperplessità tra le imprese,an-che perché secondo le ultime sti-me di mercato alla fine del 2012eraproprioquestosulmercatoeu-ropeoilvaloremedioperipannel-licinesidialtagamma.

Prezzodi venditache secondole stime del Politecnico di Mila-no (Solar Energy Report 2013,Ndr) era inferiore di quasi diecicentesimi ai soli costi di produ-zione in Italia, di 13 centesimi inrapporto ai prezzi di venditadell’outputnazionale,conungapstimato nell’ordine del 20%. «Ilprezzo minimo non risolve unbel niente – commenta il presi-dente di Anie Claudio Andrea

Gemme–perchéallorailragiona-mento si potrebbe estendere amoltialtriprodottidell’elettroni-ca, ai motori ai cavi. Credo chel’industriaitalianaandrebbepro-tetta e in questa situazione i dazilo avrebberofatto dipiù».

Posizione intermedia invecequelladiAssorinnovabili (recen-te fusione tra Assosolare eAper),conilvicepresidenteGio-vanniSimonicheritienenecessa-rio salvare i produttori italiani dipannelliperchési trattadiazien-de importanti e di alta qualità,«tenendocontoperòche l’interafiliera per essere competitiva habisogno di prezzi adeguati e gliimpianti italiani,oltreadoverac-quistare all’estero il silicio, nonhanno la massa critica per com-petereconibigasiatici.«Adognimodo – aggiunge – il controllo

sui prezzi minimi sarà molto dif-ficileda realizzare».

L’imposizione di dazi, forte-mente caldeggiata tra i (pochi)produttori italiani dipannelli nonè comunque sostenuta all’unani-mitàdall’industriafotovoltaicana-zionale, che in gran parte operanelle fasi a valle di distribuzione,progettazioneeinstallazione.

Attività che rappresentano laquota preponderante del girod’affari del settore in Italia, piùchedimezzatoa6,2miliardidieu-ro nel 2012 dopo la rivisitazionedel sistema di incentivi. Lo stes-soreportdelPolitecnicodiMila-no evidenziava in un sondaggiola visione opposta delle impreseasecondadellaposizionenellafi-liera:dazicontrolaCinanecessa-ri per il 100% dei produttori dipannelli,daevitareper la totalitàdei distributori. Posizione,quest’ultima, criticata dall’ad diSolsonica,leaderitalianodeipan-nelli, 205 addetti e 64 milioni diricavi. «La teoria per cui l’intro-duzione di queste misure com-porterebbe un rialzo nei prezzi eil conseguente rallentamentodelmercato – spiega Paolo Mutti–èmiopeperchéilcalodei listiniè garantito solo da una competi-zione equilibrata. In assenza diquesti meccanismi una volta chei produttori cinesi avranno fattofuori tutti i concorrenti occiden-talisiverrebbeacreareunasortadi monopolio. E a quel punto sa-ranno loro a decidere il prezzo enon il mercato».

«È positivo che si vada a con-cludere il contenzioso con la Ci-na sui pannelli fotovoltaici conun accordo – ha evidenziato il vi-ceministrodelloSviluppoEcono-micoCarloCalenda–.Manonsia-moaffattosoddisfattisuuneven-tualeprotrarsidell’indaginecine-se sui vini fino a giugno 2014. Lenostre imprese hanno bisogno dicertezze. Chiediamo quindi allaCommissione di fare uno sforzoulterioreedichiuderedefinitiva-mente ed immediatamente an-chela questionedelvino».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

diRita Fatiguso

(*)Valore complessivo considerandoanche impreseestere constabilimentoproduttivo in Italia Fonte:Solar EnergyReport

CosìPechinohaottenutoquelchevoleva

Unconfrontodifficile

L’Unioneeuropeahacedutoalle richiestedialcunipartneresièdimostratadeboledi frontealleminaccedellaCina

ANALISI

LA FILIERA ITALIANA

Il volume d’affari del fotovoltaico italiano nel 2012 mostra una contrazione del 58% sul 2011

Fatturato complessivo. In milioni di euro Quota imprese italiane. In percentuale

LA TENSIONE SUI PREZZI

€/W

872

2.390

547

903

1.532

6.237

0,8

0,4

0,2

0,5

0,6

0,3

0,1

0

0,7

2%

13%

35% (64%*)

40%

75%

80%

Silicio e wafer

“Made in Cina”bassa gamma

“Made in Cina” Costo mediodi produzione in Italia

Prezzo mediodi vendita moduli italiani

Celle e moduli

Inverter

Altri componenti

Distribuzione

Progettazione installazione

Gap prezzo moduli cinesi e costo di produzione moduliitaliani a fine 2012

Prezzo moduli cinesi a fine 2012

0,225

0,44

0,095

0,57

0,665 0,7

MARKA

«Ilprezzominimononbasta»Per i produttori di pannelli, l’assenzadi dazi danneggerà lo stesso le aziendeUe

QUADRODIFFICILEIn Italia ricavidimezzatiper la riduzionedegliincentivie icostidel silicioCalenda:positivochesi chiudaconunaccordo

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?Lespesedi rappresentanza??possonoesserededucibili?Segnali di distensioneper il dossier-vino

Èla domanda del giorno.Chi pagherà dazio a cau-sa dell’attesissimo accor-

do Europa-Cina sull’import dipannelli solari cinesi incentra-to sull’undertaking, vale a direil doppio principio del prezzominimo e del massimo quanti-tativoesportabile?

Cominciamo dalla rispo-sta: i consumatori europei,vittime di una concorrenzafalsata da meccanismi comel’undertaking che si basanosulla mutua accettazione diun livello tollerabile di com-petizione sleale.

Ma riavvolgiamo il nastro eripartiamo dalle decisioni incantiere.

Se i 28 commissari sarannod’accordo la Cina non potràesportare più di 7 gigawatts dipannelli solari in Europa (con-tro i 12 dell’anno scorso) e po-trà farlo al prezzo minimo di57centesimi per watt. In caso disforamento, infatti, scatterà iltemutissimo antidumping del47,6percento.

Nel 2012 la capacità cineseè stata di oltre 55 gigawatt,pari al 150% del consumo glo-bale. Una volta e mezza il fab-bisogno mondiale, l’eccessodi capacità cinese era pari aldoppio del fabbisogno euro-peo, 15 gigawatt.

Nel2009,appenaquattroan-ni fa, la Cina ne produceva ap-pena 6,5, ratificando l’accordod’ora in poi potrà esportare inEuropaunaquantitàdipocosu-periore,7 gigawatt.

Un simile sistema farà beneanche alla concorrenza che, losappiamo,èilsaledellacompe-tizioneleale?

Il pericolo dei dazi avevaaperto alla concorrenza di al-trioperatoriasiatici,giappone-si, taiwanesi, coreani. Oggiche alla Cina viene permessodivendereipannelliaunprez-zo prestabilito i concorrentivedono sfumare le prospetti-vesull’Europa. Ilminimumpri-ce fixing, illegale se praticatoda privati, è appunto il cuoredell’accordo europeo.

Bene ha fatto l’Europa a ne-goziare con la Cina, nonostan-te la pressione delle procedurearaffica–dalpoly-siliconstatu-nitenseecoreano,alvinoeuro-peo, alla toluidina tedesca –aperte da Pechino in un pugnodisettimane.

BenehafattoPechinoaidea-re e a chiedere, come previstodalla normativa antidumping,un’alternativa al muro contromuro che avrebbe pregiudica-to le relazioni sinoeuropee daquiall’eternità.

Ma la via dell’undertaking èdi quelle che possono produr-redanni collaterali.

Perché Europa e Cina si so-no accordati su un livello de-cente di concorrenza slealeche l’Europa si impegna a subi-redietrol’impegnodellaCinaamonitorare container su con-tainer.LaCommissioneavrà lapossibilità di controllare le im-portazioni vendita per venditaequestoèpesante per i cinesi.

Ma il prezzo lo pagherannogli europei, come dimostranole contestazioni di Prosun, lalobby che minaccia il ricorsoalla Corte europea di Giusti-zia, non solo i produttori ma,soprattutto, i consumatori cheavrebbero potuto aspirare auna scelta tra più offerte, scel-ta che d’ora in poi sarà condi-zionata dalle tariffe minime"made in China".

E la concorrenza con altrioperatori forse è morta ancorprimadinascere.

In realtà, il vero regalo indi-rettochel’EuropahafattoaPe-chinostanellostessomeccani-smo che garantisce un assorbi-mento standard del surplusproduttivo, liberando prezioserisorseperlaricerca.SelaCinafarà questo, compirà sicura-menteunpasso da gigantever-soprodottidiqualitàepiùcom-petitivi.LaCinapotràesaràco-stretta a investire in ricerche.Forse èquesto il miglior regalochel’Europa potessefargli.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

LaquestioneindustrialeDOGANE E FOTOVOLTAICO

Emanuele Scarci

Sospiro di sollievo delle1.300aziendevinicoleitalianedo-pol’accordofraUeeCinasuipan-nellisolari.Sonoinfatti1.300ipro-duttori (su 1.500 esportatori nel2012)chesisonoregistratipressoilministerodelloSviluppoecono-mico ai fini dell’indagine anti-dumping e antisussidi promossada Pechino. «L’intesa Ue-Cinanon chiude l’indagine antidum-ping sul vino – osserva Domeni-coZonin,presidentedell’Unioneitaliana vini – Governo e Com-missione europea devono anco-

ralavorareperfarlaarchiviarere-almente. Ora la Cina ha guada-gnato un punto, la prossima ma-nodevepremiareglieuropei».

Ilgovernocineseperò èallafi-nestra: l’unica apertura che po-trebbeconcedereèladisponibili-

tàafavorire ildialogodirettofraiproduttoridivinoeuropeiequel-licinesiperraggiungereunaccor-do economico di tipo generale.LaCommissionesembrerebbefa-vorevoleall’aperturadel tavoloeall’accordo tra produttori e perquesto starebbe consultando an-che l’associazione europea. Equest’ultima ieri avrebbe tenutounaconferencecallconlerappre-sentanzenazionali.

«Larisposta di 1.300 produtto-ri italiani – valuta il presidentedellaUiv–èimportante.Dàlami-sura della risposta italiana. I 200

operatori che non si sono regi-strati evidentemente esportanosolopochicartonidivino».

Ma non si tratta solo del vi-no. «È aperto anche il dossiersulla chimica – aggiunge Zonin– che coinvolge pesantementei tedeschi. Inutile dire che ilrapporto di valore tra chimicae vino è di cento a uno».

Sulla stessa lunghezza d’ondaSandro Boscaini, patron di MasiAgricola: «L’accusa alla Ue disovvenzionare l’export di vino –sostienemisterAmarone –èma-nifestamente infondata. I fondi

Ocmvino sono diretti a finanzia-re le promozionali all’estero enonl’exportfisicodivinooiprez-zi praticati sugli scaffali cinesi.Credocheicinesiandrannoavan-ti nella loro indagine, infatti han-no già detto che non si tratta diuna ritorsione ma della sentenzadi un tribunale cinese che ha ac-colto il ricorso depositato daun’associazione di produttori lo-cali.Forseperòinterromperesu-bitolaproceduraavrebbeconfer-mato la ritorsione mentre se lachiudessero tra un po’ di temposi salverebbe la forma. Spero chela vicenda si chiuda presto». LaMasi agricola è «stata fin dal pri-missimo momento sul mercatocinese - ricorda Boscaini -. È un

lavoro lungo ma quello che èmancatoall’Italiaèstataunapro-mozione istituzionale di spesso-re. Solo l’Enoteca di Siena svolgeunlavorocapillare,mapossiamoancorarecuperareeconvincereiconsumatori cinesi che il vinononèsolofrancese».

«Sièfattounpassoavanti– in-tervieneGiovanni Geddes de Fi-licaja, ceo di Frescobaldi – manon va abbassata la guardia. Og-gipernoiilmercatocinesesigni-fica poco, meno di un milione difatturato,maquestoperchéfran-cesi, australiani e persino cilenisono stati più aggressivi di noi. Ifondi Ocm sono serviti ma biso-gnafaresquadra».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

TUTTELENOVITÀDELLEULTIMESENTENZEFISCALIDOMANIINSERTOSPECIALECONILSOLE24OREIn16pagineilpuntosulleprincipalisentenzetributarie,conilquadrocompletodiunannodinovità

Ilbracciodi ferro sullebottiglie.Disponibili adun tavolo traproduttori cinesi edeuropei perunaccordo commerciale

Invenditaa0,50eurooltrealprezzodelquotidiano

SOSPIRODISOLLIEVOLavicendanonchiudeautomaticamente l’indaginedelleautoritàsul settoremaindirizza il contenziosoversounapossibilesoluzione

LucaOrlandoMILANO

«Eravamo un’azienda flori-da, ora si sopravvive a malapena:se l’idea è quella di far chiudere ilsettore basta dirlo». L’umore diLuciano Brandoni non è al top e arovinarglilagiornataèl’annunciodell’accordo «amichevole» rag-giunto sabato scorso tra Europa eCina per risolvere la disputa con-correnzialesuipannellisolari.

Ilcompromessoraggiunto, im-posizione di prezzi minimi senzaperò adottare dazi antidumpingsuiprodottiasiatici,èsalesullefe-rite per Brandoni, uno dei pochiproduttorinazionalidipannellifo-tovoltaici, 50 addetti e 30 milionidi ricavi nel 2012. Fatturato chequasicertamentescenderà,inpar-te per la frenata del mercato allalucedellariduzionedegli incenti-vi, in parteper laprogressiva per-ditadiquoteafavoredeiprodutto-ri asiatici. «L’accordo – aggiungeBrandoni–misembrasoltantounmodo per dire "grazie" alla Cina,in particolare da parte della Ger-mania. Sono arrabbiato, e ovvia-mente preoccupato per la nostraattività: se non ci proteggiamo èimpossibile fare ricerca e innova-re,così si muore». Appena più di-plomatica rispetto alla posizionediBrandonièlalineadell’Ifi,asso-ciazione di riferimento per i pro-duttori italianidipannelli,cheve-de un’Europa più debole alla lucedi questo accordo. «La Commis-sione – spiega il presidente di IfiAlessandroCremonesi–perlapri-ma volta nella storia è uscita dalproprio ruolo tecnico e si è fattapersuadere da spinte politiche dialcuni paesi preoccupati per le ri-torsionichelaCinaavrebbepotu-toadottare: da oggi l’Europa è ne-gozialmentepiùdebole».L’intesaraggiunta–ieridifesadalcommis-sarioal Commercio KarelDe Gu-cht come «una boccata d’ossige-no» e accettata secondo fonti Uedal 70% dei produttori cinesi,mentre per il restante 30% ci sa-ranno dazi del 47,6% – prevedel’ipotesi di un prezzo minimo di56 centesimi per watt (ma la con-

ferma formale della soglia ancoranonc’èndr.)conlapossibilitàperPechinodivendereaquestivalorifino a sette gigawatt all’anno, cir-ca il 70% della domanda europea.Prezzo minimo che suscita più diunaperplessità tra le imprese,an-che perché secondo le ultime sti-me di mercato alla fine del 2012eraproprioquestosulmercatoeu-ropeoilvaloremedioperipannel-licinesidialtagamma.

Prezzodi venditache secondole stime del Politecnico di Mila-no (Solar Energy Report 2013,Ndr) era inferiore di quasi diecicentesimi ai soli costi di produ-zione in Italia, di 13 centesimi inrapporto ai prezzi di venditadell’outputnazionale,conungapstimato nell’ordine del 20%. «Ilprezzo minimo non risolve unbel niente – commenta il presi-dente di Anie Claudio Andrea

Gemme–perchéallorailragiona-mento si potrebbe estendere amoltialtriprodottidell’elettroni-ca, ai motori ai cavi. Credo chel’industriaitalianaandrebbepro-tetta e in questa situazione i dazilo avrebberofatto dipiù».

Posizione intermedia invecequelladiAssorinnovabili (recen-te fusione tra Assosolare eAper),conilvicepresidenteGio-vanniSimonicheritienenecessa-rio salvare i produttori italiani dipannelliperchési trattadiazien-de importanti e di alta qualità,«tenendocontoperòche l’interafiliera per essere competitiva habisogno di prezzi adeguati e gliimpianti italiani,oltreadoverac-quistare all’estero il silicio, nonhanno la massa critica per com-petereconibigasiatici.«Adognimodo – aggiunge – il controllo

sui prezzi minimi sarà molto dif-ficileda realizzare».

L’imposizione di dazi, forte-mente caldeggiata tra i (pochi)produttori italiani dipannelli nonè comunque sostenuta all’unani-mitàdall’industriafotovoltaicana-zionale, che in gran parte operanelle fasi a valle di distribuzione,progettazioneeinstallazione.

Attività che rappresentano laquota preponderante del girod’affari del settore in Italia, piùchedimezzatoa6,2miliardidieu-ro nel 2012 dopo la rivisitazionedel sistema di incentivi. Lo stes-soreportdelPolitecnicodiMila-no evidenziava in un sondaggiola visione opposta delle impreseasecondadellaposizionenellafi-liera:dazicontrolaCinanecessa-ri per il 100% dei produttori dipannelli,daevitareper la totalitàdei distributori. Posizione,quest’ultima, criticata dall’ad diSolsonica,leaderitalianodeipan-nelli, 205 addetti e 64 milioni diricavi. «La teoria per cui l’intro-duzione di queste misure com-porterebbe un rialzo nei prezzi eil conseguente rallentamentodelmercato – spiega Paolo Mutti–èmiopeperchéilcalodei listiniè garantito solo da una competi-zione equilibrata. In assenza diquesti meccanismi una volta chei produttori cinesi avranno fattofuori tutti i concorrenti occiden-talisiverrebbeacreareunasortadi monopolio. E a quel punto sa-ranno loro a decidere il prezzo enon il mercato».

«È positivo che si vada a con-cludere il contenzioso con la Ci-na sui pannelli fotovoltaici conun accordo – ha evidenziato il vi-ceministrodelloSviluppoEcono-micoCarloCalenda–.Manonsia-moaffattosoddisfattisuuneven-tualeprotrarsidell’indaginecine-se sui vini fino a giugno 2014. Lenostre imprese hanno bisogno dicertezze. Chiediamo quindi allaCommissione di fare uno sforzoulterioreedichiuderedefinitiva-mente ed immediatamente an-chela questionedelvino».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

diRita Fatiguso

(*)Valore complessivo considerandoanche impreseestere constabilimentoproduttivo in Italia Fonte:Solar EnergyReport(*)Valore complessivo considerandoanche impreseestere constabilimentoproduttivo in Italia Fonte:Solar EnergyReport(*)Valore complessivo considerandoanche impreseestere constabilimentoproduttivo in Italia Fonte:Solar EnergyReport

CosìPechinohaottenutoquelchevoleva

Unconfrontodifficile

L’Unioneeuropeahacedutoalle richiestedialcunipartneresièdimostratadeboledi frontealleminaccedellaCina

ANALISI

LA FILIERA ITALIANA

Il volume d’affari del fotovoltaico italiano nel 2012 mostra una contrazione del 58% sul 2011

Fatturato complessivo. In milioni di euro Quota imprese italiane. In percentuale

LA TENSIONE SUI PREZZI

€/W

872

2.390

547

903

1.532

6.237

0,8

0,4

0,2

0,5

0,6

0,3

0,1

0

0,7

2%

13%

35% (64%*)

40%

75%

80%

Silicio e wafer

“Made in Cina”bassa gamma

“Made in Cina” Costo mediodi produzione in Italia

Prezzo mediodi vendita moduli italiani

Celle e moduli

Inverter

Altri componenti

Distribuzione

Progettazione installazione

Gap prezzo moduli cinesi e costo di produzione moduliitaliani a fine 2012

Prezzo moduli cinesi a fine 2012

0,225

0,44

0,095

0,57

0,665 0,7

MARKA

«Ilprezzominimononbasta»Per i produttori di pannelli, l’assenzadi dazi danneggerà lo stesso le aziendeUe

QUADRODIFFICILEIn Italia ricavidimezzatiper la riduzionedegliincentivie icostidel silicioCalenda:positivochesi chiudaconunaccordo

Inumeridella competizione

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