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La Rassegna d’Ischia 1/1986 1

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Anno VIIn. 1

GFebbraio 1986Lire mille

Sommaroo

Premio Isola d’Ischia I concorso internazionale di Direzione d’Orchestra p. 4 I politici... questi tuttofare.. p. 5

La festa del vigileurbano - Compiti e figura del vigile urbano pp. 6/8

Lacco Ameno avrà la scuola media? p.9

I cataloghi delle mostre nel Castellod’Ischia p. 10, 11, 12

Ancora incerta la funzionalitàdell’Osservatorio pp. 13/14

Appello del Vescovo per il sì all’ora di religione p.14

Provvedimenti urgenti per la finanza locale pp. 19/21

Napoli Antica pp. 23/24

Danni provocati dall’abuso dei farmaci pp. 25/29

Uomini illustri di ForioTommaso Cigliano padre dell’omeopatia p.30

La spiritualità di Mons. E. De Laurentiis pp31/32

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Premio Isola d’Ischia Primo Concorso Internazionale

di Direzione d’orchestra

L’Amministrazione comunale di Lacco Ameno, nell’ambito delle iniziative di carattere culturale, artistico-musicale e di promozione turistica, intende istituire un Premio Isola d’Ischia per il primo con-corso internazionale di Direzione d’orchestra, che avrebbe i seguenti scopi, come si legge nella delibera di G. M. n. 337 del 5.11.85: — diffusione e conoscenza del repertorio musicale operistico italiano; — scoprire nuovi talenti nel set-tore della Direzione d’orchestra; — diffondere la co-noscenza dell’isola di Ischia sul piano internaziona-le come luogo di turismo qualificato culturalmente. La delibera citata mette ancora in evidenza le se-guenti positive premesse che possono dare alla ma-nifestazione una notevole portata:- Esistono in Italia due concorsi di direzione: uno alla Scala di Milano (Premio Cantelli) con scaden-za quadriennale e l’altro al Teatro Comunale di Firenze (annuale): il loro repertorio verte sul pro-gramma sinfonico tradizionale. All’istituendo nuo-vo concorso di direzione (pochissimi esistenti in tutto il mondo) sarà dato un carattere che lo diffe-renzi dai precedenti, riservandolo alla produzione sinfoni-co-vocale del repertorio operistico italiano (formula questa unica in tutto il mondo) con brani tratti da opere liriche di Rossini, Verdi, Puccini, etc, ricercando anche nella produzione più trascurata nei teatri d’opera, con sinfonie da opere e brani vo-cali riservati a cantanti solisti (romanze) ed in duo, terzetto, concerti, etc... - La pubblicizzazione del concorso (bandi di con-corso, manifesti) verrebbe realizzata in modo da assolvere anche al compito promozionale di cono-scenza turistica dell’Isola, rivolta a qualsiasi potenziale utente, e quindi anche ai giovani musicisti e loro familiari che in occasio-ne della partecipazione al concorso verrebbero a diretto contatto con le strutture turistiche dell’Isola usufruendone in modo diretto. - Il concorso si av-varrebbe della collaborazione di una eminente giu-ria internazionale e verrebbe utilizzata una orche-

stra di oltre 70 persone per circa 8-9 giorni con la partecipazione di 8 cantanti lirici (perii repertorio vocale-lirico), con due pianisti collaboratori. - Con una tale iniziativa Lacco Ameno e l’Isola d’I-schia si imporrebbero all’attenzione del pubblico specializzato italiano ed internazionale come nuovo centro di produzione culturale, abbinando al turi-smo di massa anche un turismo qualificato di tipo culturale, entrambi essenziali ad un maggiore svi-luppo dell’Isola e alla sua immagine di prestigio nel mondo. Detta manifestazione dovrebbe svolger-si nella prima decade del mese di ottobre, almeno quest’anno, in considerazione dei tempi di avvio e di organizzazione, ma successivamente potrebbe ave-re come periodo di attuazione il mese di aprile.

Queste le principali norme di svolgimento: 1) Costituzione (facoltativa) di un comitato patro-cinatore del concorso (artisti e personalità politiche nazionali ed internazionali). 2) Nomina dei membri di giuria scelti tra i maggiori direttori d’orchestra (nazionali ed esteri) nel rispetto delle norme ministeriali vigenti al riguardo. 3) Costituzione e nomina della Direzione artistica e della Direzione organizzativa, rispettivamente affi-data al M. Silvano Frontalini, direttore d’orchestra e direttore artistico del Premio Ancona giunto alla 8a edizione, e alla signora Leonora Fiacchini (Segreta-riato Musicale Dorico, organizzatrice di manifesta-zioni nazionali ed internazionali). La Direzione artistica provvedere alla costituzione della Giuria ed alla formulazione del bando di re-golamento, mentre quella organizzativa provvederà alla realizzazione pratica delle direttive artistiche impartite ed alla realizzazione del concorso prima, durante e dopo la fase di realizzazione. 4) Sarà possibile durante lo svolgimento del concor-so utilizzare l’orchestra per un concerto sinfonico se-rale pubblico con solista la pianista ischitana Tufano.

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Promotrice l’Amministrazione comunale di Lacco Ameno

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I politici… questi “tuttofare”…..

In un tempo in cui le attività operative e direttive, anche per i progressi tecnici che sempre più le in-vestono, richiedono numerose e necessarie specia-lizzazioni e quindi l’impegno di persone preparate specificamente, si presenta invece attaccata alla tradizione del “tuttofare” la figura dell’uomo poli-tico. Questo presume ancora di poter e di saper stare a capo di qualsiasi organismo, condizionarne le scel-te e guidarne la vita. Al di là della personale com-petenza in un settore o nell’altro, spesso fa da fon-damento a posizioni di vertice la semplice ed unica prerogativa di esponente di una forza politica. La fiducia che il dirigente può garantire non sempre è legata alle sue particolari conoscenze nel campo che è destinato a presiedere, come sarebbe logico ed opportuno, ma il più delle volte deriva dalla sua militanza partitica oppure dai consensi che riesce a concentrare su di sé anche dalle altre forze poli-tiche. La confusione che regna tra i ruoli politico e tec-nico tende a far prevalere il primo sul secondo e di conseguenza spesso si entra in una logica non di attitudini e di capacità, ma di equilibrio tra i vari partiti. Si tratta così, in tutto o in parte, di gestire il pote-re piuttosto che la specifica materia di questo o di quell’ente. Raramente si ritrovano uomini giusti al posto giu-sto. E d’altra parte, quando una certa mentalità si diffonde e si fa dominante nell’opinione generale, riesce difficile distinguere tra l’uno e l’altro fenome-no, sicché si è portati a conclusioni negative in ogni caso: scarsa fiducia si rivolge anche verso situazioni che invece offrono ampie garanzie di capacità e di lavoro. La circostanza diventa poi particolarmente dif-ficile per lo stesso uomo politico, se si aggiungono difficoltà proprie insite in un sistema già privo di chiari indirizzi normativi e di adeguate risorse fi-nanziarie. In una ingenuità non certo priva di fon-damento, ma alquanto inconcepibile, ci si chiede: come è possibile aspirare a poltrone già in partenza scomode e piene di contrasti? Evidenti e deleterie esemplificazioni di un com-portamento e di un atteggiamento che rispecchiano quanto si va dicendo sono molto comuni, sia se si prende in considerazione il più vasto orizzonte na-zionale, sia se ci si limita al campo locale, a noi più vicino e più esposto ad una esperienza diretta. Oggi si parla di disservizio delle USL (Unità Sani-tarie Locali), di malcontento generale per il modo in cui viene svolta l’assistenza sanitaria; ebbene, questa realtà viene fatta risalire anche e soprattutto alla mancata attuazione della distinzione dei ruoli politico e tecnico. Sul nostro territorio (l’Isola d’I-

schia) si assiste ad una lotta tra i due partiti mag-giormente rappresentativi, la DC e il PSI, per gesti-re un servizio verso cui da tempo il cittadino nutre poca fiducia e le cui strutture non riescono a soddi-sfare le esigenze della popolazione locale e quindi di quella, molto più numerosa, che è presente nei mesi turistici. Resta pertanto un obiettivo lontano o almeno scarsamente in evidenza il miglioramento dell’organizzazione che ha come sua finalità la ge-stione delle risorse destinate alla tutela della salute. In molte occasioni il disaccordo sul piano politico porta alla stasi organismi, dalla cui funzionalità pur dipendono settori incisivi per la realtà di un paese. Le nomine sono ritardate nel tempo e si va avanti con provvedimenti provvisori, che curano soltanto la normale amministrazione e non riescono a lan-ciare programmi più ampi e proiettati nel futuro per la loro portata. Certi impegni hanno bisogno infatti di una espressione di vertice sicura e stabile. Ne abbiamo una testimonianza diretta con la mancata nomina del nuovo presidente dell’Azienda di cura, soggiorno e turismo delle isole di Ischia e Procida, un organismo che dovrebbe sempre fun-zionare con la massima rappresentatività dei suoi quadri direttivi, considerata la sua importanza in località che nel turismo si riflettono e si qualificano. Si è ricorso alla gestione commissariale che certa-mente non può mettere in moto adeguatamente tutte le attività specifiche. Ci si chiede: l’isola d’Ischia non è forse in grado di esprimere un suo qualificato pretendente alla guida dell’Azienda? Oppure sono i soliti giochi politici a tirare la situazione per le lunghe, in mancanza di un accordo tra le parti? Intanto una nuova stagione turistica si avvicina e soluzioni definitive non si intravedono. Tutto ciò porta inevitabilmente ad un allontana-mento dei cittadini dalle istituzioni, traccia un solco profondo tra paese legale e paese reale. Le dispute aspre tra i partiti sono presenti anche sulla nostra isola e non di rado rendono ingovernabili gli enti pubblici, a volte si notano ancora comportamenti apertamente contraddittori tra momenti di diversa posizione in seno alle assemblee: ciò che è oggetto di critica nei riguardi di altre forze diventa poi me-todo del proprio agire o viceversa.

Raffaele Castagna

L’Eco della Atampaservizio ritagli da giornali e riviste

DirettoreIgnazio Frugiule

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Festa dei vigili urbani dell’isola d’Ischia

I Vigili Urbani dell’isola d’Ischia hanno ricordato con varie manifestazioni la ricorrenza del Santo Patrono San Sebastiano.Gare sportive, un convegno di studi, un concorso riservato agli alunni delle classi V elementare e III media: sono stati questi i momenti più significati-vi di quella che è stata presentata come

la festa del Vigile Urbano

Lo spirito dell’iniziativa — ha precisato il coman-dante dei Vigili di Lacco Ameno, Pietro Mazzella — non è stato solo quello della festa, bensì quel-lo di creare una occasione d’incontro di lavoro ,per discutere, conoscerci soprattutto, scambiare esperienze su temi che ci riguardano direttamen-te. Riuniti per la prima volta a livello isolano e questo non è poco. Anzi ciò testimonia una con-sapevole volontà di contribuire ad allargare ed approfondire le conoscenze professionali.

Giovedì’ 16 gennaio 1986 nella Sala Congressi della Cabal-Hotels di Lacco Ameno, si è tenuto l’incontro dibattito sulla figura e i problemi del vigile urbano nella realtà dell’isola di Ischia. Pro-blemi — ha precisato il com. Pietro Mazzella nella introduzione - che vedono l’immagine del vigile urbano imbattersi in un “conflitto negativo” con ambienti, strumenti e mentalità superate. In rapporto a tale ingiusto conflitto sulla iden-tità del vigile urbano passano due distinte con-cezioni. La prima vede il vigile “ come un impiegato in divisa”, immagine questa riduttiva e stantìa, pri-va di un avvenire sociale. La seconda concepisce il vigile in prima linea, a difendere le istituzioni con un’apertura verso il sociale, verso il nuovo, verso la civiltà tecno-logica, con un nuovo stile operativo, con nuovi orizzonti culturali, con nuovo peso nella società. E’ questa seconda concezione che noi vogliamo veder affermata, ma con quali strumenti? E’ chiaro che ognuno deve fare la sua parte, in primo luogo noi vigili urbani dobbiamo avere il coraggio di riconoscere con umiltà un ruolo di insufficienza e pressappochismo nel rapporto con il cittadino. Dall’altra parte le Amministrazioni comunali di appartenenza debbono abbandonare la ten-denza paternalistica nei confronti dell’operatore di polizia urbana. Tutto questo non è difficile da ottenere purché lo si voglia. Basta rimboccarsi le maniche e credere che il nostro futuro dipende da

noi nella misura in cui lo sappiamo costruire.

Il dott. G. Giuseppe Jovene, comandante del Corpo dei Vigili d’Ischia, ha chiaramente illu-strato i compiti e la figura del vigile urbano, visti soprattutto nella complessa realtà isolana, ove per vari mesi dell’anno la popolazione, aumenta enormemente con il turismo, e nella sempre cre-scente serie di incombenze che l’opera del vigile richiede (la relazione è quasi interamente portata in altra parte del giornale) . Aspetti più tecnici hanno delineato i magistrati dott. Mario Parente (“Sequestro penale e seque-stro amministrativo”), il dott. Giuseppe Febbraro (“Compiti in materia di vigilanza sugli esercizi e locali pubblici”), il dott. Sergio Zazzera (“Azioni di P. G .- Arresto obbligatorio e facoltativo”) . Ha presenziato il sindaco di Lacco Ameno, dott. Tommaso Patalano, il quale ha elogiato l’iniziati-va ed ha auspicato che incontri del genere abbia-no a verificarsi più spesso. Presenti anche espo-nenti politici degli altri Comuni dell’isola d’Ischia.

Domenica 19 gennaio 1986 raduno in P.za S. Restituta, ove si è proceduto alla benedizione e consegna della bandiera; sono stati anche conse-gnati i premi (forse un po’ troppi) ai vincitori del torneo di calcetto e tiro a piattello riservati ai vi-gili, e ai ragazzi vincitori del concorso svolto nelle scuole isolane. La cerimonia si è conclusa nel Santuario di S. Restituta con la celebrazione della Santa N’essa, presenziata da S. E. Mons. Antonio Pagano. L’appuntamento è stato fissato per l’anno pros-simo nel comune di Ischia.

(...) Nell’iniziare a tracciare la figura ed i com-piti del Vigile Urbano, devo premettere che allo stato persistono una crisi di identità ed equivoci sul ruolo di questo operatore, perché di fatto non esiste ancora una precisa ed univoca legislazione in materia, in quanto il testo della legge quadro sull’ordinamento della Polizia Municipale, pur es-sendo stato approvato dalla Camera nel dicembre ‘84, è ancora fermo al Senato. A questa legge dovrebbe poi far seguito una nor-mativa regionale per la definizione delle compe-tenze delle Amministrazioni Locali nell’esercizio delle funzioni di Polizia Locale, e solo allora sarà possibile di riflesso definire l’esatta posizione e funzione del Vigile Urbano nella società moderna. Il Vigile Urbano (appellativo derivante, come è noto, dal latino e che significa “custode della

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Compiti e figura del vigile urbano

città”), nell’esercizio delle sue funzioni, rappresenta l’Ammini-strazione Comunale della quale è l’organo esecutivo. Il Vigile, è stato giustamente detto, è lo specchio della città e l’ordine e la disciplina di essa si riscontrano osservando l’aspetto e il comportamento dei suoi vi-gili. Ogni cittadino apprezza nei suoi vigili la cortesia del tatto, le buo-ne maniere, la perfetta tenuta dell’uniforme e non accetta che queste caratteristiche vengano a mancare. Il vigile deve essere l’esempio vivente dell’ordine della vita so-ciale: ordine che significa non soltanto senso del dovere, rispet-to della legge, auto-disciplina, coscienza professionale, ma an-che armonia di rapporti con tutti i cittadini, con i superiori, con i colleghi e con i dipendenti. Il dovere di ogni vigile, e direi di ogni uomo, è quello di istruirsi per migliorarsi, per partecipare all’umano progresso e per ren-dersi degno del posto occupato. Il vigile deve essere anche un buon sportivo praticante nel senso che deve praticare una qualsiasi attività fisica per salva-guardare la propria salute fisica e psichica anche al fine di affronta-re meglio il suo lavoro e di supe-rare più facilmente situazioni di emergenza, con evidente riflesso favorevole su tutta la collettività Ai dirigenti ed ai capiservizi ad-detti al coordinamento e control-lo è affidato il compito di istrui-re, guidare e consigliare i propri collaboratori vigili, dando esem-pio di competenza e di attitudi-ne professionale nell’affrontare e risolvere le varie situazioni,

Relazione di G.G. Iovene,

comandante del Corpo Vigili Urbani di Ischia

esempio di rispetto della discipli-na, degli ordini, delle leggi e dei regolamenti e di irreprensibile condotta, privata e pubblica. In ogni circostanza, il vigile deve mantenere un contegno educato e corretto, un comportamento dignitoso ed equilibrato, ispi-rato sempre a ragionevole fer-mezza, evitando scatti impulsivi ed inopportuni, o atteggiamenti vessatori nei confronti del citta-dino, senza mai lasciarsi traspor-tare nelle operazioni di servizio da risentimento personale. Poiché il cittadino ha diritto ad un’attiva tutela, un buon vigi-le deve concentrarsi esclusiva-mente sul lavoro e non si lascia distrarre da altro; ha l’obbligo di prestare la più costante attenzio-ne su quanto accade intorno a lui, onde intervenire tempestiva-mente ed efficacemente a tutela dei cittadini. Richiesto di informazioni, sa-luta rispettosamente e risponde con la maggior gentilezza, preci-sione, chiarezza e brevità che gli sono possibili. Il vigile è il controllore dell’or-dine urbano, egli segnala alle Au-torità competenti ogni esigenza, ogni imprevisto, ogni inconve-niente e disservizio che riscontra durante il suo lavoro per le vie cittadine; guarda i beni comuna-li, demaniali e patrimoniali, vigi-la sull’igiene e sulla salute pub-blica, previene incidenti, sinistri ed infortuni, svolgendo azione di assistenza e promozione sociale, interviene per la tutela dell’am-biente dagli inquinamenti e per la conservazione delle bellezze naturali e del decoro cittadino; esegue controlli sull’abusivismo edilizio, sulla pubblicità e pub-bliche affissioni, sul commercio fisso e ambulante, sugli orari dei negozi, sui pubblici esercizi, sui mercati, e in genere in materia annonaria a tutela dei consu-matori. Controlla l’esecuzione dei provvedimenti contingibili ed urgenti emessi dal Sindaco in materia edilizia, polizia locale, igiene, sanità e sicurezza; or-

ganizza e vigila sull’attività di sgomberi e rimozioni ordinati dal Comune. Un compito particolarmente de-licato del vigile è quello attinente il servizio informativo, al quale devono essere destinati elementi particolarmente idonei ed ade-guatamente preparati, osserva-tori, dotati di uno spiccato senso di responsabilità. Anche la legge 180 sugli alienati mentali vede impegnato il vigile nella problematica riguardante il dramma di questa patologica ca-tegoria sociale. Altri compiti importantissimi sono inerenti alla Polizia di Traf-fico, Polizia Giudiziaria e di Pub-blica Sicurezza, che determinano obblighi di intervento e compor-tano responsabilità, disagi e ri-schi. Infatti i vigili sono dipenden-ti del Comune, ma rivestono la qualifica di Agenti di Polizia Giudiziaria (art. 220 C. P. P.) per cui hanno l’obbligo di rap-porto all’Autorità Giudiziaria di ogni reato del quale vengono a conoscenza, ed operano special-mente per la repressione dell’a-busivismo edilizio, per la difesa ecologica in genere, a tutela delle norme sanitarie e contro l’inqui-namento, per l’accertamento dei reati connessi alla circolazione stradale o connessi ad attività commerciali per le quali neces-sita la licenza (pubblici esercizi, ecc.). La maggior parte dei vigili rive-ste anche la qualifica di agenti di Pubblica Sicurezza a seguito di decreto prefettizio e, come tali, concorrono e cooperano, nei limiti e con le modalità previ-ste dalle disposizioni vigenti, al mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica per assicurare l’incolumità e la tutela delle per-sone e delle proprietà private. Il servizio di regolazione del traffico stradale è uno dei com-piti preminenti e senz’altro il più impegnativo e di maggiore re-sponsabilità dei vigili. È un compito arduo, ingrato, spesso difficile, nel quale solo alcuni elementi particolarmente

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dotati sanno eccellere. Ai vigili addetti al traffico occorre: - precisa conoscenza delle norme stradali- prontezza di percezione e ra-pidità di riflessi - nozioni sulla meccanica e dinamica dei vei-coli e sulle esigenze del traffico -conoscenza della mentalità e del modo di agire delle varie ca-tegorie degli utenti, in modo da intuirne le reazioni di fronte alle varie situazioni. Come tutti sanno, nella nostra Isola, durante i mesi estivi, questo servizio diventa estremamente diffi-coltoso e stressante. In questi mesi i nostri vigili sono chiamati, se non a risolvere, a dare il loro contribu-to, con grosso impegno e sacrificio personale, per assicurare una circo-lazione più rapida e fluida possibile e garantire nel contempo la sicurez-za degli utenti e la quiete nelle aree urbane chiuse al traffico veicolare. Dobbiamo purtroppo ammettere che in tutta la nostra Isola la circo-lazione urbana, salvo lodevoli ecce-zioni, è francamente disordinata. Al riguardo abbiamo mai conside-rato quanto l’azione della “Vigilanza Urbana” possa influire sul grado di educazione della cittadinanza? Ed inversamente, abbiamo mai con-siderato a sufficienza il deleterio effetto che lo scarso controllo, il la-sciar correre, il chiudere un occhio, poi due, possono avere sulla forma-zione del “costume stradale”? Io penso che, almeno in parte, la diseducazione stradale sia la natu-rale conseguenza di un non assiduo ed incisivo controllo del traffico e di una insufficiente azione di repres-sione delle infrazioni stradali. Il vigile addetto alla viabilità deve esercitare anzitutto una funzione di tutela, di prevenzione, di colla-borazione, aiuto ed informazione dell’utente della strada, ma quando necessario, nell’interesse della sicu-rezza e scorrevolezza della circola-zione, non deve avere esitazione nel reprimere, in conformità alla legge, ogni violazione alle norme stradali, particolarmente quelle legate a ma-nifestazioni di gratuita indisciplina da parte di sconsiderati, fracassoni, esibizionisti, aggressivi nei cui con-fronti ogni indulgenza od omissione è colpevole. In caso di incidente il vigile ha il compito di soccorrere eventuali fe-riti e di raccogliere tutti gli elementi

necessari per la ricostruzione del si-nistro nelle sue varie fasi, compilan-do un dettagliato rapporto, senza preoccuparsi peraltro di esprimere un giudizio sulla responsabilità del sinistro. I vigili urbani nei nostri Comuni sono chiamati a svolgere una fun-zione molto importante anche nel campo del turismo: questo è movi-mento di persone ed è logico, per-tanto, che esso rientri nella loro sfe-ra di competenza e di azione. Ma l’azione dei vigili non può e non deve limitarsi alla semplice sorve-glianza e regolazione di questo mo-vimento, effettuato per lo più con autoveicoli. Anche in considerazione dell’ap-porto monetario dato dai turisti alla nostra economia, i vigili devono cer-care di rendersi il più possibile utili a questi ospiti, specie se si tratta di stranieri, fornendo informazioni, consigli ed aiuti in ogni eventuale situazione di bisogno. Un buon vigile deve anche cercare di apprendere le lingue straniere in modo da essere maggiormente utile a quelli che non conoscono la nostra lingua. I turisti devono essere protetti per quanto possibile dai rumori, dai furti e dagli scippi; è opportuna in alcuni casi anche un’azione preven-tiva, non vergognandoci di avvertire lo straniero, eventualmente ignaro, che purtroppo anche sulla nostra Isola si è infiltrato qualche ladro o scippatore. Maggior motivo di vergogna sareb-be il vedere un turista nella nostra Isola scippato dei soldi e, spesse volte, anche dei documenti. Altra azione importante e lodevole per i vigili è quella relativa all’edu-cazione stradale nelle scuole, che però finora è stata molto limitata. A partire dal corrente anno scolastico,il Comando Vigili Urba-ni di Ischia, d’intesa con l’Amm.ne comunale, la Direzione Didattica e la Scuola Media Statale “G. Scotti”, inizierà un corso che avrà lo scopo di animare nelle coscienze dei ra-gazzi e, attraverso essi, quelle delle famiglie, il senso civico per una cor-retta educazione stradale, ma anche il rispetto verso la Città, specie nei rapporti ecologici. Anche gli altri Comandi Vigili Urbani dell’Isola si stanno adoperando per svolgere la medesima iniziativa presso le scuo-le dell’obbligo dei rispettivi Comuni.A conclusione del mio tema devo ri-

cordare che, a partire dagli anni set-tanta, l’ente locale ha ricevuto una trasformazione sostanziale di ruolo e di funzioni. Tale trasformazione ha aperto al nostro Comune nuovi spazi e nuovi orizzonti di attività di rilievo nei settori dell’economia, della cultura, dell’assetto del terri-torio, della salvaguardia dell’am-biente, del tempo libero, degli inter-venti sociali intesi nella loro portata più ampia, intrecciando tali nuove funzioni con quelle già esercitate. Nell’ambito di questa trasforma-zione la figura del vigile urbano è andata crescendo per l’attribuzione dei nuovi e impegnativi compiti che si aggiungono a quelli tradizionali e pongono questo operatore in conti-nuo contatto con la popolazione. I vigili sono presenti in tutti i settori in cui intervengono i sindaci, perché non sia impedito da ostacoli lo svi-luppo sociale ed economico e la cre-scita civile della comunità promossi dagli stessi. Di fronte a questi complessi com-piti, vecchi e nuovi, dobbiamo pur-troppo ammettere che i vigili urbani dell’isola non sono adeguatamente preparati, ma non per colpa loro. Possiamo però sicuramente affer-mare che essi in generale si adope-rano al meglio e sono consapevoli dell’assoluta ed urgente necessità di un rinnovamento professionale ed organizzativo. Il vigile urbano sente l’esigenza, il bisogno, il desiderio, di essere al passo con i tempi e all’altezza della situazione, per acquisire e mantene-re il prestigio spettante a chi svolge in modo corretto e proficuo la sua attività. Sente la necessità di perfezionare la propria preparazione professio-nale attraverso appositi corsi di formazione e di aggiornamento; di avere una sede decorosa ed adegua-ta con strutture e nuovo potenzia-mento tecnico per una più efficiente organizzazione operativa; di avere inoltre un proprio regolamento. Di fronte alle giuste istanze della popolazione i vigili urbani, in tut-ta umiltà e con lo sforzo di buona volontà, vogliono predisporsi per costituire la diga naturale al soprav-vento della violenza, affrontando le cause, per quanto di competenza, frenarne gli effetti, ridare possibil-mente vivibilità alla nostra Isola.

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Lacco Ameno avrà la Scuola media?(ma questo non dovrebbe andare

a scapito dell’Istituto Professionale Statale) Con delibera di G. M. n. 299 del 7.10.85 l’Amministrazione comunale di Lacco Ame-no ha chiesto al Ministero della Pubblica Istruzione la istituzione di una sezione stac-cata della Scuola Media Statale di Casamic-ciola, a partire dall’anno scolastico 1986/87 e con un inizio limitato alle prime classi ne-cessarie per gli alunni che conseguiranno la licenza elementare alla fine del corrente anno scolastico. Questa esigenza, alla quale la nuova Ammi-nistrazione vuole dare concreta risposta, ha le sue premesse nel fatto che i ragazzi sono costretti ad affrontare “enormi disagi e peri-coli dovuti al trasporto e alla ubicazione” per raggiungere la sede di Casamicciola Terme; inoltre il comune di Lacco Ameno affronta una spesa abbastanza rilevante per il traspor-to degli alunni. In proposito parte della cittadinanza si è già espressa favorevolmente nei riguardi dell’iniziativa, attraverso una sottoscrizione promossa da socialisti e comunisti nell’anno 1982 e presentata all’Amministrazione de-mocristiana dell’epoca. Circa la sede, si intende utilizzare l’edificio ubicato in località Fundera, come è indicato nella delibera n. 278 del 28.8.85, con la qua-le si affida all’Ufficio Tecnico l’incarico della progettazione dei lavori di ampliamento e di adattamento: “....(delibera) affidare all’Uffi-cio Tecnico Comunale l’incarico della proget-tazione dei lavori di ampliamento e adatta-mento dell’edificio scolastico sito in contrada Fundera da destinare a Scuola Media....”. Di edilizia scolastica tratta anche la delibe-ra di G. M. n. 279 del 28.8.85 con la quale, premesso che “l’edificio scolastico elemen-tare non ha aule sufficienti a fronteggiare il continuo incremento della popolazione sco-lastica”, si dà incarico all’Ufficio Tecnico Co-munale di progettare una sopraelevazione di uno spazio disponibile presso l’edifico stesso per la realizzazione di alcuni locali da adibire ad aule scolastiche”. Le buone intenzioni dell’Amministrazione, tendenti ad istituire nell’ambito comunale la Scuola Media, sono senz’altro degne del-

la massima considerazione e di un unanime consenso. In varie occasioni ne abbiamo espresso l’opportunità. Ma ci preme anche sottolineare alcune circostanze da non tra-scurare, se si vuole che questo progetto risulti positivo in tutti i suoi aspetti e non sia quindi soltanto una mossa di carattere politico. Occorre innanzitutto puntare subito o alme-no in breve tempo a che la Scuola sia auto-noma e non una sezione staccata, in quanto la funzionalità si presenta molto diversa, per quanto concerne sia il settore direttivo che il corpo docente. Un’altra prerogativa che è di notevole portata va rapportata alla necessità di una sede adeguata nelle varie strutture: soluzioni provvisorie o derivanti da forzati adattamenti costituiscono fatti che speriamo l’Ammin.ne abbia la forza di evitare , anche a costo di rimandare nel tempo la realizzazio-ne di questo punto importante della propria programmazione scolastica. I ragazzi avver-tono certe carenze e ne sono critici severi... Sembra che i responsabili della cosa pub-blica non riconoscano l’utilità della scuola superiore oggi esistente in Lacco Ameno, e cioè dell’ISTITUTO PROFESSIONALE PER MECCANICI NAVALI, istituito nel 1961. Si dice infatti che il Comune ha la disponibilità dei locali per l’avvio della Scuola Media, sen-za specificare che gli stessi sono attualmente occupati da altro tipo di istruzione né dove si intende trasferire l’Istituto in futuro: se ne vuole forse auspicare e determinare la fine? Lacco Ameno dovrebbe invece indirizzare le proprie scelte anche verso una maggiore pre-senza in tutto il settore scolastico, dalle ma-terne alle superiori. Non dimentichiamo che per alcuni tipi di istruzione è ancora lasciato spazio esclusivamente ai privati, con conse-guenti disagi per una categoria di giovani che non possono ricevere dai genitori i necessari aiuti economici. E’ quindi da rafforzare almeno l’Istituto Pro-fessionale, facendo pressione sugli organi di-rettivi e sugli enti competenti per cambiare magari o aggiungere altri corsi più moderni e più rispondenti a certe richieste dei giovani e a esigenze isolane. r. c

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di Giuseppe Alparone

Le mostre sono manifestazioni culturali e mondane ad un tempo. Servono a polarizzare l’attenzione, giovano al turismo ed anche al narcisismo di portici e uomini di cultura, ma rimangono un fatto transeunte, perché i pezzi ritornano ai luoghi d’ori-jine. Il fatto duraturo è il catalogo, che al momento guida il visitatore e successivamente rimane a disposizione dello studioso nelle biblioteche, giovando alle gene-razioni future. La mostra delle immagini di Ischia nel 7 e 800, tenuta, il 1984, nella ex chiesa sul Castello d’Ischia gode di un cata-logo dalla veste tipografica lussuosa, nell’ambito delle Edizioni del Castello Aragonese dirette da Ercole Camurani e Gabriele Matterà, che venne pubbli-cato con il contributo dell’Assessorato alla Istruzione e Cultura della Regione Campania (retto da Amelia Cortese Ar-dias, del PLI) e della Banca Popolare di Napoli. Ha una prefazione del soprintendente reg-gente ai 3eni Artistici e Storici della Campania, dott. Nicola Spinosa, e, poiché tali cose sono affidate a chi, co-ne direbbe mastro don Ge-sualdo, ha il mestolo in mano, la parte gene-rale, tradotta in tre lingue, e le schede portano la firma di due ispettrici della Soprintenden-za stessa, Luciana Arbace e Luisa Martorelli, mentre la bibliografia risulta curata da Salva-tore Barletta. Già me ne occupai di sfuggita in altra occasio-ne e torno a dire che la bibliografia per eufemi-smo deve definirsi lacunosa. Infatti una mezza pagina almeno è stata risparmiata ignorando una larga fetta delle pubblicazioni che hanno un valore critico, per cui Cesare Calise ed Al-fonso Di Spigna sono degli sconosciuti nella bibliografia che riguarda la loro terra. La parte generale è condotta nello stile co-mune a tale genere di pagine, con qualche passo in critichese che richiama alla mente quello celebre nella famosa lettera di Nico-lò Machiavelli a Francesco Guicciardini. Chi non è cittadino della repubblica degli zoccoli e nemmeno al livello dei rustici che nell’Elisir d’amore ascoltano Dulcamara, vorrebbe sa-

pere se dietro il fumo del critichese raffinato (magari a discapito del dizionario italiano) ci sia un reale contenuto critico, e rimane diso-rientato quando a pagina 11 legge: — Ed an-cora le numerose immagini dell’isola presenti in decorazioni agiografiche: quelle vedutine ingenue e semplificate realizzate da una folta schiera di personalità minori dal XVI al XVIII secolo, dal Calise al Di Spigna, dal Maestro di San Tommaso al duomo d’Ischia al Ceppa-luni, che pur nella trasposizione di temi sacri mostrano l’incapacità di sottrarsi al fascino della costa isolana, etc. etc. L’espressione decorazioni agiografiche do-vrebbe tradursi quadri di soggetto religioso, ma nello Zingarelli trasposizione equivale a cambiamento di posto. Alfonso Di Spigna nella parte bassa della tela all’altare maggiore di S. Vito ritrasse il panora-ma di Forio, ed una sua fotografia non sarebbe stata affatto fuori luogo (e nemmeno quella della pala di Portosalvo) alla mostra che nella penna di Ercole Camurani si autodefinisce ri-gorosa e completa. Alle spalle di S. Nicola da Tolentino, nella tavola firmata da Cesare Calise nel 1607, si po-trebbe identificare la spiaggia dello Scentone, e forse un’altra nella Predica di S. Antonio ai pesci, dipinta da Filippo Ceppaluni, ma il Ma-estro del S. Tommaso nel duomo d’Ischia che c’entra? Ha ragione di chiederselo chi nella tesi di laurea creò tale nome convenzionale e lo pose a titolo di due saggi critici e successi-vamente ne ipotizzò l’identificazione in Silve-stro Falanga, unico pittore romano presente nell’indice degli artefici del Filangieri come operoso a Napoli nel 1505. Dove sarebbero le vedutine ingenue e semplificate? Sui pilastri della chiesa in cui prega S. Tommaso? Nelle pieghe del saio di San Tommaso e di San Fran-cesco? In mezzo alle anime del Purgatorio ai piedi della Madonna delle Grazie? Accanto alle gambe muscolose del Battista o sulla ruota di S. Caterina d’Alessandria? La scheda n. 87, pag. 152 riferita alla bella illustrazione a colori della pagina seguente, con il titolo La presa d’Ischia, è tale da lascia-re esterrefatto anche chi non ha dimestichezza alcuna con la storia, perché la veduta, presa da Capo Miseno, mostra nello sfondo l’Epomeo

I cataloghi delle mostre nel Castello di Ischia

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e le altre alture, ma davanti ad esse, nitidissi-ma, c’è Procida. La nota critica (si fa per dire) riporta un passo del libro del compianto prof. Buchner sul protomedico Francesco Buono-core, concluso dall’accenno al tricolore giallo, rosso e blu della Repubblica Napoletana che aveva sventolato su Ischia nel 1799 La nota prosegue: E’ sembrato opportuno documentare questo drammatico episodio che costò la vita a tanti giovani isolani (in realtà gli sventurati che il magistrato Vincenzo Speciale fece impiccare a Piazza dei Martiri a Procida insieme ai Proci-dani non furono molti) e sconvolse per qual-che tempo la tranquillità di Ischia con la raf-finata gouache di un anonimo testimone che affida il ricordo dell’evento ad una ripresa delle acque che circondano l’isola puntellate (sic!) da lunga fila di velieri francesi. In realtà il quadro è replica fedele (tranne che nella posizione delle bandiere di alcune barche cannoniere in primo piano) di un quadro che non si trova nella collezione Piersanti di Ma-telica e nemmeno nel museo Antonio Borgo-gna di Vercelli, ma nel Museo Nazionale di S. Martino a Napoli. E’ pubblicato alla tav. XI del libro di Giuseppe Porcaro sull’ammiraglio Francesco Caracciolo, edito a Napoli nel 1967, con il nome del pittore Saverio Della Gatta ed il titolo esatto Battaglia di Procida fra le navi borboniche ed inglesi al comando del Trou-bridge e quelle repubblicane di Francesco Ca-racciolo . Alla tav. XII la riproduzione di un quadro dello stesso autore in cui l’episodio è visto da Procida, di conseguenza in primo piano i due vascelli che spiegano l’Union Jack e la bandie-ra bianca e gigliata dei Borboni, e nello sfon-do le barche cannoniere con il tricolore della Repubblica Partenopea, perché, a parte la preziosità lessicale delle acque puntellate, c’è da notare nella nitida riproduzione l’assoluta mancanza della bandiera francese. I due quadri testimoniano uno dei tentativi di riscossa della Repubblica Partenopea, or-mai condannata dopo la partenza delle truppe francesi comandate dal Macdonald, che mar-ciò incontro alla sconfitta che l’attendeva sulle rive della Trebbia ad opera del Souvarov. Il 14 aprile gli abitanti di Castelluccia (oggi Castel-civita) interruppero a sassate la spedizione condotta contro il cardinale Ruffo da Giuseppe Schipani (poi a luglio impiccato alla Mandra insieme con Agamennone Spanò e Pasquale Battistessa); il 17 maggio l’ammiraglio Carac-ciolo tentò di riconquistare Procida, ma, dopo

un vantaggio iniziale, come scrive Vincenzo Cuoco, venne spinto lontano da un improvviso vento contrario. A commentare il titolo del-la scheda ci sarebbe forse da dire che in quel giorno ad Ischia, se si celebrava malgrado quei chiari di luna, c’era la festa di Santa Restituta. Sono riconoscente al prof. Giorgio Buchner che nei giorni di vacanze natalizie mi ha pre-stato il catalogo suddetto ed anche quello della mostra delle architetture d’Ischia, consenten-domi una consultazione che a causa delle mie condizioni di salute e degli impegni relativi alla mia cattedra di storia dell’arte al liceo “Ga-ribaldi”, a Napoli, sarebbe stata problematica nelle biblioteche cittadine. Il volume delle Edizioni del Castello Aragonese reca nel frontespizio la di-citura Soprintendenza per i Beni Am-bientali e Architettonici di Napoli e Pro-vincia e il nome dell’autrice Filomena Sardella, che successivamente risulta coadiuvata nelle schede da Raffaella Cianciulli; la prefazione è del soprin-tendente Aldo Grillo; la veste tipografi-ca è lussuosa, le foto sono molto nitide. Molto nitida, fra l’altro, in questo volume, dove la grande assente è la bella chiesa di S. Maria di Portosalvo ad Ischia, è a pag. 131 la ri-produzione del portale di un edificio adiacente alla chiesetta di S. Alessandro, ma la mancan-za del sesto ribassato non ci convince sulla de-finizione di durazzesco formulata nella sche-da n. 31 nella pagina precedente, e nemmeno quella di blocco piramidale per la casamatta davanti al Castello, definita batteria del molo, che attualmente ospita un locale notturno che con linguaggio ibrido italo iberico è chiamato “El castillo de Aragona”. A pag. 28 si legge che il ponte del Castello fu costruito per volere di Alfonso il Magnanimo dopo il 1423, migliorato dopo il 1430; a pag. 32 si fissa al .1423 l’epo-ca della galleria; a pag. 34 la stessa data, che successivamente diviene 1425, per i bastioni, mentre, a proposito della torre di Monte Vico, a pag. 148, si legge che Alfonso il Magnanimo arrivò ad Ischia nel 1445. In effetti la dinastia angioina venne soppian-tata da quella aragonese, quando Alfonso con-quistò Napoli nel 1442 e celebrò la vittoria con uno sfarzoso corteo trionfale le cui fasi essen-ziali vennero eternate nel marmo da Andrea dell’Aquila, Pietro da Milano, Paolo Taccone da Sezze Romano, Domenico Gagini e Fran-cesco Laurana nell’arco eretto fra i poderosi torrioni di Castel Nuovo su disegno di Leon Battista Alberti.

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A pag. 36 si parla delle carceri: è riportato quel vin-colo 1089 dell’1.6.1939 che non ha impedito che vi fosse sovrapposto un ristorante e trasformate le celle dove non è più possibile riconoscere le strutture che nel volume sono definite medievali. Si legge inoltre: Qui furono relegati, fra gli altri, Carlo Poerio, Nico-la Nusco (sic!), Silvio Spaventa e Luigi Settembrini. Ma la lapide collocata nel 1925 su uno dei pilastri del cancello ed oggi appoggiata al muro del corri-doio che porta all’ascensore ricorda Nisco, Poerio e Pironti, tace di Settembrini, forse perché questi, nel-le Ricordanze, di Ischia non parlò affatto. Il mio ex compagno di scuola Gabriele Mattera ha speso fior di milioni per trasformare la chiesa sconsacrata in un’elegante ed originale galleria per esposizioni. e non saprei quale possa essere stata la sua reazione quando nella scheda a pag. 46 ha letto: Destinazione attuale: Nessuna. A pag. 42 delle righe sconcertanti: Nel 1809 Mu-rat colpì duramente la struttura del convento, allora sede di padiglione militare, occupato dagli Inglesi, tra i danni vi fu lo scoperchiamento della copertura, etc. Ignoravo che durante l’assedio le truppe di Sua Maestà Britannica fossero riuscite ad impossessarsi di una parte del Castello e che per scacciarle Gioac-chino Murat mettesse le sue artiglierie a Soronzano accanto a quelle dei nemici. In alcune schede c’è accenno ad arredamenti, in al-tre a decorazioni interne, sempre in maniera affatto inconsistente. Basti pensare che a Lacco viene igno-rata l’erma di Ercole che sorregge un’acquasantiera; a S. M. del Soccorso e a S. Gaetano si ricordano solo modellini di navi, solo stucchi decorativi a S. Michele a Forio e in S. Sebastiano a Barano, niente in S. Car-lo a Forio. In S. Francesco di Paola a Forio la tavola della Madonna in trono venerata dai ss. Francesco di Paola e Caterina d’Alessandria è chiamata Madonna di Montevergine (pag. 154). Per il duomo (pag. 60) si legge di un crocefisso d’ebano (chi l’ha visto?) e di tela (sic!) di G. Diano (e le altre due?), per lo Spirito Santo (pag. 64) si ricorda solo l’affresco in sacrestia, e le tele di Fabrizio Santafede, Paolo de Mattheis, Al-fonso Di Spigna e Giuseppe Bonito, tamquam non essent. Bisogna spendere qualche parola a proposito del-la bibliografia in calce alle schede di S. M. di Loreto (pag. 166) e Visitapoveri (pag. 188), dove si legge il mio modestissimo nome seguito rispettivamente da 1977, pp. 482-3 e da 1969, p. 16. Siccome, con notevole risparmio di spazio, sono stato escluso dalla bibliografia generale che anche qui per eufemismo chiameremo lacunosa, forse quel 1969, p. 16 si riferisce al mio libro Francesco Cici-no ed altri appunti storico-artistici, pubblicato nel 1969, nel quale a pag. 39 (e non 16) c’è un capitolo intitolato Aggiunte ad Alfonso Di Spigna, ma non ri-

cordo affatto a quale mio scritto potrei riferire l’altra indicazione, e quei numeri, opportunamente mani-polati, potrei giocarli al lotto sulla ruota di Napoli. Altre precisazioni sono necessarie per la scheda (p. 274) relativa alla parrocchia di S. Giorgio a Te-staccio, dove alla voce Arredamenti si legge: tavola dipinta da Cesare Calise rappresentante S. Lucia e S. Francisco (sic!) da Paola. A prescindere dall’assenza bibliografica delle pubblicazioni in cui tale dipinto usci dall’inedito con l’attribuzione a Cesare Calise, i santi ai lati di S. Lucia erano due, e la tavola non esiste più. Nell’anno del Signore 1942, quando, per fare un confronto economico, la carne al mercato nero costava 40 lire il chilo, il compianto don Ubaldo Conte rifiutò di vendere la pala ad unantiquario che gli offriva diecimila lire, conservando alla chiesa un’opera d’arte non catalogata (la schedai io nel 1954). Successivamente, siccome era stata stu-diata da un ricercatore estraneo all’hortus conclusus di certe baronie, ad esse venne negato o-gni restau-ro, chiesto anche nella lettera di felicitazioni che nel 64 mandai all’ispettore Raffaello Causa, promosso soprintendente al posto di Gino Doria. Per onorare la memoria dei miei genitori ho in pro-gramma la pubblicazione di un libro in cui penso di raccogliere il meglio della mia ormai trentennale col-laborazione alla stampa, periodica di Ischia (i libri rimangono nelle biblioteche anche nei secoli succes-sivi) e penso di mettere sulla copertina la fotografia che feci a quel dipinto nel 1953, quando componevo la tesi di laurea e usavo la cassettina 6x9 a fuoco fisso che era servita già ai miei genitori in viaggio di noz-ze, e nel testo sarà adeguatamente ricordata l’odissea della tavola distrutta. Se gli eredi del compianto don Ubaldo Conte hanno trovato fra le sue carte la dura risposta che egli ri-cevette da Bruno Molajoli, quando nel 1957 sollecitò un intervento di restauro già chiesto nel ‘53, sarà op-portuno pubblicarne il testo, certo molto più effica-ce degli articoli sulla stampa nostrana che verranno ricordati, perché nelle decorazioni agiografiche (qui ci azzecca tale locuzione) di certe biografie, è oppor-tuno che, seguendo il consiglio di Cacciaguida, qual-cuno si assuma la parte di avvocato del diavolo. Tornando al volume diremo che alla voce arreda-menti della chiesetta del Rotaro (o Cretaio, come oggi si preferisce dire, ma i nostri vecchi dicevano u Rutar) è ricordata una statua di legno, ma ad Ischia anche le pietre sanno che c’è un veneratissimo croci-fisso meta di pellegrinaggi nei venerdì della quaresi-ma, e si potrebbe continuare, ma, siccome presumo, almeno io, di rivolgermi a lettori intelligenti, metto fine a questa disamina di elementi e-sposti senza commento, che anche i lettori intelligenti riterranno superfluo.

Giuseppe Alparone

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di Giuseppe Amalfitano

Il 24 novembre 1985, a conclusione delle celebrazioni per lo scoprimento del busto in pietra del prof. Cristofaro Mennella, uomo di cultura ed eminente studioso di climatolo-gia che visse ed operò a Casamicciola, il prof. Giuseppe Luongo, direttore dell’Osservatorio Vesuviano e di quello recentemente riaper-to a Casamicciola, ha guidato una visita alla struttura isolana cui hanno partecipato pa-recchie decine di persone. Anche La Rassegna d’Ischia è stata presente alla visita ed il prof. Luongo ci ha gentilmente concesso un’intervista incentrata soprattutto su temi di sicurezza e protezione civile, anche alla luce della rinnovata vita dell’Osservato-rio Geofisico di Casamicciola.- Qual è l’importanza, a livello di protezio-ne civile nella Campania, della riapertura dell’Osservatorio Geofisico di Casamicciola ?

Come risultati siamo ancora agli inizi; stiamo avviando il discorso di protezione ci-vile. Abbiamo in questo momento problemi organizzativi che frenano un po’ la nostra azione. L’importanza della riapertura è es-senzialmente di trasferire alla popolazione ed anche ai turisti una serie di informazioni corrette sul territorio, sulle caratteristiche di questo territorio, in modo da poter usu-fruire dei beni ambientali nel modo miglio-re e poi, per quanto riguarda il vero nostro lavoro, si tratta di seguire la dinamica en-dogena dell’isola in modo da dare tutti quei conforti per un uso più appropriato del ter-ritorio. E’ nostra intenzione dare ai cittadini una serie di informazioni nei momenti più preoccupanti. Bisogna far crescere l’interes-se su questi problemi e pure far crescere la conoscenza dei problemi stessi. Anche un di-scorso di salvaguardia del territorio rientra nei nostri impegni futuri, onde evitare che si deturpi ulteriormente.Che cosa si farà in concreto? Essenzialmente un controllo dell’attività si-smica dell’isola, un controllo dei movimenti verticali, in quanto l’isola è sottoposta a mo-

Ancora incerta la funzionalità dell’Osservatorio di Casamicciola

vimenti di questo tipo. Tenteremo di proce-dere anche ad una verifica e ad un bilancio delle risorse dell’isola da un punto di vista termale, intensificando i controlli che già ef-fettuiamo. Oggi più che mai non si può fare a meno di un discorso didattico che coinvolga anche il mondo della scuola. Mi risulta che già vi sono stati incontri con docenti specializzati. Un riferimento importante è quello con la scuola. Abbiamo fatto già un paio di incon-tri con i docenti, meglio un gruppo di docen-ti scelti, gran parte dell’area napoletana ed alcuni dell’isola. Comunque posso dire che tenteremo di avere un punto di riferimento nelle scuole e con i docenti, in preferenza con quelli specializzati in materia. Funziona già a pieno ritmo la struttura o ave-te difficoltà per il decollo dell’Osservatorio? Ci sono vari modi per far funzionare una struttura di questo genere. Solo quando avremo chiara la situazione di quali sono i contributi delle varie amministrazioni si potrà parlare di pieno funzionamento. Altri-menti è facile capire che si potrà fare poco. Attualmente qual è la situazione “logistica” a livello di mantenimento dello stabile (aper-tura e chiusura dei locali, lettura ed invio di notizie utili...)? C’è un accordo fra l’Amministrazione co-munale di Casamicciola Terme e l’Ammini-strazione provinciale di Napoli che dovrà trasformarsi in una convenzione. Noi, per ora, procediamo nel nostro lavoro. Nel mo-mento in cui sarà chiaro il contributo delle altre Amministrazioni si potrà sviluppa-re una serie di cose già previste; insomma dobbiamo sapere se siamo noi a presiedere completamente la struttura oppure c’è un contributo a livello di persone da parte delle Amministrazioni. Qual è il rapporto attuale con il Ministero dell’Agricoltura, proprietario dello stabile? Credo che il Ministero dell’Agricoltura non sia neanche più interessato a conservare la struttura che è al momento in fìtto al comu-ne di Casamicciola.

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Negli anni, da quando si è incominciato a trivellare con più zelo il suolo isolano per far-ne uscire acqua “minerale”, si è diffusa nel popolo, o almeno fra i non addetti ai lavori, l’idea che più si trivella l’isola, più viene fuo-ri calore, meno terremoti possono avvenire. Qual è il suo pensiero? Purtroppo non è vero, perché lo sfrutta-mento non garantisce assenza o riduzione di movimenti sismici. Non c’è questa situazio-ne favorevole; se così fosse, avremmo risolto molti problemi. Dunque ci sembra di capire che sussiste sempre la possibilità di terremoti prettamen-te isolani? Sì, certo, possono verificarsi altri eventi e noi siamo qui proprio per studiare la situa-zione, in quanto era da un po’ di tempo che noi ci eravamo dimenticati di Ischia ma ora siamo qui e, cosa importante, abbiamo rea-lizzato una nuova carta geologica dell’Isola che praticamente segue quella del Rittman, realizzata oltre 50 anni fa. Ciò significa re-cuperare tutte quelle informazioni e quell’in-teresse sopiti per molti anni. Comunque,

come Osservatorio Vesuviano, abbiamo per anni continuato ad interessarci di Ischia con misurazioni e osservazioni varie soprattutto per i movimenti verticali del suolo (solleva-menti ed abbassamenti). Metteremo tra bre-ve una stazione meteorologica qui a Casa-micciola, la cui strumentazione è già in loco, pronta per essere installata. Mi sembra interessante far conoscere ai let-tori la situazione attuale, ovviamente a livel-lo sismico-geologico, dell’area flegrea, anche alla luce del ridimensionamento dell’attività sismica. Il fatto che non se parli più, in certi casi è positivo. Comunque, noi non abbiamo mini-mamente abbassato il livello di osservazione rispetto a quanto facevamo nei momenti di crisi. Possiamo dire che in questo momento c’è un’inversione del fenomeno e quindi mas-sima tranquillità.E per Ischia le cose come stanno? Anche per Ischia si può dire con certezza che non c’è, al momento, alcun segnale che ci indichi un minimo di attività sismica.

Giuseppe Amalfitano

APPELLO DEL VESCOVO Mons. AN-TONIO PAGANO per il “si” all’ora di religione

Ai Fratelli e Figli della Chiesa che è in Ischia, sa-lute e pace nel Signore. Con la revisione del Concordato è stata introdot-ta nella Scuola italiana una grossa novità: prima si era iscritti automaticamente all’ora di Religione (e per esserne esclusi si doveva fare domanda di esonero); adesso la volontà di partecipare oppure di non partecipare all’insegnamento della Reli-gione cattolica deve essere espressamente dichia-rata all’atto dell’iscrizione alla scuola, compilando un apposito modulo. L’insegnamento della Religione cattolica è una possibilità che viene offerta dalla Scuola a tutti gli allievi, -qualunque sia la loro situazione religiosa - perché conoscano in modo adeguato il cristia-nesimo nella sua espressione cattolica. La ragione di questa proposta è così indicata nell’Accordo di revisione del Concordato: “ La Repubblica italia-na, riconoscendo il valore della cultura religiosa e tenendo conto che i principi del Cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo ita-liano, continuerà ad assicurare, nel quadro delle finalità della scuola, l’insegnamento della Religio-ne cattolica nelle scuole pubbliche non universita-rie di ogni ordine e grado”.

Gli allievi della scuola italiana vivono in un contesto storico, sociale e culturale che è stato se-gnato, e lo è ancora fortemente, dal cristianesimo nella sua espressione cattolica. Senza una cono-scenza adeguata di esso, non è possibile compren-dere in profondità la storia, la cultura e la situa-zione sociale del nostro Paese. La scuola, che ha il compito di guidare gli allievi alla comprensione critica della realtà italiana, deve garantire loro una informazione sufficiente anche sul fatto cri-stiano. L’insegnamento della religione cattolica, attra-verso un confronto ampio e motivato con la pro-posta cristiana, guida gli allievi a riflettere sui grandi problemi dell’uomo: la vita e la morte, il bene e il male, la gioia e il dolore, l’amore e l’odio, la comunicazione e l’incomunicabilità, la solida-rietà e la violenza, la pace e la guerra, e a trovare ad essi una risposta per la vita. In tale modo l’in-segnamento della religione cattolica contribuisce alla formazione integrale della persona umana ed è per questo che la scuola lo garantisce e lo propo-ne a tutti gli allievi. In questi giorni è in distribuzione il modulo per l’esercizio del diritto di scelta. I genitori, nell’e-sercizio della patria potestà, ed i giovani studenti, che hanno raggiunto la maggiore età, sono tenuti, in coscienza, a rispondere “SI”.

Ischia, 15 gennaio 1986 Antonio Pagano

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Decreto legge 30 dicembre 1985 n. 789

“Provvedimenti urgenti per la finanza locale” Il Decreto-legge 30 dicembre 1985 n.789 -”Provvedimenti urgenti per la finanza loca-le” - abilita i Comuni ad istituire, con effetto dall’1 gennaio 1986, la TASSA PER I SERVI-ZI COMUNALI. Detta tassa viene a conglobare in sé (ne pro-voca quindi la soppressione) i seguenti tribu-ti :a) imposta sui cani;b) tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani interni.

SOGGETTI PASSIVI (art. 13)

1) Soggetto passivo è chiunque occupa op-pure conduce a qualunque titolo, anche te-nendoli a disposizione, locali a qualsiasi uso destinati, situati nel territorio comunale, nonché chiunque esercita in aree situate nel territorio comunale attività commerciali, in-dustriali e artigianali. 2)Per le utilizzazioni stagionali la tassa è do-vuta dal proprietario o dal titolare di altro di-ritto reale, con diritto di rivalsa nei confron-ti del soggetto che ha avuto la disponibilità dell’immobile.

TIPOLOGIA DEGLI IMMOBILI (art.14)

Per la commisurazione della tassa si fa riferi-mento a due elementi :a) la superficie interna dei locali e delle aree;b) l’uso cui i medesimi sono destinati. Le aree che costituiscono pertinenze o ac-cessorio di insediamenti commerciali, indu-striali e artigianali nonché i locali che costi-tuiscono pertinenze di abitazioni civili sono calcolati in misura non inferiore al 10 e non superiore al 50 per cento della loro superfi-cie. La predetta misura è fissata con delibera-zione motivata dal consiglio comunale. La superficie dei locali che costituiscono pertinenze di abitazioni rurali non è calcola-ta. La tassa è dovuta in ragione di anno; per

le frazioni di anno la tassa è dovuta in ragio-ne dei mesi interi per i quali si è protratta la utilizzazione, intendendosi per mese intero anche le frazioni di mese superiori a quindici giorni. Le nuove costruzioni sono soggette alla tas-sa dal mese nel quale esse sono divenute atte all’uso cui sono destinate o dal quale è inizia-ta la utilizzazione. La tassa è istituita con deliberazione del consiglio comunale adottata entro sessan-ta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto. La deliberazione indica la tipologia dei servizi, determina le tariffe e può ripar-tire il territorio comunale in zone di omoge-nea dotazione dei servizi stessi. Se la delibe-razione non è adottata nel suddetto termine, il comitato regionale di controllo provvede a nominare un apposito commissario entro i quindici giorni successivi.

Con delibera del consiglio comunale le clas-si possono essere integrate, secondo criteri di omogeneità e di intensità dell’ utenza, con la indicazione di categorie di immobili diverse da quelle indicate.

I comuni possono disporre che la tassa si ap-plica con importi maggiori di quelli previsti per il proprio livello della tariffa, a condizio-ne che tali importi arrotondati alle cinquanta lire siano comunque inferiori a quelli del li-vello successivo.

I comuni che possono applicare il quarto li-vello della tariffa hanno facoltà di aumentar-ne gli importi fino ad un massimo del 20 per cento. Gli aumenti, devono essere disposti nella stessa proporzione per tutte le c’essi di immobili. Per il 1986 la tariffa deve essere commisura-ta in misura tale da assicurare una previsione di gettito non inferiore a quella relativa al gettito della tassa per lo smaltimento dei ri-fiuti solidi urbani interni per l’anno 1985.

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Esenzioni e agevolazioni (art.15)

Sono esenti dalla tassa: a) gli immobili utilizzati dal comune nel pro-prio territorio nonché quelli per i. quali il co-mune deve provvedere alle spese di gestione; b) i presidi ospedalieri delle Unità sanitarie locali;e) le caserme e le carceri; d) gli edifici aperti al culto della chiesa cat-tolica e delle altre confessioni religiose i cui rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base delle intese di cui all’art.8 della Co-stituzione. e) gli immobili di proprietà della Santa Sede;f) i nuovi fabbricati realizzati dalle imprese costruttrici, destinati alla vendita e non occu-pati, limitatamente ai primi dodici mesi de-correnti dalla data di ultimazione dei lavori certificata dagli uffici comunali ; I comuni hanno facoltà di determinare la riduzione fino al 50 per cento degli importi previsti nella tariffa per gli immobili, destina-ti all’esercizio delle attività istituzionali, degli enti aventi fini di beneficenza o di istruzione e degli enti ecclesiastici aventi fine di religio-ne o di culto; per gli immobili non adibiti ad abitazione nell’ipotesi di utilizzazione o di esercizio di attività consentiti solo per perio-di stagionali da licenza o autorizzazione rila-sciata per l’esercizio dell’attività svolta; per le abitazioni rurali; e, sempreché non abbiano fini di lucro, per ospedali, musei e pinaco-teche pubblici e privati, sedi di collettività aventi finalità assistenziali.

Altre disposizioni fiscali

Art.23 - Per l’anno 1986 le aliquote dell’im-posta comunale sull’incremento di valore degli immobili si applicano in tutti i comuni e per ogni scaglione di incremento di valore immobile, nella misura massima prevista dal!’art.15 del decreto del Presidente della Repubblica 26. ottobre 1972, n.643, e succes-sive modificazioni.Art. 24-1. Con decorrenza dal 1.gennaio 1986 sono aumentate del 25 per cento le tariffe relative alle tasse di occupazione tempora-nea e permanente di spazi ed aree pubbliche,

all’imposta comunale sulla pubblicità ed ai diritti sulle pubbliche affissioni. Per ‘anno 1986 l’aumento si applica sulle tariffe in vi-gore per tale anno. 2. La facoltà riconosciuta ai comuni di au-mentare di un ulteriore 30 per cento le tariffe relative all’imposta comunale sulla pubbli-cità ed ai diritti sulle pubbliche affissioni è esercitata sulle tariffe aumentate ai sensi del precedente comma 1. Art. 25 - 1. E’ data facoltà ai comuni di isti-tuire, per le utenze ubicate nell’ambito del proprio territorio, una addizionale sul consumo,dal1’anno 1986,dell’ener-già elet-trica impiegata per qualsiasi applicazione nelle abitazioni, in ragione del 13 per cento per ogni kw consumato. 2. I comuni e le province possono istituire, per le utenze ubicate nell’ambito del proprio territorio, una addizionale sul consumo, dal detto anno 1986, dell’energia elettrica impie-gata per qualsiasi uso in locali e luoghi diversi dalle abitazioni, limitatamente alle forniture con potenza impiegata fino a 1000 kw in ra-gione rispettivamente di lire 5,5 e lire 5,5 per ogni kw consumato. Art. 26 - Le tasse sulle concessioni comunali di cui all’art. 8 del decreto-legge 10 novembre 1978, n.702, convertito, con modificazioni nella legge 8 gennaio 1979, n.3 e successive integrazioni e modifiche, sono aumentate del dieci per cento. I nuovi importi sono arroton-dati alle 500 lire superiori. Gli aumenti si ap-plicano alle tasse sulle concessioni comunali il cui termine ultimo di pagamento scade suc-cessivamente al 30 dicembre 1985.

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La tariffa è stabilita per classe, in cui sono ripartiti i locali, le aree e le relative pertinenze, e secondo livelli che tengono conto della dotazio-ne di servizi; 1’importo e riferito a metro quadrato di superficie inter-na utile (le frazioni superiori a mezzo metro quadrato si considerano uguali a un metro quadrato).

Tariffa della tassa per i servizi comunali

Classe di Primo livello Secondo livello Terzo livello Quarto livello immobili (lire per mq) (lire per mq) (lire per mq) (lire per mq)

Prima 900 1.100 1.400 1.700Seconda 2.000 ‘2.300 2.700 3.200Terza 600 650 700 800Quarta 550 600 650 750Quinta 2.300 2.600 3.000 3.500Sesta.. .-. 400 450 500 550Settima 450 500 550 600

prima classe: abitazioni - alloggi collettivi di-versi da quelli indicati nelle altre classi;seconda classe: alberghi - pensioni - locande - residence;terza classe: ospedali e case di cura -bibliote-che - musei e pinacoteche - teatri, cinemato-grafi, circoli e attività ricreative - stabilimenti balneari e termali;quarta classe: insediamenti industriali ed ar-tigianali - magazzini;quinta classe: pubblici esercizi, anche all’a-perto - insediamenti commerciali - studi pro-fessionali -uffici privati - istituti di credito e di assicurazioni;sesta classe: aree destinate all’esercizio di attività commerciali, industriali e artigianali ; villaggi turistici, campeggi distributori di carburante e sale da ballo;settima classe: uffici dello Stato e degli enti pubblici territoriali, degli enti parastatali .delle aziende autonome dello Stato e delle aziende municipalizzate e consortili - sta-zioni ferroviarie e di autobus - sedi di enti, associazioni e istituzioni di natura religiosa, culturale, politica e sindacale.

SERVIZIPrimo gruppo: Rete viaria comunaleIlluminazione pubblica Smaltimento rifiuti solidi Rete distribuzione di acqua potabile Rete fognaria

Secondo gruppo: DepurazioneTrasporto pubblico urbanoScuola maternaAsilo nidoTrasporto alunniBiblioteca o museoTeatroPalestre o piscineVerde pubblicoVerde attrezzato

Per l’applicazione dei livelli si fa riferimento al numero minimo dei servizi offerti , e cioè:I livello: n.2 servizi del primo gruppo II livello: n.3 servizi del primo gruppo III livello: n.3 servizi del primo gruppo e n.4 del secondo gruppo IV livello: tutti i servizi del primo gr. e alme-no 5 del secondo.

22 La Rassegna d’Ischia 1/1986

LACCO AMENOLA D. C. RICORDA

AL P. C. I. e al P. S. I. I PROBLEMI URGENTI

I due partiti che formano l’attuale maggioranza consilia-re e gestiscono l’amministra-zione comunale stanno dando evidente prova di incoerenza, non tanto per quello che fanno o non fanno in ordine alla solu-zione dei problemi, quanto per l’assoluta dimenticanza di tutto quello che per anni sono andati dicendo dalla posizione di mi-noranza consiliare. L’aspetto più eclatante di questa incoerenza sta nell’assoluto disprezzo del ruolo del consiglio comunale. (…) Dove son finiti gli autoelogi per aver saputo suscitare l’inte-resse della cittadinanza ai lavori del consiglio comunale, anche quando questi erano appesantiti da noiose letture di giornali e da divagazioni ostruzionistiche? Ormai il record negativo del mi-nor numero di sedute consiliari rispetto a tutti gli altri Comuni dell’Isola è inattaccabile: una seduta per l’insediamento e una per l’approvazione di argomenti imposti con diffida dal Comitato di controllo. E argomenti ce ne sono tanti da discutere. Basta ri-cordarne alcuni: a) assestamento dell’organico del personale con il definitivo adeguamento delle qualifiche in funzione del ruolo ricoperto; b) ampliamento dello stesso or-ganico anche per l’avvio del fun-zionamento del Museo civico e per l’assorbimento del personale ancora precario, contrattista o stagionale, già oggetto di deli-bera nella seduta consiliare del 10.12.84; e) problemi connessi al fun-zionamento delle Commissioni edilizia e dei Beni Ambientali, la cui inattività è strumentalizzata per coprire il silenzio comodo dell’Amm.ne di fronte alle do-mande dei cittadini anche per piccole, improrogabili esigenze; d) riflessi della legge Galasso sul

PARTITO SOCIALISTA ITALIANOComitato di zona delle Isole di Ischia e Procida

SANITÀ SOTTO INCHIESTA!!!

Cittadini, la gestione della Sanità dell’Isola d’Ischia è ormai inesistente. L’inadeguatezza e l’inefficienza dei servizi, dovute a gravi carenze organiz-zative sia nel settore sanitario che in quello amministrativo, sono la diretta conseguenza di una guida politica che ha fatto della clientela e del pressa-pochismo i suoi principali obiettivi. Clientela e pressapochismo che hanno violentemente penalizzato l’utenza ischi-tana con servizi ed assistenza inadeguati, esponendo a gravi disagi e spesso a notevoli rischi la cittadinanza servita. Alla pessima qualità dell’assistenza si contrappone una situazione finan-ziaria pesantissima che vede oggi l’USL 21 incapace di onorare i propri impegni nei confronti dei medici e laboratori esterni convenzionati, nei confronti dei formalisti ed altri fornitori. Un fatto gravissimo, trattandosi di somme regolarmente impegnate in bilancio o addirittura già vincolate nella destinazione dal Ministero e che incredibilmente sono state malaccortamente spese dagli Amministratori della USL 21. Di fronte a fatti tanto gravi il PSI ha denunciato questo stato di cose alle competenti autorità, facendo intervenire a livello regionale i Sindaci dell’Isola d’Ischia, il Consigliere Provinciale Giosi Gaudioso e l’As-sessore Regionale Franco Iacono, al fine di portare chiarezza in una Am-ministrazione tanto caotica quanto allegra. Il risultato è la nomina di una commissione d’inchiesta sull’attività am-ministrativa dell’USL 21 da parte dell’Assessore Regionale e ci auguriamo una pronta iniziativa di commissariamento da parte del Prefetto a seguito di nostra richiesta in tal senso. Il PSI nel condannare la gestione allegra della sanità dell’Isola d’Ischia esprime la propria solidarietà a quanti sono vittime incolpevoli dell’inca-pacità ormai conclamata di una classe dirigente che deve andare via. Incapacità che ha provocato disagi all’utenza, distorsioni nei servizi e danni economici a coloro che hanno prestato il proprio lavoro per l’USL 21 e che si vedono costretti a discriminazioni ed attese lunghissime nei pa-gamenti, con conseguenze economiche ed occupazionali notevoli e che le recenti agitazioni stanno trasferendo sull’utenza costretta a pagare i servizi sanitari. Il PSI nel ribadire il proprio impegno per una gestione più chiara e pro-fessionale della Sanità chiede la partecipazione degli operatori del settore e della cittadinanza alla lotta per una Sanità migliore. Ischia, 25/1/1986 - Il Segretario di zona Lorenzo Mennella

territorio comunale, con riferi-mento all’invito della Regione, di cui la stampa ha dato notizia, a predisporre osservazioni intese a facilitare la redazione del Piano paesistico con il doveroso rispet-to di quanto valido si ritiene che ci sia nel Piano regolatore gene-rale, che, nonostante tutto, resta una norma di legge in base alla quale certe risposte è pur sempre possibile dare al cittadino; e) orientamento della pubblica amministrazione in ordine alla norma di piano che riconosce alle aziende alberghiere la possi-bilità di adeguamento strutturale per rendere la gestione delle stes-se economicamente più stabile e capace di meglio fronteggiare le ricorrenti crisi del settore;

f) risposte adeguate e tempestive alla linea di credito che la Cas-sa Depositi e Prestiti deve avere aperta per il Comune per la rea-lizzazione di opere pubbliche da completare o progettare;g) criteri orientativi per l’adegua-mento della finanza locale alle recenti disposizioni decretate dal Governo centrale; h) interventi presso l’Istituto autonomo Case Popolari per su-perare eventuali remore alla re-alizzazione delle case secondo i progetti già finanziati e appaltati;i) predisposizione di apposito Uf-ficio che faciliti, nella chiarezza e nella più assoluta obbiettività, gli adempimenti legati alla com-plessa emblematica del condono edilizio. (Lacco 26.01.1986)

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Napoli antica al Museo Archeologico Nazionale

Esposti anche alcuni reperti di Pithecusa

di Giovanni Castagna

La Soprintendenza Archeologica per le province di Napoli e Caserta ha inaugurato, il 26 settembre 1985,al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, la mostra su NAPOLI ANTICA che ha riscosso e ancora riscuote un notevole successo. La mostra sarà aperta fino al 15 aprile 1986.

Articolata in sezioni, offre l’occasione di poter ammirare i reperti esposti, corredati da esaurienti e molto chiare didascalie. Pian-te topografiche, inoltre, e sistemi audiovisivi rendono più agevole il contatto con quelle antiche testimonianze.

Di NEAPOLIS la mostra traccia la storia dalla fondazione, evidenziando l’assetto del territorio, l’aspetto urbano (mura, abitazio-ni, necropoli) nonché gli aspetti delle attività economiche, delle istituzioni, dei culti e de-gli agoni. Sono esposti reperti provenienti dai diversi complessi archeologici: scavi del Duomo, Tempio dei Dioscuri, complesso mo-numentale di S. Lorenzo Maggiore; reperti rinvenuti nelle necropoli urbane (via S. Tom-maso D’Aquino, via S. Teresa, via Nicotera...e un abbondante materiale della necropoli di Castel Capuano); reperti delle necropoli dell’entroterra (Aversa, Frignano Maggiore, Caivano, Qualiano, Ponticelli... ); il tutto pre-sentato in modo funzionale e piacevole, con didascalie che aiutano il visitatore a singola-rizzarne le peculiarità. Come, ad esempio, le didascalie della vetrina La monetazione e la circolazione monetaria, che delineano la sto-ria dei tipi di moneta, dalla più antica moneta di Neapolis, di drammo d’argento - ca 470 a. C. - di cui si espone una fotografia tratta dalla Bibliothèque Nationale de Paris «-alle mone-te rinvenute nei tesoretti: Fasso Telesino (fra Telese e Sant’Agata dei Goti), ripostiglio di Pietra Abbondante... mettendo in risalto le successive sostituzioni dei tipi: tipi siracusa-ni, tipi attici, tipi emessi da città o comunità

campano-sannitiche ed esemplari di aes gra-ve, serie di bronzo fuso emesso da Roma.

Nella sezione CONTINUITÀ’ E TRASFOR-MAZIONI è storicamente tracciato il profilo dello sviluppo urbanistico con le sue succes-sive trasformazioni dal periodo bizantino a quello borbonico, il tutto reso evidente da piante topografiche di facile consultazione.

Quasi a se stante, ma preliminare alle altre, è la sezione DALLA PRO-TOSTORIA ALLA PREISTORIA - LA PIÙ ANTICA COLONIZ-ZAZIONE GRECA, ove si possono seguire non solo le linee dell’espansione commercia-le degli Eubei nel Golfo di Napoli, ma avere anche qualche cenno sui vari insediamenti umani in epoca preistorica: insediamento preistorico di Vivara, riparo di Capri in piena età eneolitica, contesto abitativo della prima metà del ferro a Castiglione d’Ischia.

Della Cuma preellenica sono esposti og-getti bronzei (ritrovati dal colonnello Ste-venson alla fine del secolo scorso) risalenti al momento finale dell’età del bronzo e alla fase di passaggio da questa all’età del ferro (X -prima metà IX secolo a. C). La ripresa dei contatti con il mondo greco, all’inizio del-l’VIII secolo a. C, è rivelata dalle coppe cicla-diche, “skyphoi fabbricati forse in Attica e in Eubea (in base all’analisi dell’argilla) che ap-partengono allo stesso orizzonte cronologico dei nove frammenti di skyphoi à chevrons, trovati allo scarico dell’acropoli di Pithecusa, i quali costituiscono a Ischia la più antica te-stimonianza degli interessi euboici nel golfo di Napoli”. Sono esposti anche reperti provenienti dall’insediamento preistorico di Vivara: taz-ze e scodelle con sostegni a clessidra e reperti d’importazioni egeo-micenee, “provenienti dall’area peloponnesiaca, da Kythera o dalle isole occidentali delle Cicladi: Keas, Melos e Thera”, a testimonianza di precoci fenomeni di contatto. Ciotole a profilo carenato o arrotondato, con

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ansa a rocchetto, provenienti dalla Grotta delle Fel-ci di Capri dimostrano come quest’isola fosse un ri-paro molto frequentato in piena età eneolitica. Del contesto abitativo del Castiglione (prima metà del ferro) si mettono in risalto, nella didascalia, “elementi vicini al repertorio “villanoviano” che non dovremmo aspettarci in piena facies delle tom-be a fossa”. L’Emporion di Pithecusa è presente con reperti provenienti da due tombe: tomba 490 (750-725 a. C.) e tomba 354 (725-700 a. C), e con frammenti provenienti dall’Acropoli di Montevico: frammenti di crateri e di skyphoi “tardogeometrici”, di kotyle del periodo corinzio, frammenti di piatto e di sco-delle di produzione locale, un frammento di piatto fenicio e un altro di scodella fenicia. Se, tenendo conto del tema della mostra, si può es-sere soddisfatti di questo rapido accenno a Pithecu-sa, non si può non pensare all’immenso materiale, che giace chi sa dove, venuto alla luce a Lacco .

I corredi funebri di circa 1300 tombe scavate, le case e le officine metallurgiche scoperte, sempre a Lacco Ameno, in località Mazzola, hanno restituito molte centinaia di vasi dipinti del periodo geome-trico e orientalizzante antico, in parte di produzio-ne locale, in parte importati da numerosi centri difabbricazione non soltanto della Grecia, ma anche del vicino Oriente e dell’Italia stessa (Lazio, Etru-ria, Puglia, Calabria) e un gran numero di altri og-getti, tra cui circa 200 tra scarabei egiziani e sigilli provenienti dalla Siria settentrionale. Documenti antichissimi, inoltre, di scrittura greca, incisi su vasi (come l’epigramma in esametri che allude alla coppa di Nestore), incisioni in lettere fenicie... Tutto questo considerevole ed importantissi-mo materiale è inaccessibile al pubblico. Ma di quest’argomento parleremo nel prossimo numero.

Giovanni Castagna

Pemio letterario “Maria Francesca Iacono” organizzato da Rivista Letteraria

di Giuseppe Amalfitano

La Rassegna d’Ischia 1/1986 25

Danni provocati dall’abuso dei medicinali

di Loreto Amalfitano

I danni da farmaci derivano da cause varie: l)abuso; 2)errori di durata di somministra-zione (la somministrazione di un farmaco per lunghi periodi dev’essere sottoposta a co-stante controllo medico); 3) errori di dosag-gio; 4) errata e non idonea somministrazio-ne; 5) associazione non corretta di farmaci.Ne consegue che l’abuso si verifica:- quando si assumono farmaci senza che sia stata operata una diagnosi precisa o senza la prescrizione medica, quindi senza una reale necessità ( questo capita spesso con i farmaci ricostituenti, le vitamine, che potrebbero be-nissimo essere sostituiti con un’alimentazio-ne corretta o con l’applicazione di elementari norme igieniche);- quando si moltiplicano le dosi prescritte dal medico;- quando si sospendono le cure, essendo scomparsi i sintomi acuti e si pensa di essere già guariti, mentre non sono ancora scom-parsi i focolai d’infezione. E’ da precisare che non esiste alcun farma-co, per quanto attivo, che sia esente da effetti collaterali sull’organismo. I danni più frequenti derivanti dall’abuso di medicinali sono: allergie - effetti tossici a carico di organi e di apparati (fegato, sistema nervoso, midollo osseo, apparato digerente, reni) - effetti can-cerogeni - danni al patrimonio genetico che si evidenziano nella prole. Ci sono medicinali per il cui acquisto oc-corre la prescrizione del medico, altri di li-bero consumo. In entrambe le categorie vi sono farmaci dei quali si potrebbe anche fare a meno, o sull’efficacia dei quali si possono avanzare molti dubbi. Il consumo di farmaci inutili, anche se privi di veri e propri effetti collaterali spiacevoli, è da combattere perché sottrae senza motivo ingenti fondi ai bilanci familiari e degli enti

mutualistici (denaro della collettività quindi che potrebbe essere convogliato verso altri settori importanti: medicina preventiva, pro-filassi ambientale, assistenza domiciliare....). Occorre mettere in evidenza gli effetti nocivi dei farmaci più consumati, alcuni dei quali, senza nessun ordine prioritario, sono i rico-stituenti gli antibiotici (soprattutto in capsule e sciroppi), i tranquillanti, gli analgesici, gli psicostimolanti , i diuretici, i dimagranti,! di-gestivi , i cortisonici (specialmente in poma-te), i cardiotonici (nelle persone anziane in particolar modo). Il guaio è che certe medicine sono “comode”. Una persona che ha una cefalea raramente si preoccupa di scoprirne la causa. Sembrereb-be eccessivo andare dal medico per così poco!

ANALISI DI ALCUNI FARMACI

— Analgesici (contro il dolore) ed antipiretici (contro 1 a febbre] .

Essi non curano le malattie ma solo i sinto-mi. A tale gruppo appartengono svariati me-dicinali che assumono nomi diversi a seconda della struttura chimica o altro; essi diventano specialità medicinali da soli o associati e van-taggiosi, ma di utilità ve n’è ben poco. Il loro abuso può far registrare danni diversi che, caso per caso, possono riguardare le mucose dell’apparato digerente, la coagulabilità del sangue, la funzionalità del rene, anemia del tipo emolitico (conseguenza della distruzione degli eritrociti). L’aminofenazione o piramidone, che nel-la specialità può essere denominato in vari modi, agisce negativamente sul midollo os-seo, e lo rende incapace di produrre globuli bianchi, privando così il nostro organismo delle proprie difese naturali e determinando danni a carico del sangue. Sempre il pirami-

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done e suoi derivati sono sospettati di essere sostanze cancerogene. Per tali farmaci la legge obbliga di indicare sul foglietto illustrativo i danni provocati da un uso prolungato.

— Antibiotici

Non v’è dubbio che gli antibiotici sono e con-tinueranno ad essere un dono per l’umanità. La loro scoperta e la loro applicazione costi-tuiscono un’importante vittoria degli ultimi trent’anni; il campo delle malattie infettive è di conseguenza radicalmente mutato. Mol-te infezioni, una volta gravi e mortali, sono divenute innocue e sono state praticamente soppresse. Nonostante questi lati positivi indiscutibili, si deve rilevare che la stessa struttura chimi-ca che li rende efficaci, li rende anche capaci di interferire con quei processi che stanno alla base della vita umana. Da numerose statistiche, eseguite soprattut-to negli USA, s’è accertato che l’uso dei far-maci antibiotici è salito del 90% e con esso la frequenza dei danni. Il loro abuso (se ad es. sono usati senza prescrizione ed inventando il dosaggio), può portare a selezionare dei germi resistenti a quell’antibiotico, per cui a lungo andare esso diverrà inutile o addirittura nocivo, in quanto stimolatore per la vita e la moltiplicazione dei germi. Con l’abuso degli antibiotici, diminuendo le difese naturali, aumenta l’attecchimento di funghi microscopici in vari organi del corpo. Gli antibiotici attaccano le cellule del fegato e del rene; la pelle può diventar sede di mani-festazioni allergiche, transitorie ma pur sem-pre nocive. Anche la carenza di vitamine del gruppo B è dovuta a cure antibiotiche, poiché queste distruggono la flora batterica intesti-nale che ha il compito di produrle.

— Antinfluenzali

Se da una parte potessimo mettere i dan-ni provocati dall’influenza e dall’altra quelli procurati dalle medicine che si prendono per curarla, la bilancia penderebbe da quest’ulti-ma parte. Ciò equivale a dire che nella maggior par-te dei casi la cura fa più male della stessa

influenza. Perché mai? Molto semplice: non esiste ancora alcun farmaco capace di guarir l’influenza o il raffreddore. Con i comuni an-tipiretici, antireumatici, antistaminici., se ne possono curare solo i sintomi più fastidiosi, come mal di testa, dolori ossei.. ma sono tutti farmaci che non si possono usare continua-mente. L’abuso dei decongestionanti nasali, sot-to le più varie forme di stick, gocce spray, pomate, etc... può portare a bloccare i vari escreti lungo le prime vie aeree (naso, tra-chee, bronchi) con conseguenze spesso im-prevedibili. E’ da ricordare che nessuno dei vari antibiotici finora conosciuti ha azione sui virus dell’influenza e del raffreddore, perciò sono utili solo quando eventuali complicazio-ni bronchiali, polmonari o intestinali si som-mano a quelle già in atto. La migliore difesa è quella preventiva e resta la vaccinazione antinfluenzale, anche perché la purezza dei vaccini è oggi tale che il rischio è praticamene inesistente.

— Cortisonici

Le applicazioni terapeutiche di tali pro-dotti sono molteplici e può dirsi che non vi sia settore della medicina ove non si siano tratti vantaggi dal loro impiego. Molteplici sono però anche i loro effetti collaterali più o meno accentuati nei diversi tipi. Essi sono entrati abbondantemente in uso soprattutto come antireumatici. Se somministrati trop-po a lungo provocano danni alle ghiandole surrenali, a carico del tubo digerente, dove si possono avere ulcerazioni ed emorragia, e dei sistemi nervoso e muscolare; nei bambini si può avere il rallentamento fino all’arresto della crescita corporea, diminuita “resistenza alle infezioni, complicazioni oculari.

— Dimagranti

Sono veramente farmaci inutili e dannosi. L’obesità, più generalmente adiposità, non è un problema da curare con i farmaci; è un problema di comportamento, di educazione alimentare, perché è in relazione con una die-ta troppo ricca di calorie. E’ più sano, quindi ridurre in modo equilibrato l’alimentazione. L’uso ed abuso di farmaci dimagranti sen-za il controllo del medico ha conseguenze

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pericolose. Infatti o si tratta di farmaci che, stimolando il ricambio (soprattutto preparati tiroidei) aumentano le combustioni delle cel-lule, provocando un maggiore consumo dei grassi in eccedenza, oppure si tratta di far-maci che deprimono l’appetito, soprattutto amfetamine, costringendo a mangiare meno. Sono perciò di scarsa utilità, oltre che danno-si, perché il loro effetto è transitorio. Tali farmaci sono tossici, se presi a dosi ele-vate e prolungate, con effetti nocivi sul cuore, sul fegato e soprattutto sul sistema nervoso, che si manifestano con nervosismo, inson-nia, ipertensione.

- EpatoprotettoriStando al senso letterale del termine, a rigor di logica, si dovrebbero considerare come epatoprotettori i farmaci o comunque so-stanze che proteggono il fegato. In effetti sono veramente le medicine più inutili e più usate, anzi abusate. Il modo migliore per pro-teggere il fegato è quello di seguire una dieta igienicamente corretta, che rende il fegato in grado di reagire positivamente alle aggressio-ni di a-genti sia infettivi che tossici. In segui-to a precise diagnosi effettuate da un medico specializzato può essere indispensabile ricor-rere a medicinali opportuni, il cui u-so è però da limitare a casi ben specifici. Dinanzi ad un organo come il fegato che svolge svariatissi-me funzioni, e soggetto a fattori lesivi che gli derivano da tutte le parti, bisogna stare vera-mente attenti all’uso di medicinali.

— Lassativi I purganti, divenuti oggi di moda, costitu-iscono la categoria più folta e più reclamata tra i vari gruppi di farmaci, tanto che l’uso e l’abuso di essi si devono al condizionamento operato dalla propaganda sul pubblico. Spes-so il loro effetto sulla stitichezza è quello di renderla ancora più cronica, senza parlare dei danni che arrecano, per solo “contatto” alle mucose dell’intestino, e delle alterazioni della flora batterica intestinale. I lassativi diseducano l’intestino dalle nor-mali funzioni e finiscono per sottrarre, con-tinuamente, acqua e sali all’organismo, te-nendo le cellule sempre in stato di incipiente disidratazione.

Lasciamo pure che “contro il logorio della vita moderna” si faccia la pubblicità a pro-dotti come medicamenti, ma per i farmaci la cosa dovrebbe essere diversa! Nella maggior parte dei casi la stitichezza si può correggere con una dieta opportuna che rieduchi l’apparato digerente e l’intestino; i lassativi si possono usare solo sotto controllo medico e mai per abitudine.

— Ricostituenti Termine suggestivo quanto vuoto. Ricosti-tuiscono che cosa? La salute perduta? La vera cura, quella che restituisce veramen-te la salute, spesso non si compra in farmacia né si prepara nei laboratori, ma è lì a portata di mano, dono magnifico della natura, alle rive del lago, dei fiumi, del mare, dei prati verdi, nell’aria pura. E’ opinione diffusa che tali medicine facciano bene;!’uso indiscri-minato invece è inutile, a volte può diveni-re dannoso poiché altera normali funzioni dell’organismo. Dice Paul Chauchard nel suo libro “Farmaci, psicofarmaci e morale”:— La strada del progresso non sta nella schia-vitù degli innumerevoli medicinali i cui felici effetti non devono far dimenticare le conse-guenze tossiche generali ; essa sta nell’edu-cazione alla conoscenza di norme igieniche, sicché ci obbligherà a comportarci da uomini che seguono una vita naturale, non ritornare agli errori del passato, una scoperta più avan-zata di quello che maggiormente conviene all’armonico sviluppo del nostro organismo. Imparare la saggezza o morire di ignoranza, non abbiamo altra scelta. Abbiamo bisogno di tanti medicinali solo perché rendiamo am-malati noi e tutti i nostri organi per mancan-za di igiene. Invece di utilizzare fino in fondo il cervello come organo di lucidità, autocon-trollo e saggezza, ne facciamo un organo im-pazzito, nevrotico. Bisogna amare l’igiene perché in essa è il segreto della felicità.—

— Vitamine Nel campo delle vitamine avvengono forse più che in ogni altro le inutili ricettazioni. La “Food and Drug Administration”, il massimo organo di controllo sugli alimenti e sui far-maci negli Stati Uniti, in un’inchiesta condot-ta su scala nazionale, ha riscontrato che tre quarti del pubblico americano crede che un

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supplemento di vitamine fornisca più forza ed energia, opinione questa che è la più co-mune tra le concezioni errate. Di vitamine ne esistono ormai tante che non basta più il semplice alfabeto (vitamine A, Al, A2, Bl, B2, B6, B12, C, CI, C2, D, D2, E, H, K, Kl, K2, P, PP), ciascuna con una azione complessa non sempre ben definibile sempre ben definibile. Molti psicologi hanno gettato un grido di allarme per i pericoli che sono connessi con .l’esagerato uso di vitami-ne ed 1 rischi che comporta. Infatti non v’è dubbio che l’assunzione per lunghi periodi di eccessive quantità di vitamine possa portare gravi conseguenze, e manifestazioni morbose ed alterazioni anche gravi. Alcune vitamine si accumulano nell’organismo e determinano quadri di iper-vitaminosi vera e propria ca-ratterizzati da alterazioni di organi e apparati e da danni funzionai: di notevole gravità. L’alimentazione odierna è tale da assicurare al nostro organismo il fabbisogno vitaminico e non ha senso acquistare prodotti dietetici arricchiti di vitamine. Eppure la pubblicità insiste: un supplemento di vitamine dà più energia, previene le infezioni, combatte il raf-freddore e l’influenza. Se proprio si vuole un supplemento di vitamine, è sufficiente che si aumenti la dose giornaliera di frutta, senza sprecare denaro in farmaci inutili e costosi.

— Stimolanti Di moda è anche l’uso, anzi l’abuso, degli stimolanti per ottenere migliori prestazioni fisiche e mentali. I rischi che comportano a carico del sistema cardiovascolare sono già molti, ma più gravi sono quelli a carico del-la sfera neuro-psichica; possono addirittura provocare forme morbose di schizofrenia.

— Psicofarmaci Tra le medicine che gli italiani consumano in eccesso sono gli psicofarmaci, cioè in ge-nere tutte le sostanze chimiche che agiscono sul cervello come sedativi, tranquillanti, son-niferi, antidepressivi... Si ingeriscono queste specialità per reprimere dei disturbi che non hanno una genesi organica ma sociale ed am-bientale. Sono farmaci utili ma bisogna farne un uso corrette e controllato. Spesso usiamo sedativi, calmanti antide-pressivi per calmare stati ansiosi e di ten-

sione che in realtà sopravvalutiamo, senza renderci conto che il sollievo, pur rapido, è temporaneo, e non merita il rischio cui si va incontro, manipolando chimicamente il si-stema cerebrale.

Come eliminare gli effetti secondari e spesso dannosi delle medicine?Scienziati di tutto il mondo, riuniti a Stoccol-ma, hanno auspicato un ritorno ai “farmaci biologici”, cioè a quelle sostanze già esistenti, ed elaborate dal corpo umano. Molti ricerca-tori, avendo compreso che si è andati troppo lontano nel provocare gravi danni all’organi-smo umano, stanno tornando indietro e cer-cano di trovare la strada giusta e di rivalutare anche soluzioni antiche e tradizionali fino a poco tempo fa accantonate con disprezzo. Un caso curioso, ma molto indicativo: ne-gli USA si è recentemente scoperto che gli Indiani d’America posseggono una farmaco-logia piuttosto avanzata e che i loro “biologi” estraevano da elementi naturali, come mu-schi, cortecce di albero, rimedi efficaci contro la febbre, anti-dolorifici.. .La cosa non deve stupire: il 40% dei farmaci esiste già in natu-ra e se viene prodotto industrialmente è solo per ragioni economiche e pratiche.

E’ possibile creare medicine meno pe-ricolose? Attualmente si tende alla ricerca in modo approfondito dei fattori attivi che mantengo-no nell’organismo l’equilibrio vitale e ne de-terminano i complessi meccanismi. Lo scopo che si vuole ottenere è di curare i mali alla radice, partendo dalle stesse cellule. La sperimentazione di queste nuove tecni-che biologiche è ancora in molti casi a livello di laboratorio. Si procede con molta cautela e per ovvi motivi : si vuole evitare di ricadere nei madornali errori commessi in un passato recente. Queste sostanze farmacologicamen-te attive sono numerosissime. Oltre a quelle estratte dal corpo umano, molte si trovano negli organismi marini, come alghe, spugne, pesci e molluschi, che forniscono sostanze anti-virali, anti-arteriosclerosi e che hanno il potere di distruggere numerosi tipi di batteri. Le prospettive aperte dalla bio-farmacotera-pia sono illimitate. In un’epoca come la no-stra, in cui si fa un gran parlare di ecologia

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e difesa della natura, questo nuovo indirizzo della scienza medica rappresenta una presa di coscienza necessaria per sviluppare anche una “ecologia” del corpo umano. La bio-farmacologia non segnerà la fine della farmacologia “chimica”; ma esse coope-reranno affinché i pazienti cessino di essere delle cavie per rimedi in realtà dannosi. La seguente tabella mostra che la frequenza dei fenomeni collaterali procede quasi di pari passo con l’ampiezza del loro impiego:

Gruppi di farmaci Percentuale media (%) di fenomeni collateraliAntibiotici 25Tranquillanti 12,3Antineoplastici 12Cardiotonici 11Ipnotici 10,7Ormoni 10Analgesisi e narcotici.... 7Anticoagulanti 5,5Diuretici 5Ipoglicemizzanti 4,6Stimolanti 3,6Mezzi diagnostici 3,5Antistaminici 2,3

Ruolo dell’educazione sanitaria per la limitazione dell’abuso dei farmaci

Il tema dell’uso dei farmaci si richiama ad un importante rapporto tra farmaci ed edu-cazione sanitaria che è stato oggetto anche di dibattiti in Parlamento. L’educazione sanitaria è una categoria dell’educazione che interessa la salute e la sua problematica; poiché l’educazione non è solo informazione ma anche e soprattutto esercizio a scelte di comportamenti consape-voli e coerenti, anche l’educazione sanitaria ha per fini tali scelte, per quanto attiene alla difesa e alla funzione della salute. La “coscienza sanitaria”, che l’educazione sanitaria si propone di promuovere e che può considerarsi, un aspetto della coscienza civi-le, rappresenta la raggiunta maturità dell’in-dividuo e la sua capacità di operare scelte coerenti e consapevoli nell’interesse della sa-lute propria e di quella dei suoi simili. A queste esigenze eduoativo-sanitarie do-vrebbero collaborare, tra gli altri:- i medici, usando tutte le loro capacità atti-tudinali per abituare il pubblico a convincer-si che la “propria competenza è inversamente

proporzionale al numero dei farmaci pre-scritti”, e non viceversa.- i farmacisti nel vendere controllando ed educando, anche a costo di non vendere.- gli insegnanti immedesimando nel loro in-segnamento la coscienza sanitaria come un aspetto della coscienza civile, estendendo tale educazione sanitaria ad ogni tipo e grado di scuola.

Quali iniziative si sono prese in Italia per svegliare l’interesse contro l’abuso dei farmaci?

Il Ministro della Sanità con un accordo con le Poste Italiane scrisse tre timbri postali di educazione sanitaria sulla corrispondenza in arrivo e in partenza dalle 14 città italiane più importanti. Il testo del timbro distribuito dall’I.12.71 al 31.1.72 : “non abusate dei far-maci”. E’ soprattutto a livello delle Unità Sanitarie Locali che dovrà tendersi a responsabilizzare il cittadino facendolo utente e gestore ad un tempo del servizio, mediante un’educazione sanitaria capillare, continua, globale, integra-ta nel servizio stesso, praticata dal personale medico, infermieristico, tecnico, assistenza sociale, che lo rende consapevole di ciò che è veramente utile e necessario e cioò che è inu-tile e superfluo o addirittura dannoso, e gli permetta di effettuare scelte non improvvisa-te o suggestionate da pressioni pubblicitarie o di altro genere. Per ogni essere umano, al di là della razza, della religione, delle opinioni politiche, del-le condizioni economiche e sociali, l’essere nel migliore stato di salute possibile è uno dei diritti fondamentali. Questo è detto nella “Dichiarazione universale dei diritti dell’uo-mo”, adottata e sottoscritta da quasi tutti gli Stati del mondo. Ciascuno di noi ha il diritto di essere aiutato dalla società a raggiungere il miglior stato di salute possibile, ma prima deve aver compiuto il proprio dovere, facen-do quello che è nelle sue possibilità per sal-vaguardare e difendere la propria salute, ma anche quella degli altri: “Guarire è bene, pre-venire è meglio”. I problemi legati alla salute sono tanti poi-ché dipendono da vari fattori. L’educazione sanitaria non è da impartire in tempi fissi ma deve approfittare di ogni occasione er diven-tare parte delle abitudini di vita dell’uomo.

Loreto Amalfitano

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Uomini illustri di Forio

Tommaso Cigliano il padre dell’omeopatia in Italia

(i prodotti omeopatici si diffondono sempre più nell’epoca moderna)

E’ di recente pubblicazione una enciclopedia a fascicoli settimanali, in cui si cerca di divulgare ancora di più l’omeopatia che anche in Italia, ne-gli ultimi anni, ha visto aumentare i suoi proseliti, dopo essere stata ignorata per anni dalla medici-na tradizionale. Ciò è anche un freno all’uso in-discriminato di farmaci che molte volte arrecano più danni che benefici alla salute. Abbiamo appreso che oltre centomila italia-ni prendono arnica ar, invece di aspirina, usano tintura di calendula per disinfettare ferite, cura-no la febbre con la belladonna e diciamo inoltre che il semprevivo cura ascessi, bruciature, etc ; la camomilla è un rilassante, dal papavero si ri-cava l’oppio grezzo che viene usato come materia prima per la morfina, il corbezzolo ha potere sui disturbi di fegato, la digitale rialza la pressione del sangue, il trifoglio è utile in caso di cattiva dige-stione, l’anemone dei prati è utilizzato contro l’ar-trite ed i reumatismi. In Italia attualmente esistono oltre 500 farma-cie fornite di prodotti omeopatici, con un giro di affari di molti miliardi, anche se essi non vengono rimborsati dalle mutue. L’occasione ci permette di parlare di un grande foriano del passato che fu no dei primi a studiare, praticare e diffondere questo metodo e che, a ra-gione, può considerarsi il padre dell’omeopatia in Italia: TOMMASO CIGLIANO, a cui è dedicato il Centro Studi esistente a Napoli in V.le Elena (oggi Gramsci) . L’omeopatia arrivò in Italia verso la metà del se-colo scorso, divulgata dal medico tedesco Samue-le Hahnemann che si rifaceva ad una legge fonda-mentale di Ippocrate “simile cura simile”, da qui il “similia similibus” che ancora si legge sulla casa nel centro storico di Forio che fu di Cigliano e sul cui portone d’ingresso si leggono una data (1891 ) e la scritta “cum labore et studio”.

TOMMASO CIGLIANO nacque a Forio il 30 agosto 1842. Studiò all’Università di Napoli, dove si laureò nel 1866. Erano gli anni in cui Hahne-mann approfondiva i suoi studi su questa scienza che ha origini antichissime , ed egli, affascinato, ne divenne uno dei seguaci più convinto. Merito suo fu l’istituzione presso l’Università di Napoli di una cattedra di medicina omeopatica dopo una lunga ed appassionata perorazione con il gover-no centrale. Si sposò nel 1873 con una nobildon-na napoletana, Emilia Ricciardi, dalla quale ebbe cinque figli: Archimede, Augusto, Amedeo, Tom-maso e Rachele.

Partecipò alla vita pubblica e fu consigliere pro-vinciale e si batté per potenziare i collegamenti con la terraferma ( a lui si deve l’immissione sul-la linea del primo piroscafo a vapore con ruote a pale laterali che effettuava la traversata in tempi molto più brevi delle navi a vela) .Si prodigò per sollevare le pene ed i disagi fra le popolazioni atterrite dai violenti terremoti avve-nuti sull’isola nel 1881 e 1883; fu a Napoli, quan-do questa città fu colpita dal tremendo morbo del colera del 1884,nel quale ci furono seimila vittime e sarebbero state molte di più, se non fossero stati applicati, in questa dolorosa circostanza, i sistemi Hahnemaniani con sorprendenti risultati; infatti la mortalità fu del 6 per cento contro il 50, 70 per cento delle precedenti epidemie. Il figlio Tommaso suo omonimo, che molti fo-riani ricordano, seguì le orme paterne e fra gli altri meriti acquistò quello di valorizzare la zona di Zaro, ponendo le basi per lo sviluppo succes-sivo. La sua munificenza contribuì non poco per l’ampliamento e la ristrutturazione, negli anni cinquanta, dell’antico Santuario di S. Francesco di Paola, quando rettore era lo zelante Sac. G .Cri-sostomo Verde. Tommaso Cigliano padre morì nel 1913 ed il co-mune di Napoli volle che la sua tomba fosse nel recinto degli uomini illustri del cimitero di Pog-gioreale, dove tutt’ora esiste e sul monumento si legge: A Tommaso Cigliano / che l’opera sua di scienziato / prodigando per oltre cinquant’anni / illuminò di vivida luce nuove contrastate vie / della omeopatia italiana / il Municipio di Napoli / qui ne volle i resti mortali / unito con la famiglia / nel ricordo e nel rimpianto . Forio 30.8.1842 - Napoli 30.7.1913

EUGENIO FUSCO

E’ possibile leggere tutta la stampa italiana? Per leggere tutti gli articoli di nostro interesse che vengono pubblicati sulla stampa italiana, occorrerebbe avere, anzitutto, un... ufficio investigativo, per conosce-re i titoli delle decine di nuovi giornali e riviste che ogni mese si pubblicano e poi bisognerebbe avere a disposi-zione i cento occhi di Argo. Per questa ragione esiste dal 1901 L’ECO DELLA STAMPA -Via G. Compagnoni, 28 - 20129 Milano - dove migliaia di giornali e riviste vengono sistematica-mente letti e ritagliati per conto di giornalisti, scrittori, addetti alle relazioni pubbliche, imprenditori, ammi-nistratori di società industriali, consulenti, uomini po-litici, artisti, interessati a ricevere articoli e notizie nei quali sia citato il loro nome o che trattino determinati argomenti.

La Rassegna d’Ischia 1/1986 31

In occasione del XXX anniversario della morte di S. E. Ill.ma e Rev.ma Mons. Erne-sto De Laufrentiis (4 gennaio 1956 – 1986) il Can. Antonio Schiano ha pubblicato un opuscolo per ricordarne la figura e l’opera.

Ne riportiamo il testo

di Antonio Schiano

Trenta anni or sono, il 4 gennaio 1956, passa-va a miglior vita in Forio S. E. Mons. Emesto De Laurentiis, Vescovo di Ischia e assistente al soglio pontificio, nato a Napoli il 21 settem-bre 1879. Un quarto di secolo vissuto accanto a tanto venerato Pastore ci autorizza ad esprimere il nostro cordoglio, la nostra devota ricono-scenza e il doveroso omaggio a Lui che, vi-vendo, predicando, morendo, ci fu modello irreprensibile di sacerdote e di vescovo. Anzi, ci è doveroso additare ai posteri la sua tomba, dalla quale emana un effluvio di luce: è l’au-reola delle sue preclari virtù di uomo di Dio. Siamo gelosi custodi del cilicio di ferro acu-minato, usato dal venerato estinto fino a quando “il dolor lo vinse”, per dimostrare ai posteri e ai contemporanei chi fu il vescovo di Ischia, Mons. Ernesto De Laurentiis. Parroco della sua città natale, di quella S. Lucia bella e rinomata per l’incanto del golfo partenopeo, Piccolino di statura, palliduccio, se volete, ma dagli occhi lucenti e penetranti, si dimostrò grande per elevatezza di spirito, di cultura, di nobiltà d’animo. Il clero parte-nopeo e i suoi filiani lo veneravano nella figu-ra e fisionomia di S. Alfonso. Poliglotta, parlava diversi idiomi come cia-scuno parla il proprio dialetto. Perciò, gli stranieri di ogni ceto e condizione, come navi sbattute dalla tempesta della vita, accorreva-no a Lui, per conversare nella propria lingua e riconciliarsi con Dio. Era lì, come pietoso samaritano, ad attenderli assiduamente per ore e ore, in un angolo della chiesa parroc-chiale, talora infreddolito, con appena uno scialletto nero sulle spalle.

La spiritualità di S. E. Mons. Ernesto De Laurentiis

Vescovo di Ischia e assistente al Soglio Pontificio

Aveva un occhio particolare per confortare e aiutare orfani, vedove, famiglie provate dalla sventura, per coloro insomma che abitavano nei famosi “bassi” della sua vecchia Napoli, luridi e malfamati, ove le risse, il concubina-to, il turpiloquio, le bestemmie, e “suon di man con elle” erano in programma quasi tut-ti i giorni. Con accurate indagini si prendeva cura del loro vivere sociale e morale-religioso. Predicava tutti i giorni. I suoi discorsi una continua catechesi, che illustrava con simi-litudini ed esempi, con sobrietà e semplicità di parola, da rendere il discorso piacevole, attraente. Spesso si portava in giro di turno. I fanciulli nel rivederlo lo acclamavano e ac-correvano festanti. Tutto ciò ripeterà più tar-di ad Ischia, come vescovo, sempre in sereni-tà e santità di spirito apostolico, in un senso più accentuato e sublime. Quel giorno in cui don Ernesto, adorno delle infule episcopali, si accingerà a partire per l’isola, un plebisci-to di popolo, commosso e plaudente insieme, avrà anche momenti di follia; ed è storico il vano tentativo di frenare le ruote della mac-china in partenza verso il molo Beverello.

Modestia e umiltà

Da Napoli, con la modestia e l’umiltà che formavano la sua innata caratteristica, Mons.

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Abbiamo narrato in sintesi, ma la sua figura e la sua memoria brillano nel ricordo di tutti come il prisma, sempre luccicante in tutti i suoi lati. Nel trigesimo della morte, celebrato a Napoli in S. Lucia, su una pagellina ricordo si leggeva di Lui: “... esercitava fascino e irradiava luce... lasciava in preziosa eredità l’esempio di una vita intemerata, che l’unanime voce del popolo ha chiamata san-ta”.

Mons. ERNESTO DE LAURENTIIS

Fu Vescovo e Pastore della Chiesache esercitava fascino e irradiava luce

Ridusse tutto all’essenzialeche era l’amore e l’unione con Dio

Ebbe slancio pastoraleche era ricerca di anime per condurle al

Signore Rifulse di edificante pietà che s’incentrava in tenera devozione

per l’Eucarestia e la MadonnaSi prodigò in opere d’incessante carità

che raccoglieva benedizioni lagrime

di beneficatiPrudente mite umile mortificato

lasciava in preziosa ereditàl’esempio di una vita intemeratache l’unanime voce del popolo ha

chiamata santa

De Laurentiis portò ad Ischia, con il fuoco del suo Vesuvio, il calore dell’amore paterno. Il suo carattere come uomo, sacerdote, vesco-vo, ben si può esprimere con queste semplici parole: “Fortiter ac suaviter”. Il suo motto “Diligamus Deum” conteneva tutto il suo programma. Amò la sua diocesi, come Gesù ama la sua chiesa e segui corag-giosamente i suoi illustri predecessori. Il suo cuore pastorale fu tutto per i suoi figli, e li cercava dovunque, fin nelle carceri di Ischia e nel penitenziario di Procida. Verso i giovani aspiranti al sacerdozio ebbe una particolare predisposizione; li sapeva comprendere e li formava. Con questo impulso fiorirono in Diocesi molte vocazioni sacerdotali e religio-se. Ridusse tutto all’essenziale, in semplicità francescana. Un lettuccio, uno studio, una cappellina, un romitaggio, insomma, dove la sua esile presenza emanava luce e calore. Concedeva udienza tutti i giorni, eccetto il venerdì, che dedicava allo studio, alla pre-ghiera e al digiuno. Tra un discorso e l’altro, il dialogo culminava sempre su cose di Cie-lo, ed era ricerca di anime. Così con i politici, così con illustri personaggi, così con il clero come per gli alunni del seminario. Con zelo apostolico abbracciò tutte le branche di Azio-ne Cattolica fino alle Dame di Carità. Si consumò letteralmente per la Chiesa e per

Ultima domenica di agosto 1934.Ingresso ad Ischia del Card. Luigi Lavitrano con accanto Mons. De Laurentiis, per celebrare il 200. anniversario del pio transito di S. Giovan Giuseppe della Croce.Seguono i Monsignori: D. Agostino D’Arco, D. Ciro Scotti, D. Vincenzo Cuomo. A destra: il Gentiluomo di Corte del Cardinale, il Can. G. Cervera, parroco della Cattedrale; più a-vanti il Can. Costantino De Vico, insigne professore di latino nel Seminario. A sinistra si fa visiera con la mano il Can. Vuoso, penitenziere maggiore della Cattedrale, ormai tutti volati al cielo.

le anime. Non gli mancarono croci e lutti; a poco a poco lo precedettero in Paradiso i ge-nitori, i fratelli e le sorelle; rimase solo, ma con Dio e i suoi diocesani. Pur nel dolore, la fede lo sosteneva sempre, portandolo ad of-frire a Dio il suo cuore straziato.

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